Fermata d'autobus
di
Aramis
genere
gay
Fermata d’autobus
Ogni giorno passavo davanti alla fermata dell'autobus mentre andavo al lavoro. Vedevo sempre vecchiette che aspettavano ma un giorno, mentre stavo aspettando che il semaforo diventasse verde, lo vidi.
Alto, con capelli irsuti color fieno, occhi blu e una corporatura snella e atletica. Indossava una giacca di jeans sopra una maglietta, jeans e scarpe da ginnastica consumate.
Anche da dove stavo, potevo capire che non mangiava da un po’.
Quando il semaforo mi diede via libera, girai l’angolo e parcheggiai vicino al marciapiede. Mentre andavo verso la fermata pensavo a cosa avrei potuto dire. Quando mi vide, i suoi bellissimi occhi azzurri mi guardarono stancamente.
“Cosa vuoi?”
Chiese.
Io sorrisi.
“Volevo solo vedere se stavi bene.”
Sembrava arrabbiato.
“Chi diavolo sei, un missionario?”
Ridacchiai, quel ragazzo aveva grinta.
“No, solo qualcuno che è preoccupato.”
Lui sbuffò.
“Guardi signore, mi lasci in pace.”
Guardò il mio inguine e poi di nuovo me.
“A meno che tu non stia cercando qualcos'altro, allora possiamo parlarne.”
Rimasi scioccato e leggermente eccitato.
“No, non è per quello.”
Si voltò.
Io tirai fuori un biglietto da visita e vi scrissi il mio numero di cellulare sul retro.
“Se hai bisogno di qualcosa, chiamami.”
Guardò di nuovo verso di me e potevo dire, dall’espressione scioccata sul suo bellissimo viso angelico, che era commosso.
“Grazie.”
Disse prendendo il biglietto.
Con riluttanza me ne andai.
“Dio, per favore fa che mi chiami!”
Pregai chiunque stesse ascoltando
Nei giorni successivi aspettai nervosamente che chiamasse. Un giorno, mentre meno me lo aspettavo, lo fece.
“Ciao, sono il ragazzo che hai incontrato alla fermata dell'autobus.”
Mi sembrava nervoso.
“Come va?”
Rimase in silenzio per alcuni istanti.
“Hai detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa…”
“Sì, cosa posso fare?”
Di nuovo tacque.
Sentivo il rumore del traffico in sottofondo.
“Dove sei?”
Ridacchiò.
“Dove pensi che sia?”
Gli dissi che sarei arrivato in pochi minuti. Quando parcheggiai vicino al marciapiede ed andai alla fermata dell'autobus rimasi senza fiato per quello che vidi. Aveva un occhio nero e un labbro spaccato.
“Chi è stato!”
Lui alzò le spalle.
“Un cliente.”
Mi sedetti accanto a lui che sussultò.
“Ehi, non ti farò del male!”
Si avvicinò un po’ di più.
“Mi picchiava quando non facevo quello che voleva.”
Annuii.
“Cosa voleva che facessi?”
Sorrise timidamente.
“Voleva che gli leccassi il culo!”
Feci una smorfia.
“Schifoso!”
Sorrise.
“Infatti, vero?”
Gli misi una mano sulla spalla e questa volta non si tirò indietro.
“Vieni con me.”
Lo feci salire in macchina.
Aveva di nuovo quello sguardo stanco sul viso.
“Dove andiamo?”
“Ti porto a casa mia per permetterti di pulirti e mangiare qualcosa.”
Lui si bloccò.
“Non posso accettare.”
Sorrisi.
“Beh, lo stiamo già facendo!”
Andammo in una paninoteca e ordinai tre panini.
Quando arrivammo a casa mia sorrise.
“Bello!”
Io risi.
“Non è molto ma è una casa.”
Aprii la porta ed entrammo.
Si guardò intorno.
“Cosa fai per vivere?”
“Sono un avvocato.”
Mi guardò chiaramente stupito.
“Niente cose sporche?”
“No.”
Dissi ridendo. Lo guardai. Era molto carino.
“Posso chiederti una cosa?”
“Spara.”
“In realtà due cose. Come ti chiami e quanti anni hai?”
Sorrise.
“Mi chiamo Ben e ho appena compiuto 19 anni.”
Sorrisi, con la sua corporatura leggera e la statura bassa non sembrava avere più di 14 o 15 anni.
“Hai davvero 19 anni?”
“Li avrò tra pochi giorni.”
Andai in cucina.
“Cosa vuoi fare prima, un bagno o mangiare?”
Sollevò una gamba su uno degli sgabelli da bar di fronte all'isola.
“Preferirei mangiare se ti va bene."
Disse guardando il sacchetto.
Annuii, tirai fuori un piatto e ci misi sopra i panini.
“Vuoi che li riscaldi?”
Lui scosse la testa.
Gli misi davanti il piatto e lui cominciò a mangiare.
“Quanto tempo è passato dall'ultima volta che hai mangiato?”
Si strinse nelle spalle.
“Un po’.”
Mormorò tra un boccone e l’altro.
Dopo aver mangiato, lo portai in camera mia e gli feci fare un bagno caldo.
Andai all’armadio in cui tenevo i vestiti dei miei fratelli minori.
“Questi dovrebbero adattarsi a te.”
Dissi mettendo i vestiti sul coperchio del water.
Rimase lì a guardare sospettosamente la vasca dell'acqua calda.
“Rimarrai a parlare con me?”
Sembrava un ragazzino.
Annuii
“Ovviamente.”
Lo guardai mentre sollevava la camicia sopra la testa, gli si impigliò per un momento e poi si liberò.
Il mio respiro si bloccò. Il suo petto era liscio e scolpito e il suo stomaco era piatto e increspato. Avrebbe dovuto eccitarmi, ma invece mi riempii di rabbia quando vidi i grandi lividi viola sui fianchi e sullo stomaco.
“Cazzo! Ti ha fatto questo?”
Lui annuì.
“Mi ha preso a calci dopo avermi buttato a terra.”
Strinsi i denti e Ben sorrise.
“Va tutto bene, non fa molto male.”
Annuii.
Si tolse le scarpe da ginnastica e si slacciò lentamente i pantaloni. Mentre li tirava giù, il suo stomaco si contrasse. Indossava un paio di boxer. Trattenni il respiro mentre agganciava le dita nell’elastico e li abbassava. Vidi un cespuglio scuro di peli pubici ricci e l'inizio del suo cazzo.
Quando uscì dai boxer il suo uccello oscillò su e giù. Era lungo e curvato leggermente verso il basso.
Aveva un paio di palle carnose e morbide delle dimensioni di due palline da golf. Sorrise.
“Ti piace quello che vedi?”
Mi riscossi.
“Appoggiati a me e togliti i calzini.”
Si aggrappò alle mie spalle e il suo pene era a pochi centimetri dalla mia faccia. Tutto quello che dovevo fare era tirare fuori la lingua e leccarlo.
Raccolsi i suoi vestiti.
“Vado a metterli in lavatrice e torno subito. Lui annuì.”
Mentre li mettevo a lavare mi chiesi quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che qualcuno aveva voluto qualcosa da lui di diverso dal sesso?
Lo volevo anch'io, a dire il vero, ma mi rifiutai di unirmi a quella lunga lista di uomini che lo avevano scopato e poi se ne erano andati.
Quando tornai da lui vidi che era scivolato in acqua. I suoi capelli erano bagnati.
“Non hai idea di quanto sia bello!”
Sorrisi.
“Puoi scommetterci!”
Si spruzzò un po 'd'acqua sul petto liscio.
“Allora mi vuoi scopare?”
Chiese, i suoi bellissimi occhi marroni scintillanti e le sue labbra si trasformarono in un sorrisetto.
“Non stasera.”
Lo guardai mentre si lavava i capelli e il corpo. Cercai di non pensare a quanto mi frullava per la testa ma vedendolo passare le mani bagnate sul suo corpo duro e abbronzato, non mi era possibile.
Quando ebbe finito, mi sorrise.
“Mi aiuti ad alzarmi?”
Gli presi la mano e lo tirai in piedi. L'acqua scivolò via dal suo corpo liscio.
Uscì e gli allungai un asciugamano. Ci si avvolse. Prima che potessi fermarlo, mi abbracciò.
“Grazie.”
Annuii annusando lo shampoo tra i suoi capelli.
“Ti preparo della cioccolata calda. Vieni quando sei pronto.”
Annuì avvolgendosi più stretto nell’asciugamano. Con il grazioso naso a bottone e le ciocche color fieno, sembrava avere 5 anni.
Sapevo che avrei potuto innamorarmi di lui molto duramente. Non sapevo se avrebbe mai potuto amarmi, ma io avrei potuto.
Andai a preparare la cioccolata calda e quando Ben arrivò indossava la maglietta e i calzoncini del pigiama che gli avevo preparato. I suoi capelli erano ancora umidi.
Versai due tazze e ne misi una davanti a lui.
“Allora, vuoi dirmi cosa ti ha fatto iniziare a venderti per soldi?”
Bevve un sorso di cioccolata calda e sorrise.
"É buona, mi ricorda…”
Si accigliò.
“Non importa.”
Mi sedetti sullo sgabello di fronte a lui.
“Cosa stavi per dire?”
Lui scosse la testa.
“Niente.”
Non mi spinsi oltre. Sapevo che me ne avrebbe parlato quando fosse stato pronto. Quando finimmo la cioccolata calda, sbadigliò.
“Pronto per il letto?”
Chiesi e lui annuì.
“Dove dormirò?”
Mi alzai e sorrisi.
“Seguimi.”
Andammo alla mia camera da letto.
“Vuoi che dorma qui?”
Annuii.
“Immagino sia passato un po’ di tempo dall’ultima volta che hai dormito in un vero letto.”
Annuì.
“È da un po.”
Sorrisi quando saltò sul letto ed atterrò sulla schiena.
“Non so cosa ti aspetti da me, ma voglio che tu sappia, non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi fare.” Dissi
Lui annuì.
“Lo so. Non sei come la maggior parte degli uomini che incontro.”
Sorrisi.
“Davvero, come mai?”
Ridacchiò.
“Sei gentile e ci tieni a me.”
Appoggiò la testa sul cuscino.
“La maggior parte degli uomini vuole solo scoparmi e poi andarsene.”
Mi sdraiai accanto a lui ed appoggiai la testa sulla mano.
“Non dovrai più preoccuparti di questo.”
Sorrise.
“Cosa intendi?”
Lo guardai nei suoi bellissimi occhi azzurri.
“Se vuoi, puoi vivere qui con me.”
Si mise a sedere.
“Vuoi dire per sempre?”
Alzai le spalle.
“O finché non ti stanchi di stare con un vecchio decrepito come me.”
Ben rise. Potevo vedere le lacrime nei suoi occhi.
“Nessuno è mai stato così gentile con me.”
Disse con labbra tremanti e la voce piena di emozione.
Lo attirato a me e lo tenni contro di me mentre lui tirava su col naso.
“Domani andremo a fare shopping e ti prenderemo dei vestiti.”
Mi guardò e sorrise.
“E poi mi scoperai?”
Sorrisi.
“Ben, non mi piacerebbe altro che spogliarmi e mostrarti cosa vuol dire fare all'amore, fare veramente all'amore con qualcuno che si prende cura di te.”
Si accigliò.
“Ma…”
Gli toccai la spalla.
“Ma hai bisogno di tempo per guarire.”
Lui annuì.
“Posso almeno baciarti?”
Annuii.
Si avvicinò e mise la mano dietro la mia testa, tirandomi verso di lui. Quando le nostre labbra si incontrarono, fu come se una corrente elettrica passasse tra di noi.
Mi allontanai.
“Ok, penso che dovremmo fermarci adesso.”
Sorrise.
“Qual è il problema? Ti stavo facendo diventare duro?”
Sbuffai.
“No!”
Sorrise e mi tocco tra le gambe. Il cazzo mi si contorse nella sua presa.
“Oh, credo sia stato così!”
Risi.
“Dormiamo un po’.”
Appoggiai la testa sul cuscino e lui la appoggiò sul mio petto.
“Penso di amarti!”
Sorrisi.
“Ti voglio bene anche io, Ben.”
La mattina dopo, quando mi svegliai, mi voltai e notai che Ben non dormiva accanto a me. Provai un momento di panico finché non sentii l'odore del caffè appena preparato. Mi infilai la vestaglia ed andai in cucina. Ben stava canticchiando e vidi che stava preparando la colazione.
“’Ngiorno dormiglione!”
Esclamò con un sorriso solare quando mi vide.
“Cos'è tutto questo?”
Alzò le spalle.
“Solo il mio modo di ringraziarti per la scorsa notte.”
Stavo andato a versare del caffè quando mi fermò.
“Siediti al tavolo e farò io.”
Lo feci.
“Una volta ho lavorato come cameriere per un paio di uomini.”
Presi la tazza di caffè caldo e fumante.
“Oh veramente?”
“A loro andavo bene. Volevano che me ne andassi in giro con nient'altro che un grembiule nero. Uno degli uomini disse che così potevano scoparmi ogni volta che volevano."”
Aggrottai la fronte.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo.”
Mi si avvicinò si chinò. Le nostre labbra si incontrarono e sentii il calore irradiarsi attraverso tutto il mio corpo.
“Non devo più farlo, grazie a te.”
Facemmo la fantastica colazione che aveva preparato, poi ci vestimmo e andammo in centro. Ci fermammo prima da un sarto per adattare un abito per Ben.
“A cosa mi serve un abito?”
Chiese sorridendo.
Alzai le spalle.
“Non si sa mai, qualche sera potremmo andare in qualche posto elegante”
La tappa successiva fu in un negozio di abbigliamento dove gli comprai dei jeans, una camicia e delle scarpe.
“Non ho bisogno di tutto questo!”
Esclamò guardando il cassiere che impacchettava tutto.
Sorrisi e gli massaggiai la schiena.
“Si.”
Infine andammo in un negozio Calvin Klein dove provò della biancheria intima.
Non resistetti al desiderio di accompagnarlo negli spogliatoi, quando vidi il suo culo perfettamente rotondo e liscio:
“Dio sei bellissimo!”
Esclamai mentre eravamo di fronte allo specchio a figura intera a guardare gli slip bianchi, bassi sui suoi fianchi. Sembrava un modello di biancheria intima.
“Grazie per tutto questo!”
Disse alzando lo sguardo su di me.
Mi guardai intorno per vedere se ci fosse qualcuno e mi chinai per far scivolare la mia lingua nella sua bocca.
“Non iniziare qualcosa che non puoi finire!”
Sorrisi.
“Cosa ti fa pensare che non abbia intenzione di farlo?”
Sorrise.
Quando finimmo di fare la spesa eravamo affamati.
“Ok, ragazzino. Dove vorresti mangiare? A te la scelta.”
Ci pensò.
“Non lo so davvero, non sono mai stato in un ristorante.”
Sorrisi.
"Be’, è ora di cambiare, non credi?”
Lui annuì.
Lo portai in una steak house dove gustammo due spesse bistecche con patate al forno e insalata.
“Dio sono pieno!”
Dissi appoggiandomi allo schienale.
Ben sorrise.
“Speriamo che tu non sia troppo pieno per il dessert.”
Sussultai quando sentii il suo piede massaggiarmi l'inguine.
“Controllati, per favore!”
Esclamai.
Quando fummo a casa volli fare tutto il possibile per ritardare il momento in cui avremmo fatto l'amore. Non perché non volessi, ma perché non volevo che Ben pensasse che ero come tutti gli altri. Preparai un caffè e Ben si sedette su uno degli sgabelli.
“Posso raccontare una cosa.”
Sorrisi innocentemente.
“Cosa?”
Alzò le spalle.
“Perché non mi stai strappando i vestiti anche se so quanto lo vuoi.”
Aggrottai la fronte.
“È solo che non voglio che tu mi veda come tutti gli altri che hanno fatto sesso con te.”
Lui rise.
“Vieni qui!”
Mi avvicinai e mi abbracciò.
"Non potrei mai pensare questo di te.”
Annuii ancora non convinto.
“Non mi credi?”
Disse sorridendo. Mi fece cenno con il dito.
“Seguimi e te lo proverò.”
Lo seguii fino alla mia stanza. Quando entrammo si girò e mi mise una mano dietro la testa tirandomi in un bacio.
“Sei l’unico con cui starò stasera. Lo prometto.”
Sorrisi. Presi la parte inferiore della sua camicia, gliela sollevai sopra la testa e la gettai da parte. Partendo dalla carne tenera appena sotto la mascella, gli baciai e leccai il collo fino ai suoi perfetti capezzoli. Leccai e mordicchiai entrambi i boccioli e sorrisi quando lo sentii gemere piano. Baciai le sue labbra carnose mentre ci spostavamo ai piedi del letto. Mi sedetti in fondo al letto e gli aprii la zip dei jeans. Lentamente abbassai la cerniera rivelando il paio di slip bianchi. Lentamente gli tirai giù i jeans e lui mi si appoggiò alle spalle mentre ne usciva. Guardando il giovane fusto eccitante in piedi di fronte a me, feci scorrere la mano sul suo petto liscio e ben fatto, lo stomaco duro.
Avevo visto le dimensioni dell’uccello di Ben la sera precedente quando aveva fatto il bagno, quindi non fui sorpreso dalla sua circonferenza e dal suo peso quando l'ho accarezzai delicatamente attraverso il morbido cotone.
“Mmmm!”
Lui fece le fusa.
Leccai e succhiai delicatamente il suo pacco, prendendo tempo prima di attirare il suo pene nella mia bocca.
Cominciò ad ansimare.
“Succhiami il cazzo, per favore!”
Gli sorrisi mentre agganciavo le dita all'elastico dei boxer e li tiravo giù lentamente. Baciai la carne tenera mentre lo facevo. Vidi il soffice cespuglio di ricci peli pubici scuri e ci misi dentro il naso, assaporando il suo profumo pulito e muschiato. Non potevo credere di aver aspettato tutto quel tempo e ora stavo per succhiare e scopare il ragazzo più bello che avessi mai visto. Gli tirai più in basso i boxer rivelando la parte superiore del suo cazzo. Con uno strattone glieli tirato giù completamente. Il suo uccello ondeggiò su e giù, colpendo il suo ventre piatto.
Mi alzai ad ammirare la bellezza del suo pene. Era lungo e sottile, con una testa simile a un fungo.
“Questo è probabilmente il cazzo più gustoso che abbia mai visto!”
Esclamai carezzandolo dolcemente.
Sorrise.
“È bello avere le tue mani su di me.”
Sorrisi.
“Non hai nemmeno iniziato a sperimentare cosa sto per farti, ragazzo!”
Mi alzai e lo girai in modo che la sua schiena fosse rivolta al letto. Lo spinsi delicatamente giù in modo che fosse seduto sul letto.
“Tocca a me.”
Alzai la maglietta sopra la testa rivelando il mio petto cesellato e gli addominali duri come una roccia.
Lo sentii sussultare.
Mi abbassai i pantaloni. Il mio cazzo duro come una roccia saltò fuori colando pre eiaculazione.
Mi attirò a sé e sussultai quando lo sentii prendere la punta del mio uccello in bocca. Vidi la sua testa oscillare avanti e indietro. Le sue labbra erano incredibili sulla mia asta. Calde ed umide.
Dopo alcuni minuti del pompino più incredibile che avessi mai ricevuto, lo fermai. “Non voglio venire troppo presto!”
Spiegai ad un Ben che sembrava ferito. Allora sorrise.
“No, evitiamolo.”
Scossi la testa. Strisciai sul letto e mi sdraiai accanto a lui.
“Sei così bello e sono così felice che tu abbia deciso di restare con me.”
Ben si accigliò.
Guardai in quei bellissimi occhi marroni.
“Ehi, che c'è? Parlami.”
Vidi le lacrime nei suoi occhi.
“Quel giorno che mi hai incontrato? Alla fermata dell'autobus?”
Annuito.
“Stavo progettando di uccidermi.”
Fui attraversato da shock e rabbia. Non ero arrabbiato con lui ma con tutti gli stronzi che lo avevano maltrattato.
“Mi hai salvato la vita!”
Esclamò, la sua voce era piena di emozioni mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance lisce.
Gli sollevai delicatamente il mento in modo che mi guardasse.
“Non devi mai più tornare a quella vita se non vuoi. Puoi stare con me sempre.”
Singhiozzò e lo tenni stretto.
“Ti amo così tanto…”
Fece una pausa e un sorriso apparve sul suo viso.
“Sai una cosa? Non so nemmeno il tuo nome!”
“Stefano.”
Ben rise.
“Dove eravamo? Mi sembra di ricordare.”
Dissi ridendo, baciai il bellissimo cazzo di Ben. Strofinai il naso tra i suoi peli pubici e gli leccai la cappella. Avevo posizionato il mio in modo che Ben potesse succhiarmi mentre io succhiavo il suo. Ci succhiammo a vicenda come due animali affamati.
“Sì, succhiami il cazzo! Oh cazzo!”
Esclamò mentre mi succhiava. Dal suo respirare affannoso potevo dire che era pronto a venire.
Ebbi un’idea. Mi fermai.
“Vuoi cavalcare il mio cazzo?”
Chiesi.
Sorrise come un ragazzino e annuì.
Gli dissi di mettersi a pancia in giù e di mettere un cuscino sotto il suo culo rotondo e liscio. Misi le ginocchia sulle sue natiche lisce e gliele allargai delicatamente. Là in mezzo come una perla rosa c'era il suo buco, la sua fessura e lo sentii sussultare e gemere piano.
“Sì, leccami il culo!”
Esclamò.
Gli leccai l’interno del culo assaporandone la sensazione vellutata. Mi spostai verso le palle pendenti e le succhiai bagnandole.
“Per favore, scopami!”
Pregò e mi piacque che l’avesse fatto.
Presi un pacchetto di preservativi dal comodino e un tubo di lubrificante. Ben mi aiutò a srotolare un preservativo sul mio grosso uccello e lo rese scivoloso col lubrificante.
Vidi che si lubrificava il culo, infilandoci un dito.
Il mio uccello desiderava violentemente di penetrare nel profondo delle sue viscere. Ben sorrise mentre si metteva a cavalcioni sul mio petto.
Tenni il mio pene per la base mentre lui ci si abbassava sopra. Quando sentii il calore delle sue viscere mi lamentai.
“Dannazione!”
Ben aveva gli occhi chiusi e stava sorridendo.
“Sapevo che il tuo cazzo mi sarebbe piaciuto!”
Disse sistemandosi contro le mie palle sorridendo.
“Sei pronto?"
Annuii.
Iniziò a muoversi lentamente su e giù. Il modo in cui il suo ano afferrava il mio uccello era fantastico!
“Sì, cavalca questo cazzo!”
Ben aveva gli occhi chiusi e le sue labbra rosse e sottili erano aperte.
“Uhh! Sì!”
Gemette.
Era così dannatamente sexy. Era leggermente inclinato all’indietro con la mano sul mio petto per mantenersi in equilibrio. Il suo cazzo ondeggiava su e giù mentre cavalcava il mio bastone.
Ben presto stavamo sudando e ansimando.
“Mmm! Sì! Scopami con il tuo grosso cazzo!”
Si lamentò.
Presi le sue natiche e le allontanai ulteriormente in modo da potermi avvicinare a lui. “Oh, cazzo si! Inculami!”
Urlò.
Mi sentii vicino al limite. Iniziai a martellare l’uccello nel suo culo.
“Oohh! Sì!” Gemetti.
Lui ansimava e strillava.
“Uuhhh! Sì!”
Gemette.
Non riuscii a trattenermi più a lungo. Sentito il mio cazzo esplodere nel preservativo. "Caaazzzooo! Sborroooo!”
Ringhiai.
“Sì! Cazzo, sento che stai sborrando!”
Spinsi forte dentro mentre una raffica dopo l'altra del mio sperma caldo riempiva il preservativo. Quando il mio cazzo smise di contrarsi, Ben si spostò, tolse il preservativo e leccò e succhiò lo sperma.
“Mmmmm!”
Mormorò mentre mi puliva il pene.
“Puliamoci.”
Ci trasferimmo in doccia. Presi in mano il suo uccello flaccido ed iniziai a masturbarlo.
“Oh sì, fammi venire!”
Si è appoggiò a me, i nostri corpi bagnati scivolavano.
“Sì! Vieni per papà!”
Gli sussurrai all'orecchio.
Sentii il suo corpo tendersi contro di me ed il suo cazzo contrarsi nella mia mano.
Guardai i lunghi fiotti di crema di ragazzo schizzare fuori dal suo uccello e schizzare sul pavimento della doccia.
“Uuurrrggg!”
Gemette.
Ci ripulimmo e cademmo in un sonno profondo.
La mattina dopo mi svegliai e guardai. Avevo paura che Ben se ne fosse andato, ma eccolo lì addormentato. Il sole mattutino che filtrava dalla finestra cadeva sui suoi riccioli d’oro. Sembrava così dolce e innocente mentre giaceva lì addormentato. Gli baciai la fronte senza svegliarlo. Andai a preparare il caffè e quando sono tornai era seduto sul letto.
“Buon giorno!”
Esclamò con un sorriso assonnato sul suo viso angelico.
“Buongiorno baby!”
Mi sedetti sul letto accanto a lui.
“Pensavo che la scorsa notte fosse stato un sogno!”
Scossi la testa.
“No. È successo.”
Lui annuì.
“Ti va di rinfrescarmi la memoria?”
Disse tirando via il lenzuolo.
Guardai e vidi che il suo cazzo era già duro come una roccia. Sorrisi e sospirai. “Ci risiamo!”
Ogni giorno passavo davanti alla fermata dell'autobus mentre andavo al lavoro. Vedevo sempre vecchiette che aspettavano ma un giorno, mentre stavo aspettando che il semaforo diventasse verde, lo vidi.
Alto, con capelli irsuti color fieno, occhi blu e una corporatura snella e atletica. Indossava una giacca di jeans sopra una maglietta, jeans e scarpe da ginnastica consumate.
Anche da dove stavo, potevo capire che non mangiava da un po’.
Quando il semaforo mi diede via libera, girai l’angolo e parcheggiai vicino al marciapiede. Mentre andavo verso la fermata pensavo a cosa avrei potuto dire. Quando mi vide, i suoi bellissimi occhi azzurri mi guardarono stancamente.
“Cosa vuoi?”
Chiese.
Io sorrisi.
“Volevo solo vedere se stavi bene.”
Sembrava arrabbiato.
“Chi diavolo sei, un missionario?”
Ridacchiai, quel ragazzo aveva grinta.
“No, solo qualcuno che è preoccupato.”
Lui sbuffò.
“Guardi signore, mi lasci in pace.”
Guardò il mio inguine e poi di nuovo me.
“A meno che tu non stia cercando qualcos'altro, allora possiamo parlarne.”
Rimasi scioccato e leggermente eccitato.
“No, non è per quello.”
Si voltò.
Io tirai fuori un biglietto da visita e vi scrissi il mio numero di cellulare sul retro.
“Se hai bisogno di qualcosa, chiamami.”
Guardò di nuovo verso di me e potevo dire, dall’espressione scioccata sul suo bellissimo viso angelico, che era commosso.
“Grazie.”
Disse prendendo il biglietto.
Con riluttanza me ne andai.
“Dio, per favore fa che mi chiami!”
Pregai chiunque stesse ascoltando
Nei giorni successivi aspettai nervosamente che chiamasse. Un giorno, mentre meno me lo aspettavo, lo fece.
“Ciao, sono il ragazzo che hai incontrato alla fermata dell'autobus.”
Mi sembrava nervoso.
“Come va?”
Rimase in silenzio per alcuni istanti.
“Hai detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa…”
“Sì, cosa posso fare?”
Di nuovo tacque.
Sentivo il rumore del traffico in sottofondo.
“Dove sei?”
Ridacchiò.
“Dove pensi che sia?”
Gli dissi che sarei arrivato in pochi minuti. Quando parcheggiai vicino al marciapiede ed andai alla fermata dell'autobus rimasi senza fiato per quello che vidi. Aveva un occhio nero e un labbro spaccato.
“Chi è stato!”
Lui alzò le spalle.
“Un cliente.”
Mi sedetti accanto a lui che sussultò.
“Ehi, non ti farò del male!”
Si avvicinò un po’ di più.
“Mi picchiava quando non facevo quello che voleva.”
Annuii.
“Cosa voleva che facessi?”
Sorrise timidamente.
“Voleva che gli leccassi il culo!”
Feci una smorfia.
“Schifoso!”
Sorrise.
“Infatti, vero?”
Gli misi una mano sulla spalla e questa volta non si tirò indietro.
“Vieni con me.”
Lo feci salire in macchina.
Aveva di nuovo quello sguardo stanco sul viso.
“Dove andiamo?”
“Ti porto a casa mia per permetterti di pulirti e mangiare qualcosa.”
Lui si bloccò.
“Non posso accettare.”
Sorrisi.
“Beh, lo stiamo già facendo!”
Andammo in una paninoteca e ordinai tre panini.
Quando arrivammo a casa mia sorrise.
“Bello!”
Io risi.
“Non è molto ma è una casa.”
Aprii la porta ed entrammo.
Si guardò intorno.
“Cosa fai per vivere?”
“Sono un avvocato.”
Mi guardò chiaramente stupito.
“Niente cose sporche?”
“No.”
Dissi ridendo. Lo guardai. Era molto carino.
“Posso chiederti una cosa?”
“Spara.”
“In realtà due cose. Come ti chiami e quanti anni hai?”
Sorrise.
“Mi chiamo Ben e ho appena compiuto 19 anni.”
Sorrisi, con la sua corporatura leggera e la statura bassa non sembrava avere più di 14 o 15 anni.
“Hai davvero 19 anni?”
“Li avrò tra pochi giorni.”
Andai in cucina.
“Cosa vuoi fare prima, un bagno o mangiare?”
Sollevò una gamba su uno degli sgabelli da bar di fronte all'isola.
“Preferirei mangiare se ti va bene."
Disse guardando il sacchetto.
Annuii, tirai fuori un piatto e ci misi sopra i panini.
“Vuoi che li riscaldi?”
Lui scosse la testa.
Gli misi davanti il piatto e lui cominciò a mangiare.
“Quanto tempo è passato dall'ultima volta che hai mangiato?”
Si strinse nelle spalle.
“Un po’.”
Mormorò tra un boccone e l’altro.
Dopo aver mangiato, lo portai in camera mia e gli feci fare un bagno caldo.
Andai all’armadio in cui tenevo i vestiti dei miei fratelli minori.
“Questi dovrebbero adattarsi a te.”
Dissi mettendo i vestiti sul coperchio del water.
Rimase lì a guardare sospettosamente la vasca dell'acqua calda.
“Rimarrai a parlare con me?”
Sembrava un ragazzino.
Annuii
“Ovviamente.”
Lo guardai mentre sollevava la camicia sopra la testa, gli si impigliò per un momento e poi si liberò.
Il mio respiro si bloccò. Il suo petto era liscio e scolpito e il suo stomaco era piatto e increspato. Avrebbe dovuto eccitarmi, ma invece mi riempii di rabbia quando vidi i grandi lividi viola sui fianchi e sullo stomaco.
“Cazzo! Ti ha fatto questo?”
Lui annuì.
“Mi ha preso a calci dopo avermi buttato a terra.”
Strinsi i denti e Ben sorrise.
“Va tutto bene, non fa molto male.”
Annuii.
Si tolse le scarpe da ginnastica e si slacciò lentamente i pantaloni. Mentre li tirava giù, il suo stomaco si contrasse. Indossava un paio di boxer. Trattenni il respiro mentre agganciava le dita nell’elastico e li abbassava. Vidi un cespuglio scuro di peli pubici ricci e l'inizio del suo cazzo.
Quando uscì dai boxer il suo uccello oscillò su e giù. Era lungo e curvato leggermente verso il basso.
Aveva un paio di palle carnose e morbide delle dimensioni di due palline da golf. Sorrise.
“Ti piace quello che vedi?”
Mi riscossi.
“Appoggiati a me e togliti i calzini.”
Si aggrappò alle mie spalle e il suo pene era a pochi centimetri dalla mia faccia. Tutto quello che dovevo fare era tirare fuori la lingua e leccarlo.
Raccolsi i suoi vestiti.
“Vado a metterli in lavatrice e torno subito. Lui annuì.”
Mentre li mettevo a lavare mi chiesi quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che qualcuno aveva voluto qualcosa da lui di diverso dal sesso?
Lo volevo anch'io, a dire il vero, ma mi rifiutai di unirmi a quella lunga lista di uomini che lo avevano scopato e poi se ne erano andati.
Quando tornai da lui vidi che era scivolato in acqua. I suoi capelli erano bagnati.
“Non hai idea di quanto sia bello!”
Sorrisi.
“Puoi scommetterci!”
Si spruzzò un po 'd'acqua sul petto liscio.
“Allora mi vuoi scopare?”
Chiese, i suoi bellissimi occhi marroni scintillanti e le sue labbra si trasformarono in un sorrisetto.
“Non stasera.”
Lo guardai mentre si lavava i capelli e il corpo. Cercai di non pensare a quanto mi frullava per la testa ma vedendolo passare le mani bagnate sul suo corpo duro e abbronzato, non mi era possibile.
Quando ebbe finito, mi sorrise.
“Mi aiuti ad alzarmi?”
Gli presi la mano e lo tirai in piedi. L'acqua scivolò via dal suo corpo liscio.
Uscì e gli allungai un asciugamano. Ci si avvolse. Prima che potessi fermarlo, mi abbracciò.
“Grazie.”
Annuii annusando lo shampoo tra i suoi capelli.
“Ti preparo della cioccolata calda. Vieni quando sei pronto.”
Annuì avvolgendosi più stretto nell’asciugamano. Con il grazioso naso a bottone e le ciocche color fieno, sembrava avere 5 anni.
Sapevo che avrei potuto innamorarmi di lui molto duramente. Non sapevo se avrebbe mai potuto amarmi, ma io avrei potuto.
Andai a preparare la cioccolata calda e quando Ben arrivò indossava la maglietta e i calzoncini del pigiama che gli avevo preparato. I suoi capelli erano ancora umidi.
Versai due tazze e ne misi una davanti a lui.
“Allora, vuoi dirmi cosa ti ha fatto iniziare a venderti per soldi?”
Bevve un sorso di cioccolata calda e sorrise.
"É buona, mi ricorda…”
Si accigliò.
“Non importa.”
Mi sedetti sullo sgabello di fronte a lui.
“Cosa stavi per dire?”
Lui scosse la testa.
“Niente.”
Non mi spinsi oltre. Sapevo che me ne avrebbe parlato quando fosse stato pronto. Quando finimmo la cioccolata calda, sbadigliò.
“Pronto per il letto?”
Chiesi e lui annuì.
“Dove dormirò?”
Mi alzai e sorrisi.
“Seguimi.”
Andammo alla mia camera da letto.
“Vuoi che dorma qui?”
Annuii.
“Immagino sia passato un po’ di tempo dall’ultima volta che hai dormito in un vero letto.”
Annuì.
“È da un po.”
Sorrisi quando saltò sul letto ed atterrò sulla schiena.
“Non so cosa ti aspetti da me, ma voglio che tu sappia, non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi fare.” Dissi
Lui annuì.
“Lo so. Non sei come la maggior parte degli uomini che incontro.”
Sorrisi.
“Davvero, come mai?”
Ridacchiò.
“Sei gentile e ci tieni a me.”
Appoggiò la testa sul cuscino.
“La maggior parte degli uomini vuole solo scoparmi e poi andarsene.”
Mi sdraiai accanto a lui ed appoggiai la testa sulla mano.
“Non dovrai più preoccuparti di questo.”
Sorrise.
“Cosa intendi?”
Lo guardai nei suoi bellissimi occhi azzurri.
“Se vuoi, puoi vivere qui con me.”
Si mise a sedere.
“Vuoi dire per sempre?”
Alzai le spalle.
“O finché non ti stanchi di stare con un vecchio decrepito come me.”
Ben rise. Potevo vedere le lacrime nei suoi occhi.
“Nessuno è mai stato così gentile con me.”
Disse con labbra tremanti e la voce piena di emozione.
Lo attirato a me e lo tenni contro di me mentre lui tirava su col naso.
“Domani andremo a fare shopping e ti prenderemo dei vestiti.”
Mi guardò e sorrise.
“E poi mi scoperai?”
Sorrisi.
“Ben, non mi piacerebbe altro che spogliarmi e mostrarti cosa vuol dire fare all'amore, fare veramente all'amore con qualcuno che si prende cura di te.”
Si accigliò.
“Ma…”
Gli toccai la spalla.
“Ma hai bisogno di tempo per guarire.”
Lui annuì.
“Posso almeno baciarti?”
Annuii.
Si avvicinò e mise la mano dietro la mia testa, tirandomi verso di lui. Quando le nostre labbra si incontrarono, fu come se una corrente elettrica passasse tra di noi.
Mi allontanai.
“Ok, penso che dovremmo fermarci adesso.”
Sorrise.
“Qual è il problema? Ti stavo facendo diventare duro?”
Sbuffai.
“No!”
Sorrise e mi tocco tra le gambe. Il cazzo mi si contorse nella sua presa.
“Oh, credo sia stato così!”
Risi.
“Dormiamo un po’.”
Appoggiai la testa sul cuscino e lui la appoggiò sul mio petto.
“Penso di amarti!”
Sorrisi.
“Ti voglio bene anche io, Ben.”
La mattina dopo, quando mi svegliai, mi voltai e notai che Ben non dormiva accanto a me. Provai un momento di panico finché non sentii l'odore del caffè appena preparato. Mi infilai la vestaglia ed andai in cucina. Ben stava canticchiando e vidi che stava preparando la colazione.
“’Ngiorno dormiglione!”
Esclamò con un sorriso solare quando mi vide.
“Cos'è tutto questo?”
Alzò le spalle.
“Solo il mio modo di ringraziarti per la scorsa notte.”
Stavo andato a versare del caffè quando mi fermò.
“Siediti al tavolo e farò io.”
Lo feci.
“Una volta ho lavorato come cameriere per un paio di uomini.”
Presi la tazza di caffè caldo e fumante.
“Oh veramente?”
“A loro andavo bene. Volevano che me ne andassi in giro con nient'altro che un grembiule nero. Uno degli uomini disse che così potevano scoparmi ogni volta che volevano."”
Aggrottai la fronte.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo.”
Mi si avvicinò si chinò. Le nostre labbra si incontrarono e sentii il calore irradiarsi attraverso tutto il mio corpo.
“Non devo più farlo, grazie a te.”
Facemmo la fantastica colazione che aveva preparato, poi ci vestimmo e andammo in centro. Ci fermammo prima da un sarto per adattare un abito per Ben.
“A cosa mi serve un abito?”
Chiese sorridendo.
Alzai le spalle.
“Non si sa mai, qualche sera potremmo andare in qualche posto elegante”
La tappa successiva fu in un negozio di abbigliamento dove gli comprai dei jeans, una camicia e delle scarpe.
“Non ho bisogno di tutto questo!”
Esclamò guardando il cassiere che impacchettava tutto.
Sorrisi e gli massaggiai la schiena.
“Si.”
Infine andammo in un negozio Calvin Klein dove provò della biancheria intima.
Non resistetti al desiderio di accompagnarlo negli spogliatoi, quando vidi il suo culo perfettamente rotondo e liscio:
“Dio sei bellissimo!”
Esclamai mentre eravamo di fronte allo specchio a figura intera a guardare gli slip bianchi, bassi sui suoi fianchi. Sembrava un modello di biancheria intima.
“Grazie per tutto questo!”
Disse alzando lo sguardo su di me.
Mi guardai intorno per vedere se ci fosse qualcuno e mi chinai per far scivolare la mia lingua nella sua bocca.
“Non iniziare qualcosa che non puoi finire!”
Sorrisi.
“Cosa ti fa pensare che non abbia intenzione di farlo?”
Sorrise.
Quando finimmo di fare la spesa eravamo affamati.
“Ok, ragazzino. Dove vorresti mangiare? A te la scelta.”
Ci pensò.
“Non lo so davvero, non sono mai stato in un ristorante.”
Sorrisi.
"Be’, è ora di cambiare, non credi?”
Lui annuì.
Lo portai in una steak house dove gustammo due spesse bistecche con patate al forno e insalata.
“Dio sono pieno!”
Dissi appoggiandomi allo schienale.
Ben sorrise.
“Speriamo che tu non sia troppo pieno per il dessert.”
Sussultai quando sentii il suo piede massaggiarmi l'inguine.
“Controllati, per favore!”
Esclamai.
Quando fummo a casa volli fare tutto il possibile per ritardare il momento in cui avremmo fatto l'amore. Non perché non volessi, ma perché non volevo che Ben pensasse che ero come tutti gli altri. Preparai un caffè e Ben si sedette su uno degli sgabelli.
“Posso raccontare una cosa.”
Sorrisi innocentemente.
“Cosa?”
Alzò le spalle.
“Perché non mi stai strappando i vestiti anche se so quanto lo vuoi.”
Aggrottai la fronte.
“È solo che non voglio che tu mi veda come tutti gli altri che hanno fatto sesso con te.”
Lui rise.
“Vieni qui!”
Mi avvicinai e mi abbracciò.
"Non potrei mai pensare questo di te.”
Annuii ancora non convinto.
“Non mi credi?”
Disse sorridendo. Mi fece cenno con il dito.
“Seguimi e te lo proverò.”
Lo seguii fino alla mia stanza. Quando entrammo si girò e mi mise una mano dietro la testa tirandomi in un bacio.
“Sei l’unico con cui starò stasera. Lo prometto.”
Sorrisi. Presi la parte inferiore della sua camicia, gliela sollevai sopra la testa e la gettai da parte. Partendo dalla carne tenera appena sotto la mascella, gli baciai e leccai il collo fino ai suoi perfetti capezzoli. Leccai e mordicchiai entrambi i boccioli e sorrisi quando lo sentii gemere piano. Baciai le sue labbra carnose mentre ci spostavamo ai piedi del letto. Mi sedetti in fondo al letto e gli aprii la zip dei jeans. Lentamente abbassai la cerniera rivelando il paio di slip bianchi. Lentamente gli tirai giù i jeans e lui mi si appoggiò alle spalle mentre ne usciva. Guardando il giovane fusto eccitante in piedi di fronte a me, feci scorrere la mano sul suo petto liscio e ben fatto, lo stomaco duro.
Avevo visto le dimensioni dell’uccello di Ben la sera precedente quando aveva fatto il bagno, quindi non fui sorpreso dalla sua circonferenza e dal suo peso quando l'ho accarezzai delicatamente attraverso il morbido cotone.
“Mmmm!”
Lui fece le fusa.
Leccai e succhiai delicatamente il suo pacco, prendendo tempo prima di attirare il suo pene nella mia bocca.
Cominciò ad ansimare.
“Succhiami il cazzo, per favore!”
Gli sorrisi mentre agganciavo le dita all'elastico dei boxer e li tiravo giù lentamente. Baciai la carne tenera mentre lo facevo. Vidi il soffice cespuglio di ricci peli pubici scuri e ci misi dentro il naso, assaporando il suo profumo pulito e muschiato. Non potevo credere di aver aspettato tutto quel tempo e ora stavo per succhiare e scopare il ragazzo più bello che avessi mai visto. Gli tirai più in basso i boxer rivelando la parte superiore del suo cazzo. Con uno strattone glieli tirato giù completamente. Il suo uccello ondeggiò su e giù, colpendo il suo ventre piatto.
Mi alzai ad ammirare la bellezza del suo pene. Era lungo e sottile, con una testa simile a un fungo.
“Questo è probabilmente il cazzo più gustoso che abbia mai visto!”
Esclamai carezzandolo dolcemente.
Sorrise.
“È bello avere le tue mani su di me.”
Sorrisi.
“Non hai nemmeno iniziato a sperimentare cosa sto per farti, ragazzo!”
Mi alzai e lo girai in modo che la sua schiena fosse rivolta al letto. Lo spinsi delicatamente giù in modo che fosse seduto sul letto.
“Tocca a me.”
Alzai la maglietta sopra la testa rivelando il mio petto cesellato e gli addominali duri come una roccia.
Lo sentii sussultare.
Mi abbassai i pantaloni. Il mio cazzo duro come una roccia saltò fuori colando pre eiaculazione.
Mi attirò a sé e sussultai quando lo sentii prendere la punta del mio uccello in bocca. Vidi la sua testa oscillare avanti e indietro. Le sue labbra erano incredibili sulla mia asta. Calde ed umide.
Dopo alcuni minuti del pompino più incredibile che avessi mai ricevuto, lo fermai. “Non voglio venire troppo presto!”
Spiegai ad un Ben che sembrava ferito. Allora sorrise.
“No, evitiamolo.”
Scossi la testa. Strisciai sul letto e mi sdraiai accanto a lui.
“Sei così bello e sono così felice che tu abbia deciso di restare con me.”
Ben si accigliò.
Guardai in quei bellissimi occhi marroni.
“Ehi, che c'è? Parlami.”
Vidi le lacrime nei suoi occhi.
“Quel giorno che mi hai incontrato? Alla fermata dell'autobus?”
Annuito.
“Stavo progettando di uccidermi.”
Fui attraversato da shock e rabbia. Non ero arrabbiato con lui ma con tutti gli stronzi che lo avevano maltrattato.
“Mi hai salvato la vita!”
Esclamò, la sua voce era piena di emozioni mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance lisce.
Gli sollevai delicatamente il mento in modo che mi guardasse.
“Non devi mai più tornare a quella vita se non vuoi. Puoi stare con me sempre.”
Singhiozzò e lo tenni stretto.
“Ti amo così tanto…”
Fece una pausa e un sorriso apparve sul suo viso.
“Sai una cosa? Non so nemmeno il tuo nome!”
“Stefano.”
Ben rise.
“Dove eravamo? Mi sembra di ricordare.”
Dissi ridendo, baciai il bellissimo cazzo di Ben. Strofinai il naso tra i suoi peli pubici e gli leccai la cappella. Avevo posizionato il mio in modo che Ben potesse succhiarmi mentre io succhiavo il suo. Ci succhiammo a vicenda come due animali affamati.
“Sì, succhiami il cazzo! Oh cazzo!”
Esclamò mentre mi succhiava. Dal suo respirare affannoso potevo dire che era pronto a venire.
Ebbi un’idea. Mi fermai.
“Vuoi cavalcare il mio cazzo?”
Chiesi.
Sorrise come un ragazzino e annuì.
Gli dissi di mettersi a pancia in giù e di mettere un cuscino sotto il suo culo rotondo e liscio. Misi le ginocchia sulle sue natiche lisce e gliele allargai delicatamente. Là in mezzo come una perla rosa c'era il suo buco, la sua fessura e lo sentii sussultare e gemere piano.
“Sì, leccami il culo!”
Esclamò.
Gli leccai l’interno del culo assaporandone la sensazione vellutata. Mi spostai verso le palle pendenti e le succhiai bagnandole.
“Per favore, scopami!”
Pregò e mi piacque che l’avesse fatto.
Presi un pacchetto di preservativi dal comodino e un tubo di lubrificante. Ben mi aiutò a srotolare un preservativo sul mio grosso uccello e lo rese scivoloso col lubrificante.
Vidi che si lubrificava il culo, infilandoci un dito.
Il mio uccello desiderava violentemente di penetrare nel profondo delle sue viscere. Ben sorrise mentre si metteva a cavalcioni sul mio petto.
Tenni il mio pene per la base mentre lui ci si abbassava sopra. Quando sentii il calore delle sue viscere mi lamentai.
“Dannazione!”
Ben aveva gli occhi chiusi e stava sorridendo.
“Sapevo che il tuo cazzo mi sarebbe piaciuto!”
Disse sistemandosi contro le mie palle sorridendo.
“Sei pronto?"
Annuii.
Iniziò a muoversi lentamente su e giù. Il modo in cui il suo ano afferrava il mio uccello era fantastico!
“Sì, cavalca questo cazzo!”
Ben aveva gli occhi chiusi e le sue labbra rosse e sottili erano aperte.
“Uhh! Sì!”
Gemette.
Era così dannatamente sexy. Era leggermente inclinato all’indietro con la mano sul mio petto per mantenersi in equilibrio. Il suo cazzo ondeggiava su e giù mentre cavalcava il mio bastone.
Ben presto stavamo sudando e ansimando.
“Mmm! Sì! Scopami con il tuo grosso cazzo!”
Si lamentò.
Presi le sue natiche e le allontanai ulteriormente in modo da potermi avvicinare a lui. “Oh, cazzo si! Inculami!”
Urlò.
Mi sentii vicino al limite. Iniziai a martellare l’uccello nel suo culo.
“Oohh! Sì!” Gemetti.
Lui ansimava e strillava.
“Uuhhh! Sì!”
Gemette.
Non riuscii a trattenermi più a lungo. Sentito il mio cazzo esplodere nel preservativo. "Caaazzzooo! Sborroooo!”
Ringhiai.
“Sì! Cazzo, sento che stai sborrando!”
Spinsi forte dentro mentre una raffica dopo l'altra del mio sperma caldo riempiva il preservativo. Quando il mio cazzo smise di contrarsi, Ben si spostò, tolse il preservativo e leccò e succhiò lo sperma.
“Mmmmm!”
Mormorò mentre mi puliva il pene.
“Puliamoci.”
Ci trasferimmo in doccia. Presi in mano il suo uccello flaccido ed iniziai a masturbarlo.
“Oh sì, fammi venire!”
Si è appoggiò a me, i nostri corpi bagnati scivolavano.
“Sì! Vieni per papà!”
Gli sussurrai all'orecchio.
Sentii il suo corpo tendersi contro di me ed il suo cazzo contrarsi nella mia mano.
Guardai i lunghi fiotti di crema di ragazzo schizzare fuori dal suo uccello e schizzare sul pavimento della doccia.
“Uuurrrggg!”
Gemette.
Ci ripulimmo e cademmo in un sonno profondo.
La mattina dopo mi svegliai e guardai. Avevo paura che Ben se ne fosse andato, ma eccolo lì addormentato. Il sole mattutino che filtrava dalla finestra cadeva sui suoi riccioli d’oro. Sembrava così dolce e innocente mentre giaceva lì addormentato. Gli baciai la fronte senza svegliarlo. Andai a preparare il caffè e quando sono tornai era seduto sul letto.
“Buon giorno!”
Esclamò con un sorriso assonnato sul suo viso angelico.
“Buongiorno baby!”
Mi sedetti sul letto accanto a lui.
“Pensavo che la scorsa notte fosse stato un sogno!”
Scossi la testa.
“No. È successo.”
Lui annuì.
“Ti va di rinfrescarmi la memoria?”
Disse tirando via il lenzuolo.
Guardai e vidi che il suo cazzo era già duro come una roccia. Sorrisi e sospirai. “Ci risiamo!”
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