Samuel dall'Istituto a ... Cap.: X Primo giorno in fattoria C Dolce tenerezza

di
genere
bisex

Ripubblico questa parte:

“Papà … posso?” e accovacciatasi fra le ginocchia di Samuele, fece intendere a suo padre che desiderava esaminare il retto che aveva dinanzi.
“Certo. È qui per apprendere e capire, ma …”
“… ed io voglio conoscere come reagisce, come risponde il suo culo invaso, mentre gli faccio una sega.”
“Sei peggio di tua madre. Mi piaci; comunque, prima devi lavarlo, compreso il tratto intestinale rettale.”
“Significa …”
“Dobbiamo pulirlo anche dentro, se tu vuoi vedere come sono le sue membrane anali. Quello che facciamo oggi a lui non l’avete mai osservato, perché a voi sono stati praticati dei clisteri saponati e caldi, ma per lui, come prima pulizia, si utilizzerà la canna, con cui puliamo l’acciottolato della stalla.”
“Ma … è degradante, … mortificante e farà tanto male.”
“Lui è una cagna da addestrare, …”
“Sì, ma … è bello. Oh, guarda papà!” Le mani della piccola, intanto che invitava il padre ad osservare, correvano su e giù per le curve di quei glutei levigati, fini, godendo della bellissima sensazione di sfiorare dei muscoli tonici, pronti, elastici, da ballerino o, cingendolo, scendevano per vellicargli testicoli e glande, mentre i piccoli capezzoli si spostavano alternativamente per titillargli il rosato anello. Sorpresa, emozione deliziosa anche per chi subiva: finalmente una dolce pausa in quel duro, doloroso, difficile master di avviamento alla conoscenza sessuale del proprio fisico e alla prostituzione.
“Oh, sììì … continua! Rosetta, ohh … sìììì, lecca, accarezza, umetta, sfiorami, masturbami, fammi venire, fammi godere, fammi sborrare! Ohhhh!”
“Ferma piccola! Basta, ma stai là, fra le sue gambe! Dino prendi la canna e apri leggermente l’acqua per un flusso debole, leggero, ma costante, mentre tu, Alfeo, vai a riempire la siringa con del latte appena munto e portacela.”
“Ohhh sìììììììììììì! Continua.”
“Aspetta papà!” Guardando e sorridendo con simpatica malizia al padre, riprese con la lingua a serpeggiare, a vellicare, leccare, ungere voluttuosamente quelle graziose, belle natiche che vibravano, si spostavano contraendosi o le andavano incontro per offrire anche il loro tesoro nascosto da penetrare, perforare, invadere; mentre con le mani proseguiva, nascosta alla vista, il lavoro di va e vieni, sino …
“Ahhhhhh, sìììììììììììììììììììììììì! Ohhhhhhhhhpsssss”
“Uhmmmmmm, buono!” Appagata, assaporava, ingurgitava e gioiva dei liquidi caldi e viscosi che le ricoprivano le piccole mani da pianista.
“Sarai punita con lui! Non dovevi farlo godere e ora siediti fra le sue gambe, con le tue incrociate sotto la sua pancia, così con i seni gli riscalderai il culo! Dottore prenda, immetta e ne controlli poi il flusso. Lei, tastando, sa quant’acqua potrà ricevere. Non si curi degli spasmi e dei lamenti!” Il medico, preso dalla professione, iniziò a spiegare ciò che tutti sapevano, che un clistere, in qualunque modo fosse fatto, era sempre un preludio ad un esame rettale; parlò dello sfintere, della sua funzione e di quanto poco lo si conosca sotto l’aspetto ludico, lascivo, carnale e mentre sfoderava la sua dialettica sul piacere, che simile parte anatomica poteva dare e ricevere, spinse il tubo dell’acqua nel retto di Samuel, dopo averlo unto con del grasso di bestia. Il liquido freddo scorreva nell’intestino pacatamente, comunque, dopo un po’, iniziò a provocare per la sua temperatura dei primi disaggi, dei primi spasmi intestinali.
“Fa male, … henfff, … henf-henf.”
“Respira a fondo, troia! … e mentre lo invitava a tranquillizzarsi, gli massaggiava con la destra l’addome. – Per punizione ti faremo una pancia da femmina incinta, per cui tieni i lamenti, le preghiere e gli urli per dopo! … e tu, piccola sgualdrina, alleviagli le contrazioni scaldandogli il culo con i tuoi insignificanti seni.”
“Fa maleeeeeeeeee, … ahhhhhhhhh, … basta, … bastaaaaaaaaaaaaa, … basta, … che male!” Piangeva e nonostante fosse trattenuto dai due fratelli, riusciva a muovere, a dondolare, ad inarcare il fisico per sfuggire a quella tortura. Tra canna bloccata dal sanitario e muscolo sfinterico si facevano vedere, anzi principiavano a fuoriuscire fluidi melmosi.
“Ancora un po’! - poi, senza attendere oltre lo liberò, mentre con la sinistra spingeva la ragazzina contro il flusso limaccioso e maleodorante. – e questa è la tua punizione, sgualdrina!” Il fisico del giovane si andava quietando man mano che quello, che gli era stato immesso, erompeva assieme a feci. “Voi, -riferendosi ai fratelli- alzategli un po’ il culo! Sì, bravissimi, … così, mentre scarica, potrò strofinarlo con il viso della vostra sorellina. Su, troietta, facci vedere quanto ti piace leccare, … quanto ami i sughi, le salse …” e tenendola per i capelli, spingeva, spostava, allontanava per riavvicinare violentemente quel volto, fresco di rugiada, sul getto fangoso.
“Rosetta perdonami!”
“Non fa niente, Samuel! Sei stato bravissimo. Io non ce l’avrei fatta!”
Prrrr, tronggg trombette, sfiati, qualche spruzzo seguito da placidi, tranquilli sgocciolamenti.
“Ancora acqua e acqua, finché non la vedremmo uscire pulita, trasparente e, dopo che ti avranno esaminato l’ultimo tratto del colon, con una siringa apposita, che loro già conoscono, ti immetterò del latte.” Dal retto governato dal medico l’acqua entrava con il tubo di gomma, ma fuoriusciva quieta e sempre più pura. Alla fine, era stato completamente lavato ed era pronto per essere esaminato, scandagliato, controllato anche nel suo interno.
“Sei stato bravo, per cui dopo avrai quello che ti è stato promesso, ma prima pulisci e lava con la lingua il virgulto che serbi fra le gambe.” L’adolescente fissò meravigliato quel corpo acerbo come il suo, ma già preso nei vortici della lussuria giovanile, studiando da dove iniziare a pulirlo o, meglio, a mondarlo con lingua e salive, incurante della nausea che avrebbe potuto avere. Si girò. Un invito appena sussurrato gli fece respingere, rifiutare il commando, per sdraiarsi sopra la piccola che lo accolse a braccia aperte per legarlo a sé. Si scrutarono con occhi morbidi, per sorridersi commossi e avvinti. Casti baci si posarono sulle labbra e sulle guance dell’uno e dell’altro e poi Samuel, preso dal desiderio di porre rimedio all’offesa compiuta su quel bocciolo di rosa, iniziò sbaciucchiando e lambendo con la lingua il mento e il collo dell’ammirata.
“Lascia stare. Non importa. È un collante morbido, vellutato, caldo per i nostri corpi. Mi piace sentirti scivolare, slittare e il caldo … Ohhh, fammelo percepire. Ohhh, aspetta … -e alzate le gambe, abbracciò anche con gli arti inferiori quel fisico, per il quale iniziava ad illanguidire. – Ohhh, ora lo sento nella valle del paradiso, davanti alle mie porte. Non entrare, perché quelle sono di mio padre, ma tu muoviti lo stesso. Voglio godere sapendo che sei là.” … e porse le sue labbra per un ulteriore bacio, anche se aveva il gusto di rifiuti. Avvicinava la sua bocca a quella di Samuele e riprendeva fremente di passione ad intrecciare la sua lingua dolce, vellutata, ricoperta di ambrosie salivari con quella del ragazzo, cosparsa di melme ambrate. Si stringevano, si baciavano, si leccavano incuranti degli spettatori. Che culetti meravigliosi: la più bella femminuccia, ancora acerba, con un bellissimo ragazzino, avviluppati, attorcigliati, incartati fra loro incamminati sulla via della conoscenza. Che momento sublime, vivo, fresco, intimo: due giovinetti stretti fra loro, che si davano e si prendevano a vicenda l’anima.
“Ma che succede qui? Com’è possibile che mi assenti un attimo … che subito si dimenticano i compiti? Giovanni?”
“Il momento ci è sfuggito poco fa, ma il vedere due ragazzetti quasi implumi che si baciano languidi, teneri, emozionati, ci ha colpiti; per cui li abbiamo lasciati proseguire.”
“Male!” e presi entrambi per i capelli, sollevatili, dispensò a ciascuno un potente manrovescio. “Piccola sgualdrina, oggi pomeriggio imparerai ad ascoltarmi e tu a non lasciarti irretire. A che punto eravate?” … e dopo essere stata informata sul percorso fato, stese bruscamente l’iniziando sul dorso per arcuarlo con le gambe flesse sopra la testa mettendone in risalto l’ano.
“Dottore, non dovrebbe, visti i suoi studi, illustrare e mostrare ai presenti le funzioni della parte anatomica, oggetto delle nostre attenzioni?”
Il medico, sistemati gli arti inferiori del giovinetto sotto le sue ascelle per avere le mani libere, prima somministrò una manata sul caldo, madido pertugio arrossandolo e poi, indossati dei guanti di latice che aveva sempre con sé e lubrificato l’ano, mentre i presenti si avvicinavano per osservare, fece scivolare l’indice destro sul passaggio anale di Samuel e nel suo retto.
"Si ruota il dito una volta che è all'interno per esaminare i contorni dello sfintere, -illustrava ai presenti- e questo movimento, che lui percepisce e si auspica che vada più a fondo, viene eseguito per esplorare e controllare abilmente e bene la membrana della cavità rettale. Avrei piacere che ognuno di voi, a turno, -richiamando gli spettatori- facesse scorrere un dito accanto al mio. Non ascoltate le lamentele, altrimenti perderete la concentrazione su quello che vi è stato chiesto.” La regione anale del ragazzino, esposta e sondata, scintillava, sfavillava e, tra un ingresso e l’altro, emetteva intensi, rossi, nitidi bagliori e spume.
“Per cosa frigni, puttana? Loro devono vedere per conoscere e tu sei la cavia per spiegare, insegnare, su cui sperimentare, controllare e testare. Non hai i miei coglioni per appagare la tua vista? Non sono sufficienti per farti sbrodolare? Pensa al premio che riceverai. Sei una cagna, ricordati! Scusatemi, riprendo la lezione! Per un miglior esame, più completo e approfondito, inserirò uno speculum per dilatare l’ano. Lo lubrificherò e poi lo inserirò molto lentamente sistemandolo alla sua massima dilatazione. Osservate attentamente la sua cavità rettale, la membrana, le pulsazioni, i suoi boccheggi, i suoi sbuffi. Questo foro è una bocca, che non avrà il senso del gusto come l’altra, ma ha quello del piacere, molto, molto sviluppato. Per dimostrare quello che ho affermato, vi mostrerò come riceve un liquido tiepido, a temperatura corporea. Immagino che voi preferiate guardare, anche per il piacere visivo per l’azione che intraprenderò. Ora orinerò nello speculum: vedrete il liquido gorgogliare, spumeggiare e sparire all’interno, come deglutito, assorbito, bevuto. Lo strumento è pieno, per cui proseguirò a svuotarmi, anche se trabocca sul perineo verso i testicoli e questa puttana gode del calore della mia pipì, che gli scorre sul corpo e sul volto. È una cagna che sborra per l’urina senza toccarsi. Intendo proporvi un ulteriore esempio a sostegno di quanto vi ho fatto notare: ora, sfilato lo speculum, inserirò una sonda simile ad un serpente nell’ano che si sta richiudendo. Osservate come quel giocattolo entra nel suo intestino. Sembra comportarsi come una supposta: risucchiato, aspirato, preso. Dino prova ad estrarlo e dicci cosa senti, avverti e riscontri.”
“Mi sembra di avvertire una forza, opposta alla mia, che lo trattiene, anzi lo sta aspirando.”
“Un’aggiuntiva prova per capire come funziona quel tratto intestinale la potete avere inserendo un indice. Ve lo sentirete aspirare, stringere, mungere, quasi strappare. … e lui gode. Osservate, mentre glielo infilate, gli spasmi dell’orifizio; ascoltate i guaiti di appagamento della cagna.”
Il vessato, il sottomesso era stanco ormai. Percuoteva, colpiva con le mani il medico alle gambe per richiamare attenzioni
“Che hai, piccola lagna? Non sei soddisfatta, contenta di essere stata una cavia per loro, su cui fare prove, esercizi, training? Ohh, ma sì! Sei stata una brava cagnetta. Hai accettato l’addestramento senza lamentarti, anzi sul tuo torace ci sono ancora tracce del godimento che hai avuto. Meriti che la tua spasimante ti dia un po’ di sollievo. Rosetta!”
La giovinetta non si fece pregare e inginocchiatasi a contatto dei suoi lombi, intraprese a frizionare, strusciare, accarezzare con i seni i dolci, i vellutati glutei e poi con i capezzolini irritò, riscaldò l’anello arrossato, infiammato, vibrante, rugiadoso di schiume.
“Ohhh, … sììììì! Continua, … ohh!”
“Ti piace, Samuele? Ti piace sentire le mie calde, marmoree, dolci tettine?” Chiese con voce angelica e seducente mentre gli prendeva il membro sgocciolante, teso e duro per un ultimo massaggio, fissandolo in volto con occhi maliziosi.
“Ohh sììì, Rosetta!”
“Vorrei …” e distanziategli le natiche, avvicinò la lingua al perineo e al rosato pertugio. Ne aspirò prima i profumi, poi vi soffiò sopra per provocargli ansia e trepidazione iniziando dopo con il posare la lingua a lambire, sfiorare, leccare e forzare con la punta l’apertura anale. Il medico si era spostato per lasciare la visione a tutti. Samuele si teneva le gambe per meglio ricevere quelle attenzioni che sempre di più lo eccitavano portandolo verso l’apice. Quella piccola vipera stava facendo quello che gli era stato insegnato e che aveva già praticato con i suoi. Alla lingua si sostituì l’indice destro e, dato che il sensuale, caldo buco, si schiudeva per chiedere altro, con un movimento lento e delicato di fregamento, la ragazzina lo penetrò. Un gemito, una richiesta, uno sguardo tenero di approvazione con muta richiesta di proseguire.
Al giovane non interessavano più la morale, il pudore, gli insegnamenti dei padri e forse, anche il lanciarsi sugli attrezzi ginnici dell’ex palestra; non gli importava nulla di godere davanti ad altri, attizzati e spronati ad appagare i propri sensi a causa delle sue performance erotiche. Un urlo, una invocazione, tremori e contrazioni; la sinistra della ragazzina imperlata, coperta di gocce lattescenti; un sorriso, una muta risposta e un dolce, tranquillo abbandono al languore post estasi carnale.
“Pulisci … anche qui!” -indicando- Come una brava e fedele cagnetta, Samuele prese a lambire, leccare, lappare il suo sperma dalla mano della sua giovane padrona, pulendola e lavandola con la lingua. Imboccava le dita per suggerle come fanno i bambini con i succhiotti: succhiava, aspirava, poppava, sorbiva felice ed appagato di essere utile e di dar piacere. Accettò, contro la sua inclinazione, di estrarre, di risucchiare, di asportare e di inghiottire i succhi dell’eccitazione della sua maliziosa, spigliata, vivace maestra. Leccava la fichetta bagnata, come aveva fatto, costretto e obbligato, con la signora Licia per imparare anche dar piacere alle femmine, lavandole con l’organo del gusto. Presto, coperto di umori, poté sentire i chiari suoni di piacere della piccola. Leccava, ingoiava, lappava, beveva. Ricevette sul viso i segni dell’orgasmo e su sé stesso il languore dell’appagamento altrui per un sereno, dolce, delicato 69.
“Piccole cagne, avete finito? Non abbiamo tempo da regalarvi! Su, alzatevi! Tu, piccola sgualdrina, prendi questo thermos e raccogli quello che tuo padre scarica!” … e afferrato per un braccio il maschietto, lo trascinò prima ad assistere alla raccolta e, poi, per fargli sgrassare e lavare lo sfintere anale del marito. “Oh, quando detesto l’incapacità, la pigrizia, il non fare, il non obbedire con sollecitudine e verve a richieste fatte per educare, abituare e preparare alla più antica professione dell’uomo. Avanti ragazzo! Usa lingua e dita, se vuoi ricevere il regalo di Giovanni! … e tu, marito carogna e degenere, alza quel culo e … fattelo pulire!” Samuele, già avvezzo a simili esercizi, succube della situazione e delle prescrizioni e del desiderio di annusare, baciare, limare, leccare, ingoiare per aspirare ed avere lo sperma del fratello del suo professore, si inginocchiò senza obiettare e fece come gli era stato ordinato, pulendogli e strofinandogli il culo con l’aiuto dell’indice destro, mentre la sua sinistra godeva nello stringere, nel muoversi su un’asta marmorea, scivolosa e terribilmente calda.
“Oh, sììììì, cagna! Lecca, urta, pressa. Fammi sentire quella tua spina, quella tua delicata, dolce, calda lingua! Sto … spingi! Oh, cazzo, sìììììì!” Giovanni gemeva, con gli occhi che si chiudevano per il piacere che provava. Risollevatosi di scatto; preso Samuel per la chioma e inclinatagli la testa all’indietro, gli puntò la bocca calda e madida per coprirgliela dei suoi lattiginosi secreti. Nell’abbigliare quel volto urlava contemplandone la naturale bellezza, appena velata del suo caldo, odoroso sperma ed invitava il giovinetto a godere di quella sensuale, lussuriosa crema da gustare e da spalmarsi sul corpo come un balsamo nutriente.


scritto il
2025-01-21
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