Sogni
di
il benci
genere
dominazione
Dormivo tranquilla e all’improvviso … un sogno.
In una nebbia strana, in una foresta lontana, una donna, una bionda che mi somigliava, era in preda a degli uomini possenti.
La stavano impalando su un grossissimo palo che lentamente la violava sfondandole il culo.
Ma più il palo la dilaniava, la sfondava e la straziava e più lei versava lacrime di piacere.
Godeva.
GODEVA????
Mi rigiro nel letto, mi accarezzo la topina e il sogno cambia.
Nel deserto dei cammellieri trascinano la loro preda, una bionda che sempre più mi accorgo che somiglia a me.
Si accampano e cominciano a violentarla.
Ogni mio orifizio è posseduto, le labbra sono violate da cazzi sempre più grossi che mi impediscono di respirare, nella mia topina si danno il cambio i cammellieri, uno, tre cinque …. Tanti, tantissimi, troppi.
Piango disperata, la fica ormai trasformata in carne dolorante.
Mi mordono le tette, quasi me le strappano a morsi.
Ma mi piace.
Godo come mai ho goduto prima anche perché sono vergine.
O, almeno, io che sogno sono vergine e mai avrei pensato che …
Il capo carovana si avvicina alle mie labbra e mi presenta un cazzo mostruoso:
“Leccalo, bagnalo bene, forse ti farà meno male quando te lo schiafferò nel culo”.
La bionda del sogno (sono veramente io?) urla dal dolore e dal piacere quando il cammelliere gli sfonda il culo con un solo colpo, insensibile ai miei urli.
A lungo gode straziandomi e martoriandomi proprio là dove sono più sensibile.
Poi tutti gli altri si danno il cambio e per tutta la notte sarà un inferno di piacere e di dolore.
La mattina dopo, ormai oggetto inutile per qualsiasi piacere, mi abbandonano nel deserto.
Ma sono proprio io quella che gode soffrendo?
Il sogno cambia: sono nelle carceri della Santa Inquisizione.
Sono bloccata da una gogna a poco più di un metro da terra, le gambe legate alle caviglie in modo da tenermi in una posizione a pecorina, nuda ed oscenamente esposta agli occhi del frate inquisitore e dei boia che gli sono vicini.
Forse, ma non credo, lui non sa cosa ho già subito nelle segrete: tutti i carcerieri, i boia e perfino molti dei prigionieri “meritevoli” hanno usato ed abusato del mio corpo. Mi hanno sfondata senza pietà, dovunque, ignorando tutti i miei urli di dolore.
Anzi, più urlavo e più loro sghignazzavano avvertendomi che questo era solo l’antipasto.
Domani, davanti al frate della Santa inquisizione ….. allora sì che avrei veramente capito cosa fosse il dolore.
Nel sogno mi rendevo ben conto che quella mia “alter ego” nono stante i suoi urli e le sue lacrime stava godendo di tutte le angherie subite.
Il sogno riprende con il frate che ordina ad un boia:
“Orsù, mio bravo, controlla se questa pecorella smarrita ha avuto rapporti con Satana”
Il boia, me lo ricordo bene, è quello che più si è divertito dentro al mio culetto e che, una volta sollazzatosi, ci ha infilato un enorme pezzo di legno a mo’ di tappo facendomi soffrire (e godere) come mai prima e dicendo:
“Tieni ben stretto il mio sperma in codesto inutile buco di culo, ti farà comodo domani”
Il boia si avvicina alla mia topina esposta e mi ci infila un oggetto freddo.
Urlo dal dolore (e dal piacere) ma niente mi ha preparato alla sensazione di dilatazione: l’oggetto è uno speculum che il boia si diverte ad allargare fino al massimo diametro.
Mi sento la fica in fiamme e penso allo spettacolo che offro agli astanti: l’interrogatorio di una presupposta strega è aperto ad un ampio pubblico di testimoni.
E godo pensando alle facce vogliose e agli uccelli ritti di chi sta guardando.
Il frate si rivolge al boia:
“Orsù, mio buon cristiano, versa ora l’acqua santa in quel ricettacolo di immondizia per far fuggire Satana che l’ha posseduta”
Il boia inserisce una canna di bambù all’interno dello speculum, lo strappa via fra le mie urla di dolore e, appena la mia passerina si stringe un po’ sulla enorme canna, salta sulla vescica piena di “acqua santa” e ne riversa tutto il contenuto dentro di me.
Mi sento riempire il ventre e mi rendo conto che quello che entra non è solo acqua.
“Bene, adesso tappa la canna ed attendiamo che la benefica acqua raggiunga il suo scopo. Nel frattempo, per torturare vieppiù Satana, datele 50 colpi di frusta intervallati”
Cerco di svegliarmi dal sogno: non è possibile, quella non sono io. Non posso godere di essere maltrattata oltre ogni dire, non sono io … Cerco di svegliarmi, ma il sogno riprende.
Il frate e il pubblico si allontanano: è ora di pranzo.
Restiamo solo io e il boia:
“Che credi, puttanella, di cavartela così?” ed estrae violentemente dalla mia vagina il tubo lacerandola a causa delle schegge di legno. Un dolore fortissimo mi penetra interamente, ma la mia topina non ha un attimo di pausa, infatti il boia me la sfonda subito con un enorme tappo a forma di cuneo:
“Non si può perdere nulla del liquido che ti ho infilato dentro, altrimenti l’interrogatorio non sarà valido. E ora, divertiamoci un po’”
E subito mi sodomizza con infinita violenza. Il mio culetto, dopo quello che ha passato la notte prima, dovrebbe essere ormai ben abituato, ma la presenza di tutta quell’acqua e del cuneo nella vagina fanno diventare la sodomia ancora più dolorosa.
Il dolore ed il piacere mi fanno quasi impazzire, ma non è ancora finita: il boia, dopo cospicuo pagamento, fa entrare il pubblico che, a turno, si diverte ad incularmi.
Dopo averli sollazzati tutti al boia viene una tragica idea: “Che ne dite di sfondargli il culo a due alla volta?”
A quel punto il buco del mio culetto aveva raggiunto un diametro impossibile, mi sentivo spaccata in due e il bruciore e il dolore avevano raggiunto livelli inumani.
Inoltre, fra un’inculata e l’altra, stavo subendo anche i 50 colpi di frusta che cadevano tutti, con incredibile violenza, proprio sul buco del culo, sulla fica o sulle tette che venivano smanacciate e spinte in fuori apposta per essere colpite.
Ma mi piaceva: stavo godendo con il dolore e l’umiliazione.
No, no, non sono io, voglio svegliarmi …..
All’improvviso intorno a me si fece silenzio e fra i presenti si alzò un sussurro: “Il toro ….”
Il toro è un omone di due metri che si dice dotato di un cazzo spropositato.
Si avvicina al mio volto facendomi danzare davanti agli occhi un uccello bitorzoluto che, pur non essendo in piena erezione, è lungo almeno 40 centimetri e ben più largo di due polsi.
Mi sussurrò mentre ne approfittava per torcermi un capezzolo: “Adesso tocca a me. Vedrai che ci divertiremo, biondina”.
Mi sentii ancora più eccitata davanti a quella sfida bestiale: il mio culo ormai ne aveva passate così tante da riuscire a reggere, nonostante il cuneo nella fica, anche quell’enormità, ma non sapevo veramente quello che mi aspettava.
Si posizionò dietro di me e, fra le urla di incitazione del pubblico, fra una frustata e l’altra sulle mie tette, cominciò a spingere bestialmente per infilare quel bastone enorme nel mio culo.
Il dolore era disumano ma era riuscito ad infilare solo la cappella nel mio buco ormai sfondatissimo: lo incitai, fra un urlo e l’altro: “Dai, brutto imbecille, sfondami il culo, fammi godere!”.
Il toro dette una spinta incredibile e io sentii il culo che cedeva improvvisamente a quella violenza pazzesca, mi sentii spaccata in due e, per tutti i dieci minuti che continuò a pomparmi brutalmente prima di venire urlai di dolore e di gioia.
Quando si ritrasse il boia si divertì a infilare e togliere tutte e due le mani dal mio culo oscenamente aperto, ma io ormai non sentivo più niente persa nel piacere e nel dolore che il toro mi aveva dato.
Non sentii neanche le 50 frustate ordinate dal frate che mi dovevano essere inferte sulla schiena e non certo sulla fica o sul buco del culo.
Un po’ di sollievo mi venne dato dall’acqua con cui mi sciacquarono per non far capire cosa mi era successo durante la “pausa pranzo” del frate, ma ben poco poterono fare per quel buco del culo oscenamente aperto.
Comunque quando il frate rientrò lo riconobbi per uno di quelli che più si era divertito ad incularmi e a frustarmi la fica.
Un lontano ronzio mi colpisce: è la sveglia.
Turbata da quegli strani sogni vado in bagno e, sul bidè, mi titillo il buchetto del culo domandandomi se anche a lui sarebbe piaciuto incontrare “il toro”.
No, scuoto la testa, io sono una ragazza normale, mica una masochista.
E’ nuovamente notte e, nel mio lettino, ricomincio a sognare.
Questa volta la bionda del sogno che ha le mie fattezze sta entrando in compagnia di un uomo in un negozio di frutta e verdura.
Lei guarda il suo uomo e gli chiede:
“Cosa vuoi che prenda stasera, caro?”
Lui la guarda, sbuffa, prende un paio di zucchini ma poi viene attratto da delle melanzane.
“Prova un po’ questa, biondina”:
Lei sorride, prende la melanzana e, rivolta al rivenditore, chiede “Lei permette, vero?” posa una gamba inguainata in autoreggenti nere a rete e da alti stivali con tacchi a spillo su una cassetta, alza la già corta minigonna e prova ad introdursi la melanzana nella topina: “Amore, è un po’ troppo grossa per la mia micetta. Mi farà male”.
Il negoziante, rendendosi conto che è anche senza mutandine, a quello spettacolo quasi sviene.
L’uomo risponde: “Dopo che ti avrò scaldata a dovere con qualche frustata, ti entrerà tranquillamente anche nel culo, oltre che in quella fica strapanata che ti ritrovi. Anzi, già che ci sei, compra anche quei due grossi cetrioli, fai poche storie, paga, saluta e andiamo”.
L’ortolano, con un filo di voce, dice il prezzo alla bionda, riscuote e osserva con aria imbesuita i due che entrano nel negozio di sedie dall’altra parte della strada.
La bionda …. La bionda sono io, e quell’uomo … lo conosco, non ricordo chi è, ma lo conosco.
Mi agito nel letto e continuo a sognare …
Entriamo nel negozio di sedie e lui mi dice:
“Bella, scegli quella che ti sembra più comoda per me, poi magari la proviamo”.
Il solo pensiero di poterla, doverla provare davanti a tutti e in quella vetrina aperta agli sguardi dei passanti, mi eccita, mi guardo intorno e vengo attratta da una sedia con lo schienale imbottito.
Lui mi blocca: “Ricordati che è per punirti, deve essere comoda per me, non per te”. Il commesso che già da tempo osservava le mie cosce sente e diventa rosso.
Mi avvicino ad una normale sedia impagliata “E questa caro?”
“Appoggiati allo schienale, piegati in avanti come se avessi le mani legate alle gambe anteriori …. Brava, proprio così. Ora allarga le cosce come se i tuoi piedi fossero legati alle gambe della sedia ….”
Mi metto nella posizione da lui richiesta e sento che mi alza la minigonna sulla schiena. Sono completamente esposta agli sguardi di tutti e, quando lui chiama il commesso per un consiglio, mi sento umiliata, domata, posseduta e immediatamente comincio a godere.
“Che ne dici? Siamo alti più o meno uguali. La trovi una posizione comoda per incularla? Prova pure, appoggiaglielo e, se te lo tiri fuori, mettiglielo nel culo.”
Il commesso ansima, farfuglia e non sa più che dire o fare.
“Uffah! Prova almeno se la sedia è giusta per farsi spompinare. Passa qui davanti, ci pensa lei a tirartelo fuori e a slinguarlo per bene”.
Il commesso tremante mi si avvicina e io gli tiro giù immediatamente la zip e mi impossesso del suo uccellone.
Nonostante la timidezza è molto ben dotato e io glielo ingoio immediatamente mentre da dietro il mio uomo comincia a sculacciarmi con foga:
“Brutta troia, maiala da pochi centesimi. Come vedi un cazzo ti ci butti sopra …. Stasera a casa ti punirò così duramente da fartene passare la voglia, ci puoi contare”
Quelle minacce mi fanno godere ancora di più. Amo essere trattata come un oggetto e essere punita per qualsiasi ragione. Basta che il mio uomo esprima un desiderio ed io ubbidisco, specialmente se dolore e umiliazione sono ben calibrate.
Il commesso sta per venirmi in gola e il mio culo è sicuramente tutto rosso per le sculacciate, sto per venire anche io …
Dolore e umiliazione …
No, non è possibile, non sono io … Quante volte me lo sono ripetuta?
Mi vesto e mi accorgo che, inconsciamente, ho indossato la stessa mini e gli stessi stivali del sogno. Mi guardo allo specchio, scuoto la testa e, dopo un attimo di ripensamento, mi tolgo le mutandine e le getto sul letto.
Esco.
E’ buffo, ma camminare sapendo di avere la fica completamente scoperta mi dà un’impressione di sicurezza e contemporaneamente di vulnerabilità e, quando passo davanti al solito benzinaio che mi guarda arrapato come al solito penso: ”Eccomi qua, sono senza mutande, ma tanto a te la mia fica non la do” e contemporaneamente: “Ora si accorge che non ho le mutande, mi porta nella sua officina, mi sbatte sul tavolo da lavoro e mi tromba e mi incula”
Arrossisco ai miei pensieri, ma non resisto e quando gli passo davanti mi giro e mi chino come a raccogliere qualcosa da terra. Tengo le gambe ben diritte e divaricate, la minigonna sale e mostra il mio culetto e la mia fica allo sguardo dell’uomo, poi, mentre mi rialzo, gli sorrido e guardandolo negli occhi mormoro: “Guarda, ho trovato una monetina. Oggi sarà una giornata fortunata”.
Lui è tutto rosso e ha un’erezione ben visibile, è talmente eccitato che non riesce neanche a parlare.
Arrivo in ufficio lavorare e la giornata, in qualche modo, passa.
E ancora sogno di essere la bionda sotto processo:
Vedo il frate davanti a me, si avvicina al mio volto, mi mostra una frusta simile ad una coda di asino con una impugnatura molto larga e mi sussurra ipocritamente:
“Povera pecorella smarrita, hai sofferto tanto, vero? Ma lo facciamo per il tuo bene. Dopo aver scacciato il demonio ti farò lasciare sotto la mia custodia in modo che tu non possa più peccare senza la mia benedizione”.
Il frate mi gira intorno, si avvicina prima alle mie povere tettine doloranti, afferra, schiaccia e ruota con cattiveria prima un capezzolo e poi l’altro mentre urlo dal dolore, dopo qualche minuto mi accarezza la schiena fino al mio culetto martoriato e per un po’ continua ad accarezzarmi, poi comincia a frustarmi con forza il culo ripetendo ad ogni colpo “Esci Satana”. All’improvviso mi sento infilare in culo il manico del frustino.
Il frate lo infila tutto dentro con un colpo solo e mentre urlo disperatamente lui grida:
“Ecco, ecco la coda di Satana che cerca di abbandonare il corpo della sua vittima!” Agguanta con una mano la “coda di satana” che ho nel culo, con l’altra il cuneo che ho nella fica e comincia a girarli, strattonarli, sbatterli insieme.
Sentirmi colpita da quei due grossi oggetti dentro di me mi fa urlare molto più forte di prima.
In un crescendo pazzesco tutti i “testimoni” del mio processo si inginocchiano e ripetono col frate “esci satana”.
Il frate strappa il tappo dalla fica e il manico dal culo. In terra si riversa tutta l’acqua, insiemi ai pezzetti di carne sanguinolenta che mi avevano infilato dentro e io vengo con un lungo, altissimo grido di piacere.
“Ecco, ho ucciso Satana, ho scacciato il demonio”
I testimoni cominciano a piangere e a urlare “al miracolo” mentre l’astuto frate ordina al boia: “Portatela nei miei appartamenti, dovrò stare per molto tempo accanto a lei per poterla definitivamente salvare da Satana”
Il frate benedice la folla e permette che gli bacino le mani. Sul volto ha un’aria beata, la gente dice che quello sguardo felice è simbolo di santità, ma in realtà il furbacchione sta pensando ai giochini sadici, all’inculate e alle trombate che lo aspettano con quella splendida bionda.
La bionda (ma sono veramente io?) è piegata su una spalla del boia che la trasporta verso gli appartamenti del frate e mentre cammina gli strizza violentemente il clitoride o gli infila la mano a pugno nel culo ancora larghissimo. Ad un certo punto le sussurra: “Non c’è fretta, bella maialona. Prima di portarti dal frate mi fermerò un po’ nelle segrete e se già ora sei ben aperta, vedrai dopo … Finiremo di rovinarti il culo infilandoci dentro un po’ di tutto e scommettendo su chi riuscirà ad allargartelo di più e a farti urlare più forte dal dolore. Prima di arrivare dal frate nel tuo culo ci potrà entrare un carro da buoi. E forse anche i buoi”.
A quelle minacce mi sveglio per colpa dei brividi di piacere che mi travolgono: sto sognando le prove che dovrà subire il mio povero culetto e godo piena di aspettativa e di speranza.
In una nebbia strana, in una foresta lontana, una donna, una bionda che mi somigliava, era in preda a degli uomini possenti.
La stavano impalando su un grossissimo palo che lentamente la violava sfondandole il culo.
Ma più il palo la dilaniava, la sfondava e la straziava e più lei versava lacrime di piacere.
Godeva.
GODEVA????
Mi rigiro nel letto, mi accarezzo la topina e il sogno cambia.
Nel deserto dei cammellieri trascinano la loro preda, una bionda che sempre più mi accorgo che somiglia a me.
Si accampano e cominciano a violentarla.
Ogni mio orifizio è posseduto, le labbra sono violate da cazzi sempre più grossi che mi impediscono di respirare, nella mia topina si danno il cambio i cammellieri, uno, tre cinque …. Tanti, tantissimi, troppi.
Piango disperata, la fica ormai trasformata in carne dolorante.
Mi mordono le tette, quasi me le strappano a morsi.
Ma mi piace.
Godo come mai ho goduto prima anche perché sono vergine.
O, almeno, io che sogno sono vergine e mai avrei pensato che …
Il capo carovana si avvicina alle mie labbra e mi presenta un cazzo mostruoso:
“Leccalo, bagnalo bene, forse ti farà meno male quando te lo schiafferò nel culo”.
La bionda del sogno (sono veramente io?) urla dal dolore e dal piacere quando il cammelliere gli sfonda il culo con un solo colpo, insensibile ai miei urli.
A lungo gode straziandomi e martoriandomi proprio là dove sono più sensibile.
Poi tutti gli altri si danno il cambio e per tutta la notte sarà un inferno di piacere e di dolore.
La mattina dopo, ormai oggetto inutile per qualsiasi piacere, mi abbandonano nel deserto.
Ma sono proprio io quella che gode soffrendo?
Il sogno cambia: sono nelle carceri della Santa Inquisizione.
Sono bloccata da una gogna a poco più di un metro da terra, le gambe legate alle caviglie in modo da tenermi in una posizione a pecorina, nuda ed oscenamente esposta agli occhi del frate inquisitore e dei boia che gli sono vicini.
Forse, ma non credo, lui non sa cosa ho già subito nelle segrete: tutti i carcerieri, i boia e perfino molti dei prigionieri “meritevoli” hanno usato ed abusato del mio corpo. Mi hanno sfondata senza pietà, dovunque, ignorando tutti i miei urli di dolore.
Anzi, più urlavo e più loro sghignazzavano avvertendomi che questo era solo l’antipasto.
Domani, davanti al frate della Santa inquisizione ….. allora sì che avrei veramente capito cosa fosse il dolore.
Nel sogno mi rendevo ben conto che quella mia “alter ego” nono stante i suoi urli e le sue lacrime stava godendo di tutte le angherie subite.
Il sogno riprende con il frate che ordina ad un boia:
“Orsù, mio bravo, controlla se questa pecorella smarrita ha avuto rapporti con Satana”
Il boia, me lo ricordo bene, è quello che più si è divertito dentro al mio culetto e che, una volta sollazzatosi, ci ha infilato un enorme pezzo di legno a mo’ di tappo facendomi soffrire (e godere) come mai prima e dicendo:
“Tieni ben stretto il mio sperma in codesto inutile buco di culo, ti farà comodo domani”
Il boia si avvicina alla mia topina esposta e mi ci infila un oggetto freddo.
Urlo dal dolore (e dal piacere) ma niente mi ha preparato alla sensazione di dilatazione: l’oggetto è uno speculum che il boia si diverte ad allargare fino al massimo diametro.
Mi sento la fica in fiamme e penso allo spettacolo che offro agli astanti: l’interrogatorio di una presupposta strega è aperto ad un ampio pubblico di testimoni.
E godo pensando alle facce vogliose e agli uccelli ritti di chi sta guardando.
Il frate si rivolge al boia:
“Orsù, mio buon cristiano, versa ora l’acqua santa in quel ricettacolo di immondizia per far fuggire Satana che l’ha posseduta”
Il boia inserisce una canna di bambù all’interno dello speculum, lo strappa via fra le mie urla di dolore e, appena la mia passerina si stringe un po’ sulla enorme canna, salta sulla vescica piena di “acqua santa” e ne riversa tutto il contenuto dentro di me.
Mi sento riempire il ventre e mi rendo conto che quello che entra non è solo acqua.
“Bene, adesso tappa la canna ed attendiamo che la benefica acqua raggiunga il suo scopo. Nel frattempo, per torturare vieppiù Satana, datele 50 colpi di frusta intervallati”
Cerco di svegliarmi dal sogno: non è possibile, quella non sono io. Non posso godere di essere maltrattata oltre ogni dire, non sono io … Cerco di svegliarmi, ma il sogno riprende.
Il frate e il pubblico si allontanano: è ora di pranzo.
Restiamo solo io e il boia:
“Che credi, puttanella, di cavartela così?” ed estrae violentemente dalla mia vagina il tubo lacerandola a causa delle schegge di legno. Un dolore fortissimo mi penetra interamente, ma la mia topina non ha un attimo di pausa, infatti il boia me la sfonda subito con un enorme tappo a forma di cuneo:
“Non si può perdere nulla del liquido che ti ho infilato dentro, altrimenti l’interrogatorio non sarà valido. E ora, divertiamoci un po’”
E subito mi sodomizza con infinita violenza. Il mio culetto, dopo quello che ha passato la notte prima, dovrebbe essere ormai ben abituato, ma la presenza di tutta quell’acqua e del cuneo nella vagina fanno diventare la sodomia ancora più dolorosa.
Il dolore ed il piacere mi fanno quasi impazzire, ma non è ancora finita: il boia, dopo cospicuo pagamento, fa entrare il pubblico che, a turno, si diverte ad incularmi.
Dopo averli sollazzati tutti al boia viene una tragica idea: “Che ne dite di sfondargli il culo a due alla volta?”
A quel punto il buco del mio culetto aveva raggiunto un diametro impossibile, mi sentivo spaccata in due e il bruciore e il dolore avevano raggiunto livelli inumani.
Inoltre, fra un’inculata e l’altra, stavo subendo anche i 50 colpi di frusta che cadevano tutti, con incredibile violenza, proprio sul buco del culo, sulla fica o sulle tette che venivano smanacciate e spinte in fuori apposta per essere colpite.
Ma mi piaceva: stavo godendo con il dolore e l’umiliazione.
No, no, non sono io, voglio svegliarmi …..
All’improvviso intorno a me si fece silenzio e fra i presenti si alzò un sussurro: “Il toro ….”
Il toro è un omone di due metri che si dice dotato di un cazzo spropositato.
Si avvicina al mio volto facendomi danzare davanti agli occhi un uccello bitorzoluto che, pur non essendo in piena erezione, è lungo almeno 40 centimetri e ben più largo di due polsi.
Mi sussurrò mentre ne approfittava per torcermi un capezzolo: “Adesso tocca a me. Vedrai che ci divertiremo, biondina”.
Mi sentii ancora più eccitata davanti a quella sfida bestiale: il mio culo ormai ne aveva passate così tante da riuscire a reggere, nonostante il cuneo nella fica, anche quell’enormità, ma non sapevo veramente quello che mi aspettava.
Si posizionò dietro di me e, fra le urla di incitazione del pubblico, fra una frustata e l’altra sulle mie tette, cominciò a spingere bestialmente per infilare quel bastone enorme nel mio culo.
Il dolore era disumano ma era riuscito ad infilare solo la cappella nel mio buco ormai sfondatissimo: lo incitai, fra un urlo e l’altro: “Dai, brutto imbecille, sfondami il culo, fammi godere!”.
Il toro dette una spinta incredibile e io sentii il culo che cedeva improvvisamente a quella violenza pazzesca, mi sentii spaccata in due e, per tutti i dieci minuti che continuò a pomparmi brutalmente prima di venire urlai di dolore e di gioia.
Quando si ritrasse il boia si divertì a infilare e togliere tutte e due le mani dal mio culo oscenamente aperto, ma io ormai non sentivo più niente persa nel piacere e nel dolore che il toro mi aveva dato.
Non sentii neanche le 50 frustate ordinate dal frate che mi dovevano essere inferte sulla schiena e non certo sulla fica o sul buco del culo.
Un po’ di sollievo mi venne dato dall’acqua con cui mi sciacquarono per non far capire cosa mi era successo durante la “pausa pranzo” del frate, ma ben poco poterono fare per quel buco del culo oscenamente aperto.
Comunque quando il frate rientrò lo riconobbi per uno di quelli che più si era divertito ad incularmi e a frustarmi la fica.
Un lontano ronzio mi colpisce: è la sveglia.
Turbata da quegli strani sogni vado in bagno e, sul bidè, mi titillo il buchetto del culo domandandomi se anche a lui sarebbe piaciuto incontrare “il toro”.
No, scuoto la testa, io sono una ragazza normale, mica una masochista.
E’ nuovamente notte e, nel mio lettino, ricomincio a sognare.
Questa volta la bionda del sogno che ha le mie fattezze sta entrando in compagnia di un uomo in un negozio di frutta e verdura.
Lei guarda il suo uomo e gli chiede:
“Cosa vuoi che prenda stasera, caro?”
Lui la guarda, sbuffa, prende un paio di zucchini ma poi viene attratto da delle melanzane.
“Prova un po’ questa, biondina”:
Lei sorride, prende la melanzana e, rivolta al rivenditore, chiede “Lei permette, vero?” posa una gamba inguainata in autoreggenti nere a rete e da alti stivali con tacchi a spillo su una cassetta, alza la già corta minigonna e prova ad introdursi la melanzana nella topina: “Amore, è un po’ troppo grossa per la mia micetta. Mi farà male”.
Il negoziante, rendendosi conto che è anche senza mutandine, a quello spettacolo quasi sviene.
L’uomo risponde: “Dopo che ti avrò scaldata a dovere con qualche frustata, ti entrerà tranquillamente anche nel culo, oltre che in quella fica strapanata che ti ritrovi. Anzi, già che ci sei, compra anche quei due grossi cetrioli, fai poche storie, paga, saluta e andiamo”.
L’ortolano, con un filo di voce, dice il prezzo alla bionda, riscuote e osserva con aria imbesuita i due che entrano nel negozio di sedie dall’altra parte della strada.
La bionda …. La bionda sono io, e quell’uomo … lo conosco, non ricordo chi è, ma lo conosco.
Mi agito nel letto e continuo a sognare …
Entriamo nel negozio di sedie e lui mi dice:
“Bella, scegli quella che ti sembra più comoda per me, poi magari la proviamo”.
Il solo pensiero di poterla, doverla provare davanti a tutti e in quella vetrina aperta agli sguardi dei passanti, mi eccita, mi guardo intorno e vengo attratta da una sedia con lo schienale imbottito.
Lui mi blocca: “Ricordati che è per punirti, deve essere comoda per me, non per te”. Il commesso che già da tempo osservava le mie cosce sente e diventa rosso.
Mi avvicino ad una normale sedia impagliata “E questa caro?”
“Appoggiati allo schienale, piegati in avanti come se avessi le mani legate alle gambe anteriori …. Brava, proprio così. Ora allarga le cosce come se i tuoi piedi fossero legati alle gambe della sedia ….”
Mi metto nella posizione da lui richiesta e sento che mi alza la minigonna sulla schiena. Sono completamente esposta agli sguardi di tutti e, quando lui chiama il commesso per un consiglio, mi sento umiliata, domata, posseduta e immediatamente comincio a godere.
“Che ne dici? Siamo alti più o meno uguali. La trovi una posizione comoda per incularla? Prova pure, appoggiaglielo e, se te lo tiri fuori, mettiglielo nel culo.”
Il commesso ansima, farfuglia e non sa più che dire o fare.
“Uffah! Prova almeno se la sedia è giusta per farsi spompinare. Passa qui davanti, ci pensa lei a tirartelo fuori e a slinguarlo per bene”.
Il commesso tremante mi si avvicina e io gli tiro giù immediatamente la zip e mi impossesso del suo uccellone.
Nonostante la timidezza è molto ben dotato e io glielo ingoio immediatamente mentre da dietro il mio uomo comincia a sculacciarmi con foga:
“Brutta troia, maiala da pochi centesimi. Come vedi un cazzo ti ci butti sopra …. Stasera a casa ti punirò così duramente da fartene passare la voglia, ci puoi contare”
Quelle minacce mi fanno godere ancora di più. Amo essere trattata come un oggetto e essere punita per qualsiasi ragione. Basta che il mio uomo esprima un desiderio ed io ubbidisco, specialmente se dolore e umiliazione sono ben calibrate.
Il commesso sta per venirmi in gola e il mio culo è sicuramente tutto rosso per le sculacciate, sto per venire anche io …
Dolore e umiliazione …
No, non è possibile, non sono io … Quante volte me lo sono ripetuta?
Mi vesto e mi accorgo che, inconsciamente, ho indossato la stessa mini e gli stessi stivali del sogno. Mi guardo allo specchio, scuoto la testa e, dopo un attimo di ripensamento, mi tolgo le mutandine e le getto sul letto.
Esco.
E’ buffo, ma camminare sapendo di avere la fica completamente scoperta mi dà un’impressione di sicurezza e contemporaneamente di vulnerabilità e, quando passo davanti al solito benzinaio che mi guarda arrapato come al solito penso: ”Eccomi qua, sono senza mutande, ma tanto a te la mia fica non la do” e contemporaneamente: “Ora si accorge che non ho le mutande, mi porta nella sua officina, mi sbatte sul tavolo da lavoro e mi tromba e mi incula”
Arrossisco ai miei pensieri, ma non resisto e quando gli passo davanti mi giro e mi chino come a raccogliere qualcosa da terra. Tengo le gambe ben diritte e divaricate, la minigonna sale e mostra il mio culetto e la mia fica allo sguardo dell’uomo, poi, mentre mi rialzo, gli sorrido e guardandolo negli occhi mormoro: “Guarda, ho trovato una monetina. Oggi sarà una giornata fortunata”.
Lui è tutto rosso e ha un’erezione ben visibile, è talmente eccitato che non riesce neanche a parlare.
Arrivo in ufficio lavorare e la giornata, in qualche modo, passa.
E ancora sogno di essere la bionda sotto processo:
Vedo il frate davanti a me, si avvicina al mio volto, mi mostra una frusta simile ad una coda di asino con una impugnatura molto larga e mi sussurra ipocritamente:
“Povera pecorella smarrita, hai sofferto tanto, vero? Ma lo facciamo per il tuo bene. Dopo aver scacciato il demonio ti farò lasciare sotto la mia custodia in modo che tu non possa più peccare senza la mia benedizione”.
Il frate mi gira intorno, si avvicina prima alle mie povere tettine doloranti, afferra, schiaccia e ruota con cattiveria prima un capezzolo e poi l’altro mentre urlo dal dolore, dopo qualche minuto mi accarezza la schiena fino al mio culetto martoriato e per un po’ continua ad accarezzarmi, poi comincia a frustarmi con forza il culo ripetendo ad ogni colpo “Esci Satana”. All’improvviso mi sento infilare in culo il manico del frustino.
Il frate lo infila tutto dentro con un colpo solo e mentre urlo disperatamente lui grida:
“Ecco, ecco la coda di Satana che cerca di abbandonare il corpo della sua vittima!” Agguanta con una mano la “coda di satana” che ho nel culo, con l’altra il cuneo che ho nella fica e comincia a girarli, strattonarli, sbatterli insieme.
Sentirmi colpita da quei due grossi oggetti dentro di me mi fa urlare molto più forte di prima.
In un crescendo pazzesco tutti i “testimoni” del mio processo si inginocchiano e ripetono col frate “esci satana”.
Il frate strappa il tappo dalla fica e il manico dal culo. In terra si riversa tutta l’acqua, insiemi ai pezzetti di carne sanguinolenta che mi avevano infilato dentro e io vengo con un lungo, altissimo grido di piacere.
“Ecco, ho ucciso Satana, ho scacciato il demonio”
I testimoni cominciano a piangere e a urlare “al miracolo” mentre l’astuto frate ordina al boia: “Portatela nei miei appartamenti, dovrò stare per molto tempo accanto a lei per poterla definitivamente salvare da Satana”
Il frate benedice la folla e permette che gli bacino le mani. Sul volto ha un’aria beata, la gente dice che quello sguardo felice è simbolo di santità, ma in realtà il furbacchione sta pensando ai giochini sadici, all’inculate e alle trombate che lo aspettano con quella splendida bionda.
La bionda (ma sono veramente io?) è piegata su una spalla del boia che la trasporta verso gli appartamenti del frate e mentre cammina gli strizza violentemente il clitoride o gli infila la mano a pugno nel culo ancora larghissimo. Ad un certo punto le sussurra: “Non c’è fretta, bella maialona. Prima di portarti dal frate mi fermerò un po’ nelle segrete e se già ora sei ben aperta, vedrai dopo … Finiremo di rovinarti il culo infilandoci dentro un po’ di tutto e scommettendo su chi riuscirà ad allargartelo di più e a farti urlare più forte dal dolore. Prima di arrivare dal frate nel tuo culo ci potrà entrare un carro da buoi. E forse anche i buoi”.
A quelle minacce mi sveglio per colpa dei brividi di piacere che mi travolgono: sto sognando le prove che dovrà subire il mio povero culetto e godo piena di aspettativa e di speranza.
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