Natale 1972

di
genere
gay

Mancavano tre giorni a Natale. Noi quattro eravamo fuori a fare una battaglia a palle di neve, la prima dall’inverno precedente. Non aveva ancora nevicato quell'inverno, quindi decidemmo di approfittarne.
Probabilmente può sembrare strano, quattro ragazzi del liceo che giocano a palle di neve, ma eravamo tutti e quattro un po' strani.
Sono Corrado, ho capelli ricci castano scuro, occhi marroni e sono il più peloso fra di noi. Avevo avuto i peli sul pube, sul petto e sotto le ascelle prima degli altri. Non ero il più alto, anzi un po' piccolo, ma la pubertà mi raggiunse prima degli altri. Avevo anche peli sulle gambe e sulle braccia. Sono stato il primo ad eiaculare quando ci masturbavamo insieme. Forse era perché sono gay e mi divertivo più degli altri. Così almeno pensavo.
Daniele era il più normale, immagino. Biondo, atletico e fusto. Un po' muscoloso, ma non eccessivamente. Era nella squadra di nuoto e presto probabilmente avrebbe avuto una ragazza. Occhi marroni profondi e sopracciglia bionde sottili. Era il più piccolo, anche più basso di me ed era stato l’ultimo ad avere peli e sperma.
Anche Fabio era biondo, magro e muscoloso. Faceva parte anche lui della squadra di nuoto. Era di altezza media con peli dorati su braccia e gambe, un po' più lunghi sul petto.
Aveva una specie di ragazza che gli aveva fatto alcuni lavori manuali e un paio di pompini di cui ci aveva parlato.
All'inizio non gli credevamo ma poi ci ricredemmo.
Aveva gli occhi verdi più belli che avessi mai visto. Per non parlare di un culo da far sciogliere l'asfalto. Era il più alto e aveva il cazzo più grosso che avessi mai visto. Lo avevamo misurato, sedici centimetri e mezzo l'estate prima di iniziare il liceo e allora aveva solo qualche pelo sull’inguine. Era sottile e curvava a sinistra e verso l'alto. E che bello scroto! Wow! Di quelli grandi che colpivano.
Michele era il più goffo. Aveva capelli rossi, ma tutto il corpo era così liscio che si sarebbe potuto pensare che non fosse ancora nella pubertà. Però aveva un bel cazzo lungo e grosso. Piccole palline e un sacco rosa. Era magro e alto, e l'unico colore su di lui oltre al rosa e al bianco erano le sue lentiggini che aveva dappertutto. Gli occhi erano blu ghiaccio e le labbra più rosse che abbiate mai visto.
Sì, sapevo come erano fatti tutti ed esattamente come erano da nudi. Eravamo tutti amici da quando avevamo iniziato l'asilo. Vivevamo tutti nello stesso isolato e trascorrevamo insieme ogni secondo possibile. Eravamo i quattro moschettieri.
Facevamo il bagno insieme da quando eravamo bambini. Ci eravamo cambiati i vestiti uno di fronte all'altro. Avevamo sperimentato l'uno con l'altro dozzine di volte. Avevo avuto tutti i loro cazzi in bocca ed il mio cazzo in tutte le loro bocche. Ci eravamo anche masturbati a vicenda un paio di volte al giorno, prima che qualcuno di noi arrivasse alla pubertà. Adoravo quelle situazioni, cazzo!
Il giocare nudi fu un po' rallentato dalla pubertà, e da quando avevamo iniziato il liceo non avevamo più fatto niente insieme, solo qualche mostrarci e raccontare per vantarci delle dimensioni e per ridere.
Poi, tre giorni prima di Natale, nevicò notevolmente. Finalmente! Non facevamo una bella battaglia a palle di neve da più di un anno, quindi uscimmo per rimediare. Il grande cortile alle spalle del mio palazzo confinava col bosco ed era l’ideale per quel genere di giochi. Correvamo tra gli alberi, come quando eravamo bambini, lanciando palle di neve e ridendo a crepapelle.
Daniele rimase a dormire da me quella notte. I suoi genitori erano fuori città fino a alla sera seguente.
"Corrado!"
Urlò mia madre.
"Che c’è?"
“Papà ed io andiamo a fare la spesa. Dopo mangeremo fuori. Vuoi venire?"
"No!"
"Va bene. Torneremo probabilmente dopo il tramonto. "
"Bene!"
Tornammo alla battaglia a palle di neve finché non ci stancammo e le nostre palle si stavano congelando.
"Ho bisogno di riscaldarmi."
Disse Michele.
Soffriva sia il freddo che il caldo. Comunque eravamo tutti infreddoliti e bagnati, quindi non ci fu discussione.
Andammo verso casa mia e proprio quando arrivammo alla porta sul retro, Daniele disse.
"Hei ragazzi. Vi ricordate che volevate che rubassi uno degli spinelli di mio fratello?"
Si frugò in tasca e tirò fuori un piccolo sacchetto.
“Volevo fregargliene uno, ma poi ho pensato di chiederglielo. Mi ha dato questi e mi ha detto ‘divertiti’. È roba buona che gli è costata un sacco, quindi ora sono in debito, ma penso che ne varrà la pena."
"Santo cielo!"
Disse Michele a bocca spalancata.
Eravamo tutti piuttosto scioccati. Avevamo parlato di provarlo un paio di volte, ma ultimamente ne avevamo parlato sempre di più. Il fratello maggiore di Daniele era un gran drogato e si era diplomato a malapena l'anno precedente. Viveva ancora a casa dei suoi, lavorava in un deposito di legname e faceva la bella vita. L'avevo sempre considerato una specie di eroe duro.
"Pensavo che li avremmo fumati qui fuori."
Disse Daniele, aprendo il sacchetto.
"Sì, non è il caso di entrare in casa, anche se i miei genitori sono via fino a sera, ne sentirebbero l'odore di sicuro rientrando."
Dissi d'accordo.
Daniele ce li passò e noi li guardammo.
Erano anni che volevo provare l'erba, ma ora che avevo uno spinello tra le mani non ne ero più così sicuro.
Ci sedemmo in cortile e Daniele tirò fuori un accendino. Guardava la canna, come facevamo tutti noi.
Mi sentivo come se stessi per mettermi nei guai. Sensazione che avevo sentito frequentemente in passato, soprattutto quando facevo certe cose con i ragazzi.
Non avevamo mai avuto guai seri, o fatto qualcosa di veramente sbagliato, ma eravamo stati sgridati spesso per cose stupide.
"Ci vai o lo guardi?"
Chiese Fabio.
Lui era l'istigatore, come lo chiamavano i miei.
Daniele fece la faccia da ‘duro’ e fece scattare l'accendino.
"Sbrigati, sto congelando!"
Gemette Michele.
Daniele mise la fiamma alla fine della sua canna e inspirò. Tossì come un matto e ci mettemmo tutti a ridere.
Ci passammo l'accendino, io ero l'ultimo. Aveva un sapore orribile. Tossii, come tutti gli altri. Nessuno di noi si tirò indietro.
Migliorammo, riuscivamo a trattenere il fumo il più a lungo possibile. Quando la metà della nostra canna era stata fumata, non tossivamo più, ma ridevamo a crepapelle.
Quando diventarono troppo piccole per tenerle in bocca, le passammo a Daniele, che le mise nel sacchetto.
Eravamo tutti come... fatti. Era divertente da morire. Mi sentivo come se fossi in uno sciroppo denso. Ma allegro. Felice. E arrapato. E... mi sentivo semplicemente alla grande.
"Entriamo a riscaldarci."
Disse Michele.
"Ho una dannata sete."
Entrammo e ci togliemmo cappotti e scarpe. Andammo in cucina a prendere da bere.
"Niente cibo. Il fratello dice che rovinerebbe l’entusiasmo. Combattete la fame almeno a fino a quando l’entusiasmo inizia ad indebolirsi."
Bevemmo velocemente.
Ero così arrapato che avrei potuto offrirmi per succhiarli tutti. Lo presi persino in considerazione. Ci sognai persino ad occhi aperti. Notai come eravamo distribuiti nella stanza. Talvolta ridacchiavamo. Sembravamo tutti felici e ... distanziati. Questo era davvero molto divertente.
"Sono fottutamente fradicio."
Gemette Fabio. Si tirò via la camicia.
"Qualcun altro?"
Lo eravamo tutti bagnati fino alle mutande.
Poi ebbi un'idea.
"Toglietevi i vestiti bagnati e mettiamoli in lavatrice."
Andammo in bagno e ci spogliammo. Faceva fottutamente caldo! Dovetti lottare per non avere un’erezione mentre cercavo di non farmi vedere mentre li guardavo spogliarsi.
"Gettate la roba bianca qui e la colorata in macchina, li laverò e li asciugherò."
Presto fummo tutti nudi. Una vista fottutamente eccitante, devo dire. Da un momento all'altro mi sarebbe diventato duro, ma cercavo di pensare ad altre cose per evitarlo.
"Le felpe sono nel terzo cassetto della mia cassettiera."
Dissi.
Si avviarono verso la mia camera.
Non era possibile che maneggiassi la loro biancheria intima senza guardarla. Daniele indossava gli slip, l'unico di noi che lo faceva ancora tranne me. Quel giorno erano blu con profili bianchi. Avevano un odore speziato e muschiato, umidi per il suo sudore inguinale.
I boxer di Fabio e Michele non erano così interessanti, a parte i loro odori. Lo giuro, l'odore di Michele era come se ci avesse soffiato dentro mentre giocavamo all’aperto. Conoscevo l'odore di sperma e, lo giuro, i suoi boxer odoravano di sperma essiccato. Amici, altro che farmelo diventare duro!
Dopo aver iniziato il carico nella lavatrice e aver fatto scendere la mia erezione a qualcosa di simile a un normale uccello, tornai nella mia stanza.
Fabio era lì in tutta la sua gloria, ancora nudo, l’aveva completamente molle e lo metteva in mostra.
"Come mai è diventato ancora più lungo?"
Chiese Michele.
"Sono un dio del sesso."
Disse Fabio ridendo e facendo rimbalzare la sua erezione su e giù.
Dannnazione! Era diventato ancora più eccitante dall'ultima volta che avevo visto il suo corpo nudo. Si era tonificato un po', era diventato più forte e il suo pene era sicuramente diventato più grosso.
"Ho ancora quel calibro."
Dissi tutto speranzoso.
"Prendilo, voglio vedere se ho superato i diciotto centimetri."
Ora anche lui ce l’aveva duro. Tutti erano così. In pochi secondi anche il mio era esploso a pieno regime.
I ragazzi si misero in fila, come ai vecchi tempi e io presi il calibro dalla scrivania, sarei stato l’arbitro e mi inginocchiai.
Daniele mi si avvicinò agitando il cazzo e ridendo.
"È passato molto tempo da quando l'abbiamo fatto."
Avrei voluto prenderglielo, ma se lo tenevano loro mentre li misuravo.
Ora aveva un bel cespuglio di peli pubici biondo scuro. Il suo uccello era dritto e della forma perfetta. L'asta era quasi perfettamente rotonda, solo un rigonfiamento al di sotto. Era bianco per la maggior parte, ma diventava tutto rosa verso la testa che era perfetta, voglio dire che avrebbe potuto essere uscita da un libro di medicina. I bordi si alzavano leggermente. Il foro era all'estremità e leggermente ovale, ben chiuso. Le palle erano di buone dimensioni, ma il sacco era stretto e rugoso per il freddo.
Misi il calibro contro il suo pube, assicurandomi che fosse la pelle e girai la rotella.
"Quattordici centimetri e due."
"Nemmeno quindici centimetri?"
"Non preoccuparti, hai ancora un paio di anni per crescere."
Disse Fabio, ridendo.
"Vaffanculo!"
Daniele rise e lo spinse via.
Fabio si fece avanti. I peli dorati su braccia e gambe erano diventati più spessi ed anche sul petto. Era sempre il più alto. Le sue palle sembravano essere più grandi ora. Pendevano un po', ma il freddo le teneva contratte. Scosse il pene verso di me, poi lo tenne fermo.
Era di sedici centimetri e mezzo l'estate prima che iniziassimo il liceo, ma ora era fottutamente enorme. Era sottile e si piegava un po' a sinistra e verso l'alto. La cappella era grossa e arrotondata, i bordi sporgenti ed il foro all'estremità era appena sopra la punta, quasi in cima.
Gli appoggiai il calibro al pube, contro la pelle e girai la rotella per allargare ulteriormente le pinze. E ancora di più. Un sacco.
"Ventun centimetri e tre."
"Mostro!"
Disse Michele dietro di lui.
Fabio rise.
"Non essere troppo geloso, ragazzino."
Si spostò e Michele prese posto di fronte a me.
I suoi peli sul pube erano rosso vivo e folti. Il corpo era ancora molto liscio. Lo scroto molto stretto e così rosa da essere fantastico. Quasi rosso. Il pene era pallido, come il resto di lui, ma la cappella era lunga sotto la pelle e quando la rotolò indietro era tutta rosa e lucente. Così lunga! Quasi un quarto dell’intera lunghezza dell’uccello. La parte superiore della cappella ritornava molto più rispetto alla parte inferiore, era davvero sorprendente. I bordi erano morbidi.
Gli misi il calibro contro la pelle del pube e misurai il suo cazzo pallido e rosa.
"Diciassette centimetri."
"Non male per un bambino."
Rise Fabio.
"Vaffanculo, anormale."
Ora toccava a me essere misurato, mi domandai chi si sarebbe offerto volontario. Di solito era Michele che anche questa volta tese la mano e aspettò che io gli consegnassi il calibro
Glielo diedi e mi alzai in piedi.
Guardai in basso e vidi la mia scia di peli sullo stomaco leggermente abbronzato, la chiazza di peli pubici marroni ed il mio uccello che sporgeva. Sapevo che era lungo poco più di quindici centimetri, ma ero più che disposto a lasciare che qualcuno lo misurasse.
Michele si inginocchiò, mise il calibro contro il mio pube e girò la rotella.
"Sedici centimetri".
"Quindi Daniele è quello che ce l’ha più piccolo in questa stanza."
Disse Fabio.
"Quindi mettiti in ginocchio e succhialo!"
Esclamò Daniele.
"Perché? Io sono il più grosso, dovreste adorare tutti il santuario e succhiare il mio."
"Nessuno potrebbe succhiarlo, soffocherebbe da morirne."
Rise Michele.
"Solo la punta, anche se potresti soffocare a morte quando ti faccio esplodere il mio enorme carico in gola."
"Scommetto che non sei in grado di sparare abbastanza per soffocare qualcuno."
Rispose Daniele.
"Errore, posso sparare abbastanza da soffocare un elefante."
"Corrado probabilmente può superarti, è stato il primo a venire ed è stato sempre il più copioso."
Non per vantarmi ma era vero. Primo, e soprattutto il più abbondante. Ma era stato quando Michele non aveva ancora iniziato ad eiaculare e Daniele stava a malapena sparando qualcosa. Inoltre avevo superato a malapena Fabio per la maggior parte del tempo.
"Spari ancora quegli enormi carichi?"
Mi chiese Fabio.
Sentii la mia faccia diventare molto calda, capivo che stavo arrossendo. Cercai di non sorridere mentre annuivo. Cercai anche di non guardare le erezioni ritte intorno a me. Voglio dire, adoravo tutto quello ma non volevo che lo capissero. Per non parlare del fatto che ero omosessuale.
Sentii come se ci fosse uno spostamento d'aria o qualche cosa del genere. Eravamo tutti lì, col cazzo duro, che ci guardavamo. Era passato più di un anno dall'ultima volta che avevamo fatto qualcosa di così sexy insieme. Sentii di nuovo quell'elettricità nell'aria. Tutti ridacchiavano e si guardavano intorno con l’uccello in mano.
"L'ultimo che spara sarà lo schiavo?"
Chiese Fabio.
Abbiamo iniziato a menarcelo.
Io ero accanto a Daniele e Michele e Fabio era di fronte a me.
Ci stavamo tutti guardando. Li avevo sempre guardati quando avevamo fatto quelle cose. Loro a volte avevano gli occhi chiusi e a volte si guardavano intorno. Quel giorno si guardavano intorno, sorridendo, ridendo. E vi assicuro che faceva molto caldo!
"Vediamo chi spara di più."
Disse Daniele.
"O il più lontano."
Affermò Michele.
"L'ultimo a venire è lo schiavo del ragazzo che spara più lontano. Il ragazzo che viene di meno è schiavo di chi viene di più."
Disse Daniele
Di solito andavamo a masturbarci vicino al mio letto per vedere quanto uno sparava. Non avevo mai detto a nessuno di loro che tenevo da parte la coperta sporca in modo da poter annusare e toccare in seguito eventuali resti. Quella volta speravo che ci restassero sopra quattro serie, sarebbe stata la prima volta.
Michele era molto rumoroso! Il suo prepuzio faceva un rumore forte e umido mentre si masturbava. Riuscivo persino e sentirne l’odore. Daniele se lo stava menando come se la sua vita dipendesse da questo, lo faceva così velocemente che la sua mano era una macchia confusa. Fabio si stava massaggiando il grosso cazzo con tanta forza ma non così velocemente, torcendolo anche un po’ nel pugno.
Ma riuscivo a sentire l'odore di Michele. Un odore muschiato e secco. Mi piaceva, mi colpiva veramente.
In meno di un paio di minuti stavo sparando con il mio carico contro il muro dall'altra parte del letto. Il primo colpo naturalmente. Mi trattenni a malapena dal gemere forte. Lo feci sottovoce, penso di aver sparato otto o nove volte e di aver lasciato una scia di macchie bianche di sperma sul mio letto.
"Fottutamente bello! Ma guarda questo!"
Disse Daniele
Si accarezzò ancora qualche volta, poi gemette, tenne la mano ferma sul cazzo per un tempo che sembrò infinito. Poi una specie di goccia gocciolò fuori e gli accarezzò il cazzo, poi un'altra goccia e poi un lungo fiotto di sperma schizzò fuori, a metà strada verso il muro. Quindi sparò una sottile striscia di sperma che gli cadde appena sotto il cazzo e sulla mano. Mi sembrò che fosse uscito qualche cosa, ma non molto.
"Non come Corrado, per niente!"
Il commento di Fabio era superfluo.
“Ho provato a creare un sacco di pressione, ma ho aspettato troppo a lungo, amico. Fanculo."
Fabio e Michele continuavano ad accarezzarsi mentre continuavamo a giocare con i nostri uccelli bagnati e appiccicosi. Quanto avrei voluto accarezzarglielo, volevo dannatamente sentire il suo sperma caldo, appiccicoso e scivoloso sul suo cazzo liscio e caldo. A me continuava a rimanere duro, a Daniele no, anche se non gli era diventato completamente molle.
Poi Fabio disse: "And the winner is..."
E sparò un enorme fottuto carico. Voglio dire, mi fece vergognare del mio volume. Era come in alcuni di quei video porno in cui i ragazzi vengono così tanto che ti viene da pensare che ci sia dietro un trucco. Solo sei colpi reali, ma erano così grossi e spessi! Il primo atterrò appena sotto di lui, ma il secondo arrivò quasi fino al primo di Daniele. Poi quattro colpi meno distanti, ma ognuno così voluminoso! Probabilmente sarebbe stato sufficiente per riempire un bicchierino e ne sarebbe anche avanzato. Sorprendente!
"Dannazione!"
Mi sentii dire.
"È stupefacente!"
Confermò Daniele.
"Se venissi così tanto, le mie palle dovrebbero spremersi fino a sparire!"
Disse Michele.
Ridemmo tutti.
"Michele è lo schiavo di Corrado."
Disse Fabio.
"Non ho ancora finito."
Si lamentò Michele.
"Che importa? Sei l'ultimo."
Ribatté Fabio.
"Lasciami finire almeno, probabilmente verrò più di Daniele."
"Se spari meno di Daniele, saresti il mio schiavo ed io ti consegnerei a Corrado. Altrimenti Daniele sarebbe il mio schiavo e io lo consegnerei a Corrado."
Mi avrebbe consegnato Daniele? Mi avrebbe consegnato Michele? Non voleva uno schiavo per un giorno? Era un po' strano a dir poco.
"Ho un'idea migliore, smettila di menartelo, amico."
Disse Fabio.
"Quale?"
Chiese Michele, sorpreso e smise di segarsi.
"Dato che sei il mio schiavo e il compleanno di Corrado è questo fine settimana, ed è anche Natale, gli do il mio contratto di schiavo. Devi fare quello che vuole, al doppio."
"Doppio?"
Chiese Michele guardandomi.
"Si. Lui è arrivato primo e più forte. Avrei potuto aver sparato di più..."
"Avresti potuto?"
Chiese Daniele ridendo.
"Ok, ho sparato di più, ma Corrado ha vinto per essere venuto per primo e più lontano, quindi consegno la tua schiavitù a lui. E dico, visto che è quasi il suo compleanno, oltre a Natale, sei lo schiavo sessuale di Corrado per un giorno. "
Sentii il cuore battermi nel petto e non riuscivo a respirare.
"Schiavo sessuale?"
Chiese Michele, ovviamente stordito quanto me.
Eravamo stati schiavi precedentemente, ma mai schiavi sessuali. Questo era qualcosa di nuovo.
"Corrado aveva un vantaggio, gli è piaciuto molto di più che a noi. Lo ha sempre fatto, essendo gay."
Disse Michele.
Stavo pensando a una risposta per negarlo, per annullare qualsiasi pensiero che qualcuno avesse sul fatto che fossi gay. Ma tutto ciò a cui riuscii a pensare fu: "Non sono gay!" sperando di sembrare convincente.
"Sapevamo fin dalle medie che eri gay, amico, a nessuno di noi importa. Non devi fingere, sai."
Disse Fabio.
"Io non sono gay!"
Mi guardavano tutti. Proprio me. Non in maniera cattiva, solo... seria.
"Non sono..."
"Amico, so che sei gay, abbiamo fatto palestra insieme; i tuoi occhi si fissavano i pacchi per tutto il tempo. Se non sei gay, sei piuttosto confuso."
Disse Michele.
“Sapevo che eri gay prima delle medie, quando facevamo tutte quelle cose insieme. Hai sempre desiderato di più. E hai fatto di più. E tu sei stato il migliore in questo."
Disse Daniele.
"Mi sento in colpa per non averti permesso di farci un pompino. Sapevo che ti sarebbe piaciuto farlo, ma mi sembrava di approfittarne."
Disse Fabio.
"Non sono..."
"Se non sei gay, allora non vorrai che io sia il tuo schiavo sessuale."
Disse Michele, sorridendo con il suo ghigno diabolico.
"Ma tu sei gay e io sarò il tuo schiavo sessuale. Per un giorno. Farò quello che vuoi. Tranne che... non mi farò inculare."
Mi sentii ansimare forte, schiavo sessuale? Michele? Un giorno di sesso, era una cosa che volevo?
"E voi ragazzi non potrete mai dire nulla al riguardo. Niente battute, niente riferimenti, niente parlarne. Niente. E non chiederete mai cosa abbiamo fatto."
Disse Michele agli altri due.
C'erano state altre volte in cui avevamo fatto la stessa identica cosa, ma era successo un paio di anni prima. Sapevano tutti che avevo fatto cose con gli altri, solo in due, ma non avevano mai detto niente, né chiesto.
Tutto quello che riuscii a dire fu…
"Ma…"
"Sì, potrai giocare con il mio sedere, ma non potrai scoparlo."
Rise Michele.
"Sei serio?"
Chiesi quasi urlando.
"Sicuro. La giornata è stata divertente. Non mi farò scopare, quindi se posso fare solo sesso con il mio migliore amico gay, mi va bene. "
Si strinse nelle spalle e mi sorrise.
"Hai fatto un pompino meglio di Anna, ci prova, ma non le piace. Devo spingerla a farlo ma a lei fa schifo e rimane lì così. Sei andato alla grande, Corrado, un fottuto bel pompino, amico."
Disse Fabio.
“Nessuno di noi ha mai succhiato un cazzo. Ma tu lo facevi."
"Ragazzi... lo sapevate?"
"Non siamo stupidi, amico, eravamo bambini, è vero. Ma ora non lo siamo più. Guardando al passato, è abbastanza ovvio."
Disse Fabio.
Bene, cazzo, ho pensato. Ero un po' triste e un po' turbato, e un po'... a dire il vero sollevato.
"E ragazzi, non sono gay. Ma mi è piaciuto molto tutto quello che abbiamo fatto. Essere lo schiavo sessuale di Corrado mi va bene."
Disse Michele.
Mi sorrise. L’avrei abbracciarlo. Li avrei abbracciati tutti. Lo sapevano da sempre e non gli importava. Non importava. E a Michele andava bene ed era disposto a farlo. Non sono il tipo schizzinoso, ma ero sul punto di piangere di sollievo e gioia.
"Diavolo, Corrado, potrai succhiarmi ogni volta che vorrai ma non innamorarti di me, checca."
Disse Daniele.
Rise arrossendo, era semplicemente... così carino.
"Non mi succhierai, Anna e io usciremo insieme regolarmente dopo Capodanno. Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di renderlo pubblico. Ufficiale, più o meno."
Disse Fabio.
"Fantastico!"
Esclamammo tutti insieme.
"Ma..."
Ce lo aspettavamo, diventò rosso e sorrise.
"Se vuoi, Corrado, mi piacerebbe un altro vero pompino, solo una volta, prima di chiudere le cose con Anna. Non credo che otterrò una pompa decente da lei... mai. Probabilmente non avrò la sua fica spesso, solo nei fine settimana."
Non avevo la più pallida idea di cosa dire. Voglio dire, i miei tre migliori amici non solo sapevano che ero gay, ma erano tutti disposti a fare qualcosa ancora. Almeno per una volta per Fabio, Daniele e Michele si comportavano come se fosse qualcosa che volevano fare da sempre. Cosa dire in quella situazione?
"Uh... okay."
“È meglio che ti sbrighi con Michele. Probabilmente è pronto per esplodere."
Disse Fabio.
Guardai e vidi che Michele ce l’aveva ancora duro, lo teneva e la cappella era rosa scuro e lucida. Il mio stomaco brontolava come se stessi morendo di fame e mi venne l'acquolina in bocca.
"Daniele e io andremo a razziare il frigorifero, poi guarderemo un film al piano di sotto. Voi due potrete venire quando avrete finito."
Disse Fabio.
"Non passerà molto tempo."
Rise Daniele mentre indossava la felpa presa dalla mia cassettiera.
"Non avremo nemmeno il tempo di riscaldare qualche cosa nel microonde?"
"Probabilmente no, visto come dà di testa Corrado."
Rise Fabio.
Mi sentivo... beh, è difficile da descrivere.
Due dei miei migliori amici mi stavano lasciando con il terzo, per permettermi di fargli un pompino. Sapevano che ero gay. Ci eravamo appena masturbati insieme... Tre di noi avevano eiaculato, uno no... e stavo per succhiarlo. E lo sapevano tutti. Potevo sentirmi confuso?
Li vidi uscire dalla stanza, guardai Michele, in piedi accanto a me, l'erezione in mano, sorridente e rosso in faccia.
"Hanno ragione, sai. Hai fatto un pompino fantastico."
Disse, diventando ancora più rosso.
Mi stava diventando di nuovo duro.
Pensavo di essere più bravo dato che giocavo da prima delle medie. Avevo scoperto il porno su Internet ed avevo prestato molta attenzione. Avevo imparato alcune cose, di sicuro.
"Posso chiederti una cosa?"
Chiese.
"Ehm... sì?"
"Ti è sempre piaciuto... sai... quella roba che facevamo?"
Deglutii, poi annuii.
"Si. Anche a me. Voglio dire, il sesso è bello e divertente... è solo…"
Scrollò le spalle, rosso in faccia.
"Penso di essere bisessuale."
"Ti... ti piacciono i ragazzi tanto quanto le ragazze?"
"Si. Voglio dire, non vedo grande differenza. Il sesso è sesso. Probabilmente è divertente sia con una ragazza che con un ragazzo. Vorrei scoprirlo veramente, questo è certo!"
Ridemmo.
"E stavo... voglio dire... stavo nascondendo... quando ho detto che non puoi... sai... fottermi. Se vuoi... va bene. Penso... sai... potrei volerlo."
Risi.
"Veramente?"
"Si. Voglio dire... mi piacerebbe fare tutto con te. Se lo desideri."
"Vuoi dire... vorresti... ehm... rifarlo oggi?"
"Che cosa?"
"Ummm... il pompino?"
Il suo viso si illuminò. Voglio dire che fu un sorriso enorme.
"Diavolo sì! Volevo farlo, visto quello che lo stavamo facendo l'estate prima delle medie, ma... ero... troppo timido, immagino."
Allungò la mano e afferrò la mia erezione appiccicosa e scivolosa e iniziò a massaggiarla.
Gli tolsi la mano dalla sua, presi il suo posto, accarezzandogli avanti e indietro il prepuzio. Il suo cazzo era così caldo che sembrava di fuoco.
"Mi sono sempre chiesto come fosse farlo, ti invidiavo per il fatto che tu avessi il coraggio di farcelo."
"Allora, prosegui."
Dissi a bassa voce, incapace di credere che lo stessi dicendo.
Sorrise e rise un po', poi si inginocchiò.
Sentii il mio uccello ballare nella sua mano e perdere un'enorme goccia di pre eiaculazione. Ragazzi, ero così eccitato!
Poi si sporse in avanti e leccò la punta del mio pene. La sua lingua era così morbida! Calda, umida e semplicemente fantastica! Le sue labbra superarono la punta scivolando dolcemente sulla mia cappella. Era come una perfetta morbidezza vellutata. Vidi il mio uccello scomparire nella sua bocca attraversando le sue labbra rosse e sentii la sensazione più calda, umida e meravigliosa della mia vita. E poi... era come... non riesco nemmeno a descriverlo!
Nessuno mi aveva mai succhiato prima. L'avevano leccato, l'avevano persino baciato e se l’erano messo tutto in bocca, ma nessuno di loro l'aveva mai succhiato. Quella prima sensazione di aspirazione fu...
Sembrava che il mio cazzo stesse pulsando più forte, oltre i limiti della pelle che lo circondava. Dentro... sembrava come... qualcosa di caldo, infuocato e morbido lo attraversasse lentamente, tirandosi dietro tutto il mio sperma. Il mio perineo era bollente e...
Venni. Nemmeno dieci secondi e sparai un carico che mi fece tremare le gambe e turbinare le stelle davanti agli occhi. Sembrava che il mio cazzo si fosse allungato piano piano fino a diventare lungo cinquanta centimetri e largo quindici! Sembrava che le mie palle fossero sul motore di un'auto che correva a trecento chilometri all’ora! Non riuscivo a respirare e tutto quello che potevo fare era agitare i piedi e strillare come una bambina.
Santocielo!
E lui continuava a succhiare! Ingoiò! Tutto!
Il mio uccello era in fiamme e allo stesso tempo immerso nell'acqua ghiacciata. Tutti i muscoli del mio corpo erano tesi, rigidi e duri e si staccavano dai loro punti di ancoraggio.
Poi ero seduto sul letto, ansimando. Non ricordavo di essermi seduto.
"Immagino di averlo fatto bene."
Disse Michele, sedendosi accanto a me.
Non riuscivo a parlare. Rabbrividii.
"È stato ok, tutto."
Dissi alla fine, ridendo.
“Ho seguito il regolamento dei pompini, eh? Non te ne hanno mai fatto uno?"
"No! Voglio dire... sì! Hai seguito la regola! E no, non ne ho mai avuto uno prima di oggi. "
"Fantastico, ti ho dato il tuo primo."
"Si. Grazie!"
"Nessun problema!"
Risi. Notai che ce l’aveva duro. Mi ero sentito esausto e soddisfatto, finché non vidi quella punta rosa e scarlatta. La volevo.
Lo spinsi sulla schiena e caddi sul suo pene. Era enorme rispetto a quando l'avevo succhiato l'ultima volta. Allora era di meno di dodici centimetri, rosa, quasi glabro. Ora erano diciassette centimetri duri e caldi. I peli pubici erano rossi e spessi. E sapeva di muschio salato, quell'aroma pesante, denso e muschiato. Era incredibile!
Il prepuzio era abbastanza lungo da coprirgli la cappella se non lo spingevo indietro con la lingua, ma ora ce n'era molto di più rispetto a allora. La cappella lunga e calda mi riempì la bocca. Era più calda, più grossa, più dura, ma sembrava anche più morbida. E così fottutamente scivolosa sulla mia lingua.
Scivolai in giù sull’uccello il più possibile! Come ho detto era più lungo di quanto ricordavo, molto più grosso ed anche più gustoso.
Mi raggomitolai intorno al suo grembo e gli succhiai l'utensile come un bambino alla prima tetta. Gli presi le palle e le strizzai delicatamente, le feci rotolare, le esplorai. Con l'altra mano toccai lo spazio morbido, caldo e umido dietro la sacca. Stavo strofinando delicatamente lì, giocando con le sue palle che si ritiravano e scivolavano su e giù sul suo lungo pene, quando gemette.
"Oh, merda! Vengo!"
Raddrizzò un po’ le gambe. Sentii le sue palle contrarsi ed attaccarsi al cazzo, sentii convulsioni in quel punto dietro il suo sacco e sentii il cazzo piegarsi nella mia bocca e poi assaporai il caldo, salato liquido pre seminale fluire nella mia bocca.
Gemette sommessamente, respirando affannosamente mentre il suo corpo vibrava. Le sue gambe si bloccarono, i suoi fianchi sussultarono, la sua prostata pulsò, il suo cazzo vibrò, il suo sperma scorreva.
Sentii una piccola quantità di liquido fuoriuscire dal foro all'estremità della sua cappella. Era più denso della pre eiaculazione, ne ero certo, ma non denso come la mia sborra. Aveva un sapore più salato che muschiato, succhiai, leccai, gemetti.
Oh Dio! Ero in paradiso! Sentii il mio corpo rispondere al suo orgasmo, riempirsi di un calore setoso e di formicolii scintillanti.
"Wow!"
Schizza!
Il suo sperma sbatté nella parte posteriore della mia bocca. Era denso, caldo, viscido. Lo amavo. Muschiato, salato, terroso. Soddisfacente. Deglutii.
Schizza.
La mia bocca era piena di sperma denso. Ho deglutito. I fluidi pesanti mi scorrevano giù per la gola.
Schizza.
Altro sperma mi è entrato in bocca. Ho bloccato la mia lingua sotto la sua asta e ho succhiato più forte.
Schizza.
La mia lingua ha sentito la pulsazione nella sua uretra mentre il suo sperma ci scorreva attraverso per entrare nella mia bocca. Ho fatto scivolare le mie labbra lungo il suo albero, la mia lingua ne grattava la parte inferiore, facendo spazio ad altro sperma caldo.
Pulsazioni, sussulti, schizzi.
La mia bocca era di nuovo piena. Deglutii. Feci scorrere la lingua lungo le morbide creste sul lato inferiore della sua cappella calda.
Pulsazioni, sussulti, schizzi.
Sentii la sua uretra sotto il glande gonfiarsi mentre il suo sperma ci scorreva dentro e schizzava nella mia bocca. Leccai verso l'alto sul suo buco. Il suo corpo sussultò in reazione alla mia lingua. Il suo sperma lubrificava i movimenti ed aggiungeva morbidezza.
Pulsazioni, sussulti, schizzi.
Adesso avevo solo la sua cappella lunga e calda in bocca, coperta del suo sperma denso. Deglutii, poi gli leccai la cappella.
"Cazzo! Corrado!"
Pulsazioni, sussulti, schizzi.
Questa volta c’era molto meno sperma, ma era più denso e caldo.
Deglutii, lo sentii ricoprirmi la gola, era così denso.
Pulsazioni, sussulti, schizzi.
Non molto questa volta e non deglutii. Lo feci girare intorno alla sua cappella calda con la lingua. Sussultò forte.
"Merda! Oh per favore!"
Pulsazioni, sussulti, niente schizzi. Solo una o due gocce.
Non deglutii, lo mischiai con l'altro e la mia saliva, strofinandolo sulla testa con la lingua.
"Santodio!"
Pulsazioni, sussulti, niente schizzi, ma sentii un fluido denso un po' più caldo aggiungersi a quello che stavo leccando e strofinando intorno alla sua cappella lunga e calda.
"Wow!"
Pulsazioni, sussulti, niente schizzi. Ero sicuro che questa volta non fosse uscito quasi nulla. Le sue gambe si piegarono sul pavimento. Tirò via la cappella.
Vidi il suo uccello sussultare di nuovo e sentii la sua prostata tentare di eiaculare altro sperma, ma apparve solo una goccia nel foro bordato di rosso del suo glande viola, che rapidamente colò lungo il pene rosso e pulsante. Era grumosa e liquida allo stesso tempo.
Sussultò ancora, e ancora, e ansimò.
Assaporai a lungo il suo sperma che avevo in bocca. Sentii la sua prostata dare altri due piccoli fremiti, poi riposare.
Il suo cazzo pulsò più volte, poi iniziò a sgonfiarsi rapidamente. Era luccicante della mia saliva e del suo sperma e il prepuzio rotolò rapidamente sul lungo glande viola. Una goccia del suo ultimo sperma riempiva ora l'apertura nel suo prepuzio.
"Porca troia!"
Gracchiò mentre ansimava pesantemente.
"Era..."
Io deglutii.
"È stato fantastico!"
Dissi.
Il suo cazzo era a mezz'asta, diretto a diventare flaccido. Il prepuzio ora nascondeva completamente il lungo glande e pendeva verso il basso, il cazzo pulsava ancora di tanto in tanto. Un'ultima goccia del suo seme scorreva lungo la parte inferiore del suo cazzo, dirigendosi verso il suo scroto increspato. Le sue palle erano svanite dentro di lui.
Rabbrividì dalla testa ai piedi.
Io risi.
"Non male, me lo lasceresti fare di nuovo?"
Chiesi.
"Diavolo sì!"
Disse ridendo.
“Solo non adesso! Non mi diventerà duro di nuovo per giorni."
Io risi.
"Beh, diciamo più tardi, comunque."
Aggiunse.
Mi sedetti accanto a lui. Potevo sentire il calore del suo corpo. Ci sorridemmo. Mi sentivo davvero... a disagio. E felice. E soddisfatto.
Il mio cazzo era quasi mezzo duro, ma non si sarebbe irrigidito completamente.
"Corrado?"
"Si?"
Rise, poi mi mise un braccio sopra la spalla. Misi il mio sopra il suo. Sembrava... davvero fantastico.
Poi mi baciò.
Non avevo mai baciato nessuno prima. Nemmeno mia madre da anni.
Poi fu più di un bacio. Le nostre labbra si aprirono. Lingue. Poi finì.
Stavo guardando i suoi occhi blu incredibilmente gelidi.
"Vorrei restare la notte, invece di Daniele."
"Anch'io," sospirai.
di
scritto il
2021-12-19
4 . 6 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Fortune di famiglia

racconto sucessivo

Fuga in montagna
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.