Le mie gemelline
di
mimma_goose
genere
incesti
Sono divorziato da molti anni, ormai. Mia moglie se ne è andata 15 anni fa con uno che aveva il doppio dei suoi anni, lasciando le gemelline di 3 anni a me. Per occuparsi di loro, mentre io lavoravo, ho invitato mia madre a trasferirsi da me. Purtroppo mia madre è mancata l'anno scorso e le ragazze ne hanno sofferto per parecchio tempo.
Ora però le cose vanno meglio. Elisa e Morena sono sempre andate molto d'accordo tra loro e mi sono sempre fidato del loro buonsenso. Non hanno mai combinato niente di illegale. Mia madre ha fatto davvero un buon lavoro nell'educarle.
La settimana prossima compiranno 18 anni. Avrei voluto organizzare per loro e per i loro amici una bella festa, ma non hanno voluto.
— Che ne dici se invece ce ne andiamo in quell'albergo in riva al lago? Quello dove hai passato la luna di miele con la mamma? Ho controllato in internet ed esiste ancora — mi dice Morena dopo aver fatto un cenno d'intesa alla sorella.
— Come volete. È la vostra festa. Per me va bene.
— Meno male, perché abbiamo già prenotato. Venerdì, sabato e domenica.
— Come desiderate. Sono ai vostri comandi — dico scherzando, facendo un inchino teatrale.
Loro si guardano e si mettono a ridere all'unisono.
Venerdì mattina partiamo presto. Sono solo 50 km di autostrada e per le nove siamo già arrivati. Prendiamo i bagagli e ci avviamo alla reception.
— Salve, buongiorno. Abbiamo una prenotazione a nome Rossi per due camere da letto.
— Ah, sì. Buongiorno. Purtroppo abbiamo avuto dei problemi con i computer e le prenotazioni sono andate perse. Stia tranquillo, provvederemo a sistemarvi lo stesso. Dovete solo avere un po' di pazienza. Posso suggerire nel frattempo di visitare il nostro paese? Vedrete che al ritorno avremo sistemato tutto. Se volete potete lasciare in deposito i bagagli.
— Va bene. Torneremo tra un paio d'ore. Andiamo ragazze.
Il paese è piuttosto piccolo e in mezz'ora lo abbiamo visto tutto. Ci sediamo in un bar affacciato sul lago e ordiniamo brioche e cappuccino per una veloce colazione.
Il panorama è spettacolare. L'acqua limpida del lago riflette come in un perfetto specchio le montagne che fanno da cornice.
Riusciamo a tirare le 11 e allora ritorniamo in albergo. Ritroviamo la stessa impiegata.
— Oh, salve, bentornati. Purtroppo non possiamo darvi due camere. Non tema, però. Le abbiamo riservato la suite. È grande e starete comodi. Vi accompagnerà Arturo.
Prendiamo i bagagli e seguiamo Arturo. Siamo al 5° piano. Quando il ragazzo ci fa entrare, resto sbalordito. È una stanza assolutamente magnifica. L'arredamento in stile è perfetto. La stanza ha due letti singoli appoggiati a una delle pareti, un salottino con due divanetti posti davanti ad un tavolino di cristallo con un vaso pieno di peonie rosa, c'è anche un tavolo con sei sedie. E nella stanza accanto un gigantesco letto matrimoniale a baldacchino, con tende azzurre e copriletto uguale. Anche il bagno è notevole: un box doccia mega e vasca idromassaggio. La portafinestra dà su un terrazzo interamente rivestito di legno e si affaccia sul lago. Ci sono anche due lettini prendisole e un salottino con tavolino sotto il gazebo.
Il fattorino mi lascia le chiavi e se ne va dopo che gli ho dato la mancia.
— Bene… e ora che si fa? — interviene Elisa. — Io disfo i bagagli e poi vado a mangiare. Ho una fame da lupi.
— Direi che è una soluzione perfetta — rispondo.
Nel pomeriggio lascio le ragazze da sole e me ne vado in giro per i boschi attorno. Trovo le indicazioni per un sentiero e per farlo interamente ci voglio sei ore. Un po' troppo! Cammino per un'ora circa e poi torno indietro.
Quando rientro in camera, le sento confabulare in bagno. Mi siedo sulle poltroncine in terrazza a leggere il giornale che avevo comprato in mattinata.
Sono a metà, quando le vedo uscire sul terrazzo con addosso dei costumi striminziti.
— Ma vi sembra il modo di andare in giro?
— Perché? Non ti piaccio? — chiede Elisa.
— Per carità! Ti sta bene… ma non è che lascia scoperto un po' troppo?
— Guarda che è di moda, papà — risponde Morena.
— Sarà, ma per me sono un po' sconci — dico in tono sommesso.
Non voglio che le mie figlie siano etichettate come zoccole…
— Ma va! — dice Morena sdraiandosi su uno dei letti.
Elisa la segue ed entrambe si mettono le cuffiette per ascoltare la musica.
Ritorno al mio giornale, ma ogni tanto sollevo lo sguardo per ammirarle. Sono bellissime e non lo dico solo perché sono il padre. Un bel viso ovale, contornato da lunghi capelli castani lisci e dritti come spaghetti. Occhi verdi con pagliuzze dorate. Naso piccolino con leggere efelidi. Labbra carnose, ma non esagerate, perfette per essere baciate. Sono assolutamente identiche, tranne che Morena ha un piccolissimo neo nell'incavo del seno.
Mi piace guardarle, sono orgoglioso di loro. Se penso che tra qualche anno magari si sposeranno e se ne andranno di casa… Mi viene una malinconia… Voglio ad entrambe un bene dell'anima. Sono la mia vita. Non potrei mai fare a meno di loro.
Chiudo il giornale e vado in bagno a lavarmi. È quasi ora di cena. In dieci minuti sono pronto e lascio a loro il bagno. Me ne ritorno sul terrazzo a leggere, aspettando che si preparino.
Per loro ci vuole di più. Un'ora per l'esattezza. Ma quando si presentano resto senza fiato e con la bocca spalancata. Hanno addosso lo stesso vestito. Molto corto, con le spalline strette e la schiena completamente scoperta. Non indossano il reggiseno e si nota.
Dalla leggera stoffa bianca, si intravedono le aree più scure dei capezzoli che spuntano dalla morbida stoffa.
— Siete estremamente attraenti vestite così.
— Grazie papà — risponde Elisa. — Ti piaccio davvero?
— Oh sì! Siete favolose. In sala da pranzo moriranno tutti di invidia vedendomi al vostro fianco! Andiamo?
Come avevo previsto ci osservano tutti. Non sono in molti, una ventina in tutto e tutti piuttosto anziani.
Finita la cena, usciamo per una breve passeggiata. Anche se sono le nove di sera, i negozi sono ancora aperti, visto che il paese è una meta turistica. Mi sono ricordato ora che non ho ancora comprato un regalo per il loro compleanno. Ci fermiamo davanti ad una gioielleria e le ragazze guardano estasiate la vetrina.
— Eli! Guarda quel collier… è stupendo! Cavoli, però! Costa 400 euro! Peccato… Mi piaceva molto.
— Io invece preferisco questo bracciale. Trovo che abbia un'aria chic.
Mi allontano di qualche passo, facendo finta di niente, ma ho osservato bene gli oggetti che desideravano. Passerò a comprarli quando non sono con me. Subito dopo ritorniamo subito in albergo perché sta cominciando a piovere.
— Maledizione… — dice Elisa — ci mancava solo il temporale…
— Dai, non è niente. Vedrai che non durerà molto — dico io.
Le ultime parole famose! Si è scatenato un diluvio pazzesco ed è impossibile uscire di nuovo. Non ci resta che tornare in camera, anche se è piuttosto presto. Ci mettiamo a guardare la TV, ma all'improvviso va via la corrente e si accendono le luci di emergenza.
— Beh, ragazze, a questo punto io me ne vado a letto. Buonanotte.
Entro in camera e chiudo la porta dietro di me, mi spoglio, restando solo coi boxer e mi infilo a letto. È un bel materasso duro, come piace a me.
A notte fonda, percepisco qualcosa accanto a me, ma ho talmente sonno che mi riaddormento subito.
Mi risveglio ancora, più tardi, con la sensazione di un qualcosa di bagnato addosso. Cerco le coperte per coprirmi, convinto che sia solo una sensazione dovuto al fatto di essere scoperto, ma quando allungo una mano, avverto un corpo appoggiato al mio fianco. Faccio per alzarmi ed accendere la luce, quando una mano posta sul torace, mi ferma.
— No, sta fermo.
Allungo una mano per cercare di capire chi ha parlato e, all'improvviso, mi rendo conto che una bocca ha circondato il mio cazzo. Un'altra bocca si posa sulle mie labbra. Sento la sua lingua che cerca la mia, mentre l'altra continua il suo lavorio sul mio cazzo.
Quando la sua bocca lascia la mia, ormai ho preso coscienza che le mie figlie si stanno dando da fare con me.
— Ragazze, cosa state combinando!
— Perché non si capisce, papà? Stiamo per fare l'amore con te.
— Dai, smettetela subito… sono vostro padre… non va bene…
Cerco di alzarmi, ma una delle due si mette a cavalcioni su di me. Si punta il cazzo alla fica e lentamente scende. Prima della fine della corsa, avverto una certa resistenza che mi fa capire che la ragazza è ancora vergine. Allora spinge più forte, fino ad impalarsi completamente.
Ho sverginato mia figlia e neanche lo volevo.
— Ah sì… papà ora sono tua. Ti appartengo…
L'altra ragazza si mette sopra la mia bocca. Ormai ho capito che entrambe mi vogliono. Ora sono eccitato anche io e sarebbe impossibile fermarsi arrivati a questo punto.
Mi lascio sommergere dalle emozioni, anche perché è un sacco di tempo che non scopo con una donna. L'ultima relazione che ho avuto è stato più di tre anni fa.
Non sono ancora riuscito a capire chi sta facendo cosa perché anche il timbro delle loro voci è uguale. È impossibile riuscire a capire quale delle due mi sta cavalcando e quale sto leccando.
— Ragazze… mi state facendo morire… Due donne in una sola volta… È l'avverarsi dei miei sogni. Non mi importa più che siete le mie figlie… Ho voglia di scoparvi anche io… Avete acceso la mia libido… e adesso andremo fino in fondo…
— Va bene papà. Scopami… scopa la tua bambina come si deve, dai…
La ragazza che stava sopra la mia bocca si sposta ed accende l'abat-jour. È Morena. Quindi Elisa mi sta cavalcando.
— Papà… papà… sto per venire…
Io sono ancora ben lontano dallo sborrare. Lascio che Elisa si goda il suo orgasmo, poi la metto sotto di me e inizio a pistonarle la fica. Entro ed esco sempre più veloce, fino a quando avverto che sta per partirmi la sborrata.
— Eli… sto per sborrare… senti la mia sborra che arriva…
Non faccio in tempo a finire la frase che quattro copiose e violente sborrate si infrangono sul suo utero martoriato.
Resto dentro di lei ancora un pochino, muovendomi lentamente mentre anche lei ha un secondo orgasmo.
Appena si calma un poco esco, ma ho ancora il cazzo in tiro.
— Ora tocca a me — mi dice Morena.
Lei si mette a quattrozampe, facendosi prendere da dietro. Punto la cappella sulla fica e spingo. Mi accorgo che anche lei è vergine.
— Morena…! Eri vergine anche tu! Dovete volermi proprio bene per farmi questo regalo…
— Certo papà — mi risponde Elisa perché Morena si sta godendo la chiavata — Che ti aspettavi. Siamo da sempre innamorate di te! Aspettavamo solo l'occasione giusta.
— Anche io… vi amo… Le mie splendide figlie… Vi amo immensamente…
Le urla di Morena, stimolate dall'orgasmo, rimbombano per tutta la stanza mentre Elisa si sta facendo un languido massaggio al clitoride.
Mi stacco da Morena un momento e la faccio sdraiare sotto di me. Rientro subito e ricomincio a pistonarla con più energia.
— Amore sto per sborrare… sei contenta?
— Sì papà… dammi il tuo seme… sì… riempi anche me…
— Oh, amori miei che splendido regalo mi state facendo. Arriva ecco…
Anche Morena si prende quattro potenti schizzi mentre sta venendo di nuovo.
Quando sono sicuro che non ne esce più, mi tolgo da lei.
— Che pazzia che avete fatto… Farmi venire dentro! Ma siete protette, almeno?
— Ovviamente no — mi risponde ancora Elisa. — Abbiamo deciso che d'ora in avanti sarai nostro marito. Per cui ci metterai incinta per suggellare questo nostro patto.
— Nostro?! Ma se avete deciso tutto voi? Per fortuna che la nonna non c'è più, altrimenti si sarebbe vergognata di noi.
— Beh, ti sbagli di grosso papà — intervenendo Morena. — È stata proprio lei qualche anno fa a spiegarci tutto quanto e che tu eri perfetto per noi. Vedi papi, noi ci siamo sempre divise tutto, dai vestiti ai ragazzi. Ma da tempo abbiamo capito che i ragazzi giovani sono tutti egoisti e hanno sempre tentato di dividerci. Tu invece ci ami così come siamo. È questo il motivo per cui sei perfetto per noi.
Non avevo mai pensato ad una situazione del genere. Sì, certo, i ragazzi difficilmente si dividono la ragazza.
Riprende Morena. — Comunque ora ti apparteniamo. Ci hai reso donne. Le tue donne. Non fa niente se non potrai riconoscere i nostri figli. Noi vogliamo lo stesso che tu ci renda madri. Tra poche settimane finiremo anche la scuola, per cui saremo sempre disponibili per te a tutte le ore del giorno e della notte.
Mi sdraio in mezzo a loro, che si fiondano tra le mie braccia.
— Oh tesori miei… Non lo sapevo… Se solo avessi potuto accorgermene prima…
— Ci avresti fatto cambiare idea? — mi chiede Elisa.
— Certo che no! Avremmo potuto scopare già da tempo! Domani avrete 18 anni, ma avremmo potuto farlo anche qualche anno fa…
— Non eravamo ancora pronte a fare questo passo, papà — mi dice Morena, posando una mano sul torace. — È da quando è morta la nonna che abbiamo iniziato a pensarci.
— Va bene ugualmente, tesoro… — le rispondo baciandola. Poi giro il viso dall'altra parte e bacio Elisa.
Sarà per l'emozione di avere queste due splendide fanciulle tra le mie braccia oppure gli anni di astinenza, che il cazzo mi si rizza subito.
Sento le loro mani che insieme mi fanno una sega fino a quando mi diviene di pietra. La prima a salirmi sopra è Morena. Si impala sul mio cazzo teso. Il mio seme già presente nella sua fica fa da lubrificante e ci metto niente a venire di nuovo dentro di lei. Quando si toglie, Elisa prende posto sul mio cazzo ancora in tiro. Dopo dieci minuti buoni di un rapido smorzacandela, vengo ancora.
Poco dopo si addormentano entrambi, sopraffatte dall'emozione e dalla stanchezza delle scopate. Quando sono certo che entrambe dormono profondamente, mi alzo e vado in bagno a farmi la doccia.
Sono quasi le otto quando esco dalla stanza. Metto sulla maniglia il cartello non disturbare e scendo a fare colazione. Prendo un po' di tutto perché ho fame. Quattro chiavate in una notte sono sempre state il mio limite. È un peccato che non abbia una maggiore resistenza. Si meritano il meglio da me.
Appena finito vado in gioielleria. Prendo il collier ed il bracciale che desideravano e anche due anelli con diamanti. Trovo un modello perfetto per entrambe: un pavé con una decina di diamanti disposti a mosaico per un totale di un carato per ciascun anello.
Faccio fare due pacchettini separati, uno per ciascuna ragazza.
Quando ritorno in camera le ragazze stanno ancora dormendo. Appoggio i pacchetti sul comodino, mi spoglio e mi infilo di nuovo a letto assieme a loro. Va a finire che mi addormento anche io. Le sveglio dopo qualche ora, ma fanno fatica a riprendersi.
Per aiutarle a svegliarsi inizio a penetrarle con le dita, stuzzicando il clitoride. Ha funzionato perché iniziano ad ansimare pesantemente. Con il cazzo in tiro inizio a penetrarle alternativamente, con pochi colpi per volta. Quando sento che sto per venire rimango dentro Elisa, riempiendola con quattro schizzate. Poi passo a Morena e in dieci minuti riempio anche lei.
Lo so che non dovrei farlo, ma ora non riesco a rinunciare a scopare con loro. Mi hanno convinto. E la sola idea che ora sono mie…
Mi inginocchio di fronte a loro e indico i pacchettini.
— Buon compleanno, amori miei.
Ciascuna prende il suo. Li aprono e urlano di gioia.
— Papà… è il bracciale che piaceva a me e lei la collana… Ma sei matto a spendere tutti questi soldi?
— Non preoccupatevi di quello che ho speso. Ma guardate meglio nella scatola.
Non hanno il coraggio di prendere in mano gli anelli, e allora lo faccio io.
Prendo le loro mani sinistre tra le mie, con gli anelli in mezzo.
— Prometto solennemente di occuparmi di voi, perché mi avete donato la vostra verginità. Prometto che sarò sempre un buon marito per voi e un buon padre per i figli che avremo. Prometto che non cercherò altre donne, perché ora siete voi le mie donne. Prometto che non vi farò mai mancare né il cazzo né il mio seme, adesso e negli anni futuri. Prometto che vi amerò come vi ho amato finora. Prometto che non farò differenza tra voi, ciò che avrà una avrà anche l'altra.
Prendo la mano di Morena e l'anello dalla sua mano.
— Prometto che ti amerò per il resto della mia vita.
Bacio l'anello e glielo infilo all'anulare, poi bacio lei.
— Papà… ti prometto che non avrò altri uomini. Prometto che farò crescere dentro di me tutti i figli che mi darai. Prometto che non userò anticoncezionali, a meno che non sia tu a volerlo.
— Oh no, tesoro mio. Non lo farei mai! Ho sempre voluto dei bambini oltre a voi! E non vedo l'ora che portiate in grembo i miei figli.
— Prometto che sarò una buona moglie per te e una buona madre per tutti i tuoi figli. E prometto di amarti anche io per il resto della mia vita.
Poi passo ad Elisa, prendendole la mano.
— Prometto che amerò anche te per il resto della mia vita.
Bacio l'anello e glielo infilo all'anulare, poi bacio lei.
— Papà… ti prometto anche io, come mia sorella, che non avrò altri uomini. Prometto che farò crescere dentro di me tutti i figli che mi darai. Prometto che non userò anticoncezionali. Prometto che sarò una buona moglie per te e una buona madre per tutti i tuoi figli. E prometto di amarti anche io per il resto della mia vita.
Sono passati diversi anni ormai e con Elisa e Morena ho costruito una nuova famiglia. Come avevo promesso loro non ho cercato altre donne, perché da loro avevo tutto ciò che mi serviva.
Ora però le cose vanno meglio. Elisa e Morena sono sempre andate molto d'accordo tra loro e mi sono sempre fidato del loro buonsenso. Non hanno mai combinato niente di illegale. Mia madre ha fatto davvero un buon lavoro nell'educarle.
La settimana prossima compiranno 18 anni. Avrei voluto organizzare per loro e per i loro amici una bella festa, ma non hanno voluto.
— Che ne dici se invece ce ne andiamo in quell'albergo in riva al lago? Quello dove hai passato la luna di miele con la mamma? Ho controllato in internet ed esiste ancora — mi dice Morena dopo aver fatto un cenno d'intesa alla sorella.
— Come volete. È la vostra festa. Per me va bene.
— Meno male, perché abbiamo già prenotato. Venerdì, sabato e domenica.
— Come desiderate. Sono ai vostri comandi — dico scherzando, facendo un inchino teatrale.
Loro si guardano e si mettono a ridere all'unisono.
Venerdì mattina partiamo presto. Sono solo 50 km di autostrada e per le nove siamo già arrivati. Prendiamo i bagagli e ci avviamo alla reception.
— Salve, buongiorno. Abbiamo una prenotazione a nome Rossi per due camere da letto.
— Ah, sì. Buongiorno. Purtroppo abbiamo avuto dei problemi con i computer e le prenotazioni sono andate perse. Stia tranquillo, provvederemo a sistemarvi lo stesso. Dovete solo avere un po' di pazienza. Posso suggerire nel frattempo di visitare il nostro paese? Vedrete che al ritorno avremo sistemato tutto. Se volete potete lasciare in deposito i bagagli.
— Va bene. Torneremo tra un paio d'ore. Andiamo ragazze.
Il paese è piuttosto piccolo e in mezz'ora lo abbiamo visto tutto. Ci sediamo in un bar affacciato sul lago e ordiniamo brioche e cappuccino per una veloce colazione.
Il panorama è spettacolare. L'acqua limpida del lago riflette come in un perfetto specchio le montagne che fanno da cornice.
Riusciamo a tirare le 11 e allora ritorniamo in albergo. Ritroviamo la stessa impiegata.
— Oh, salve, bentornati. Purtroppo non possiamo darvi due camere. Non tema, però. Le abbiamo riservato la suite. È grande e starete comodi. Vi accompagnerà Arturo.
Prendiamo i bagagli e seguiamo Arturo. Siamo al 5° piano. Quando il ragazzo ci fa entrare, resto sbalordito. È una stanza assolutamente magnifica. L'arredamento in stile è perfetto. La stanza ha due letti singoli appoggiati a una delle pareti, un salottino con due divanetti posti davanti ad un tavolino di cristallo con un vaso pieno di peonie rosa, c'è anche un tavolo con sei sedie. E nella stanza accanto un gigantesco letto matrimoniale a baldacchino, con tende azzurre e copriletto uguale. Anche il bagno è notevole: un box doccia mega e vasca idromassaggio. La portafinestra dà su un terrazzo interamente rivestito di legno e si affaccia sul lago. Ci sono anche due lettini prendisole e un salottino con tavolino sotto il gazebo.
Il fattorino mi lascia le chiavi e se ne va dopo che gli ho dato la mancia.
— Bene… e ora che si fa? — interviene Elisa. — Io disfo i bagagli e poi vado a mangiare. Ho una fame da lupi.
— Direi che è una soluzione perfetta — rispondo.
Nel pomeriggio lascio le ragazze da sole e me ne vado in giro per i boschi attorno. Trovo le indicazioni per un sentiero e per farlo interamente ci voglio sei ore. Un po' troppo! Cammino per un'ora circa e poi torno indietro.
Quando rientro in camera, le sento confabulare in bagno. Mi siedo sulle poltroncine in terrazza a leggere il giornale che avevo comprato in mattinata.
Sono a metà, quando le vedo uscire sul terrazzo con addosso dei costumi striminziti.
— Ma vi sembra il modo di andare in giro?
— Perché? Non ti piaccio? — chiede Elisa.
— Per carità! Ti sta bene… ma non è che lascia scoperto un po' troppo?
— Guarda che è di moda, papà — risponde Morena.
— Sarà, ma per me sono un po' sconci — dico in tono sommesso.
Non voglio che le mie figlie siano etichettate come zoccole…
— Ma va! — dice Morena sdraiandosi su uno dei letti.
Elisa la segue ed entrambe si mettono le cuffiette per ascoltare la musica.
Ritorno al mio giornale, ma ogni tanto sollevo lo sguardo per ammirarle. Sono bellissime e non lo dico solo perché sono il padre. Un bel viso ovale, contornato da lunghi capelli castani lisci e dritti come spaghetti. Occhi verdi con pagliuzze dorate. Naso piccolino con leggere efelidi. Labbra carnose, ma non esagerate, perfette per essere baciate. Sono assolutamente identiche, tranne che Morena ha un piccolissimo neo nell'incavo del seno.
Mi piace guardarle, sono orgoglioso di loro. Se penso che tra qualche anno magari si sposeranno e se ne andranno di casa… Mi viene una malinconia… Voglio ad entrambe un bene dell'anima. Sono la mia vita. Non potrei mai fare a meno di loro.
Chiudo il giornale e vado in bagno a lavarmi. È quasi ora di cena. In dieci minuti sono pronto e lascio a loro il bagno. Me ne ritorno sul terrazzo a leggere, aspettando che si preparino.
Per loro ci vuole di più. Un'ora per l'esattezza. Ma quando si presentano resto senza fiato e con la bocca spalancata. Hanno addosso lo stesso vestito. Molto corto, con le spalline strette e la schiena completamente scoperta. Non indossano il reggiseno e si nota.
Dalla leggera stoffa bianca, si intravedono le aree più scure dei capezzoli che spuntano dalla morbida stoffa.
— Siete estremamente attraenti vestite così.
— Grazie papà — risponde Elisa. — Ti piaccio davvero?
— Oh sì! Siete favolose. In sala da pranzo moriranno tutti di invidia vedendomi al vostro fianco! Andiamo?
Come avevo previsto ci osservano tutti. Non sono in molti, una ventina in tutto e tutti piuttosto anziani.
Finita la cena, usciamo per una breve passeggiata. Anche se sono le nove di sera, i negozi sono ancora aperti, visto che il paese è una meta turistica. Mi sono ricordato ora che non ho ancora comprato un regalo per il loro compleanno. Ci fermiamo davanti ad una gioielleria e le ragazze guardano estasiate la vetrina.
— Eli! Guarda quel collier… è stupendo! Cavoli, però! Costa 400 euro! Peccato… Mi piaceva molto.
— Io invece preferisco questo bracciale. Trovo che abbia un'aria chic.
Mi allontano di qualche passo, facendo finta di niente, ma ho osservato bene gli oggetti che desideravano. Passerò a comprarli quando non sono con me. Subito dopo ritorniamo subito in albergo perché sta cominciando a piovere.
— Maledizione… — dice Elisa — ci mancava solo il temporale…
— Dai, non è niente. Vedrai che non durerà molto — dico io.
Le ultime parole famose! Si è scatenato un diluvio pazzesco ed è impossibile uscire di nuovo. Non ci resta che tornare in camera, anche se è piuttosto presto. Ci mettiamo a guardare la TV, ma all'improvviso va via la corrente e si accendono le luci di emergenza.
— Beh, ragazze, a questo punto io me ne vado a letto. Buonanotte.
Entro in camera e chiudo la porta dietro di me, mi spoglio, restando solo coi boxer e mi infilo a letto. È un bel materasso duro, come piace a me.
A notte fonda, percepisco qualcosa accanto a me, ma ho talmente sonno che mi riaddormento subito.
Mi risveglio ancora, più tardi, con la sensazione di un qualcosa di bagnato addosso. Cerco le coperte per coprirmi, convinto che sia solo una sensazione dovuto al fatto di essere scoperto, ma quando allungo una mano, avverto un corpo appoggiato al mio fianco. Faccio per alzarmi ed accendere la luce, quando una mano posta sul torace, mi ferma.
— No, sta fermo.
Allungo una mano per cercare di capire chi ha parlato e, all'improvviso, mi rendo conto che una bocca ha circondato il mio cazzo. Un'altra bocca si posa sulle mie labbra. Sento la sua lingua che cerca la mia, mentre l'altra continua il suo lavorio sul mio cazzo.
Quando la sua bocca lascia la mia, ormai ho preso coscienza che le mie figlie si stanno dando da fare con me.
— Ragazze, cosa state combinando!
— Perché non si capisce, papà? Stiamo per fare l'amore con te.
— Dai, smettetela subito… sono vostro padre… non va bene…
Cerco di alzarmi, ma una delle due si mette a cavalcioni su di me. Si punta il cazzo alla fica e lentamente scende. Prima della fine della corsa, avverto una certa resistenza che mi fa capire che la ragazza è ancora vergine. Allora spinge più forte, fino ad impalarsi completamente.
Ho sverginato mia figlia e neanche lo volevo.
— Ah sì… papà ora sono tua. Ti appartengo…
L'altra ragazza si mette sopra la mia bocca. Ormai ho capito che entrambe mi vogliono. Ora sono eccitato anche io e sarebbe impossibile fermarsi arrivati a questo punto.
Mi lascio sommergere dalle emozioni, anche perché è un sacco di tempo che non scopo con una donna. L'ultima relazione che ho avuto è stato più di tre anni fa.
Non sono ancora riuscito a capire chi sta facendo cosa perché anche il timbro delle loro voci è uguale. È impossibile riuscire a capire quale delle due mi sta cavalcando e quale sto leccando.
— Ragazze… mi state facendo morire… Due donne in una sola volta… È l'avverarsi dei miei sogni. Non mi importa più che siete le mie figlie… Ho voglia di scoparvi anche io… Avete acceso la mia libido… e adesso andremo fino in fondo…
— Va bene papà. Scopami… scopa la tua bambina come si deve, dai…
La ragazza che stava sopra la mia bocca si sposta ed accende l'abat-jour. È Morena. Quindi Elisa mi sta cavalcando.
— Papà… papà… sto per venire…
Io sono ancora ben lontano dallo sborrare. Lascio che Elisa si goda il suo orgasmo, poi la metto sotto di me e inizio a pistonarle la fica. Entro ed esco sempre più veloce, fino a quando avverto che sta per partirmi la sborrata.
— Eli… sto per sborrare… senti la mia sborra che arriva…
Non faccio in tempo a finire la frase che quattro copiose e violente sborrate si infrangono sul suo utero martoriato.
Resto dentro di lei ancora un pochino, muovendomi lentamente mentre anche lei ha un secondo orgasmo.
Appena si calma un poco esco, ma ho ancora il cazzo in tiro.
— Ora tocca a me — mi dice Morena.
Lei si mette a quattrozampe, facendosi prendere da dietro. Punto la cappella sulla fica e spingo. Mi accorgo che anche lei è vergine.
— Morena…! Eri vergine anche tu! Dovete volermi proprio bene per farmi questo regalo…
— Certo papà — mi risponde Elisa perché Morena si sta godendo la chiavata — Che ti aspettavi. Siamo da sempre innamorate di te! Aspettavamo solo l'occasione giusta.
— Anche io… vi amo… Le mie splendide figlie… Vi amo immensamente…
Le urla di Morena, stimolate dall'orgasmo, rimbombano per tutta la stanza mentre Elisa si sta facendo un languido massaggio al clitoride.
Mi stacco da Morena un momento e la faccio sdraiare sotto di me. Rientro subito e ricomincio a pistonarla con più energia.
— Amore sto per sborrare… sei contenta?
— Sì papà… dammi il tuo seme… sì… riempi anche me…
— Oh, amori miei che splendido regalo mi state facendo. Arriva ecco…
Anche Morena si prende quattro potenti schizzi mentre sta venendo di nuovo.
Quando sono sicuro che non ne esce più, mi tolgo da lei.
— Che pazzia che avete fatto… Farmi venire dentro! Ma siete protette, almeno?
— Ovviamente no — mi risponde ancora Elisa. — Abbiamo deciso che d'ora in avanti sarai nostro marito. Per cui ci metterai incinta per suggellare questo nostro patto.
— Nostro?! Ma se avete deciso tutto voi? Per fortuna che la nonna non c'è più, altrimenti si sarebbe vergognata di noi.
— Beh, ti sbagli di grosso papà — intervenendo Morena. — È stata proprio lei qualche anno fa a spiegarci tutto quanto e che tu eri perfetto per noi. Vedi papi, noi ci siamo sempre divise tutto, dai vestiti ai ragazzi. Ma da tempo abbiamo capito che i ragazzi giovani sono tutti egoisti e hanno sempre tentato di dividerci. Tu invece ci ami così come siamo. È questo il motivo per cui sei perfetto per noi.
Non avevo mai pensato ad una situazione del genere. Sì, certo, i ragazzi difficilmente si dividono la ragazza.
Riprende Morena. — Comunque ora ti apparteniamo. Ci hai reso donne. Le tue donne. Non fa niente se non potrai riconoscere i nostri figli. Noi vogliamo lo stesso che tu ci renda madri. Tra poche settimane finiremo anche la scuola, per cui saremo sempre disponibili per te a tutte le ore del giorno e della notte.
Mi sdraio in mezzo a loro, che si fiondano tra le mie braccia.
— Oh tesori miei… Non lo sapevo… Se solo avessi potuto accorgermene prima…
— Ci avresti fatto cambiare idea? — mi chiede Elisa.
— Certo che no! Avremmo potuto scopare già da tempo! Domani avrete 18 anni, ma avremmo potuto farlo anche qualche anno fa…
— Non eravamo ancora pronte a fare questo passo, papà — mi dice Morena, posando una mano sul torace. — È da quando è morta la nonna che abbiamo iniziato a pensarci.
— Va bene ugualmente, tesoro… — le rispondo baciandola. Poi giro il viso dall'altra parte e bacio Elisa.
Sarà per l'emozione di avere queste due splendide fanciulle tra le mie braccia oppure gli anni di astinenza, che il cazzo mi si rizza subito.
Sento le loro mani che insieme mi fanno una sega fino a quando mi diviene di pietra. La prima a salirmi sopra è Morena. Si impala sul mio cazzo teso. Il mio seme già presente nella sua fica fa da lubrificante e ci metto niente a venire di nuovo dentro di lei. Quando si toglie, Elisa prende posto sul mio cazzo ancora in tiro. Dopo dieci minuti buoni di un rapido smorzacandela, vengo ancora.
Poco dopo si addormentano entrambi, sopraffatte dall'emozione e dalla stanchezza delle scopate. Quando sono certo che entrambe dormono profondamente, mi alzo e vado in bagno a farmi la doccia.
Sono quasi le otto quando esco dalla stanza. Metto sulla maniglia il cartello non disturbare e scendo a fare colazione. Prendo un po' di tutto perché ho fame. Quattro chiavate in una notte sono sempre state il mio limite. È un peccato che non abbia una maggiore resistenza. Si meritano il meglio da me.
Appena finito vado in gioielleria. Prendo il collier ed il bracciale che desideravano e anche due anelli con diamanti. Trovo un modello perfetto per entrambe: un pavé con una decina di diamanti disposti a mosaico per un totale di un carato per ciascun anello.
Faccio fare due pacchettini separati, uno per ciascuna ragazza.
Quando ritorno in camera le ragazze stanno ancora dormendo. Appoggio i pacchetti sul comodino, mi spoglio e mi infilo di nuovo a letto assieme a loro. Va a finire che mi addormento anche io. Le sveglio dopo qualche ora, ma fanno fatica a riprendersi.
Per aiutarle a svegliarsi inizio a penetrarle con le dita, stuzzicando il clitoride. Ha funzionato perché iniziano ad ansimare pesantemente. Con il cazzo in tiro inizio a penetrarle alternativamente, con pochi colpi per volta. Quando sento che sto per venire rimango dentro Elisa, riempiendola con quattro schizzate. Poi passo a Morena e in dieci minuti riempio anche lei.
Lo so che non dovrei farlo, ma ora non riesco a rinunciare a scopare con loro. Mi hanno convinto. E la sola idea che ora sono mie…
Mi inginocchio di fronte a loro e indico i pacchettini.
— Buon compleanno, amori miei.
Ciascuna prende il suo. Li aprono e urlano di gioia.
— Papà… è il bracciale che piaceva a me e lei la collana… Ma sei matto a spendere tutti questi soldi?
— Non preoccupatevi di quello che ho speso. Ma guardate meglio nella scatola.
Non hanno il coraggio di prendere in mano gli anelli, e allora lo faccio io.
Prendo le loro mani sinistre tra le mie, con gli anelli in mezzo.
— Prometto solennemente di occuparmi di voi, perché mi avete donato la vostra verginità. Prometto che sarò sempre un buon marito per voi e un buon padre per i figli che avremo. Prometto che non cercherò altre donne, perché ora siete voi le mie donne. Prometto che non vi farò mai mancare né il cazzo né il mio seme, adesso e negli anni futuri. Prometto che vi amerò come vi ho amato finora. Prometto che non farò differenza tra voi, ciò che avrà una avrà anche l'altra.
Prendo la mano di Morena e l'anello dalla sua mano.
— Prometto che ti amerò per il resto della mia vita.
Bacio l'anello e glielo infilo all'anulare, poi bacio lei.
— Papà… ti prometto che non avrò altri uomini. Prometto che farò crescere dentro di me tutti i figli che mi darai. Prometto che non userò anticoncezionali, a meno che non sia tu a volerlo.
— Oh no, tesoro mio. Non lo farei mai! Ho sempre voluto dei bambini oltre a voi! E non vedo l'ora che portiate in grembo i miei figli.
— Prometto che sarò una buona moglie per te e una buona madre per tutti i tuoi figli. E prometto di amarti anche io per il resto della mia vita.
Poi passo ad Elisa, prendendole la mano.
— Prometto che amerò anche te per il resto della mia vita.
Bacio l'anello e glielo infilo all'anulare, poi bacio lei.
— Papà… ti prometto anche io, come mia sorella, che non avrò altri uomini. Prometto che farò crescere dentro di me tutti i figli che mi darai. Prometto che non userò anticoncezionali. Prometto che sarò una buona moglie per te e una buona madre per tutti i tuoi figli. E prometto di amarti anche io per il resto della mia vita.
Sono passati diversi anni ormai e con Elisa e Morena ho costruito una nuova famiglia. Come avevo promesso loro non ho cercato altre donne, perché da loro avevo tutto ciò che mi serviva.
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