Una moglie per due

di
genere
incesti

Oggi è il nostro anniversario di matrimonio. Sono sposato da cinque anni con Aurora. Ma il nostro non è un matrimonio convenzionale.
Sì perché noi siamo in tre. E non mi riferisco ad un figlio, ma a mio fratello.
Io e Pietro siamo gemelli e ci siamo sempre divisi tutto. Compreso mia moglie.
Ci conosciamo dai tempi della prima liceo. Eravamo in classe insieme. Era una nostra amica ed era l'unica che riusciva a distinguerci. La complicità è nata subito. Ci coprivamo a vicenda, noi e lei.
Poi, da cosa nasce cosa, e immancabilmente ci siamo innamorati di lei.
Lei non sapeva chi scegliere, perché anche lei si era innamorata di noi. Di entrambi. La vedevamo struggersi dall'angoscia.
— Ma perché dovevo proprio innamorarmi di una coppia di gemelli! — sbottò una volta.
Lì per lì non ho saputo cosa risponderle. Avevamo 17 anni e non eravamo ancora esperti della vita. Qualche avventura l'avevamo avuta, ma non eravamo andati più in là dei baci e qualche leccatina da parte nostra.
Poi, una volta, guardando un video porno in internet, in cui due uomini si davano da fare con una donna mi è venuta un'idea pazzesca. Aurora avrebbe potuto avere due ragazzi! Così chiamai mio fratello e gli spiegai quello che mi era venuto in mente.
— Certo che se accetta… sarebbe la soluzione ideale — disse Pietro.
— Almeno possiamo proporglielo. Provare non costa nulla.
Così il giorno dopo, all'intervallo…
— Aurora, io e Pietro abbiamo avuto un'idea. Ma dovrai avere la mente aperta e ascoltarci. È solo una proposta quella che ti facciamo. Pensaci su. Ti lasciamo tutto il tempo che vorrai per rifletterci. Prometti almeno di ascoltarci?
— Spara!
— Sarai la nostra ragazza, di tutti e due, contemporaneamente!
— Come!? Insieme?
— Sì, insieme. Ho trovato un video in internet di due che lo facevano con una. Che lo facevano insieme. E allora mi è venuta l'idea. Sarai la ragazza di entrambi.
— Paolo, dimmi che è uno scherzo, dai! Come posso farlo? Mi prendi per una donnaccia?
— Te lo avevamo detto che dovevi ascoltarci con la mente aperta — interviene Pietro. — Se vuoi, questo pomeriggio vieni a casa nostra e potrai vedere il video. Ti renderai conto da sola che è la soluzione ideale. I nostri genitori oggi non ci sono e possiamo stare tranquilli.
— Sì, ma… ma…
Poi suona la campanella. Maledizione!!! Ero quasi riuscito a convincerla!
Durante le ore successive cerco di incontrare i suoi occhi, cercando di capire quello che sta pensando, ma non mi guarda mai.
Il supplizio finisce con la fine delle lezioni.
— Vengo per le tre. Aspettatemi — dice prima di prendere l'autobus.
A casa mangio distratto; per la tensione anche Pietro mangia poco.
Mancano dieci minuti alle tre quando Aurora suona il campanello.
— Ok, fatemi vedere 'sto cazzo di video! — esclama appena entrata.
Andiamo nella nostra camera. Il computer è già acceso e in pochi secondi trovo un video trio, tanto uno vale l'altro. Le lascio il posto alla scrivania e io e Pietro ci sediamo su uno dei letti.
Aurora guarda il video fino alla fine, senza dire una parola.
Poi si gira e ci guarda.
— Ok, ci sto. Si può fare. Pensavo peggio.
Ci manca poco che mi metto a saltare dalla gioia, cosa che Pietro invece fa.
Si alza e corre ad abbracciarla.
— Grazie! Oh quanto ti amo! Non sai quanto sono felice!
— Pietro! Datti una calmata, mi stai stritolando.
— Scusa, non volevo — dice staccandosi un po', le accarezza una guancia e la bacia.
Appoggia una mano sul seno, strizzandolo leggermente attraverso la maglia.
Aurora si alza in piedi. Pietro lentamente scende, fino ad infilarle la mano sotto la gonna.
Mi alzo e li raggiungo. Nell'avvicinarmi, mi tolgo i pantaloni.
Aurora è presa con Pietro e non si rende conto che le sto togliendo la maglia e la gonna.
Pietro infila la mano sotto le mutandine, le infila un dito dentro la fica, mentre col pollice le stuzzica il clito.
Aurora inizia ad ansimare. Per essere libero di fare quello che voglio, le slaccio il reggiseno, che cade a terra perché senza spalline.
Ha già un bel seno, per avere 17 anni. Bello sodo e con dei grossi capezzoli scuri.
Mi avvicino con la bocca a quelle bellezze. Il seno mi ha sempre attratto. Lo lecco, rendendolo scivoloso con la saliva. Poi me lo imbocco e ciuccio. Succhio come se mi stesse allattando, con costanza e voracità. Sento il capezzolo che si ingrandisce nella bocca. Quando mi stacco, sento il suono come di una bottiglia stappata.
Mi inginocchio di fronte a lei e le sfilo le mutandine. Pietro toglie la mano.
Mi trovo davanti una fica completamente depilata. Sembra una bambina.
Avvicino la bocca alla fica e lecco. È già bagnata dalla stimolazione di Pietro e i sughetti che sento in bocca accrescono ancora di più il mio desiderio di scoparla subito.
Senza un particolare cenno d'intesa, io e mio fratello la spingiamo sul letto e lei di sdraia.
Io rimando inginocchiato sul pavimento, mentre Pietro si sdraia accanto a lei. Non riesco più a resistere.
— Rora, ho voglia di scoparti. Posso? - le chiedo.
— Sì, ma non venire dentro.
— Perché!? Io voglio che tu sia completamente mia. Mia e di Pietro.
— Oh va bene! Vienimi dentro, tanto non dovrei essere fertile.
Il cazzo mi tira già da un po', la avvicino al bordo del letto, metto le sue gambe oltre le mie spalle, punto il cazzo all'entrata della fica e spingo. Lentamente mi faccio strada dentro di lei, fino ad arrivare all'imene. Spingo più forte e la sottile barriera si lacera subito. In un attimo arrivo in fondo e poi torno indietro. Quando lo estraggo, il mio cazzo è ricoperto di sangue.
Rientro subito ed inizio a stantuffare più velocemente che posso, perché voglio venire subito. Voglio che sia mia il più presto possibile.
Dopo pochi minuti di una corsa forsennata, le sparo dentro la mia dose di sperma. Sono sfinito e mi accascio sopra di lei.
Mi sposto quasi subito per lasciare il posto a Pietro.
Lui si era spogliato nel frattempo e si faceva smanettare da lei mentre la stavo scopando.
Il suo cazzo è già bello dritto e le entra subito. Il mio sperma dentro di lei fa da lubrificante.
Anche Pietro impiega una decina di minuti prima di sborrarle dentro, mentre io sto limonando con lei.
Quando anche lui ha finito si sdraia sull'altro fianco di Aurora a riposare.
— Diamine ragazzi! Mi avete riempita per bene! E come ho goduto nel sentire i vostri spruzzi dentro di me. Sapete una cosa? Mi prendo la pillola e scopiamo sempre così! Mi è piaciuto un casino! Hai fatto bene ad insistere, Paolo. Grazie! Sei il mio amore.
E mi bacia ancora. Poi si stacca e bacia anche Pietro.
— Anche tu sei il mio amore. E ora che sono la vostra donna, che si fa?
Mentre parla ci smanetta il cazzo.
— Boh! Lo vediamo di volta in volta?
Il mio cazzo è di nuovo duro.
— Replichiamo? Manca ancora un'ora prima che rientrino i nostri genitori — chiedo.
— Lo vorrei tanto, amore, ma è tardi e devo tornare a casa.
— E ci lasci in questo stato? — dice Pietro.
— Sì! Come se fosse la prima volta che ce lo avete duro! Sapete già cosa fare. È proprio tardi e devo andare. Meno male che ho sempre un assorbente in borsa, altrimenti sporcherei i vestiti.
Si riveste davanti a noi, simulando uno spogliarello all'incontrario.
— Mi dispiace di non potervi lasciare le mutandine in ricordo, ma mi servono.
Finito di rivestirsi, se ne va.
— È andata? — chiedo a Pietro.
— È andata! — battendomi il cinque. — Rora è nostra. Ce la sposiamo, finita la scuola?
— Sei pazzo!? Sposati a 19 anni? Non siamo mica nel medioevo!
— Sì, ma dove la trovi un'altra che ci accetta insieme?
Non ha tutti i torti. Ma sposarsi!
— E come vivremo? Dobbiamo trovare un lavoro, prima. Resta coi piedi per terra, ok?
— Va bene! La mia era solo un'idea. Ma seriamente, come faremo?
— Beh, suppongo che uno di noi dovrà sposarla per davvero, con tanto di cerimonia, poi quello che faremo saranno solo cazzi nostri.
— Comunque prima finiamo la scuola e troviamo lavoro. Ne riparliamo tra qualche anno.
— Ok. Adesso vado in bagno e poi sistemiamo qua. Fortuna che non abbiamo sporcato il letto. Ti immagini la faccia della mamma se avesse trovato il letto sporco di sangue?
— Un gran casino! Sì.
In poco meno di cinque minuti è tutto sistemato. Cancellata ogni traccia del pomeriggio di sesso con la nostra amica.
Il giorno dopo, Aurora, in classe è a dir poco euforica.
— Vi devo parlare all'intervallo — ci annuncia.
Le ore passano lente, ma alla fine l'intervallo arriva.
— Allora? — chiede Pietro.
— Solo buone notizie per voi. Uno, non sono fertile; mi devono arrivare tra tre giorni. Due, ho la prescrizione per la pillola, che inizierò a prendere tra pochi giorni. Tre, possiamo stare a casa mia, senza doverci nascondere per farlo. Quando ho detto a mia mamma che volevo la pillola per fare sesso in tranquillità, quasi quasi impazziva dalla gioia. Mi ha detto, oh testuali parole eh: "Davvero? Tu e i gemelli fate sesso? E chi hai scelto? Pietro? Paolo? O tutti e due? Stasera andiamo dal dottore e poi, quando volete farlo, c'è la casa della nonna giù, che è abbandonata. Vi sistemo la stanza e potrete andarci tutte le volte che volete!" Non credevo alle sue parole! Non ci credevo fino a quando siamo scese insieme a dare una pulita alle stanze. È solo un bilocale, stanza più soggiorno, ma è ancora tutto in buono stato. In realtà potremmo anche andare a viverci subito. Ho pensato molto stanotte. Non voglio aspettare, io voglio vivere con voi. Io vi amo e voi amate me. I miei ci aiuteranno, vedrete.
— Anche noi ne abbiamo parlato. Finita la scuola ti vogliamo sposare. Perlomeno uno di noi ti sposerà legalmente, ma sarai la moglie di entrambi — le dice Pietro.
— Oh sì! Anche io vi voglio sposare! — abbracciandoci di gioia. — Sarò vostra moglie! Sì! Non vedo l'ora! Sì!
E così è accaduto. Abbiamo tirato a sorte per chi doveva sposarla. È uscito il mio nome.
Avevamo fatto tutti i preparativi mesi prima, in modo che a luglio, ad esami finiti, ci saremmo potuti sposare.
I miei genitori non erano molto d'accordo che mi sposassi così presto, ma ci ha pensato Aurora a convincerli. Io e Pietro avremmo iniziato a lavorare nella fabbrica di suo padre (una stamperia di materiali plastici) appena tornati dal viaggio di nozze.
Abbiamo scelto il rito civile, senza altri invitati se non i rispettivi genitori ed i testimoni.
Io e Pietro, quando abbiamo detto ai nostri quello che avevamo intenzione di fare, sono rimasti di sasso. Non se lo aspettavano una cosa del genere, ma alla fine hanno capito che era l'unica soluzione possibile per evitare che tutti soffrissero.
I genitori di Aurora, invece, son più libertini e non hanno battuto ciglio alla situazione. Ci hanno fatto le congratulazioni, aggiungendo anche che sarebbero stati disponibili per una cosa a quattro. O a cinque, nel nostro caso. Anche ad uno scambio di coppia.
Il viaggio di nozze lo abbiamo fatto alle Canarie e naturalmente c'era anche Pietro. Avevamo scelto una suite, per stare più larghi. Ci siamo divertiti un casino in quelle due settimane. Per fortuna che prendeva ancora la pillola, altrimenti sarebbe tornata incinta. Scopavamo otto/dieci volte al giorno. In quei giorni, abbiamo anche incominciato ad incularla così potevamo godere contemporaneamente. E anche ad entrare insieme nella fica.
Tornati dal viaggio di nozze, ci siamo sistemati nel bilocale della nonna. L'unica cosa che abbiamo cambiato è stato il letto. Ne abbiamo fatto fare uno su misura a tre posti.
L'anno successivo abbiamo acconsentito anche allo scambio di coppia. Noi abbiamo preso la suocera ed il suocero ha preso la figlia. Ci siamo divertiti tutti quanti, tanto che da quel momento, un paio di volte la settimana lo rifacciamo.
La madre di Aurora è giovane e aveva 37 anni quando qualcuno l'ha messa incinta. Neanche lei aveva idea di chi sia stato. Come può essere stato il marito, come possiamo essere stati noi. La bambina, Lucrezia, ora ha tre anni ed assomiglia un casino ad Aurora.
Rora continua a prendere la pillola. Non si sente ancora pronta a diventare madre.
— Ho solo vent'anni — dice lei — voglio godermi tutti i miei uomini ancora per un po'.
Già perché, da quello che abbiamo potuto vedere, suo padre è un amante instancabile. Riesce a riempirla anche sei/sette volte per notte!! Ha una resistenza incredibile e sperma a non finire.
La nostra vita a tre continua così fino a che Aurora ci annuncia che si sente pronta e che smette di prendere la pillola.
Avevamo deciso già da tempo che il primo figlio sarebbe stato di Pietro. Una sorta di compensazione al fatto che io l'avevo sposata.
Così lascio a mio fratello la fica di mia moglie per un po'. Per un mese non fanno che scopare. Quando Rora è sicura di essere incinta, riprendiamo a scoparla come abbiamo sempre fatto, davanti… dietro… insieme…
La gravidanza procede serenamente e Rora è sempre più radiosa. La sue pelle risplende della bellezza tipica delle donne incinte e Pietro è orgoglioso del lavoro fatto. La pancia di Rora è sempre più grossa col passare dei mesi ed al termine nasce Luca.
— Voglio subito un altro figlio — dice Rora quando torna a casa dall'ospedale. — È stata un'esperienza fantastica che voglio ripetere il più presto possibile. Forza, diamoci da fare!
E la scopiamo immediatamente, mentre il piccolo dorme ancora. Anche suo padre si dà da fare parecchio.
Passano solo due mesi e Rora è nuovamente incinta. Questa volta abbiamo lasciato al caso chi di noi tre l'avrebbe ingravidata.
La fabbrica di mio suocero va così bene che fa costruire una palazzina per mettere gli uffici e liberare i locali che occupavano gli impiegati. Così abbiamo tutto per noi l'intero piano della casa. Una volta ristrutturato abbiamo un grandissimo appartamento.
È un regalo di mio suocero a sua figlia appena nata. Gli è bastato guardare la neonata per capire che era stato lui a mettere incinta la figlia. Ma sul certificato di nascita compare il mio nome. L'abbiamo chiamata Martina.
— Lo sai Rora… che ora tocca a me metterti incinta? — le dico dopo qualche giorno.
scritto il
2015-09-11
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