Brian e Dario

di
genere
gay

Ogni uomo ricorda la sua prima volta. La mia è stata tanto tempo fa, ma Ia ricordo come una fotografia familiare. Vacanze pasquali, 1984. Io e Brian. E ambedue abbiamo perduto la nostra verginità uomo a uomo quella settimana.
Brian ed io ci conoscevamo sin da bambini, avevamo frequentato la stessa scuola elementare, le stesse medie e lo stesso liceo. Eravamo nella stessa classe e diventammo buoni amici prima di scoprire i nostri altri desideri.
In molte cose Brian ed io, mi chiamo Dario, eravamo agli antipodi.
Lui era alto; io sono basso. Lui era abbronzato e muscoloso, io sono pallido e anche se non flaccido, non vincerò mai una gara di bodybuilding. Lui era rumoroso; io sono quieto. Lui aveva capelli ed occhi castano scuro; io ho capelli rossi ed occhi verdi.
Sospetto che queste differenze ci fecero diventare amici. Potevamo passare ore parlando di niente, di macchine, ragazze, sesso, insegnanti, sesso, libri, musica e sesso. Capite cosa voglio dire?
Dire che eravamo probabilmente un paio di ragazzi arrapati è dire poco. Brian ed io sembrava stessimo sempre pensando al sesso. Non é insolito per un paio di diciottenni. Quello che era insolito era che ci volle così tanto tempo perché noi riconoscessimo che la soluzione al nostro desiderio reciproco era così facile. Noi non avevamo bisogno di ragazze riluttanti. Noi avevamo l'un l'altro.
Poiché facevamo educazione fisica insieme conoscevo il suo aspetto ed ammiravo il suo corpo stretto; aveva le gambe più pelose che avessi mai visto, ma il resto del suo corpo era liscio. Potevo riconoscerlo nello scuro del locale docce perché il suo culo bianco risaltava a confronto del resto di lui. I suoi genitori avevano una piscina ed a Brian piaceva nuotare ed arrostire al sole.
Durante le vacanze passammo le giornate insieme a casa sua, io mi scottai al sole mentre lui diventava sempre più abbronzato.
Avevamo la casa tutta per noi, i suoi genitori lavoravano e così potevamo bere birra ed abbronzarci mentre oziavamo.
Chiaramente parlavamo sempre di sesso, ci confidammo le nostre sessioni di masturbazione solitarie ("Dario, io mi faccio una sega di mattina quando mi sveglio altrimenti non mi sento bene per il resto del giorno") o chi speravamo che ci aiutasse a far scendere le nostre erezioni. Queste sessioni comportavano sempre la presenza di ragazze. Ambedue eravamo riusciti ad arrivarci un paio di volte, ma ora Brian suggerì qualche cosa di nuovo: uomini.
"La settimana scorsa ho trovato un libro che mostra come gli uomini lo fanno con altri uomini", mi disse Brian mentre mi facevo un'altro sorso di birra.
Le parole mi fecero tremare. “Come si chaiama il libro?" chiesi tentando di rimanere calmo.
"La gioia del sesso gay. L’ho trovato al sex shop. È un vecchio libro e contiene istruzioni e immagini di ragazzi che lo fanno.”
"Hai mai pensato di farlo con un ragazzo, Dario? " chiese Brian.
"No, ma mi piacerebbe vedere il libro", dissi pensando a Brian ed al suo grosso uccello. Avevo mentito. Io avevo pensato spesso a Brian mentre mi facevo seghe. Ma non glielo avevo mai detto. Era il mio segreto sessuale e gliel’avevo nascosto perché non avevo mai voluto ammetterlo.
Brian si alzò dalla sdraio e si diresse verso casa. Io gli guardai il culo, ben delineato negli Speedo stretti che indossava sempre. Il mio uccello si indurì. Poteva essere che Brian mi volesse?
Lui ritornò di lì a poco col libro.
"Eccolo, Dario. Il libro delle chiavate gay."
Presi il libro e sperai che non si accorgesse della protuberanza del mio uccello.
Lo sfogliai e vidi disegni di uomini che fottevano con altri uomini. Uomini che succhiavano altri uomini. Avevo già visto dei porno ma non omosessuali come questo.
Brian saltò nella piscina e nuotò mentre io esaminavo il suo libro.
Avrei voluto carezzarmi il cazzo. Non mi fidai a farlo ma il mio pene crebbe sempre più sodo mentre leggevo.
Ero così preso dal libro che non notai che Brian era uscito dalla piscina e stava dietro di me.
"Sembra che tu sia interessato", disse guardando la protuberanza prodotto dalla mia carne indurita.
"E tu?" chiesi.
Brian non rispose con parole, agganciò la cintura degli Speedo e li tirò giù. Il suo uccello semi duro saltò fuori ed allungai una mano. Lo presi e lo sentii indurirsi nella mia mano. Era così facile prenderlo. Era così bello.
"Forse dovremmo entrare", suggerì Brian facendomi alzare controvoglia dalla sdraio.
Andammo nella sua stanza, lui chiuse la porta dietro di noi, si girò e rapidamente abbassò i miei pantaloncini da bagno. Io ne uscii mentre lui lanciava via i suoi Speedo.
Brian, un metro e ottanta, abbronzato e muscoloso, io, un metro e settanta e pallido, ambedue con un’erezione.
Tutto quello che riuscivo a fare era fissare il suo pene. L'avevo già visto in palestra, ma non duro. Che vista gloriosa: si alzava dal suo corpo con un angolo di 45 gradi, circa 18 centimetri di grossa virilità venata. Grosse palle che pendevano sotto la verga.
"È così grosso", mi lamentai.
Brian sorrise e si menò l’uccello con una mano.
“Anche il tuo.” Il mio era più lungo del suo di forse due centimetri ed era intonso, ma Brian vinceva il primo premio in grossezza.
Ci masturbammo e lentamente ci avvicinammo di più uno all'altro lasciando alla fine che le nostre verghe dure si toccassero. Poi Brian mise le sue braccia intorno a me, mi abbracciò e piantò le sue labbra sulla mia bocca. Mentre esploravamo i nostri corpi, gradualmente ci muovemmo verso il letto.
"Vuoi guardare ancora il libro?" chiese Brian.
Io sorrisi ed accennai col capo, ci sdraiammo sul letto e cominciammo a leggere il libro.
"Voglio provarli tutti, Dario. E voglio farlo con te."
La faccia di Brian si avvicinò alla mia e le nostre labbra si rincontrarono, la sua mano toccò il mio uccello per la prima volta. Il libro crollò sul pavimento.
Lui mi spinse giù sul letto ed il suo corpo mi sovrastò. Lentamente si abbassò su di me e cominciò a strofinare tutto il corpo sul mio.
I nostri uccelli si incontrarono mentre lui continuava il suo massaggio completo col suo corpo.
"Oh, Dio, ragazzi, sto per venire", ringhiai nel suo orecchio. Come un cucciolo arrapato mi lamentai e sparai un grande carico sui nostri corpi.
"Tutto ok, uomo, abbiamo ancora un sacco di tempo." bisbigliò Brian.
Si alzò e sentii le sue mani muoversi al mio addome. Massaggiò il mio sperma cremoso e caldo sul mio corpo e quando l’ebbe fatto fatto, alzò le mani alla sua faccia e respirò profondamente.
"La tua sborra ha un buon odore, fusto. Ma non preoccuparti, ci sarà di più."
Le mani di Brian mi allargarono le gambe e le sue dita giocherellarono col mio uccello e le palle. Lui girò il suo corpo ed io trovai la mia faccia a pochi centimetri dal suo pene rigidissimo.
Non ricordo chi fu il primo, tutto quello che posso ricordare che accadde: "Bene, vai avanti e fallo. Vedi com’è buono il sapore." Io aprii la bocca e mi mossi verso il suo grosso uccello. La testa gonfia passò attraverso le mie labbra e mi andò in gola. Allo stesso tempo sentii la calda bocca di Brian coprire il mio cazzo che si stava indurendo.
Estasi. Il mio uccello era in paradiso e la mia bocca era tesa al limite da quel grosso intruso. Io volevo prenderlo tutto ma non ero sicuro di riuscirci. Volevo anche dare piacere a Brian così lo feci scivolare lentamente tutto nella mia bocca finché i suoi peli non mi solleticarono il mento. Lui cominciò a muoversi ed io feci lo stesso.
Caterina non l’aveva mai fatto, diceva che non poteva; non so perché. Il grosso uccello di Brian aveva un ottimo sapore ed io imparai a godere ad essere fottuto in bocca dal suo cazzo enorme.
Brian accelerò il ritmo spostando la bocca su e giù sulla mia verga, spremendo le mie palle ed infilandomi un dito in culo.
Io facevo lo stesso e quando spinsi un dito nel suo culo, lo sentii lamentarsi rumorosamente e poi spingere profondamente il suo attrezzo nella mia gola. Diede alcune spinte dure e rapide, io sentii lo spasmo del suo uccello ed un fiotto di sperma schizzato nella mia bocca. Il mio primo carico dall'uccello di Brian. Ingoiai più che potevo ma non riuscivo a tenergli dietro. Gocce del suo succo gocciolarono giù per le mie guance ed io tentai ancora di ingoiarlo tutto.
Nel momento in cui bevvi l’ultimo fiotto del suo succo, il mio uccello esplose nella sua gola. Ero venuto solo 15 minuti prima ed ora gli consegnai un altro carico di sborra. Spinsi più velocemente nella sua bocca mentre il mio uccello cercava la sua liberazione.
"L’abbiamo fatto Dario. Era così bello, uomo."
Io ero d'accordo. Ci coccolammo uno nelle braccia dell'altro e condividemmo il calore che solamente due uomini possono conoscere.
"Sì, fusto. E abbiamo ancora molte pagine da studiare", dissi con un sorriso diabolico sul viso.
Ci addormentammo uno nelle braccia dell'altro, la nostra bocca incollata a quella dell'altro e le nostre lingue che giocavano un motivo nuovo. Mi svegliai sentendo l'attrezzo di Brian spingere impazientemente tra le mie gambe. Mi fece rotolare sulla schiena e mi allargò le gambe. Giocherellò un po' col mio uccello, poi cominciò a succhiare le mie palle nella sua bocca e a masturbarmi lentamente.
Mi fece girare sullo stomaco ed io non avevo dubbi su quello che aveva in mente. Sin da quando avevo visto il suo libro avevo capito che volevo il suo grosso uccello nel mio culo.
"Voglio la tua piccola parte posteriore, fusto", si lamentò Brian nel mio orecchio mentre il suo corpo copriva il mio.
"È Ok, lo voglio dannatamente."
Spinse un cuscino sotto la mia vita e prese dal comodino una bottiglia di olio abbronzante.
Annusai quell’odore di Coppertone estivo mentre lui copriva il mio didietro e le natiche con l’olio, la sua mano era tra le mie natiche ed il suo dito spingeva nel mio buco.
Il suo lungo ditalino al mio culo e la sua mano oliata che giocava con le mie palle ed il mio cazzo, mi preparavano alla penetrazione del mio culo vergine.
Brian mi tirò su, io girai la testa e lo guardai lubrificare il suo pene gigantesco.
"Sei sicuro che quella cosa sia adatta?" Dissi facendo l'occhiolino.
"Andrò piano, te lo prometto."
Mi fidavo che Brian facesse le cose per bene.
Posizionò la testa all'ingresso del mio culo e spinse delicatamente in avanti.
"Il libro dice che ti devi rilassare, apri il buco come sei stessi per cagare."
Feci come diceva e sentii lentamente la verga farsi strada nei miei intestini. Centimetro dopo centimetro la sua virilità penetrò il mio culo e quando fu totalmente dentro, collassammo insieme, due uomini come uno solo.
Brian mi mordicchiò l’orecchio ed il collo. "Ti amo, Dario. Sto per incularti per bene, fusto."
Io spinsi il culo verso l'alto per impalarmi, Brian estrasse un po' il suo cazzo e poi spinse in avanti.
Lentamente, come una locomotiva a vapore che raccoglie le sue forze per una lunga e ripida salita, le spinte di Brian divennero più lunghe, più forti e più veloci.
Le sue palle schiaffeggiarono contro il mio culo ed il rumore... vuap, vuap, vuap, da solo era sufficiente a farmi partire.
Mi arò più velocemente e più duramente, ogni colpo si amplificava in una rara combinazione di piacere e sottomissione. Io ero di Brian ed il mio corpo era stato preso da lui.
Mentre mi inculava mi masturbava e di tanto in tanto mi torceva i capezzoli, un'area di piacere che non sapevo esistesse in un uomo.
L'odore del suo sudore, l’olio solare ed il piacere del suo grosso pene nel mio retto costruì lo sperma nel mio uccello. Ero così vicino! Anche Brian lo era.
Lui pompò più velocemente e più forte finché non sentii uno strano forte guaito. Il suo corpo si irrigidì come lo era stato il suo cazzo nell’ultima mezz’ora. Spinse con super intensità un’ultima volta e lo sentii riempire il mio retro. Sperma, il caldo sperma adolescenziale di Brian, si versò nel mio buco del culo.
Lui continuò a spingere e sprizzare finché il suo uccello non si ammorbidì un po’, poi lo estrasse dal mio culo.
Ci precipitammo uno nelle braccia dell'altro, si abbracciammo, ci baciammo e piangemmo. Dopo poco Brian prese il mio uccello rigido nella sua bocca ed io gli consegnai ancora un altro carico. Ricordo ancora la sua faccia, lo sperma che gocciolava ai lati della sua bocca.
Ci baciammo, e Brian bisbigliò, "Dario. . . è così bello. Così maledettamente bello. Tu sei così bello... "
Io mi crogiolai nel calore del suo corpo forte e bello.
"Non ho mai saputo di desiderare un uomo. Ora lo so e sono contento che tu sia il mio primo." Dissi.
Erano le 4 e 30 del pomeriggio, i suoi genitori sarebbero stati a casa entro le 5.
"Dario, voglio che tu prenda il mio culo, che tu senta com’è fottere un uomo."
Io accennai col capo. "Lo farò domani, fusto."
E lo feci. Ed il giorno seguente. E quello seguente ancora.
Nessuna vacanza pasquale è stata più uguale a quella.
di
scritto il
2013-07-04
5 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Nude resort

racconto sucessivo

Giorgio
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.