Il Ripetente (la vacca, il porco e la vongola)
di
Exculiano Magenta
genere
feticismo
Pisellino è il figlio di un’amica di mia moglie. Ha solo diciotto anni, ma a scuola è un cesso. Rita ha deciso di approfittarne spacciandosi per professoressa di italiano e offrendogli ripetizioni.
Torno dall’ufficio e saluto entrambi, ma come sempre mia moglie non risponde, non perdendo l’occasione di umiliarmi davanti ad altre persone, in questo caso un mocciosetto ignorante.
Pisellino, questo il soprannome che mia moglie gli ha dato, mi guarda di nascosto e ride di me, mentre, fermo con la ventiquattrore in mano sulla soglia del soggiorno, attendo invano una risposta al mio saluto.
- Pisellino, fai attenzione, dai – lo rimprovera lei.
- Sì Rita, scusi.
- Bravo – gli sorride e gli da delle pacche affettuose sulla coscia.
So con certezza che questo piccolo bastardo si masturba pensando a mia moglie. Lei, dal canto suo, non rinuncia mai ad arrapare chicchessia con i suoi vestitini.
L’altro giorno si è presentata con un vestito rosso fiammante, le calze color carne e degli zoccoli di legno con un tacco vertiginoso. Lo smalto che aveva sulle unghie dei piedi era così brillante che rifletteva la luce, maledizione.
Spiando le ripetizioni, vedevo Pisellino che osservava i piedi di mia moglie con sguardo fin troppo eloquente, faceva cadere le matite a terra per guardarle le mutande, e lei, sempre sorridente, lo lasciava fare.
Sono le 17:30, sono appena rientrato a casa, mi avvio in camera per spogliarmi, passando di fronte al soggiorno. La scena che vedo però, non è proprio quella consueta.
Prima o poi con mia moglie succede sempre qualcosa di spiacevole.
I due non sono seduti al solito tavolo, ma sul divano. Rita ha un libro aperto davanti. Entrambi i piedi, sono poggiati sulle gambe del ragazzo, che le ripete la lezione.
- Ma che cazzo fate?
- Oh ciao – risponde Pisellino, mentre poggia le mani sui piedi di mia moglie, iniziando a mimare un massaggio.
- Beh, mi dolevano i piedi, ed ho chiesto a Pisellino di farmi un massaggio mentre mi ripeteva la lezione. Ma di che t’impicci tu, poi? Vai di là, vai.
- Vai, vai – ribadisce Pisellino, mentre si lecca le labbra sfiorando i calli di mia moglie.
Lei sorride a quel suo intervento, alza un piede e, attanagliando il naso del ragazzo tra alluce ed indice, gli scuote velocemente la testa a destra e a sinistra, facendo finta che io non esista.
Non mi resta che andare di là e spogliarmi.
Mi faccio una doccia e rientro in camera ad asciugarmi, ma dal soggiorno strane voci arrivano a me.
- Uuhhh…si, bravo, Pisellino, bravo, così…
- Va bene così? – risponde Pisellino.
- Sssssi, si…proprio lì…aaahhh.
Corro di là in mutande, ancora tutto fradicio.
- Che succede qui?! – urlo.
Pisellino ha strappato la punta rinforzata delle calze di mia moglie e le sta massaggiando bene le dita una ad una, leccando di tanto in tanto per ammorbidire le parti più dure.
- Schifoso di un pervertito! – dico a Pisellino.
- Alla roscia, qui, piace, no? – dice rivolto a mia moglie.
- Ssssii…Quintano, vai via dalle palle, su! Mi sta facendo un bel massaggino, su…continua pure, Pisellino, continua.
Il ragazzo, senza staccare gli occhi da me, allarga le dita dei piedi di mia moglie ed annusa
velocemente tra ogni interstizio, dopodiché lecca lì in mezzo.
Sbatto la porta del soggiorno, torno in camera, mi vesto in fretta ed esco di casa. Meglio una passeggiata, servirà a calmarmi.
Per la strada c’è un gruppetto di ragazzetti dell’età di Pisellino. Probabilmente sono anche suoi amici. Quando passo davanti a loro cala il silenzio. Sento gli sguardi di tutti addosso a me.
Uno di loro rompe il silenzio facendo il verso del toro. Mi giro di scatto, ma tutti guardano subito altrove. Il barista, da dietro al bancone, è a braccia conserte con un sorriso stampato in volto a godersi la scena. Decido di lasciar perdere e continuo per la mia strada, quando i ragazzi cominciano a parlottare ad alta voce:
- Che puttana
- Oh sì, quasi quasi la prossima volta ci provo pure io.
- Cerca carne di porco giovane, la zoccola, si vede che il marito c’ha una vongola in mezzo alle gambe.
- Appena passa qui davanti la facciamo nera, la vacca.
Tutti ridono, consapevoli che ho sentito ogni cosa. Chissà il ripetente cosa sta combinando a casa mia…
Rientro dopo un’ora, incrociando Pisellino per le scale.
- Allora? Com’è andata la ripetizione? – gli chiedo.
- Bene, vecchietto, bene. La roscia è una bomba. Proprio una bomba.
- Oh, piccoletto. Stai parlando di mia moglie.
Il padre di Pisellino mi sente ed apre subito la porta di casa.
- Ma se lo sanno tutti che tua moglie è una battona! – urla per le scale ridendo sguaiatamente con il figlio, mentre io, a testa bassa, rientro a casa. Come dargli torto?
In soggiorno Rita legge una rivista comodamente seduta sulla poltrona, i piedi ignudi incrociati sul poggiapiedi. A terra giacciono le calze ridotte a brandelli.
- Ma dov’eri? – mi dice appena mi vede.
- Sono andato a fare un giro. Perché, ti sono mancato?
- Macché! Bisogna preparare la cena. E pulirmi i piedi. Scegli tu cosa fare prima.
Tolgo la giacca e mi inginocchio ai suoi piedi. Lei abbassa di nuovo lo sguardo sulla rivista.
Comincio a leccare il tallone e la pianta dura, ma non sento il solito sapore. È insolitamente salato. Allontano un po’ il viso per guardare bene.
Scorgo delle macchie biancastre essiccate. Inconfondibili.
- Ma…Rita…
- Eh? – risponde lei tranquillamente, senza alzare lo sguardo dalla rivista.
- Ma…queste macchie sui tuoi piedi…
- Eh. È proprio sperma, non lo riconosci?
- S…si, appunto. Cosa…significa?
- Che il piccoletto, lì, non è così scemo. Anzi. Dimostra che non mi sbagliavo affatto. È un furbacchione.
- Ma ti sembra il modo di…
- E dai Quintano, su, cosa vuoi che sia! È solo un ragazzo, è normale alla sua età.
- Ma…proprio con te!
- Lui ha preferito così. Dai, su, fai il tuo dovere, non pensare a queste cose.
- E va bene.
Rassegnato, eseguo il mio solito compito. Con la lingua le lucido i piedi fino a farli brillare, ma stavolta, oltre all’insulto quotidiano e alla pubblica umiliazione, mi è toccato anche pulire.
- Hai leccato bene tutto? –
- Sì, Rita, sì – rispondo sospirando.
- Anche le caccoline?
- Sì, anche quelle.
- Bravo, Quintano, bravo. Hai lavato via la schizzatina di quello sporcaccione?
- S…sì, amore.
- Ma che bravo che sei! Ora però sbrigati a preparare la cena, che devo scappare.
- E dove vai ora?
- I vicini mi hanno invitata al cinema. Bello, no?
- Quali vicini?
- Ma il padre di Pisellino, è chiaro. Oltre al ragazzo prodigio viene il papà, lo zio ed il cognato. Sarà divertente. Molto divertente…
Torno dall’ufficio e saluto entrambi, ma come sempre mia moglie non risponde, non perdendo l’occasione di umiliarmi davanti ad altre persone, in questo caso un mocciosetto ignorante.
Pisellino, questo il soprannome che mia moglie gli ha dato, mi guarda di nascosto e ride di me, mentre, fermo con la ventiquattrore in mano sulla soglia del soggiorno, attendo invano una risposta al mio saluto.
- Pisellino, fai attenzione, dai – lo rimprovera lei.
- Sì Rita, scusi.
- Bravo – gli sorride e gli da delle pacche affettuose sulla coscia.
So con certezza che questo piccolo bastardo si masturba pensando a mia moglie. Lei, dal canto suo, non rinuncia mai ad arrapare chicchessia con i suoi vestitini.
L’altro giorno si è presentata con un vestito rosso fiammante, le calze color carne e degli zoccoli di legno con un tacco vertiginoso. Lo smalto che aveva sulle unghie dei piedi era così brillante che rifletteva la luce, maledizione.
Spiando le ripetizioni, vedevo Pisellino che osservava i piedi di mia moglie con sguardo fin troppo eloquente, faceva cadere le matite a terra per guardarle le mutande, e lei, sempre sorridente, lo lasciava fare.
Sono le 17:30, sono appena rientrato a casa, mi avvio in camera per spogliarmi, passando di fronte al soggiorno. La scena che vedo però, non è proprio quella consueta.
Prima o poi con mia moglie succede sempre qualcosa di spiacevole.
I due non sono seduti al solito tavolo, ma sul divano. Rita ha un libro aperto davanti. Entrambi i piedi, sono poggiati sulle gambe del ragazzo, che le ripete la lezione.
- Ma che cazzo fate?
- Oh ciao – risponde Pisellino, mentre poggia le mani sui piedi di mia moglie, iniziando a mimare un massaggio.
- Beh, mi dolevano i piedi, ed ho chiesto a Pisellino di farmi un massaggio mentre mi ripeteva la lezione. Ma di che t’impicci tu, poi? Vai di là, vai.
- Vai, vai – ribadisce Pisellino, mentre si lecca le labbra sfiorando i calli di mia moglie.
Lei sorride a quel suo intervento, alza un piede e, attanagliando il naso del ragazzo tra alluce ed indice, gli scuote velocemente la testa a destra e a sinistra, facendo finta che io non esista.
Non mi resta che andare di là e spogliarmi.
Mi faccio una doccia e rientro in camera ad asciugarmi, ma dal soggiorno strane voci arrivano a me.
- Uuhhh…si, bravo, Pisellino, bravo, così…
- Va bene così? – risponde Pisellino.
- Sssssi, si…proprio lì…aaahhh.
Corro di là in mutande, ancora tutto fradicio.
- Che succede qui?! – urlo.
Pisellino ha strappato la punta rinforzata delle calze di mia moglie e le sta massaggiando bene le dita una ad una, leccando di tanto in tanto per ammorbidire le parti più dure.
- Schifoso di un pervertito! – dico a Pisellino.
- Alla roscia, qui, piace, no? – dice rivolto a mia moglie.
- Ssssii…Quintano, vai via dalle palle, su! Mi sta facendo un bel massaggino, su…continua pure, Pisellino, continua.
Il ragazzo, senza staccare gli occhi da me, allarga le dita dei piedi di mia moglie ed annusa
velocemente tra ogni interstizio, dopodiché lecca lì in mezzo.
Sbatto la porta del soggiorno, torno in camera, mi vesto in fretta ed esco di casa. Meglio una passeggiata, servirà a calmarmi.
Per la strada c’è un gruppetto di ragazzetti dell’età di Pisellino. Probabilmente sono anche suoi amici. Quando passo davanti a loro cala il silenzio. Sento gli sguardi di tutti addosso a me.
Uno di loro rompe il silenzio facendo il verso del toro. Mi giro di scatto, ma tutti guardano subito altrove. Il barista, da dietro al bancone, è a braccia conserte con un sorriso stampato in volto a godersi la scena. Decido di lasciar perdere e continuo per la mia strada, quando i ragazzi cominciano a parlottare ad alta voce:
- Che puttana
- Oh sì, quasi quasi la prossima volta ci provo pure io.
- Cerca carne di porco giovane, la zoccola, si vede che il marito c’ha una vongola in mezzo alle gambe.
- Appena passa qui davanti la facciamo nera, la vacca.
Tutti ridono, consapevoli che ho sentito ogni cosa. Chissà il ripetente cosa sta combinando a casa mia…
Rientro dopo un’ora, incrociando Pisellino per le scale.
- Allora? Com’è andata la ripetizione? – gli chiedo.
- Bene, vecchietto, bene. La roscia è una bomba. Proprio una bomba.
- Oh, piccoletto. Stai parlando di mia moglie.
Il padre di Pisellino mi sente ed apre subito la porta di casa.
- Ma se lo sanno tutti che tua moglie è una battona! – urla per le scale ridendo sguaiatamente con il figlio, mentre io, a testa bassa, rientro a casa. Come dargli torto?
In soggiorno Rita legge una rivista comodamente seduta sulla poltrona, i piedi ignudi incrociati sul poggiapiedi. A terra giacciono le calze ridotte a brandelli.
- Ma dov’eri? – mi dice appena mi vede.
- Sono andato a fare un giro. Perché, ti sono mancato?
- Macché! Bisogna preparare la cena. E pulirmi i piedi. Scegli tu cosa fare prima.
Tolgo la giacca e mi inginocchio ai suoi piedi. Lei abbassa di nuovo lo sguardo sulla rivista.
Comincio a leccare il tallone e la pianta dura, ma non sento il solito sapore. È insolitamente salato. Allontano un po’ il viso per guardare bene.
Scorgo delle macchie biancastre essiccate. Inconfondibili.
- Ma…Rita…
- Eh? – risponde lei tranquillamente, senza alzare lo sguardo dalla rivista.
- Ma…queste macchie sui tuoi piedi…
- Eh. È proprio sperma, non lo riconosci?
- S…si, appunto. Cosa…significa?
- Che il piccoletto, lì, non è così scemo. Anzi. Dimostra che non mi sbagliavo affatto. È un furbacchione.
- Ma ti sembra il modo di…
- E dai Quintano, su, cosa vuoi che sia! È solo un ragazzo, è normale alla sua età.
- Ma…proprio con te!
- Lui ha preferito così. Dai, su, fai il tuo dovere, non pensare a queste cose.
- E va bene.
Rassegnato, eseguo il mio solito compito. Con la lingua le lucido i piedi fino a farli brillare, ma stavolta, oltre all’insulto quotidiano e alla pubblica umiliazione, mi è toccato anche pulire.
- Hai leccato bene tutto? –
- Sì, Rita, sì – rispondo sospirando.
- Anche le caccoline?
- Sì, anche quelle.
- Bravo, Quintano, bravo. Hai lavato via la schizzatina di quello sporcaccione?
- S…sì, amore.
- Ma che bravo che sei! Ora però sbrigati a preparare la cena, che devo scappare.
- E dove vai ora?
- I vicini mi hanno invitata al cinema. Bello, no?
- Quali vicini?
- Ma il padre di Pisellino, è chiaro. Oltre al ragazzo prodigio viene il papà, lo zio ed il cognato. Sarà divertente. Molto divertente…
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L’incredibile efficacia dell’inattesa piega degli eventiracconto sucessivo
Dramma di un corriere espresso
Commenti dei lettori al racconto erotico