Hansel e Gretel e la strega cattiva
di
mimma_goose
genere
incesti
C'era una volta…
Tutte le storie iniziano così… e anche questa.
C'era una volta una famiglia. Padre, madre e due figli. Hansel, il più grande, e Gretel, di tre anni più giovane. Era una famiglia di boscaioli e non erano mai stati ricchi. Poi un anno capitò una grave carestia. Morirono molte persone e c'era miseria ovunque. Anche questa famiglia aveva parecchi problemi. Il padre, senza più manovali ad aiutarlo, non riusciva a raccogliere legna a sufficienza da vendere e sostenere la moglie e i figli. Allora, d'accordo con la moglie, prese una grave decisione. Quella di abbandonare i suoi figli nella mezzo della foresta.
Così un giorno, poco prima dell'alba, svegliò i suoi figli, legò loro le mani con delle corde, li bendò per evitare che ritrovassero la strada di casa, e si avviò sui sentieri che solo lui conosceva. I figli lo imploravano di liberarli. Camminarono per tutto il giorno e quando scese la sera approntò un veloce bivacco. Tolse loro le bende ma non li slegò. Diede loro del biscotti secchi e carne essiccata da mangiare, poi li legò ciascuno ad un albero diverso, in modo che non scappassero durante la notte. La mattina rimise loro la benda sugli occhi e si incamminarono ancora. Si accamparono ancora per tre notti. Poi la mattina, prima che si svegliassero allentò le corde senza scioglierle e se ne andò in lacrime.
Durante quei quattro giorni di marcia non parlò mai con loro perché aveva il cuore a pezzi per quello che era obbligato a fare.
Quando i ragazzi si svegliarono la mattina, non trovando il padre, lo chiamarono a gran voce.
— Padre! Padre! — urlò Gretel per diverse ore, prima di rendersi conto che erano stati abbandonati.
— Hansel, che facciamo adesso? — chiese al fratello piangendo.
— Resisti ancora un momento, sorellina. Ho quasi sciolto i nodi.
Muovendo e torcendo i polsi, finalmente riuscì a liberarsi. Di corsa si avvicinò alla sorella e la liberò.
— Forza, raccogli quello che ci ha lasciato nostro padre e andiamocene di qua. Raccogli anche le corde e mettile nello zaino, non si sa mai. Potremmo averne bisogno.
Così fecero e si allontanarono dal bivacco. Orientarsi in quel mare verde era impossibile e Hansel non sapeva dove si trovava. Non riconosceva niente di quel posto. Anche gli alberi erano diversi. Erano altissimi, per cui erano molto vecchi. Quindi si trovavano al centro della foresta.
— Io direi di avviarci verso valle. Prima o poi troveremo qualche villaggio. Abbiamo anche bisogno di trovare dell'acqua per bere — suggerì Hansel.
Camminarono per ore, sempre diretti verso valle. Trovarono diversi ruscelli per abbeverarsi e anche qualche pista di cervi. Ma non avevano niente per cacciare, né lenze per pescare.
All'improvviso sentirono l'odore di fumo. Si guardarono intorno e per fortuna non videro nessun incendio.
— Pensi che ci sia una casa qui vicino? — chiese Gretel al fratello.
— È probabile. Magari chi ci vive può darci indicazioni su dove ci troviamo — le rispose Hansel. — Andiamo di là. Mi sembra che il fumo arrivi da quella direzione.
Raggiunsero una radura e si trovarono davanti una bellissima casetta. Si avvicinarono fiduciosi di trovare qualcuno. Più si avvicinavano alla casa più si sentiva un delizioso profumo di buon cibo cucinato.
— Ehi? C'è nessuno? — chiese a gran voce Hansel. — C'è qualcuno?
Si avvicinarono ancora di più, quasi raggiungendo l'ingresso. Chiamò ancora, ma nessuno rispose.
Gretel si fece coraggiosamente avanti e aprì la porta. Dentro c'era una tavola apparecchiata con arrosti vari, stufati, pagnotte grosse come cuscini… e torte. Moltissime torte a strati, decorati con caramelle e cioccolatini.
Entrambi si avventarono su quel banchetto, affamati. Erano cinque giorni che mangiavano solo carne essiccata per cena e nulla altro.
Quando furono sazi, videro un letto e ci si sdraiarono sopra. Il materasso era morbido. Non era riempito di foglie secche come erano abituati. Ma un soffice materasso di piume e trapunte colorate per coprirsi.
Si addormentarono nel giro di poco tempo.
Quando si svegliarono, trovarono una anziana donna che li osservava meditabonda.
— Ma tu guarda! Vado fuori per mezza giornata e mi ritrovo la casa saccheggiata da due vagabondi! Non avevate il permesso di entrare! Né tantomeno di mangiare la mia cena! E come intendete pagare per quello che avete mangiato? Avete dei soldi con voi? — gracchiò con voce stridula.
— Vi chiediamo scusa, signora. Ma nostro padre ci ha abbandonati nella foresta e avevamo fame — rispose Gretel.
— E questo vi da il diritto di entrare in casa mia? — urlò ancora.
Nel frattempo Hansel e Gretel scesero dal morbido letto, inginocchiandosi davanti alla donna chiedendo di perdonarli.
Poi, con un improvviso movimento della mano, la donna tolse quello che sembrava un bastoncino dalla manica e Hansel venne scaraventato sul fondo della casa e chiuso in una gabbia.
Gretel si mise ad urlare spaventata.
Avevano riconosciuto che quella donna era una strega.
— Vi prego, mia signora! Liberi mio fratello! Non abbiamo fatto niente! La ripagheremo per quello che abbiamo mangiato! Lo giuro! Lo liberi, per favore! È mio fratello! — implorò Gretel piangendo.
— No, no, no, ragazzina. Ora non potrete più andarvene da questa casa. Avendo mangiato il cibo preparato da questa casa non potrete più andarvene… Ora siete miei schiavi.
Con un altro gesto della bacchetta, Gretel venne spinta in un'altra gabbia, vicino al fratello.
— Ora starete lì, fintanto che non avrò deciso il vostro destino.
Entrambi piansero per la loro sorte.
La strega, intanto se la prese comoda. Si sedette al tavolo e mangiò con calma buona parte di quello che era rimasto sul tavolo. Quando si sentì sazia, con la bacchetta aprì la gabbia di Gretel e le ordinò di sparecchiare e lavare i piatti e il tavolo.
Gretel obbedì in tutto. La strega intanto si accoccolò sulla sedia a dondolo accanto al camino acceso. Non le tolse mai gli occhi di dosso.
— Portami quel libro — indicandone uno che sporgeva dalla libreria.
Gretel lo prese e lesse il titolo. “Magie e incantesimi per la vita”. Lo porse alla strega con deferenza che si mise a sfogliarlo. La ragazza tornò al suo lavoro.
“No, non va bene” borbottava ogni tanto, oppure “Non è neanche questo”.
— Oh sì! L'ho trovato! “Come velocizzare la vita”. Lo sapevo che c'era! Sì, è proprio questo. Vediamo un po'… un pizzico di polvere di fata, erba del leone, succo di luna piena, sangue di noce, elisir di quarzo rosa e il grembo di una fanciulla. Già. Ho tutto quello che mi serve. Proprio tutto.
Gretel era spaventata e si gettò ai piedi della strega.
— Non mi uccida! Non mi uccida per prendere il mio grembo! Le giuro che la servirò bene! Non avrà motivo di lamentarsi di me. Per favore non mi uccida! — implorò piangendo.
— Cosa? Perché dovrei ucciderti? No, no. Il tuo grembo mi servirà per un'altra cosa.
La ragazza si zittì immediatamente. Non riusciva a capire a cosa potesse servirle il suo grembo, allora. La strega le ordinò di ritornare nella sua gabbia, perché aveva da fare e non poteva preoccuparsi di lei.
Una volta rinchiusa di nuovo, la strega se ne andò. Gretel si voltò a guardare il fratello.
— Tu hai capito cosa vuole da me?
— Un'idea me la sono fatta. Vedi, sorellina, l'aspirazione più grande di una strega è allungarsi la vita. E questo può avvenire solo mangiando dei bambini. Appena nati, per la precisione. Ogni bambino che mangia ringiovanisce di trent'anni e così si allunga la vita. Ma non so cosa c'entri tutto il resto.
— E tu come lo sai? Come sai queste cose?
Hansel non rispose. Aveva capito che la strega voleva far accoppiare la sorella con qualcuno. Per poi mangiare il frutto di quell'accoppiamento.
La strega ritornò a notte fonda e andò a dormire in quel morbido letto.
La mattina, al risveglio, la strega iniziò a salmodiare mentre affettava, spremeva e schiacciava gli ingredienti su un bancone appartato.
All'improvviso la gabbia di Gretel si aprì.
— Prepara e accendi il fuoco nel forno! — le urlò la strega. — La legna la trovi di fuori! Sbrigati! Non ho tempo da perdere, io!
Gretel andò avanti e indietro dalla legnaia per buona parte della mattina, mentre la strega faceva cuocere il suo intruglio. Poi le ordinò di preparare la colazione. Poi le ordinò di spolverare la casa. Poi le ordinò di prepararle la tinozza per il bagno.
Quando tutto fu di suo gradimento, la strega le concesse di mangiare e di darne anche al fratello.
Mentre era distesa nella tinozza a godersi il bagno caldo, la strega osservava i due ragazzi. “Sì, andranno proprio bene” continuava a pensare, felice della sua scelta. Presto avrebbe avuto ciò che voleva.
I due fratelli sedevano vicini, uno accanto all'altra, separati solo dalle sbarre della gabbia dove era rinchiuso il fratello.
Con un gesto della bacchetta, sempre a portata di mano, fece sparire i loro vestiti.
Gretel urlò, Hansel fece un sospiro strozzato. Se lo aspettava già da un po'.
Gretel cercava di coprirsi con le mani, perché non era mai stata nuda in vita sua. Si sentiva brutta perché aveva un seno troppo grosso per la sua giovane età.
Con la bacchetta, la strega obbligò Gretel ad alzarsi, allontanandole le mani dal corpo. La studiò a lungo, osservandola. Con un altro gesto fece sparire i peli dalla sua fichetta. Osservò anche Hansel, già in piedi aggrappato alle sbarre, stimandone le capacità di portare a termine il suo compito. Per osservarne meglio i particolari, fece sparire anche a lui i peli.
— Così siete perfetti. La pozione dovrà cuocere ancora domani, prima che sia pronta. Poi deve raffreddarsi, e poi bisogna solo aspettare la luna piena per completare il rito.
Mancavano ancora tre giorni. Hansel aveva ancora tre giorni prima che fosse costretto ad accoppiarsi con l'ignara sorella.
Quando la strega rilasciò Gretel, essa cercò ancora di coprirsi con le mani.
— Togliti quelle mani di dosso! Lui ti deve vedere!
— Chi? Chi mi deve vedere?
Sciaf. Era appena apparso un frustino dietro la ragazza che le aveva percosso il sedere.
— Silenzio! Non ti ho dato il permesso di parlare!
Sciaf. Un'altra frustata. Gretel sussultò, ma non disse più nulla.
— Ora prendi quel telo e asciugami. Poi svuota la vasca fuori sul prato. E porta ancora legna! Il fuoco si sta spegnendo!
Gretel si diede da fare obbediente. Si vergognava ad andare avanti e indietro senza vestiti addosso, ma aveva più paura che la strega potesse farle ancora del male.
Gretel riempì per bene il forno per la notte e poi la strega la rinchiuse di nuovo in gabbia.
Hansel cercava di non pensare a quello che doveva fare con la sorella. Non aveva mai creduto che dovesse essere lui quello che l'avrebbe fatta diventare donna. Amava sua sorella, ma non in quel modo. D'altronde, però, sua sorella era proprio una bella ragazza, con un bel seno grosso come piaceva a lui. Aveva sognato molte volte di godere con una ragazza con un seno così florido. Forse, se dimenticava che lei era sua sorella, sarebbe anche riuscito nel suo compito. Dopotutto alla strega non interessava la parentela. Voleva solo una cosa da loro. E l'avrebbe obbligato a farlo comunque.
Prima di andare a dormire, la strega iniziò il suo sortilegio e per tutta la notte Hansel sognò di accoppiarsi con la sorella. La strega aveva bisogno che la libidine del ragazzo si infuocasse per la giovane sorella. Quel tipo di energia doveva passare dal maschio alla femmina e infine al frutto dell'accoppiamento. Il frutto doveva essere ricolmo di energia per svilupparsi in modo adeguato. Aveva a disposizione solo tre giorni per preparare il maschio. Doveva renderlo ossessionato dalla giovane per impedire che i freni morali lo fermassero.
Al risveglio, Hansel osservò a lungo la sorella addormentata. Era distesa sul giaciglio, completamente scoperta. Il suo corpo iniziò a reagire alla vicinanza della giovane. L'odore della sorella lo eccitava sempre di più, tanto che il suo membro cominciò a drizzarsi. L'ossessione di possederla si fece largo dentro di lui come una goccia che cade da un secchio bucato.
Cosciente di quello che gli stava accadendo, si spostò dall'altro lato della gabbia, lontano dalla sorella. Ma non servì a niente. Il bruciante desiderio lo infiammava. Poi come era arrivato, il desiderio se ne andò. L'eccitazione passò e il membro ritornò normale. Hansel sospirò. Non sapeva come avrebbe resistito ancora per due giorni.
Gretel si svegliò di soprassalto. Cercò di coprirsi, ma il frustino colpì le sbarre della gabbia, e allora rinunciò. Non sapeva perché doveva restare nuda.
Hansel non le tolse gli occhi di dosso un momento.
— Stai bene? Hai una faccia… — chiese Gretel al fratello.
— Sì, sto bene. Ma la strega ieri sera ha iniziato il suo incantesimo. È solo una conseguenza di quello che ha fatto. Non preoccuparti. Sto bene. E non dare motivo alla strega di picchiarti. Sii obbediente.
— D'accordo. Basta che tu stia bene — annuì Gretel.
La strega si svegliò poco dopo e andò a controllare la pozione che bolliva nel forno. Liberò Gretel, ordinandole di portare altra legna.
Per tutto il giorno Gretel obbedì alla strega, e lei non la picchiò.
Hansel, invece, costretto a restare in gabbia, sentiva crescere dentro di sé la libidine ed il desiderio di possedere la sorella. Ogni tanto il suo membro si drizzava, ma per fortuna accadeva sempre quando la ragazza non lo guardava.
Poco prima dell'ora di cena, la strega tolse la pozione dal forno, dichiarando che era cotta a sufficienza.
Durante la notte Hansel sognò ancora di possedere la sorella. Stava diventando un'ossessione e quel mattino si svegliò con il membro in completa erezione. Gli facevano male anche i testicoli, da tanto se li sentiva ricolmi. La strega non gli permetteva di alleviare le sue sofferenze. Quella sera sarebbe stata luna piena e aveva bisogno che tutte le sue energie passassero al frutto dell'accoppiamento.
Quando la strega si svegliò, obbligò Gretel a bere la pozione. Un bel bicchiere pieno di un succo dal colore disgustoso e dal gusto non meno orribile.
Il membro di Hansel era sempre dritto e ogni volta che la sorella passava accanto alla gabbia, aveva l'istinto di afferrarla per godere di lei. Allora allungava una mano fuori dalle sbarre, ma sembrava che Gretel fosse sempre al di fuori della sua portata.
L'ossessione e la bramosia si erano impossessati completamente di Hansel. Non aveva altri pensieri per la testa, se non di accoppiarsi selvaggiamente con la sorella. Non faceva altro che implorare la strega di liberarlo, scuotendo le sbarre.
Gretel era preoccupata. Quella sera sarebbe stata luna piena e anche se non aveva capito completamente quello che le sarebbe accaduto, aveva comunque capito che Hansel e lei ne erano al centro.
Gretel osservava il fratello rinchiuso dentro la gabbia che si agitava e aveva paura per lui. Aveva paura che la strega potesse fargli del male. E poi… quella strana appendice che sporgeva dal suo corpo, la affascinava. Non aveva mai visto un uomo o un ragazzo nudo. Non aveva idea di cosa mai potesse essere, ma i suoi occhi finivano sempre lì ogni volta che lo guardava. Era dritto, lungo all'incirca come tre palmi della sua mano e largo un po' meno del suo polso.
Durante il giorno la strega obbligò Gretel a bere due volte ancora la pozione. Nel pomeriggio, dopo un abbondante pranzo sia a lei che al fratello, Gretel fu costretta a montare uno strano sedile sotto lo sguardo attento della strega.
Era robusto come un trono, lungo come dalla testa al busto, largo mezzo braccio, con due sostegni distanti un braccio ad una delle estremità.
Quando fu correttamente montato, la strega diede alla ragazza dei lacci di cuoio.
— Questi ti serviranno — esclamò sorridendo.
Hansel, intanto, non aveva smesso un momento di implorare la strega di liberarlo. Ormai era totalmente preda della bramosia e della libidine. Camminava avanti e indietro ossessivamente.
Quando scese la sera, la strega osservò la luna sorgere all'orizzonte.
— È il momento! — urlò di gioia. Con un movimento della bacchetta, la strega obbligò Gretel a sdraiarsi su quel trono e le legò le braccia e il busto al sedile. Le ordinò di alzare le gambe e poggiarle sui sostegni e legò anche quelle. Quando fu immobilizzata e con le gambe spalancate, la strega salmodiò ancora un incantesimo, poggiando la bacchetta sul suo ventre. L'unica parola che capì fu “mater”, perché ne conosceva il significato. Gretel era spaventata.
Corse di nuovo alla finestra, pronunciando un altro incantesimo. Una volta terminato liberò Hansel dalla gabbia.
La strega toccò la fronte del giovane, che si calmò un pochino.
Hansel era sempre ossessionato e si avvicinò lentamente alla sorella, leccandosi le labbra, eccitato.
La strega si mise su un fianco di Gretel, rivolgendosi in tono dolce al ragazzo.
— Hansel, hai visto che bella ragazza ho scelto per te? Ti piace?
Hansel annuì.
— La vuoi?
Hansel annuì ancora.
— La vuoi possedere? La desideri?
Hansel annuì.
— Avvicinati, allora. Senti, senti che pelle morbida che ha… toccala, accarezzala, accarezzala come hai sognato di fare in queste notti.
Gretel non reagiva a causa della pozione che le aveva bevuto. Si sentiva avvampare il ventre mentre la strega parlava al fratello. Non comprendeva quello che stava per accadere, ma sentire il suo ventre infuocato in quel modo, voleva che qualunque cosa dovesse fare il fratello, desiderava che accadesse subito.
Hansel si avvicinò a Gretel e fece scorrere la sua mano sul corpo della sorella.
Le toccò le labbra, sfiorò un capezzolo con un dito, saggiandone la consistenza. Il suo membro si muoveva su e giù, vibrava al ritmo del suo respiro.
Hansel si piegò verso la sorella e, baciandola, prese tra le mani il suo seno.
Gretel ansimava, non sapeva cosa le stava accadendo, ma trovava meraviglioso quello che le stava facendo il fratello. Lei non aveva mai baciato nessuno, prima d'ora.
Hansel si staccò dalla sua bocca e prese a leccarle i capezzoli. Lei iniziò a guardarlo con gli occhi pieni di desiderio.
La strega riprese a parlargli.
— Hai visto che avevo ragione? E guarda qui, — indicandogli le gambe spalancate — qui c'è tutto quello che desideri, non è vero?
Hansel sollevò la testa dal corpo della sorella.
— Sì, la desidero. La voglio possedere. La voglio tutta per me. Voglio la sua intimità… riempire il suo corpo col mio seme. Posso prenderla?
— Tra poco… quando sarà il momento giusto.
Hansel ribassò il volto sul seno della sorella e prese a succhiare il capezzolo appena preso tra le labbra.
Gretel aveva il ventre in fiamme. Si sentiva bruciare come se le mancasse qualcosa. Qualcosa che solo lui poteva riempire quel vuoto. Ansimava sempre più forte e rapidamente, col fiato corto.
Hansel ritornò a baciare le labbra della sorella. Infilò la lingua tra le sue labbra e le accarezzò la lingua con la sua, le lingue si cercarono, si muovevano come impazzite, le mani di lui percorsero il corpo di lei, lo accarezzarono, lo palparono, sui suoi capelli, sul viso…
La strega corse alla finestra. Osservò la luna e giudicò che fosse il momento giusto. Ritornò al fianco della ragazza.
— Hansel… è il momento… puoi prenderla, ora. È tutta tua. Falla godere, falla gridare di desiderio, falla urlare col tuo membro voglioso…
Hansel si staccò dalla bocca di Gretel e si spostò tra le sue gambe. Il bacino della ragazza era posizionato all'altezza giusta.
Si avvicinò alla ragazza, con il membro in mano. Inumidì un dito con la saliva, spalmandone un po' sulla punta, poi toccò la sorella. Infilò il dito dentro di lei, saggiandone la consistenza.
Gretel emise un rauco gemito di apprezzamento.
Hansel tolse il dito da quel piccolo pertugio, avvicinandolo al naso. Lo annusò per un po' e poi se lo mise in bocca.
— È buono? — gli chiese la strega.
Hansel annuì.
— Dai… allora… cosa aspetti… prendila… falla tua… scarica la tua libidine dentro di lei… Hai aspettato per tre giorni questo momento. Prendila… — gli sussurrò la strega.
Hansel prese di nuovo in mano il suo membro e lo avvicinò al buchetto della sorella. Si spinse lentamente dentro di lei. Sentì sulla cappella il calore delle labbra della fica, spinse un poco ancora, tanto da entrare solo con essa. Com'era calda e avvolgente! Una morsa di carne. Aveva una voglia tremenda di lei e volle assaporare ogni centimetro di penetrazione.
Gretel ansimò di desiderio. Lo voleva… voleva che quel suo membro dritto spegnesse le fiamme che le ardevano dentro il ventre.
Hansel si spinse ancora più in profondità. A Gretel sfuggì un grido di dolore e allora si fermò. Poi si spinse dentro ancora un poco e il calore ora si trasmise anche alla sua asta, ad ogni centimetro che entrava sentiva il cazzo stretto da quella morsa che lo faceva godere come mai aveva goduto.
Un rivolo di sangue gocciolò sul pavimento.
Hansel fece scivolare avanti e indietro dolcemente il suo membro finché la fichetta della sorella non si fu adattata alle dimensioni.
Gretel sentì un piacere inaudito, si sentiva colmata come mai prima d’ora. Hansel cominciò a muoversi dentro la sua fichetta, facendo scomparire il suo membro in quel pertugio così morbido e stretto.
L'incantesimo della strega cominciò a passare dal corpo di Hansel a quello della sorella.
Gretel sentì quell'asta dura penetrarla con calma e la fece impazzire. Ogni pezzetto che entrava nel suo ventre era una goduria, mai aveva avuto tanto desiderio di un corpo dentro di sé.
— Oh sì, lo sento tutto dentro! Com’è grosso! Prendimi! Prendimi ora — gli sussurrò.
— Ti voglio Gretel, ti voglio tutta per me! Sei mia ora… — dichiarò Hansel iniziando una penetrazione lenta ma continua. L'incantesimo della strega non lo stava condizionando totalmente. Cominciò a desiderare seriamente la sorella… di possederla per sempre… di essere il suo compagno per la vita.
E senza ascoltarla veramente, Hansel, preda della lussuria e della bramosia, continuò il suo andirivieni, prima lentamente poi aumentando pian piano le penetrazioni.
Gretel era in uno stato di puro piacere; incitava il fratello di possederla con decisione, con il risultato che Hansel procedeva con profonde e veloci penetrazioni. Sentiva stringere i muscoli della fica con contrazioni ritmiche quando lui penetrava tutto in lei.
Stloc, stloc, stloc.
Hansel sbatteva contro il corpo della sorella con un ritmo perfetto, provocando sonori schiocchi ogni volta che le toccava il corpo con il suo bacino.
Stloc, stloc, stloc.
— Oh sì, sei meraviglioso, è un piacere che arriva fino al cervello. Spingi, spingi, ah, sì, così, così.
Hansel rallentò il ritmo ed il movimento lento che gli procurò immenso piacere, il membro gli si scappellava bene dentro sua sorella. Lei lo tenne stretto con i suoi muscoli vaginali.
Umori copiosi uscirono dalla fica, sentì sua sorella contorcersi con forza ma i lacci non le davano la possibilità di muoversi, le baciò le tette, belle dure, le palpò, le succhiò, le strizzò, baciò il suo viso, gli occhi, le labbra, tutto quanto e quando capitava, poi le mani percorsero e strinsero il corpo di lei, lo accarezzano. Era pazzo di lei dalla bramosia.
— Sì! Dai, Dai! Sì! Oh! Oh! Che bello! Che bello! Sto godendo! Non è possibile godere così tanto, sì! Sì!
Gretel sembrava quasi volersi liberare da quell'abbraccio tanto si dimenava sotto di lui. La mente della giovane era sopraffatta dal pressante desiderio di prendere dentro di sé il poderoso pezzo di carne del fratello.
Hansel, dal canto suo, agognava solo penetrare la profondità dell'intimità della sorella.
Ormai Hansel stava dando libero sfogo alle sue voglie, finché non sentì il suo seme salire dai testicoli, pronto per essere schizzato nel corpo della sorella.
— Sto venendo, Gretel! Ecco! Ecco, sì, sto venendo, sto venendo!
Il primo urlo di Gretel arrivò proprio quando Hansel scaricò per la prima volta il suo seme dentro la sorella.
— Ti sento! Ti sento! Quanta! Quanta è così calda! Sto godendo ancora e ancora.
— Sì Gretel, si, è fantastico, meraviglioso, venirti dentro, dentro questa fica che ho tanto desiderato!
Fremiti percorsero il corpo di Hansel. Si fermò un momento, stringendosi a lei mentre le iniettava dentro il suo liquido vizioso. Un lungo brivido di piacere gli percorse tutta la schiena.
Subito dopo si staccò da lei.
Rapida, la strega salmodiò un incantesimo toccando con la bacchetta il ventre della ragazza.
Gretel si sentì bruciare ancora di più.
— Ancora Hansel, ancora! Fallo ancora! — lo implorò Gretel.
Hansel chiese il permesso di slegare la sorella, ma la strega glielo negò.
— Non importa Hansel. Fallo ancora! Ho bisogno di sentirti dentro di me! Bagnami ancora con il tuo succo! Mi brucia dentro! Solo tu puoi spegnere queste fiamme! Ti prego, ancora!
Il membro di Hansel era sempre teso e rigido. Era già pronto a continuare. Senza ulteriori indugi rientrò nella sua fichetta.
Hansel penetrò con la cappella dentro di lei, spinse sino in fondo, sentì la cappella bagnarsi col seme che era già dentro di lei e prese a muoversi deciso dentro e fuori dal corpo della sorella.
Avrebbe voluto essere capace entrare in lei con tutto il suo essere. Le diede colpi violenti da farsi quasi male e lei si abbandonò al ritmo di quei colpi violenti. Il respiro di Hansel divenne affannoso.
— Non uscire Hansel, ti prego! Resta ancora dentro! Fallo ancora un poco, è così bello sentirlo ancora duro dentro di me. Mi piace, continua ancora un poco, non sapevo si potesse godere così, lo voglio sentire ancora un poco.
Hansel si mosse ancora dentro di lei, riversando nuovamente il suo seme dentro la sorella.
— Sì Hansel, sto godendo ancora, è così bello! — disse Gretel.
Hansel tenne stretta a sé Gretel. Le diede ancora piccoli baci e morsi sul collo, la coprì adagiandosi su di lei con il suo corpo. Era così bello sentire la pelle nuda di Gretel sotto le sue mani.
Hansel fece scivolare fuori il suo membro dalla sorella, riprendendo fiato per un po'.
Si sollevò leggermente e guardò Gretel negli occhi. Vi lesse ancora il desiderio di essere posseduta, di voler godere del suo membro. Le sorrise dolcemente e lei rispose baciandolo sulla bocca.
— Non credevo che potessi amarti così tanto, Hansel… Credi che sia tutta colpa dell'incantesimo o che…
Hansel non le diede tempo di terminare la frase, la baciò con ardente passione.
Gretel urlò dal dolore, contorcendosi sotto di lui.
— Spegni le fiamme del mio ventre, ti prego! Mi fa male! Dammi ancora il tuo seme! Solo così non sento dolore!
Hansel non perse tempo. Qualunque cosa la strega avesse fatto loro, il suo membro era sempre rigido e teso. Rientrò immediatamente nella fica della sorella, cercando di spegnere quelle brucianti fiamme di passione.
Il fatto che la ragazza fosse bloccata in quella posizione, totalmente aperta a lui, permise ad Hansel di scaricare di continuo il suo seme nel corpo della sorella per tutta la notte.
La strega aveva fatto le cose per bene. L'incantesimo sarebbe terminato solo al tramonto della luna piena. Non aveva bisogno di assistere per tutta la notte.
Le menti infiammate dei due giovani non avrebbero pensato ad altro se non di accoppiarsi di continuo. Non c'era pericolo che i due fuggissero nella notte. La casa non l'avrebbe permesso.
La strega si addormentò al dolce suono dei due giovani che si accoppiavano. Un dolce sussurro carico di lussuria e bramosia.
Quando la luna tramontò, la bramosia si placò.
Hansel si adagiò sopra il corpo della sorella ed entrambi si addormentarono.
La strega si svegliò poco dopo e spinse il sedile con i due giovani ancora uniti in una delle gabbie. Con la bacchetta slegò i lacci che tenevano ferma Gretel e chiuse la gabbia.
Ora doveva solo aspettare per avere il frutto di quell'accoppiamento. E la pozione che aveva preparato e fatto bere a Gretel avrebbe facilitato le cose.
La strega si accomodò sulla sedia a dondolo e, osservando i ragazzi dormire, si appisolò.
Hansel si svegliò per primo, circa a metà mattina. Prese in braccio la sorella e la adagiò sul suo giaciglio. Le scostò i capelli dal volto, baciandole la fronte.
— Scusa per quello che sono stato costretto a fare, sorellina. Non avrei mai voluto che accadesse — le sussurrò mentre le accarezzava il volto ed i capelli.
Gretel si girò su un fianco, verso di lui, afferrò la sua mano e, tenendosela stretta se la mise tra la sua guancia ed il cuscino. Hansel si sdraiò al suo fianco e la abbracciò teneramente. Si addormentò di nuovo tenendo la sorella tra le sue braccia.
Si svegliarono entrambi poco prima di mezzogiorno.
— Oh… che mal di stomaco… — si lagnò Gretel per prima cosa.
Si mise a sedere sul pagliericcio. Le girava forte la testa e non osava alzarsi in piedi. Sentiva la casa che ondeggiava come una barchetta sul lago. E poi vomitò. Non aveva niente nello stomaco, ma vomitava ugualmente.
La strega la guardava felice.
Hansel era preoccupato per la sorella.
— Mia signora! Che cosa ha? Sta bene? È normale? — domandò preoccupato alla strega.
— Oh non è nulla… è solo il frutto dell'accoppiamento che sta arrivando… — dichiarò al settimo cielo per la felicità.
E allora Hansel capì che la sorella era incinta, che durante la notte la aveva ingravidata. Ora la strega avrebbe avuto ciò che più desiderava.
Se non altro sarebbe passato del tempo prima che la strega potesse anche solamente pensare di liberarsi di loro.
— Tra pochi giorni mangerò il vostro bambino… e allora diventerò ancora giovane…
“Come tra pochi giorni!?” pensò immediatamente Hansel.
Hansel guardò la strega preoccupato.
— Oh! Ma non hai ancora capito, vero? La pozione che le ho fatto bere, accelererà la maturazione del vostro frutto. Non ci vorranno nove mesi… ma solo pochi giorni! E così per la prossima luna piena avrò un altro frutto da mangiare… Che ne pensi ora?
Hansel guardò la sorella che aveva smesso di vomitare. Le guardò il ventre, ma ancora non vide nulla di particolare.
— Cosa ha detto Hansel? Non ho capito bene. Quale frutto?
Hansel prese tutto il coraggio che aveva per dirle la verità.
— Vedi… stanotte… quando noi abbiamo… quando noi ci siamo accoppiati, lei — indicando la strega — voleva solo una cosa da noi. Voleva che io ti ingravidassi per poi mangiare il bambino appena nato. Ma quella pozione che ti ha fatto bere e gli incantesimi pronunciati… beh… ha reso le cose più veloci. Vedi, stanotte io ti ho messo incinta e tra pochi giorni partorirai. E la stessa cosa accadrà alla prossima luna piena. Sai, tesoro, credo che la strega voglia tenerci in vita per mangiare i nostri bambini… Così che lei possa vivere per molti anni ancora.
Gretel si accasciò sconfortata sul pagliericcio.
— Perché? Perché ci fai questo, mia signora?
La strega la ignorò, deliziata solo dal bambino che stava per arrivare. Poi aprì la gabbia ed ordinò ad Hansel di spingere fuori il sedile e smontarlo.
Hansel obbedì.
— Adesso mi servirai tu, mentre tua sorella si occuperà solo di far crescere il bambino dentro di sé. Prepara il pranzo, ora.
Hansel chiese il permesso di portare un secchio per pulire dove Gretel aveva vomitato. La strega acconsentì. Dopo aver pulito, diede un rapido bacio sulle labbra alla sorella e le lasciò il secchio, nel caso dovesse vomitare di nuovo.
Hansel accudì la strega esattamente come aveva fatto prima Gretel.
La ragazza stava quasi sempre sdraiata sul pagliericcio e di tanto in tanto, vomitava nel secchio.
Verso sera, dopo che la strega aveva cenato, lei li rinchiuse insieme nella gabbia e uscì. Loro erano ancora entrambi nudi perché la strega aveva negato loro i vestiti dicendo che non ne avrebbero mai più avuto bisogno.
— Mi fa male la pancia, Hansel — si lamentò Gretel. — Qui. Proprio qui dove è duro. Non è mai stata così dura la mia pancia — indicando il basso ventre, proprio sopra la sua fichetta.
Hansel si sedette sul bordo del pagliericcio e la toccò delicatamente dove lei aveva indicato. Sotto la sua mano, effettivamente sentiva duro, ma il resto del ventre era morbido. Lasciò la mano sul ventre della sorella con fare protettivo.
— Credo che sia il bambino, tesoro. È lì che sta crescendo il nostro bambino. Vedi? Il resto del ventre è morbido. È proprio lì che ho messo il mio seme. Non ti ricordi? Era lì che sentivi bruciarti, ieri notte.
Gretel annuì. Si ricordava tutto della notte scorsa… Gretel arrossì al ricordo di quello che avevano fatto per tutta la notte. Mise una mano sopra la mano del fratello.
— Ti è piaciuto? Ti è piaciuto quello che abbiamo fatto? — chiese all'improvviso Gretel al fratello.
— Sì, ma… non mi sembrava poi tanto reale. Sarà stato per l'incantesimo della strega, ma sentivo solo il bisogno di scaricare il mio seme dentro di te. Le sensazioni che provavo erano più accentuate, più vivide e nello stesso tempo avevo la testa frastornata. Però mi è piaciuto molto — mettendole l'altra mano sulla guancia ed accarezzandole la gota col pollice.
— Anche a me è piaciuto. All'inizio avevo paura, ma quando sei entrato dentro di me avevo solo voglia che tu non smettessi mai. Mi sentivo felice come non era mai capitato prima. Anche adesso, però, sono felice. Anche ora desidero che tu entri in me e mi dia ancora il tuo seme.
Le parole pronunciate dalla sorella fecero reagire il membro di Hansel. Sapeva benissimo che Gretel non era più sotto l'incantesimo della strega, perché la luna piena era passata.
— Vedi? Anche tu desideri darmi il tuo seme — continuò Gretel.
Gretel si spostò un poco per far posto al fratello e allargò leggermente le gambe, in modo che potesse sdraiarsi in mezzo.
Hansel sentiva il membro che formicolava, mentre aumentava di dimensioni e si allungava spinto dall'istinto dell'accoppiamento.
Hansel si sdraiò sopra la sorella, trovando delicatamente la posizione giusta per non schiacciarla. Il suo membro ormai era diventato incredibilmente duro. Con una mano si aiutò a trovare il piccolo pertugio della fichetta e si spinse dentro dolcemente.
Gretel ansimò per l'eccitazione di sentire nuovamente il fratello dentro di sé.
Hansel prese a muoversi dolcemente dentro e fuori da lei, dalla sua fichetta tormentata. Le baciò le labbra, insinuando la lingua nella sua bocca. Gretel rispose al bacio come aveva imparato a fare la notte precedente. Si stava eccitando sempre di più, godendo del movimento del fratello dentro di lei.
Questa volta non c'era la lussuria. Non c'era la bramosia. Ma il desiderio di possedersi a vicenda non li aveva lasciati.
Hansel prese in mano un seno della giovane, strizzando leggermente quel capezzolo scuro e sporgente. Se lo mise in bocca, leccandolo, succhiandolo. Un po' di liquido passò dal capezzolo nella sua bocca. Aveva un sapore strano, denso. Succhiò più forte e qualche goccia gli arrivò ancora. Fece lo stesso con l'altro capezzolo.
Hansel si mise a sedere, sollevando insieme la sorella. Il suo membro vibrava nella sua fichetta. Mentre la baciava ancora, le accarezzava la schiena, accendendo il suo desiderio di essere ancora posseduta dal fratello.
Poi Hansel la sdraiò di nuovo sotto di sé. Gretel allacciò le gambe alla schiena del fratello, mentre con vigorose spinte lui entrava sempre di più in profondità.
Hansel iniziava a sentire che il suo seme stava risalendo dai testicoli.
— Sto per venire, Gretel. Tra poco vengo… — riuscì a sussurrare tra un bacio e l'altro.
— Sì, ancora, dai. Come ieri. Scaricati dentro di me.
Quando fu sul punto di schizzare il suo seme in lei, si bloccò, aderendo il più possibile al corpo della sorella per placare il suo desiderio. Un momento dopo si aprì un rubinetto ed Hansel venne con un sospiro.
Gretel si strinse più forte possibile al fratello per non perdere neanche un momento di godimento. Anche lei ebbe un orgasmo nell'esatto momento in cui il fratello si liberò in lei.
Poi entrambi giacquero soddisfatti. Hansel baciò la fronte della sorella.
— Grazie tesoro. Avevo paura che tu non mi volessi più bene a causa di quello che ero stato costretto a fare ieri — le disse con respiro pesante.
— Mai — rispose lei.
Si addormentarono subito dopo, abbracciati.
La strega aveva sentito tutto. Era rimasta sulla veranda, in silenzio, per ascoltare le loro confidenze che non avrebbero mai detto in sua presenza.
“Bene, bene, bene” si disse soddisfatta “credo che vivrò a lungo coi loro frutti”.
La mattina dopo Gretel si svegliò vomitando ancora. Il suo ventre era un po' più tondo rispetto al giorno prima ed il seno si stava riempiendo di latte. I capezzoli sporgevano sotto la pressione che si stava accumulando dietro di essi.
La strega fece uscire Hansel dalla gabbia, per provvedere al lavoro. Gli ordinò di cucinare, di pulire, di spolverare. Doveva fare tutti i lavori in casa, mentre la sorella restava rinchiusa.
La strega faceva mangiare abbondantemente Gretel, perché non voleva che il suo bambino ne soffrisse. Doveva essere un bambino in perfetta salute, altrimenti sarebbe stata fatica sprecata.
Ogni sera prima di addormentarsi, Hansel giaceva e godeva con la sorella, e ogni mattina Gretel si svegliava al mattino col ventre sempre più gonfio per il bambino che le cresceva nel grembo.
Hansel contemplava la sorella. La guardava estasiato ogni volta che poteva, accarezzava dolcemente quel ventre teso… fiero di averla ingravidata. Se solo avessero potuto tenere il loro bambino…
Il ventre di Gretel era molto grosso. Erano passati otto giorni dalla luna piena. Ormai era quasi il momento del parto. Hansel era preoccupato che qualcosa potesse andare storto e che la sorella o il bambino potessero morire durante il travaglio.
Quel pomeriggio, mentre la strega era affaccendata al suo bancone, Hansel si avvicinò a lei in ginocchio.
— Mia signora. La prego, mia signora, non faccia morire Gretel durante il parto. La supplico! Non c'è qualche incantesimo che può fare? Che la protegga? La prego mia signora!
Le lacrime gli scorrevano sul viso.
La strega si girò verso di lui. Lo guardò a lungo.
— È nel mio interesse che lei viva. Sarà protetta. Non le accadrà nulla. Voglio ancora il frutto dei vostri accoppiamenti, sai? Ho intenzione di vivere a lungo e mi serviranno quei frutti. Comunque, domani avrà tutto termine. Domani sera partorirà ed il giorno successivo potrò mangiare il frutto. Sto giusto preparando gli ingredienti per l'incantesimo. Ora ritorna nella gabbia. Mi dai solo fastidio.
Hansel la ringraziò e andò accanto alla sorella. La strega chiuse la gabbia.
Gretel era sdraiata sul pagliericcio e si stava accarezzando il ventre. Ogni tanto si vedeva una gobbetta comparire e sparire poco dopo. Gretel prese la mano del fratello e la poggio su un lato della pancia.
— Aspetta un attimo. Tra poco lo sentirai ancora — gli comunicò dolcemente la sorella. — Questa sera è un po' agitato.
Toc. Un piccolo calcio colpì la mano di Hansel, che sorrise compiaciuto a Gretel.
Si chinò su di lei e la baciò.
— Ti amo Gretel. Qualunque cosa accada domani, ti amo e sarò sempre al tuo fianco.
Gretel annuì e calde lacrime bagnarono il cuscino. Erano rassegnati al fatto che la strega avrebbe mangiato il loro bambino.
Hansel si sdraiò accanto alla sorella e si addormentarono entrambi. La strega continuava a salmodiare incantesimi.
Quando si svegliarono la mattina, la strega aveva già preparato il sedile che sarebbe servito a Gretel per partorire.
La strega fece uscire Hansel dalla gabbia e poi lui si dedicò ai suoi soliti lavori.
Gretel era grossissima e ogni tanto si lamentava che le faceva male la pancia. Il loro bambino doveva nascere proprio quel giorno. Nel pomeriggio iniziò il travaglio. La strega sigillò la casa. Serrò tutte le porte e le finestre. Non voleva che nessuno la disturbasse in quel prezioso giorno. Finalmente avrebbe avuto il bambino che desiderava.
Liberò Gretel dalla gabbia ed Hansel accorse da lei per sostenerla. Su indicazioni della strega, la aiutò a camminare per casa, aspettando il momento del parto. Quando Gretel passava davanti alla strega, lei allungava una mano per capire quanto tempo doveva ancora attendere. Gretel sentiva dolore quando arrivavano le contrazioni, ma passava quasi subito.
Dopo quasi un'ora, la strega la fece sdraiare sul sedile, perché era arrivato il momento. Gretel mise le gambe sui sostegni. Il sedile era lo stesso che avevano usato durante l'accoppiamento, nove giorni prima. Questa volta però la strega non la legò.
Mise un secchio sotto di lei. E attese pazientemente.
Dopo che cinque contrazioni arrivarono e passarono, alla sesta, la strega le ordinò di spingere. E Gretel spinse con tutte le sue forze. Alla contrazione successiva le ordinò di spingere nuovamente. E Gretel spinse grugnendo. Hansel si spostò sul fianco della strega per osservare ciò che stava facendo. La contrazione passò e la ragazza riprese fiato. Ancora un'altra contrazione, Gretel spinse forte e Hansel vide una testolina bionda apparire tra le gambe della sorella.
Hansel era emozionato. Suo figlio stava nascendo proprio sotto i suoi occhi. La strega liberò il visetto del bambino e il piccolo le scivolò in mano.
Un sonoro strillo del bambino riempì le loro orecchie. La strega legò in due punti il cordone ombelicale e quando il sangue smise di scorrere in esso lo tagliò, separando il bambino dalla madre. La strega si allontanò con il bambino in braccio per lavarlo, perché era tutto sporco di sangue.
Hansel accorse al fianco di Gretel, che stava piangendo. La sollevò dal sedile e la strinse a sé, cullandola.
La strega lasciò il bambino in una cesta sul tavolo e accorse a controllare Gretel. Tutto procedette correttamente. Non c'erano lesioni e la placenta si era staccata completa, che ora si trovava nel secchio sul pavimento. La strega premette forte all'apice del ventre, proprio sotto il seno della ragazza, e questo cominciò a rimpicciolire a vista d'occhio. Quello che aveva impiegato nove giorni a gonfiarsi sotto la spinta del bambino che cresceva, in pochi attimi ritornò invisibile.
Il bambino strillava ancora nella cesta. La strega ordinò ad Hansel di accompagnare la sorella nella gabbia. Quando furono di nuovo rinchiusi, Gretel prese coraggio per parlare alla strega.
— Vi prego, mia signora. Mi faccia tenere il bambino in braccio, almeno fino a domani. Vi prego, datemi la possibilità di vederlo prima che lo mangiate.
La strega si voltò a guardarli.
— Come vuoi. Tanto gli devi dare da mangiare. Non puoi farlo morire di fame. Mi serve che sia in salute.
Detto questo, tolse il bambino dalla cesta e lo fece passare tra le sbarre. Hansel lo prese immediatamente e lo passò alla sorella. Era proprio un bel maschietto, con una boccuccia a cuore.
— Guai a voi se gli succede qualcosa. La mia rabbia sarà totale. E non immaginate neanche di cosa io sia capace di fare quando sono furiosa.
Prese il secchio con dentro i resti del parto ed uscì.
Gretel avvicinò il bambino al seno e questi si mise a succhiare voracemente. Nessuno di loro aveva mai visto un neonato, però sapevano a grandi linee come occuparsi di un bambino.
Quando smise di succhiare, il bambino si addormentò tra le braccia della madre. Lei lo osservò teneramente dormire ignaro che il giorno dopo sarebbe morto per compiacere una strega.
— Che cosa possiamo fare, Hansel? — domandò disperata.
— Non c'è nulla che possiamo fare. La strega è troppo forte per noi due soli — le rispose rassegnato.
Gretel si sdraiò sul pagliericcio, adagiò il piccolo vicino al suo seno, e pianse.
Hansel si mise seduto sul pavimento per confortare la sorella. Anche lui era distrutto per la sorte che sarebbe accaduta a suo figlio. Gli restavano solo poche ore di vita.
Nessuno dei due riuscì a dormire. Passarono tutta la notte in silenzio ad osservare quel piccolo miracolo.
La strega si svegliò poco prima dell'alba. Per prima cosa bloccò Hansel e Gretel per impedire loro di intervenire con il rito.
Con una pala prese dei tizzoni dal camino e uscì di casa. Arrivò allo spiazzo che aveva preparato in precedenza, disegnato con rune e simboli con i resti della placenta. Depose i tizzoni su una delle rune e tutti si incendiarono, ardendo con una fiamma bassa. Gettò la pala e rientrò in casa. Prese la bacchetta che aveva lasciato sul tavolo e con un gesto obbligò Hansel e Gretel con il figlio in braccio ad uscire dalla gabbia ed andare fuori sulla radura.
Nessuno dei due parlò perché la strega aveva bloccato anche le loro bocche, ma questo non impedì loro di piangere.
La strega li fece fermare a poca distanza dal cerchio disegnato dalle fiamme, si spogliò, prese il bambino dalle braccia di Gretel e con esso si mise al centro esatto del disegno.
— Sapete ragazzi, non è vero che noi streghe mangiamo i bambini. Non vengono affatto cucinati come fossero polli o selvaggina. Noi ne assorbiamo l'essenza. Ma questo non toglie il fatto che i bambini moriranno comunque. Siate lieti, vostro figlio vivrà in me.
Detto questo, la strega recitò l'incantesimo nel momento esatto in cui il sole illuminò la radura. Il bambino prese a brillare come una stella. Poi, pian piano quella luce entrò lentamente nella strega, man mano che lei enunciava l'incantesimo, diventando sempre più luminosa, mentre il bambino si spegneva.
Quando tutto ebbe termine, la strega brillò luminosa per qualche attimo e quando la luce scomparve, Hansel e Gretel si trovarono davanti una donna piacente, solo un più vecchia della loro madre.
La strega si avvicinò ad Hansel e gli consegnò il bambino morto.
— Seppellite i suoi resti sotto quella pianta. Non voglio che i lupi vengano qui attratti dall'odore del cadavere.
Ma la strega non li aveva ancora liberati dal blocco imposto loro, per cui il bambino cadde a terra.
La strega rientrò in casa ridendo sguaiatamente. Li lasciò bloccati ancora per qualche ora, e quando si fu stufata di quello squallido scherzo, li liberò.
Hansel raccolse il bambino e lo consegnò alla sorella, poi prese la pala, si diresse verso la pianta indicata dalla strega e si mise a scavare. Non smise mai un attimo di piangere.
Gretel si sedette sull'erba e prese a cullare il figlio morto, piangendo e canticchiando una ninna nanna. Quando la piccola fossa fu pronta, depose il piccolo sul fondo, recitando una preghiera agli dei. Li pregò di accogliere lo spirito di suo figlio vissuto solo per poche ore. Hansel riempì di terra la fossa e ci mise sopra delle pietre trovate poco distanti.
Hansel fece alzare la sorella e rientrarono in casa. La strega li rinchiuse di nuovo in gabbia perché aveva intenzione di festeggiare e godersi quella giovinezza recuperata con altre streghe che conosceva.
Quando furono soli, Gretel si rimise a piangere per la tristezza. Hansel, invece, era arrabbiato perché si era sentito inerme per non essere riuscito a proteggere suo figlio.
— Giuro che prima o poi gliela faccio pagare, alla strega!
— No! Sei matto! Ti ucciderà anche solo se provi ad alzare un dito su di lei! Non puoi batterla. È troppo forte per noi. Non ci riusciremo mai.
— Beh… se non possiamo batterla con la forza, allora la batteremo con l'astuzia… Abbiamo ancora poco meno di tre settimane prima della prossima luna piena e poi ancora nove giorni per pensare ad un tranello. Più semplice è, meglio sarà. Non lo sospetterà mai. La strega si aspetta grandi piani, ma noi dobbiamo solo trovare qualcosa che funzioni, senza troppe complicazioni.
Quel giorno la strega non tornò. Comunque non avevano sofferto la fame o la sete, perché la casetta provvedeva ai loro bisogni. Quando avevano fame appariva cibo e acqua in un angolo della gabbia. E quando dovevano fare pipì o altro appariva un sedile sopra un secchio, che poi spariva quando avevano finito.
Passarono il tempo facendo progetti e scartandoli subito perché non attuabili, oppure a fare l'amore per ore. Cosa che trovarono assai più deliziosa che mai.
La strega non si fece vedere per giorni. Poi una mattina tornò ubriaca e si mise a letto. Dormì fino alla mattina successiva.
I giorni passavano, ma non trovarono mai un piano che potesse funzionare.
Cinque giorni prima della luna piena, la strega cominciò a preparare la pozione per accelerare la vita. Questa volta voleva prendersela con colma. Aveva tutto il tempo necessario. Affettò, spremette e schiacciò gli ingredienti necessari e li mise a bollire nel forno acceso.
Ordinò a Gretel di mantenere il fuoco acceso nel forno, per cui passò tutto il giorno ad andare avanti e indietro dalla legnaia. La strega intanto si era messa comoda sulla sedia a dondolo ad aspettare. E cominciò a fare progetti per il futuro.
Col nuovo bambino che avrebbe mangiato, sarebbe ringiovanita di altri trent'anni. Allora sarebbe stata una strega bella, giovane, di poco più grande dei due ragazzi. Erano passati anche moltissimi anni dall'ultima volta che aveva generato lei una vita. Le sue figlie, perché tutte le streghe hanno solo figlie femmine anch'esse streghe, ormai erano adulte già da un paio di secoli o tre. E adesso avrebbe potuto avere ancora una figlia, che Hansel collaborasse o meno. Le streghe concepivano le loro figlie con la luna nuova, per cui in poco più di tre settimane avrebbe concluso tutto.
Avrebbe anche potuto liberarsi dei due ragazzi, perché per altri venti o trent'anni non avrebbe avuto bisogno di loro. A meno che, ovviamente, li tenesse per puro piacere di farsi servire, o di godere del membro del ragazzo.
Bah… ci avrebbe pensato più avanti… Ora era solo interessata all'imminente luna piena.
La strega non aveva bisogno di infiammare le menti dei due ragazzi per costringerli ad accoppiarsi. Lo facevano già, anche diverse volte al giorno. Tuttavia aveva bisogno che quella energia particolare, la lussuria e la bramosia, passasse al loro frutto. Non aveva nessuna intenzione di aspettare nove mesi! E non aveva nemmeno bisogno del sedile. Avrebbero potuto accoppiarsi sul pavimento. Dopotutto la strega doveva solo intervenire all'inizio, per dare il via al concepimento. L'altra volta era necessario che la ragazza stesse ferma per evitare che rifiutasse il fratello, ma ora non ne aveva bisogno.
Quando la pozione fu pronta e raffreddata, la versò in un barattolo e lo lasciò sul tavolo.
Un paio di giorni prima del rito, la strega infiammò la mente di Hansel con la lussuria e la bramosia. Però doveva ricordarsi di tenere separati i due giovani. Infatti li rinchiuse in due gabbie separate. Come il mese precedente, Hansel sognò Gretel. La frustrazione di non poter avere la ragazza si accumulò in lui, moltiplicandone il desiderio.
Il giorno della luna piena finalmente arrivò. La strega fece bere a Gretel la pozione, e la sera, quando sorse la luna piena, recitò gli incantesimi e liberò Hansel.
Appena libero, Hansel si avventò sulla sorella. Era già eccitato oltre il sopportabile ed il suo membro era teso già da due giorni. La buttò a terra e, senza troppe cerimonie, prese ad accoppiarsi con lei. Rotolarono avanti e indietro sul pavimento, mentre Hansel si muoveva con furia dentro la sorella.
La strega attese pazientemente che Hansel spruzzasse il suo seme dentro la ragazza e poi intervenne con l'incantesimo per velocizzare il concepimento.
Terminato il suo compito, la strega andò a dormire, non prima di aver rinchiuso in gabbia i due ragazzi. Avrebbero potuto benissimo continuare lì dentro. Come il mese precedente, Hansel e Gretel si accoppiarono furiosamente per tutta la notte e si addormentarono solo quando la luna tramontò.
Quando Gretel si svegliò, vomitò sul pavimento, segno che ormai lei era gravida. Ora avevano solo nove giorni a disposizione per trovare una soluzione per liberarsi della strega, prima che mangiasse ancora il loro bambino.
Ancora una volta non trovarono nulla che potesse risolvere la situazione. Erano sconfortati.
Il nono giorno arrivò e Gretel partorì una bella bambina.
Poi, la mattina del rito, col quale la strega avrebbe mangiato la loro figlia, successe una cosa inaudita. Per la prima volta la strega commise un passo falso. Non li bloccò. Ora era convinta che non sarebbero mai ribellati a lei. E questo eccesso di fiducia le costò la vita.
Quando la strega li liberò dalla gabbia, non si accorse che la bimba era rimasta dentro. Con un cenno d'intesa tra i due fratelli, Hansel afferrò la strega per i capelli, Gretel riaccese il forno buttando velocemente legna sulle braci ardenti, e insieme la scaraventarono dentro, chiudendo lo sportello. Senza la bacchetta, la strega non poteva fare molto, per cui morì tra le fiamme.
Ora che la strega era morta, le sue pozioni persero efficacia.
La bambina lanciò uno strillo acuto di dolore. Gretel accorse a controllarla, ma non trovò nulla che non andasse in lei. Qualunque cosa la strega le aveva fatto durante il concepimento era scomparso. Ora era una normalissima e bellissima bambina, appena nata.
Hansel portò fuori casa tutte le pozioni e le erbe che non conosceva e bruciò tutto. Tenne solo le erbe medicinali, i libri e la bacchetta. Anche se non erano in grado di fare stregonerie, avrebbero potuto essere utili in altro modo. Ci sarebbe stato tempo per imparare.
Anche la casetta, libera dall'influenza della strega, sembrò rifiorire. Era diventata più bella e lucida. Erano scomparse le gabbie ed al loro posto c'era una culla dove già dormiva la loro bambina, con un morbido materasso di piume e la copertina rosa. In un cassetto sotto la culla, Gretel trovò fasce e vestitini.
Il letto usato dalla strega era scomparso anch'esso ed al suo posto c'era un grande e splendido letto a baldacchino con tendaggi di velluto blu. Ai piedi dell'enorme letto apparvero due cassapanche ricolme di abiti. Gretel ne aprì uno e rimase sbalordita. C'erano abiti di seta ricamata di splendida fattura, sottovesti di lino finissimo e scarpette di raso per accompagnare ogni singolo vestito. Quello che non trovò furono i bustini che le donne di solito portano, che stringevano la vita fino ad impedirti di respirare né tantomeno brache o calze. In alcuni sacchetti di velluto trovò collane di diamanti, di smeraldi, di zaffiri, di rubini e di perle, svariati anelli, orecchini uguali alle collane e due tiare di diamanti.
Hansel aprì l'altra cassapanca. Dentro c'erano abiti di morbida pelle adatti per andare nei boschi ma anche delicati pantaloni di stoffa e camicie di lino bianco coi merletti. Neanche lui trovò delle brache. In un angolo trovò anche dei borsellini di cuoio con dentro parecchie centinaia di monete d'oro, d'argento, un prezioso orologio ed un grosso anello.
Mentre erano intenti a contemplare quello che la casa stava regalando loro, all'improvviso sentirono un fracasso provenire da fuori. Accorsero alla porta e videro che c'erano quattro cavalli che stavano fermi ad osservare sul limitare della radura. Hansel scese i gradini, avviandosi verso di loro. I cavalli avanzarono curiosi. Hansel tese loro le mani ed i cavalli si lasciarono accarezzare, docili. Erano uno stallone e tre giumente, e due di loro erano gravide. Arrivarono anche tre mucche gravide ed una con un vitello che seguiva la madre. Poco lontano dalla casa, sul margine della radura, era appena apparsa una stalla ed un recinto con dentro una ventina di galline. Gli animali si avviarono da soli dentro la loro nuova casa.
Hansel si voltò verso Gretel, sorridendo. Erano dei signori, ora.
Potremmo dire che questa storia si è conclusa con “… e vissero felici e contenti”.
Certo che lo fecero! Ma la storia non è conclusa…
Hansel e Gretel vissero a lungo in quella splendida casetta nel mezzo della foresta, vivendo come marito e moglie.
Gretel partorì diverse volte i figli di suo fratello, che amava e ammirava come fosse un re. E capì perché la casetta non le aveva dato i bustini… Era impossibile portarli se si è sempre gravidi. Forse le pozioni che la strega l'aveva costretta a bere qualche strascico l'aveva lasciato. Non faceva in tempo a partorire che molto prima che la luna cambiasse era nuovamente incinta.
Hansel, per conto suo, non faceva che passare il tempo ad accoppiarsi con la sorella. Il suo membro era sempre eccitato e si notava bene anche se adesso portava dei vestiti addosso. Adorava e venerava sua sorella come una regina e non mancava mai di omaggiarla col suo seme.
Tutte le storie iniziano così… e anche questa.
C'era una volta una famiglia. Padre, madre e due figli. Hansel, il più grande, e Gretel, di tre anni più giovane. Era una famiglia di boscaioli e non erano mai stati ricchi. Poi un anno capitò una grave carestia. Morirono molte persone e c'era miseria ovunque. Anche questa famiglia aveva parecchi problemi. Il padre, senza più manovali ad aiutarlo, non riusciva a raccogliere legna a sufficienza da vendere e sostenere la moglie e i figli. Allora, d'accordo con la moglie, prese una grave decisione. Quella di abbandonare i suoi figli nella mezzo della foresta.
Così un giorno, poco prima dell'alba, svegliò i suoi figli, legò loro le mani con delle corde, li bendò per evitare che ritrovassero la strada di casa, e si avviò sui sentieri che solo lui conosceva. I figli lo imploravano di liberarli. Camminarono per tutto il giorno e quando scese la sera approntò un veloce bivacco. Tolse loro le bende ma non li slegò. Diede loro del biscotti secchi e carne essiccata da mangiare, poi li legò ciascuno ad un albero diverso, in modo che non scappassero durante la notte. La mattina rimise loro la benda sugli occhi e si incamminarono ancora. Si accamparono ancora per tre notti. Poi la mattina, prima che si svegliassero allentò le corde senza scioglierle e se ne andò in lacrime.
Durante quei quattro giorni di marcia non parlò mai con loro perché aveva il cuore a pezzi per quello che era obbligato a fare.
Quando i ragazzi si svegliarono la mattina, non trovando il padre, lo chiamarono a gran voce.
— Padre! Padre! — urlò Gretel per diverse ore, prima di rendersi conto che erano stati abbandonati.
— Hansel, che facciamo adesso? — chiese al fratello piangendo.
— Resisti ancora un momento, sorellina. Ho quasi sciolto i nodi.
Muovendo e torcendo i polsi, finalmente riuscì a liberarsi. Di corsa si avvicinò alla sorella e la liberò.
— Forza, raccogli quello che ci ha lasciato nostro padre e andiamocene di qua. Raccogli anche le corde e mettile nello zaino, non si sa mai. Potremmo averne bisogno.
Così fecero e si allontanarono dal bivacco. Orientarsi in quel mare verde era impossibile e Hansel non sapeva dove si trovava. Non riconosceva niente di quel posto. Anche gli alberi erano diversi. Erano altissimi, per cui erano molto vecchi. Quindi si trovavano al centro della foresta.
— Io direi di avviarci verso valle. Prima o poi troveremo qualche villaggio. Abbiamo anche bisogno di trovare dell'acqua per bere — suggerì Hansel.
Camminarono per ore, sempre diretti verso valle. Trovarono diversi ruscelli per abbeverarsi e anche qualche pista di cervi. Ma non avevano niente per cacciare, né lenze per pescare.
All'improvviso sentirono l'odore di fumo. Si guardarono intorno e per fortuna non videro nessun incendio.
— Pensi che ci sia una casa qui vicino? — chiese Gretel al fratello.
— È probabile. Magari chi ci vive può darci indicazioni su dove ci troviamo — le rispose Hansel. — Andiamo di là. Mi sembra che il fumo arrivi da quella direzione.
Raggiunsero una radura e si trovarono davanti una bellissima casetta. Si avvicinarono fiduciosi di trovare qualcuno. Più si avvicinavano alla casa più si sentiva un delizioso profumo di buon cibo cucinato.
— Ehi? C'è nessuno? — chiese a gran voce Hansel. — C'è qualcuno?
Si avvicinarono ancora di più, quasi raggiungendo l'ingresso. Chiamò ancora, ma nessuno rispose.
Gretel si fece coraggiosamente avanti e aprì la porta. Dentro c'era una tavola apparecchiata con arrosti vari, stufati, pagnotte grosse come cuscini… e torte. Moltissime torte a strati, decorati con caramelle e cioccolatini.
Entrambi si avventarono su quel banchetto, affamati. Erano cinque giorni che mangiavano solo carne essiccata per cena e nulla altro.
Quando furono sazi, videro un letto e ci si sdraiarono sopra. Il materasso era morbido. Non era riempito di foglie secche come erano abituati. Ma un soffice materasso di piume e trapunte colorate per coprirsi.
Si addormentarono nel giro di poco tempo.
Quando si svegliarono, trovarono una anziana donna che li osservava meditabonda.
— Ma tu guarda! Vado fuori per mezza giornata e mi ritrovo la casa saccheggiata da due vagabondi! Non avevate il permesso di entrare! Né tantomeno di mangiare la mia cena! E come intendete pagare per quello che avete mangiato? Avete dei soldi con voi? — gracchiò con voce stridula.
— Vi chiediamo scusa, signora. Ma nostro padre ci ha abbandonati nella foresta e avevamo fame — rispose Gretel.
— E questo vi da il diritto di entrare in casa mia? — urlò ancora.
Nel frattempo Hansel e Gretel scesero dal morbido letto, inginocchiandosi davanti alla donna chiedendo di perdonarli.
Poi, con un improvviso movimento della mano, la donna tolse quello che sembrava un bastoncino dalla manica e Hansel venne scaraventato sul fondo della casa e chiuso in una gabbia.
Gretel si mise ad urlare spaventata.
Avevano riconosciuto che quella donna era una strega.
— Vi prego, mia signora! Liberi mio fratello! Non abbiamo fatto niente! La ripagheremo per quello che abbiamo mangiato! Lo giuro! Lo liberi, per favore! È mio fratello! — implorò Gretel piangendo.
— No, no, no, ragazzina. Ora non potrete più andarvene da questa casa. Avendo mangiato il cibo preparato da questa casa non potrete più andarvene… Ora siete miei schiavi.
Con un altro gesto della bacchetta, Gretel venne spinta in un'altra gabbia, vicino al fratello.
— Ora starete lì, fintanto che non avrò deciso il vostro destino.
Entrambi piansero per la loro sorte.
La strega, intanto se la prese comoda. Si sedette al tavolo e mangiò con calma buona parte di quello che era rimasto sul tavolo. Quando si sentì sazia, con la bacchetta aprì la gabbia di Gretel e le ordinò di sparecchiare e lavare i piatti e il tavolo.
Gretel obbedì in tutto. La strega intanto si accoccolò sulla sedia a dondolo accanto al camino acceso. Non le tolse mai gli occhi di dosso.
— Portami quel libro — indicandone uno che sporgeva dalla libreria.
Gretel lo prese e lesse il titolo. “Magie e incantesimi per la vita”. Lo porse alla strega con deferenza che si mise a sfogliarlo. La ragazza tornò al suo lavoro.
“No, non va bene” borbottava ogni tanto, oppure “Non è neanche questo”.
— Oh sì! L'ho trovato! “Come velocizzare la vita”. Lo sapevo che c'era! Sì, è proprio questo. Vediamo un po'… un pizzico di polvere di fata, erba del leone, succo di luna piena, sangue di noce, elisir di quarzo rosa e il grembo di una fanciulla. Già. Ho tutto quello che mi serve. Proprio tutto.
Gretel era spaventata e si gettò ai piedi della strega.
— Non mi uccida! Non mi uccida per prendere il mio grembo! Le giuro che la servirò bene! Non avrà motivo di lamentarsi di me. Per favore non mi uccida! — implorò piangendo.
— Cosa? Perché dovrei ucciderti? No, no. Il tuo grembo mi servirà per un'altra cosa.
La ragazza si zittì immediatamente. Non riusciva a capire a cosa potesse servirle il suo grembo, allora. La strega le ordinò di ritornare nella sua gabbia, perché aveva da fare e non poteva preoccuparsi di lei.
Una volta rinchiusa di nuovo, la strega se ne andò. Gretel si voltò a guardare il fratello.
— Tu hai capito cosa vuole da me?
— Un'idea me la sono fatta. Vedi, sorellina, l'aspirazione più grande di una strega è allungarsi la vita. E questo può avvenire solo mangiando dei bambini. Appena nati, per la precisione. Ogni bambino che mangia ringiovanisce di trent'anni e così si allunga la vita. Ma non so cosa c'entri tutto il resto.
— E tu come lo sai? Come sai queste cose?
Hansel non rispose. Aveva capito che la strega voleva far accoppiare la sorella con qualcuno. Per poi mangiare il frutto di quell'accoppiamento.
La strega ritornò a notte fonda e andò a dormire in quel morbido letto.
La mattina, al risveglio, la strega iniziò a salmodiare mentre affettava, spremeva e schiacciava gli ingredienti su un bancone appartato.
All'improvviso la gabbia di Gretel si aprì.
— Prepara e accendi il fuoco nel forno! — le urlò la strega. — La legna la trovi di fuori! Sbrigati! Non ho tempo da perdere, io!
Gretel andò avanti e indietro dalla legnaia per buona parte della mattina, mentre la strega faceva cuocere il suo intruglio. Poi le ordinò di preparare la colazione. Poi le ordinò di spolverare la casa. Poi le ordinò di prepararle la tinozza per il bagno.
Quando tutto fu di suo gradimento, la strega le concesse di mangiare e di darne anche al fratello.
Mentre era distesa nella tinozza a godersi il bagno caldo, la strega osservava i due ragazzi. “Sì, andranno proprio bene” continuava a pensare, felice della sua scelta. Presto avrebbe avuto ciò che voleva.
I due fratelli sedevano vicini, uno accanto all'altra, separati solo dalle sbarre della gabbia dove era rinchiuso il fratello.
Con un gesto della bacchetta, sempre a portata di mano, fece sparire i loro vestiti.
Gretel urlò, Hansel fece un sospiro strozzato. Se lo aspettava già da un po'.
Gretel cercava di coprirsi con le mani, perché non era mai stata nuda in vita sua. Si sentiva brutta perché aveva un seno troppo grosso per la sua giovane età.
Con la bacchetta, la strega obbligò Gretel ad alzarsi, allontanandole le mani dal corpo. La studiò a lungo, osservandola. Con un altro gesto fece sparire i peli dalla sua fichetta. Osservò anche Hansel, già in piedi aggrappato alle sbarre, stimandone le capacità di portare a termine il suo compito. Per osservarne meglio i particolari, fece sparire anche a lui i peli.
— Così siete perfetti. La pozione dovrà cuocere ancora domani, prima che sia pronta. Poi deve raffreddarsi, e poi bisogna solo aspettare la luna piena per completare il rito.
Mancavano ancora tre giorni. Hansel aveva ancora tre giorni prima che fosse costretto ad accoppiarsi con l'ignara sorella.
Quando la strega rilasciò Gretel, essa cercò ancora di coprirsi con le mani.
— Togliti quelle mani di dosso! Lui ti deve vedere!
— Chi? Chi mi deve vedere?
Sciaf. Era appena apparso un frustino dietro la ragazza che le aveva percosso il sedere.
— Silenzio! Non ti ho dato il permesso di parlare!
Sciaf. Un'altra frustata. Gretel sussultò, ma non disse più nulla.
— Ora prendi quel telo e asciugami. Poi svuota la vasca fuori sul prato. E porta ancora legna! Il fuoco si sta spegnendo!
Gretel si diede da fare obbediente. Si vergognava ad andare avanti e indietro senza vestiti addosso, ma aveva più paura che la strega potesse farle ancora del male.
Gretel riempì per bene il forno per la notte e poi la strega la rinchiuse di nuovo in gabbia.
Hansel cercava di non pensare a quello che doveva fare con la sorella. Non aveva mai creduto che dovesse essere lui quello che l'avrebbe fatta diventare donna. Amava sua sorella, ma non in quel modo. D'altronde, però, sua sorella era proprio una bella ragazza, con un bel seno grosso come piaceva a lui. Aveva sognato molte volte di godere con una ragazza con un seno così florido. Forse, se dimenticava che lei era sua sorella, sarebbe anche riuscito nel suo compito. Dopotutto alla strega non interessava la parentela. Voleva solo una cosa da loro. E l'avrebbe obbligato a farlo comunque.
Prima di andare a dormire, la strega iniziò il suo sortilegio e per tutta la notte Hansel sognò di accoppiarsi con la sorella. La strega aveva bisogno che la libidine del ragazzo si infuocasse per la giovane sorella. Quel tipo di energia doveva passare dal maschio alla femmina e infine al frutto dell'accoppiamento. Il frutto doveva essere ricolmo di energia per svilupparsi in modo adeguato. Aveva a disposizione solo tre giorni per preparare il maschio. Doveva renderlo ossessionato dalla giovane per impedire che i freni morali lo fermassero.
Al risveglio, Hansel osservò a lungo la sorella addormentata. Era distesa sul giaciglio, completamente scoperta. Il suo corpo iniziò a reagire alla vicinanza della giovane. L'odore della sorella lo eccitava sempre di più, tanto che il suo membro cominciò a drizzarsi. L'ossessione di possederla si fece largo dentro di lui come una goccia che cade da un secchio bucato.
Cosciente di quello che gli stava accadendo, si spostò dall'altro lato della gabbia, lontano dalla sorella. Ma non servì a niente. Il bruciante desiderio lo infiammava. Poi come era arrivato, il desiderio se ne andò. L'eccitazione passò e il membro ritornò normale. Hansel sospirò. Non sapeva come avrebbe resistito ancora per due giorni.
Gretel si svegliò di soprassalto. Cercò di coprirsi, ma il frustino colpì le sbarre della gabbia, e allora rinunciò. Non sapeva perché doveva restare nuda.
Hansel non le tolse gli occhi di dosso un momento.
— Stai bene? Hai una faccia… — chiese Gretel al fratello.
— Sì, sto bene. Ma la strega ieri sera ha iniziato il suo incantesimo. È solo una conseguenza di quello che ha fatto. Non preoccuparti. Sto bene. E non dare motivo alla strega di picchiarti. Sii obbediente.
— D'accordo. Basta che tu stia bene — annuì Gretel.
La strega si svegliò poco dopo e andò a controllare la pozione che bolliva nel forno. Liberò Gretel, ordinandole di portare altra legna.
Per tutto il giorno Gretel obbedì alla strega, e lei non la picchiò.
Hansel, invece, costretto a restare in gabbia, sentiva crescere dentro di sé la libidine ed il desiderio di possedere la sorella. Ogni tanto il suo membro si drizzava, ma per fortuna accadeva sempre quando la ragazza non lo guardava.
Poco prima dell'ora di cena, la strega tolse la pozione dal forno, dichiarando che era cotta a sufficienza.
Durante la notte Hansel sognò ancora di possedere la sorella. Stava diventando un'ossessione e quel mattino si svegliò con il membro in completa erezione. Gli facevano male anche i testicoli, da tanto se li sentiva ricolmi. La strega non gli permetteva di alleviare le sue sofferenze. Quella sera sarebbe stata luna piena e aveva bisogno che tutte le sue energie passassero al frutto dell'accoppiamento.
Quando la strega si svegliò, obbligò Gretel a bere la pozione. Un bel bicchiere pieno di un succo dal colore disgustoso e dal gusto non meno orribile.
Il membro di Hansel era sempre dritto e ogni volta che la sorella passava accanto alla gabbia, aveva l'istinto di afferrarla per godere di lei. Allora allungava una mano fuori dalle sbarre, ma sembrava che Gretel fosse sempre al di fuori della sua portata.
L'ossessione e la bramosia si erano impossessati completamente di Hansel. Non aveva altri pensieri per la testa, se non di accoppiarsi selvaggiamente con la sorella. Non faceva altro che implorare la strega di liberarlo, scuotendo le sbarre.
Gretel era preoccupata. Quella sera sarebbe stata luna piena e anche se non aveva capito completamente quello che le sarebbe accaduto, aveva comunque capito che Hansel e lei ne erano al centro.
Gretel osservava il fratello rinchiuso dentro la gabbia che si agitava e aveva paura per lui. Aveva paura che la strega potesse fargli del male. E poi… quella strana appendice che sporgeva dal suo corpo, la affascinava. Non aveva mai visto un uomo o un ragazzo nudo. Non aveva idea di cosa mai potesse essere, ma i suoi occhi finivano sempre lì ogni volta che lo guardava. Era dritto, lungo all'incirca come tre palmi della sua mano e largo un po' meno del suo polso.
Durante il giorno la strega obbligò Gretel a bere due volte ancora la pozione. Nel pomeriggio, dopo un abbondante pranzo sia a lei che al fratello, Gretel fu costretta a montare uno strano sedile sotto lo sguardo attento della strega.
Era robusto come un trono, lungo come dalla testa al busto, largo mezzo braccio, con due sostegni distanti un braccio ad una delle estremità.
Quando fu correttamente montato, la strega diede alla ragazza dei lacci di cuoio.
— Questi ti serviranno — esclamò sorridendo.
Hansel, intanto, non aveva smesso un momento di implorare la strega di liberarlo. Ormai era totalmente preda della bramosia e della libidine. Camminava avanti e indietro ossessivamente.
Quando scese la sera, la strega osservò la luna sorgere all'orizzonte.
— È il momento! — urlò di gioia. Con un movimento della bacchetta, la strega obbligò Gretel a sdraiarsi su quel trono e le legò le braccia e il busto al sedile. Le ordinò di alzare le gambe e poggiarle sui sostegni e legò anche quelle. Quando fu immobilizzata e con le gambe spalancate, la strega salmodiò ancora un incantesimo, poggiando la bacchetta sul suo ventre. L'unica parola che capì fu “mater”, perché ne conosceva il significato. Gretel era spaventata.
Corse di nuovo alla finestra, pronunciando un altro incantesimo. Una volta terminato liberò Hansel dalla gabbia.
La strega toccò la fronte del giovane, che si calmò un pochino.
Hansel era sempre ossessionato e si avvicinò lentamente alla sorella, leccandosi le labbra, eccitato.
La strega si mise su un fianco di Gretel, rivolgendosi in tono dolce al ragazzo.
— Hansel, hai visto che bella ragazza ho scelto per te? Ti piace?
Hansel annuì.
— La vuoi?
Hansel annuì ancora.
— La vuoi possedere? La desideri?
Hansel annuì.
— Avvicinati, allora. Senti, senti che pelle morbida che ha… toccala, accarezzala, accarezzala come hai sognato di fare in queste notti.
Gretel non reagiva a causa della pozione che le aveva bevuto. Si sentiva avvampare il ventre mentre la strega parlava al fratello. Non comprendeva quello che stava per accadere, ma sentire il suo ventre infuocato in quel modo, voleva che qualunque cosa dovesse fare il fratello, desiderava che accadesse subito.
Hansel si avvicinò a Gretel e fece scorrere la sua mano sul corpo della sorella.
Le toccò le labbra, sfiorò un capezzolo con un dito, saggiandone la consistenza. Il suo membro si muoveva su e giù, vibrava al ritmo del suo respiro.
Hansel si piegò verso la sorella e, baciandola, prese tra le mani il suo seno.
Gretel ansimava, non sapeva cosa le stava accadendo, ma trovava meraviglioso quello che le stava facendo il fratello. Lei non aveva mai baciato nessuno, prima d'ora.
Hansel si staccò dalla sua bocca e prese a leccarle i capezzoli. Lei iniziò a guardarlo con gli occhi pieni di desiderio.
La strega riprese a parlargli.
— Hai visto che avevo ragione? E guarda qui, — indicandogli le gambe spalancate — qui c'è tutto quello che desideri, non è vero?
Hansel sollevò la testa dal corpo della sorella.
— Sì, la desidero. La voglio possedere. La voglio tutta per me. Voglio la sua intimità… riempire il suo corpo col mio seme. Posso prenderla?
— Tra poco… quando sarà il momento giusto.
Hansel ribassò il volto sul seno della sorella e prese a succhiare il capezzolo appena preso tra le labbra.
Gretel aveva il ventre in fiamme. Si sentiva bruciare come se le mancasse qualcosa. Qualcosa che solo lui poteva riempire quel vuoto. Ansimava sempre più forte e rapidamente, col fiato corto.
Hansel ritornò a baciare le labbra della sorella. Infilò la lingua tra le sue labbra e le accarezzò la lingua con la sua, le lingue si cercarono, si muovevano come impazzite, le mani di lui percorsero il corpo di lei, lo accarezzarono, lo palparono, sui suoi capelli, sul viso…
La strega corse alla finestra. Osservò la luna e giudicò che fosse il momento giusto. Ritornò al fianco della ragazza.
— Hansel… è il momento… puoi prenderla, ora. È tutta tua. Falla godere, falla gridare di desiderio, falla urlare col tuo membro voglioso…
Hansel si staccò dalla bocca di Gretel e si spostò tra le sue gambe. Il bacino della ragazza era posizionato all'altezza giusta.
Si avvicinò alla ragazza, con il membro in mano. Inumidì un dito con la saliva, spalmandone un po' sulla punta, poi toccò la sorella. Infilò il dito dentro di lei, saggiandone la consistenza.
Gretel emise un rauco gemito di apprezzamento.
Hansel tolse il dito da quel piccolo pertugio, avvicinandolo al naso. Lo annusò per un po' e poi se lo mise in bocca.
— È buono? — gli chiese la strega.
Hansel annuì.
— Dai… allora… cosa aspetti… prendila… falla tua… scarica la tua libidine dentro di lei… Hai aspettato per tre giorni questo momento. Prendila… — gli sussurrò la strega.
Hansel prese di nuovo in mano il suo membro e lo avvicinò al buchetto della sorella. Si spinse lentamente dentro di lei. Sentì sulla cappella il calore delle labbra della fica, spinse un poco ancora, tanto da entrare solo con essa. Com'era calda e avvolgente! Una morsa di carne. Aveva una voglia tremenda di lei e volle assaporare ogni centimetro di penetrazione.
Gretel ansimò di desiderio. Lo voleva… voleva che quel suo membro dritto spegnesse le fiamme che le ardevano dentro il ventre.
Hansel si spinse ancora più in profondità. A Gretel sfuggì un grido di dolore e allora si fermò. Poi si spinse dentro ancora un poco e il calore ora si trasmise anche alla sua asta, ad ogni centimetro che entrava sentiva il cazzo stretto da quella morsa che lo faceva godere come mai aveva goduto.
Un rivolo di sangue gocciolò sul pavimento.
Hansel fece scivolare avanti e indietro dolcemente il suo membro finché la fichetta della sorella non si fu adattata alle dimensioni.
Gretel sentì un piacere inaudito, si sentiva colmata come mai prima d’ora. Hansel cominciò a muoversi dentro la sua fichetta, facendo scomparire il suo membro in quel pertugio così morbido e stretto.
L'incantesimo della strega cominciò a passare dal corpo di Hansel a quello della sorella.
Gretel sentì quell'asta dura penetrarla con calma e la fece impazzire. Ogni pezzetto che entrava nel suo ventre era una goduria, mai aveva avuto tanto desiderio di un corpo dentro di sé.
— Oh sì, lo sento tutto dentro! Com’è grosso! Prendimi! Prendimi ora — gli sussurrò.
— Ti voglio Gretel, ti voglio tutta per me! Sei mia ora… — dichiarò Hansel iniziando una penetrazione lenta ma continua. L'incantesimo della strega non lo stava condizionando totalmente. Cominciò a desiderare seriamente la sorella… di possederla per sempre… di essere il suo compagno per la vita.
E senza ascoltarla veramente, Hansel, preda della lussuria e della bramosia, continuò il suo andirivieni, prima lentamente poi aumentando pian piano le penetrazioni.
Gretel era in uno stato di puro piacere; incitava il fratello di possederla con decisione, con il risultato che Hansel procedeva con profonde e veloci penetrazioni. Sentiva stringere i muscoli della fica con contrazioni ritmiche quando lui penetrava tutto in lei.
Stloc, stloc, stloc.
Hansel sbatteva contro il corpo della sorella con un ritmo perfetto, provocando sonori schiocchi ogni volta che le toccava il corpo con il suo bacino.
Stloc, stloc, stloc.
— Oh sì, sei meraviglioso, è un piacere che arriva fino al cervello. Spingi, spingi, ah, sì, così, così.
Hansel rallentò il ritmo ed il movimento lento che gli procurò immenso piacere, il membro gli si scappellava bene dentro sua sorella. Lei lo tenne stretto con i suoi muscoli vaginali.
Umori copiosi uscirono dalla fica, sentì sua sorella contorcersi con forza ma i lacci non le davano la possibilità di muoversi, le baciò le tette, belle dure, le palpò, le succhiò, le strizzò, baciò il suo viso, gli occhi, le labbra, tutto quanto e quando capitava, poi le mani percorsero e strinsero il corpo di lei, lo accarezzano. Era pazzo di lei dalla bramosia.
— Sì! Dai, Dai! Sì! Oh! Oh! Che bello! Che bello! Sto godendo! Non è possibile godere così tanto, sì! Sì!
Gretel sembrava quasi volersi liberare da quell'abbraccio tanto si dimenava sotto di lui. La mente della giovane era sopraffatta dal pressante desiderio di prendere dentro di sé il poderoso pezzo di carne del fratello.
Hansel, dal canto suo, agognava solo penetrare la profondità dell'intimità della sorella.
Ormai Hansel stava dando libero sfogo alle sue voglie, finché non sentì il suo seme salire dai testicoli, pronto per essere schizzato nel corpo della sorella.
— Sto venendo, Gretel! Ecco! Ecco, sì, sto venendo, sto venendo!
Il primo urlo di Gretel arrivò proprio quando Hansel scaricò per la prima volta il suo seme dentro la sorella.
— Ti sento! Ti sento! Quanta! Quanta è così calda! Sto godendo ancora e ancora.
— Sì Gretel, si, è fantastico, meraviglioso, venirti dentro, dentro questa fica che ho tanto desiderato!
Fremiti percorsero il corpo di Hansel. Si fermò un momento, stringendosi a lei mentre le iniettava dentro il suo liquido vizioso. Un lungo brivido di piacere gli percorse tutta la schiena.
Subito dopo si staccò da lei.
Rapida, la strega salmodiò un incantesimo toccando con la bacchetta il ventre della ragazza.
Gretel si sentì bruciare ancora di più.
— Ancora Hansel, ancora! Fallo ancora! — lo implorò Gretel.
Hansel chiese il permesso di slegare la sorella, ma la strega glielo negò.
— Non importa Hansel. Fallo ancora! Ho bisogno di sentirti dentro di me! Bagnami ancora con il tuo succo! Mi brucia dentro! Solo tu puoi spegnere queste fiamme! Ti prego, ancora!
Il membro di Hansel era sempre teso e rigido. Era già pronto a continuare. Senza ulteriori indugi rientrò nella sua fichetta.
Hansel penetrò con la cappella dentro di lei, spinse sino in fondo, sentì la cappella bagnarsi col seme che era già dentro di lei e prese a muoversi deciso dentro e fuori dal corpo della sorella.
Avrebbe voluto essere capace entrare in lei con tutto il suo essere. Le diede colpi violenti da farsi quasi male e lei si abbandonò al ritmo di quei colpi violenti. Il respiro di Hansel divenne affannoso.
— Non uscire Hansel, ti prego! Resta ancora dentro! Fallo ancora un poco, è così bello sentirlo ancora duro dentro di me. Mi piace, continua ancora un poco, non sapevo si potesse godere così, lo voglio sentire ancora un poco.
Hansel si mosse ancora dentro di lei, riversando nuovamente il suo seme dentro la sorella.
— Sì Hansel, sto godendo ancora, è così bello! — disse Gretel.
Hansel tenne stretta a sé Gretel. Le diede ancora piccoli baci e morsi sul collo, la coprì adagiandosi su di lei con il suo corpo. Era così bello sentire la pelle nuda di Gretel sotto le sue mani.
Hansel fece scivolare fuori il suo membro dalla sorella, riprendendo fiato per un po'.
Si sollevò leggermente e guardò Gretel negli occhi. Vi lesse ancora il desiderio di essere posseduta, di voler godere del suo membro. Le sorrise dolcemente e lei rispose baciandolo sulla bocca.
— Non credevo che potessi amarti così tanto, Hansel… Credi che sia tutta colpa dell'incantesimo o che…
Hansel non le diede tempo di terminare la frase, la baciò con ardente passione.
Gretel urlò dal dolore, contorcendosi sotto di lui.
— Spegni le fiamme del mio ventre, ti prego! Mi fa male! Dammi ancora il tuo seme! Solo così non sento dolore!
Hansel non perse tempo. Qualunque cosa la strega avesse fatto loro, il suo membro era sempre rigido e teso. Rientrò immediatamente nella fica della sorella, cercando di spegnere quelle brucianti fiamme di passione.
Il fatto che la ragazza fosse bloccata in quella posizione, totalmente aperta a lui, permise ad Hansel di scaricare di continuo il suo seme nel corpo della sorella per tutta la notte.
La strega aveva fatto le cose per bene. L'incantesimo sarebbe terminato solo al tramonto della luna piena. Non aveva bisogno di assistere per tutta la notte.
Le menti infiammate dei due giovani non avrebbero pensato ad altro se non di accoppiarsi di continuo. Non c'era pericolo che i due fuggissero nella notte. La casa non l'avrebbe permesso.
La strega si addormentò al dolce suono dei due giovani che si accoppiavano. Un dolce sussurro carico di lussuria e bramosia.
Quando la luna tramontò, la bramosia si placò.
Hansel si adagiò sopra il corpo della sorella ed entrambi si addormentarono.
La strega si svegliò poco dopo e spinse il sedile con i due giovani ancora uniti in una delle gabbie. Con la bacchetta slegò i lacci che tenevano ferma Gretel e chiuse la gabbia.
Ora doveva solo aspettare per avere il frutto di quell'accoppiamento. E la pozione che aveva preparato e fatto bere a Gretel avrebbe facilitato le cose.
La strega si accomodò sulla sedia a dondolo e, osservando i ragazzi dormire, si appisolò.
Hansel si svegliò per primo, circa a metà mattina. Prese in braccio la sorella e la adagiò sul suo giaciglio. Le scostò i capelli dal volto, baciandole la fronte.
— Scusa per quello che sono stato costretto a fare, sorellina. Non avrei mai voluto che accadesse — le sussurrò mentre le accarezzava il volto ed i capelli.
Gretel si girò su un fianco, verso di lui, afferrò la sua mano e, tenendosela stretta se la mise tra la sua guancia ed il cuscino. Hansel si sdraiò al suo fianco e la abbracciò teneramente. Si addormentò di nuovo tenendo la sorella tra le sue braccia.
Si svegliarono entrambi poco prima di mezzogiorno.
— Oh… che mal di stomaco… — si lagnò Gretel per prima cosa.
Si mise a sedere sul pagliericcio. Le girava forte la testa e non osava alzarsi in piedi. Sentiva la casa che ondeggiava come una barchetta sul lago. E poi vomitò. Non aveva niente nello stomaco, ma vomitava ugualmente.
La strega la guardava felice.
Hansel era preoccupato per la sorella.
— Mia signora! Che cosa ha? Sta bene? È normale? — domandò preoccupato alla strega.
— Oh non è nulla… è solo il frutto dell'accoppiamento che sta arrivando… — dichiarò al settimo cielo per la felicità.
E allora Hansel capì che la sorella era incinta, che durante la notte la aveva ingravidata. Ora la strega avrebbe avuto ciò che più desiderava.
Se non altro sarebbe passato del tempo prima che la strega potesse anche solamente pensare di liberarsi di loro.
— Tra pochi giorni mangerò il vostro bambino… e allora diventerò ancora giovane…
“Come tra pochi giorni!?” pensò immediatamente Hansel.
Hansel guardò la strega preoccupato.
— Oh! Ma non hai ancora capito, vero? La pozione che le ho fatto bere, accelererà la maturazione del vostro frutto. Non ci vorranno nove mesi… ma solo pochi giorni! E così per la prossima luna piena avrò un altro frutto da mangiare… Che ne pensi ora?
Hansel guardò la sorella che aveva smesso di vomitare. Le guardò il ventre, ma ancora non vide nulla di particolare.
— Cosa ha detto Hansel? Non ho capito bene. Quale frutto?
Hansel prese tutto il coraggio che aveva per dirle la verità.
— Vedi… stanotte… quando noi abbiamo… quando noi ci siamo accoppiati, lei — indicando la strega — voleva solo una cosa da noi. Voleva che io ti ingravidassi per poi mangiare il bambino appena nato. Ma quella pozione che ti ha fatto bere e gli incantesimi pronunciati… beh… ha reso le cose più veloci. Vedi, stanotte io ti ho messo incinta e tra pochi giorni partorirai. E la stessa cosa accadrà alla prossima luna piena. Sai, tesoro, credo che la strega voglia tenerci in vita per mangiare i nostri bambini… Così che lei possa vivere per molti anni ancora.
Gretel si accasciò sconfortata sul pagliericcio.
— Perché? Perché ci fai questo, mia signora?
La strega la ignorò, deliziata solo dal bambino che stava per arrivare. Poi aprì la gabbia ed ordinò ad Hansel di spingere fuori il sedile e smontarlo.
Hansel obbedì.
— Adesso mi servirai tu, mentre tua sorella si occuperà solo di far crescere il bambino dentro di sé. Prepara il pranzo, ora.
Hansel chiese il permesso di portare un secchio per pulire dove Gretel aveva vomitato. La strega acconsentì. Dopo aver pulito, diede un rapido bacio sulle labbra alla sorella e le lasciò il secchio, nel caso dovesse vomitare di nuovo.
Hansel accudì la strega esattamente come aveva fatto prima Gretel.
La ragazza stava quasi sempre sdraiata sul pagliericcio e di tanto in tanto, vomitava nel secchio.
Verso sera, dopo che la strega aveva cenato, lei li rinchiuse insieme nella gabbia e uscì. Loro erano ancora entrambi nudi perché la strega aveva negato loro i vestiti dicendo che non ne avrebbero mai più avuto bisogno.
— Mi fa male la pancia, Hansel — si lamentò Gretel. — Qui. Proprio qui dove è duro. Non è mai stata così dura la mia pancia — indicando il basso ventre, proprio sopra la sua fichetta.
Hansel si sedette sul bordo del pagliericcio e la toccò delicatamente dove lei aveva indicato. Sotto la sua mano, effettivamente sentiva duro, ma il resto del ventre era morbido. Lasciò la mano sul ventre della sorella con fare protettivo.
— Credo che sia il bambino, tesoro. È lì che sta crescendo il nostro bambino. Vedi? Il resto del ventre è morbido. È proprio lì che ho messo il mio seme. Non ti ricordi? Era lì che sentivi bruciarti, ieri notte.
Gretel annuì. Si ricordava tutto della notte scorsa… Gretel arrossì al ricordo di quello che avevano fatto per tutta la notte. Mise una mano sopra la mano del fratello.
— Ti è piaciuto? Ti è piaciuto quello che abbiamo fatto? — chiese all'improvviso Gretel al fratello.
— Sì, ma… non mi sembrava poi tanto reale. Sarà stato per l'incantesimo della strega, ma sentivo solo il bisogno di scaricare il mio seme dentro di te. Le sensazioni che provavo erano più accentuate, più vivide e nello stesso tempo avevo la testa frastornata. Però mi è piaciuto molto — mettendole l'altra mano sulla guancia ed accarezzandole la gota col pollice.
— Anche a me è piaciuto. All'inizio avevo paura, ma quando sei entrato dentro di me avevo solo voglia che tu non smettessi mai. Mi sentivo felice come non era mai capitato prima. Anche adesso, però, sono felice. Anche ora desidero che tu entri in me e mi dia ancora il tuo seme.
Le parole pronunciate dalla sorella fecero reagire il membro di Hansel. Sapeva benissimo che Gretel non era più sotto l'incantesimo della strega, perché la luna piena era passata.
— Vedi? Anche tu desideri darmi il tuo seme — continuò Gretel.
Gretel si spostò un poco per far posto al fratello e allargò leggermente le gambe, in modo che potesse sdraiarsi in mezzo.
Hansel sentiva il membro che formicolava, mentre aumentava di dimensioni e si allungava spinto dall'istinto dell'accoppiamento.
Hansel si sdraiò sopra la sorella, trovando delicatamente la posizione giusta per non schiacciarla. Il suo membro ormai era diventato incredibilmente duro. Con una mano si aiutò a trovare il piccolo pertugio della fichetta e si spinse dentro dolcemente.
Gretel ansimò per l'eccitazione di sentire nuovamente il fratello dentro di sé.
Hansel prese a muoversi dolcemente dentro e fuori da lei, dalla sua fichetta tormentata. Le baciò le labbra, insinuando la lingua nella sua bocca. Gretel rispose al bacio come aveva imparato a fare la notte precedente. Si stava eccitando sempre di più, godendo del movimento del fratello dentro di lei.
Questa volta non c'era la lussuria. Non c'era la bramosia. Ma il desiderio di possedersi a vicenda non li aveva lasciati.
Hansel prese in mano un seno della giovane, strizzando leggermente quel capezzolo scuro e sporgente. Se lo mise in bocca, leccandolo, succhiandolo. Un po' di liquido passò dal capezzolo nella sua bocca. Aveva un sapore strano, denso. Succhiò più forte e qualche goccia gli arrivò ancora. Fece lo stesso con l'altro capezzolo.
Hansel si mise a sedere, sollevando insieme la sorella. Il suo membro vibrava nella sua fichetta. Mentre la baciava ancora, le accarezzava la schiena, accendendo il suo desiderio di essere ancora posseduta dal fratello.
Poi Hansel la sdraiò di nuovo sotto di sé. Gretel allacciò le gambe alla schiena del fratello, mentre con vigorose spinte lui entrava sempre di più in profondità.
Hansel iniziava a sentire che il suo seme stava risalendo dai testicoli.
— Sto per venire, Gretel. Tra poco vengo… — riuscì a sussurrare tra un bacio e l'altro.
— Sì, ancora, dai. Come ieri. Scaricati dentro di me.
Quando fu sul punto di schizzare il suo seme in lei, si bloccò, aderendo il più possibile al corpo della sorella per placare il suo desiderio. Un momento dopo si aprì un rubinetto ed Hansel venne con un sospiro.
Gretel si strinse più forte possibile al fratello per non perdere neanche un momento di godimento. Anche lei ebbe un orgasmo nell'esatto momento in cui il fratello si liberò in lei.
Poi entrambi giacquero soddisfatti. Hansel baciò la fronte della sorella.
— Grazie tesoro. Avevo paura che tu non mi volessi più bene a causa di quello che ero stato costretto a fare ieri — le disse con respiro pesante.
— Mai — rispose lei.
Si addormentarono subito dopo, abbracciati.
La strega aveva sentito tutto. Era rimasta sulla veranda, in silenzio, per ascoltare le loro confidenze che non avrebbero mai detto in sua presenza.
“Bene, bene, bene” si disse soddisfatta “credo che vivrò a lungo coi loro frutti”.
La mattina dopo Gretel si svegliò vomitando ancora. Il suo ventre era un po' più tondo rispetto al giorno prima ed il seno si stava riempiendo di latte. I capezzoli sporgevano sotto la pressione che si stava accumulando dietro di essi.
La strega fece uscire Hansel dalla gabbia, per provvedere al lavoro. Gli ordinò di cucinare, di pulire, di spolverare. Doveva fare tutti i lavori in casa, mentre la sorella restava rinchiusa.
La strega faceva mangiare abbondantemente Gretel, perché non voleva che il suo bambino ne soffrisse. Doveva essere un bambino in perfetta salute, altrimenti sarebbe stata fatica sprecata.
Ogni sera prima di addormentarsi, Hansel giaceva e godeva con la sorella, e ogni mattina Gretel si svegliava al mattino col ventre sempre più gonfio per il bambino che le cresceva nel grembo.
Hansel contemplava la sorella. La guardava estasiato ogni volta che poteva, accarezzava dolcemente quel ventre teso… fiero di averla ingravidata. Se solo avessero potuto tenere il loro bambino…
Il ventre di Gretel era molto grosso. Erano passati otto giorni dalla luna piena. Ormai era quasi il momento del parto. Hansel era preoccupato che qualcosa potesse andare storto e che la sorella o il bambino potessero morire durante il travaglio.
Quel pomeriggio, mentre la strega era affaccendata al suo bancone, Hansel si avvicinò a lei in ginocchio.
— Mia signora. La prego, mia signora, non faccia morire Gretel durante il parto. La supplico! Non c'è qualche incantesimo che può fare? Che la protegga? La prego mia signora!
Le lacrime gli scorrevano sul viso.
La strega si girò verso di lui. Lo guardò a lungo.
— È nel mio interesse che lei viva. Sarà protetta. Non le accadrà nulla. Voglio ancora il frutto dei vostri accoppiamenti, sai? Ho intenzione di vivere a lungo e mi serviranno quei frutti. Comunque, domani avrà tutto termine. Domani sera partorirà ed il giorno successivo potrò mangiare il frutto. Sto giusto preparando gli ingredienti per l'incantesimo. Ora ritorna nella gabbia. Mi dai solo fastidio.
Hansel la ringraziò e andò accanto alla sorella. La strega chiuse la gabbia.
Gretel era sdraiata sul pagliericcio e si stava accarezzando il ventre. Ogni tanto si vedeva una gobbetta comparire e sparire poco dopo. Gretel prese la mano del fratello e la poggio su un lato della pancia.
— Aspetta un attimo. Tra poco lo sentirai ancora — gli comunicò dolcemente la sorella. — Questa sera è un po' agitato.
Toc. Un piccolo calcio colpì la mano di Hansel, che sorrise compiaciuto a Gretel.
Si chinò su di lei e la baciò.
— Ti amo Gretel. Qualunque cosa accada domani, ti amo e sarò sempre al tuo fianco.
Gretel annuì e calde lacrime bagnarono il cuscino. Erano rassegnati al fatto che la strega avrebbe mangiato il loro bambino.
Hansel si sdraiò accanto alla sorella e si addormentarono entrambi. La strega continuava a salmodiare incantesimi.
Quando si svegliarono la mattina, la strega aveva già preparato il sedile che sarebbe servito a Gretel per partorire.
La strega fece uscire Hansel dalla gabbia e poi lui si dedicò ai suoi soliti lavori.
Gretel era grossissima e ogni tanto si lamentava che le faceva male la pancia. Il loro bambino doveva nascere proprio quel giorno. Nel pomeriggio iniziò il travaglio. La strega sigillò la casa. Serrò tutte le porte e le finestre. Non voleva che nessuno la disturbasse in quel prezioso giorno. Finalmente avrebbe avuto il bambino che desiderava.
Liberò Gretel dalla gabbia ed Hansel accorse da lei per sostenerla. Su indicazioni della strega, la aiutò a camminare per casa, aspettando il momento del parto. Quando Gretel passava davanti alla strega, lei allungava una mano per capire quanto tempo doveva ancora attendere. Gretel sentiva dolore quando arrivavano le contrazioni, ma passava quasi subito.
Dopo quasi un'ora, la strega la fece sdraiare sul sedile, perché era arrivato il momento. Gretel mise le gambe sui sostegni. Il sedile era lo stesso che avevano usato durante l'accoppiamento, nove giorni prima. Questa volta però la strega non la legò.
Mise un secchio sotto di lei. E attese pazientemente.
Dopo che cinque contrazioni arrivarono e passarono, alla sesta, la strega le ordinò di spingere. E Gretel spinse con tutte le sue forze. Alla contrazione successiva le ordinò di spingere nuovamente. E Gretel spinse grugnendo. Hansel si spostò sul fianco della strega per osservare ciò che stava facendo. La contrazione passò e la ragazza riprese fiato. Ancora un'altra contrazione, Gretel spinse forte e Hansel vide una testolina bionda apparire tra le gambe della sorella.
Hansel era emozionato. Suo figlio stava nascendo proprio sotto i suoi occhi. La strega liberò il visetto del bambino e il piccolo le scivolò in mano.
Un sonoro strillo del bambino riempì le loro orecchie. La strega legò in due punti il cordone ombelicale e quando il sangue smise di scorrere in esso lo tagliò, separando il bambino dalla madre. La strega si allontanò con il bambino in braccio per lavarlo, perché era tutto sporco di sangue.
Hansel accorse al fianco di Gretel, che stava piangendo. La sollevò dal sedile e la strinse a sé, cullandola.
La strega lasciò il bambino in una cesta sul tavolo e accorse a controllare Gretel. Tutto procedette correttamente. Non c'erano lesioni e la placenta si era staccata completa, che ora si trovava nel secchio sul pavimento. La strega premette forte all'apice del ventre, proprio sotto il seno della ragazza, e questo cominciò a rimpicciolire a vista d'occhio. Quello che aveva impiegato nove giorni a gonfiarsi sotto la spinta del bambino che cresceva, in pochi attimi ritornò invisibile.
Il bambino strillava ancora nella cesta. La strega ordinò ad Hansel di accompagnare la sorella nella gabbia. Quando furono di nuovo rinchiusi, Gretel prese coraggio per parlare alla strega.
— Vi prego, mia signora. Mi faccia tenere il bambino in braccio, almeno fino a domani. Vi prego, datemi la possibilità di vederlo prima che lo mangiate.
La strega si voltò a guardarli.
— Come vuoi. Tanto gli devi dare da mangiare. Non puoi farlo morire di fame. Mi serve che sia in salute.
Detto questo, tolse il bambino dalla cesta e lo fece passare tra le sbarre. Hansel lo prese immediatamente e lo passò alla sorella. Era proprio un bel maschietto, con una boccuccia a cuore.
— Guai a voi se gli succede qualcosa. La mia rabbia sarà totale. E non immaginate neanche di cosa io sia capace di fare quando sono furiosa.
Prese il secchio con dentro i resti del parto ed uscì.
Gretel avvicinò il bambino al seno e questi si mise a succhiare voracemente. Nessuno di loro aveva mai visto un neonato, però sapevano a grandi linee come occuparsi di un bambino.
Quando smise di succhiare, il bambino si addormentò tra le braccia della madre. Lei lo osservò teneramente dormire ignaro che il giorno dopo sarebbe morto per compiacere una strega.
— Che cosa possiamo fare, Hansel? — domandò disperata.
— Non c'è nulla che possiamo fare. La strega è troppo forte per noi due soli — le rispose rassegnato.
Gretel si sdraiò sul pagliericcio, adagiò il piccolo vicino al suo seno, e pianse.
Hansel si mise seduto sul pavimento per confortare la sorella. Anche lui era distrutto per la sorte che sarebbe accaduta a suo figlio. Gli restavano solo poche ore di vita.
Nessuno dei due riuscì a dormire. Passarono tutta la notte in silenzio ad osservare quel piccolo miracolo.
La strega si svegliò poco prima dell'alba. Per prima cosa bloccò Hansel e Gretel per impedire loro di intervenire con il rito.
Con una pala prese dei tizzoni dal camino e uscì di casa. Arrivò allo spiazzo che aveva preparato in precedenza, disegnato con rune e simboli con i resti della placenta. Depose i tizzoni su una delle rune e tutti si incendiarono, ardendo con una fiamma bassa. Gettò la pala e rientrò in casa. Prese la bacchetta che aveva lasciato sul tavolo e con un gesto obbligò Hansel e Gretel con il figlio in braccio ad uscire dalla gabbia ed andare fuori sulla radura.
Nessuno dei due parlò perché la strega aveva bloccato anche le loro bocche, ma questo non impedì loro di piangere.
La strega li fece fermare a poca distanza dal cerchio disegnato dalle fiamme, si spogliò, prese il bambino dalle braccia di Gretel e con esso si mise al centro esatto del disegno.
— Sapete ragazzi, non è vero che noi streghe mangiamo i bambini. Non vengono affatto cucinati come fossero polli o selvaggina. Noi ne assorbiamo l'essenza. Ma questo non toglie il fatto che i bambini moriranno comunque. Siate lieti, vostro figlio vivrà in me.
Detto questo, la strega recitò l'incantesimo nel momento esatto in cui il sole illuminò la radura. Il bambino prese a brillare come una stella. Poi, pian piano quella luce entrò lentamente nella strega, man mano che lei enunciava l'incantesimo, diventando sempre più luminosa, mentre il bambino si spegneva.
Quando tutto ebbe termine, la strega brillò luminosa per qualche attimo e quando la luce scomparve, Hansel e Gretel si trovarono davanti una donna piacente, solo un più vecchia della loro madre.
La strega si avvicinò ad Hansel e gli consegnò il bambino morto.
— Seppellite i suoi resti sotto quella pianta. Non voglio che i lupi vengano qui attratti dall'odore del cadavere.
Ma la strega non li aveva ancora liberati dal blocco imposto loro, per cui il bambino cadde a terra.
La strega rientrò in casa ridendo sguaiatamente. Li lasciò bloccati ancora per qualche ora, e quando si fu stufata di quello squallido scherzo, li liberò.
Hansel raccolse il bambino e lo consegnò alla sorella, poi prese la pala, si diresse verso la pianta indicata dalla strega e si mise a scavare. Non smise mai un attimo di piangere.
Gretel si sedette sull'erba e prese a cullare il figlio morto, piangendo e canticchiando una ninna nanna. Quando la piccola fossa fu pronta, depose il piccolo sul fondo, recitando una preghiera agli dei. Li pregò di accogliere lo spirito di suo figlio vissuto solo per poche ore. Hansel riempì di terra la fossa e ci mise sopra delle pietre trovate poco distanti.
Hansel fece alzare la sorella e rientrarono in casa. La strega li rinchiuse di nuovo in gabbia perché aveva intenzione di festeggiare e godersi quella giovinezza recuperata con altre streghe che conosceva.
Quando furono soli, Gretel si rimise a piangere per la tristezza. Hansel, invece, era arrabbiato perché si era sentito inerme per non essere riuscito a proteggere suo figlio.
— Giuro che prima o poi gliela faccio pagare, alla strega!
— No! Sei matto! Ti ucciderà anche solo se provi ad alzare un dito su di lei! Non puoi batterla. È troppo forte per noi. Non ci riusciremo mai.
— Beh… se non possiamo batterla con la forza, allora la batteremo con l'astuzia… Abbiamo ancora poco meno di tre settimane prima della prossima luna piena e poi ancora nove giorni per pensare ad un tranello. Più semplice è, meglio sarà. Non lo sospetterà mai. La strega si aspetta grandi piani, ma noi dobbiamo solo trovare qualcosa che funzioni, senza troppe complicazioni.
Quel giorno la strega non tornò. Comunque non avevano sofferto la fame o la sete, perché la casetta provvedeva ai loro bisogni. Quando avevano fame appariva cibo e acqua in un angolo della gabbia. E quando dovevano fare pipì o altro appariva un sedile sopra un secchio, che poi spariva quando avevano finito.
Passarono il tempo facendo progetti e scartandoli subito perché non attuabili, oppure a fare l'amore per ore. Cosa che trovarono assai più deliziosa che mai.
La strega non si fece vedere per giorni. Poi una mattina tornò ubriaca e si mise a letto. Dormì fino alla mattina successiva.
I giorni passavano, ma non trovarono mai un piano che potesse funzionare.
Cinque giorni prima della luna piena, la strega cominciò a preparare la pozione per accelerare la vita. Questa volta voleva prendersela con colma. Aveva tutto il tempo necessario. Affettò, spremette e schiacciò gli ingredienti necessari e li mise a bollire nel forno acceso.
Ordinò a Gretel di mantenere il fuoco acceso nel forno, per cui passò tutto il giorno ad andare avanti e indietro dalla legnaia. La strega intanto si era messa comoda sulla sedia a dondolo ad aspettare. E cominciò a fare progetti per il futuro.
Col nuovo bambino che avrebbe mangiato, sarebbe ringiovanita di altri trent'anni. Allora sarebbe stata una strega bella, giovane, di poco più grande dei due ragazzi. Erano passati anche moltissimi anni dall'ultima volta che aveva generato lei una vita. Le sue figlie, perché tutte le streghe hanno solo figlie femmine anch'esse streghe, ormai erano adulte già da un paio di secoli o tre. E adesso avrebbe potuto avere ancora una figlia, che Hansel collaborasse o meno. Le streghe concepivano le loro figlie con la luna nuova, per cui in poco più di tre settimane avrebbe concluso tutto.
Avrebbe anche potuto liberarsi dei due ragazzi, perché per altri venti o trent'anni non avrebbe avuto bisogno di loro. A meno che, ovviamente, li tenesse per puro piacere di farsi servire, o di godere del membro del ragazzo.
Bah… ci avrebbe pensato più avanti… Ora era solo interessata all'imminente luna piena.
La strega non aveva bisogno di infiammare le menti dei due ragazzi per costringerli ad accoppiarsi. Lo facevano già, anche diverse volte al giorno. Tuttavia aveva bisogno che quella energia particolare, la lussuria e la bramosia, passasse al loro frutto. Non aveva nessuna intenzione di aspettare nove mesi! E non aveva nemmeno bisogno del sedile. Avrebbero potuto accoppiarsi sul pavimento. Dopotutto la strega doveva solo intervenire all'inizio, per dare il via al concepimento. L'altra volta era necessario che la ragazza stesse ferma per evitare che rifiutasse il fratello, ma ora non ne aveva bisogno.
Quando la pozione fu pronta e raffreddata, la versò in un barattolo e lo lasciò sul tavolo.
Un paio di giorni prima del rito, la strega infiammò la mente di Hansel con la lussuria e la bramosia. Però doveva ricordarsi di tenere separati i due giovani. Infatti li rinchiuse in due gabbie separate. Come il mese precedente, Hansel sognò Gretel. La frustrazione di non poter avere la ragazza si accumulò in lui, moltiplicandone il desiderio.
Il giorno della luna piena finalmente arrivò. La strega fece bere a Gretel la pozione, e la sera, quando sorse la luna piena, recitò gli incantesimi e liberò Hansel.
Appena libero, Hansel si avventò sulla sorella. Era già eccitato oltre il sopportabile ed il suo membro era teso già da due giorni. La buttò a terra e, senza troppe cerimonie, prese ad accoppiarsi con lei. Rotolarono avanti e indietro sul pavimento, mentre Hansel si muoveva con furia dentro la sorella.
La strega attese pazientemente che Hansel spruzzasse il suo seme dentro la ragazza e poi intervenne con l'incantesimo per velocizzare il concepimento.
Terminato il suo compito, la strega andò a dormire, non prima di aver rinchiuso in gabbia i due ragazzi. Avrebbero potuto benissimo continuare lì dentro. Come il mese precedente, Hansel e Gretel si accoppiarono furiosamente per tutta la notte e si addormentarono solo quando la luna tramontò.
Quando Gretel si svegliò, vomitò sul pavimento, segno che ormai lei era gravida. Ora avevano solo nove giorni a disposizione per trovare una soluzione per liberarsi della strega, prima che mangiasse ancora il loro bambino.
Ancora una volta non trovarono nulla che potesse risolvere la situazione. Erano sconfortati.
Il nono giorno arrivò e Gretel partorì una bella bambina.
Poi, la mattina del rito, col quale la strega avrebbe mangiato la loro figlia, successe una cosa inaudita. Per la prima volta la strega commise un passo falso. Non li bloccò. Ora era convinta che non sarebbero mai ribellati a lei. E questo eccesso di fiducia le costò la vita.
Quando la strega li liberò dalla gabbia, non si accorse che la bimba era rimasta dentro. Con un cenno d'intesa tra i due fratelli, Hansel afferrò la strega per i capelli, Gretel riaccese il forno buttando velocemente legna sulle braci ardenti, e insieme la scaraventarono dentro, chiudendo lo sportello. Senza la bacchetta, la strega non poteva fare molto, per cui morì tra le fiamme.
Ora che la strega era morta, le sue pozioni persero efficacia.
La bambina lanciò uno strillo acuto di dolore. Gretel accorse a controllarla, ma non trovò nulla che non andasse in lei. Qualunque cosa la strega le aveva fatto durante il concepimento era scomparso. Ora era una normalissima e bellissima bambina, appena nata.
Hansel portò fuori casa tutte le pozioni e le erbe che non conosceva e bruciò tutto. Tenne solo le erbe medicinali, i libri e la bacchetta. Anche se non erano in grado di fare stregonerie, avrebbero potuto essere utili in altro modo. Ci sarebbe stato tempo per imparare.
Anche la casetta, libera dall'influenza della strega, sembrò rifiorire. Era diventata più bella e lucida. Erano scomparse le gabbie ed al loro posto c'era una culla dove già dormiva la loro bambina, con un morbido materasso di piume e la copertina rosa. In un cassetto sotto la culla, Gretel trovò fasce e vestitini.
Il letto usato dalla strega era scomparso anch'esso ed al suo posto c'era un grande e splendido letto a baldacchino con tendaggi di velluto blu. Ai piedi dell'enorme letto apparvero due cassapanche ricolme di abiti. Gretel ne aprì uno e rimase sbalordita. C'erano abiti di seta ricamata di splendida fattura, sottovesti di lino finissimo e scarpette di raso per accompagnare ogni singolo vestito. Quello che non trovò furono i bustini che le donne di solito portano, che stringevano la vita fino ad impedirti di respirare né tantomeno brache o calze. In alcuni sacchetti di velluto trovò collane di diamanti, di smeraldi, di zaffiri, di rubini e di perle, svariati anelli, orecchini uguali alle collane e due tiare di diamanti.
Hansel aprì l'altra cassapanca. Dentro c'erano abiti di morbida pelle adatti per andare nei boschi ma anche delicati pantaloni di stoffa e camicie di lino bianco coi merletti. Neanche lui trovò delle brache. In un angolo trovò anche dei borsellini di cuoio con dentro parecchie centinaia di monete d'oro, d'argento, un prezioso orologio ed un grosso anello.
Mentre erano intenti a contemplare quello che la casa stava regalando loro, all'improvviso sentirono un fracasso provenire da fuori. Accorsero alla porta e videro che c'erano quattro cavalli che stavano fermi ad osservare sul limitare della radura. Hansel scese i gradini, avviandosi verso di loro. I cavalli avanzarono curiosi. Hansel tese loro le mani ed i cavalli si lasciarono accarezzare, docili. Erano uno stallone e tre giumente, e due di loro erano gravide. Arrivarono anche tre mucche gravide ed una con un vitello che seguiva la madre. Poco lontano dalla casa, sul margine della radura, era appena apparsa una stalla ed un recinto con dentro una ventina di galline. Gli animali si avviarono da soli dentro la loro nuova casa.
Hansel si voltò verso Gretel, sorridendo. Erano dei signori, ora.
Potremmo dire che questa storia si è conclusa con “… e vissero felici e contenti”.
Certo che lo fecero! Ma la storia non è conclusa…
Hansel e Gretel vissero a lungo in quella splendida casetta nel mezzo della foresta, vivendo come marito e moglie.
Gretel partorì diverse volte i figli di suo fratello, che amava e ammirava come fosse un re. E capì perché la casetta non le aveva dato i bustini… Era impossibile portarli se si è sempre gravidi. Forse le pozioni che la strega l'aveva costretta a bere qualche strascico l'aveva lasciato. Non faceva in tempo a partorire che molto prima che la luna cambiasse era nuovamente incinta.
Hansel, per conto suo, non faceva che passare il tempo ad accoppiarsi con la sorella. Il suo membro era sempre eccitato e si notava bene anche se adesso portava dei vestiti addosso. Adorava e venerava sua sorella come una regina e non mancava mai di omaggiarla col suo seme.
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