Mio marito e mia madre.
di
Biancaneve
genere
etero
Sono sei mesi che sono sposata. Sono incinta e al quinto mese. Vedermi nuda allo specchio con il ventre ingrossato, le mammelle che stanno gonfiandosi ed il culo tondo e liscio è uno spettacolo da eccitare anche un eunuco. Si, nonostante la gravidanza, sono una gran bella donna. Ma non è di me che voglio parlare. I personaggi di cui intendo raccontare la storia sono mia madre e mio marito, ovvero del come il mio adorato consorte riuscì ad entrare nel letto di mia madre, del come ne sono stata informata e del come fui coinvolta nei loro amplessi. Tutto è incominciato un mese dopo che Pierre (è il nome di mio marito) fece la conoscenza di Margot (mia madre). Margot è una donna che non ha eguali in questo mondo. Ha 34 anni. Da oltre 10 anni è divorziata. Oltre me ha avuto anche un’altra figlia (mia sorella Jessica) che oggi ha 16 anni. Nonostante abbia partorito due volte ha un corpo da destare invidia nelle più belle star del mondo della celluloide. Quando passeggia per le vie della città attira su di sé gli sguardi di ogni uomo: giovani, adulti e anziani. Anche le donne si voltano a guardarla. Complimenti alla sua bellezza e frasi oscene si sprecano al suo passare. Lei è imperturbabile. Non nascondo che la bellezza di mia madre ha effetto anche su di me. Spesso, quando la guardo, la mia mente parte per gli spazi profondi. Sono solo fantasie. Niente di più. Che io sappia da quando ha divorziato nessun uomo è più entrato nel suo letto. Poi un giorno irrompe sulla scena familiare il mio futuro marito. Siamo in vacanza: al mare. Abbiamo l’abitudine di recarci in spiaggia verso le sette del mattino e rientrare alle dieci per poi ritornare alle diciotto e restare fino all’imbrunire. A Margot non piacciono ne la folla ne le ore di caldo intenso. Uno dei tanti giorni, sotto l’ombrellone, mia madre è distesa sulla sdraio. Non indossa la parte superiore del costume. È in topless. Le piace porre in visione le favolose tette. Nella parte inferiore un minuscolo triangolo di stoffa a stento le copre, sul davanti, la foresta di peli neri che coprono la sua farfallina e, sul dietro, la fenditura che separa le natiche del suo favoloso culo. Le sue meravigliose mammelle sono due grossi globi di bianco alabastro sormontati da due stupendi capezzoli rossi come ciliegie e circondati da due scure aureole. Vincono la forza di gravità. Sembrano le testate di due missili pronti ad essere lanciati. Eppure ha allattato due figlie. Io e mia sorella siamo sedute ai lati della sdraio. Nonostante abbia più volte visto mia madre nuda gironzolare per casa, quel pomeriggio non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Quella meravigliosa bellezza mi eccita e i miei occhi sono puntati sulle splendide protuberanze che si dipartono dal suo torace. Turbata da quella visione mi alzo e insieme a mia sorella vado al bar. Ci sediamo ad un tavolo ed ordiniamo: io una birra e mia sorella una limonata. Dopo alcuni minuti si avvicina al nostro tavolo un ragazzo che porta un vassoio con le nostre bibite. Lo guardo. Dio! È bellissimo. È Marte sceso dall’Olimpo. I miei ormoni impazziscono. Il dio, dopo aver posato il vassoio sul tavolo, resta a fissarmi per alcuni minuti che a me sembrano una eternità. Sotto quello sguardo penetrante mi sciolgo e la mia micina incomincia a miagolare. Il ragazzo si allontana. Lo seguo con gli occhi. Mia sorella è una piccola troietta. “Dai sorellina, smettila di sbavargli dietro. Lo stai divorando. Io ritorno da mamma. Tu resta pure e se ci riesci portalo a letto.” Si alza e si allontana. Resto sola ad arrovellarmi il cervello pensando al modo per avvicinarlo. Non è necessario. Il dio della guerra sta camminando verso il mio tavolo. Una volta giunto si ferma e: “Permetta che mi presenti. Mi chiamo Pierre. Lei è molto bella. Posso invitarla a cena?” Per non farla lunga Pierre diventa il mio ragazzo. Mi sembra di vivere un sogno. Una sera che rientro in albergo sul tardi, trovo mia madre ad aspettarmi. “Non credi che debba sapere dove trascorri il tuo tempo? So che stai con un ragazzo che a sentire tua sorella è un dio greco. Lo ami o è solo infatuazione?” “Mamma. Lo amo e, se lui vuole, voglio che diventi mio marito.” “Allora, tenuto conto che diventerà mio genero, è opportuno che io faccia la sua conoscenza. Quando intendi presentarmelo?” “Mamma, se a te sta bene, lo inviterei a cena per domenica.” Non l’avessi mai fatto. È domenica sera. Sono in trepida attesa. L’unica che mostra una calma eccezionale è mia madre e tra noi tre è anche la più bella. Ha indossato un vestito di chiffon nero semitrasparente. Due triangoli di stoffa si dipartono dal collo e dalle spalle scendono lungo il torace nudo coprendo ognuno una mammella e si congiungono con il resto del vestito immediatamente sotto l’ombelico. Non ha indossato il reggiseno. Si notano le turgidità dei capezzoli che spingono contro la stoffa. Le spalle e la schiena, fino al punto dove iniziano le natiche, sono completamente scoperte. Il colore bronzeo della sua pelle brilla sotto i riverberi delle luci del ristorante. Il vestito dal giro vita in giù la copre tutta. Uno spacco laterale fa intravedere, quando cammina o quando è seduta, una sua coscia fin giù alla caviglia inguainata in una calza nera a rete. I lunghi capelli, di un nero corvino, le scendono fino al fondo schiena. Un moribondo, a vederla, guarirebbe da tutti i suoi acciacchi. Al contrario mia madre farebbe la felicità di un cardiologo. L’unica a non pensare alle conseguenze ed all’effetto che Margot avrebbe avuto su Pierre sono io. Sono troppo felice e innamorata per accorgermi dell’impatto che provoca l’incontro tra mia madre ed il mio ragazzo. Pierre, puntuale, arriva in albergo portando con se un fascio di rose rosse per mia madre. Pierre, al vederla, non riesce a proferire parola. Dalla sua bocca escono solo suoni senza senso. Margot, resta come pietrificata. Il suo sguardo è da donna in calore. Mia sorella vede nello sguardo di Margot la stessa espressione di quando vidi per la prima volta il mio futuro marito. È Jessica a rompere l’incantesimo creatosi tra i due. In seguito mi confidò che mai aveva visto negli occhi di nostra madre quella luce. I giorni si susseguono l’uno dietro l’altro. Mia madre è piena di premure nei confronti di Pierre che ricambia con baci sulle guance e abbracci. Attribuisco quelle manifestazioni di effusioni al fatto che Margot considera il futuro genero come un figlio. La dea dell’amore non mi fece vedere quello che era nato fra mia madre ed il mio ragazzo. Diventano amanti. Nonostante Pierre frequenti il letto di mia madre non rinuncia a sposarmi. Dopo un anno da quella fatidica sera ci sposiamo e andiamo a vivere, su proposta di Margot, sotto lo stesso tetto insieme a mia sorella ed a mia madre. Margot possiede, in aperta campagna, una villa del fine settecento. Dopo un mese sono incinta. La gravidanza giunge al quinto mese. Una mattina, dopo aver fatto la doccia, con addosso l’accappatoio, scendo in cucina. Prima di arrivare alla porta sento la voce di mia madre che dice: ”Pierre, amore, quando ti decidi a parlare con tua moglie? Il patto era che tu l’avresti sposata e poi le avresti detto di quanto è accaduto tra noi due. Io amo mia figlia. Non riesco più a guardarla negli occhi. Mi sento …” Intuisco. Il sangue affluisce veloce alla testa. Rossa in viso faccio il mio ingresso in cucina. “Mamma. Di cosa deve parlarmi mio marito? E cosa è accaduto che tu non riesci più a guardarmi negli occhi?” I due, bianchi in volto, abbassano lo sguardo. “E allora? Vi decidete? Sono qui in attesa, pronta ad ascoltarvi.” Margot fissa i neri occhi su mio marito. “Dai. È giunto il momento. Ci sono anch’io. Parla altrimenti tra noi tutto sarà finito.” Pierre gira la testa verso di me apre la bocca e: “Io e tua madre siamo amanti.” Il mio subconscio aspettava quella dichiarazione. Prendo una sedia e mi siedo. L’accappatoio si apre e le gonfie mammelle balzano fuori. “Siete amanti? Mi stai dicendo che tu e mia madre dividete lo stesso letto?” Guardo Margot. “Mamma. Dimmi che non è vero. Che è tutto uno scherzo.” “Figlia mia è tutto vero. Amo tuo marito.” “L’ami? Come è possibile? Sei mia madre e lui è mio marito. Da quando va avanti questa storia?” “Da un mese dopo che lo conobbi.” “Stai dicendo che vi amate da prima che lo sposassi. E tu, porco, mi hai sposata nonostante tutto.” “Janet io ti amo.” “Come puoi amarmi se scopi mia madre?” “Figlia mia. È vero quello che dice. Lui ti ama veramente. Sono stata io a volere che ti sposasse. All’inizio ho creduto ad una infatuazione. Mi sono detta che mangiare un dolce e bel frutto, dopo anni di astinenza, non mi avrebbe fatto male. L’ho preso e mangiato. Purtroppo non ho fatto i conti con i sentimenti. Più i giorni passano e più ho bisogno di lui. Ne sono innamorata. Sono diventata gelosa. Oramai non riesco ne voglio più staccarmi da lui. Il problema sei tu. Non voglio ferirti ed allo stesso tempo voglio il tuo consenso ad amarlo. Ho una proposta che, se incontra il tuo favore, credo possa aggiustare le cose in modo da accontentare entrambe.” “Prima che esponi la tua proposta che immagino già di cosa si tratta, devi dirmi come avete fatto ad incontrarvi senza che io ne sapessi niente. E Jessica sa del vostro rapporto? Voglio che tu mi descriva anche della vostra prima volta.” “Tua sorella sa tutto. Fin dal primo giorno ha capito che tuo marito mi piaceva e mi ha incoraggiata a gettarmi nelle sue braccia. Davvero vuoi che ti descriva i nostri amplessi?” “Si! E senza trascurare nulla.” “Bene.” - Tutto è incominciato un mese dopo la nostra conoscenza. È settembre. Le scuole sono iniziate già da quindici giorni. Un mattino, tu e tua sorella siete uscite di casa per andare a scuola. Tu devi frequentare l’ultimo anno di liceo classico (Avevamo stabilito che ti saresti sposata dopo il diploma). Ho cinque ore a mia disposizione. In cinque ore si conquista il mondo. Mi vesto in fretta. Ho deciso di andare a cercarlo. La mia resistenza è giunta al limite. Al solo pensiero di lui la mia micina miagola e lacrima. Apro la porta di casa per uscire e lui sta li, davanti a me. Tale è la sorpresa che non proferisco parola. I miei ormoni incominciano a danzare. Lui avanza verso di me facendomi indietreggiare. Chiude la porta alle sue spalle. “Se cerchi Janet non è in casa. Sono sola.” “Lo so.” E intanto continua ad avanzare ed io ad indietreggiare. Con le spalle tocco il muro della parete. Il suo corpo è a pochi millimetri dal mio. I suoi occhi sono fissi nei miei. “Perché sei qui? Cosa vuoi?” “Margot, voglio te. Ti desidero.” Dio, da tempo ho sperato di sentire quelle parole. “Sei impazzito? Sei il ragazzo di mia figlia. Diventerai mio genero.” “Margot questo non mi impedisce di amarti. Sposerò tua figlia e amerò anche te.” Avvicina la sua bocca alla mia e con la lingua cerca di penetrare le mie labbra. Faccio resistenza. Lui insiste. Cedo perché lo voglio. Gli cingo il collo con le braccia e l’attiro a me. Schiudo le labbra permettendo alla sua lingua di invadere la mia bocca. Incontra la mia lingua che, guizzante come quella di un serpente, l’avviluppa e la succhia. È un lungo bacio. I miei polmoni esauriscono la loro riserva d’aria. Mi stacco ansimante. Veloci ci spogliamo. Restiamo nudi. Abbasso gli occhi e vidi. Dio! Che visione stupenda. Un fallo lungo, grosso e pulsante si inalbera fra le sue gambe. Non ho mai visto un pene di quelle dimensioni. Altre parti del mio corpo, in quel momento, non gli interessano. Ha fretta di portare a termine il suo proposito. Mi fa inginocchiare e mi fa mettere carponi. Si porta dietro di me e stende il suo corpo sul mio. Si accinge a prendermi cosi come uno stallone monta la sua giumenta. Con le braccia mi cinge il torace e ancora le sua mani alle mie mammelle. Il suo batacchio preme contro le mie natiche. Allargo le gambe favorendo così l’avvicinarsi del glande alle mie grandi labbra. Lo sento spingere. Il glande trova la strada e veloce mi penetra. È stato come essere sverginata per la seconda volta. Finalmente l’ho dentro di me. Per paura che scappi stringo i muscoli vaginali intorno a quella magnifica bestia. La libidine si scatena. Senza alcun movimento raggiungo un primo sconvolgente orgasmo. Mi basta sentire la testa dell’alieno urtare contro il mio utero e il suo scroto schiacciarsi contro la mia vagina. Ha deposto tutta la lunghezza del suo spiedo dentro la mia infuocata fornace. Sono anni che un pene non visita la mia vagina. Poi, lentamente, ma molto lentamente, incomincia a stantuffare il suo pistone nel mio cilindro ben oleato dai miei stessi succhi. Sfila la daga dalla guaina con una lentezza esasperante e poi la rimette dentro allo stesso modo. Per un verso è estenuante. Per altro verso quel suo modo di cavalcarmi mi procura un piacere infinito. Raggiungo una infinità di orgasmi. Ad ogni orgasmo la sala d’ingresso si riempie delle mia grida di piacere. Incomincio ad incitarlo. “Sì! Continua così. Non ti fermare. Dio, come mi piace. Non sono mai stata chiavata in questo modo. Mi stai distruggendo.” Di colpo lui aumenta l’andatura. L’uscire e l’entrare del suo fallo dalla mia vagina diventa più frenetico, più veloce. Stacca una mano da una mia mammella e va ad artigliare il mio clitoride che, duro come l’acciaio, si proietta in avanti come un piccolissimo pene. Lo prende tra le dita e lo strizza. Un ruggito mi esce dalla bocca e riempie l’aria. Mi fa una sega. Impazzisco dal piacere. I suoi testicoli sbattono, veloci, contro la vagina. Il suo respiro diventa affannoso. Poi, tra un grugnito e l’altro lo sento dire: “Margot. Sto per venire.” Gli rispondo:”Sì! Amore mio. Anch’io. Vienimi pure dentro. Riempimi del tuo caldo succo.” Sento i caldi fiotti di sperma infrangersi contro il mio utero. In quella, forti scosse si impossessano del mio corpo. La mia testa ciondola da destra a sinistra velocemente. Sbuffo e nitrisco. Sto godendo. Vengo. Dalla mia uretra schizzano potenti gettiti di sperma che vanno ad innaffiare la sua mano che ha ancora le dita strette intorno al mio clitoride. Perdo conoscenza. Svengo. - ”Svenisti? Povera mamma. Era tanto il desiderio di essere chiavata che donasti tutta te stessa. Ti facesti prendere sul pavimento dell’ingresso e per di più come una bestia. Non potevi trascinarlo sul letto. E poi?” - Ritorno in me. Non avverto il peso del suo corpo sul mio. Mi giro con le spalle al pavimento. Lui non c’è. In un primo momento penso di aver sognato. Che tutto è stato frutto della mia mente. Poi sento lo scrosciare dell’acqua. Mi alzo e vado verso la fonte del rumore. Lo sperma suo mi esce dalla vagina e si unisce al mio e insieme scendono lungo le mie gambe. Sentire quel liquido limaccioso colare sulla mia pelle mi eccita. Lui sta li, in bagno, seduto sul bidet e si sta lavando il pene che è ancora bello ritto e duro. No, non è stato un sogno. Entro. Gli sorrido. Mi porto al lavandino. Apro il rubinetto e con le mani porto l’acqua al viso e sul petto. In un attimo si porta dietro di me. Mi spinge in avanti facendomi assumere una posizione ad angolo retto e mi infilza. Non dico niente. Al contrario la cosa mi fa piacere. E’ la dimostrazione che lui, pur avendo scaricato il suo desiderio nel mio ventre, mi vuole ancora. È come ha detto. Mi ama. Con le mani poggiate sui miei fianchi stantuffa il suo grosso e lungo pene nella mia vagina per il tempo necessario a farmi raggiungere altri piacevoli orgasmi. Sotto la spinta poderosa dei suoi affondi le mie mammelle ballano in modo impressionante procurandomi ulteriore piacere. Ancora una volta deposita il suo sperma nel mio ventre. Ancora una volta mi fa svenire. Quando riprendo i sensi mi ritrovo distesa sul tavolo della cucina. Ho le gambe appoggiate sulle sue spalle ed allargate a compasso e lui è lì, seduto su una sedia, con la testa fra le mie gambe che guarda imbambolato la mia vagina. Dopo un po’ avvicina la testa fino a portarla a contatto con il folto cespuglio di peli che fanno da corona alla mia micina. Lo sento annusare. Mugola. Il mio odore di cagna in calore gli piace. Incomincia a baciarmi. Lo aiuto. Poggio le dita delle mani sui lati delle grandi labbra ed opero una leggera pressione verso l’esterno. Le grandi labbra si aprono e offrono alla sua vista le rosse e pulsanti piccole labbra; l’orifizio vaginale; l’uretra e il clitoride. Sento una esclamazione di stupore: “Padre Giove. Margot perché nascondi una si stupenda meraviglia?” La sua lingua spazia sulla superficie delle piccole labbra. Le succhia. Sposta la sua attenzione sul clitoride. Lo lecca; lo circuisce con le labbra e lo morde. Non trattengo un grido di dolore misto ad un nitrito di piacere. Il clitoride prende a crescere nella sua bocca. Si indurisce. Non credevo che ad una donna potesse essere fatto un pompino. Almeno a me non era mai stato fatto. Tuo marito me lo fa. Succhia e lecca il mio clitoride. Allo stesso tempo introduce due dita nella mia vagina e con quelle mi chiava. È tanto il piacere che non riesco a stare ferma. Sotto l’azione della sua bocca sulla mia vagina mi dimeno con foga. Gli orgasmi si susseguono uno dietro l’altro. Ancora una volta vengo. Il mio godimento si concretizza nella fuoriuscita dalla mia uretra di copiosi spruzzi di sperma che tuo marito accoglie nella sua bocca e li ingoia. Sono sfinita. Nello spazio di circa cinque ore ho avuto un’infinità di orgasmi e sono venuta tre volte. Lui guarda l’orologio. “Margot. Si sta avvicinando l’ora del ritorno delle tue figlie. È opportuno che vada via. Tornerò domani mattina e continueremo il discorso.” Si alza, va nell’ingresso dove ha lasciato i vestiti, li indossa, apre la porta e va via. Da allora e per tutta la durata dell’anno scolastico due giorni per settimana, di mattina, veniva e ci amavamo. Poi vi siete sposati. Siete venuti a vivere con me. Questo ha facilitato i nostri incontri amorosi. Le tue assenze sono l’occasione per amarci. Qualche volta, di notte, mentre tu dormi, mi ha raggiunto in camera e ci siamo amati. - “Ed io, cretina, a non accorgermi di niente.” Fu Pierre a parlare: “Eri l’unica a non saperlo.” “State dicendo che mia sorella sa tutto? È a conoscenza del vostro rapporto?” “Sì. È stata tua madre a parlargliene.” “Bene. Avete adempiuto al vostro dovere di informarmi sulla vostra relazione. Cosa vi aspettate che faccia?” “Ami tuo marito?” “Certo che lo amo e non ho nessuna intenzione di mandarlo via.” “Posso esporti la mia proposta?” “Sentiamo.” “Tu sei mia figlia ed io ti voglio bene e non voglio perderti. Non è necessario che voi due andiate via. Oramai è più di un anno che io e tuo marito ci amiamo e non credo che rinuncerò a lui facilmente. Mi è entrato nel sangue. Da lui desidero anche essere ingravidata. Posso avere figli e voglio che il padre sia tuo marito. Se tu sei di accordo ti propongo di continuare a restare sotto lo stesso tetto.” “Tanto lo ami da farti ingravidare? Mi chiedi di fare vita in comune. Voglio dire io, tu, mio marito nonché tuo amante dobbiamo trovare un modus vivendi?” “Sì! E non credo che sarà difficile.” L’idea mi sembra sensata ed ha una sua logica. Io e mia madre vivremmo sotto lo stesso tetto e Pierre sarebbe il nostro uomo. A me marito ed a lei amante. Prima di accettare devo avere la mia vendetta. “Mamma, prima di darti la mia risposta, devo chiederti una cosa. Ti sei lasciata anche sodomizzare?” “Vuoi sapere se mi ha chiavato anche nel culo? No, più volte ha tentato e mi sono sempre ribellata. Perché lo chiedi?” “Perché è la condizione che ti pongo per accettare la tua proposta. Devi farti sodomizzare e devi lasciare che mio marito ti chiavi il culo mentre io vi guardo.” Mia madre impallidì. Mai avrebbe pensato che sua figlia giungesse a tanto. “Su, mamma, fatti coraggio. Vedrai che ti piacerà. Sarò io a preparare il tuo fiorellino a ricevere il pungiglione di Pierre. Tu invece farai in modo che Pierre tenga ritta la sua asta.” Mi alzo e lascio scivolare l’accappatoio dalle mie spalle. Resto nuda. Il pancione, pieno del frutto del mio amore per Pierre, si proietta in avanti come la prua di un dirigibile e le mie gonfie mammelle non sono da meno. Mio marito al vedermi nuda spalanca gli occhi. Gli lancio un sorriso. So che, nonostante il rapporto instaurato con mia madre, mi ama e gli piaccio. “Tu aspetta qui e non muoverti.” Mi avvicino a mia madre. Le prendo una mano e insieme lasciamo la cucina. Andiamo in bagno. La spoglio. Dio come è bella. Le sensazioni che provai l’estate dell’anno scorso nel vedere le sue grosse mammelle esposte alla luce del sole si ripresentano. La vasca è al centro della stanza. La faccio entrare nella vasca da bagno. Vado all’armadio lo apro e prendo il recipiente del clistere. Lo riempio (due litri) di acqua tiepida, vi aggiungo delle gocce di glicerina e lo aggancio al becco della doccia in alto. Le ordino di chinarsi in avanti.” Margot, come un automa esegue. Poggia le mani su uno dei bordi e si piega facendo assumere al suo corpo una posizione ad angolo retto. Le faccio allargare le gambe. Sono dietro di lei. Ha un culo stupendo. Glielo dico. Non mi risponde. Con le mani le allargo le natiche. Vedo Il fiorellino al centro del roseo sfintere. Mi attrae. Lentamente, senza staccare gli occhi da quella meraviglia, avvicino il viso. La mia bocca è sul buchetto. Dischiudo le labbra e la lingua guizza all’esterno e va a posarsi al centro del fiore. Lo lecco. Mia madre sobbalza. Esce dal torpore in cui è caduta dopo la mia richiesta. “Cosa fai?” “Non lo senti? Ti sto leccando il buco del culo.” “Ma sei mia figlia.” “E chi se ne frega. Hai un buchetto che è uno splendore. Ti piace?” “Sì.” “E allora lasciati andare.” La mia lingua spazia sul suo sfintere. Ogni tanto, con la punta, do dei colpi veloci al centro del buchetto. Lei mugola e mi incita a continuare. Allungo una mano verso le sue dondolanti mammelle e con le dita artiglio un capezzolo. Lo strizzo. Nitrisce. Sento che sta per raggiungere un orgasmo. Pochi secondi e si irrigidisce. Sta godendo. Per gli dei dell’Olimpo, ho leccato il culo di mia madre, l’ho fatta godere. “Ti rendi conto di ciò che hai fatto? Dopo di oggi tra me e te niente sarà come prima. A me e piaciuto molto e spero che tu voglia rifarlo ancora.” “Mamma. Quando sarà finito io e te dobbiamo fare un lungo discorso. Hai un corpo che voglio esplorare. Ora pensiamo a quello che ti aspetta.” “Davvero vuoi che tuo marito mi impali?” “Sì. È la mia vendetta per averlo chiavato senza dirmi niente. Girati.” “Sei cattiva e perversa.” Si gira e si posiziona. Prendo la cannula, la ungo con della vasellina, l’avvicino al suo buco del culo e la penetro facendola affondare fino alla chiavetta che apro facendo in modo che l’acqua le scorra tutta nell’intestino. Poi la faccio uscire dalla vasca e le dico di girare per la stanza e di non cedere allo stimolo. Dopo cinque minuti la invito a sedersi sulla tazza del wc e di scaricare quello che ha nel ventre. Prontamente esegue. Ripeto il trattamento per altre due volte. L’acqua che le esce dal culo e trasparente. Infine le pratico un ultimo clistere, questa volta di soli 500 cc di acqua con l’aggiunta di lavanda. Metto via il clistere ed apro la doccia. La insapono e la lavo. Prendo un asciugamano e l’asciugo. Nel compiere l’atto mi soffermo a carezzarle le mammelle che trovo lisce e sode. Un mugolio le esce dalla bocca. “Sei pronta. Andiamo.” Entrambe nude ritorniamo in cucina. Mio marito è li, nudo con il pisello che gli pende tra le gambe., “Non è meglio andare in camera da letto.” “No, Mamma. Voglio che tu ti stenda sul tavolo, poggi le tue gambe sulle sue spalle e che lui ti sodomizzi in quella posizione. Voglio vedere quando il coso entra nel tuo buco del culo. Ora ti avvicini e gli fai un bel pompino per prepararlo al compito che deve affrontare.” “Ho paura. Guarda quanto è grosso. Mi farà male. Mi sfonderà.” “Non preoccuparti. Farà piano. Io sarò ad aiutarti. Vedrai, dopo vorrai farlo di nuovo.” “Tu cosa puoi saperne? Anche tu hai il culo che è vergine.” “Però mi sono informata. A sentire quelle che praticano il rapporto anale tutto sta nel superare il primo momento. Il culo è un altro punto erogeno. Poco fa, nel bagno ne hai avuto un assaggio.” “È vero e mi è piaciuto molto.” Si avvicina a Pierre. Lo spinge verso il tavolo e lo fa sedere sul piano. Gli allarga le cosce. Pierre ha la borsa scrotale penzoloni. Margot si piega in avanti e poggia la bocca sullo scroto. Caccia la lingua e lecca le palle dell’amante. Pierre geme. Mamma apre la bocca e raccoglie nella cavità orale l’intera borsa scrotale e la succhia. Con una mano circonda il fallo e lo accarezza. Il pene di Pierre prende vigore. Incomincia ad inalberarsi. Diventa dritto e duro. Mia madre smette di succhiare i testicoli e incomincia a leccare l’asta di Pierre. La sua lingua sembra una biscia che si attorciglia intorno alla sua preda. Giunge alla sommità, apre la bocca e incomincia a divorare la magnifica preda. Vedo sparire il fallo di mio marito nella bocca di mia madre. Mamma ha un modo di usare la bocca sul pene di Pierre che provoca forti contrazioni al mio basso ventre. Velocemente lo accoglie per tutta la lunghezza nella sua bocca. Tenuto conto delle notevoli dimensioni di quella magnifica bestia credo che il glande occupi una buona porzione della sua gola. Con movimenti della bocca lenti ed esasperanti e muovendo le labbra come se fossero spire di un serpente indietreggia fino a farlo uscire quasi del tutto dalla sua bocca. Quando il glande sta per abbandonare la sua bocca ecco che, veloce, scende lungo l’asta di carne fino a ricoprirla tutta. Mio marito incomincia ad agitarsi. Mia madre capisce che sta per giungere al culmine. Con una mano avvolge i testicoli e li strizza evitando così che Pierre goda nella sua bocca. Capisco che il mio dolce consorte è pronto per l’atto finale. Prendo il vasetto della vasellina, ne prendo una abbondante porzione con le dita e vado a spalmarla sullo sfintere di mia madre. Con il dito anulare pieno di crema le penetro il culo e le spalmo nel retto una grossa quantità di vasellina. All’anulare aggiungo il dito medio. Faccio assumere alle dita un movimento di dentro fuori. Mia madre, dopo i lamenti iniziali, spinge il culo verso di me. Mi fa capire che è pronta. Smette di pompare con la bocca il fallo di mio marito. Pierre scende dal tavolo. Aiuto mamma a salire sul tavolo. Prendo un cuscino dalla sedia e glielo metto sotto al culo. La faccio distendere. Il bacino è sul bordo del tavolo. Alza le gambe e le apre a compasso reggendole con le mani nella piegatura delle ginocchia. Le sue meraviglie si manifestano in tutta la loro bellezza. Lo sfintere ed il buco del culo luccicano di vasellina. Spingo Pierre in avanti. Ha il pene che, in continuazione, mena colpi nell’aria. È fra le cosce di mamma. Gli prendo il fallo con la mano. Lo copro di vasellina. Lo avvicino al buchetto. “Fai piano. Spingi.” Mio marito si aggrappa alle cosce di mia madre e comincia a spingere. Margot emette un grido di dolore. Lo incito: “Non fermarti. Continua a spingere.” Il buco incomincia a cedere. Il glande si fa strada. Che meraviglioso spettacolo vedere il pene di mio marito penetrare, cm dopo cm, nel culo di mia madre. Finalmente è tutto dentro. Ingiungo a Pierre di fermarsi, di lasciarla riposare. Dopo aver assistito alla lunga e laboriosa sodomizzazione mi porto sul viso di Margot. Ha gli occhi pieni di lacrime. La penetrazione l’ha fatta soffrire. La bacio sulle guance, sugli occhi, sulla fronte. L’accarezzo il viso. “Mamma è stato bello vedere il pene di Pierre entrare nel tuo culo. Se metti una mano tra le mie cosce vedrai che sono bagnata. Sono eccitata. Vorrei essere al posto di mio marito.” Mia madre, con ancora gli occhi pieni di sofferenza, scandalizzata, mi apostrofa: “ Che stai dicendo? Vorresti essere tu ad incularmi? Ti rendi conto di quello che dici? Sono tua madre.” “Lo so. Ma so anche che sei una bella e desiderabile donna. Mamma io ti desidero. Voglio scopare con te. Ti amo.” Senza darle modo di replicare, sotto lo sguardo sorpreso di mio marito, mi avvento sulle sue mammelle e le bacio. Faccio roteare la lingua sulle sue aureole; i capezzoli sono duri dall’eccitazione. Li accolgo, uno per volta, nella bocca e con la lingua li schiaccio contro il palato. Li mordo; li succhio. Mia madre nitrisce. Mi rivolgo a mio marito: “Dai. Chiavale il culo.” Pierre incomincia a stantuffare il fallo nel culo di mia madre. Con un pò di fatica, a causa del pancione, salgo sul tavolo e mi metto a cavalcioni di mia madre con il viso rivolto verso mio marito. Ho cosi modo di vedere il pene di Pierre entrare ed uscire dal buco del culo di mamma. Vedo anche il suo clitoride che fa capolino tra i ricci peli che coprono la sua vagina. Mi chino e lo prendo fra le labbra. Lo succhio. Le faccio un pompino. Margot è in preda a violenti convulsioni. Il suo corpo e attraversato da scosse elettriche che diventano sempre più frequenti. I nitriti sono quelli di una giumenta impazzita. Uno spruzzo di denso liquido le esce dalla uretra e colpisce la mia bocca. Sta godendo. Con la lingua raccolgo quei gustosi spruzzi di sperma e li ingoio. Anche Pierre sta godendo. Lo capisco dai grugniti che emette. Il suo sperma si riversa nel culo di mia madre innaffiandole l’intestino retto. È fatta. Questo è un giorno carico di eventi. Mamma ha confessato di essere l’amante di mio marito. Io ho avuto la mia vendetta facendo sodomizzare mia madre da Pierre. Infine ho scoperto di amare mia madre e di voler fare sesso con lei. È anche il giorno di una nuova vita. Il legame tra noi tre si rafforza. Pierre frequenta, a turno, il letto mio e quello di mia madre. Il rapporto che si instaura tra me e mia madre si rivela un toccasana per Pierre. Dopo quattro mesi partorisco una bellissima bambina. Mia madre viene ingravidata e dopo nove mesi da alla luce un maschietto. Mia figlia ed il figlio di mia madre sono fratello e sorella perché figli dello stesso padre. Il maschietto è anche mio fratellastro perché figlio di mia madre ed è anche zio di mia figlia perché figlio di mia madre. Di una cosa non tengo conto: di mia sorella Jessica. Ma questa è un’altra storia.
P. S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
P. S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
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