L'istitutrice

di
genere
dominazione


Mi chiamo Lisa ed ho deciso di raccontare la mia esperienza che, ai nostri tempi, potrebbe sembrare incredibile, ma ti assicuro che tutto ciò che scrivo corrisponde a verità.
Ho una discreta esperienza in fatto di sculacciate e clisteri, vissuta “in casa”, grazie alla mia istitutrice. Queste esperienze sofferte, ma anche godute, mi hanno portato a sviluppare delle tendenze e dei gusti che, molte persone, potrebbero trovare devianti e/o perverse. Sono diventata un'appassionata della sculacciata e vado particolarmente fiera ed orgogliosa del mio culetto, anche se spero sempre di non vederlo diventare rosso come, molte volte, è capitato.
Abitiamo a Milano e la mia istitutrice - che ha quarantaquattro anni - è rimasta vedova del marito svizzero alcuni anni fa’. In Svizzera lavorava come insegnante in un collegio molto esclusivo e dopo la morte del marito si è trasferita in Italia facendo l’Istitutrice.
Ora si occupa dei propri allievi/e ossia di me che ho quasi 20 anni e di Matteo che ne ha 19 con tutta l’anima e… il corpo.
Forse, proprio per la nostra giovane età, ella è eccessivamente protettiva nei nostri confronti e, di certo, molto severa.
Sono stata affidata ad una Istitutrice perché la mia famiglia si è recata all’estero e precisamente nell’Arabia Saudita per ragioni di lavoro ed io non ho voluto seguirli perché qui ho tutti i miei amici e voglio terminare qui le scuole. Stessa cosa è avvenuta per Matteo la cui famiglia è ora in Sud Africa.
Dunque noi viviamo nella casa della nostra istitutrice, una casa molto grande e confortevole.
Tutto sarebbe perfetto se non fosse per il fatto che siamo sottoposti ad una gran quantità di norme e regole che vanno osservate strettamente ed in modo scrupoloso. Fra le altre cose, abbiamo il divieto assoluto di fumare, il nostro rendimento scolastico deve essere più che buono, abbiamo l'obbligo di indossare solo certi abiti ed io, ad esempio, posso solo indossare la gonna. Molti divieti, insomma, ed una sola punizione: le sculacciate.
Oggi, Matteo ha avuto il risultato del suo compito in classe di matematica che, come il solito, è stato gravemente insufficiente. La nostra istitutrice, che è una brava donna ma notevolmente severa, lo punirà anche questa volta. Matteo, alla fine, dovrà imparare a rispettare le regole imposte, altrimenti le buscherà sul sedere, molto spesso.
Penso, inoltre, che la nostra istitutrice si diverta a trattarlo come un bambino piccolo e ad umiliarlo in tutti i modi possibili benché egli abbia ormai compiuto i diciotto anni; del resto, tratta anche me alla stessa maniera, eppure, io ne ho già compiti diciannove.
Fortuna vuole che io non le fornisca molte occasioni per punirmi.
Ah dimenticavo di dire che la nostra Istitutrice ha l’abitudine di punirci uno in presenza dell’altro. Lo fa per aumentare l’umiliazione di chi viene punito e devo dire che questo metodo è veramente diabolico
Caro diario, come dicevo, ecco quanto è successo a Matteo per quel “tre” in matematica.
Quando Matteo ritornò a casa si recò subito dall’Istitutrice.
“Ciao Matteo, volevi dirmi qualche cosa? Oh, ma che faccia triste…, hai litigato forse con la tua amichetta Laura?”
“No… signora…, è che ci hanno consegnato il compito in classe di matematica…, caspita ho studiato ma ho preso... tre…”.
“Ah, come il solito, ma è mai possibile?” proferì stizzita la donna.
“Beh…, però è la sola materia dove ho l'insufficienza...” tentò di giustificarsi Matteo.
“Sai che sarai punito, vero?”
“Sì, signora, però… ormai ho diciotto anni...”
L’Istitutrice lo interruppe bruscamente: “E cosa vorresti insinuare, che non ti meriti una buona sculacciata, forse?”
Matteo, abbassò gli occhi.
“Ti vuoi forse ribellare?”
“No, no… signora, mi punisca pure, in fin dei conti lo merito.” Così mormorando, la seguì in salotto.
A quel punto io fui chiamata e mi fu ordinato di mettermi seduta su una sedia e di osservare tutto senza fiatare.
“Ora, Matteo, a noi due. Spero che tu non voglia costringermi a farlo personalmente, perciò svestiti da solo, comincia pure con sfilare la cintura e sbottonare i jeans…”.
Matteo, arrossì violentemente ed aggiunse:
“Signora…, la prego…, non così, mi vergogno… e poi c’è anche Lisa…la prego sia buona almeno per questa volta che non assista…..è tremendamente vergognoso….”
“La vergogna è sorgente di tutte le virtù…, mettila di frignare se non vuoi che m’irriti davvero, è ora di finirla con queste sceneggiate, forza, spogliati”.
L’Istitutrice, con le mani riposte dietro la schiena in una posa autoritaria, lo fulminava con lo sguardo e, evidentemente, la paura assalì il giovane. Con le lacrime agli occhi si sbottonò i jeans. Un momento di esitazione e di panico lo prese quando dovette togliersi completamente gli slip. Subito, l’Istitutrice l’incalzò con un:
“Preferisci forse che ti tolga io le mutandine? O te le faccio togliere da Lisa ???”
Tremando, Matteo obbedì, e porse il suo indumento intimo alla mano tesa della donna. Istintivamente, portò le mani a coprire i suoi genitali. Intanto, l’Istitutrice gli tolse, lei stessa, la camicia e dopo questo gli impose di levare le mani dal pube. Matteo fu costretto così a lasciare esposti, in bella vista, il cazzo ed i testicoli, diventando, qualora fosse stato possibile, ancora più rosso in viso.
L’Istitutrice, lo squadrò dalla testa ai piedi: Matteo era nudo al suo sguardo attento ed indagatore, tranne che per la canottiera aderente ed un paio di calzini neri che, peraltro, lo rendevano ancor più ridicolo.
“Andiamo, in posizione, vieni a stenderti sulle mie ginocchia....”.
Matteo si mise a singhiozzare, tuttavia si stese remissivo, pronto ad obbedire agli ordini dell’Istitutrice.
“Più avanti, Matteo, che possa vedere bene le tue chiappe rotonde…, la tua fronte deve toccare il pavimento... bravo, hai un culo che pare fatto apposta per essere sculacciato…, ora, incrocia le mani sulla fronte… perfetto. Che hai Matteo, non è forse una posizione confortevole?”
Non attese la risposta del giovane e con le dita cominciò a dargli qualche buffetto che fece tremare il culo del mio amico. Probabilmente, Matteo pensava che la sculacciata avrebbe avuto subito inizio, ma invece… L’Istitutrice percorse il sedere del ragazzo con la mano, accarezzandolo affettuosamente e parlando a se stessa:
“Che bel culetto che sto per punire e come freme appena lo tocco.”
Le sue dita agili, sottili e nervose tastavano i testicoli, li accarezzavano, li manipolavano per poi fermarsi qualche istante e per risalire sulle natiche aprendole e titillandole; questa volta, però, la donna si mise a correggere sul serio quell’impertinente sedere. La prima dozzina di colpi dovette fargli più paura che male, ma ben presto la cadenza aumentò.
“Tieni, prendi…, è inutile che cerchi di ripararti con le mani, ti ho ordinato ti tenerle sotto la fronte…, so come si trattano i ragazzini disubbidienti e svogliati come te... hai capito?”
Matteo, piangeva sommessamente, si dimenava, serrava e stendeva i muscoli dei glutei offrendo uno spettacolo davvero incantevole.
L’Istitutrice, cessò di sculacciarlo e lo fece alzare in piedi; davanti a lei, il ragazzo singhiozzava convulsamente, umiliato. Ma stranamente il suo cazzo era più grosso di quando si era steso sulle sue ginocchia. Non era eretto, ma quasi.
“Vai davanti allo specchio e guardati davanti, poi girati per vedere il culo”.
Con il viso rivolto verso lo specchio, Matteo non si riconobbe: le forme – ed il resto - facevano capire che aveva diciotto anni ma gli occhi gli rimandavano l'immagine di un ragazzino confuso e tremante.
“Oh, signora…, è orribile, sono uno spettacolo indecente…, il mio sedere brucia da morire… e la vergogna… ah, signora, come mi vergogno…”.
“Tu sei molto sensibile e delicato, ti converrà studiare maggiormente al fine di evitare le punizioni, in ogni caso, non ti ho poi sculacciato così severamente, vero?”
“No, non tanto forte, per fortuna” pensò Matteo.
Il male era anche sopportabile, ma la vergogna…, quella no…, ed era la parte più terribile del castigo.
“Bene, Matteo, adesso per favore, prima di rivestirti, vai a ritirare la posta”.
“Ma signora, non così…, la prego…, qualcuno potrebbe vedermi”.
“Bene, così capirà che sei un ragazzo disubbidiente. Su, muoviti”.
Matteo si voltò ed uscì. Sino alla vita era ancora presentabile, ma più in basso…. Che spettacolo, offriva. Il sedere era totalmente scoperto, impudico e provocante. Tornò dopo un paio di minuti, violentemente rosso in viso, segno evidente che era stato visto da qualcuno ed allungò alcune bollette alla sua Istitutrice.
“E' sufficiente, Matteo, o debbo ancora continuare? Possibile che tu non riesca a prendere esempio da Lisa? E adesso rivestiti, ci accompagnerai in centro a fare spese”.

A Matteo doleva la testa, sì, per le sculacciate ma, soprattutto, per la grandissima vergogna ed umiliazione che aveva provato e vissuto in prima persona. Egli, ci seguì in silenzio, senza ascoltare quello che diceva la nostra Istitutrice. Prendemmo la linea gialla della metropolitana e scendemmo in piazza del Duomo. Poi, ebbe inizio lo shopping. La donna incontrò anche alcune sue amiche e si mise a chiacchierare amabilmente con loro, così trascorsero quasi tre ore.
Matteo era annoiatissimo.
Quando l’Istitutrice, finalmente, decise che aveva comprato tutto quello che le serviva, rivolgendosi al ragazzo assicurò:
“Visto che sei stato bravo e non ti sei lamentato troppo, penso proprio che ti offrirò una buona cioccolata calda con panna, ti va?”
“Oh sì, grazie signora”, rispose educatamente Matteo.
Dopo poco, entrammo in una delle più note e rinomate pasticcerie milanesi, ove eravamo clienti abituali.
Ci sedemmo ad un tavolino “protetto” da un divisorio e dove non potevamo essere visti.
“Signorina, per cortesia, ci porti tre cioccolate con panna e qualche pasticcino…”.
“Subito signora”.
Matteo aveva ripreso tutto il suo buonumore. Tuttavia, era destino che quel giorno tutto gli dovesse andare storto: infatti, sbadatamente, rovesciò la cioccolata appena servita sulla mia minigonna nuova, che io avevo voluto indossare immediatamente.
“Mio Dio, cosa combini…, guarda che disastro…”, esclamò la nostra Istitutrice.
“Niente, niente signora...”, asserii io, cercando di difenderlo.
Matteo si scusò immediatamente, ma la donna non volle sapere né sentire ragioni: annunciò con gran pompa che egli sarebbe stato punito, annunciandogli il solito castigo, severo ed umiliante.
“Siccome hai macchiato la gonna ad Lisa, è giusto che sia lei a punirti. Una bella sculacciata ti farà prestare maggiore attenzione, la prossima volta, hai capito?”
Entrambi rimanemmo senza fiato e di stucco.
“Signora, la prego, abbia pietà, la scongiuro”, supplicò il ragazzo con le lacrime agli occhi.
Completamente sconvolto dalla prospettiva di quella vergognosa correzione, che sapeva dolorosa e non meno ignominiosa, egli s’inginocchiò ai piedi della donna e, per ottenerne il perdono, le baciò le ginocchia, ed i piedi.
L’Istitutrice gli concesse di rimandare la sculacciata e annunciò che questa avrebbe avuto luogo appena rientrati a casa.
Io osservavo quella scena imprevista e devo ammettere che pregustavo il fatto di poter prendere il mio amico sulle ginocchia per sculacciarlo.
Penso che sia una cosa davvero commovente vedere un ragazzo di diciotto anni strisciare così, davanti ad una donna.
Giunti a casa, l’Istitutrice lo afferrò per un orecchio. Conscio dell'inutilità di ogni ulteriore resistenza, il ragazzo obbedì ai suoi ordini.
“Adesso basta, Matteo, ora ti voglio tutto nudo”.
L’Istitutrice, tenendolo ben fermo fra il suo braccio e la coscia sinistra, con un piede poggiato sopra ad una sedia, gli sbottonò i pantaloni. Un solo gesto fu sufficiente per farglieli abbassare e per obbligarlo a lasciarli sul pavimento dove furono raggiunti in rapida sequenza dalla felpa e dalla T-shirt.
L’Istitutrice m’invitò gentilmente, ma fermamente, a mettermi comoda sul divano e mi chiese di sfilarmi la minigonna sporca; poi, spinse Matteo e lo fece piegare sulle mie cosce.
“Allora”, disse “Lisa, per te è venuto il momento di capire cosa sia l'autorità. Un solo gesto e sotto i tuoi occhi apparirà un culetto che non ha nulla da invidiare al tuo. Se tu ami delle chiappe bene in carne e glabre, adatte ad una severa ed impeccabile sculacciata, usa pure la tua calda mano senza formalizzarti per il fatto che sia un tuo compagno ed amico, capito?”
Io ero realmente imbarazzata ma, invece di rifiutarmi, gli abbassai gli slip di cotone, bianchi ed aderenti, sino alle ginocchia. Lo feci con esasperante lentezza, gustandomi la vista di quel delizioso culo che appariva progressivamente al mio sguardo morboso.
Matteo, era rosso sino alla radice dei capelli. Avvertii il suo l'imbarazzo e gli sussurrai:
“Su, non ti devi vergognare, dopotutto ci conosciamo da parecchi anni”.
Sorrisi e lo attirai a me.
Che umiliazione per Matteo.
Essere costretto a mostrarsi così, nudo e con i segni evidenti della sua virilità esposti ai nostri sguardi… e, fra qualche istante, anche sculacciato!
“Forza, Lisa, sculaccialo a tuo piacimento”, m'incoraggiò l’Istitutrice.
Alzai la mano destra e cominciai a sculacciare: il sedere di Matteo tremò e sussultò. Essere sculacciato da me, da una ragazza…, il suo orgoglio di maschio - questo era certo – era annientato e lui doveva sentirsi oltraggiato; questo pensiero, per qualche strano motivo, mi fece bagnare le mutandine.
Sentivo il suo cazzo divenuto duro e teso premere contro i miei collant e mi stavo eccitando sempre di più.
Di tanto in tanto, mi fermavo e cercavo di non essere troppo severa, ma l’Istitutrice mi faceva cenno di continuare in modo più deciso. Matteo sbuffava, stringeva i denti, sino al momento in cui, non potendone più, si mise a singhiozzare.
“Fermati Lisa, basta ti prego…, Lisa…, perdono…, non l’ho fatto apposta…”.
Immediatamente, mi fermai.
“Ne hai avute abbastanza?”, chiese la nostra Istitutrice.
“Sì, signora... mi… mi brucia”.
“Ti…, cosa? Forza, pronuncia la parola che ti causa tanta vergogna…”.
“Signora…, la prego…”.
“Dillo, avanti… dillo Matteo, o Lisa ricomincerà... che cosa ti brucia?”
“Signora… il… culo…”.
“Va bene, va bene, ci voleva tanto? Cosa ne pensi, Lisa? Per essere stato sculacciato da una ragazza poco più grande di lui…, mi sembra possa essere sufficiente per la prima volta…”.
“Sì, certo…, signora”.
Mentre Matteo si sistemava, io uscii sbattendo la porta del salotto; poi, lo aspettai sull’uscio e gli chiesi scusa. Lui non disse niente, ma a me sembrava d'averlo tradito.
Giunto in camera (dormiamo nella stessa stanza) il mio amico crollò in ginocchio e cominciò a piangere.
“Matteo, dai calmati...”.
“Lisa... tutti quegli affronti…”.
Mi sedetti sul letto, lo feci alzare e sedere sulle mie ginocchia. Lui lasciò andare la testa sul mio petto ed io cominciai ad accarezzargli dolcemente i capelli, a lungo.
Il restanti giorni della settimana trascorsero tranquillamente. Poi, venne anche il mio turno per essere punita. Ero stata multata per essere andata in motorino senza indossare il casco e l’Istitutrice, oltre a farmela pagare con i miei soldi, mi punì in una maniera particolarmente dolorosa.
Entrambi fummo convocati in salotto e subito la donna m’apostrofò:
“Allora, il momento della tua punizione è arrivato e dunque spogliati completamente”
Io mi piegai su me stessa, senza fare altro.
L’Istitutrice mi prese, s'impadronì della mia minigonna e con decisione me la tolse; subito dopo, si dedicò alla maglietta e me la sfilò. Rimasi con il seno nudo in quanto porto raramente il reggiseno perché non mi serve avendo un seno ancora giovane e molto sodo.
L’Istitutrice, puntando il dito contro di me, ordinò:
“Togliti le mutandine, svelta, da sola”.
“No, signora…, la prego... no…”.
Un paio di schiaffi ben assestati sul viso e sui seni mi ridussero subito all'obbedienza ed alla totale passività. Tenendo gli occhi bassi, mi calai l'ultimo indumento che difendeva il mio inerme corpo.
Ero in ginocchio, con le mani giunte in segno di supplica ad implorare la sua clemenza.
L’Istitutrice rimase inflessibile: capivo che godeva particolarmente nell’offendermi ed umiliarmi. Seduta sui talloni, piansi disperata, cercando di coprire il mio sesso con la mano.
“Il divano ti attende…, Lisa sei pregata di salirvi sopra…”.
Io mi alzai tremando, in preda a confusione, angoscia e vergogna allo stato più puro. Appena sollevai la gamba destra per salire sul divano, avvertii gli occhi della donna scrutare il mio corpo ed allora, rossa come un pomodoro, restai ferma in quella posizione, rendendomi ancora più ridicola al suo sguardo. L’Istitutrice si avvicinò decisa e mi sistemò prona con un cuscino sotto il ventre, ma facendomi tenere leggermente aperte le gambe certamente per aumentare la mia umiliazione. Soddisfatta, andò a prendere un righello di legno, lungo una cinquantina di centimetri. Mentre si preparava, io ero lì col posteriore all'aria, ad esibire il profondo solco delle natiche e, più in basso, le labbra carminie, spalancate della mia fichetta pulsante.
L’Istitutrice poteva comodamente ammirare la mia intimità in tutta la sua nudità, oscenamente spalancata. Matteo era seduto su una poltrona alle mie spalle poteva anche lui vedere tutto del mio sesso e il mio sedere che di lì a poco sarebbe stato colpito duramente dal righello facendolo arrossare fino ai colori violacei.
“Bene, Lisa, possiamo cominciare.”
Così dicendo, si mise alla mia sinistra mentre io, istintivamente, strinsi i glutei.
“Vuoi smetterla con questa commedia?”, urlò lei, beffarda.
Appoggiò una mano sulle mie reni e la punizione cominciò: avvicinò il righello alle natiche, prima dolcemente. Io trasalii, poi, a piccoli colpi, cominciò a sculacciarmi. Alla trentesima sculacciata, iniziò un bruciore forte e ben presto mi sembrò d’essere vicino ad una fiamma viva. La donna procedeva con totale insensibilità per il mio dolore e la violenza che usava era tale che, a volte, mancava il bersaglio e mi picchiava sulle cosce. Di tanto in tanto, si fermava per passare le sue dita sulla mia epidermide per rendersi conto dell'effetto prodotto dalla sua opera.
La mia umiliazione e vergogna erano sempre crescenti.
“Signora…, mi brucia…, se sapesse... che vergogna, che tremenda sensazione...”.
“Vedi bene che non serve a niente lamentarsi”, mi mormorò lei all’orecchio, “Nella posizione in cui sei, e con tutto quello che mostri, è perfettamente inutile”.
Con queste vergognose parole riprese la fustigazione, dirigendo ora il righello bene in mezzo... dove, potete bene immaginarlo.
Fece penetrare bene la punta dello strumento nel solco allargato del mio sedere e fra le labbra della fichetta aperta, irritandomi ancor più infinitamente quelle parti così sensibili. Io, ormai incapace di gridare, lanciai solo qualche supplica e lei, dopo avermi dato una carezza sul sesso incandescente, mi rassicurò con un: “Ecco, è fatta…, ora alzati…”.
Fu quello che cercai di fare ed una volta in piedi mi massaggiai le parti colpite.
“Smettila o ricomincio…, ora rimettiti solo la maglietta e sotto devi restare nuda per tutta la serata. Voglio che Matteo ti veda bene, anzi vai vicino a lui e fatti toccare la pelle delle natiche in modo che si renda conto che quando ti punisco non scherzo e che non tocca solo a lui essere sculacciato”
“Signora…, no…, la prego, signora ho vergogna…, tanta vergogna…, la prego…”.
“Tu devi avere vergogna…, muoviti…”.
Mi avvicinai a Matteo porgendogli la visione delle mia natiche a pochi centimetri dal suo viso, ma lui non osò sfiorarmi nemmeno con un dito.
“Matteo, cosa ti ho detto? Fai subito ciò che ho ordinato. Verifica tu stesso come è ridotta la pelle delle suo culetto e sappi che il righello potrà toccare anche a te. Anzi te lo faccio provare immediatamente se non ubbidisci”
Fui io a dire a Matteo di ubbidire per il suo bene e solo così lui si azzardò a passare delicatamente le sue dita sulla mia pelle devastata dal righello. Le sue dita fresche furono un piccolo sollievo su quella pelle incandescente.
“Ma è davvero mal ridotto”, ammise Matteo, “Se dopo questa sculacciata sarà ancora cattiva a cosa ricorrerà, alle ortiche?” Chiese ironico.
“Se è quello che cerca, questo gusterà”. Replicò salomonica la donna.
Continua
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2015-09-08
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