Carlo e Ginevra: dolce perversione
di
Ginèvre
genere
etero
Carlo dormiva ancora, era lì, tra le candide lenzuola di quel letto con un'espressione rilassata e le carnose labbra leggermente socchiuse.
L'alba sorgeva, e la sottile e pungente frescura mattutina aveva svegliato Ginevra.
Ginevra quella mattina Indossava un baby doll di seta del colore dei suoi occhi, quelli stessi occhi che avevano fatto impazzire Carlo, e chi l'avrebbe mai detto?
Avvocato, 38 anni, divorziato, e dannatamente affascinante, una serie di ostacoli e di delusioni lo avevano portato ad essere un uomo cinico, freddo, e pieno di se, otteneva sempre tutto ciò che voleva, finché un bel giorno di Marzo nel suo grande studio si presentò Ginevra, appena laureata a pieni voti in giurisprudenza, non particolarmente alta, seno prosperoso, morbida 42, labbra dipinte e sguardo insostenibile, le sue mani erano sottili e perfettamente curate, così come la sua lunga chioma bionda.
Generalmente Carlo tendeva a liquidare le tirocinanti con molta facilità, era un uomo troppo impegnato e con poco bisogno di dare, Carlo era nato per ricevere, quella volta però, in lui si mosse qualcosa, ammirava quella ragazza, il suo portamento, il modo in cui sorrideva, e quel dolce sguardo, che aveva qualcosa di maledettamente perverso.
Ginevra venne assunta, i mesi passavano, e Carlo non poteva non osservare quella creatura, sempre troppo precisa e composta, lasciava trapelare malizia ed innocenza da tutti i suoi pori, e questo rendeva Carlo particolarmente vulnerabile, nessuno mai, avrebbe più potuto governare le sue pulsioni, eppure quella ragazzetta nella sua inconsapevolezza lo rendeva schiavo, lottava con il suo autocontrollo, con il suo istinto felino, la notte dormiva poco, era tormentato da quella lattea carnagione, da quelle lunghe e folte ciglia e dagli angoli delle sue labbra.
Un giorno di Luglio, Carlo chiese a Ginevra di accompagnarlo a Madrid per sostenere una causa molto importante, la risoluzione di quella causa avrebbe portato la sua posizione ai sommi vertici e soddisfatto tutte le sue più alte ambizioni. Era agitato, torturava ogni suo piccolo neurone, il suo cervello era perennemente in moto, non vi era nè notte nè giorno, parlava poco, e Ginevra assecondava ogni suo silenzio con uno sguardo, suscitando in lui il desiderio di dominarla sempre più, di toglierle il respiro con la sua verga e di guardarla intensamente negli occhi mentre la sua lingua compiva giochi pericolosi.
Carlo vinse la causa,non esultò, sostenne solo un semplice è finto sorriso fiero sul suo volto, qualcosa durante quel processo lo aveva infastidito, aveva rovinato il suo momento di gloria, Ginevra infatti era stata attirata dal tirocinante della controparte, lei lo ammirava e rideva di gusto, era come se si conoscessero da tempo, quella chimica poi venne interrotta dalla rude voce di Carlo che disse:
-"Signorina, dovremmo andare, non mi sembra che io debba stare alle sue dipendenze."
Ginevra arrossì, e lo seguì fuori dal tribunale.
Il tragitto in taxi non durò a lungo e soprattutto fu decisamente silenzioso.
Una volta arrivati in Hotel, l'avvocato salutò la tirocinante con un "Arrivederci."
La giornata ormai, sembrava essersi conclusa lì, finché tornata nella sua stanza Ginevra, intenta a svestirsi, sentì qualcuno bussare alla sua porta; era Carlo, lei aprì e lui rimase lì fermo, sosteneva il suo sguardo, sembrava inferocito, fino a quando la sua bocca si schiuse e le chiese:
-"Con chi stava parlando oggi in tribunale Signorina? "
-"Avvocato, è un mio ex collega universitario, ci siamo rincontrati qui ed è stata una sorpresa per entrambi, forse non avrei dovuto, le chiedo umilmente scusa, non era mia intenzione mancarle di rispetto. ", articolò Ginevra con la sua melodiosa voce, i capelli sciolti e la camicetta sbottonata a metà.
Carlo la guardava intensamente e le gote della giovane divenivano sempre più rosse, era fortemente imbarazzata e fu quasi sollevante quando lui si congedò con un'aspra "Buonanotte" , e proprio mentre lei stava per chiudere la porta, lui le fermò il braccio, spalancò la porta ed entrò dentro la sua stanza, la spinse sulla porta e iniziò a baciarla con foga, le sue mani erano intrecciate tra questi sottili fili color oro, il suo corpo premeva su quello della ragazza e la sua voglia aumentava sempre più, finché non la girò di spalle, e iniziò a leccarle tutto il collo, a mordicchiarle i lobi, a respirare affannosamente sulla sua nuca, le sue mani spinsero il bacino della giovane contro il suo membro, e poi si intrufolarono tra le giovani e tremanti gambe, i suoi slip erano fradici, i suoi umori scivolavano lungo il suo interno coscia, e quando Carlo le sfiorò il clitoride lei sussultò, spingendosi indietro sulla protuberanza dell'avvocato, questo lo fece impazzire, il suo leggero ansimare lo sballava, la rigirò e la prese in braccio, aveva il suo seno che ad ogni passo si muoveva sul suo viso,sbatteva contro le sue labbra, arrivato davanti al letto ce la buttò sopra e le strappò via gli slip, diede un leggerissimo schiaffo al suo rosso e carnoso clitoride e lei iniziò a contorcersi, più lei si contorceva, più lui la torturava con le sue lunghe dita, con le sue carnose labbra, e con la sua enorme verga che in un batter d'occhio la penetrò, senza preavviso, così, dal nulla, lasciandola senza fiato, con lo stomaco tremante, si sentiva piena come non lo era mai stata, e lui stava sfoderando il suo animo da bestia, quando ad un certo punto decise di girarla con forza e di sculacciarla violentemente, le sue grandi mani fecero diventare bordeaux le delicate natiche della giovane lolita. Finché poi decise di penetrarla da dietro e anche questa volta senza nemmeno preparare il suo piccolo e stretto buchetto, sebbene ormai gli umori di Ginevra avevano lubrificato tutto, ogni volta che il suono di una sculacciata echeggiava nell'aria lui aumentava il suo ritmo, un ritmo che divenne poi folle, e che lo portò a torturare i suoi seni e ad aggrapparsi ad essi quando con un grugnito le venne dentro e la riempì con il suo gustoso succo che fece scivolare sulla sua lingua e poi lo portò alle labbra di lei e la baciò, mischiandone il sapore con la sua saliva. Ginevra era sfinita, scivolò giù dal letto e andò a lavarsi , indossò il suo baby doll di seta del colore dei suoi occhi e si distese accanto a lui, e sussurrò alle sue orecchie:
" Visto? Sono una bambina ubbidiente, la TUA bambina ubbidiente"
Questa piccola frase scatenò nuovamente i suoi bollenti spiriti, difatti, Carlo ne volle ancora per tutta la notte, finché ad un certo punto si addormentò tra le sue profumate gambe ma soprattutto tra i suoi fatali umori .
...Carlo dormiva ancora, era lì, tra le candide lenzuola di quel letto con un'espressione rilassata e le carnose labbra leggermente socchiuse.
L'alba sorgeva, e la sottile e pungente frescura mattutina aveva svegliato Ginevra.
Ginevra quella mattina Indossava un baby doll di seta del colore dei suoi occhi, quelli stessi occhi che avevano fatto impazzire Carlo, e chi l'avrebbe mai detto?
Avvocato, 38 anni, divorziato, e dannatamente affascinante, una serie di ostacoli e di delusioni lo avevano portato ad essere un uomo cinico, freddo, e pieno di se, otteneva sempre tutto ciò che voleva, finché un bel giorno di Marzo nel suo grande studio si presentò Ginevra, appena laureata a pieni voti in giurisprudenza, non particolarmente alta, seno prosperoso, morbida 42, labbra dipinte e sguardo insostenibile, le sue mani erano sottili e perfettamente curate, così come la sua lunga chioma bionda.
Generalmente Carlo tendeva a liquidare le tirocinanti con molta facilità, era un uomo troppo impegnato e con poco bisogno di dare, Carlo era nato per ricevere, quella volta però, in lui si mosse qualcosa, ammirava quella ragazza, il suo portamento, il modo in cui sorrideva, e quel dolce sguardo, che aveva qualcosa di maledettamente perverso.
Ginevra venne assunta, i mesi passavano, e Carlo non poteva non osservare quella creatura, sempre troppo precisa e composta, lasciava trapelare malizia ed innocenza da tutti i suoi pori, e questo rendeva Carlo particolarmente vulnerabile, nessuno mai, avrebbe più potuto governare le sue pulsioni, eppure quella ragazzetta nella sua inconsapevolezza lo rendeva schiavo, lottava con il suo autocontrollo, con il suo istinto felino, la notte dormiva poco, era tormentato da quella lattea carnagione, da quelle lunghe e folte ciglia e dagli angoli delle sue labbra.
Un giorno di Luglio, Carlo chiese a Ginevra di accompagnarlo a Madrid per sostenere una causa molto importante, la risoluzione di quella causa avrebbe portato la sua posizione ai sommi vertici e soddisfatto tutte le sue più alte ambizioni. Era agitato, torturava ogni suo piccolo neurone, il suo cervello era perennemente in moto, non vi era nè notte nè giorno, parlava poco, e Ginevra assecondava ogni suo silenzio con uno sguardo, suscitando in lui il desiderio di dominarla sempre più, di toglierle il respiro con la sua verga e di guardarla intensamente negli occhi mentre la sua lingua compiva giochi pericolosi.
Carlo vinse la causa,non esultò, sostenne solo un semplice è finto sorriso fiero sul suo volto, qualcosa durante quel processo lo aveva infastidito, aveva rovinato il suo momento di gloria, Ginevra infatti era stata attirata dal tirocinante della controparte, lei lo ammirava e rideva di gusto, era come se si conoscessero da tempo, quella chimica poi venne interrotta dalla rude voce di Carlo che disse:
-"Signorina, dovremmo andare, non mi sembra che io debba stare alle sue dipendenze."
Ginevra arrossì, e lo seguì fuori dal tribunale.
Il tragitto in taxi non durò a lungo e soprattutto fu decisamente silenzioso.
Una volta arrivati in Hotel, l'avvocato salutò la tirocinante con un "Arrivederci."
La giornata ormai, sembrava essersi conclusa lì, finché tornata nella sua stanza Ginevra, intenta a svestirsi, sentì qualcuno bussare alla sua porta; era Carlo, lei aprì e lui rimase lì fermo, sosteneva il suo sguardo, sembrava inferocito, fino a quando la sua bocca si schiuse e le chiese:
-"Con chi stava parlando oggi in tribunale Signorina? "
-"Avvocato, è un mio ex collega universitario, ci siamo rincontrati qui ed è stata una sorpresa per entrambi, forse non avrei dovuto, le chiedo umilmente scusa, non era mia intenzione mancarle di rispetto. ", articolò Ginevra con la sua melodiosa voce, i capelli sciolti e la camicetta sbottonata a metà.
Carlo la guardava intensamente e le gote della giovane divenivano sempre più rosse, era fortemente imbarazzata e fu quasi sollevante quando lui si congedò con un'aspra "Buonanotte" , e proprio mentre lei stava per chiudere la porta, lui le fermò il braccio, spalancò la porta ed entrò dentro la sua stanza, la spinse sulla porta e iniziò a baciarla con foga, le sue mani erano intrecciate tra questi sottili fili color oro, il suo corpo premeva su quello della ragazza e la sua voglia aumentava sempre più, finché non la girò di spalle, e iniziò a leccarle tutto il collo, a mordicchiarle i lobi, a respirare affannosamente sulla sua nuca, le sue mani spinsero il bacino della giovane contro il suo membro, e poi si intrufolarono tra le giovani e tremanti gambe, i suoi slip erano fradici, i suoi umori scivolavano lungo il suo interno coscia, e quando Carlo le sfiorò il clitoride lei sussultò, spingendosi indietro sulla protuberanza dell'avvocato, questo lo fece impazzire, il suo leggero ansimare lo sballava, la rigirò e la prese in braccio, aveva il suo seno che ad ogni passo si muoveva sul suo viso,sbatteva contro le sue labbra, arrivato davanti al letto ce la buttò sopra e le strappò via gli slip, diede un leggerissimo schiaffo al suo rosso e carnoso clitoride e lei iniziò a contorcersi, più lei si contorceva, più lui la torturava con le sue lunghe dita, con le sue carnose labbra, e con la sua enorme verga che in un batter d'occhio la penetrò, senza preavviso, così, dal nulla, lasciandola senza fiato, con lo stomaco tremante, si sentiva piena come non lo era mai stata, e lui stava sfoderando il suo animo da bestia, quando ad un certo punto decise di girarla con forza e di sculacciarla violentemente, le sue grandi mani fecero diventare bordeaux le delicate natiche della giovane lolita. Finché poi decise di penetrarla da dietro e anche questa volta senza nemmeno preparare il suo piccolo e stretto buchetto, sebbene ormai gli umori di Ginevra avevano lubrificato tutto, ogni volta che il suono di una sculacciata echeggiava nell'aria lui aumentava il suo ritmo, un ritmo che divenne poi folle, e che lo portò a torturare i suoi seni e ad aggrapparsi ad essi quando con un grugnito le venne dentro e la riempì con il suo gustoso succo che fece scivolare sulla sua lingua e poi lo portò alle labbra di lei e la baciò, mischiandone il sapore con la sua saliva. Ginevra era sfinita, scivolò giù dal letto e andò a lavarsi , indossò il suo baby doll di seta del colore dei suoi occhi e si distese accanto a lui, e sussurrò alle sue orecchie:
" Visto? Sono una bambina ubbidiente, la TUA bambina ubbidiente"
Questa piccola frase scatenò nuovamente i suoi bollenti spiriti, difatti, Carlo ne volle ancora per tutta la notte, finché ad un certo punto si addormentò tra le sue profumate gambe ma soprattutto tra i suoi fatali umori .
...Carlo dormiva ancora, era lì, tra le candide lenzuola di quel letto con un'espressione rilassata e le carnose labbra leggermente socchiuse.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
Ginevra e la masturbazione
Commenti dei lettori al racconto erotico