I misteri della montagna. Alpeggio: Cap: V°

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“Gigi?”
“Sì, mamma?”
“Eri bello con quella gonnellina, … sai!”
“… e tu, mamma, eri splendida, … meravigliosa, … un incanto! … sfido io … perché il nonno e lo zio ti cercano! Sei bellissima. Non ho immagini da presentarti, poiché qualsiasi fiore, qualsiasi ruscello, qualsiasi uccellino non possono essere avvicinati alla tua bellezza! … e poi sei la mia mamma!”
“Adulatore!” La donna stava rientrando nella sua casa a valle con il figlio, appagata, felice, contenta. “Prima o poi le persone appartenenti alla Montagna verranno a sapere della tua nascita, figlio mio! …e …”
“Che significa, mamma?” Sostarono fronte un masso che proteggeva la mulattiera, come a tutelare, a coprire, a dare protezione, ristoro, conforto, soccorso a pellegrini, viandanti che salendo, soli, necessitavano di riflettere, di ritrovarsi, di ricongiungersi con lo Spirito. Erano partiti da poco accompagnati dai saluti dei loro cari, con la promessa di un immediato, rapido ritorno.
“Tu hai chiesto di andare a trovare il nonno, lo zio nell’alpeggio; … ma questo pensiero ti è stato suggerito da Lui, dallo Spirito della montagna. Lui ha visto che eri pronto, maturo per essere ammesso e introdotto ai suoi misteri e allora … Vedi, figlio mio, questa incisione, … questi segni ricoperti di licheni … che su questa mulattiera si incontrano ogni tanto? Pochi vedono. Avevi notato … nel percorso verso la baita … il loro seguirti, il loro attirarti?”
“Sì, l’altro giorno, … e anche da piccolo ogni qualvolta salivo con te o con il nonno o lo zio. Sono raffigurazioni di serpenti. Sembra, osservandoli attentamente, che si spostino. Che significano?”
“Rilevare, cogliere quella impressione che hai indicato è dei figli della Montagna; … se oserai sederti sopra il masso, su cui è incisa l’immagine, … avvertirai dell’altro.”
“Non c’è nulla di male a tentare, visto che è solo un masso su cui è raffigurata una lotta fra serpi che copulano.” … e ridendo, sfidata la madre pungolandola e provocandola, cercò di mettersi a suo agio meglio che poté su quel sasso. Tra le sue gambe si intravedeva l’unione delle serpi e … istantaneamente un forte stormire di uccelli avvertì, contornando l’area, di un evento in essere, seguito dai loro vocalizzi o trilli di saluto come di festa iniziata. “Mamma … mi sento, … qualcosa o qualcuno che mi sta legando, fissando a questa roccia fredda, irregolare, frastagliata. Mi sembra di essere allacciato, incatenato, avvinghiato, ancorato. I miei polpacci si stanno raffreddando, come il mio sedere. Mammaaa … che mi succede, … che avviene? Mammaaaaa!” La madre, pervasa e mossa dall’angoscia, dalla preoccupazione, … attaccatasi alle mani del figlio, cercò di farlo scendere, di portarlo via da quel posto. Tutto inutile, poiché un rettile lungo con squame brune su intrecci verdognoli, sbucato da un groviglio di profumato timo, sibilando la indusse a riparare sul masso.
“Mammaaaa, … le mie mani artigliano la tua carne. Sotto … il mio anello, … sento bussare, … aprirlo, … dilatarlo. C’è qualcosa che entra e mi allarga l’intestino: batte, … colpisce, … si gonfia. Ohhh mammaaa … sono pieno, zeppo; … mi sento come gravido, … in attesa. Ohh mammaaa … il serpente si raggomitola dentro, … e bussa, … batte. E’ un membro terribile … che mi rompe, dilania, scassa; ma è … annfff, … bello … anfff.
Ohhh mammaaa, … il mio pisello sta trasformandosi in una propaggine legnosa senza foglie. La mia gola è rigida, … secca. Ho sete, … sete, … tantaaaa sete e hoo freddo!”
“Ohh figlio mio, … non ho portato acqua, né ho latte per dissetarti. Appoggia le tue labbra sulla mia vagina, in modo che possa dissetarti e scaldarti con la mia pioggia dorata. Non la vedo, ma percepisco il gorgoglio del suo scrosciare nella tua gola aperta e del suo fluire verso il basso, bagnandoti petto, addome e il tuo … Ti scalda? Dove scorre, … le sue tracce diventano scintillanti e luminose.
Ohh figlio scostumato, lascivo, dissoluto come tuo padre, … anche nello stato, in cui ti trovi, legnoso, tiglioso, duro … pensi di fottermi, di scoparmi, … di trombarmi; ma io, figlio caro, sono già incinta di te. Il tuo seme è entrato e si sta sviluppando.
Ohhh figlio, proprio ora che sono in attesa, ti metti a controllare la mia rosea, calda, profumata custodia e la percuoti, … la schiudi, … la penetri per pulirla con la lingua delle ultime stille salate. Ohhh Gigino mio, … non voglio che tu mantenga il sapore della mia pipì, … ma quello delle mie essenze. Sto versandotele, … sto godendo, come non mai. Non riesco a respirare a causa delle contrazioni, degli spasmi, dell’orgasmo che la tua lingua mi ha regalato. … ma non deve essere una lingua, …ora … la tasto con una mano … e … ohgggggg, … è … una testa di ... è lingua … glande, … serpe. Ohh Montagna!”
“Mamma!”
“Figlio, … la mano si sta unendo alle labbra della mia vagina, … fissandosi, … mentre la tua lingua raccoglie le mie ultime stille d’amore. Ohhh figlio, … sono anch’io presa, conquistata, catturata dalla serpe divina. Il mio corpo si sta fondendo con il tuo. Sto divenendo legno come te. I nostri abiti sono cortecce. Le nostre forme fisiche sono rugosità di una pianta. Le mie braccia sono rami. I miei capelli, come i tuoi, sono foglie. Ohhh … figlio! Ti vedo bianco davanti a me, … attendimi, … arrivo. Non allontanarti; … assieme siamo stati presi; … assieme la Montagna ci vuole. Siamo suoi. Ohh, andiamo assieme a rigare le rocce che ci hanno conosciuto, … con disegni delle nostre sacre unioni; graffiamole con persone che ci fottono nel didietro come in bocca. Ohhh figlio, noi siamo angeli della Montagna, nati in questi luoghi per insegnare a chi osserva, medita, … prega, … i piaceri della carne.
Due scie sfavillanti, iridescenti sfioravano rocce, anfratti lasciando, spargendo tracce profumate di copule; mentre una moltitudine di rondini di montagna garriva rasentando, sfiorando la pianta con uno stormo di cince, di passerotti, di cardellini che saltavano da un suo ramo all’altro
“Tulio sono trascorsi giorni da quando Dalia e Luigi sono a valle. Non so, ma … ho uno strano presentimento, un pugno nello stomaco, e poi … osserva, … ascolta. Andiamo a vedere, rincorriamo quei voli, … quei cinguettii. Andiamo veloci, … ho paura. Scendiamo … apriamo gli occhi, … non vorrei … trovarmeli … Ohh cosa sto pensando, … Sono i chierichetti dateci dalla Montagna da formare, … da educare ai piaceri della lussuria, della concupiscenza, della carnalità. Perché prima ce li ha dati e poi … Noooooooo!”
“Tonio … che dici!”
“Ohh, non so! Il cuore batte forte, … fa male. Andiamo avanti. Dobbiamo trovarli; … guarda fratello quelle rondini in festa, … che salutano, … ritornano per sfiorare … e sotto, … sopra … e nuovamente sotto e sopra circondano con le loro parabole una pianta. Che strano albero, … ohh il suo tronco somiglia ad un atto, ad una donazione di un corpo all’altro. Sembra il desiderio di bere di uno alla fonte della vita, mentre l’altra si apre per lasciar fluire le sue essenze, indicate da licheni bianchi e … giallini; … e da sotto quella diramazione senza foglie tra due rami-radice, somigliante ad un fungo con cappella, tra sacca e pietra, … anche una serpe legnosa sembra voler entrare dove di solito noi introduciamo il nostro membro per dare e ricevere piacere, appagamento sino ad incontrare l’estasi della carne.
Richiamano, somigliano ai nostri due giovani, maschio e femmina, in un momento particolare di atti erotici: quello seduto, Gigi, oltre a ricevere analmente, allunga la sua lingua sulla vulva sgocciolante di Dalia, mentre attorno al macigno su cui si trovano strusciano serpi e scaturiscono dal terreno circostante funghi simili a falli.
Sono ricoperti da squame, simili a scaglie e tra quelle, … licheni bianco-opalescenti emananti il profumo degli dei.
Tulio … la corsa per scendere mi ha affaticato; … ho bisogno di stendermi, … la testa mi gira. Attendi un attimo che mi riposo ai piedi di questa pianta che ricorda i miei nipoti. Ohh … sono i miei … No, non può essere, ma percepisco i loro spiriti. Sono qui, … luce … radiazioni luminose che si accoppiano … e mi stanno allungando le mani per attirarmi a loro, … per farmi unire a loro. Tulio … io vado, … sono stanco … mi unisco a loro. Il mio corpo steso, addossato alla roccia, … sta ricevendo scariche magnetiche che lo stanno indurendo; sulla mia pelle compaiono lamelle, simili a quelle del platano; il mio ano si apre, come fosse un’apertura di una tana; la mia bocca si sta trasformando in un nido; il mio abbigliamento sta divenendo corteccia.
Bagnami fratello mio, … facilita ai miei arti la penetrazione nel terreno e alle piccole alghe gialle di vestirmi: non farmi patire il freddo!”
“Oh Tonio! … Tonio, … Tonio non lasciarmi, … non lasciarmi. La montagna può attendere. Toniooooooooooo! … Noooooooo! … Uhmmmmmm, … uhnnff, … ecco, fratello mio, quello che mi hai chiesto. Te ne do sul volto, sul busto … e … Ohhh Tonio, … ti chiudo le palpebre per farti riposare in modo migliore. Ohh, ma tu stai vibrando, tremando ancora; … mi stai inviando onde elettriche, … che … Sto diventando legno, albero … come te, … come voi, … sììììììììììììììì, anch’io! Ohh, … aspettatemi! Arrivoooooooooo! Montagna prendimi, … prendici e accoglici nella tua beatitudine.”
In breve, quelle essenze arboree dalle forme umane si ricopersero di organismi simbiotici e sui massi affioranti e costeggianti la mulattiera che conduceva sino a quel gruppo e alla malga rimasero incise scene rupestri inneggianti, … celebranti, … esaltanti l’erotismo, la lussuria, la carnalità e l’incesto. Nessuno sapeva da chi furono eseguite, nessuno ne parlava, … ma erano tanti coloro che per voci trasportate dal vento andavano ad ammirarle e a rendere omaggio a quella famiglia, che la Montagna si era presa. La sua leggenda si sparse, diffusa da voci, canti montani, boccheggi che animi rispettosi, pii, attenti, puri percepivano chiaramente e anche per certi fatti avvenuti: come le morti che colpirono velocemente e improvvisamente chi osò deturpare, nascondere o uccidere le serpi che stavano intorno al sito e alle sue rappresentazioni licenziose, o come quelle macchie bianche di un odore particolare che alcuni si trovarono sugli indumenti e sul corpo dopo essersi stesi a riposare sui morbidi prati attorno alla baita. Inoltre a diffondere ancora di più la venerazione verso la Montagna sono stati i riti spontanei di iniziazione sessuale e di pratiche erotiche lascive.


scritto il
2024-09-26
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