Il guardone

di
genere
voyeur

Dopo una serata tra amici decidiamo di tornare a casa.
Ho avuto le sue mani addosso tutta la sera. I suoi occhi desiderosi del mio piacere mi hanno osservata, scrutata, spogliata, scopata. Il suo respiro, ogni volta che si avvicinava, mi ha eccitata. Il suo profumo, che non smetto mai di sentire, anche quando siamo lontani, mi ha seguita ovunque…e quindi non vedevo l’ora di essere sola con lui.
Durante il viaggio, mentre io guidavo, sentivo le sue mani scorrere sulle mie cosce mentre mi parlava della serata, dei nostri amici, del suo lavoro.
“Sei più eccitante del solito stasera…”, mi guarda negli occhi e poi affonda la sua lingua nel mio collo, con un movimento repentino che mi fa subito eccitare. Rallento per potermi gustare quel momento, e quella lingua che scivola sul mio collo, dietro al mio orecchio, mentre con una mano mi accarezza i capelli e li sposta dolcemente. Sono così eccitata da non poter pensare di arrivare a casa.
“Fermati tesoro, tanto è notte, non ci vedrà nessuno.”
Decidiamo di fermarci su un grande parcheggio di un autogrill, poco illuminato e all’apparenza poco frequentato. Parcheggio la macchina in un angolo riservato, spengo le luci, mi sciolgo la cinta e mi ritrovo le sue mani addosso, la sua lingua nella mia bocca. Sa quanto non mi piaccia andare di fretta, ed è per questo che amo il suo modo di toccarmi e desiderarmi.
Faccio scivolare le mie mani sul suo petto, apro la sua camicia.
“Ti ho visto come mi guardavi questa sera…”
“Ti ho mangiata con gli occhi ma ora…” e infila le mani sotto la mia maglia. Gioca con i miei seni e poi mi stringe forte i capezzoli, facendomi provare dolore e piacere allo stesso tempo. Sa che mi piace, mi guarda mentre chiudo gli occhi, mugolo.
Con la mia mano sciolgo i suoi jeans, la sua eccitazione è già al massimo. Lo tiro fuori ed inizio ad accarezzarlo, mentre lui mi stringe, e io sento il suo respiro sul mio collo diventare più affannoso. Continuo a toccarlo, a sfiorare la cappella che diventa sempre più grande fino a quando non veniamo interrotti da una macchina che si ferma e che, prontamente, spegne le luci.
Io mi blocco, non sono abituata ad avere spettatori. Claudio mi bacia e mi sfila la maglia. Non so se sia accorto o meno della presenza della macchina, e continua a baciarmi. Lo fermo.
“Non siamo soli, te ne sei accorto?”
“Si, ma ti importa? Non riesce a vedere quasi niente. E poi non ti eccita essere osservata?”
“Mi eccita ma mi spaventa questa situazione…”
“Ci sono io, siamo chiusi in macchina e sai che non farei niente che tu non voglia. Se vuoi andare via, andiamo. Metti in moto.”
Gli accarezzo le labbra con le dita, lo osservo: le sue labbra carnose mi regalano orgasmi che nessuno prima di lui è stato capace di farmi provare. Le desidero su di me in quel momento. Claudio abbassa il suo sedile, mi spinge ad andare su di lui. Mi appoggio e sento il suo cazzo duro strusciare sul mio perizoma umido. Mi tira la gonna su, mi stringe il sedere, mi da una sculacciata mentre immerge la sua bocca tra i miei seni. Mi muovo su e giù, sentendo il suo cazzo diventare sempre più grosso. Infila veloce una mano tra di noi, la passa tra le labbra umide della mia fica e la tira via, portandosela alla bocca. Infilo la mia lingua dentro la sua bocca e in quel momento, mentre sono giù, la macchina accende le luci per vedere meglio. Claudio mi prende, entra dentro di me spostandomi le mutandine. Il suo cazzo venoso, senza preservativo, scivola a fatica dentro di me, che già al primo colpo sono diventata un fiume in piena. Mi nasconde la faccia sul suo collo, mentre ferma, mi scopa, muovendosi su e giù con velocità. Lo sento gemere. Mugolo di piacere, le sue spinte, il suo odore così vicino, il contatto con il suo corpo mi portano all’orgasmo. Inarco la schiena, scoprendo il mio volto a colui che sta guardando. Claudio mi ristringe a sé, sento il mio seno scoperto sbattere contro il suo petto. Ora sono io a muovermi, mentre lui mi allarga il sedere, facendomi sentire ancora di più il cazzo dentro di me.
Esce, mi porta le gambe in avanti e sono seduta su di lui a gambe aperte, il perizoma in mezza alle mie labbra e con la schiena appoggiata al cruscotto della macchina. Lui è semidisteso davanti a me, con il suo cazzo in mano. La mia fica, ancora eccitata dell’orgasmo precedente, gocciola su di lui. Mi sbatte il cazzo sul clitoride, ogni colpo è puro piacere. Gemo guardandolo negli occhi. Inizia a masturbarmi con le dita, sa come farmi venire. Mi guarda godere fino a farmi esplodere di nuovo, lo bagno. Mi infila due dita dentro prendendosi tutto il succo del mio piacere. Mi inumidisce i capezzoli, me li strizza tanta forte da provocarmi un nuovo orgasmo.
Mi giro verso la macchina, avida solo del mio piacere, me ne ero dimenticata. Vedo il tizio, che, appoggiato alla macchina, si stava masturbando.
Claudio si accorge della mia distrazione, mi riprende subito, mi ristringe e mi penetra immediatamente. Il suo cazzo scivola veloce dentro di me, sento le gambe cedere ad un nuovo orgasmo.
Voglio il suo sapore sulle mie labbra. Mi fermo e mi siedo al mio posto. A carponi, per quanto mi è possibile, con il sedere rivolto verso lo spettatore, inizio a leccarlo, partendo dal collo. Claudio è disteso, rilassato. È bello, il suo corpo tonico,le sue cosce grosse, i suoi peli mi suscitano eccitazione, passione, desiderio. Lo bacio come fosse la cosa più preziosa del mondo. Il suo cazzo struscia su di me mentre piano piano arrivo a lui. Duro, eccitato come marmo, me lo passo tra le labbra. Lo prendo in bocca per poi aprirla e leccarlo tutto fino a farlo uscire. E cosi di nuovo. Poi mi fermo sulla sua cappella. Claudio geme forte di piacere, inizia a tremare. Mi ferma la testa, mi sposta i capelli, mi guarda, mi riempe la bocca. Il suo cazzo si muove impazzito nella mia bocca, spruzza piacere. Ingoio il suo sapore, lo pulisco con la lingua. Claudio mi tira su, mi bacia con passione.
“Andiamo? Ho voglia di stare sola con te…” gli dico.
“Andiamo tesoro.” Mi giro verso la macchina, il tizio è rientrato e osserva ancora con desiderio di scoprire le nostre intenzioni. Mi rimetto la maglia, mi sistemo la gonna. Claudio si ricompone.
“Guido io?” mi dice.
“Si, guida tu tesoro” rispondo.
“Scendo io, passa dentro tu.”
Claudio scende dalla macchina mentre io cambio sedile in modo non troppo comodo.
Il tizio riparte e anche Claudio. Mentre ci riimettiamo sull’autostrada, noi dietro e lui davanti, ci saluta.
scritto il
2016-06-02
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