Una scommessa persa

di
genere
dominazione

Che suo marito fosse un maiale Anna lo sapeva benissimo. Ma non poteva certo lamentarsi della comoda vita che lui le faceva fare. Bella casa, spese in libertà, niente lavoro e una vita da gran signora.
Sapeva anche benissimo che suo marito aveva un’amante giovane, nonostante lei fosse ancora una splendida quarantenne. Ma lasciava fare per non perdere tutte le sue comodità.
Quella volta, però, suo marito passò veramente il segno. Avevano invitato una ventina di amici e lui si era permesso di far venire anche quella puttana della sua amichetta, Carla.
Vestita con una minigonna cortissima e con un fisico palestrato e da urlo, Carla era ben presto diventata il centro dell’attenzione. Più passava la serata e più Anna era rosa dalla gelosia, sia per le attenzioni che suo marito dedicava alla puttanella, sia per l’interesse dei maschi presenti. Alla prima occasione, così, non esitò a litigarci.
Si parlava del più e del meno e Anna le dava contro ogni volta per principio, volendo sempre dimostrare di avere ragione. Anche quando il discorso finì sul calcio, sport che Anna non seguiva affatto, ma che la puttanella invece conosceva bene. E anche per questo faceva una gran presa sui presenti. “Accidenti, sarebbe proprio splendido se l’Italia vincesse il suo quarto titolo mondiale” disse Carla.
Pur non sapendo nulla, Anna ribadì: “Guarda, bella, che l’Italia di titoli mondiali ne ha vinti cinque e non quattro”. Immediatamente iniziarono a litigare su questa cosa, con i presenti che non avevano neanche il modo di intervenire. E poi erano comunque tutti curiosi di vedere come andava a finire, al punto che il litigio era diventato l’attrazione momentanea della serata.
Anna ebbe la malaugurata idea di proporre a Carla una scommessa: “andiamo a vedere su internet e chi ha torto paga pegno. Chi perde subirà una punizione dall’altra”. Carla non stava nella pelle, sicura di vincere come era, e alzò la posta: “va bene, ma la punizione la si decide e la si sconta qui davanti a tutti e, qualsiasi essa sarà, la perdente dovrà ubbidire senza fiatare”. “Va bene” replicò Anna.
In un attimo furono davanti al computer e due secondi dopo più siti confermavano che Carla aveva ragione. Tutti erano eccitatissimi da questa sfida e ora non volevano perdersi la punizione che Carla aveva in serbo per Anna. “Ora, cara la mia signora, ci fai un bello spogliarello integrale, qui davanti a tutti. Avanti, facci vedere come sei fata sotto quei vestiti castigati che ti metti sempre”.
Anna era terrorizzata e cercò con lo sguardo suo marito. Lui aveva un’aria molto divertita e le disse: “in questa situazione ti ci sei messa tu, ora devi sottostare alla punizione. Dai facci vedere come ti muovi quando ti spogli”. Anna restò di sasso, mai si sarebbe aspettata una risposta del genere da suo marito, che oltretutto si era messo a sedere vicino a Carla e le teneva perfino la mano con la sua.
Un moto di stizza prese Anna che pensò: “se fino ad ora quella troia era al centro dell’attenzione, ora vediamo se qualche maschio mi fila anche a me. Glielo faccio vedere io a mio marito se so fare uno spogliarello”. E così si mise al centro del salone, con tutti schierati intorno, e iniziò a muoversi sinuosamente, a sollevarsi la gonna molto oltre il ginocchio, a sbottonarsi lentamente la camicia, insomma si diede da fare al meglio per dare uno spettacolo il più eccitante possibile ai presenti.
Dopo essersi levata tutto, tranne mutande, reggipetto e calze autoreggenti, però, Anna venne presa dalla vergogna e smise di spogliarsi. “Penso che abbiate visto abbastanza. Io mi fermo”. Carla si alzò di scatto e le andò vicino sibilando: “neanche per sogno, tu hai perso la scommessa e ora ti spogli completamente”. “Ma figuriamoci, chi ti credi di essere, non accetto ordini da te” rispose Anna. Ma tutti si erano schierati con Carla e anzi suo marito disse: “Carla, se vuoi puoi obbligarla a spogliarsi con le buone o con le cattive, io non interverrò di certo”. Carla allora si avventò su Anna, le prese il reggipetto e glielo strappò. Questo gesto improvviso colse Anna di sorpresa e il suo primo gesto fu quello di coprirsi le tette. “Ma sei matta, ma come ti permetti...”. Ma Anna non fece in tempo a finire la frase che Carla già si era avventata sulle sue mutande per strappare anche quelle. Ormai era un corpo a corpo e le due donne stavano in pratica lottando tra loro, una per strappare le mutande dell’altra e l’altra per difendersi.
Finirono ben presto a terra rotolando, tra le urla divertite dei presenti e gli sghignazzi generali. Carla, però, sia perché più giovane, sia perché ben allenata in palestra, in breve ebbe fisicamente il sopravvento su Anna e la immobilizzò a terra. Solo in quel momento di pausa, con Anna stremata che per un attimo aveva smesso di lottare, lei si rese conto di quanto umiliante fosse tutta la situazione. Era mezza nuda davanti a tutti, con un’altra donna che la stava dominando e punendo, senza riuscire a trovare un modo per far smettere il tutto.
Intanto Carla, per strapparle le mutande, gliele aveva prese in mano e le tirava, facendole finire con violenza tra le labbra della fica. Anna ebbe un sussulto: “ma fai male, smettila”. “Te le vuoi levare queste mutande o devo strappartele?” disse Carla in tutta risposta. “Neanche per sogno, non riuscirai mai a fami levare le mutande”. Anna involontariamente aveva lanciato un’altra sfida e Carla si mise di nuovo d’impegno a cercare di farle togliere le mutande. Allora la girò a pancia sotto e cominciò a sculacciarla sonoramente sul sedere: “la bambina fa la capricciosa, non vuole ubbidire e allora si merita una bella punizione”. Tutti intorno ridevano e incitavano Carla a sculacciare Anna più forte.
Anna, intanto aveva il sedere in fiamme e poi la situazione era veramente umiliante. Carla ebbe un’idea. “Vediamo se cambiando sistema riesco a far aprire le cosce a questa signora” disse schernendo Anna, “adesso le tieni ben strette, ma sono sicura che io riesco a fartele aprire e a farti cambiare atteggiamento. Ti faccio fare a figura della troia in un modo che tu neanche immagini”. Anna ascoltava allibita e ancora di più rimase di stucco quando suo marito aggiunse: “si, brava Carla, falla un po’ scendere dal suo piedistallo.
Umiliala qui davanti a tutti, così poi sarà un po’ meno arrogante e piena di sé. Falle quello che vuoi, ti do il permesso”. Anna era sempre stesa sul pavimento a pancia sotto e Carla le stava sopra immobilizzandola e togliendole il respiro. All’improvviso Anna sentì la mano di Carla che le si intrufolava tra le gambe, cercando di raggiungere la sua fica. Il gesto la fece trasalire, mai si sarebbe aspettata tanto. Provò a dibattersi, ma tutto era inutile. L’unica cosa da fare era tenere le gambe il più strette possibile. “Vedrai che tra un po’ te le faccio aprire queste gambe e non ci sarà neanche bisogno di fare forza”. La mano di Carla era comunque riuscita ad arrivare alla fica di Anna, iniziando a stimolarla e a carezzarle il clitoride. Anna era in preda al panico, non riusciva a ragionare e non sapeva come riuscire a uscire da quella situazione umiliante. Inoltre le manovre di Carla in qualche modo stavano iniziando a fare effetto.
Anna fu stupita del fatto che quelle carezze in qualche modo la stavano facendo eccitare. “Smettila” disse ancora una volta, ma la sua voce non era più così tanto convinta. Rapidamente Carla riuscì a tirare fuori la mano, a infilarla sotto le mutande di Carla e a riconquistare una posizione che le permetteva di arrivare al suo clitoride. Appena ebbe modo di manovrare le mani con una certa libertà, Carla prese il clitoride di Anna tra le unghie e lo pizzicò forte. Anna ebbe un sussulto e cacciò un fortissimo urlo, che si tramutò in forte mugolio quando Carla mantenne a lungo la presa. “Se non apri queste cosce te lo stacco il clitoride” le intimò Carla. “No ti prego, non farmi male, va bene le apro...” supplicò Anna in preda al dolore, ma anche a un’eccitazione che ormai cresceva evidente in lei. “Adesso faccio vedere a tutti quanto sei puttana” minacciò Carla “girati a pancia sopra, levati le mutande e tieni le gambe aperte, sennò peggio per te”.
Appena Anna fu girata e completamente nuda, Carla affondò la testa tra le sue cosce. Di nuovo la signora cacciò un urlo, questa volta per la sorpresa del gesto inaspettato. La lingua di Carla si impossessò del clitoride di Anna e cominciò a frullargli intorno velocemente. “Smettila, cosa fai, no... non voglio... smettila” ma quelli di Anna era più che altro sospiri e la situazione le stava sfuggendo di mano. La lingua di Carla le stava dando sensazioni inaspettate, ma lo sconvolgente era che la cosa avveniva lì davanti a tutti. Anna moriva dalla vergogna e si iniziava a rendere conto che forse quella stronza di Carla aveva ragione.
A lei tutto questo stava iniziando a piacere molto e avrebbe subito l’umiliazione di cedere sessualmente agli assalti della sua rivale. Figurarsi, per anni ogni volta che avrebbe incontrato quegli amici, la prima cosa che sarebbe venuto loro alla mente sarebbe stata questa serata e come Anna aveva fatto la figura da troia. Quindi dentro di sé Anna decise che doveva resistere con tutte le sue forze per non dare soddisfazione a Carla e a tutti i presenti. Ma la lingua che le roteava nella fica era uno strumento di piacere incredibile. Anna ormai era tutta bagnata e cominciava a mugolare di piacere senza riuscire a trattenersi.
Improvvisamente Carla si staccò da lei, le tenne le gambe aperte al massimo e le intrufolò le dita dentro la fica, estraendole tutte bagnate dei suoi umori. “Guardate questa troia come si sta eccitando. – disse mostrando in giro le dira gocciolanti – Sei ancora più puttana di quello che immaginassi. Ti piace vero? Hai la fica che è un lago. Ma come, fai tanto la signora per bene, ti permetti di dare continuamente giudizi morali su tutto e su tutti e poi al primo assalto cedi così in breve tempo? Neanche la troia più troia si sarebbe eccitata così come stai facendo tu”. Queste parole colpirono Anna come una serie di schiaffi sul viso. Si trovò a provare una vergogna immensa e ad arrossire, ma il suo corpo continuava tuttavia a essere eccitato. “Non sarai mica una a cui piace essere sottomessa? – aggiunse Carla – Ora lo vediamo subito”. Tenendola sempre ferma a gambe aperte Carla iniziò a schiaffeggiare la fica esposta di Anna. Non fortissimo, ma l’abbondante presenza degli umori faceva rimbombare nella stanza ogni volta un sonoro schiocco.
Il trattamento stava facendo impazzire Anna. Da una parte provava un certo livello di dolore, ma dall’altra quella sollecitazione violenta sulla fica la stava eccitando ancora di più. E ancora di più montava la sua vergogna e la sua umiliazione. Il piacere però continuava a crescere dentro Anna, che non riusciva a stare ferma con il bacino e ormai teneva lei da sola le gambe aperte al massimo, senza più bisogno che Carla usasse la sua forza. “No, ti prego... basta...” provò a dire Anna, ma la sua voce era rotta e inframmezzata da mugolii e grugniti e poi la sua fica bagnatissima era lì a dimostrare che quello che diceva non era assolutamente vero.
Carla improvvisamente smise di schiaffeggiarla e iniziò invece a carezzarla in modo molto lascivo, con il chiaro intento di provocarle in breve un orgasmo. “Ora questa troia la facciamo godere qui davanti a tutti, in modo che ognuno sappia anche in futuro con chi ha a che fare”. Ancora parole che ferivano Anna nel profondo, ma ancora una volta l’eccitazione sessuale era superiore a tutto. Anna esplose in un orgasmo travolgente, urlando tutto il suo piacere e agitandosi come un’indemoniata. Carla allora ancora le pizzicò il clitoride, non fermando l’orgasmo, ma cambiandone la sensazione. Anna continuava a godere, ma in modo diverso, per quello che sembrava un orgasmo interminabile. Ora, inequivocabilmente, era proprio la violenta sollecitazione e il dolore stesso a darle piacere. Anna non poteva più mentire, neanche a sé stessa. L’essere sottomessa, trattata come una puttana e stimolata in modo così violento aveva scoperto che la mandava in estasi.
“Alzati troia, non credere che con te ho finito” disse Carla. E poi rivolta ai presenti: “andatemi a prendere quell’aspirapolvere che è appeso in cucina, quello piccolo portatile a batteria. Tu intanto troia vieni a sederti qui in poltrona e allarga di nuovo per bene le gambe che ora facciamo un altro gioco”. Anna ubbidì come un automa, ormai soggiogata dal potere che Carla stava cominciando ad avere su di lei. Si mise seduta in poltrona, tirò su i piedi e allargò al massimo le gambe. Intanto il piccolo aspirapolvere era arrivato. “Ora vediamo se questo gioco ti piace. Io credo di si, secondo me ti sentiremo ben presto urlare di piacere”.
Carla accese l’aspirapolvere e iniziò ad avvicinarlo alle tette di Anna. Quando il capezzolo fu vicino all’imboccatura dell’ugello aspirante, Carla glielo poggiò sopra. Il capezzolo venne violentemente risucchiato all’interno. Anna ebbe come la sensazione iniziale che l’apparecchio glielo volesse strappare e cacciò un urlo. Ma ben presto la situazione cambiò quando Carla cominciò ad accendere e spegnere l’aspirapolvere in rapida sequenza. Ora Anna sentiva il capezzolo risucchiato e rilasciato, quasi fosse quello di una mucca alla mungitrice. La sensazione era molto violenta, ma il corpo di Anna ancora una volta reagì sconvolgendole i sensi. Questo trattamento al capezzolo le stava piacendo e molto.
Anna quasi immaginava la scena di vedere lei stessa dal di fuori. Quello che vedeva era una bella signora, sudata e stravolta, messa sulla poltrona in posizione oscena e con tutti intorno che la guardavano, che sghignazzavano e che la deridevano, chiamandola troia e puttana. Per la prima volta Anna in questo flash ebbe modo di rendersi conto anche del contorno e non solo di quello che stata succedendo a lei in modo estraneo dal contesto.
Vide quasi tutti gli uomini con dei grandi rigonfiamenti davanti e quasi tutti avevano lì la mano che massaggiava il loro uccello da sopra i pantaloni. Perfino le donne erano eccitate da questo spettacolo. Probabilmente si erano immedesimate nelle sensazioni provate da Anna e nelle loro fantasie provavano la cosa estremamente eccitante anche loro.
Il lavorio al capezzolo riportò Anna a concentrarsi sul suo corpo. Il capezzolo era rosso e gonfio per le sollecitazioni, ma anche dritto e duro come lei non lo aveva mai visto. Anche l’altro capezzolo era incredibilmente dritto e rigido, segno inequivocabile dello stato di eccitazione di Anna. Carla in un attimo cambiò capezzolo, dando un momento di respiro a quello martoriato dall’aspirapolvere.
Di nuovo le sensazioni furono le stesse, prima l’impressione di sentirselo strappare e poi un lento e continuo risucchio che lo sollecitavano al massimo. Anna ormai non riusciva a stare in silenzio e dalla sua bocca uscivano mugolii e lamenti fortissimi. Questi andavano a tempo con l’azione dell’aspirapolvere e i toni della sua voce salivano di volume ogni volta che Carla tardava un attimo a spegnere l’apparecchio. Anna in realtà ormai protendeva il seno verso il tubo e stava imparando ad accettare questa nuova tortura, tortura che ogni momento di più la stava portando verso livelli di eccitazione altissimi.
La sua fica ormai sgocciolava umori in modo evidentissimo, macchiando tutta la poltrona e dando a tutti il segno inequivocabile della reazione fisica di Anna. Carla, mentre continuava inesorabilmente a succhiarle i capezzoli in quel modo perverso, con l’altra mano riprese a schiaffeggiarle la fica, ad allargarle le labbra per far uscire il clitoride gonfio e dritto anche lui, a pizzicare il clitoride con le sue unghie lunghe e ben curate. Anna si contorceva come una biscia, mugolava e sospirava in modo ormai sconnesso, ma soprattutto aveva trovato la forza di guardare Carla dritta negli occhi quasi a pregarla di portarla ancora una volta all’orgasmo, quasi riconoscente per le sensazioni che le stava dando. Carla se ne accorse e ancora una volta la schernì: “guardate come mi fissa questa troia. Cosa c’è, vuoi godere? Ma non ti vergogni di farlo qui davanti a tutti? Che figura ci fai, non ci pensi?”.
Si, Anna ci pensava, ma ormai non le importava più nulla, voleva solo godere e del giudizio degli atri non gliene fregava niente. Appena l’orgasmo finalmente arrivò, Carla strinse fortissimo il clitoride di Anna, facendola urlare per il piacere e per il dolore contemporaneamente. Anche questa volta l’orgasmo fu interminabile, con fitte e ondate di piacere che si diramavano lungo la spina dorsale di Anna, le arrivavano direttamente al cervello e poi si irradiavano per la fica e per il ventre. Urlava, si dibatteva e godeva come mai nessuno dei presenti aveva mai visto godere una donna.
Carla spense l’aspirapolvere e levò la mano dalla fica di Anna, facendole scemare il piacere e le contrazioni di tutto il corpo. Quasi amorevolmente Carla si sedette accanto a lei e iniziò a carezzarle delicatamente la fica. “Allora troia, hai visto come è piacevole finire nelle mie mani? Adesso hai capito come mai sono riuscita a diventare l’amante di tuo marito? Tu non gli avevi mai fatto neanche un pompino e a letto eri fredda come un ghiacciolo. Ma io so sciogliere anche i ghiaccioli più freddi. E comunque stai tranquilla perché con te non ho ancora finito”. Dopo neanche pochi minuti passati a fare la gentile e quasi a riempire di coccole Anna, comunque tenendo sempre ben elevato il suo livello di eccitazione carezzandole la fica, all’improvviso Carla prese di nuovo l’aspirapolvere, questa volta portandolo alla fica di Anna.
Il gioco di prima riprese, solo che questa volta a subire il risucchio era un clitoride già gonfio e sensibilissimo dai trattamenti subiti fino a quel momento. Anna credette di impazzire perché le sensazioni provate erano veramente ai limiti della sopportazione, sia come livello di dolore, che come livello di stimolazione erotica. Tutto era eccessivo e il suo corpo quasi non riusciva a sopportare questa situazione.
Anna iniziò a dibattersi per cercare di liberarsi, ma Anna chiamò qualcuno dei presenti a tenerla ferma e soprattutto a tenerle le gambe molto aperte. L’aspirapolvere veniva spostato da Carla ora sul clitoride, ora sulle labbra della fica, ma poi anche sullo sfintere di Anna. E proprio quando lo sfintere veniva come risucchiato e rilasciato dall’azione alternata della macchina, accesa e spenta a ripetizione, Anna provava sensazioni nuove, estremamente diverse da tutte quelle provate prima. Se il piacere che partiva dalla fica si diramava per il suo ventre, quello che le partiva dallo sfintere si tramutava in brividi fortissimi lungo la schiena e fino alla nuca.
Anna aveva come l’impressione che le si drizzassero i capelli sulla nuca. Era una sensazione nuova e molto piacevole, quasi di sollievo rispetto a quando l’apparecchio le catturava e martorizzava il clitoride. Almeno l’ano fino a quel momento non aveva subito alcuna attenzione. “Ora facciamo godere questa troia di culo, non pensate che possa essere divertente?” disse Carla, gettando nel panico più profondo Anna. Cosa voleva dire?
Carla posò l’aspirapolvere e le fece sollevare le gambe in aria dai volontari che tenevano Anna ferma. Ora lei si trovava con la schiena poggiata sulla seduta della poltrona, con le gambe oscenamente protese verso l’alto e aperte, ma soprattutto con la fica e l’ano assolutamente esposti. Carla non ci mise molto ad infilare un dito nello sfintere di Anna e a iniziare un lento dentro e fuori. Anna urlò di nuovo, più per un panico psicologico che la prese, che non per un dolore veramente provato. “No, lì no” ripeteva disperatamente. “Ma smettila troia, vedrai che tra un po’ mi chiederai di farti il culo più forte e più velocemente e che godrai come una cagna in calore quale sei” la schernì Carla.
E in effetti le sensazioni di quel dito che esplorava le sue viscere iniziavano ad essere molto piacevoli, del tutto assimilabili a quelle che le aveva dato prima l’aspirapolvere. Appena Anna iniziò ad ansimare, Carla aggiunse un altro dito a quella che già la stava lavorando. Questo senso di dilatazione dell’ano fu leggermente doloroso, ma ormai Anna era di nuovo sprofondata in un vortice di lussuria e depravazione e, anzi, il fatto di venir usata e abusata, con Carla che le infilava le dita nel culo, la stava di nuovo eccitando al massimo. In breve Carla, prima una e poi l’altra, le aveva infilato dentro tutte e quattro le dita della mano e con queste spingeva più forte che poteva.
“Così mi spacchi – mugolò Anna – ma non fermarti, continua. Si... spaccami il culo, fammi male, ma soprattutto fammi godere di nuovo, ti prego”. Ormai ogni barriera psicologica era superata e vinta e Anna si stava lasciando andare forse per la prima volta nella sua vita. Carla, mentre con le quattro dita stantuffava violentemente l’ano di Anna, con il pollice iniziò a spingere sul suo clitoride. Fu questione di un attimo e Anna esplose in un ulteriore fortissimo orgasmo, urlando con quanto fiato aveva in gola tutto il suo piacere. Quando Carla le levo le dita da dentro, Anna riuscì a vedere perfettamente il suo ano che ancora pulsava dalle contrazioni dell’orgasmo e quasi non le sembrò possibile che stava guardando sé stessa.
Dopo un attimo di pace, Anna si trovo Carla quasi nuda che le si stava sedendo praticamente sopra. “Ora mi leccherai ben bene la fica, cara la mia troietta. Non vuoi far divertire anche me dopo tutto quello che ho fatto per te?” disse ridendo e scatenando una serie di sghignazzi per tutta la stanza. Così Anna in un attimo si trovò la fica di Carla davanti alla bocca, che quasi le premeva il viso. Anna però non aveva alcuna intenzione di leccare la fica di Carla e lo disse: “puoi anche scordartelo che ti lecco la fica... figuriamoci”. Non aveva neanche finito di parlare che Carla si sedette con tutto il suo peso praticamente sul viso di Anna, impedendole di respirare. Bastarono pochi secondi di soffocamento per mandare nel panico Anna. “Allora che vuoi fare, se non tiri fuori la lingua mi siederò su di te. L’unico modo che hai per respirare sarà quello di leccarmi. E vedi di farlo bene tirando fuori tutta la lingua e infilandomela bene dentro. E poi abituati, perché mi sa che ora verrò a vivere con voi e tu diventerai la mia schiava”.
Anna, ormai vinta fisicamente e psicologicamente questa volta non provò neanche a tenere il punto e iniziò a leccare la fica di Carla. E, anzi, lo fece talmente bene, che in breve portò Carla ad un fortissimo orgasmo. Ora il suo destino era compiuto e ben presto, in quanto schiava di Carla, sarebbero ricominciate le torture.

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2016-05-01
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