Travolgente Ambizione - Capitolo 5
di
Alexandro
genere
etero
Capitolo 5
Entrammo in casa e la segui in libreria come un cagnolino, il camino era accesso e ciocche di legno scoppiettavano su piccole lingue di fuoco che si sprigionavano dai lati. La cameriera ci venne incontro e prese i nostri soprabiti, mi fece segno di sedermi, ai lati del camino c’erano due ampie poltrone l’una di fronte all’altra con un tappeto al centro, fece il suo ingresso in sala il maggiordomo che sospingeva il carrello dei liquori, presi un whisky, lei un bicchiere di Porto, lo sorseggiò lentamente poi alzò lo sguardo verso di me, sentii i suoi occhi scrutarmi con disprezzo “è forse un gioco per lei? Si rende conto della posta in ballo… dieci milioni di euro… e lei che fa? Si fa distrarre… e da cosa poi… da me, da me che ero li solo per incentivarla, accidenti a lei. E’ un incorreggibile maschietto arrapato, comandato solo dai suoi genitali”.
Non le detti tempo di continuare e sbottai senza pensare alle conseguenze “vorrei comunicarle che da una settimana sono rinchiuso nel mio appartamento e per quanto possa sembrarle strano avevo una vita sessuale molto intensa… prima, se quando esco da lì mi ritrovo lei di fronte, capirà bene che la cosa mi suscita sensazioni che, le assicuro, farei volentieri a meno di provare”. Tirai su il fiato e la fissai come un condannato a morte guarda il plotone d’esecuzione, aspettando di ricevere in pieno petto la sua scarica mortale che… stranamente non arrivò.
Prese il bicchiere dal tavolo e lo portò alle labbra carnose, ne assaggio un altro sorso assaporandolo lentamente, poi.. “quindi, mi corregga se sbaglio, mi sta dicendo che la sua scarsa attività sessuale la deconcentra, che i livelli di testosterone nel sangue inibiscono le sue cellule celebrali, patetico.. è veramente patetico” fece un lungo silenzio e poi… posò il bicchiere e schiacciò un tasto su una pulsantiera del tavolino.
Entrò in stanza una cameriera, venne verso di noi e quando fu vicina notai che non doveva avere più di vent’anni, un carrè fasciava il suo visino non particolarmente bello ma neanche brutto, il corpo era esile e racchiuso in una abbondante gonna nera che terminava alle caviglie e sopra una camicetta bianca con colletto girocollo abbottonato “ha chiamato Dottoressa? Si Ludmilla, abbassa un pò le luci e porgi la mano al Dottore” si allontanò per regolare le luci, una debole penombra avvolse la stanza, si riavvicinò ed io istintivamente le tesi la mano per salutarla, lei la ignorò e si accovacciò tra le mie gambe.
Ero ancora con la mano tesa e la bocca spalancata che lei aveva già abbassato la cerniera, una piccola mano calda si fece strada nei miei slip ed agguantò il mio cazzo portandolo alla luce, slaccio la cinta e tirò giù i pantaloni fino al ginocchio.
Iniziò a masturbarmi lentamente mentre la fissavo ancora incredulo per ciò che stava accadendo poi il mio sguardo andò a lei che sorseggiava il suo Porto ed osservava attenta le mie misere reazioni, le sue labbra accennarono un debole sorriso… “si concentri su quello che ha davanti… Dottore, non si faccia distrarre dall’ambiente che la circonda”
Il mio sguardo ritornò a Ludmilla e poi a ciò che stringeva in mano, il mio cazzo moscio che non dava segni di vita, e come avrebbe potuto. Quella situazione era assurda, parossistica, fu un attimo, mi alzai tirandomi su i pantaloni e la povera Ludmilla quasi perse l’equilibrio, guardai lei e sbottai “anche questo fa parte del contratto? Non credo di averlo letto e francamente arrivati a questo punto sto pensando di mollare.. ed al diavolo le conseguenze… rivoglio la mia vita”.
Mi scrutava imperturbabile ed accennò un leggero sorriso “si sieda” alcuni interminabili attimi in cui non feci nulla e di nuovo “le ho detto di sedersi !!!”, obbedii, come sempre, vittima del suo tono autoritario e della strana dipendenza che era riuscita a creare in me, poggiò il bicchiere “forse ha solo bisogno di un piccolo incentivo”.
La sua mano andò alla spallina dell’abito che scivolò di lato mettendo in luce il suo splendido il seno, con le dita iniziò a roteare intorno al capezzolo che si inturgidì all’istante “ha bisogno di altro? Dottore” Ludmilla mi aveva nuovamente tirato giù i pantaloni e sentivo le sue piccole mani armeggiare sul mio sesso ma neanche la vedevo, ero in trance, inebriato da quella visone, sentivo nell’aria il battito del mio cuore impazzito. Aveva le gambe accavallate e già abbondantemente scoperte di lato dallo spacco, afferrò il lembo superiore e lo alzò poi lentamente iniziò a divaricarle.
Ebbi un sussulto quando mi accorsi che non portava slip, due labbra carnose adornavano un bocciolo rosa chiaro perfettamente depilato ai lati, un delizioso cespuglietto rosso lo sovrastava terminando ai bordi di un’abbronzatura che delineava un microscopico tanga.
La sua mano dal seno iniziò a scendere lasciva sull’addome piatto, raggiunse il monte di venere e proseguì in una carezza che dischiuse le labbra, il suo dito medio affondò in quella carne rosea per poi uscire ed accarezzare lentamente il clitoride, il suo sguardo era compiaciuto ed eccitato allo stesso tempo “le piace il rosso… Dottore?”.
Avrei voluto risponderle ma la gola era bloccata, pervaso da un’eccitazione che sentivo riflettersi sul cazzo che iniziava a pulsare tra le mani di Ludmilla e si ergeva in tutta la sua magnificenza, “lei” lo guardava mentre si dava piacere e la sua lingua uscì fuori ad inumidire le labbra, si fermò un attimo ed impartì un ordine “Ludmilla… accogli il Dottore” .
Solo allora il mio sguardo incontro gli occhi di quella acerba ninfetta che con due mani cercava di contenere la mia prorompente erezione, lessi nel suo sguardo un timore per una virilità alla quale probabilmente non era abituata e con un filo di voce si rivolse a lei “Dottoressa… è enorme… non credo… di essere in grado..” non rispose, il suo sguardo bastò a far capire che non amava essere contraddetta, Ludmilla si alzò slaccio la gonna che finì sul tappeto e tirò giù gli slip mostrandomi una fichetta perfettamente depilata e dalla labbra minuscole.
Salì su di me a cavalcioni e portò una mano alle spalle, senti il cazzo tra le sue piccole dita posizionarsi sul suo bocciolo, un leggero movimento fece affondare il mio glande nella sua calda e minuscola femminilità, mi sentii avvolto in quella morsa stretta che per quanto bagnata non sembrava potermi contenere, spinsi leggermente e scivolai dentro quasi fino a metà, la sua espressione cambiò ed una maschera di dolore si delineò intorno alle sue labbra serrate, girò leggermente il capo “Dottoressa…. Mi sta spaccando…” Lo vedo Ludmilla, lo vedo… ed è molto eccitante.
La guardai, il seno scoperto e le gambe oscenamente divaricate, una mano tormentava il clitoride mentre con l’altra si penetrava, lo sguardo fisso sul mio cazzo che profanava quelle tenere carni, che visione idilliaca e quanto conturbante eccitamento sprigionava quel corpo.
Poggiai le mani ai fianchi di Ludmilla e con un unico, poderoso colpo di reni affondai completamente dentro di lei fermandomi solo quando sentii di esserle penetrato fino in fondo, sgranò gli occhi e spalancò la bocca con un soffocato grido di dolore, il suo capo ricadde sulla mia spalla e sentii i suo denti affondarmi dentro.
Non mi mossi, sopportai il dolore, i denti lasciarono posto alla sue labbra ed alla sua lingua in un tenero, morbido e vellutato bacio. Un fiotto caldo avvolse il mio cazzo e lei iniziò timidamente a muoversi, alzò il capo reclinandolo all’indietro poi lo fece quasi uscire e si calò su di peso facendolo penetrare fino alle palle. Portò le mani al petto ed afferrò i lembi della camicia strappandoli di netto, scoprì il suo acerbo e minuscolo seno che spinse sulle mie labbra, presi in bocca il suo piccolo capezzolo mordendolo e lei gemette ormai preda di un’incontenibile godimento, mi cavalcava come una puledra impazzita ed il dolore aveva lasciato il posto all’enorme piacere che provava ad ogni affondo mentre sentivo rivoli di caldi umori colarmi sul pube.
Mi gridò in faccia il suo orgasmo mordendomi le labbra mentre le unghie mi affondavano nelle spalle ma non provavi dolore perché sentìì l’orgasmo partire dal cervello e risalire il mio corpo eruttando il piacere tra le sue mani che mi stavano masturbavano con forza.
Il primo schizzo che uscì le finì in faccia e poi a seguire altri, non meno copiosi raggiunsero i suoi seni colando giù sul ventre, la lingua roteò tra le labbra e raccolse il mio seme assaporandolo, crollo sul petto esausta ed ansimante, fu allora che vidi lei.
Si masturbava con forza mentre due dita la penetravano simulando un cazzo che sono sicuro desiderasse, iniziò a sussultare ed anche lei urlò il suo orgasmo senza ritegno, dimenandosi in quell’oscena posizione con cui si offriva alla mia vista, aprì gli occhi ed il suo sguardo cercò il mio, uno sguardo profondo che mi trasmise l’eccitazione che aveva provato, estrasse le dita intrise dei suoi umori e lentamente le portò alla bocca assaporandole… si alzò, si girò di spalle e la vidi andar via nella penombra… senza dire nulla.
Entrammo in casa e la segui in libreria come un cagnolino, il camino era accesso e ciocche di legno scoppiettavano su piccole lingue di fuoco che si sprigionavano dai lati. La cameriera ci venne incontro e prese i nostri soprabiti, mi fece segno di sedermi, ai lati del camino c’erano due ampie poltrone l’una di fronte all’altra con un tappeto al centro, fece il suo ingresso in sala il maggiordomo che sospingeva il carrello dei liquori, presi un whisky, lei un bicchiere di Porto, lo sorseggiò lentamente poi alzò lo sguardo verso di me, sentii i suoi occhi scrutarmi con disprezzo “è forse un gioco per lei? Si rende conto della posta in ballo… dieci milioni di euro… e lei che fa? Si fa distrarre… e da cosa poi… da me, da me che ero li solo per incentivarla, accidenti a lei. E’ un incorreggibile maschietto arrapato, comandato solo dai suoi genitali”.
Non le detti tempo di continuare e sbottai senza pensare alle conseguenze “vorrei comunicarle che da una settimana sono rinchiuso nel mio appartamento e per quanto possa sembrarle strano avevo una vita sessuale molto intensa… prima, se quando esco da lì mi ritrovo lei di fronte, capirà bene che la cosa mi suscita sensazioni che, le assicuro, farei volentieri a meno di provare”. Tirai su il fiato e la fissai come un condannato a morte guarda il plotone d’esecuzione, aspettando di ricevere in pieno petto la sua scarica mortale che… stranamente non arrivò.
Prese il bicchiere dal tavolo e lo portò alle labbra carnose, ne assaggio un altro sorso assaporandolo lentamente, poi.. “quindi, mi corregga se sbaglio, mi sta dicendo che la sua scarsa attività sessuale la deconcentra, che i livelli di testosterone nel sangue inibiscono le sue cellule celebrali, patetico.. è veramente patetico” fece un lungo silenzio e poi… posò il bicchiere e schiacciò un tasto su una pulsantiera del tavolino.
Entrò in stanza una cameriera, venne verso di noi e quando fu vicina notai che non doveva avere più di vent’anni, un carrè fasciava il suo visino non particolarmente bello ma neanche brutto, il corpo era esile e racchiuso in una abbondante gonna nera che terminava alle caviglie e sopra una camicetta bianca con colletto girocollo abbottonato “ha chiamato Dottoressa? Si Ludmilla, abbassa un pò le luci e porgi la mano al Dottore” si allontanò per regolare le luci, una debole penombra avvolse la stanza, si riavvicinò ed io istintivamente le tesi la mano per salutarla, lei la ignorò e si accovacciò tra le mie gambe.
Ero ancora con la mano tesa e la bocca spalancata che lei aveva già abbassato la cerniera, una piccola mano calda si fece strada nei miei slip ed agguantò il mio cazzo portandolo alla luce, slaccio la cinta e tirò giù i pantaloni fino al ginocchio.
Iniziò a masturbarmi lentamente mentre la fissavo ancora incredulo per ciò che stava accadendo poi il mio sguardo andò a lei che sorseggiava il suo Porto ed osservava attenta le mie misere reazioni, le sue labbra accennarono un debole sorriso… “si concentri su quello che ha davanti… Dottore, non si faccia distrarre dall’ambiente che la circonda”
Il mio sguardo ritornò a Ludmilla e poi a ciò che stringeva in mano, il mio cazzo moscio che non dava segni di vita, e come avrebbe potuto. Quella situazione era assurda, parossistica, fu un attimo, mi alzai tirandomi su i pantaloni e la povera Ludmilla quasi perse l’equilibrio, guardai lei e sbottai “anche questo fa parte del contratto? Non credo di averlo letto e francamente arrivati a questo punto sto pensando di mollare.. ed al diavolo le conseguenze… rivoglio la mia vita”.
Mi scrutava imperturbabile ed accennò un leggero sorriso “si sieda” alcuni interminabili attimi in cui non feci nulla e di nuovo “le ho detto di sedersi !!!”, obbedii, come sempre, vittima del suo tono autoritario e della strana dipendenza che era riuscita a creare in me, poggiò il bicchiere “forse ha solo bisogno di un piccolo incentivo”.
La sua mano andò alla spallina dell’abito che scivolò di lato mettendo in luce il suo splendido il seno, con le dita iniziò a roteare intorno al capezzolo che si inturgidì all’istante “ha bisogno di altro? Dottore” Ludmilla mi aveva nuovamente tirato giù i pantaloni e sentivo le sue piccole mani armeggiare sul mio sesso ma neanche la vedevo, ero in trance, inebriato da quella visone, sentivo nell’aria il battito del mio cuore impazzito. Aveva le gambe accavallate e già abbondantemente scoperte di lato dallo spacco, afferrò il lembo superiore e lo alzò poi lentamente iniziò a divaricarle.
Ebbi un sussulto quando mi accorsi che non portava slip, due labbra carnose adornavano un bocciolo rosa chiaro perfettamente depilato ai lati, un delizioso cespuglietto rosso lo sovrastava terminando ai bordi di un’abbronzatura che delineava un microscopico tanga.
La sua mano dal seno iniziò a scendere lasciva sull’addome piatto, raggiunse il monte di venere e proseguì in una carezza che dischiuse le labbra, il suo dito medio affondò in quella carne rosea per poi uscire ed accarezzare lentamente il clitoride, il suo sguardo era compiaciuto ed eccitato allo stesso tempo “le piace il rosso… Dottore?”.
Avrei voluto risponderle ma la gola era bloccata, pervaso da un’eccitazione che sentivo riflettersi sul cazzo che iniziava a pulsare tra le mani di Ludmilla e si ergeva in tutta la sua magnificenza, “lei” lo guardava mentre si dava piacere e la sua lingua uscì fuori ad inumidire le labbra, si fermò un attimo ed impartì un ordine “Ludmilla… accogli il Dottore” .
Solo allora il mio sguardo incontro gli occhi di quella acerba ninfetta che con due mani cercava di contenere la mia prorompente erezione, lessi nel suo sguardo un timore per una virilità alla quale probabilmente non era abituata e con un filo di voce si rivolse a lei “Dottoressa… è enorme… non credo… di essere in grado..” non rispose, il suo sguardo bastò a far capire che non amava essere contraddetta, Ludmilla si alzò slaccio la gonna che finì sul tappeto e tirò giù gli slip mostrandomi una fichetta perfettamente depilata e dalla labbra minuscole.
Salì su di me a cavalcioni e portò una mano alle spalle, senti il cazzo tra le sue piccole dita posizionarsi sul suo bocciolo, un leggero movimento fece affondare il mio glande nella sua calda e minuscola femminilità, mi sentii avvolto in quella morsa stretta che per quanto bagnata non sembrava potermi contenere, spinsi leggermente e scivolai dentro quasi fino a metà, la sua espressione cambiò ed una maschera di dolore si delineò intorno alle sue labbra serrate, girò leggermente il capo “Dottoressa…. Mi sta spaccando…” Lo vedo Ludmilla, lo vedo… ed è molto eccitante.
La guardai, il seno scoperto e le gambe oscenamente divaricate, una mano tormentava il clitoride mentre con l’altra si penetrava, lo sguardo fisso sul mio cazzo che profanava quelle tenere carni, che visione idilliaca e quanto conturbante eccitamento sprigionava quel corpo.
Poggiai le mani ai fianchi di Ludmilla e con un unico, poderoso colpo di reni affondai completamente dentro di lei fermandomi solo quando sentii di esserle penetrato fino in fondo, sgranò gli occhi e spalancò la bocca con un soffocato grido di dolore, il suo capo ricadde sulla mia spalla e sentii i suo denti affondarmi dentro.
Non mi mossi, sopportai il dolore, i denti lasciarono posto alla sue labbra ed alla sua lingua in un tenero, morbido e vellutato bacio. Un fiotto caldo avvolse il mio cazzo e lei iniziò timidamente a muoversi, alzò il capo reclinandolo all’indietro poi lo fece quasi uscire e si calò su di peso facendolo penetrare fino alle palle. Portò le mani al petto ed afferrò i lembi della camicia strappandoli di netto, scoprì il suo acerbo e minuscolo seno che spinse sulle mie labbra, presi in bocca il suo piccolo capezzolo mordendolo e lei gemette ormai preda di un’incontenibile godimento, mi cavalcava come una puledra impazzita ed il dolore aveva lasciato il posto all’enorme piacere che provava ad ogni affondo mentre sentivo rivoli di caldi umori colarmi sul pube.
Mi gridò in faccia il suo orgasmo mordendomi le labbra mentre le unghie mi affondavano nelle spalle ma non provavi dolore perché sentìì l’orgasmo partire dal cervello e risalire il mio corpo eruttando il piacere tra le sue mani che mi stavano masturbavano con forza.
Il primo schizzo che uscì le finì in faccia e poi a seguire altri, non meno copiosi raggiunsero i suoi seni colando giù sul ventre, la lingua roteò tra le labbra e raccolse il mio seme assaporandolo, crollo sul petto esausta ed ansimante, fu allora che vidi lei.
Si masturbava con forza mentre due dita la penetravano simulando un cazzo che sono sicuro desiderasse, iniziò a sussultare ed anche lei urlò il suo orgasmo senza ritegno, dimenandosi in quell’oscena posizione con cui si offriva alla mia vista, aprì gli occhi ed il suo sguardo cercò il mio, uno sguardo profondo che mi trasmise l’eccitazione che aveva provato, estrasse le dita intrise dei suoi umori e lentamente le portò alla bocca assaporandole… si alzò, si girò di spalle e la vidi andar via nella penombra… senza dire nulla.
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