Travolgente Ambizione - Capitolo 4
di
Alexandro
genere
etero
Capitolo 4
Puntuale alle 18.30 l’auto passo a prendermi, l’autista scese e mi aprì la portiera, ciò che vidi all’interno mi lasciò… beh non voglio ripetermi, una gamba lunga ed affusolata accavallata e scoperta quasi fino al sedere in un vestito lungo color verde pastello su cui spiccavano i suoi riccioli rossi, mi salutò senza alzare lo sguardo da una cartellina che mi passo una volta entrato.
“Questa è l’offerta che consegnerà alla Sig. Antinoni, sono due milioni di euro ed è solo una prima trance per un totale complessivo di 10 milioni di euro, avrà a sua disposizione il nostro ufficio legale che l’accompagnerà al tavolo delle trattative ma… l’accordo non si farà perché lei nel frattempo avrà concluso il suo incarico, le è tutto chiaro?” Certamente risposi “bene, non ci deluda”, non disse altro per tutta la durata del tragitto.
Scendemmo dall’auto e lei si posizionò al mio fianco sotto al braccio, quel contatto inaspettato mi provocò una scarica di adrenalina e per un attimo fui avvolto dal panico, fortunatamente passò e mi rivolsi a lei sottovoce mentre ci apprestavamo a salire le scale “mi perdoni…” che c’è rispose “come devo chiamarla?”
“Per questa sera… Penelope” la guardai stupito ed aggiunsi “è il suo vero nome?” giurerei che un rossore improvviso comparve sulle guance ma non ne fui sicuro “si.. è il mio vero nome… scommetto che lo trova eccitante” era esattamente la sensazione che avevo provato sentendolo, mi colse di sorpresa ma decisi di osare “legge anche nella mente, Dottoressa?” No Marangio, siete tutti così banali e prevedibili.
In quel momento la odiai con tutto me stesso, mai nessuna donna era riuscita a mortificarmi così e così tante volte, nelle sue mani apparivo un’idiota, un decerebrato, le certezze di una vita e la mia autostima si stavano sgretolando come un castello di sabbia, riusciva a farmi sentire un’ameba, una nullità totale eppure ero attratto da lei e non riuscivo a pensare ad altro, iniziai a considerare di non essere normale.
Ci accomodammo al tavolo e fui presentato alla Sig.ra Antinoni con cui subito ci fu feeling, contrariamente a quanto pensasse “lei” ero brillante e le donne “quelle normali” mi trovavo attraente e divertente al tempo stesso ma, senza accorgermene, commisi un errore che mi fu chiaro solo quando la Sig.ra Antinoni mi disse “la sua collega è molto bella e vedo una luce nei suoi occhi quando la guarda, mi sbaglio?”
D’un tratto rividi nella mente riavvolgersi la serata, Penelope era al centro delle mie attenzioni, piccoli gesti, il riempirgli il bicchiere vuoto senza mai staccarle gli occhi di dosso ed il senso di fastidio che provavo quando la sua provocante bellezza catturava lo sguardo degli altri invitati, mi distolsi dal pensiero e mi affrettai a dire “non posso negare l’avvenenza della dottoressa ma si sbaglia, siamo solo colleghi e se ci fa caso… non andiamo neanche tanto d’accordo”. Sorrise ed io decisi di osare “non ho occhi che per lei” sussurrai sottovoce, tornò seria e con fare autoritario disse “mi auguro che la sua proposta commerciale sia audace quanto la sua affermazione, la farò contattare dalla mia segretaria, le auguro una buona serata” si alzò e salutò gli ospiti ringraziandoli per la partecipazione.
La vidi uscire dalla sala ed il mio sguardo tornò su Penelope, lei mi stava già fissando e nei suoi occhi lessi un gelido disappunto, avvicino il suo volto al mio e sottovoce “imbecille, possiamo anche andare”.
In macchina non aggiunse altro e ci dirigemmo sulla statale, mi sentivo in imbarazzo, sapevo di non aver fatto colpo sulla Signora ma ero convinto che avrei potuto recuperare, avrei voluto dirglielo ma il suo freddo distacco mi inibiva e… vidi superare la rampa della tangenziale, mi girai verso di lei che senza guardarmi disse ”stiamo andando a casa mia, dobbiamo discutere dei dettagli del suo operato… la sua giornata di lavoro non è ancora finita… dottore”, non osai replicare, reclinai il capo sul poggiatesta e socchiusi gli occhi.
Puntuale alle 18.30 l’auto passo a prendermi, l’autista scese e mi aprì la portiera, ciò che vidi all’interno mi lasciò… beh non voglio ripetermi, una gamba lunga ed affusolata accavallata e scoperta quasi fino al sedere in un vestito lungo color verde pastello su cui spiccavano i suoi riccioli rossi, mi salutò senza alzare lo sguardo da una cartellina che mi passo una volta entrato.
“Questa è l’offerta che consegnerà alla Sig. Antinoni, sono due milioni di euro ed è solo una prima trance per un totale complessivo di 10 milioni di euro, avrà a sua disposizione il nostro ufficio legale che l’accompagnerà al tavolo delle trattative ma… l’accordo non si farà perché lei nel frattempo avrà concluso il suo incarico, le è tutto chiaro?” Certamente risposi “bene, non ci deluda”, non disse altro per tutta la durata del tragitto.
Scendemmo dall’auto e lei si posizionò al mio fianco sotto al braccio, quel contatto inaspettato mi provocò una scarica di adrenalina e per un attimo fui avvolto dal panico, fortunatamente passò e mi rivolsi a lei sottovoce mentre ci apprestavamo a salire le scale “mi perdoni…” che c’è rispose “come devo chiamarla?”
“Per questa sera… Penelope” la guardai stupito ed aggiunsi “è il suo vero nome?” giurerei che un rossore improvviso comparve sulle guance ma non ne fui sicuro “si.. è il mio vero nome… scommetto che lo trova eccitante” era esattamente la sensazione che avevo provato sentendolo, mi colse di sorpresa ma decisi di osare “legge anche nella mente, Dottoressa?” No Marangio, siete tutti così banali e prevedibili.
In quel momento la odiai con tutto me stesso, mai nessuna donna era riuscita a mortificarmi così e così tante volte, nelle sue mani apparivo un’idiota, un decerebrato, le certezze di una vita e la mia autostima si stavano sgretolando come un castello di sabbia, riusciva a farmi sentire un’ameba, una nullità totale eppure ero attratto da lei e non riuscivo a pensare ad altro, iniziai a considerare di non essere normale.
Ci accomodammo al tavolo e fui presentato alla Sig.ra Antinoni con cui subito ci fu feeling, contrariamente a quanto pensasse “lei” ero brillante e le donne “quelle normali” mi trovavo attraente e divertente al tempo stesso ma, senza accorgermene, commisi un errore che mi fu chiaro solo quando la Sig.ra Antinoni mi disse “la sua collega è molto bella e vedo una luce nei suoi occhi quando la guarda, mi sbaglio?”
D’un tratto rividi nella mente riavvolgersi la serata, Penelope era al centro delle mie attenzioni, piccoli gesti, il riempirgli il bicchiere vuoto senza mai staccarle gli occhi di dosso ed il senso di fastidio che provavo quando la sua provocante bellezza catturava lo sguardo degli altri invitati, mi distolsi dal pensiero e mi affrettai a dire “non posso negare l’avvenenza della dottoressa ma si sbaglia, siamo solo colleghi e se ci fa caso… non andiamo neanche tanto d’accordo”. Sorrise ed io decisi di osare “non ho occhi che per lei” sussurrai sottovoce, tornò seria e con fare autoritario disse “mi auguro che la sua proposta commerciale sia audace quanto la sua affermazione, la farò contattare dalla mia segretaria, le auguro una buona serata” si alzò e salutò gli ospiti ringraziandoli per la partecipazione.
La vidi uscire dalla sala ed il mio sguardo tornò su Penelope, lei mi stava già fissando e nei suoi occhi lessi un gelido disappunto, avvicino il suo volto al mio e sottovoce “imbecille, possiamo anche andare”.
In macchina non aggiunse altro e ci dirigemmo sulla statale, mi sentivo in imbarazzo, sapevo di non aver fatto colpo sulla Signora ma ero convinto che avrei potuto recuperare, avrei voluto dirglielo ma il suo freddo distacco mi inibiva e… vidi superare la rampa della tangenziale, mi girai verso di lei che senza guardarmi disse ”stiamo andando a casa mia, dobbiamo discutere dei dettagli del suo operato… la sua giornata di lavoro non è ancora finita… dottore”, non osai replicare, reclinai il capo sul poggiatesta e socchiusi gli occhi.
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