Foto compromettenti

di
genere
etero

Questo è un racconto che ho trovato in rete qualche anno fa, su un sito che forse non esiste più neanche.
Io l'ho modificato e ampliato secondo le mie fantasie.


Mi presento: sono Giada, ho 19 anni, 1.69 di altezza, 54 kg di peso e una 4^ di seno. Lavoro come commessa in un negozio di abbigliamento (sia maschile che femminile).
Con il mio ragazzo ci è sempre piaciuto tenere vivo ed acceso il desiderio, così ogni tanto ci inviavamo foto un po' osé per stuzzicarci… Ora che lui è spesso lontano per lavoro, il sesso sta diventando sempre più virtuale tra noi…
Oggi ho una voglia incredibile e sto pensando a lui ogni momento… sono al lavoro e non riesco a concentrarmi… chissà se anche lui ha i miei stessi pensieri…?
Servo frettolosamente un cliente, ma manca un articolo e mi prendo nota del suo telefono per avvisarlo appena sarà disponibile… uffa non c'è mai la penna quando serve… lo annoto sul cellulare… che buffo, si chiama Marco come il mio amore…
Lo noto appena: carino, sui 40, ma molto timido, ed io forse non lo metto molto a suo agio oggi…
Appena finisco con il cliente, vado in bagno… tolgo la maglietta, abbasso le spalline del reggiseno e le mie grandi tette escono… mi sfioro un po' i capezzoli… e faccio una bella foto allo specchio… da inviare a Marco… Solo le mie tettone in primo piano…
Invio frettolosamente il messaggio… mms… Marco invia… Mi rivesto e torno in negozio… devo mettermi a lavorare con impegno… se no qui perdo il posto…
Dopo pochi minuti ricevo un sms… è Marco penso… avrà gradito… PANICO… ho inviato il messaggio al Marco sbagliato, al cliente… oddio meno male che non c'è il viso…
Lui mi scrive “Forse hai sbagliato ad inviare quella foto…”
Rispondo veloce “Sì ho sbagliato numero…” mi pervade una forte eccitazione… Oddio che mi prende, mi eccito ad inviare foto agli sconosciuti????
Sono agitata, per fortuna è quasi ora di chiusura… eppure spero che non finisca così, che lui ribatta, che scriva qualche cosa… Passa qualche minuto di interminabile silenzio… il negozio chiude e mi avvio verso la macchina.
Un sms… “Permettimi di dirti che è stato un gran bell'errore”
Sono eccitata, uno sconosciuto ha visto i miei grossi seni… rispondo timida… ma il cuore mi batte a mille… voglio che sappia che sono contenta che le abbia viste…
“Ti ringrazio, la foto era per il mio ragazzo che è fuori città”
Ma sono impazzita?? Gli dico pure che sono sola? Ma che mi importa io so chi è lui ma lui non può riconoscermi… vediamo se ha voglia di giocare con me… “Hai un seno bellissimo, grosso e sodo come piace a me” risponde immediatamente…
Che gli dico, che gli dico????!! Non posso mica rispondere grazie come se mi avesse detto che ho un bel sorriso… Oh che imbranata che sono… ma quanto mi eccita questa situazione… Sento umidità in mezzo alle cosce…
“Sì, porto una 4^ abbondante…” rispondo.
“Sei stupenda… chissà il resto…” continua lui “… se ti va possiamo chattare stasera, forse più facile che via sms” mi propone.
Accetto subito, non è cosi timido come pensavo in negozio…
Corro a casa in uno stato di eccitazione che non mi capitava da tanto… mangio veloce e attendo che mi scriva su come contattarci…
“Hai messenger?” mi scrive.
“Sì certo che ce l'ho… fiorellino70”
Mi sento stupida, Marco mi chiama così… non è certo un nickname provocante…!!
Iniziamo a parlare su messenger, lui è rilassatissimo mi dice che è divorziato e che è un periodo un po' triste e che la mia foto gli ha rallegrato la giornata, non fa domande sul mio ragazzo…
Inizia a farmi un sacco di complimenti… Dice che vedendo il mio seno si è eccitato da morire, che era per strada e gli è diventato duro all'improvviso…
Ridiamo di questa cosa.
“Vorrei succhiarti i capezzoli…” mi dice ad un tratto…
“Sì fallo… succhiali e leccali…” rispondo.
D'istinto apro le gambe e comincio a toccarmi… che voglia che ho… vorrei che me la leccasse lui… e glielo dico… Andiamo avanti così, l'eccitazione è sempre più forte… fin quando lui mi chiede se ho la telecamera.
“Vorrei vederti in viso mentre ti tocchi…”
Il panico mi assale, trovo una scusa e chiudo velocemente… non posso farmi vedere…
Per tutta la notte non faccio che pensare a lui, nel letto ripenso alla giornata e mi trovo a toccarmi di nuovo… in modo più intenso… mi pizzico il clito… e comincio ad ansimare… voglio qualcosa nella mia fighetta bagnata e vogliosa… mentre continuo a stimolarmi.. infilo un dito… e poi un altro… Ho voglia… ho voglia di scoparmi…! Alla fine vengo e crollo in un sonno profondo…
Il giorno dopo sono in coma, continuo a pensare a questo ragazzo che in poche ore mi ha sconvolto, ed ecco che arriva il corriere… con la merce di Marco! Ora devo chiamarlo per avvisarlo… NOOOO
Lo farà una collega io non posso proprio… “No pensaci tu! Il cliente deve essere servito dall'inizio alla fine!” ribatte la mia responsabile.
Timidamente compongo il numero, mi risponde una voce calda e gentile, non l'avevo notato ieri…
“Volevo avvisarla che è arrivata la sua camicia”, dico in maniera imbarazzata.
“Vengo subito allora, sono in zona” mi risponde lui gentile.
Il cuore mi parte, mi verrà un infarto… dopo pochissimo lo vedo entrare dalla porta, le palpitazioni aumentano e mi sento le guance che bruciano… Lui si avvicina ed i suoi occhi cadono sui miei seni…
Li alza e mi guarda negli occhi… “Buongiorno” mi dice con un sorriso smagliante!!
“Ecco la sua camicia!”, sperando che paghi e se ne vada in fretta…
“Vorrei provarla” mi dice lui, “ho qualche dubbio sul colore…!”
Lo accompagno ai camerini e gli porgo la camicia, faccio per allontanarmi ma lui mi trattiene, “aspetti vorrei un consiglio femminile…”
Entra nel camerino e io rimango lì davanti, non sono mai stata imbarazzata ed a disagio come oggi!! Ad un tratto apre la porta del camerino mi prende per un braccio e mi tira a lui… Ma che fa è impazzito????
“Lo so che quelle belle tettone sono le tue, avevo un piccolo dubbio ma quando ti ho vista ho avuto la conferma… Mi piaci da impazzire e sento che mi desideri anche tu…”
Non mi da tempo di rispondere, si abbassa ed infila una mano in mezzo alle mie cosce, sposta il perizoma prende il clito tra le dita… e subito dopo inizia a leccarmi… sento la sua lingua entrare nella mia fica bagnatissima… mentre le sue mani cercano i miei seni… Mentre lecca mi strizza i capezzoli, vorrei urlare dal piacere, non posso… ma non riesco a trattenere i gemiti…
Ad un tratto si alza, mi prende in braccio e mi penetra, mi scopa lì in quel piccolissimo camerino… sento il suo fiato affannato sul collo… e il suo grosso cazzo che si muove dentro di me. Poi mi gira, prende le mie chiappe tra le mani, le apre e mi scopa a pecorina, aggrappandosi ai miei seni… Veniamo così… Tutti e due soffocando i gemiti di piacere…
Ci rivestiamo velocemente…
Andiamo alla cassa.
“Questa camicia le sta stupendamente” dico cercando di calmarmi. Intanto sento il suo sperma colarmi un poco sul perizoma.
“Sì, mi piace. Mi sta bene anche il colore. La prendo. Ecco, questo è il mio biglietto da visita. La prego, mi chiami quando arriveranno nuovi articoli.”
Non so… il suo numero ce l'ho di già. Guardo con attenzione il biglietto, lo giro… e sul retro trovo scritto il suo indirizzo ed un orario. La via è poco distante da dove abito.
“Certamente, signore. Non mancherò.”
Sono in subbuglio. Il pomeriggio trascorre senza che me ne accorga. Ho la testa tra le nuvole. Vorrei davvero scopare ancora con lui… Ma che faccio col mio ragazzo? D'accordo lui è sempre via… e l'altro è qui…
Quando il negozio chiude, vado a casa di corsa, mi faccio una doccia veloce, avviso i miei che forse stanotte non torno (tanto sono abituati a non vedermi dormire a casa), mi vesto con cura e all'ora stabilita mi trovo davanti al portone di casa sua. È un elegante edificio di una decina di grandi appartamenti. C'è anche il portiere. Mi faccio coraggio ed entro. Subito il portiere mi ferma e mi chiede da chi devo andare, altrimenti non mi farà entrare. Gli dico il mio nome e che sono attesa da Marco Rossi.
“Sì mi aveva avvisato. Prego entri” e mi apre il portone. “Ultimo piano. Intanto lo avviso che è arrivata.”
Prendo l'ascensore e vado al quarto piano. Quando esco dall'ascensore mi accorgo che c'è un'unica porta, già socchiusa. Suono lo stesso il campanello ed entro, chiudendo la porta dietro di me.
L'ingresso è grande, arredato con cura. Articoli di design, quadri alle pareti illuminati da faretti. Dubito che siano delle riproduzioni. Appendo il soprabito all'appendiabiti e mi avvio verso il salone.
“Marco… sono Giada. Dove sei?”
“Aspetta un attimo lì per favore… sto finendo di preparare una cosa… Poi arrivo. Due minuti. Intanto tu guardati in giro, fa come se fossi a casa tua.”
Lo prendo in parola. Guardo con cura ogni singolo quadro e ogni vetrinetta. Non vedo foto di donne giovani, ma solo una coppia anziana, sicuramente i genitori. Mi soffermo a guardare la collezione di CD e DVD. C'è di tutto. Musica classica, jazz, blues. Film classici ma anche le ultime uscite.
“Eccomi.”
Sento la sua voce dietro di me. Non lo avevo neanche sentito arrivare.
“Ciao, Marco. Hai una casa veramente fantastica…”
“Grazie. Era dei miei genitori. L'ho ereditata quando sono morti qualche anno fa. Un incidente aereo in Guatemala. Erano andati in visita ad una missione che finanziamo. Già… proprio come pensi… sono ricco. Favolosamente ricco…”
“Io non pensavo a niente. Non sono venuta per questo. Volevo solo conoscerti meglio. È per questo che ho accettato. Neanche ti conoscevo prima di ieri.”
“E adesso che sai chi sono?”
“Boh… A dire la verità non ti conosco ancora…”
È la verità. Non l'ho mai conosciuto prima e non lo conosco neppure ora che sono a casa sua. Il cognome Rossi è parecchio comune. Migliaia di persone si chiamano così… e solo in questa città.
“Allora continuiamo a conoscerci. La mia famiglia è la proprietaria del marchio franchising "……" e io dirigo il settore europeo. Mia sorella si occupa del settore americano. Ecco, io sono questo.”
Sono sbalordita. La persona che ho davanti è una delle persone più ricche d'Italia.
“Tu sei… davvero tu sei quel "Rossi"?”
“Già. Ehi ti senti bene?”
“Credo di sì. Ma ho bisogno di sedermi.”
Mi accompagna al divano. Mi tremano le gambe. Cavoli… non ci posso credere! E mi sono fatta scopare nel camerino del negozio da lui! Svengo per l'emozione. Mi riprendo quasi subito.
“Sei la prima che sviene in mia presenza… anche se non ho mai invitato nessuno a casa mia. Sei la prima che entra qui, a parte i miei parenti. Devo stare attento a chi faccio entrare nella mia vita. Ma tu… mi sei piaciuta fin dal primo momento che ti ho vista. Volevo quasi chiederti il numero di telefono già prima che mi inviassi le foto l'altro giorno. E poi mi hai mandato quel tuo memento… Hai davvero un seno spettacolare, lasciatelo dire. Ti senti meglio ora? Ti va di mangiare qualcosa? Ho apparecchiato in cucina. Andiamo.”
Si alza, mi prende per mano e mi porta in cucina. Il tavolo è apparecchiato per due, con le candele accese.
“Siediti. Sarà il caso che mangi qualcosa, altrimenti svieni di nuovo.”
“Non sono svenuta perché ho fame. Ma perché non mi ero resa conto di chi eri in realtà. Quando ho capito, l'emozione mi ha sopraffatto.”
Intanto mi serve un piatto di ravioli conditi con salsa di noci.
“E adesso?”
Parliamo tra una forchettata e l'altra.
“Non so… faccio fatica ancora a crederlo. Una come me di solito non frequenta uno come te. Non faccio una vita da "velina", tanto per intenderci. Vado al lavoro e basta.”
Poi mi serve tre fette di arrosto con purè di patate. Ottimo.
“Anche io non sono quel tipo di persona. Infatti non mi hai riconosciuto. Solo quelli che lavorano con me sanno chi sono realmente. Non vado nei locali a sbronzarmi e non guido macchine vistose. Non ho una vita dissoluta. Ho pochissimi amici, tutti con una famiglia. Vado qualche volta in discoteca, ma non mi piace più di tanto. Quando ho scelto il tuo negozio, il negozio dove lavori, per comprarmi delle camicie, non sapevo ancora a cosa andavo incontro. Tu mi piaci. Mi piaci molto, a dire la verità. Ti chiedo scusa se ti ho offeso in qualche modo, quanto ti ho… ti ho scopata nel camerino.”
Poi serve delle pesche sciroppate col gelato alla crema.
“No, non mi sono offesa, anzi… l'ho gradito parecchio. È che non ho mai tradito il mio ragazzo. Ma lui… è sempre via per lavoro… non c'è mai quando ho voglia di fare l'amore con lui…”
“Allora fallo con me.”
“Dovrei diventare la tua amante?!”
“Perché no? Mi sono accorto che non ti sono indifferente. E che dopotutto hai goduto questa mattina.”
“Beh, sì… non so… ci devo pensare… tu… non so…”
Non so cosa fare per davvero. Marco non mi è indifferente, è parecchio carino anche se ha il doppio dei miei anni, è ricco ma non me ne importa granché. E poi è qui. L'altro Marco, il mio ragazzo, sono giorni che non lo vedo…
“Vieni con me” mi dice prendendomi la mano e facendomi alzare dalla tavola.
“Dove mi porti?”
“Da nessuna parte. Usciamo sul terrazzo. Tieni, copriti” dandomi una coperta da mettermi sulle spalle.
“Ecco io sono questo. Una grande casa vuota. Come ti ho già detto l'altro giorno, ho divorziato dalla mia ormai ex moglie quattro anni fa. Non ho figli. Non ho genitori e mia sorella è dall'altra parte del mondo. Sono solo. E tu mi piaci un sacco. Oltre quelle tue fantastiche tette che ti ritrovi, dalle poche parole che ci siamo scambiati in negozio e su messenger ho capito che sei una ragazza seria. Non sei in cerca di notorietà come la maggior parte delle tue coetanee. È per questo che mi piaci: ti chiedo solo di frequentarmi. Se poi tra noi non funziona… pazienza… ma almeno ci abbiamo provato. Cosa ne dici… ci stai? Diverrai la mia amante?”
“Non sei un pervertito, vero?”
“No. Non lo sono” mi risponde sorridendo.
“Sì, va bene. Ci sto. Possiamo provarci.”
“Fantastico!!!”
È felice, si vede benissimo.
“Rientriamo. Ti mostro una cosa.”
Mi trascina verso la camera da letto.
“Ecco questa è la sorpresa che ti stavo preparando, nel caso tu non avessi accettato subito.”
“Oh!”
Resto senza parole. La camera è disseminata di petali di rose… una infinità… petali rossi, rosa, arancio, gialli, bianchi, qua e là anche blu.
“Hai fatto tutto questo per me? Ma quante rose hai disfatto?”
“Non lo so. Ho perso il conto dopo la ventesima.”
“Ma perché l'hai fatto?”
“Volevo sedurti. Volevo convincerti che vale la pena stare con me. Ma hai accettato prima che lo vedessi. Mi sento quasi in imbarazzo ora. Un meschino quarantenne che vuole una ragazzina…”
“Non sono più una ragazzina. Ho 19 anni.”
“Ed io ne ho 41. Come vedi… sono molto più vecchio di te. Potresti essere mia figlia.”
“Ma non lo sono…”
Mi avvicino a lui. Mi appoggio al suo corpo. Gli faccio sentire le mie poppe contro il suo torace. Ho addosso un leggero abito di seta. Attraverso la stoffa si vedono spuntare i capezzoli. Mi passa il dorso dell'indice sul profilo della tetta, indugiando sul capezzolo sporgente. Lentamente mi slaccia il vestito e lo fa scivolare a terra. Resto solo con l'intimo di pizzo nero. Con un abile movimento mi levo i sandali. Mi struscia rudemente il palmo della mano sul seno mentre mi bacia.
Intanto gli sbottono la camicia, gli allento la cintura, apro la patta dei pantaloni e questi scivolano giù. Ha addosso dei normalissimi boxer attillati che mettono in risalto le sue voluminose forme. Si toglie la camicia dalle spalle e i pantaloni dalle caviglie. Mi spinge verso il letto, baciandomi. Mentre mi fa sdraiare mi toglie il perizoma. Mi bacia il ventre. Il reggiseno è ancora al suo posto. Non so come, ma riesce a togliersi i boxer senza smettere di fare quello che fa.
Lentamente, continuando a baciarmi il ventre, mi infila un dito nella vagina. Un lento e sapiente ditalino mi fa quasi venire. Ansimo. Non riesco a pensare a niente, tranne che lo desidero… desidero che mi prenda ora.
“Prendimi, dai, sono tua… fammi sentire che sei dentro di me.”
“Ti avviso subito che non userò mai nessun preservativo. Ma non preoccuparti… non ho nessuna malattia. E tu? Sei protetta?”
“No. Non uso nessun anticoncezionale. Fino ad ora non ne avevo bisogno.”
“Non mi dire che sei vergine perché non ci credo!”
“No. Non sono vergine. Il mio ragazzo usava il preservativo.”
“Allora rischiamo… io ti voglio venire dentro. Voglio goderti fino in fondo. Se poi resterai incinta, vedremo. Ma ora voglio che tu sia solo mia. E comunque già stamattina ho goduto dentro di te…”
Mi infila le mani dietro le spalle e mi slaccia il reggiseno.
“Ah…! Quanto le ho sognate! Eccole finalmente. Le voglio assaggiare.”
Ho i brividi, ma non per il freddo. Sono eccitata. Avvicina la bocca ad un capezzolo, lo lecca un poco, poi… poi inizia a ciucciare come se lo stessi allattando. Succhia forte. Mi sta mungendo con la lingua. Con le mani strizza forte le tette, una per ciascuna mano. Si stacca con un "plop", come il coperchio di un vasetto sottovuoto. Imbocca l'altro. Continua imperterrito per una ventina di minuti a ciucciare.
Poi lascia il mio seno per dedicarsi alla mia fica. Lecca le grandi labbra, il clito, e giù fino all'ano. Mi sento un lago dentro.
“Ti prego, mettimelo dentro… per favore… scopami… non ce la faccio più…”
Le suppliche non funzionano. Continua incurante a leccarmi la fica… fino a quando vengo. Un orgasmo dolce e squassante. Marco lecca tutti i miei sughetti. Poi si stende sopra di me. E mi entra dentro. Ha un cazzo davvero grosso e lungo. Almeno 25 cm di lunghezza e 5 in larghezza. Mi sento piena di lui.
Inizia a stantuffare. È come un carro armato che nessuno ferma. Si ferma un attimino per alzarmi le gambe sulle sue spalle e ricomincia. Lo sento che sbatte violentemente la cappella sull'utero. Sembra quasi che voglia entrare. Le spinte che a cui mi sottopone sono davvero potenti. Ogni colpo è un delirio di dolore e di eccitazione. A ogni colpo mugolo, mentre si appoggia con le braccia al materasso, sollevandosi per vedere il suo membro sparire dentro di me.
“Oh, sì. Sei fantastica Giada. Sì… adesso ti riempio col mio seme… ancora poco e ti metto incinta… sì… bambina mia… ti riempio… arriva… sì arriva… eccolo…”
Sento distintamente quattro copiosi schizzi entrarmi direttamente nell'utero. La lunghezza del suo cazzo è tale che ogni colpo che mi dava, mi allargava la cervice e la cappella mi è entrata direttamente nell'utero, quando ha schizzato il suo seme dentro di me.
Anche se è già venuto, è ancora duro ed è ancora dentro di me. Riprende subito a scoparmi di nuovo. Va avanti ancora per una mezzoretta a scoparmi con la stessa irruenza di prima. Ormai la cervice è dilatata e quando viene, lo sperma inonda ancora l'utero.
Ci vogliono ancora quattro sborrate e cinque ore di sesso, prima che gli si smolli. Ogni volta mi ha riversato direttamente nell'utero il suo sperma.
“Sarà il caso che ti faccia vedere da un medico, domani mattina. Non vorrei averti lesionato qualcosa. Mi spiace… non avevo mai fatto così. Ma sembra che tu sia fatta apposta per me. Sono esausto. Resti con me stanotte?”
“Sì… resto qua.”
Sono indolenzita. Mi fa male dappertutto, ma sono appagata. Non ho mai goduto così tanto. E glielo dico.
“Sono contento che tu abbia apprezzato. Vieni qua, tra le mie braccia. Dormi, ora.”
Mi addormento subito. Con la testa appoggiata al suo torace e una gamba di traverso sulla sua. La mia fica umida è appoggiata alla sua coscia.
Verso le sette mi sveglio. Ogni tanto sento il suo membro che si muove. Lo accarezzo dolcemente, senza che Marco si svegli.
Mi alzo per andare in bagno. Devo fare pipì. Quando mi pulisco noto delle tracce di sangue, ma nemmeno un po' di sperma. È rimasto tutto dentro l'utero. E se mi mette incinta per davvero? Cazzo… non mi ricordo quando ho avuto le mestruazioni. Quanto tempo è passato? Dieci giorni? Due settimane? Pensaci Giada… quando è stato? Lunedì? O sabato? No! Ecco è stato domenica della settimana scorsa. Oggi è venerdì… Oh cazzo! No! Sono in ovulazione… E ho il seme di Marco nell'utero!!! Ah, ormai è fatta.
Me ne ritorno a letto, tra le braccia di Marco. Ora è sveglio e lo vedo farsi una sega.
“Stavo aspettando che tu tornassi a letto. Nel frattempo mi sono portato avanti.”
“Lo vedo. Senti… devo dirti che…”
“Che cosa?”
“Devo dirti che potrei essere in ovulazione… potresti avermi messo incinta… ieri…”
“Ah. Ti dispiace? Ti dispiace che tu possa essere incinta?”
“Beh, insomma… ho 19 anni, non so se sono pronta ad essere madre.”
“Non è detto comunque che io ti abbia fecondata. Non sono mai riuscito a mettere incinta mia moglie, dopotutto, anche se siamo stati sposati per più di dieci anni.”
“Vuoi dire che sei sterile?”
“Non lo so. Non ho mai fatto dei test. Vedremo cosa succederà. Adesso vieni qui, voglio scoparti di nuovo.”
“Tra due ore devo essere in negozio. E devo ancora farmi la doccia e andare a casa a cambiarmi.”
“No. Resta qui con me. Datti malata.”
“Perderò il lavoro se non mi presento.”
“Fa niente… ti assumo io… ti assumo come domestica… e vieni a vivere qui con me… vedrai sarà fantastico… potremo scopare in ogni momento della giornata e anche tutta la notte… ti comprerò dei bei vestiti… e gioielli… e auto…”
Intanto mi è entrato dentro. È una furia. I suoi assalti sono esattamente come quelli della sera precedente. Si calma solo quando inizia di nuovo a succhiarmi le tette. Sento un formicolio dentro i capezzoli. Si sono fatti più scuri e grandi e appena me li tocca si ergono duri come caramelle.
Mi strizza forte di nuovo le tette. Le schiaccia una contro l'altra e mi tira il capezzolo che non ha in bocca. Si stacca un attimo e osserva bene il capezzolo che aveva in mano. Con in pollici preme alla base dell'aureola e tira fino alla cima del capezzolo. Sulla punta si vede un liquido giallastro. Lo raccoglie con un dito e me lo mette in bocca. Ha un sapore strano.
“È colostro.” mi dice. “Ottima notizia. Tra qualche giorno inizierai a fare latte. Devo solo continuare a succhiare con costanza.”
“Vuoi dire che sono incinta?”
“No. Non lo sapevi che si può fare latte facendo solo un po' di succhiate? Ma devi farlo come se stessi allattando per davvero. Ogni 3-4 ore devo succhiartele e avrò tutto il latte che voglio.”
“Questo non lo sapevo proprio. Allora continua dai… mi è sempre piaciuta l'idea di allattare un uomo maturo… papino… succhia il latte della tua bambina dai… metti incinta la tua bambina…”
Dopo avermi succhiato le tette per parecchio tempo, mi fa mettere alla pecorina e me lo infila da dietro. Mi scopa forte, procurandomi orgasmi su orgasmi… ed alla fine mi riempie di nuovo con la sua sborra.
“Lo hai mai preso nel culo?”
“Qualche volta. Non mi piace granché.”
“Voglio provare.”
Si allunga verso un cassetto e prende la crema. Se la spalma sul cazzo, poi con due ditate mi unge per bene il buchetto, infilandoci prima un dito, poi due, poi tre. Quando crede che sia largo a sufficienza, ci appoggia la cappella e spinge. Riesce a infilarlo con poca fatica. Ma all'improvviso le gambe mi cedono e crollo sul letto. Lui mi segue, restandomi dentro. In qualche modo riesce anche a girarmi.
“Voglio vederti in viso mentre ti inculo” mi dice.
Mi solleva il culo e ci mette sotto due duri cuscini.
“Così siamo comodi entrambi.”
E inizia a incularmi. Esattamente come prima mi stantuffava la fica ora lo fa col mio culo. Con una mano mi tiene una gamba in alto, per non farmi muovere troppo, e con l'altra mi strapazza il clitoride.
Non capisco più niente. Mi sembra di avere le nuvole nella testa. Mi sento leggera. L'orgasmo che mi procura è uno dei più forti mai avuti. Anche lui mi scarica nell'intestino il suo carico lenitivo.
“Cavoli… niente a che vedere con quello che mi aveva fatto il mio ragazzo!” riesco a dire ansimando.
Quando mi riprendo mi rendo conto che sono le nove. Il negozio sta aprendo in questo momento ed io sono a letto col mio amante.
“Ho perso il lavoro… Cavoli… Avevo fatto una fatica a trovarlo! È tutta colpa tua. Sei un amante troppo focoso.”
“Anche tu però non sei da meno… Vabbè ti assumo io come mia cameriera personale. Ti darò tremila euro al mese e vieni a vivere qui con me. Come mia cameriera personale dovrai solo occuparti della mia persona e del mio benessere. Alla casa ci pensa già qualcuno.”
“Davvero mi paghi per essere la tua amante?”
“No. Non la mia amante… la mia cameriera personale… è diverso. Se sei una mia dipendente, devo provvedere al tuo mantenimento e devo darti il necessario perché tu svolga il tuo lavoro al meglio. Se sei la mia amante no.”
“È una sottigliezza… sarò comunque la tua amante…”
“Sì, ma se sei la mia amante non sarei obbligato a pagarti… Hai capito la differenza?”
“Quindi sono la tua puttana? Mi paghi per essere la tua puttana e schiava?”
“E che male c'è! Mica ti vendo! Sei mia e solo mia. E avrai comunque il tuo stipendio. Vieni, ti mostro il resto della casa”
Mi prende per mano e mi fa fare il giro. Cinque camere da letto, tre giganteschi bagni, di cui uno con la vasca idromassaggio e una sauna, una piccola palestra con attrezzi, il suo studio, la sala TV, la cucina ed il salone li ho già visti ieri.
“Tu non dovrai fare altro che aspettarmi a casa quando finisco di lavorare. Di solito vado per le dieci e sono a casa per le cinque. Tra questi orari potrai fare tutto quello che vorrai, ma dalle cinque alle dieci sei solo mia. I figli che avrai, li riconoscerò tutti. Saranno i miei eredi naturali. Solo due restrizioni… non mi dovrai mai tradire. Nemmeno col tuo ragazzo, Marco. Lo devi mollare subito. E l'altro è… niente droghe, di nessun tipo, mai. Se trasgredisci a una qualunque di queste restrizioni ti butto in mezzo alla strada e mi tengo i tuoi bambini e non li vedrai mai più. Su questo non transigo.”
“Sì è ragionevole quello che chiedi. Ma essere la tua puttana… non so…”
“Preferisci stare con il tuo attuale ragazzo, senza uno stipendio tutto per te?”
“Lasciami oggi per pensarci. Ok? Ora devo andare a casa. Devo almeno farmi vedere dai miei. Ti prometto che entro domani ti do una risposta.”
Vado in bagno e faccio la doccia. Comincio a fare l'elenco dei pro e dei contro. I pro sono certamente la paga (quando mai potrò guadagnare tremila euro al mese!), abitare in una casa da sogno, non fare niente per tutto il giorno a parte scopare, bei vestiti, belle macchine, e magari qualcos'altro che non ho ancora messo in conto; i contro sono certamente la mia libertà (non certamente fisica, ma psicologica), dover soddisfare sempre i suoi istinti sessuali (che ho visto essere piuttosto vigorosi). Tutto sommato non è male come prospettiva. Devo solo scopare e se capita farmi mettere incinta.
Già, incinta…, mi passo una mano sul basso ventre. Non mi attira per niente avere dei bambini, non era il mio sogno. Ma per tremila euro… In un solo anno guadagnerei quasi il doppio di quello che avrei preso lavorando nel negozio. E potrei tenere tutti i soldi per me.
Già, incinta…, ho solo 19 anni e lui ne ha 41. Ha più del doppio della mia età. Probabilmente non sarò io a farlo crescere… ci saranno schiere di baby-sitter diplomate a farlo. Ma non sono sicura che sarei disposta ad accettarlo.
Già, incinta…
E le vacanze? Come le mettiamo con le vacanze?
Ahhhhh! Accidenti!!!!!
Io sono anche disposta ad accettare. E se poi si rivela un pervertito, o che so io… un deviato, o uno stupratore? In fondo non lo conosco per davvero. Ho fatto sesso con lui solo un giorno. Non devo farmi abbindolare dalla bella casa! Ma come posso prendere informazioni su di lui, se è così riservato? Devo credergli sulla parola. In fondo non mi ha trattato male questa notte.
Ma sì! Chi se ne frega! Io accetto.
Quando esco dal bagno, lui è ancora a letto. Poi, nudo, si alza e mi raggiunge.
“Aspetto con ansia la tua risposta. Vedrai non te ne pentirai.”
“D'accordo. Ti chiamo stasera. Ciao.”
Mi saluta con un bacio.
Arrivo a casa che sono le dieci. Mia mamma è sorpresa. “Ma come? Non sei andata al lavoro?”
“No. Quando mi sono svegliata stamattina erano già le nove passate. Ormai non ci vado più. Mi farebbero solo delle scenate.”
“Ma ti licenzieranno!”
“Lo so. Ma forse ho già un impiego. Molto più remunerativo, ma molto più impegnativo. Credo che lo accetterò.” Come faccio a spiegarle che farò la mantenuta di un riccone quarantenne? “L'altro giorno ho conosciuto un uomo molto ricco. Mi ha chiesto di andare a lavorare a casa sua. Mi vuole come sua domestica e mi paga tremila euro.”
“Un uomo!? È vecchio? È un pervertito?”
“No, è giovane, sui 40 e non è affatto un pervertito. L'unica cosa è che mi devo trasferire in casa sua.”
“Non è che ti sta prendendo in giro e che ti vuole solo nel suo letto?”
“E anche se fosse? Mi da tremila euro. Sono già stata con lui tutta la notte e forse mi ha anche messo incinta.”
“Incinta? No, no. Tu non vai da lui. Ti ha violentata?”
“No affatto. Non ti preoccupare sapevo a cosa andavo incontro quando mi sono infilata nel suo letto. Ha posto solo due condizioni che approvo incondizionatamente. Devo mollare Marco e non mi devo drogare. È che… è molto solo. Non ha nessuno a parte una sorella che vive in America. È un amante eccezionale. Molto focoso. Il punto è che ho contato i giorni del ciclo solo stamattina e mi sono accorta che sono quasi in ovulazione. A lui l'ho già detto. Devo solo aspettare e vedere, comunque ha detto che riconoscerà i figli che avremo. In questo momento non ha eredi, per cui… te l'ho detto che è ricco?”
“Sì, me lo hai detto.”
“Quello che intendo è che è molto, molto, molto, molto, molto ricco. È uno dei più ricchi d'Italia. Mi ha lasciato tutto oggi per pensarci. Ma credo che accetterò.”
“Quindi… ti paga per essere la sua amante?”
“In poche parole, sì.”
“Chi è quest'uomo? Lo voglio conoscere.”
“Te lo dirò quando mi sarò trasferita a casa sua. Adesso devo uscire un momento. Devo comprarmi delle cose.”
Essenzialmente non mi serve niente. Voglio solo comprare un test di gravidanza e dei negligé. Al centro commerciale trovo tutto.
Quando entro nel negozio di abbigliamento intimo, si avvicina una ragazza.
“Salve. Come posso esserle utile?”
“Mi servono alcuni capi. Avete un espositore? O dei cataloghi?”
“Prego. Mi segua.”
Mi mostra una serie di coordinati assolutamente favolosi. Ne prendo tre. Ci lascio 250 euro, ma ne vale la pena.
Intanto mando un sms a Marco.
“Sto facendo compere. Gradisci qualcosa di particolare?”
Mi risponde immediatamente.
“Mandami una foto di quello che hai comprato.”
“No. Sarà una sorpresa.”
“Quindi accetti?”
“Ci sto ancora pensando.”
“Mi tieni sulle spine?”
“Sì…”
“Allora prendi una veneziana”
“Già fatto!”
“Meraviglioso! Ci vediamo stasera?”
“Sì. Per che ora?”
“Senza orario. Prima che puoi. Ti voglio.”
“Abbi pazienza… ciao.”
Giro un po' per i negozi, ma non trovo niente che mi piace. Mangio alla tavola calda del centro commerciale e per le due sono a casa.
Mi chiudo in camera e mi provo i coordinati che ho acquistato. Mi stanno tutti stupendamente e non so quale scegliere. Alla fine mi decido per quello grigio perla, che tra l'altro è una veneziana, come mi ha chiesto Marco.
Mando un sms all'altro Marco, il mio ragazzo.
“Quando torni? Quando ci possiamo vedere?”
Mi risponde dopo quasi un'ora.
“Non so. Devo restare a Roma ancora per tutta la settimana prossima.”
“Volevo dirtelo in un altro modo… Mi dispiace, ma ti lascio. Ormai non ci vediamo quasi più, ed io mi sono trovata un altro.”
Risponde dopo cinque minuti.
“Ti ringrazio. Mi hai anticipato. Anche io volevo mollarti. Buona fortuna con l'altro. Addio.”
Bene. È andata anche meglio del previsto. Nessuna supplica, niente piagnistei. Sono le quattro e vado da Marco, il mio amante. Mi porto una borsa con dentro alcuni vestiti e dei gioielli. Il test di gravidanza è nella borsetta.
“Mamma? Io vado. Starò via alcuni giorni. Non preoccuparti per me. Starò bene.”
“D'accordo. Ma voglio che mi chiami almeno una volta al giorno.”
“Certo mamma. Salutami tu papà. Ciao.”
Alle quattro e un quarto mi ritrovo al portone della sua casa.
“Buongiorno signorina. Il signor Rossi mi ha avvisato che ha sempre il suo permesso per entrare. Prego” mi dice il portiere.
“La ringrazio infinitamente. Non so ancora come si chiama lei. Io sono Giada.”
“Mi chiamo Pietro. Da non confondersi con il Santo, mi raccomando. Ha bisogno di aiuto? Ha altre borse?”
Che battuta scontata! Ma rido ugualmente.
“No. Grazie Pietro. È tutto qui. Posso fare da sola. Arrivederci.”
Prendo l'ascensore e salgo al quarto piano. Questa volta la porta è chiusa. Suono il campanello. Quasi subito mi apre un uomo che non è Marco.
“Buongiorno signorina. Sono Alberto, il maggiordomo. Prego entri. Mi dia la borsa, prego” mi dice allungando la mano. “Il signore non è in casa in questo momento. Arriverà tra poco meno di un'ora. Il signore mi ha gentilmente informato che per qualche giorno alloggerà da noi. Prego, mi segua.”
Gli allungo il borsone e mi accompagna nella camera di Marco.
“Ho già liberato una parte dell'armadio e della cassettiera. Può sistemarsi come meglio crede. Se vuole scusarmi, signorina, devo tornare in cucina.”
E se ne va. Marco mi aveva detto che c'era qualcuno ad occuparsi della casa, ma un maggiordomo… È una cosa così… inglese…
Tolgo i vestiti dalla borsa e li appendo nell'armadio. La biancheria la metto nel cassetto del comodino accanto al letto.
Accidenti… mi sono dimenticata lo spazzolino da denti e la spazzola.
Vado in cucina e chiedo al maggiordomo.
“Alberto, scusi, ho dimenticato di portare uno spazzolino da denti ed una spazzola per i capelli. C'è qualcosa in casa?”
“Sì, signorina. Trova tutto nell'armadio prima del bagno verde.”
“Grazie.”
Se non ricordo male il bagno verde è quello con l'idromassaggio. Infatti trovo tutto al primo colpo.
C'è un vasto assortimento di bagnoschiuma, docciaschiuma, dentifrici, saponi e saponi liquidi, senza contare le salviette.
Prendo quello che mi serve e torno in camera. Invio un messaggio a Marco.
“Sono arrivata a casa tua. Ma tu non ci sei…”
“Ho quasi finito. Tra poco arrivo. Ho una sorpresa per te.”
“Ti aspetto…”
Arriva dopo un quarto d'ora con mani piene di borse. C'è anche Pietro ad aiutarlo.
“Alberto… per favore mi aiuti. Può portare questi nella mia camera?”
“Certamente. Dia a me.”
“Ma quanta roba hai preso? Non dirmi che è tutta per me!”
“Certo che sì! Ti avevo detto che avrei provveduto al tuo mantenimento e darti il necessario perché tu svolga al meglio il tuo lavoro. Puoi cominciare con questo.”
Mi porge un pacchettino quadrato, più o meno grande come i notes a forma di cubo.
Lo apro e all'interno trovo uno strano collare. Non uno di quelli per cani, però. È un nastro di seta, attorcigliato, con una grossa medaglia a forma di cuore. Incisi ci sono i nostri nomi. È davvero splendido.
“È un pezzo antico. Fine '800, originale. A parte la medaglia, quella no. Era usanza delle nobildonne sposate portarlo al collo durante le feste o alla presenza di estranei in casa. Era un simbolo indicante lo status sociale della donna. Di solito appeso alla cordicella c'era un gioiello con lo stemma di famiglia del marito. Questo, invece, porta semplicemente i nostri nomi.”
“È davvero splendido! E le altre borse?”
“Vestiti e accessori vari. Li scoprirai man mano che li sistemi.”
Mi prende per mano e mi tira sul divano. Mi fa sedere in braccio a lui.
“Allora… cosa hai deciso di fare?”
“Ho deciso di accettare la tua proposta.”
“Sapevo che avresti accettato… per questo ti ho comprato tutte quelle cose…”
Mentre parla, mi infila una mano sotto la gonna del vestito. Appena arriva al perizoma, scosta il filetto e infila tre dita dentro e col pollice mi stuzzica il clitoride. Pochi secondi dopo, si sfila, mi apre il vestito e me lo toglie.
“Ma c'è Alberto di là! Ci può vedere!”
“Non verrà. Sa qual è il suo compito. Non ci disturberà.”
Si apre la patta dei pantaloni e li abbassa alle caviglie insieme ai boxer.
Mi inginocchio davanti a lui che è seduto sul divano con le gambe aperte. Il cazzo è già in tiro e svetta voglioso. Il suo cazzo, non solo è lungo ma anche abbastanza largo, non sapevo da dove cominciare. Con la punta della lingua comincio leccando la fessurina presente sulla cappella, dalla quale escono già delle dolci gocce di sperma. Scendo e lecco tutta l’asta del suo membro insalivandola più che potevo. Lecco a lungo, sfregandolo sulle mie labbra e sul mio viso. Il pompino più passionale della mia vita. Ingoio il suo cazzo più che posso con un continuo movimento della mia testa, lo sento ingrossarsi e pulsare dentro la mia bocca.
“Sì… bambina mia, sei bravissima, continua… mmmm…. Succhiamelo… lo so che è il mio cazzo tutto ciò che desideri…”
Lo guardo rapidamente negli occhi, mi stacco dal suo cazzo e, facendogli una sega, lecco le sue grandi palle. Le lecco alternando un ritmo veloce ad uno lento poi, guardandolo ancora negli occhi, le prendo totalmente in bocca e comincio a succhiarle, come se le dovessi mungere delicatamente.
Con la bocca piena dissi: “Papino… le tue palle sono così piene di sborra… chissà come deve essere buona… Non mi staccherei mai dal tuo cazzo, mi fa impazzire!” gli dico con la voce resa un po’ roca dall'eccitazione.
Sarei voluta salire sul suo ventre e affondare il suo fallo dentro di me violentemente e cavalcarlo fino ad essere esausta, ma decisi di non pensare a quanto la mia fica fosse vogliosa e continuai il bocchino che stavo regalando al mio amante.
Il suo cazzo mi scorre in bocca, lo faccio arrivare fino in gola senza smettere di dimenare la lingua. Succhio voracemente sempre più eccitata, tenendo le palle tra le mie mani, massaggiandole a ritmo del mio pompino.
Marco aiuta nei movimenti spingendo ritmicamente il bacino verso la mia testa, ansimando pesantemente di piacere. Ero ormai pronta a ricevere in bocca tutto il suo getto di sperma, quando bloccandomi mi prende la testa e dice: “Fermati… non è ancora il momento. Alzati”, mi toglie il perizoma “vieni a cavalcioni.”
Anche se il suo membro è bello duro e svettante, lo lascia libero tra i nostri corpi. Mi toglie il reggiseno, si prende una tetta per mano, le avvicina una all'altra e inizia a strizzarmele, forte.
“Ahi! Non così forte! Mi fai male!”
“Zitta. Non è niente.”
E si mette in bocca uno dei capezzoli. Mi sta mungendo di nuovo. Succhia forte. L'altro lo strizza con le dita. Ad un tratto dal capezzolo ancora libero, vedo gocciolare un liquido bianco-giallastro.
“Te l'avevo detto o no, che ti facevo venire il latte? Hai visto? Eccolo” mi dice dopo essersi staccato. Imbocca l'altro e riprende a succhiare. Intanto il capezzolo libero continua a gocciolare. Si stacca e riprende in bocca quello di prima. Prosegue a succhiare fino a quando non c'è più latte dentro nessuna delle tette.
“Cavoli! Quanto è buono il tuo latte! Lo sapevo! Oltre che belle sono anche buone queste tue fantastiche tette.”
“E pensa un po', sono tutte per te! Questo pomeriggio ho mollato il mio ragazzo. Ora sono solamente tua.”
“Allora bisogna festeggiare.”
Mi solleva un poco il sedere e mi infila la sua mazza dentro. Ho quasi un orgasmo solamente per avermelo ficcato dentro. Incredibile! Inizio ad andare su e giù. Lui mi aiuta tenendomi il sedere tra le mani. Ci baciamo. La sua lingua rincorre la mia, la trova, la accarezza. All'improvviso mi fa sdraiare sul divano, mettendomi sotto di lui. Mi scopa con più forza. Sento il suo cazzo che cerca ancora la strada per entrare direttamente nel mio utero. Quando ci riesce, sento il suo carico di sperma che mi riempie. Poi mi crolla addosso. Respiriamo affannosamente entrambi.
Quando esce da me, il suo cazzo è pulito ed io sono quasi asciutta. L'utero si è già richiuso, trattenendo il suo seme dentro.
Mi alzo e vado in bagno a mettermi un accappatoio. Giusto per non stare nuda, visto che c'è il maggiordomo. Lui si rimette i boxer, ma non i pantaloni.
“Vieni con me. Ho qualcosa di meglio da farti mettere.”
Mi prende per mano e mi porta in camera. Cerca una borsa in particolare. Quando la trova, me la passa. Guardo dentro. All'interno c'è una splendida vestaglia di seta ricamata, di colore avorio, leggerissima. Non ha una cintura, ma una semplice fettuccia da allacciare su un fianco.
“Questa la terrai addosso solo quando c'è qualcuno in casa” mi avverte “preferibilmente senza niente sotto.”
“E se il tuo maggiordomo si eccita a vedermi così?”
“Alberto è gay.”
“Oh! Non l'avrei mai detto… è così…” non mi vengono le parole.
“Sono il primo ad ammettere che è un tipo particolare.”
“E per il resto delle volte?”
“In che senso?”
“Hai detto che questa la devo tenere quando c'è qualcuno in casa. E quando non c'è nessuno?” dico sventolando la vestaglia.
“Niente ovviamente.”
“Ma sei un bel porcellino, eh? E tu come sarai vestito?”
“Anche io sarò nudo. Probabilmente mi vedrai sempre con il cazzo in tiro. Sono fatto così. Mi eccita parecchio vederti nuda.”
“Fammi sentire!”
È vero. È totalmente duro.
“Non è che prendi qualcosa per essere sempre così?”
“No. Ho un eccesso di sangue in circolo, ereditario, per cui da qualche parte deve andare, no? L'unico modo per ovviare a questo problema è fare frequenti donazioni di sangue.”
“Cosa devo fare ora?”
“Mah… non so… potremmo divertici ancora tanto per cominciare.”
“Ok.”
Mi sdraio sul letto, in mezzo a pacchetti e borse. Marco prende un'altra borsa. Tira fuori un bustino senza reggiseno, ma con un sostegno per alzare le tette.
“E quello dove l'hai preso? In un sexy shop?”
“Esatto! Dai mettilo!”
Mi alzo, tolgo la vestaglia e cerco di infilarmi il bustino.
“È stretto non ci riesco. Mi devi aiutare.”
Con il suo aiuto riesco ad indossarlo. È spettacolare addosso. Mi stringe la vita, con la fica libera perché non arriva sotto, ma ho il mio grosso seno in bella mostra. Bello alto, con i capezzoli profferti. Infatti Marco inizia di nuovo a ciucciarmeli. Lui resta seduto sul bordo del letto ed io sono in piedi di fronte a lui. Mentre la sua bocca si diverte con i miei capezzoli, con il taglio della mano mi struscia la fica. Sono di nuovo bagnata. Poi mi tira a sé e mi fa impalare sul suo dritto e duro cazzo, senza mai smettere di succhiarmi le poppe.
Sento il suo membro muoversi dentro di me al ritmo della succhiata. Sento di nuovo il formicolio dentro i capezzoli.
“Ah… com'è buono… com'è dolce il tuo latte… divino…” mi dice mentre mi mette sotto di lui e inizia a chiavarmi con forza.
“Sì, sei mia… prendi il mio cazzo… sì piccola mia… prendilo tutto bambina mia… adesso ti fotto alla grande… ti metto incinta vedrai… sì… metto incinta la mia bambina…”
“Sì… papino, dammi il tuo cazzo… lo voglio… sì… dammelo… metti incinta la tua bambina… papino… sì, sono la tua bambina… lo voglio… sì…”. Sento arrivare l'orgasmo. “Vengo… papino… vengo…”
Stringo le gambe dietro la sua schiena e con i talloni seguo le sue spinte. Sono al limite; infatti l'orgasmo esplode in tutta la sua potenza nello stesso momento che lui mi riempie la fica con la sua sborra. Questa volta non mi è entrato nell'utero.
Non contento, con il cazzo ancora duro, esce dalla fica, mi mette a pancia sotto e mi entra nel culo. Il buchetto cede subito e ricomincia a scoparmi.
Non mi sono ancora ripresa del tutto dall'orgasmo di prima, che già godo. Marco mi provoca una successione infinita di piccoli orgasmi con quella sua mazza dentro il mio culo. Si sdraia sulla mia schiena e mi si aggrappa alle tette, strizzandole forte.
Urlo per il dolore che mi provoca e nel frattempo Marco scarica ancora la sua sborra dentro di me.
È esausto. Resta sdraiato sopra di me a riprendersi. È ancora dentro di me. Le sue mani scendono sul clitoride e lo accarezzano e lo stuzzicano. Sono di nuovo eccitata. Mi sta facendo venire ancora. Riesco a percepire le contrazioni dell'utero, in cerca di un cazzo da massaggiare. Ma il cazzo è ancora nell'altro buco. I movimenti delle sue mani sul clitoride mi fanno impazzire. Ansimo sempre più rapidamente, l'utero continua a contrarsi ripetutamente. All'improvviso sento Marco che esce dal mio culo ed entra di nuovo nella fica. Qualche spinta ancora e vengo.
Questa volta esce e si sdraia accanto a me.
“Sei fenomenale. Davvero! Ho avuto poche donne… ma tu le batti tutte. Grazie per essere accanto a me.”
E mi bacia.
“Anche tu sei un fenomeno… papino…” gli dico ridendo. “Ho un po' fame. Che ore sono?”
Marco guarda la sveglia sul comodino.
“Sono le otto. Ci credo che hai fame. Coraggio, andiamo a mangiare. Alberto credo che ormai se ne sia andato.”
Infatti lui non c'è e la cucina è in ordine. I piatti sono già pronti nello scaldavivande.
“Siediti, oggi ti servo io.”
Marco si siede. Apro lo sportello e già pronti ci sono due piatti di pasta e due di pesce.
Prendo la pasta e mi siedo anche io a mangiare. Ottima. “Devo dire che Alberto è bravissimo in cucina. Sia quello che ho mangiato ieri che questa sono davvero ottimi.”
“Sì, è vero. Si è diplomato da qualche parte come chef. Ho fatto un affare ad assumerlo. Lavorava come cuoco in una trattoria di campagna. Gli ho chiesto se voleva cucinare per me ed ha accettato subito. Si è trasferito nel palazzo di fronte col suo compagno. Lui cucina e tiene pulita la casa. Forse sognava di aprire un ristorante tutto suo, ma a quanto pare gli piace stare qua. Ormai sono quindici anni che lavora per me. Comunque è sabato sera… cosa ti va di fare?”
“Non so… non avevo niente in programma. Magari potremmo andare al cinema. Oppure possiamo restare qua a goderci questa bella casa.”
“Non ti ho chiesto di venire qua per chiuderti in casa! Al cinema non mi va… e poi non ci sono bei film in uscita. No, andiamo a fare un giro a Milano, passeggiamo per il centro, guardiamo le vetrine…”
“Ok. Aggiudicato.”
Mi alzo e prendo i piatti di pesce. Ottimi anche questi.
Quando finiamo di mangiare, sparecchio e metto i piatti nel lavandino perché la lavastoviglie è già accesa.
Marco mi prende per mano e mi porta in camera. Fruga ancora tra le borse.
“Ecco, metterai questo.”
Apro la borsa e dentro c'è un abito, semitrasparente.
“Dovrei andare in giro con questo? Ma mi si vedrà tutto!”
“Non preoccuparti. Con il buio non si vedrà niente. È un tessuto speciale. Con la luce del giorno è trasparente, ma quando cala il buio diventa opaco.”
“E quando passo sotto i lampioni?”
“Tranquilla. La luminosità non è sufficiente.”
Sarà… non ci credo più di tanto. Quando faccio per slacciarmi il bustino, Marco mi chiede di tenerlo addosso. Così sarò più seducente, mi dice. Mi da l'idea di essere un po' zoccola, però. Pazienza.
Quando mi specchio dopo aver indossato l'abito, mi accorgo di come è cambiata la mia figura. I seni alti e sporgenti, la vita stretta… incredibile come una persona possa cambiare indossando degli abiti diversi… Sono incredibilmente sexy. Aveva ragione Marco. Ed la stoffa del vestito non mostra quello che temevo.
Prima di uscire mi mette un coprispalla. È una serata frizzante.
Scendiamo.
Quando arriviamo in garage, vedo che ci sono cinque auto.
“Sono tutte tue?”
“Sì, ma adesso sono anche tue. Quale preferisci?”
Ci sono due BMW, due Mercedes e una Volvo.
“Mi piace quella” indicando una delle BMW.
“E quella sia.”
Da un pannello prende la chiave, mi apre lo sportello e mi fa salire.
Interni in pelle… uhm… com'è comoda!
Marco guida sicuro per le vie fino ad arrivare ad un parcheggio.
“Da adesso si va a piedi. Via Montenapoleone è proprio qui dietro.”
Wow… la via della moda di Milano…
Marco mi abbraccia, mettendomi una mano sul fianco. Faccio altrettanto con lui.
“Dimmi se vedi qualcosa che ti piace… così te lo compro.”
Non sono abituata a questi tipi di vestiti, ma faccio finta di niente. Li guardo tutti.
C'è molta gente che passeggia. C'è il chiasso della movida. Poco più avanti c'è un bar affollato. Marco prende due bicchieri di vino bianco.
“Vedi di non ubriacarti, perché devi guidare per tornare a casa.”
“Tranquilla. Bevo solo questo.”
La serata passa velocemente. È stato di parola: ha bevuto solo quel bicchiere di vino.
“In uno dei bar ho preso il programma delle serate di questo mese. Sabato prossimo possiamo andare nella zona dei Navigli. Leggi… ci saranno esposti dipinti di pittori locali.”
“Mi piace. È sempre meglio che passeggiare senza meta. Sono stanca, possiamo andare a casa?”
“Sì andiamo.”
Il ritorno è rapido, non c'è traffico.
Appena arrivati a casa, vado in bagno a struccarmi. Mi faccio anche una rapida doccia, senza lavarmi i capelli. Mezz'ora e sono a letto. Marco è già lì che mi aspetta. Mi addormento tra le sue braccia, come ieri sera.

I giorni passano. Ormai sono a casa sua da tre settimane. Il ciclo non si è ancora fatto vedere. Stamattina ho deciso di fare il test di gravidanza.
Dopo i classici tre minuti di attesa, mi da il responso. POSITIVO. Sono incinta.
Quando lo dico a Marco è al settimo cielo.
“Allora era la stronza della mia ex ad essere sterile! Oh bambina mia… che gran regalo mi stai facendo… Avrò un erede!”
Nove mesi dopo nasce Daniele. L'anno dopo nasce Francesca, e poi Luca, e poi Vittoria, e poi ancora Andrea, e Beatrice, e Mattia, e Amanda, e poi i gemelli Tommaso e Chiara, e poi Michele, e poi Giulia.

Ci siamo sposati dopo che è nata Francesca. Adesso stiamo festeggiando quindici anni di matrimonio. Quattro mesi fa ho scoperto che sono ancora incinta. Sono ancora gemelli. Filippo e Simona. Giuro che questi sono gli ultimi figli che faccio.
Ma è un giuramento che ho fatto ogni volta, dopo la nascita di Luca. Non so… è Marco che mi vuole sempre gravida. Ha detto che voleva recuperare quei dieci anni che ha perso con la sua ex moglie. Mi sembra comunque che con quattordici figli abbia recuperato per davvero…

E tutto questo solo perché ho sbagliato il numero di telefono a cui inviare delle foto…
scritto il
2015-03-30
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