Il regalo misterioso - cap.2
di
sesso&samba
genere
dominazione
La mattina seguente sembrava come tutte le altre. Almeno fino a quando non prese il suo telefono. Un messaggio di testo, senza mittente.
“Buongiorno, Emma. Spero che hai apprezzato il mio regalo. A presto.”
Emma sentì un brivido percorrerle la schiena. Chi era? Perché proprio lei? In quell’istante qualcosa la fece tornare alla realtà: era in ritardo per l’autobus. Di fretta e furia esce e va a scuola.
Tornata a casa trova sull’uscio una piccola lettera, curata come quella dentro la borsetta. Ovviamente era lo stesso mittente, Emma non poté fare a meno di sentirsi curiosa, ma anche intimorita. Sospirando, aprì la lettera: "Mi piacerebbe vederti con il mio regalo… ti aspetto xxxxxxxxx (il suo numero di telefono)"
Chiunque fosse, stava dimostrando abbastanza chiaramente quello che voleva. La combinazione di regali e parole non faceva altro che alimentare la sua curiosità, ma anche un’inquietudine. La curiosità però la fece salvare il numero per vedere la foto whatapp di quell'uomo. Lo chiama “Segret” e cercato apre la sua foto profilo e… è una foto oscurata che non la lascia intravedere il soggetto. Durante la giornata, Emma si trovò più volte a guardarsi intorno, cercando segnali, indizi, chiunque potesse rivelare l’identità di chi stava cercando di avvicinarsi a lei in quel modo così misterioso.
Ma c’era una cosa che Emma non riusciva a toglierle dalla testa, una domanda che non riusciva a scacciare: E se fosse un maniaco sessuale? Quella paura cresceva in lei ogni volta che il suo telefono vibrava, ogni volta che un nuovo regalo arriva. Si sentiva come se qualcuno stesse entrando nella sua vita senza il suo permesso, scrutandola, osservandola da lontano. La mente le correva veloce, immaginando ogni possibile scenario, e in molti di questi, l’idea che qualcuno la stesse seguendo o cercando di avvicinarsi con cattive intenzioni la terrorizzava: lo spray al peperoncino era diventato la sua unica sicurezza.
La situazione stava diventando insostenibile, ma Emma continuava a restare da sola con i suoi pensieri. Ogni nuovo messaggio, ogni nuovo regalo, la faceva sentire più intrappolata. Cosa voleva davvero questa persona da lei? E se fosse una persona che l'osservava da lontano, che l'aveva studiata per settimane, per poi colpirla nel momento giusto?
Il suo telefono vibrò ancora una volta, mentre si preparava per la notte. Un altro messaggio, come un’ombra che la seguiva:
“Non temere, Emma. Ogni passo che fai ti avvicina alla verità.”
Esausta decide di accontentare quell’uomo.
Emma si guardò allo specchio, con addosso l’intimo: esaltava le sue forme e si rese conto di essere veramente bella e desiderabile vestita così. La prima volta con quel tipo di vestiario non la faceva sentire esposta, anzi a suo agio. Si fa una foto tagliando il volto.
Non riusciva a capire se fosse giusto o meno, ma alla fine decise di accontentarlo. Si scattò una foto, e la inviò. Il tasto "invio" sembrò pesare, ma Emma cercò di non pensarci troppo. Avrebbe scoperto presto chi c’era dietro quei regali misteriosi. Ora, però, non poteva fare a meno di chiedersi se avesse appena compiuto un passo che non sarebbe mai più potuta tornare indietro. Le spunte vengono presto blu, fissa il telefono aspettando una sua risposta, in un mix di curiosità ed eccitazione. La risposta non arriva, lancia il telefono e va a letto.
Il giorno successivo, tornata da scuola, trova fuori dalla porta di casa una piccola borsetta. Il cuore di Emma comincia a sobbalzare: “Ma non ha ancora smesso” pensa.
Lo apre tra il curioso e la stizza: sempre il solito bigliettino: “Brava! Passiamo al livello successivo”
Livello successivo? Ma per cosa mi ha preso, era un gioco? Nota sul fondo una bustina brillante, la prende. Capisce subito che cos’è: un preservativo! Se questo non bastasse è aperto e dentro si accorge che è usato. Schifata lo lascia per terra.
Ma non parlò con nessuno. Non riusciva a farlo. Non se la sentiva di raccontare ai suoi genitori cosa stava succedendo. Aveva paura di sembrare debole, di essere giudicata. Se avesse detto loro qualcosa, si sarebbero preoccupati troppo, e lei non voleva aggiungere ulteriore stress alla loro vita. I suoi genitori l’avevano sempre vista come una ragazza forte, in grado di affrontare ogni difficoltà, e ammettere che qualcosa la stava turbando così profondamente la faceva sentire vulnerabile, come se stesse ammettendo una debolezza che non voleva che gli altri vedessero.
Nemmeno le sue amiche, con cui spesso condivideva ogni piccolo dettaglio della sua vita, le sembravano le persone giuste a cui confidarsi. La paura di essere fraintesa, di sembrare ingenua, e di venire giudicata la teneva in silenzio. Ma nel profondo, temeva che quel misterioso ammiratore potesse non essere affatto qualcuno di ben intenzionato.
I giorni successivi, tornata da scuola trova sempre la stessa borsa con un contenuto analogo, ma la frase cambia sempre: “L’ho fatto guardando la tua foto”
“Se vuoi che smetta mandami un video mentre lo bevi…” arriva un giorno.
Lo schifo aumenta, nella testa di Emma, ma allo stesso tempo una scintilla che non capisce ancora si è accesa.
Il giorno successivo quando arrivò a casa, trovò il sacchetto, ma oggi era diverso: sua mamma era a casa. Si assicurò che nessuno la vedesse e corse velocemente nella sua stanza. Chiuse la porta dietro di sé, e si fermò per un istante, il cuore che batteva forte. Lo nascose e tornò alla sua quotidianità.
Quella sera si sedette sul letto e aprì il sacchetto con mani curiosa della solita routine.
Apre il biglietto: “La prossima volta potrebbero vederlo i tuoi genitori, cosa direbbero?”
Prende il preservativo, bello gonfio di liquido, lo guarda con un senso d'obbligo, ma una sensazione anomala: un fremito la percorse, nonostante il senso di disagio che la avvolgeva. Non capiva il motivo di quella sensazione di eccitazione, ma era lì, presente, potente. Era come se un piccolo segreto l’avesse catapultata in un’altra dimensione.
Si sdraio, si mise il solito intimo, prende il telefono e registra un video. Assaggiò. La sorpresa fu immediata: il sapore non era affatto come si sarebbe aspettata. Non era quello che la sua mente aveva temuto o immaginato. Era... buono. La sensazione di schifo che inizialmente aveva provato svanì quasi immediatamente, sostituita da una strana euforia, come se avesse scoperto qualcosa di segreto, qualcosa che le apparteneva solo a lei. Lo spremette fino all’ultima goccia, voracemente. Era in uno stato di eccitazione e assenza di controllo, senza pensarci lo inviò.
Il video che aveva appena registrato la fece riflettere. Si osservava, incredula, mentre un sorriso imbarazzato si disegnava sulle sue labbra. Cercò di cacciare quei pensieri dalla sua mente, ma sembravano essersi radicati nel profondo. Perché le piaceva? Perché quella combinazione di emozioni così discordanti la faceva sentire viva, eccitata, ma anche stranamente a disagio?
La mente di Emma iniziò a vagare. Quell’attimo di follia, di scoperta e di rifiuto, la faceva sentire stranamente in pace con se stessa. Si guardò ancora una volta nel riflesso del video e, per la prima volta, si sentì diversa. Non come una ragazza che nascondeva qualcosa, ma come qualcuno che aveva osato scoprire un angolo nascosto della propria anima. Forse, pensò, quel momento di pazzia non era poi così male. Forse, dopo tutto, era semplicemente una parte di lei che stava cercando di emergere.
“Buongiorno, Emma. Spero che hai apprezzato il mio regalo. A presto.”
Emma sentì un brivido percorrerle la schiena. Chi era? Perché proprio lei? In quell’istante qualcosa la fece tornare alla realtà: era in ritardo per l’autobus. Di fretta e furia esce e va a scuola.
Tornata a casa trova sull’uscio una piccola lettera, curata come quella dentro la borsetta. Ovviamente era lo stesso mittente, Emma non poté fare a meno di sentirsi curiosa, ma anche intimorita. Sospirando, aprì la lettera: "Mi piacerebbe vederti con il mio regalo… ti aspetto xxxxxxxxx (il suo numero di telefono)"
Chiunque fosse, stava dimostrando abbastanza chiaramente quello che voleva. La combinazione di regali e parole non faceva altro che alimentare la sua curiosità, ma anche un’inquietudine. La curiosità però la fece salvare il numero per vedere la foto whatapp di quell'uomo. Lo chiama “Segret” e cercato apre la sua foto profilo e… è una foto oscurata che non la lascia intravedere il soggetto. Durante la giornata, Emma si trovò più volte a guardarsi intorno, cercando segnali, indizi, chiunque potesse rivelare l’identità di chi stava cercando di avvicinarsi a lei in quel modo così misterioso.
Ma c’era una cosa che Emma non riusciva a toglierle dalla testa, una domanda che non riusciva a scacciare: E se fosse un maniaco sessuale? Quella paura cresceva in lei ogni volta che il suo telefono vibrava, ogni volta che un nuovo regalo arriva. Si sentiva come se qualcuno stesse entrando nella sua vita senza il suo permesso, scrutandola, osservandola da lontano. La mente le correva veloce, immaginando ogni possibile scenario, e in molti di questi, l’idea che qualcuno la stesse seguendo o cercando di avvicinarsi con cattive intenzioni la terrorizzava: lo spray al peperoncino era diventato la sua unica sicurezza.
La situazione stava diventando insostenibile, ma Emma continuava a restare da sola con i suoi pensieri. Ogni nuovo messaggio, ogni nuovo regalo, la faceva sentire più intrappolata. Cosa voleva davvero questa persona da lei? E se fosse una persona che l'osservava da lontano, che l'aveva studiata per settimane, per poi colpirla nel momento giusto?
Il suo telefono vibrò ancora una volta, mentre si preparava per la notte. Un altro messaggio, come un’ombra che la seguiva:
“Non temere, Emma. Ogni passo che fai ti avvicina alla verità.”
Esausta decide di accontentare quell’uomo.
Emma si guardò allo specchio, con addosso l’intimo: esaltava le sue forme e si rese conto di essere veramente bella e desiderabile vestita così. La prima volta con quel tipo di vestiario non la faceva sentire esposta, anzi a suo agio. Si fa una foto tagliando il volto.
Non riusciva a capire se fosse giusto o meno, ma alla fine decise di accontentarlo. Si scattò una foto, e la inviò. Il tasto "invio" sembrò pesare, ma Emma cercò di non pensarci troppo. Avrebbe scoperto presto chi c’era dietro quei regali misteriosi. Ora, però, non poteva fare a meno di chiedersi se avesse appena compiuto un passo che non sarebbe mai più potuta tornare indietro. Le spunte vengono presto blu, fissa il telefono aspettando una sua risposta, in un mix di curiosità ed eccitazione. La risposta non arriva, lancia il telefono e va a letto.
Il giorno successivo, tornata da scuola, trova fuori dalla porta di casa una piccola borsetta. Il cuore di Emma comincia a sobbalzare: “Ma non ha ancora smesso” pensa.
Lo apre tra il curioso e la stizza: sempre il solito bigliettino: “Brava! Passiamo al livello successivo”
Livello successivo? Ma per cosa mi ha preso, era un gioco? Nota sul fondo una bustina brillante, la prende. Capisce subito che cos’è: un preservativo! Se questo non bastasse è aperto e dentro si accorge che è usato. Schifata lo lascia per terra.
Ma non parlò con nessuno. Non riusciva a farlo. Non se la sentiva di raccontare ai suoi genitori cosa stava succedendo. Aveva paura di sembrare debole, di essere giudicata. Se avesse detto loro qualcosa, si sarebbero preoccupati troppo, e lei non voleva aggiungere ulteriore stress alla loro vita. I suoi genitori l’avevano sempre vista come una ragazza forte, in grado di affrontare ogni difficoltà, e ammettere che qualcosa la stava turbando così profondamente la faceva sentire vulnerabile, come se stesse ammettendo una debolezza che non voleva che gli altri vedessero.
Nemmeno le sue amiche, con cui spesso condivideva ogni piccolo dettaglio della sua vita, le sembravano le persone giuste a cui confidarsi. La paura di essere fraintesa, di sembrare ingenua, e di venire giudicata la teneva in silenzio. Ma nel profondo, temeva che quel misterioso ammiratore potesse non essere affatto qualcuno di ben intenzionato.
I giorni successivi, tornata da scuola trova sempre la stessa borsa con un contenuto analogo, ma la frase cambia sempre: “L’ho fatto guardando la tua foto”
“Se vuoi che smetta mandami un video mentre lo bevi…” arriva un giorno.
Lo schifo aumenta, nella testa di Emma, ma allo stesso tempo una scintilla che non capisce ancora si è accesa.
Il giorno successivo quando arrivò a casa, trovò il sacchetto, ma oggi era diverso: sua mamma era a casa. Si assicurò che nessuno la vedesse e corse velocemente nella sua stanza. Chiuse la porta dietro di sé, e si fermò per un istante, il cuore che batteva forte. Lo nascose e tornò alla sua quotidianità.
Quella sera si sedette sul letto e aprì il sacchetto con mani curiosa della solita routine.
Apre il biglietto: “La prossima volta potrebbero vederlo i tuoi genitori, cosa direbbero?”
Prende il preservativo, bello gonfio di liquido, lo guarda con un senso d'obbligo, ma una sensazione anomala: un fremito la percorse, nonostante il senso di disagio che la avvolgeva. Non capiva il motivo di quella sensazione di eccitazione, ma era lì, presente, potente. Era come se un piccolo segreto l’avesse catapultata in un’altra dimensione.
Si sdraio, si mise il solito intimo, prende il telefono e registra un video. Assaggiò. La sorpresa fu immediata: il sapore non era affatto come si sarebbe aspettata. Non era quello che la sua mente aveva temuto o immaginato. Era... buono. La sensazione di schifo che inizialmente aveva provato svanì quasi immediatamente, sostituita da una strana euforia, come se avesse scoperto qualcosa di segreto, qualcosa che le apparteneva solo a lei. Lo spremette fino all’ultima goccia, voracemente. Era in uno stato di eccitazione e assenza di controllo, senza pensarci lo inviò.
Il video che aveva appena registrato la fece riflettere. Si osservava, incredula, mentre un sorriso imbarazzato si disegnava sulle sue labbra. Cercò di cacciare quei pensieri dalla sua mente, ma sembravano essersi radicati nel profondo. Perché le piaceva? Perché quella combinazione di emozioni così discordanti la faceva sentire viva, eccitata, ma anche stranamente a disagio?
La mente di Emma iniziò a vagare. Quell’attimo di follia, di scoperta e di rifiuto, la faceva sentire stranamente in pace con se stessa. Si guardò ancora una volta nel riflesso del video e, per la prima volta, si sentì diversa. Non come una ragazza che nascondeva qualcosa, ma come qualcuno che aveva osato scoprire un angolo nascosto della propria anima. Forse, pensò, quel momento di pazzia non era poi così male. Forse, dopo tutto, era semplicemente una parte di lei che stava cercando di emergere.
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