La prigioniera (io spettatrice)

di
genere
dominazione

Sto correndo sotto la pioggia incessante. Sono fradicia. T-shirt e jeans sembrano appena usciti dalla lavatrice senza centrifuga. Non ho l' ombrello e ho freddo. Decido di aspettare che il diluvio si plachi prima di proseguire. Mi riparo sotto la tettoia di un vecchio ristorante chiuso da tempo. Ho i brividi e saltello per scaldarmi un po'. Ad un tratto sento un mugolio provenire dall' interno, sembra il verso di un animale , forse un gatto....o un cane; non lo so, ma ho sempre avuto una certa sensibilità verso gli animali. Decido di entrare. L' odore della muffa e dell' umidità regnano sovrani nel grande salone immerso nella penombra. Tavoli e sedie accatastati in un angolo, vecchi mobili impolverati, muri scrostati....
Di nuovo il mugolio, proviene dalla saletta accanto. Spesso da ragazzina avevo mangiato in quel ristorante...nella stanza vicina avevo pranzato con parenti e amici il giorno della mia Prima Comunione. Chiudo gli occhi per un momento e apro la mente ai ricordi.
Di nuovo quel verso, sembra sofferente....probabilmente l' animale è ferito.
Mi avvicino piano alla porta a battenti e sbircio dall' oblò di plexiglass, non voglio spaventarlo.
Mi porto una mano alla bocca....oddio....non è un animale. Sopra un tavolo inpolverato vedo una donna distesa a pancia in giù, completamente nuda: solo metà del suo corpo è a contatto con il tavolo, il resto, le gambe, poggiano sul pavimento, le caviglie sono legate ai piedi del tavolo con del nastro isolante. Avrà all' incirca la mia età, credo sui quaranta. Le sue mani sono legate sotto il tavolo sempre con del nastro isolante, sembra che lo stia abbracciando. Noto che anche la bocca e ben chiusa. È immobilizzata e non può gridare.
Le sue gambe sono ben tese e divaricate. Da dove sono io posso vedere chiaramente il suo sesso. Si contorce, sta cercando di liberarsi. Il mugolio riprende.
Oddio...oddio...cosa devo fare? Probabilmente è stata rapita, sicuramente anche stuprata. Mi guardo intorno, non vedo nessuno. Cerco il cellulare. All' improvviso un rumore. Proviene dalla saletta. Sento ridere. Sbircio dall'oblò e vedo due uomini, sono nudi. Mi manca il fiato. Dovrei andarmene e chiamare aiuto. Non ce la faccio, non riesco a distogliere lo sguardo.
Gli uomini si avvicinano al tavolo, uno di loro indirizza uno schiaffo verso la natica sinistra della donna. Un grido strozzato.
L' altro si abbassa verso il sedere di lei, lo scruta per un attimo, intanto lo palpeggia, lo pizzica...vedo i segni rossi sulla pelle. Avvicina il viso, sta odorando estasiato il sesso della donna, poi lo saggia con la lingua. Fa dei movimenti circolari intorno alla vagina che inizia a imperlarsi dei fluidi del piacere.
Ma come...non capisco, come fa a godere in una situazione del genere?
Poi l' uomo la massaggia con le dita, che riempie bene degli umori eccitati e se le porta alla bocca, succhiandole bene, leccandole e gustando quel nettare sublime. Vedo la vagina di lei pulsare.
Sento anch'io una scossa elettrica violenta e improvvisa salire dal basso ventre. Mi rendo conto che quella situazione mi eccita da morire, ma allo stesso tempo me ne vergogno tremendamente. Mi rimprovero e mi impedisco di infilarmi la mano dentro i jeans. Autocontrollo...autocontrollo....
Nel frattempo l' altro uomo si china davanti al viso della prigioniera. Si fissano per un attimo, poi lui le strappa il nastro lasciandole libera la bocca. Le afferra la testa dalla nuca e la bacia oscenamente, poi si stacca da lei e le infila due dita in bocca. Lei le succhia avidamente.
Non ce la faccio più. Mi sbottono i jeans e infilo una mano dentro le mutandine. Mi sento calda ed eccitata...sono bagnata, voglio assaggiarmi. Mi tocco la vagina, prendo un po' delle mie voglie e me le porto alla bocca. Chiudo gli occhi, poggio la testa al muro...mi lecco bene le dita, so di buono.
Do un' occhiata di nuovo alla scena: ora uno dei due si sta masturbando davanti a lei che attende con la bocca aperta di bere il suo latte. L' altro, dietro di lei, la sta penetrando con foga animale e feroce. Le sta dicendo qualcosa, ma non capisco...al momento mi sto dedicando a me stessa. Mi sollevo la maglietta fradicia, i capezzoli sono turgidi per il freddo. Me li strizzo tra le dita, mentre l'altra mano continua a lavorare sotto le mutandine. Mi piego, stringo le cosce, sto ansimando. Dalla saletta sento i versi inconfondibili di un primo orgasmo...sto per venire anch'io.... Oh no...no...no...il mio cellulare....sta suonando. Cerco di spegnerlo....non lo trovo.
Improvvisamente non sento più i gridolini dalla stanza. Guardo dall' oblò...cazzo...mi hanno vista! Stanno venendo verso di me....
di
scritto il
2016-11-23
9 . 8 K
visite
2
voti
valutazione
2.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Lo specchio

racconto sucessivo

Sabato mattina
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.