L'autostop Va Pagato
di
Aramis
genere
gay
Lo vidi in lontananza, camminava sull’autostrada nella mia stessa direzione. Non sembrava un autostoppista esperto, ma sicuramente lo era. Non solo stava facendo dell'autostop illegale su un’autostrada, ma non riuscivo neppure a ricordare l'ultima volta che avevo visto un autostoppista sulle strade. Sopratutto non riuscivo a ricordare di averne visto uno così stranamente equipaggiato. Non riuscivo a capire quanti anni avesse, ma certamente sembrava giovane, non più di diciannove anni. Aveva uno zaino che gli pendeva da una mano ma era a torso nudo con una maglietta bianca appoggiata sulla spalla, jeans tagliati abbassati sul sedere ed infradito. Non era proprio la tenuta per camminare sull’asfalto di un’autostrada. Era di altezza media e più magro che grasso, anche se sembrava ben fatto. Aveva lunghi capelli biondi, raccolti in una coda di cavallo che gli scendeva sulla schiena. Nel classico stile dell’autostoppista, si fermò ai margini della strada col pollice alzato.
Quando gli fui più vicino pensai che non doveva camminare da molto perché non penso che qualcuno possa camminare a lungo su di un’autostrada. Quando lo sorpassai ci guardammo e mi sorpresi a frenare. Non ho idea del perché lo feci; non avevo mai preso a bordo un autostoppista prima di allora.
Aprì la portiera posteriore e lanciò dentro lo zaino, poi aprì la portiera anteriore mettendo dentro la testa chiese: "Posso avere un passaggio o deve uscire alla prossima uscita?"
"Sali", risposi, "devo stare ancora a lungo sull’autostrada." Il suo zaino era già dietro e quindi ambedue sapevamo che la richiesta era solo una formalità. Lui allargò la maglietta sul sedile prima di sedersi, mi piace tenere la macchina pulita e raccogliere qualcuno così era un’esperienza nuova per me.
"Grazie di nuovo", disse allacciandosi la cintura di sicurezza ed io ripartii.
"Bella macchina", disse, "Una Lexus nuova?"
"Sì, grazie. Mi piace."
"Questi SUV hanno un sacco di spazio. Si potrebbe fare una festa lì di dietro."
Non avendo una risposta adatta non dissi niente.
"Come ti chiami?" chiese.
"Claudio", risposi. "Sto tornando dopo un fine settimana in montagna." Non era un gran discorso ma non avevo voglia di chiacchierare.
"Bello! Io mi chiamo Tommy. Non so dove sto andando, voglio vedere dove mi porta la mia intelligenza e la mia abilità."
"Esplorando il mondo dopo il liceo e prima dell’università, suppongo."
"Ummm; qualche cosa del genere."
Restammo silenziosi per molti chilometri. Lui alzò le braccia e fece alcune torsioni avanti ed indietro sul sedile, poi si massaggiò il bicipite e fece correre una mano sul torace e giù sugli addominali.
Non potevo fare a meno di osservarlo. "Faticoso fare l’autostop, credo", dissi.
"Huh?"
“Deve essere faticoso fare l’autostop così. Il tuo zaino deve essere pesante; devi avere i muscoli legati."
"Sì, direi di sì", disse, e poi rise un po’ nervosamente. "Ok, si sta avvicinando l’ora di cena. Cosa posso fare in cambio di un pasto ed un passaggio per molti chilometri? Un pompino per il pasto e poi potresti farmi per i chilometri?"
"Scusa?" Chiesi scioccato e quasi uscii di strada.
"Huh, mi spiace uomo", disse il giovane: "Ho sbagliato, credevo... Frena e scendo.
Io avevo ripreso il controllo della macchina. "Ehi, ti darò il passaggio, ti darò la cena, ma come ti è saltato in mente che volessi qualche cosa per questo?"
"È solo la regola della strada, uomo. Io mostro la mia disponibilità, cosa pensi che stessi facendo a torso nudo, se un uomo si ferma ed io ottengo di fare un po’ di strada e magari avere un pasto, c’è solo una cosa che devo dare in cambio. Mi spiace dell’equivoco, non sapevo ma tu ti sei fermato quando ho gettato l’esca."
Aveva ragione, mi ero fermato. E non avevo idea del perché.
"Quindi, se mi farai scendere non sporcherò più la tua macchina.”
"Ehi, non è così, non mi importa di quello che paghi per i tuoi viaggi. Io non mi sono fermato per quello. Non so perché mi sono fermato. Probabilmente perché ho visto che facevi l'autostop in autostrada e non volevo che un ragazzino si mettesse nei guai.”
"Non sono stato molto col pollice alzato", disse mettendo il broncio. "Quindi non ti sei fermato perché sei stato attirato da me? Non ti sembro bello?"
"No, voglio dire, tu sei più che a posto. Ma non mi sono fermato con quello in mente."
"Quindi non fai quello?"
"No, certamente no."
"Non hai mai avuto un pompino da un ragazzo? Non ci hai mai pensato?"
"No. . . beh, forse mi aveva un po' incuriosito. Scommetto che tutti gli uomini, se sono onesti, ne sono un po' curiosi. Ma, no, no, io non l'ho mai fatto o non ne ho mai avuta l’opportunità."
Il ragazzo girò la testa e fissò fuori della finestra. Aveva il gomito sul davanzale e stava rosicchiandosi le unghie. L'altra mano l’aveva lasciata cadere sul suo grembo.
Poi disse: "Ancora un paio di chilometri, quel cartello dice che c’è un’uscita tra un paio di chilometri, potrai lasciarmi là."
“Non è il caso, non ti giudico per quello che hai detto, comunque ci fermeremo a quell'uscita per la cena. Ho fame anch’io."
“Allora potrei avere una cena per un pompino? Hai detto che non l'hai mai fatto mai perché non ne hai avuta l'opportunità. Ecco la tua opportunità. Molti ragazzi lasciarono che altri ragazzi li succhino; questo non vuol dire che siano gay."
"No! Io posso permettermi il pasto e non è necessario che mi paghi."
Tommy divenne silenzioso.
Entrammo nel parcheggia di un ristorante.
"Ehi, potrebbe parcheggiare là dietro?" chiese Tommy mentre si stirava per mettersi la maglietta. "Ho un crampo ad una gamba e vorrei camminare fino al ristorante."
Tommy fu tranquillo ed un po’ triste durante la cena. “Cosa c’è che non va, a cosa stai pensando?” gli chiesi.
"Io non voglio la carità, Claudio. Non ho niente di valore nello zaino per pagare questa cena e questo passaggio, ma io non voglio la carità. Quello che ti ho offerto è tutto quello che ho."
“Non so cosa dire, Tommy, capisco quello che dici. Possiamo pensaci lungo la strada. Forse c’è qualche cosa d’altro che potresti fare. Quando avrò un appartamento potrai provvedere alle riparazioni e questo mi ripagherebbe." Pensavo fosse una cosa divertente, ma Tommy non rise.
Si tolse di nuovo la camicia mentre tornavamo alla macchina. Quell’angolo di parcheggio ora era piuttosto scuro. Mi sedetti al posto del conducente, mi allacciai la cintura, infilai la chiave e la girai. Ma Tommy si girò verso di me sul suo sedile, con la sinistra tolse le chiavi e mise la destra sul mio grembo alla ricerca del mio cazzo e a toccarlo attraverso la stoffa dei pantaloni e delle mutande.
"Wow, è un missile quello che hai qui dentro, Claudio?"
"Tommy! Ti ho detto di no."
"Io pago per quello che mi viene offerto, Claudio. E’ la mia filosofia. E tu hai ammesso di averci pensato e solo di non averne mai avuto l'opportunità. Questa è la tua opportunità. Non farti implorare." Mentre parlava mi slacciava la cintura, il bottone dei pantaloni ed abbassava la cerniera.
Io rimasi seduto scioccato ed ammutolito.
"Dannazione, Claudio! " Esclamò mentre tirava fuori il mio uccello e lo portava all'aria aperta. "Questa cosa è enorme. Perché hai vergogna a mostrarlo?"
"Tommy. . . " Cominciai, ma lui non mi dava retta. Mi carezzava cercando di farmelo diventare duro e, devo dirlo, il mio uccello stava cooperando. La sua bocca scese e mi ingoiò fino alla radice, ed il mio pene stava diventando più lungo e più grosso nella sua bocca. Avvolse una mano intorno alla base e strinse, aiutando il sangue che stava fluendo là a rimanerci, poi cominciò a leccare l’orlo del glande ed a succhiarlo come un ghiacciolo. La dimensione del mio cazzo aumentò e sentii un lamento sfuggirmi dalle labbra.
Non sapevo cosa fare con le mani, gliele misi sulla schiena e gli massaggiai i muscoli lasciando che le mie dita corressero sotto la sua coda di cavallo.
Ora stava pompandomi con la bocca tenendo le dita strette intorno alla base del mio cazzo e giocando con le mie palle con l’altra mano. Ero intrappolato contro il volante ed era impossibile per me o lui muoverci.
Era tutto troppo una sorpresa per me e troppo era il piacere perché riprendessi il controllo. Presto spasimai nella sua bocca. Lui me lo leccò per pulirmelo mentre lo faceva uscire, poi si asciugò la faccia con la maglietta e mi sorrise.
"Quindi, lo volevi veramente, non è vero? Direi che era un po’ che non te ne facevano."
Si contorse sul sedile del passeggero allontanandosi da me, alzò la gamba sinistra e spinse il piede, senza infradito, dietro alla mia schiena; alzò il piede destro sopra il volante e si appoggiò indietro. C'era una lunga linea di bella pelle che correva giù dal suo collo attraverso il giovane torace senza peli, gli addominali, il piccolo ombelico impertinente, la pancia e la parte superiore dei corti jeans a vita bassa. Aveva sbottonato a metà la patta, mostrando l'inizio del riccio cespuglio di peli pubici e l’elastico delle mutande nere nella ‘V’ che si era formata.
"OK, Claudio. Per una stanza per la notte potrai farmi."
Inarcò la schiena espandendo i muscoli del torace e contraendo la pancia per spalancare quella ‘V’.
"Cosa?"
"Sì, pompini, leccarmi, incularmi. Spompinarmi ed incularmi. Qualunque cosa tu mi voglia fare."
Ero là, seduto, gelato, a bocca aperta.
Esasperato spostò la gamba destra e si sedette sul sedile. Prese le mie mani, mise la mia destra sul suo torace e fece cadere la sinistra sul suo pacco. Una scarica elettrica, non sgradevole, mi attraversò. Perché mi ero fermato a raccoglierlo? C'era qualche cosa che non ammettevo a me stesso?
Scossi la testa avanti ed indietro e tolsi le mani da lui. Riinfilai l’uccello nei miei pantaloni, chiusi la cerniera ed avviai il motore.
"E’ una pazzia, Tommy. Prenderò una stanza, ma avrà due letti. E tu non mi dovrai niente. Mi hai pagato. Mi hai pagato in pieno. E’ stato nuovo ed interessante, grazie. Ed è stato sufficiente per coprire tutto il viaggio."
Tommy rimase dove era, continuando ad offrirsi a me fino all’uscita seguente che presi alla ricerca di un motel decente.
"Quindi ti è piaciuto, non è vero?"
Un momento di silenzio.
"Sì. Come posso dire altrimenti? Ma questo non vuol dire che senta il bisogno di farlo ancora."
Mi registrai e pagai per una stanza mentre Tommy aspettava in macchina. Quando entrammo nella stanza, gettai la mia borsa su un letto ed accesi luci. Quando mi girai vidi che Tommy aveva gettato il suo zaino sullo stesso letto. Io presi lo zaino e lo lanciai sull'altro letto.
Mentre prendevo della coca cola dal frigorifero, Tommy faceva zapping e finì su un film porno soft gay. Non mi accorsi della sua scelta e dell'attenzione rapita che gli stava dando mentre io ero occupato a togliere dal bagaglio gli articoli di toeletta, il pigiama e quello che avrei messo il giorno dopo.
"Vuoi fare la doccia per primo?" Gli chiesi.
"No, ho cominciato a vedere questo, falla tu, io aspetterò."
Andai in bagno e, mentre la doccia si stava scaldando, mi rasi. Ero sotto la doccia ed avevo iniziato ad insaponarmi quando sentii la porta aprirsi. La tenda fu tirata da parte e vidi Tommy sorridente, nudo e, lo devo ammettere, pronto all’azione. Io quasi lasciai cadere il sapone.
"Cosa diavolo?" Esclamai.
"Ho deciso che non potevo aspettare per la doccia, ho messo in pausa la tele." Entrò nella doccia e tirò la tenda. Prendendo il sapone dalle mie mani, disse: "Dai, lasciamelo fare."
"Tommy, sei esasperante. Esci di qui. Non voglio. . . " Tuttavia le mie ginocchia stavano cedendo. Le sue mani stavano scivolando sul mio torace, scendendo alla mia pancia ed intorno al mio uccello insaponato. Mi tirò a sé e le sue mani ed il sapone andarono sulle mie spalle, sulla mia schiena, giù per la schiena e sulle mie natiche. Sentivo il suo torace, la sua pancia, il suo cazzo contro di me e ricominciò a diventarmi duro. Anche lui aveva una semi erezione.
"Sei veramente in forma buona”, disse. “Un culo veramente bello ed uno dei più grossi cazzi che abbia mai visto. Ora insaponami tu."
Indietreggiò affrontandomi a braccia abbassate. I capelli erano sciolti ed un po’ gli cadevano sulla fronte arrivandogli praticamente ai capezzoli.
"Claudio, ti ho detto di insaponarmi.”
Allungai una mano e cominciai ad insaponargli il torace e poi scesi sulla pancia. Ero nei suoi peli pubici quando una delle sue mani scese e spinse la mia mano al suo pene. Io lasciai cadere il sapone, tolsi la mano e chiusi l’acqua.
"No, Tommy. Questo non va, non mi piace."
"Bene, ok, ma questo ti piacerà", disse scendendo su un ginocchio e girandomi verso di lui con le mani sulle mie anche. Ingoiò il mio cazzo fino alla radice tenendomi ferma la pelvi con le mani.
"Tommy! Questo l’hai già fatto, lasciami andare."
Lui si alzò: "Dannazione, sei stato troppo veloce in macchina che è stato appena sufficiente per pagare la cena ed ora c’è la colazione. Io ho il mio orgoglio; non voglio esserti debitore. È questo il problema."
Con un sospiro lo lasciai fare. Le sue mani andarono alle mie chiappe mentre io piantavo i piedi come meglio potevo sul pavimento insaponato del box ed arcuavo la schiena contro il muro lasciando che l'acqua scendesse a cascata sulla mia pancia e sulla testa di Tommy. Una delle sue mani salì a giocare tra i peli del torace, coi capezzoli, gli addominali, la pancia, ed io gli permisi di farlo. Feci correre le dita tra i suoi capelli scarmigliati mentre Tommy ripeteva i suoi giochi sul mio pene. Questa volta, tuttavia, mantenni un buon controllo e lui dovette pomparmi a lungo prima di sentire che stavo venendo; allora lasciò uscire il mio cazzo dalla sua bocca ed arcuò la schiena in modo che la mia sborra fosse sparata sul suo torace e la sua pancia e lavata via dall'acqua dalla doccia.
Prima che Tommy potesse suggerire altre idee di pagamento, uscii dalla doccia, mi asciugai rapidamente ed andai in camera da letto. Mi misi il pigiama, appoggiai l’orologio sul comodino, spensi la luce accanto al letto, tirai su le coperte sino al mento e chiusi le palpebre. Quando le aprii di nuovo più tardi, la stanza era scura a parte il bagliore della televisione. Tommy era sdraiato sul suo letto, il suo torso appoggiato ai cuscini in fondo al letto, le gambe spalancate sul copriletto e la mano stava lentamente masturbando il cazzo duro. Stava anche fumando qualche cosa che non sembrava essere una sigaretta. C'era un odore dolce nell'aria ed io mi stavo sentendo brillo. Ma non potevo fare a meno di guardarlo fino a che non eiaculò con un sospiro e ritornò in bagno. La mia attenzione si concentrò sul comodino che c’era tra noi e vidi che aveva messo alcune cose particolari prese dal suo zaino, incluso un paio di cinture di cuoio sottili ed un rotolo di nastro isolante. Ma non diedi peso alla stranezza, ero veramente assonnato ed i muri della stanza sembravano ondeggiare un po'. Quando Tommy ritornò, spense la televisione, mise l’erba in una tazza di plastica sul comodino e poi tutto fu scuro.
Nelle prime ore scure della mattina, fui svegliato da qualche cosa che pesantemente era piombato sul materasso del mio letto ed aveva alzato le coperte. Tommy era entrato nel mio letto e si era disteso dietro di me, il corpo tese lungo il mio. La sua pelvi appoggiata al mio sedere. La sua mano sinistra mi carezzava capelli, orecchie e collo mentre la destra stava esplorando lentamente il mio torace, gli addominali, la pancia e l’inguine. Quando sonnolentemente mi svegliai sentii il suo cazzo che comincia a sorgere contro la mia schiena.
“No, Tommy,” dissi con una voce sonnolenta, lottando contro il sonno, esausto per aver guidato a lungo. Ma lui mise la gamba destra su di me e mi tirò sulla schiena. La mia pelvi puntava verso il soffitto mentre la sua mano mi slacciava il pigiama e prendeva il mio cazzo.
“No, no.” Mi girai verso di lui e lottai, debolmente perché non ero ancora sveglio e perché il fumo di Tommy aleggiava ancora nella stanza. Rotolammo nel letto, allacciando le gambe, il torace che spingeva contro il torace, l’uccello che si dimenava contro quello dell’altro, cosa che servì solamente ad eccitare ambedue ed a farmi perdere il controllo. Le mie mani smisero di tentare di spingerlo via e, invece, strinsi, scivolai, lo stavo esplorandolo come lui stava esplorando me e sensualmente. Sentivo sospiri e lamenti e non erano tutti suoi. Mi aveva tirato giù i pantaloni del pigiama alle ginocchia, ma io me li tolsi completamente e li gettai via.
“Nel buio,” bisbigliò respirando affannosamente. “Nulla è vero; nulla conta nel buio, Claudio. Domani potrai fingere che è stato tutto un sogno. Noi fingeremo che è stato solo un sogno.”
“No, no,” diceva la mia bocca, ma il mio corpo stava mostrando che si trattava di una bugia.
“Sarai pagato completamente, Claudio. Io non voglio vivere avendo dei debiti. Io pago tutto nella mia vita.”
Ce l’avevo duro come una pietra e mi trovai intrappolato sotto Tommy. Lui era seduto a cavalcioni sulla mia pancia ed aveva in un mano le due strisce di cuoio che avevo visto sul comodino. Afferrò una delle mie mani, ma io tentai di resistere. Lui aveva un'espressione selvaggia negli occhi e mi schiaffeggiò duramente sulla faccia mentre mi legava le mani alle sbarre d’ottone della testata del letto. Poi la sua bocca scese su uno dei miei capezzoli e lo morsicò. Io pensai che stavo gridando, ma tutto era avvolto in una nebbia e non sentii alcun suono uscire da me. Lui divenne meno violento ma più metodico, mi pizzicò e leccò scendendo sul torso. I suoi lunghi capelli di seta strisciavano sul mio corpo, facendomi il solletico, ma calmando l’effetto dell'attacco delle sue labbra e denti. Vidi scendere il suo torso lungo e magro di fronte a me, stava scendendo sul mio grembo, infilzandomi col suo buco del culo. Era doloroso e piacevole quando mi avvolse. All’inizio era troppo stretto ed il mio glande sensibile sfregò contro le pareti del suo canale. Ma lui si aprì ed io sentii un flusso potente quando nel buio lo penetrai.
“Inculami, dannazione” Gridò. “Metti i piedi sotto i muscoli del culo e pompami. Sto pagando il conto per questa stanza, dannazione. Inculami.”
Spinsi i talloni nel materasso e scoprii che ci riuscivo, infatti trovai un sistema di leva sufficiente per muovere il mio pene su ed in giù nel suo sedere, così lo pompai languidamente per un po’. Ma ero ancora stordito, così stordito da non sentirmi indignato per le mani legate o perché mi aveva schiaffeggiato. Non stavo pompando abbastanza vigorosamente secondo Tommy che cominciò a pomparsi su di me selvaggiamente, muovendo il sedere su e giù e dondolando avanti ed indietro. Venni profondamente dentro di lui che smise di pompare e si sdraiò su di me tenendo dentro di sé il mio cazzo che si ammollava.
Ritornai a dormire e pensai che lui facesse lo stesso. Mi svegliai più tardi con la luce che cominciava ad apparire all’orlo della tenda. Stavo sullo stomaco anche se le mie mani sembravano ancora legate sopra la mia testa. Ero ancora confuso e cominciai a pensare che non si trattasse solo dell’erba che Tommy fumava, qualche cosa doveva essere stato fatto scivolare nella coca cola che avevo bevuto la sera prima. Oh mi sentivo così assonnato e sentivo anche qualche cosa d’altro. Sentivo umidità e freddo al mio buco del culo. Mi ci volle un po’ di tempo per comprendere che Tommy mi stava baciando e leccando là. Mi ci volle anche del tempo per rendermi conto di cosa si trattava e dove mi stava conducendo, dato che non mi era mai accaduto niente del genere. Sentii le sue dita sul mio sedere ed emisi un guaito quando lui ne spinse dentro uno.
“Siamo svegli, Claudio? Fai piano. Non vogliamo svegliare i vicini di casa.” Ma non potevo fare a meno di dirgli in termini sicuri quello che pensavo del suo dito la volta seguente che mi penetrò.
“Oh, molto bene, Claudio. Questo è per la colazione. Finalmente sei arrivato a sperimentare quello che un uomo fa ad un uomo, così capirai cosa vuol dire venire veramente.”
“Quello che un uomo fa ad un uomo,” pensai idiotamente tra di me. Poi mi prese l’imbarazzo. Cosa avrei detto, cosa avrei potuto dire se qualcuno ci avesse scoperto in quel momento. Cosa avrebbero pensato di me? Mi aveva fatto tacere, non voleva che nelle stanze vicine si sentisse quello che stavamo facendo. Allora capii a cosa serviva il nastro isolante sul comodino. Tommy ne strappò un po’ coi denti, prese le calze che indossavo il giorno prima e me ne riempì la bocca. Il nastro venne messo sulla mia bocca e la mia voglia di gridare fu doppiamente soffocata. Tommy riprese a sbavare sul mio sedere, ad aprirlo con le dita e mormorare fra di sé.
“In ginocchio, Claudio, ed allarga quelle gambe.”
Fui lento ad obbedire.
“Fallo, Claudio. Credimi; ti piacerà.”
Mi misi in ginocchio ed allargai le gambe fino a dove potevo senza cadere. Lui mi allargò le natiche con le mani e mi penetrò, lentamente, col suo cazzo. Aspettò che mi aprissi per lui e poi scivolò dentro fino alla radice. Fortunatamente era tutto meno che ben dotato. Cominciò a pomparmi ed io sentii dolore e piacere. Poi quando prendemmo il ritmo, il piacere continuò ad aumentare. Quando non fu più capace di controllarsi, si estrasse da me e sparò il suo carico sulla mia schiena. Le mie ginocchia cedettero ed io affondai sul letto. Lui si abbassò su di me allungandosi sul mio corpo.
Quando mi svegliai la volta dopo ero di nuovo sotto le coperte ed avevo addosso i pantaloni del pigiama. Tommy indossava una maglietta, jeans corti, infradito e stava guardando il parcheggio attraverso le tende. L'aria condizionata funzionava al massimo e non sentivo alcun profumo innaturale nell'aria. Tutto sembrava così normale. Avrei potuto dire che la notte era stata un enorme sogno erotico, ma i polsi mi dolevano ancora come l'area intorno alla mia bocca e, naturalmente, il mio sedere. Mi sentivo ancora un po’ confuso e disorientato.
“Tommy. . .”
“Uomo, credevo che dormissi profondamente. ”
“Tommy. . .”
“Sì, Claudio?”
“Prendi la tua roba ed esci. La corsa è finita.”
“Io penso di no, Claudio. Non finché non abbiamo fatto colazione e mi hai riportato sulla strada. Ah, mi sono dimenticato di dirti,” e prese il suo portafoglio mostrandomi un elaborato distintivo. “Io sono un poliziotto. Stavo sull’autostrada perché abbiamo ricevuto denunce su qualcuno che dà passaggi ai ragazzi e poi li stupra.”
“E tu hai pensato che io. . . ?”
“Sicuro. Perché no? Tu ne eri il modello.”
“Ma poi quando hai scoperto. . .”
“Mi piace il mio lavoro, Claudio. Mi dà degli incentivi che non troverei altrimenti. Tu avevi un tale bel grosso cazzo. E sarebbe stata la mia parola contro la tua, non è vero? Ed io ho quel distintivo. Allora, colazione?”
“Sì. Ok.”
Quando ritornammo al SUV, dissi a Tommy che non mi sentivo ancora molto bene e lui chiese se poteva guidare, non aveva mai guidato un grande SUV. Io non ero nell'umore di discutere con lui.
“Io devo tornare a sud sull’autostrada da cui siamo arrivati, ti va bene così o vuoi continuare ad est su questa strada?”
“Come? Oh, io continuo su questa strada.”
Quando fummo quasi alla sua uscita, accostò ed andò a parcheggiare in una piazzuola dove sarebbe stati molto difficile vedere il SUV da qualsiasi direzione si venisse.
“Perché ti sei fermato qui, non vorrai attraversare l’autostrada da qui.”
Tommy tolse la chiave d’avviamento e me la mostrò sul palmo della mano: “Potrai averla indietro se farai precisamente come dico.”
“Scusa?”
“Vai sul sedile posteriore.”
“Tommy!”
“Vai sul sedile posteriore.”
Lui si spogliò nudo mentre si avviava ai posti posteriori. Entrammo e ci sedemmo.
“Baciami, Claudio” disse. Io lo guardai e lui fece dondolare le chiavi della macchina di fronte alla mia faccia, aprì il finestrino e le lanciò fuori, poi mi prese per la camicia e mi tirò a sé. Mi baciò sulle labbra ed io mi trovai a rispondere. Mi aprì le labbra con le sue ed io lasciai fare, e quando la sua lingua penetrò la mia bocca, la mia lingua era là a salutarlo. Il ricordo di cos’era lui e del suo distintivo erano spariti dalla mia testa. Le mie mani stavano volando sul suo corpo ed una di loro si avvolse intorno al suo uccello.
Lui si staccò per un momento: “Ora, Claudio, se hai mai pensato a cosa ti sarebbe piaciuto fare con un altro uomo, fallo.” Poi tornò a coprire le mie labbra e cominciò a togliermi i vestiti. Quando fui nudo come lui, mi spinse sul sedile, mi fece girare e cominciò a succhiarmi il cazzo. Il suo pene spingeva sulla mia faccia, così cominciai a fare a lui quello che lui stava facendo a me. Quando fummo eccitati a sufficienza e stavamo respirando pesantemente, si girò di nuovo su di me. Prese il suo zaino dal pavimento e me lo mise sotto la schiena e le natiche per alzarmi il culo. Ero bloccato contro la portiera del passeggero allo stesso modo che lui lo era stato il pomeriggio prima sul sedile anteriore quando mi aveva fatto la proposta ed io l'avevo rifiutata. Si girò verso di me, il ginocchio destro spinse sul sedile dietro la mia natica sinistra e sotto la mia coscia sinistra mentre il suo piede sinistro stava sul pavimento della macchina, per dargli la possibilità di spingere. Spinse indietro la mia gamba sinistra sul sedile ed il piede destro verso il volante sul sedile anteriore.
Io piagnucolai: “No, Tommy. No, non di nuovo. . . No!”
Lui immerse il suo cazzo dentro di me, l'estrasse quasi completamente e poi l’immerse di nuovo, lo rifece più volte andando più profondamente ad ogni tuffo.
“No, Tommy. . . No!”
Dentro. Fuori. In profondità, ruotare il cazzo. Fuori, dentro!
“Ahhhhh. Sì, sì, sssiiii! Inculami Tommy, più forte, più profondo. Ahhhhhh!” Misi in moto le mie anche e la mia pelvi, andando ad incontrarlo colpo dopo colpo, afferrandolo per le natiche, tentando di aumentare la velocità dei colpi dentro di me.
Mentre pompava mi mormorò: “Ricordati quando senti di volerne parlare a qualcuno, di dire che era il cazzo di un poliziotto nel tuo bel sedere stretto. Per la legge potrei arrestarti dicendo che pensavi che io fossi minorenne ed avresti il nome stampato sulla prima pagina del giornale della tua città per quello che hai fatto con me. Ma tu mi piaci e tutto quello che voglio fare è pagare il passaggio, tu sei stato straordinariamente speciale per me, inoltre hai un sedere ed un cazzo extra belli e, così hai avuto un pagamento speciale.”
Quando ebbe finito, prese il suo zaino da sotto di me ed uscì dalla macchina. Si mise rapidamente jeans, infradito e si lanciò la maglietta sulla spalla. Nel frattempo, dopo essere stato liberato, mi vestii e trovai le chiavi. Quando mi voltai Tommy era già andato sulla strada per attraversare le tre corsie di traffico. Era dall’altra parte di fronte a me e mostrava il pollice. Un SUV con un maschio a bordo si era già fermato, Tommy mi vide, agitò la mano, poi si girò verso la macchina. Prima che potessi ritornare sulla strada, lui aveva aperto la portiera posteriore, gettato dentro lo zaino e si era seduto sul sedile anteriore. Quando imboccai l’uscita l’altro SUV stava viaggiando verso sud.
Quando gli fui più vicino pensai che non doveva camminare da molto perché non penso che qualcuno possa camminare a lungo su di un’autostrada. Quando lo sorpassai ci guardammo e mi sorpresi a frenare. Non ho idea del perché lo feci; non avevo mai preso a bordo un autostoppista prima di allora.
Aprì la portiera posteriore e lanciò dentro lo zaino, poi aprì la portiera anteriore mettendo dentro la testa chiese: "Posso avere un passaggio o deve uscire alla prossima uscita?"
"Sali", risposi, "devo stare ancora a lungo sull’autostrada." Il suo zaino era già dietro e quindi ambedue sapevamo che la richiesta era solo una formalità. Lui allargò la maglietta sul sedile prima di sedersi, mi piace tenere la macchina pulita e raccogliere qualcuno così era un’esperienza nuova per me.
"Grazie di nuovo", disse allacciandosi la cintura di sicurezza ed io ripartii.
"Bella macchina", disse, "Una Lexus nuova?"
"Sì, grazie. Mi piace."
"Questi SUV hanno un sacco di spazio. Si potrebbe fare una festa lì di dietro."
Non avendo una risposta adatta non dissi niente.
"Come ti chiami?" chiese.
"Claudio", risposi. "Sto tornando dopo un fine settimana in montagna." Non era un gran discorso ma non avevo voglia di chiacchierare.
"Bello! Io mi chiamo Tommy. Non so dove sto andando, voglio vedere dove mi porta la mia intelligenza e la mia abilità."
"Esplorando il mondo dopo il liceo e prima dell’università, suppongo."
"Ummm; qualche cosa del genere."
Restammo silenziosi per molti chilometri. Lui alzò le braccia e fece alcune torsioni avanti ed indietro sul sedile, poi si massaggiò il bicipite e fece correre una mano sul torace e giù sugli addominali.
Non potevo fare a meno di osservarlo. "Faticoso fare l’autostop, credo", dissi.
"Huh?"
“Deve essere faticoso fare l’autostop così. Il tuo zaino deve essere pesante; devi avere i muscoli legati."
"Sì, direi di sì", disse, e poi rise un po’ nervosamente. "Ok, si sta avvicinando l’ora di cena. Cosa posso fare in cambio di un pasto ed un passaggio per molti chilometri? Un pompino per il pasto e poi potresti farmi per i chilometri?"
"Scusa?" Chiesi scioccato e quasi uscii di strada.
"Huh, mi spiace uomo", disse il giovane: "Ho sbagliato, credevo... Frena e scendo.
Io avevo ripreso il controllo della macchina. "Ehi, ti darò il passaggio, ti darò la cena, ma come ti è saltato in mente che volessi qualche cosa per questo?"
"È solo la regola della strada, uomo. Io mostro la mia disponibilità, cosa pensi che stessi facendo a torso nudo, se un uomo si ferma ed io ottengo di fare un po’ di strada e magari avere un pasto, c’è solo una cosa che devo dare in cambio. Mi spiace dell’equivoco, non sapevo ma tu ti sei fermato quando ho gettato l’esca."
Aveva ragione, mi ero fermato. E non avevo idea del perché.
"Quindi, se mi farai scendere non sporcherò più la tua macchina.”
"Ehi, non è così, non mi importa di quello che paghi per i tuoi viaggi. Io non mi sono fermato per quello. Non so perché mi sono fermato. Probabilmente perché ho visto che facevi l'autostop in autostrada e non volevo che un ragazzino si mettesse nei guai.”
"Non sono stato molto col pollice alzato", disse mettendo il broncio. "Quindi non ti sei fermato perché sei stato attirato da me? Non ti sembro bello?"
"No, voglio dire, tu sei più che a posto. Ma non mi sono fermato con quello in mente."
"Quindi non fai quello?"
"No, certamente no."
"Non hai mai avuto un pompino da un ragazzo? Non ci hai mai pensato?"
"No. . . beh, forse mi aveva un po' incuriosito. Scommetto che tutti gli uomini, se sono onesti, ne sono un po' curiosi. Ma, no, no, io non l'ho mai fatto o non ne ho mai avuta l’opportunità."
Il ragazzo girò la testa e fissò fuori della finestra. Aveva il gomito sul davanzale e stava rosicchiandosi le unghie. L'altra mano l’aveva lasciata cadere sul suo grembo.
Poi disse: "Ancora un paio di chilometri, quel cartello dice che c’è un’uscita tra un paio di chilometri, potrai lasciarmi là."
“Non è il caso, non ti giudico per quello che hai detto, comunque ci fermeremo a quell'uscita per la cena. Ho fame anch’io."
“Allora potrei avere una cena per un pompino? Hai detto che non l'hai mai fatto mai perché non ne hai avuta l'opportunità. Ecco la tua opportunità. Molti ragazzi lasciarono che altri ragazzi li succhino; questo non vuol dire che siano gay."
"No! Io posso permettermi il pasto e non è necessario che mi paghi."
Tommy divenne silenzioso.
Entrammo nel parcheggia di un ristorante.
"Ehi, potrebbe parcheggiare là dietro?" chiese Tommy mentre si stirava per mettersi la maglietta. "Ho un crampo ad una gamba e vorrei camminare fino al ristorante."
Tommy fu tranquillo ed un po’ triste durante la cena. “Cosa c’è che non va, a cosa stai pensando?” gli chiesi.
"Io non voglio la carità, Claudio. Non ho niente di valore nello zaino per pagare questa cena e questo passaggio, ma io non voglio la carità. Quello che ti ho offerto è tutto quello che ho."
“Non so cosa dire, Tommy, capisco quello che dici. Possiamo pensaci lungo la strada. Forse c’è qualche cosa d’altro che potresti fare. Quando avrò un appartamento potrai provvedere alle riparazioni e questo mi ripagherebbe." Pensavo fosse una cosa divertente, ma Tommy non rise.
Si tolse di nuovo la camicia mentre tornavamo alla macchina. Quell’angolo di parcheggio ora era piuttosto scuro. Mi sedetti al posto del conducente, mi allacciai la cintura, infilai la chiave e la girai. Ma Tommy si girò verso di me sul suo sedile, con la sinistra tolse le chiavi e mise la destra sul mio grembo alla ricerca del mio cazzo e a toccarlo attraverso la stoffa dei pantaloni e delle mutande.
"Wow, è un missile quello che hai qui dentro, Claudio?"
"Tommy! Ti ho detto di no."
"Io pago per quello che mi viene offerto, Claudio. E’ la mia filosofia. E tu hai ammesso di averci pensato e solo di non averne mai avuto l'opportunità. Questa è la tua opportunità. Non farti implorare." Mentre parlava mi slacciava la cintura, il bottone dei pantaloni ed abbassava la cerniera.
Io rimasi seduto scioccato ed ammutolito.
"Dannazione, Claudio! " Esclamò mentre tirava fuori il mio uccello e lo portava all'aria aperta. "Questa cosa è enorme. Perché hai vergogna a mostrarlo?"
"Tommy. . . " Cominciai, ma lui non mi dava retta. Mi carezzava cercando di farmelo diventare duro e, devo dirlo, il mio uccello stava cooperando. La sua bocca scese e mi ingoiò fino alla radice, ed il mio pene stava diventando più lungo e più grosso nella sua bocca. Avvolse una mano intorno alla base e strinse, aiutando il sangue che stava fluendo là a rimanerci, poi cominciò a leccare l’orlo del glande ed a succhiarlo come un ghiacciolo. La dimensione del mio cazzo aumentò e sentii un lamento sfuggirmi dalle labbra.
Non sapevo cosa fare con le mani, gliele misi sulla schiena e gli massaggiai i muscoli lasciando che le mie dita corressero sotto la sua coda di cavallo.
Ora stava pompandomi con la bocca tenendo le dita strette intorno alla base del mio cazzo e giocando con le mie palle con l’altra mano. Ero intrappolato contro il volante ed era impossibile per me o lui muoverci.
Era tutto troppo una sorpresa per me e troppo era il piacere perché riprendessi il controllo. Presto spasimai nella sua bocca. Lui me lo leccò per pulirmelo mentre lo faceva uscire, poi si asciugò la faccia con la maglietta e mi sorrise.
"Quindi, lo volevi veramente, non è vero? Direi che era un po’ che non te ne facevano."
Si contorse sul sedile del passeggero allontanandosi da me, alzò la gamba sinistra e spinse il piede, senza infradito, dietro alla mia schiena; alzò il piede destro sopra il volante e si appoggiò indietro. C'era una lunga linea di bella pelle che correva giù dal suo collo attraverso il giovane torace senza peli, gli addominali, il piccolo ombelico impertinente, la pancia e la parte superiore dei corti jeans a vita bassa. Aveva sbottonato a metà la patta, mostrando l'inizio del riccio cespuglio di peli pubici e l’elastico delle mutande nere nella ‘V’ che si era formata.
"OK, Claudio. Per una stanza per la notte potrai farmi."
Inarcò la schiena espandendo i muscoli del torace e contraendo la pancia per spalancare quella ‘V’.
"Cosa?"
"Sì, pompini, leccarmi, incularmi. Spompinarmi ed incularmi. Qualunque cosa tu mi voglia fare."
Ero là, seduto, gelato, a bocca aperta.
Esasperato spostò la gamba destra e si sedette sul sedile. Prese le mie mani, mise la mia destra sul suo torace e fece cadere la sinistra sul suo pacco. Una scarica elettrica, non sgradevole, mi attraversò. Perché mi ero fermato a raccoglierlo? C'era qualche cosa che non ammettevo a me stesso?
Scossi la testa avanti ed indietro e tolsi le mani da lui. Riinfilai l’uccello nei miei pantaloni, chiusi la cerniera ed avviai il motore.
"E’ una pazzia, Tommy. Prenderò una stanza, ma avrà due letti. E tu non mi dovrai niente. Mi hai pagato. Mi hai pagato in pieno. E’ stato nuovo ed interessante, grazie. Ed è stato sufficiente per coprire tutto il viaggio."
Tommy rimase dove era, continuando ad offrirsi a me fino all’uscita seguente che presi alla ricerca di un motel decente.
"Quindi ti è piaciuto, non è vero?"
Un momento di silenzio.
"Sì. Come posso dire altrimenti? Ma questo non vuol dire che senta il bisogno di farlo ancora."
Mi registrai e pagai per una stanza mentre Tommy aspettava in macchina. Quando entrammo nella stanza, gettai la mia borsa su un letto ed accesi luci. Quando mi girai vidi che Tommy aveva gettato il suo zaino sullo stesso letto. Io presi lo zaino e lo lanciai sull'altro letto.
Mentre prendevo della coca cola dal frigorifero, Tommy faceva zapping e finì su un film porno soft gay. Non mi accorsi della sua scelta e dell'attenzione rapita che gli stava dando mentre io ero occupato a togliere dal bagaglio gli articoli di toeletta, il pigiama e quello che avrei messo il giorno dopo.
"Vuoi fare la doccia per primo?" Gli chiesi.
"No, ho cominciato a vedere questo, falla tu, io aspetterò."
Andai in bagno e, mentre la doccia si stava scaldando, mi rasi. Ero sotto la doccia ed avevo iniziato ad insaponarmi quando sentii la porta aprirsi. La tenda fu tirata da parte e vidi Tommy sorridente, nudo e, lo devo ammettere, pronto all’azione. Io quasi lasciai cadere il sapone.
"Cosa diavolo?" Esclamai.
"Ho deciso che non potevo aspettare per la doccia, ho messo in pausa la tele." Entrò nella doccia e tirò la tenda. Prendendo il sapone dalle mie mani, disse: "Dai, lasciamelo fare."
"Tommy, sei esasperante. Esci di qui. Non voglio. . . " Tuttavia le mie ginocchia stavano cedendo. Le sue mani stavano scivolando sul mio torace, scendendo alla mia pancia ed intorno al mio uccello insaponato. Mi tirò a sé e le sue mani ed il sapone andarono sulle mie spalle, sulla mia schiena, giù per la schiena e sulle mie natiche. Sentivo il suo torace, la sua pancia, il suo cazzo contro di me e ricominciò a diventarmi duro. Anche lui aveva una semi erezione.
"Sei veramente in forma buona”, disse. “Un culo veramente bello ed uno dei più grossi cazzi che abbia mai visto. Ora insaponami tu."
Indietreggiò affrontandomi a braccia abbassate. I capelli erano sciolti ed un po’ gli cadevano sulla fronte arrivandogli praticamente ai capezzoli.
"Claudio, ti ho detto di insaponarmi.”
Allungai una mano e cominciai ad insaponargli il torace e poi scesi sulla pancia. Ero nei suoi peli pubici quando una delle sue mani scese e spinse la mia mano al suo pene. Io lasciai cadere il sapone, tolsi la mano e chiusi l’acqua.
"No, Tommy. Questo non va, non mi piace."
"Bene, ok, ma questo ti piacerà", disse scendendo su un ginocchio e girandomi verso di lui con le mani sulle mie anche. Ingoiò il mio cazzo fino alla radice tenendomi ferma la pelvi con le mani.
"Tommy! Questo l’hai già fatto, lasciami andare."
Lui si alzò: "Dannazione, sei stato troppo veloce in macchina che è stato appena sufficiente per pagare la cena ed ora c’è la colazione. Io ho il mio orgoglio; non voglio esserti debitore. È questo il problema."
Con un sospiro lo lasciai fare. Le sue mani andarono alle mie chiappe mentre io piantavo i piedi come meglio potevo sul pavimento insaponato del box ed arcuavo la schiena contro il muro lasciando che l'acqua scendesse a cascata sulla mia pancia e sulla testa di Tommy. Una delle sue mani salì a giocare tra i peli del torace, coi capezzoli, gli addominali, la pancia, ed io gli permisi di farlo. Feci correre le dita tra i suoi capelli scarmigliati mentre Tommy ripeteva i suoi giochi sul mio pene. Questa volta, tuttavia, mantenni un buon controllo e lui dovette pomparmi a lungo prima di sentire che stavo venendo; allora lasciò uscire il mio cazzo dalla sua bocca ed arcuò la schiena in modo che la mia sborra fosse sparata sul suo torace e la sua pancia e lavata via dall'acqua dalla doccia.
Prima che Tommy potesse suggerire altre idee di pagamento, uscii dalla doccia, mi asciugai rapidamente ed andai in camera da letto. Mi misi il pigiama, appoggiai l’orologio sul comodino, spensi la luce accanto al letto, tirai su le coperte sino al mento e chiusi le palpebre. Quando le aprii di nuovo più tardi, la stanza era scura a parte il bagliore della televisione. Tommy era sdraiato sul suo letto, il suo torso appoggiato ai cuscini in fondo al letto, le gambe spalancate sul copriletto e la mano stava lentamente masturbando il cazzo duro. Stava anche fumando qualche cosa che non sembrava essere una sigaretta. C'era un odore dolce nell'aria ed io mi stavo sentendo brillo. Ma non potevo fare a meno di guardarlo fino a che non eiaculò con un sospiro e ritornò in bagno. La mia attenzione si concentrò sul comodino che c’era tra noi e vidi che aveva messo alcune cose particolari prese dal suo zaino, incluso un paio di cinture di cuoio sottili ed un rotolo di nastro isolante. Ma non diedi peso alla stranezza, ero veramente assonnato ed i muri della stanza sembravano ondeggiare un po'. Quando Tommy ritornò, spense la televisione, mise l’erba in una tazza di plastica sul comodino e poi tutto fu scuro.
Nelle prime ore scure della mattina, fui svegliato da qualche cosa che pesantemente era piombato sul materasso del mio letto ed aveva alzato le coperte. Tommy era entrato nel mio letto e si era disteso dietro di me, il corpo tese lungo il mio. La sua pelvi appoggiata al mio sedere. La sua mano sinistra mi carezzava capelli, orecchie e collo mentre la destra stava esplorando lentamente il mio torace, gli addominali, la pancia e l’inguine. Quando sonnolentemente mi svegliai sentii il suo cazzo che comincia a sorgere contro la mia schiena.
“No, Tommy,” dissi con una voce sonnolenta, lottando contro il sonno, esausto per aver guidato a lungo. Ma lui mise la gamba destra su di me e mi tirò sulla schiena. La mia pelvi puntava verso il soffitto mentre la sua mano mi slacciava il pigiama e prendeva il mio cazzo.
“No, no.” Mi girai verso di lui e lottai, debolmente perché non ero ancora sveglio e perché il fumo di Tommy aleggiava ancora nella stanza. Rotolammo nel letto, allacciando le gambe, il torace che spingeva contro il torace, l’uccello che si dimenava contro quello dell’altro, cosa che servì solamente ad eccitare ambedue ed a farmi perdere il controllo. Le mie mani smisero di tentare di spingerlo via e, invece, strinsi, scivolai, lo stavo esplorandolo come lui stava esplorando me e sensualmente. Sentivo sospiri e lamenti e non erano tutti suoi. Mi aveva tirato giù i pantaloni del pigiama alle ginocchia, ma io me li tolsi completamente e li gettai via.
“Nel buio,” bisbigliò respirando affannosamente. “Nulla è vero; nulla conta nel buio, Claudio. Domani potrai fingere che è stato tutto un sogno. Noi fingeremo che è stato solo un sogno.”
“No, no,” diceva la mia bocca, ma il mio corpo stava mostrando che si trattava di una bugia.
“Sarai pagato completamente, Claudio. Io non voglio vivere avendo dei debiti. Io pago tutto nella mia vita.”
Ce l’avevo duro come una pietra e mi trovai intrappolato sotto Tommy. Lui era seduto a cavalcioni sulla mia pancia ed aveva in un mano le due strisce di cuoio che avevo visto sul comodino. Afferrò una delle mie mani, ma io tentai di resistere. Lui aveva un'espressione selvaggia negli occhi e mi schiaffeggiò duramente sulla faccia mentre mi legava le mani alle sbarre d’ottone della testata del letto. Poi la sua bocca scese su uno dei miei capezzoli e lo morsicò. Io pensai che stavo gridando, ma tutto era avvolto in una nebbia e non sentii alcun suono uscire da me. Lui divenne meno violento ma più metodico, mi pizzicò e leccò scendendo sul torso. I suoi lunghi capelli di seta strisciavano sul mio corpo, facendomi il solletico, ma calmando l’effetto dell'attacco delle sue labbra e denti. Vidi scendere il suo torso lungo e magro di fronte a me, stava scendendo sul mio grembo, infilzandomi col suo buco del culo. Era doloroso e piacevole quando mi avvolse. All’inizio era troppo stretto ed il mio glande sensibile sfregò contro le pareti del suo canale. Ma lui si aprì ed io sentii un flusso potente quando nel buio lo penetrai.
“Inculami, dannazione” Gridò. “Metti i piedi sotto i muscoli del culo e pompami. Sto pagando il conto per questa stanza, dannazione. Inculami.”
Spinsi i talloni nel materasso e scoprii che ci riuscivo, infatti trovai un sistema di leva sufficiente per muovere il mio pene su ed in giù nel suo sedere, così lo pompai languidamente per un po’. Ma ero ancora stordito, così stordito da non sentirmi indignato per le mani legate o perché mi aveva schiaffeggiato. Non stavo pompando abbastanza vigorosamente secondo Tommy che cominciò a pomparsi su di me selvaggiamente, muovendo il sedere su e giù e dondolando avanti ed indietro. Venni profondamente dentro di lui che smise di pompare e si sdraiò su di me tenendo dentro di sé il mio cazzo che si ammollava.
Ritornai a dormire e pensai che lui facesse lo stesso. Mi svegliai più tardi con la luce che cominciava ad apparire all’orlo della tenda. Stavo sullo stomaco anche se le mie mani sembravano ancora legate sopra la mia testa. Ero ancora confuso e cominciai a pensare che non si trattasse solo dell’erba che Tommy fumava, qualche cosa doveva essere stato fatto scivolare nella coca cola che avevo bevuto la sera prima. Oh mi sentivo così assonnato e sentivo anche qualche cosa d’altro. Sentivo umidità e freddo al mio buco del culo. Mi ci volle un po’ di tempo per comprendere che Tommy mi stava baciando e leccando là. Mi ci volle anche del tempo per rendermi conto di cosa si trattava e dove mi stava conducendo, dato che non mi era mai accaduto niente del genere. Sentii le sue dita sul mio sedere ed emisi un guaito quando lui ne spinse dentro uno.
“Siamo svegli, Claudio? Fai piano. Non vogliamo svegliare i vicini di casa.” Ma non potevo fare a meno di dirgli in termini sicuri quello che pensavo del suo dito la volta seguente che mi penetrò.
“Oh, molto bene, Claudio. Questo è per la colazione. Finalmente sei arrivato a sperimentare quello che un uomo fa ad un uomo, così capirai cosa vuol dire venire veramente.”
“Quello che un uomo fa ad un uomo,” pensai idiotamente tra di me. Poi mi prese l’imbarazzo. Cosa avrei detto, cosa avrei potuto dire se qualcuno ci avesse scoperto in quel momento. Cosa avrebbero pensato di me? Mi aveva fatto tacere, non voleva che nelle stanze vicine si sentisse quello che stavamo facendo. Allora capii a cosa serviva il nastro isolante sul comodino. Tommy ne strappò un po’ coi denti, prese le calze che indossavo il giorno prima e me ne riempì la bocca. Il nastro venne messo sulla mia bocca e la mia voglia di gridare fu doppiamente soffocata. Tommy riprese a sbavare sul mio sedere, ad aprirlo con le dita e mormorare fra di sé.
“In ginocchio, Claudio, ed allarga quelle gambe.”
Fui lento ad obbedire.
“Fallo, Claudio. Credimi; ti piacerà.”
Mi misi in ginocchio ed allargai le gambe fino a dove potevo senza cadere. Lui mi allargò le natiche con le mani e mi penetrò, lentamente, col suo cazzo. Aspettò che mi aprissi per lui e poi scivolò dentro fino alla radice. Fortunatamente era tutto meno che ben dotato. Cominciò a pomparmi ed io sentii dolore e piacere. Poi quando prendemmo il ritmo, il piacere continuò ad aumentare. Quando non fu più capace di controllarsi, si estrasse da me e sparò il suo carico sulla mia schiena. Le mie ginocchia cedettero ed io affondai sul letto. Lui si abbassò su di me allungandosi sul mio corpo.
Quando mi svegliai la volta dopo ero di nuovo sotto le coperte ed avevo addosso i pantaloni del pigiama. Tommy indossava una maglietta, jeans corti, infradito e stava guardando il parcheggio attraverso le tende. L'aria condizionata funzionava al massimo e non sentivo alcun profumo innaturale nell'aria. Tutto sembrava così normale. Avrei potuto dire che la notte era stata un enorme sogno erotico, ma i polsi mi dolevano ancora come l'area intorno alla mia bocca e, naturalmente, il mio sedere. Mi sentivo ancora un po’ confuso e disorientato.
“Tommy. . .”
“Uomo, credevo che dormissi profondamente. ”
“Tommy. . .”
“Sì, Claudio?”
“Prendi la tua roba ed esci. La corsa è finita.”
“Io penso di no, Claudio. Non finché non abbiamo fatto colazione e mi hai riportato sulla strada. Ah, mi sono dimenticato di dirti,” e prese il suo portafoglio mostrandomi un elaborato distintivo. “Io sono un poliziotto. Stavo sull’autostrada perché abbiamo ricevuto denunce su qualcuno che dà passaggi ai ragazzi e poi li stupra.”
“E tu hai pensato che io. . . ?”
“Sicuro. Perché no? Tu ne eri il modello.”
“Ma poi quando hai scoperto. . .”
“Mi piace il mio lavoro, Claudio. Mi dà degli incentivi che non troverei altrimenti. Tu avevi un tale bel grosso cazzo. E sarebbe stata la mia parola contro la tua, non è vero? Ed io ho quel distintivo. Allora, colazione?”
“Sì. Ok.”
Quando ritornammo al SUV, dissi a Tommy che non mi sentivo ancora molto bene e lui chiese se poteva guidare, non aveva mai guidato un grande SUV. Io non ero nell'umore di discutere con lui.
“Io devo tornare a sud sull’autostrada da cui siamo arrivati, ti va bene così o vuoi continuare ad est su questa strada?”
“Come? Oh, io continuo su questa strada.”
Quando fummo quasi alla sua uscita, accostò ed andò a parcheggiare in una piazzuola dove sarebbe stati molto difficile vedere il SUV da qualsiasi direzione si venisse.
“Perché ti sei fermato qui, non vorrai attraversare l’autostrada da qui.”
Tommy tolse la chiave d’avviamento e me la mostrò sul palmo della mano: “Potrai averla indietro se farai precisamente come dico.”
“Scusa?”
“Vai sul sedile posteriore.”
“Tommy!”
“Vai sul sedile posteriore.”
Lui si spogliò nudo mentre si avviava ai posti posteriori. Entrammo e ci sedemmo.
“Baciami, Claudio” disse. Io lo guardai e lui fece dondolare le chiavi della macchina di fronte alla mia faccia, aprì il finestrino e le lanciò fuori, poi mi prese per la camicia e mi tirò a sé. Mi baciò sulle labbra ed io mi trovai a rispondere. Mi aprì le labbra con le sue ed io lasciai fare, e quando la sua lingua penetrò la mia bocca, la mia lingua era là a salutarlo. Il ricordo di cos’era lui e del suo distintivo erano spariti dalla mia testa. Le mie mani stavano volando sul suo corpo ed una di loro si avvolse intorno al suo uccello.
Lui si staccò per un momento: “Ora, Claudio, se hai mai pensato a cosa ti sarebbe piaciuto fare con un altro uomo, fallo.” Poi tornò a coprire le mie labbra e cominciò a togliermi i vestiti. Quando fui nudo come lui, mi spinse sul sedile, mi fece girare e cominciò a succhiarmi il cazzo. Il suo pene spingeva sulla mia faccia, così cominciai a fare a lui quello che lui stava facendo a me. Quando fummo eccitati a sufficienza e stavamo respirando pesantemente, si girò di nuovo su di me. Prese il suo zaino dal pavimento e me lo mise sotto la schiena e le natiche per alzarmi il culo. Ero bloccato contro la portiera del passeggero allo stesso modo che lui lo era stato il pomeriggio prima sul sedile anteriore quando mi aveva fatto la proposta ed io l'avevo rifiutata. Si girò verso di me, il ginocchio destro spinse sul sedile dietro la mia natica sinistra e sotto la mia coscia sinistra mentre il suo piede sinistro stava sul pavimento della macchina, per dargli la possibilità di spingere. Spinse indietro la mia gamba sinistra sul sedile ed il piede destro verso il volante sul sedile anteriore.
Io piagnucolai: “No, Tommy. No, non di nuovo. . . No!”
Lui immerse il suo cazzo dentro di me, l'estrasse quasi completamente e poi l’immerse di nuovo, lo rifece più volte andando più profondamente ad ogni tuffo.
“No, Tommy. . . No!”
Dentro. Fuori. In profondità, ruotare il cazzo. Fuori, dentro!
“Ahhhhh. Sì, sì, sssiiii! Inculami Tommy, più forte, più profondo. Ahhhhhh!” Misi in moto le mie anche e la mia pelvi, andando ad incontrarlo colpo dopo colpo, afferrandolo per le natiche, tentando di aumentare la velocità dei colpi dentro di me.
Mentre pompava mi mormorò: “Ricordati quando senti di volerne parlare a qualcuno, di dire che era il cazzo di un poliziotto nel tuo bel sedere stretto. Per la legge potrei arrestarti dicendo che pensavi che io fossi minorenne ed avresti il nome stampato sulla prima pagina del giornale della tua città per quello che hai fatto con me. Ma tu mi piaci e tutto quello che voglio fare è pagare il passaggio, tu sei stato straordinariamente speciale per me, inoltre hai un sedere ed un cazzo extra belli e, così hai avuto un pagamento speciale.”
Quando ebbe finito, prese il suo zaino da sotto di me ed uscì dalla macchina. Si mise rapidamente jeans, infradito e si lanciò la maglietta sulla spalla. Nel frattempo, dopo essere stato liberato, mi vestii e trovai le chiavi. Quando mi voltai Tommy era già andato sulla strada per attraversare le tre corsie di traffico. Era dall’altra parte di fronte a me e mostrava il pollice. Un SUV con un maschio a bordo si era già fermato, Tommy mi vide, agitò la mano, poi si girò verso la macchina. Prima che potessi ritornare sulla strada, lui aveva aperto la portiera posteriore, gettato dentro lo zaino e si era seduto sul sedile anteriore. Quando imboccai l’uscita l’altro SUV stava viaggiando verso sud.
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