Sedotto Cap.1
di
Chiodino
genere
prime esperienze
LA AMO E LEI MI AMA.
Virginia e Pietro.
SEDOTTO. Lei, nel pieno splendore dei suoi trent' anni. Io... molto giovane ed innamorato.
Caro Pietro,
se noti non mi rivolgo e non mi rivolgerò più a te con quel diminutivo, Pierino, che ti sminuiva e non mi piacque fin da quando siamo stati presentati.
Ho letto la lettera che mi hai consegnata durante quello che doveva essere il commiato.
Non sarebbe servito aprirla, leggerla. Da tempo i tuoi occhi, i rossori e le esitazioni tradivano quello che hai osato scrivere ad una donna che potrebbe, per età, quasi esserti madre.
Vorrei, dovrei risponderti con il tono e le parole di una sorella maggiore se non di una madre, ma, da tempo, provo un imbarazzante simpatia per il ragazzo che è venuto per tante settimane a sacrificare il poco tempo libero dallo studio con una malata.
Ora però sono perfettamente guarita e gli acquirenti del palazzo, giustamente ne hanno, come ben sai, reclamata la consegna.
Mi piaceva il modo con il quale riassumevi i fatti letti per me sui quotidiani. Mi piaceva ascoltare il tono della tua voce mentre mi leggevi le pagine di questo o quel romanzo, mi inteneriva ascoltare le tue vicissitudini, quello che vedevi succedere ogni giorno attorno a te, fuori, su quelle strade allora a me vietate. Sono certa che per buona parte fossero tue invenzioni per rincuorare e per scuotere questa signora non più giovane dalla sua noia mortale. Mi piaceva anche osservarti assorto mentre sceglievi i dischi che avremmo ascoltato in religioso silenzio per poi discuterne con passione.
Tuo padre va per lavoro lontano, nel sud delle Americhe per alcuni mesi. Ti lascia solo almeno per qualche mese, accudito dalla cameriera. Se ne fida ed a ragione, sei un bravo ragazzo ed uno studente modello. Non ho ancora il telefono che verrà istallato solo tra qualche tempo, vorrei rimanere in contatto con te e per evitare chiacchiere, la tua famiglia e la mia sono troppo note nella “piazzetta”, scriverò e farò consegnare a mano le mie missive alla mia vecchia “pipelè” la portiera del numero tre. Altrettanto farai tu se lo vorrai. Niente francobolli, niente giorni di attesa. Guai a te però se ripeti le parole, sciocche anche se dolcemente piacevoli per qualsiasi donna, della prima lettera, l'unica lettera d'amore che mai abbia ricevuta. In ogni caso la terrò per sempre cara. Infinitamente cara...
Diario. (Pietro)
Ho pedalato furiosamente e seguendo le sue indicazioni trovo facilmente la strada che pur sperdendosi all'apparenza tra i campi, dopo cento metri raggiunge quello che dovrebbe essere il muro perimetrale della sua nuova casa. E' domenica mattina e mi ha invitato a passare la giornata da lei, in campagna. In campagna per modo di dire, solo poco fuori le ultime case della città, appartata su una stradetta secondaria. La proprietà è piccola anche se ben tenuta, come il viale, costeggiato da alberi di cui non saprei proprio dire il nome, che dal cancello porta alla villetta.
E' venuta lei, la signora R. ad aprire il cancelleto, inutile aprire la carraia per una bicicletta. Non è molto alta, ho pensato per la prima volta. Sono già ora, sia pur di poco, più alto di lei. Una gonna ampia, lunga, la camicetta con una gran fila di bottoni, attillata, il sorriso, i suoi occhi. Non ricordo altro di quel momento, i suoi occhi ed il sorriso timido, accattivante. Mi mette in soggezione, tremo anzi ed ho un groppo alla gola, non oso, non posso parlare. Mi chiedo come abbia potuto alzare il mio sguardo, le mie speranze sino a lei. E' stato un attimo di pazzia che mi ha permesso di scrivere che la amo. Ed ora sto camminando al suo fianco verso la casa, piccola, un poco cocotte, pittata di fresco. Anche se ha dovuto vendere il palazzo sulla piazzetta, certo ha di che vivere. L'elettricista verrà a finire il suo lavoro domani, mi dice. Per questo ti ho raccomandato la puntualità, per poterti aprire. Neppure il campanello funziona. E' bella, bella, bella. Mi ha fatto giurare di non parlarle almeno per oggi di amore. Per oggi, mi sono detto con un tuffo al cuore. Oggi per cominciare, precisa dopo una pausa. Non so però staccare gli occhi da lei. Mi ha detto a metà pomeriggio, nel servirmi il te con una fetta di torta deliziosa: la ho preparata e cotta con le mie mani per te. Nel dirlo arrossisce un poco chinando il capo. E' stata la giornata più lunga della mia vita. E' trascorsa però in un lampo. Nell'accompagnarmi al cancello mi prende per un attimo la mano, la stringe. Sei molto caro, mi dice. Il cancello si fa sempre più vicino ed entrambi rallentiamo il passo. Siamo immobili, uno davanti all'altro. Poi, quasi a malincuore si scosta e la magia finisce, di colpo. Il cielo si fa cupo, incombe su di me che sconsolato pedalo verso casa.
Cara amica,
abbiamo convenuto di chiamarci con nomi diversi da quelli veri, per prudenza. Non voglio certo mettere a rischio il vostro buon nome, ma a me ripugna, si, mi ripugna. Permettemi almeno questa volta di scriverlo il vostro nome: Virginia. Avete un nome bellissimo, che amo pronunciare e scrivere appunto, visto che mi è vietato dire altrettanto di voi. Daltronde non mi permettete di essere altro che un amico. Sostenete che data la differenza di età rappresentate per me solo un simulacro, un sostituto della mamma che ho perso da piccolo. Non penso a voi né come ad una sorella né come ad una madre. Eppure si può voler bene ad una madre e ad una sorella. Lo so, sono solo sciocchezze le mie. Sciocchezze di un ragazzino con la testa piena di sogni e di illusioni.
Di amore anche, un amore che vi garantisco è puro ed onesto, un amore che non verrà mai meno. Per Voi.
Devo ora lasciarvi se voglio che queste righe vi vengano consegnate oggi stesso.
Aspetto con ansia il trascorrere di questi giorni, lontano da Voi, sino a domenica.
Caro Pietro,
pure io attendo con qualche ansia la prossima domenica. Promettimi di non eccedere, di non lasciarti trasportare dalla tua infatuazione, di non farmi pentire di avere avuto fiducia nel tuo buon senso. Il destino e la guerra mi hanno tolto il marito ed i figli che ho partorito. Nel mio cuore non vi è più posto per l'amore ma solo per l'amicizia e voglio esserti amica. Mi sei infinitamente caro, ma solo come amico. Una signora non può e non deve permettersi altre idee. Non può e non deve immaginare nulla di altro. E' stata una domenica dolcissima, piacevole, eccitante e distensiva al massimo...vieni, caro, ti aspetto con ansia...
Diario. (Pietro)
Si firma: con affetto, la tua amica Virginia. Con affetto. So esattamente cosa voglia dire in italiano. Con affetto! Certo vorrebbe dire di più e non osa, aspetta con ansia domenica, quando potremo di nuovo trascorrere la giornata insieme. Nel buio della notte insonne, la vedo aprire il cancello e porgergermi le labbra avvinghiandosi a me e, senza aspettare di raggiungere la casa, un letto...fantasie puerili, so benissimo di essere pazzo, sarà, penso volendo essere realisticamente con i piedi ben posati sulla terra, una giornata eccitante per quei nonnulla che ha voluto già concedermi. Nulla più. Io penso di esserne innamorato, certo la amo. Cos'altro potrebbe essere se non amore? Ma lei, prova qualcosa di diverso dalla sempatia che dice? E' mai possibile? Virginia, la Signora Virginia, fredda, altera e bellissima. Potrebbe avere tutti gli uomini di questa terra. Perché mai scegliere un ragazzino, imberbe, inesperto, che a stento potrà donarle un fiore oltre che se stesso? Mi lascio prendere dallo sconforto, dalla paura di aver sbagliato tutto, di fraintendere qualche parola gentile ed innocente con frasi che poterbbero sottintendere...sottintendere cosa?
Diario. (Virginia)
E' un normalissimo ragazzo. Intelligente, bello di certo, ed anche simpatico, talvolta arguto, sempre estremamente caro, dolce, ma è così giovane. Poco più che un bambino delle medie. Per un attimo è sembrato un galetto impettito. L'anno prossimo inizio il liceo...poi si è zittito conscio del ridicolo. Ho faticato a non ridere, Poteva offendersene a morte, poteva andarsene per non tornare più. No, questo no. Che sia innamorato di me è fin troppo evidente, tanto che mi vergogno a giocare in questo modo con lui. Ho quasi il doppio dei suoi anni. Farne il mio amante? Si, lo vorrei, son partita con questa idea folle non appena la malattia ha allentata la presa su di me. All'inizio era solo una fantasia per riempire le lunghe tediose ore da sola, ma non oso. Non ho osato quando sarebbe stato facile, ci vedavamo tutti i giorni. Non ho osato queste domeniche trascorse insieme. Non ho osato, trattenuta come anni fa quando già vedova avevo pretendenti a iosa. Non ho osato, ho atteso troppo quando...
Pietro però lo potrei modellare come creta morbida e certo non metterei a rischio nulla. Chi mai gli crederebbe se anche fosse tanto stolto...e lui mi ama. È sincero e certo non è un chiacchierone, con lui il segreto resterebbe tale.
Salutandolo al cancello l'ultima sera, ho avuto la impressione che stesse per abbracciarmi e forse baciarmi. Ha forse percepito la mia improvvisa ritrosia? Comunque non è successo nulla e ne sono rimasta un poco delusa. No molto delusa ma anche sollevata.
_______________________
Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richiede, quelle che possano essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole? Cosa può pensare nelle mille situazioni in cui una donna può venirsi a trovare? Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzoso
Virginia e Pietro.
SEDOTTO. Lei, nel pieno splendore dei suoi trent' anni. Io... molto giovane ed innamorato.
Caro Pietro,
se noti non mi rivolgo e non mi rivolgerò più a te con quel diminutivo, Pierino, che ti sminuiva e non mi piacque fin da quando siamo stati presentati.
Ho letto la lettera che mi hai consegnata durante quello che doveva essere il commiato.
Non sarebbe servito aprirla, leggerla. Da tempo i tuoi occhi, i rossori e le esitazioni tradivano quello che hai osato scrivere ad una donna che potrebbe, per età, quasi esserti madre.
Vorrei, dovrei risponderti con il tono e le parole di una sorella maggiore se non di una madre, ma, da tempo, provo un imbarazzante simpatia per il ragazzo che è venuto per tante settimane a sacrificare il poco tempo libero dallo studio con una malata.
Ora però sono perfettamente guarita e gli acquirenti del palazzo, giustamente ne hanno, come ben sai, reclamata la consegna.
Mi piaceva il modo con il quale riassumevi i fatti letti per me sui quotidiani. Mi piaceva ascoltare il tono della tua voce mentre mi leggevi le pagine di questo o quel romanzo, mi inteneriva ascoltare le tue vicissitudini, quello che vedevi succedere ogni giorno attorno a te, fuori, su quelle strade allora a me vietate. Sono certa che per buona parte fossero tue invenzioni per rincuorare e per scuotere questa signora non più giovane dalla sua noia mortale. Mi piaceva anche osservarti assorto mentre sceglievi i dischi che avremmo ascoltato in religioso silenzio per poi discuterne con passione.
Tuo padre va per lavoro lontano, nel sud delle Americhe per alcuni mesi. Ti lascia solo almeno per qualche mese, accudito dalla cameriera. Se ne fida ed a ragione, sei un bravo ragazzo ed uno studente modello. Non ho ancora il telefono che verrà istallato solo tra qualche tempo, vorrei rimanere in contatto con te e per evitare chiacchiere, la tua famiglia e la mia sono troppo note nella “piazzetta”, scriverò e farò consegnare a mano le mie missive alla mia vecchia “pipelè” la portiera del numero tre. Altrettanto farai tu se lo vorrai. Niente francobolli, niente giorni di attesa. Guai a te però se ripeti le parole, sciocche anche se dolcemente piacevoli per qualsiasi donna, della prima lettera, l'unica lettera d'amore che mai abbia ricevuta. In ogni caso la terrò per sempre cara. Infinitamente cara...
Diario. (Pietro)
Ho pedalato furiosamente e seguendo le sue indicazioni trovo facilmente la strada che pur sperdendosi all'apparenza tra i campi, dopo cento metri raggiunge quello che dovrebbe essere il muro perimetrale della sua nuova casa. E' domenica mattina e mi ha invitato a passare la giornata da lei, in campagna. In campagna per modo di dire, solo poco fuori le ultime case della città, appartata su una stradetta secondaria. La proprietà è piccola anche se ben tenuta, come il viale, costeggiato da alberi di cui non saprei proprio dire il nome, che dal cancello porta alla villetta.
E' venuta lei, la signora R. ad aprire il cancelleto, inutile aprire la carraia per una bicicletta. Non è molto alta, ho pensato per la prima volta. Sono già ora, sia pur di poco, più alto di lei. Una gonna ampia, lunga, la camicetta con una gran fila di bottoni, attillata, il sorriso, i suoi occhi. Non ricordo altro di quel momento, i suoi occhi ed il sorriso timido, accattivante. Mi mette in soggezione, tremo anzi ed ho un groppo alla gola, non oso, non posso parlare. Mi chiedo come abbia potuto alzare il mio sguardo, le mie speranze sino a lei. E' stato un attimo di pazzia che mi ha permesso di scrivere che la amo. Ed ora sto camminando al suo fianco verso la casa, piccola, un poco cocotte, pittata di fresco. Anche se ha dovuto vendere il palazzo sulla piazzetta, certo ha di che vivere. L'elettricista verrà a finire il suo lavoro domani, mi dice. Per questo ti ho raccomandato la puntualità, per poterti aprire. Neppure il campanello funziona. E' bella, bella, bella. Mi ha fatto giurare di non parlarle almeno per oggi di amore. Per oggi, mi sono detto con un tuffo al cuore. Oggi per cominciare, precisa dopo una pausa. Non so però staccare gli occhi da lei. Mi ha detto a metà pomeriggio, nel servirmi il te con una fetta di torta deliziosa: la ho preparata e cotta con le mie mani per te. Nel dirlo arrossisce un poco chinando il capo. E' stata la giornata più lunga della mia vita. E' trascorsa però in un lampo. Nell'accompagnarmi al cancello mi prende per un attimo la mano, la stringe. Sei molto caro, mi dice. Il cancello si fa sempre più vicino ed entrambi rallentiamo il passo. Siamo immobili, uno davanti all'altro. Poi, quasi a malincuore si scosta e la magia finisce, di colpo. Il cielo si fa cupo, incombe su di me che sconsolato pedalo verso casa.
Cara amica,
abbiamo convenuto di chiamarci con nomi diversi da quelli veri, per prudenza. Non voglio certo mettere a rischio il vostro buon nome, ma a me ripugna, si, mi ripugna. Permettemi almeno questa volta di scriverlo il vostro nome: Virginia. Avete un nome bellissimo, che amo pronunciare e scrivere appunto, visto che mi è vietato dire altrettanto di voi. Daltronde non mi permettete di essere altro che un amico. Sostenete che data la differenza di età rappresentate per me solo un simulacro, un sostituto della mamma che ho perso da piccolo. Non penso a voi né come ad una sorella né come ad una madre. Eppure si può voler bene ad una madre e ad una sorella. Lo so, sono solo sciocchezze le mie. Sciocchezze di un ragazzino con la testa piena di sogni e di illusioni.
Di amore anche, un amore che vi garantisco è puro ed onesto, un amore che non verrà mai meno. Per Voi.
Devo ora lasciarvi se voglio che queste righe vi vengano consegnate oggi stesso.
Aspetto con ansia il trascorrere di questi giorni, lontano da Voi, sino a domenica.
Caro Pietro,
pure io attendo con qualche ansia la prossima domenica. Promettimi di non eccedere, di non lasciarti trasportare dalla tua infatuazione, di non farmi pentire di avere avuto fiducia nel tuo buon senso. Il destino e la guerra mi hanno tolto il marito ed i figli che ho partorito. Nel mio cuore non vi è più posto per l'amore ma solo per l'amicizia e voglio esserti amica. Mi sei infinitamente caro, ma solo come amico. Una signora non può e non deve permettersi altre idee. Non può e non deve immaginare nulla di altro. E' stata una domenica dolcissima, piacevole, eccitante e distensiva al massimo...vieni, caro, ti aspetto con ansia...
Diario. (Pietro)
Si firma: con affetto, la tua amica Virginia. Con affetto. So esattamente cosa voglia dire in italiano. Con affetto! Certo vorrebbe dire di più e non osa, aspetta con ansia domenica, quando potremo di nuovo trascorrere la giornata insieme. Nel buio della notte insonne, la vedo aprire il cancello e porgergermi le labbra avvinghiandosi a me e, senza aspettare di raggiungere la casa, un letto...fantasie puerili, so benissimo di essere pazzo, sarà, penso volendo essere realisticamente con i piedi ben posati sulla terra, una giornata eccitante per quei nonnulla che ha voluto già concedermi. Nulla più. Io penso di esserne innamorato, certo la amo. Cos'altro potrebbe essere se non amore? Ma lei, prova qualcosa di diverso dalla sempatia che dice? E' mai possibile? Virginia, la Signora Virginia, fredda, altera e bellissima. Potrebbe avere tutti gli uomini di questa terra. Perché mai scegliere un ragazzino, imberbe, inesperto, che a stento potrà donarle un fiore oltre che se stesso? Mi lascio prendere dallo sconforto, dalla paura di aver sbagliato tutto, di fraintendere qualche parola gentile ed innocente con frasi che poterbbero sottintendere...sottintendere cosa?
Diario. (Virginia)
E' un normalissimo ragazzo. Intelligente, bello di certo, ed anche simpatico, talvolta arguto, sempre estremamente caro, dolce, ma è così giovane. Poco più che un bambino delle medie. Per un attimo è sembrato un galetto impettito. L'anno prossimo inizio il liceo...poi si è zittito conscio del ridicolo. Ho faticato a non ridere, Poteva offendersene a morte, poteva andarsene per non tornare più. No, questo no. Che sia innamorato di me è fin troppo evidente, tanto che mi vergogno a giocare in questo modo con lui. Ho quasi il doppio dei suoi anni. Farne il mio amante? Si, lo vorrei, son partita con questa idea folle non appena la malattia ha allentata la presa su di me. All'inizio era solo una fantasia per riempire le lunghe tediose ore da sola, ma non oso. Non ho osato quando sarebbe stato facile, ci vedavamo tutti i giorni. Non ho osato queste domeniche trascorse insieme. Non ho osato, trattenuta come anni fa quando già vedova avevo pretendenti a iosa. Non ho osato, ho atteso troppo quando...
Pietro però lo potrei modellare come creta morbida e certo non metterei a rischio nulla. Chi mai gli crederebbe se anche fosse tanto stolto...e lui mi ama. È sincero e certo non è un chiacchierone, con lui il segreto resterebbe tale.
Salutandolo al cancello l'ultima sera, ho avuto la impressione che stesse per abbracciarmi e forse baciarmi. Ha forse percepito la mia improvvisa ritrosia? Comunque non è successo nulla e ne sono rimasta un poco delusa. No molto delusa ma anche sollevata.
_______________________
Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richiede, quelle che possano essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole? Cosa può pensare nelle mille situazioni in cui una donna può venirsi a trovare? Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
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