Desideri nascosti

di
genere
etero

Avevamo fatto l'amore ma non era stato come le altre volte.
La mia notte stava trascinandosi irrequietamente, miriadi di pensieri si univano al fruscìo del vento e al rumore della pioggia che batteva sui vetri e la luce dei lampi rischiarava la stanza permettendomi di guardarla mentre dormiva serena accanto a me.
Avevamo fatto l'amore ma non era stato come le altre volte.
Il suo corpo era sul mio, ma la sua mente era altrove, aveva fatto l'amore con estrema passionalità ma non era lei, il suo corpo rispondeva alle mie carezze, ma era come se fosse qualcun altro a toccarla.
Mi disse d'un tratto: - Ho voglia di far del sesso con un altro uomo mentre tu mi guardi! - e io, pensando che lo aveva detto per aumentare l'eccitazione del momento, le risposi sorridendo che si poteva fare...
Alla fine lei mi baciò, mi disse grazie e si addormentò serena.
Ma... quel grazie mi fece capire che voleva fare sul serio del sesso con un altro e la mia risposta l'aveva presa seriamente.
Mi rigiravo nel letto cercando di capire cosa l'aveva spinta a chiedermi quello e cosa non funzionava nel nostro rapporto che fino ad un attimo prima mi sembrava perfetto. Perché noi uomini siamo strani, cerchiamo soluzioni complicate a problemi semplici inventandoci situazioni paradossali quando queste, invece, sono di una regolarità estrema.
Arrivò l'alba, liberatoria, e mi alzai a preparare la colazione, lei arrivò poco dopo, mi strinse da dietro con estrema dolcezza, mi baciò sul collo e mi disse ti amo.
Io ero confuso, non sapevo se continuare il discorso o lasciarlo cadere pavidamente nel nulla. Non ero pronto.
Non solo non ero pronto, ma mi dava fastidio il fatto che più ci pensavo, più la cosa mi prendeva, mi eccitava, e questo mi faceva incazzare.
Avevamo fatto l'amore ma non era stato come le altre volte.
- Sai" mi disse lei "c'è un collega nuovo che mi fa un filo estremo, dici che potrebbe andare bene lui? - Per cosa? - risposi io cercando di dare l'impressione di non ricordare cosa mi aveva chiesto appena poche ore prima.
Lei sorrise e continuò nel discorso come se io non le avessi fatto la domanda, mi raccontò che il collega, sulla quarantina, era affascinate, che faceva di tutto per parlare con lei e sfiorarla e che poteva essere il tipo ideale, solo sesso e niente coinvolgimento.
Concluse il discorso dicendomi che avrebbe sondato il terreno per vedere come organizzare la cosa.
Ero arrabbiato. Ero deluso con me stesso perché non ero riuscito ad imporre un mio pensiero e la cosa che mi faceva più arrabbiare era che dentro di me ero contento ed eccitato che la cosa prendesse piede e, soprattutto, che fosse lei ad organizzare tutto.
La giornata trascorse con una lentezza esasperante, lei al suo lavoro io al mio... pensavo spesso alle schermaglie, che in quel momento, a distanza da me e senza che io potessi far nulla, stavano accadendo, e avevo una ridda di sensazioni, tutte contrastanti, che mi avvolgevano mente e corpo.
Mi prese un'ansia assurda, avevo voglia di correre da lei per guardarla di nascosto e mentre lo pensavo mi rivolsi la domanda: ma non è quello che vuole lei e che a te piace da morire, ma non vuoi ammetterlo? Evitai di darmi la risposta.
La sera ci ritrovammo a casa e lei mi disse che aveva organizzato un invito a cena dicendo a Marco (il suo collega) che io sarei stato fuori per lavoro e che sarei rientrato l'indomani. Mi mise davanti al fatto compiuto.
- E io che dovrei fare? - chiesi un po' smarrito.
- Tu resterai nel tuo studio in silenzio e dalla porta ci osserverai mentre staremo sul divano, senza far nulla, dovrai solo osservarci e non intervenire mai. –
La cosa non mi piaceva affatto, avevo un misto di rabbia ed eccitazione che piano piano esplosero nella frase: - Va bene, se è questo che vuoi lo farò, ma sai che non sarà mai più lo stesso tra noi! –
Lei mi guardò stupita e completamente spiazzata da quello che avevo detto.
Venne verso di me, mi strinse forte a sé e mi disse di non preoccuparmi, che avrebbe rinunciato alla cena con una scusa e che non mi avrebbe più chiesto nulla del genere.
Balbettai un grazie confuso...
Non ero pronto!
La notte facemmo all'amore, ma la sensazione fu che sul letto c'erano solo i nostri corpi e null'altro, le nostre menti erano altrove.
Durante la notte pensai a come sarebbe stato guardarla mentre un altro la possedeva, a cosa avrei fatto durante o dopo, a cosa sarebbe accaduto l'indomani e a come riprendere il discorso senza ammettere un cedimento da parte mia.
Mi addormentai con questi pensieri.
Avevamo fatto l'amore ma non era stato come le altre volte.
I giorni passarono senza che nessuno dei due accennasse all'argomento, ma sapevamo entrambi che era lì, pressante e presente, anzi c'era una sensazione di malcelato piacere in noi, era come se lei facesse sesso col tizio e io la guardassi compiaciuto e questo avveniva in tutte le cose ordinarie che possono accadere in un'ordinaria giornata. C'erano battute, ammiccamenti, doppi sensi, come se giocassimo a prenderci in giro su qualcosa di indefinito ma che, invece, era ben presente tra noi.
Un giorno decisi di andare a trovarla nel suo ufficio e staccai un paio d'ore prima.
Mentre guidavo avevo una sensazione incredibile addosso, ero eccitato, avevo il cazzo duro da morire e con il pensiero a lei che era in ufficio con questo collega.
Arrivai e parcheggiai l'auto nell'ampio piazzale, salutai il portiere e salii su al quarto piano.
Entrai in ufficio come un ladro, silenzioso, trattenendo il respiro, e dall'anticamera attraverso la porta socchiusa, notai che lei era in piedi davanti all'ampia finestra e mentre osservava il panorama discuteva con qualcuno.
Mi fermai ad ascoltare, cercando di non farmi notare, mi misi in un angolo che impediva di scoprire la mia presenza.
Intuii che discuteva con il suo collega, lui si muoveva nella stanza trasportando pratiche da un tavolo all'altro, mentre lei era sempre ferma davanti alla finestra.
Ad un tratto lei prese la sua poltrona, la mise davanti alla finestra e si sedette in maniera tale che dava lo sguardo alla porta... era come se mi stesse guardando, ma sapevo che non poteva né avermi visto né sentito.
Sentivo un bisbiglio indefinito, non riuscivo ad afferrare le frasi né il senso, finchè non vidi lei che faceva risalire la gonna sulle gambe mettendole a nudo fin sopra le auto reggenti, cominciò ad accarezzarsi languidamente e vidi arrivare lui che si inginocchiò davanti a lei per leccarla.
Mi pulsavano le tempie, una sensazione di calore incredibile mi colse, mi ritrovai eccitato come non mai a guardare la mia donna che si faceva leccare da un altro... Vidi le sue gambe poggiarsi sulle spalle di lui e la testa di lei reclinarsi per assaporare meglio la sua lingua, sentivo l'ansimare di lei.
Lui si alzò, abbassò i pantaloni e restò in piedi davanti a lei, intuii che lei gli stava prendendo il cazzo in bocca ma non potevo vederla, notai le mani di lui che l'afferravano per i capelli e la spingevano avanti ed indietro, immaginai come lo stesse spingendo e con quale foga.
Pensavo alla sua bocca piena di un altro, al piacere che provava nel fare quell'atto e alla sua lingua che lo accarezzava dando a lui un piacere immenso.
Mi ritrovai a masturbarmi come un ossesso, ero confuso, irritato, eccitato e con una gran voglia di possederla.
Lei si sedette sulla scrivania, allargò le gambe, aveva il viso stravolto dal piacere, lo prese per i fianchi e si fece possedere in quel modo, ansimando rumorosamente finchè non ci fu un attimo di silenzio, lui si accasciò su di lei, che lo scostò andando in bagno a lavarsi.
Ero venuto anche io, mi ricomposi in fretta e scappai letteralmente dall'ufficio.
Ci ritrovammo a casa, cercai di celare tutto ciò che avevo addosso e le chiesi com'era andata la giornata.
Mi rispose che era stata una giornata noiosa, ma che alla fine si era rivelata produttiva, venne verso di me e mordicchiandomi il lobo dell'orecchio mi sussurrò: - Ti è piaciuto? –
La guardai negli occhi e capii che lei si era accorta della mia presenza e aveva deciso d'impeto, mettendo a rischio il nostro rapporto, sapendo, anche, che era una cosa che volevamo entrambi.
Facemmo l'amore ma non fu come le altre volte...
scritto il
2016-06-24
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