Il Signore degli ani II episodio
di
lena
genere
etero
LA SIGNORA SILVANA
Sua eccellenza il marchese, stava a Napoli per pochi giorni al mese, massimo una settimana, il resto si divideva tra Montecarlo
Parigi e Londra a curare i propri interessi, molteplici in svariati
settori. Rendite assicurate, sontuose proprietà, lasciti materni e
paterni, gli permettevano agi e sfarzi fuori dal comune, nonostante
l’età, 62 anni, si “consumava” tra “femmine” e lusso, case da gio-
co, circoli esclusivi e battute di caccia..! Ma per il tempo che stava
a Napoli, aveva una passione…., una sola.., alle belle e apatiche
professioniste del “piacere”, che poteva permettersi, preferiva le
femmine e casa, signore e signorine di buona famiglia che solo
davanti al proprio uomo, marito o fidanzato, si sarebbero slacciato
il reggipetto….!
Silvana era una bella donna, più bionda che mora.., un fisico asciutto, senza ombra di cellulite, un seno generoso e soprattutto
un “panaro” davvero bello e…, invitante…, che a volte malediva
di possedere a causa dei continui complimenti che riceveva per
strada, inoltre subiva la gelosia della figlia maggiore che la consi-
derava più attraente, e…, che…, poteva se voleva rubarle il fidan-
zato. Non aveva grilli per la testa, no trasgressioni, no sesso facile,
una pace e tranquillità interiore, che l’appagava e soddisfava, se
solo avesse voluto gli uomini avrebbero fatto follie per lei.
Veramente negli ultimi tempi, a causa delle figlie che pretendeva-
no abiti firmati.., soldi per la discoteca, e altre diavolerie dei tem-
pi moderni, si sentiva un po’ più del solito in difficoltà. Non ne
parlava ad estranei, ma a suo marito sì…, i soldi non bastano..,
non ci si arriva a fine mese…, troppe spese solo per le ragazze..,
ecc…., ec…, costituivano gli unici motivi per litigare un po’.
L’uomo di fiducia del nobiluomo, ovvero il segretario particolare,
Aimone, nobile decaduto e squattrinato, curava l’agenzia del la-
voro.., per conto del marchese, riceveva le donne che si presenta-
vano per collaborazioni domestiche part-time, la formula per evitare imbarazzi e equivoci. L’ufficio situato ai Guantai nuovi,
aperto solo di mattina, (9.00-12.00), di solito, non affollato…,
ma pieno di donne quando il marchese si fa vedere in città, quella
mattina una piccola folla silenziosa e ordinata aspettava, ciascuna
il proprio turno per essere ricevute da Aimone. Costui sfacciato e
sbrigativo selezionava massimo tre o quattro donne che munite di
opportuno biglietto dell’agenzia, si presentavano al pomeriggio a
casa del nobiluomo. Cenzina a pereta.., (Vincenzina la scoreggio-ne) presente e intenzionata ad ottenere l’incarico, si presentò ad
Aimone, bella e simpatica ragazza, sposata con tre figli, marito
nullafacente e spendaccione.., impressionò.., favorevolmente
l’uomo, vuoi la giovane età (24 anni), la simpatia e la scioltezza
di lingua.., era una gran chiacchierona, riuscì ad ottenere il lascia-
passare per la sontuosa dimora.
La signora Silvana, nel suo appartamentino alla Pignasecca, quella
mattina, frugando volutamente nella borsetta della figlia maggiore,
che dormiva ancora.., scoprì un preservativo, intatto, pronto per
l’uso…, scopriti cielo….! Svegliò di brutto Alessia, sua figlia,
e le chiese spiegazioni agitando il contraccettivo con la mano, la
ragazza sebbene intorbidita dal brusco risveglio.., la fissò e le dis-se.., embèè…, accompagnando con un gesto della mano, la frase..!
Ma.., come…? Questo significa…, che…, che la.., da.., dai., cioè,
scopi…., è vero..? Mammààà…, sono maggiorenne, e esco anche
con i ragazzi…! Ma allora non sei più vergine? E’.., sìì…, l’ho persa.., da un po’…! Zoccola.., zoccola, ecco cosa sei…, e io che
credevo di aver educato una brava ragazza..! Mamma sono una
brava ragazza.., fare l’amore con il moroso non significa buttarla
via…, e poi lo fanno tutte le ragazze…, anche più piccole di me,
è normale.., naturale…, dove vivi tu…? Silvana prese atto della
realtà con amarezza, rimasta sola si chiedeva a che servissero i
sacrifici e le privazioni, fatte soprattutto per le figlie, quando poi
queste, non corrispondevano con una condotta seria e esemplare
come aveva, e faceva lei…!
Cenzina, puntuale come mai lo era stata, varcò il portone dell’an-
tico palazzo, salendo le scale incrociò una signora che conosceva,
un breve saluto a capo chino, e continuò per la sua strada. Giovan-
ni il maggiordomo del marchese l’accolse e la fece accomodare
nella grande sala degli ospiti. Un breve colloquio per spiegare…,
il da farsi.., e poi la sottopose alla prova pratica, necessaria per ot-
tenere l’incarico e soprattutto, (lei non lo sapeva), per entrare nelle grazie del Nobile, poiché costui seguiva e vedeva le donne che si
presentavano da uno grande specchio, non visto. Vincenzina, as-
coltò e capì cosa doveva fare, perciò disponibile e ubbidiente en-
trò nello studio, si guardò intorno e rimase sbalordita dal lusso e
dallo splendore della stanza. Antichi libri, ordinati sugli scaffali,
quadri di valore alle pareti, tendaggi preziosi di velluto, oggetti
d’oro e d’argento sulla scrivania e sui mobili antichi, ma l’occhio
cascò subito su un vestitino nero con i bordi merlettati di bianco
poggiato appositamente sul divano, con affianco un piumino per
spolverare. Lei sapeva, perché l’era stato detto dal maggiordomo,
che doveva indossarlo, e nel farlo doveva prima spogliarsi dei propri abiti, poi girare lentamente per la stanza a pulire il mobi-
lio e i libri. La furba femmina dei Quartieri, capì l’antifona, e si
prestò con dovizia al sottile gioco, sapendo per intuito, di essere
spiata dal marchese. Aveva messo apposta un bel completino inti-
mo nero, le calze autoreggenti, gonna stretta sui fianchi e camicet-
ta aperta per offrire il suo bel decoltè, ma non servì…, al nobile
signore non interessava questa.., “facile” mercanzia erotica…!
Si tolse tutto, lentamente, poggiandolo su una sedia, rimanendo
completamente nuda, offrendosi come richiesto, in tutto il suo splendore di donna bella e sensuale. Fece volutamente, con non-
curanza un mezzo giro, in modo di essere vista davanti e di dietro,
poi si chinò soavemente.., sul divano per raccogliere il vestitino,
che indossò sempre con movimenti lenti e sensuali. Il vestito le stava molto attillato, abbastanza corto da coprire a malapena il culo e la folta peluria del pube, e.., sìì…, lei aveva curato l’aspetto esteriore, gli indumenti, ma non s’era preoccupata di radersi un po’ la fichetta…, non completamente, al marchese non piacciono le fiche rasate, ma curate.., sì quei peli andavano accorciati, e rasati nell’inguine, e là, dove abbondano…! Prese il piumino con delicatezza…, e.., con un po’ di volgarità, inusuale in quel luogo austero…, lo strusciò sul ventre, spolverandosi la fica.
Si fece passare tra le cosce il morbido strumento…, in modo del tutto osceno…, facendo finta di gemere per il piacere…! Bee..,
Vincenzina…, non ci siamo….! Si beccò un severo quanto garbato
rimprovero da Giovanni il maggiordomo. Pur fisicamente non pre-
sente la sua voce tuonò.., nella stanza: signora…, ci faccia vedere come spolvera gli oggetti sulla scrivania…, e.., poi i libri, quelli
in alto sullo scaffale del mobile…! Benché sfacciata e indisponen-
te, la donna si intimorì e cominciò a “lavorare” sgraziata e ines-
pressiva…, i suoi movimenti non si amalgamavano alle circos-
tanze, si chinava oscenamente…, mettendo a vista le intimità..,
la si poteva fare la visita ginecologica…, male…, male, eppure
aveva iniziato bene…, suscitando interesse all’illustre “guardone”.
Ma la goccia da far traboccare il vaso giunse di lì a poco.
Il marito al lavoro, le figlie in giro, fuori casa a far chissà cosa…,
lei sola.., come al solito. Silvana si fermò davanti al grande spec-
chio e scrutò la propria immagine riflessa, prima si guardò il viso,
gli occhi verdi e splendenti le illuminavano il volto, il naso sottile
e in armonia con il resto del viso, le labbra non carnose e avide..,
ma lineari e leggermente pronunciate, le gote rosee e visibili, le
allungavano il viso in un ovale perfetto, il tutto retto da un collo lungo e sottile a forma conica ben piantato sulle spalle…!!
Si piacque, era conscia della propria bellezza, gli anni e le mater-
nità, sembravano averla addirittura migliorata, si passò la mano sul mento, la fece scivolare giù seguendo i lunghi nervi che nobi-
litavano il superbo collo, fino al petto. Le sottili e agili dita, ornate
da unghie curate e smaltate, si insinuarono furtivamente sotto il
lembo del golfino fermandosi al bordo del reggiseno, l’elastico
dell’indumento le sembrò un limite da non violare…, si toccò il
seno gonfio e turgito.., lo sentiva pieno.., abbondante.., vitale…, come se desiderasse parlarle….! Volle vederlo…, aprìì, il golfi-
no, le bianche coppe dell’indumento, facevano fatica a contenere
le floride mammelle, superbo simbolo di assoluta femminilità, di
vita, di gioia e di piacere. La spallina del reggipetto, fù liberata dal
gioco della spalla e cadeva intrigante, sul braccio diminuendo la
pressione esercitata sulla mammella, un leggero tocco di dita, eli-
minò il lembo di stoffa, mostrando a se stessa quando fosse stata
generosa la natura con lei. Il golfino a terra, il reggiseno non slac-
ciato ma “inoffensivo” ambedue le mammelle sorrette dolcemente
dalle proprie mani affusolate, i capezzoli turgidi rosei, puntati contro, un sottile e tagliente sguardo allo specchio, per dire.., bee..,
che ne dite…, posso…., o…., nò….! Sii.., che puoi.., Silvana, sei
una Dea.., divina creatura, il maschio è ai tuoi piedi.., dìì.., qualco-
sa.., e noi tutti…, si tutti siamo pronti….! lenasmimmo@yahoo.it
Sua eccellenza il marchese, stava a Napoli per pochi giorni al mese, massimo una settimana, il resto si divideva tra Montecarlo
Parigi e Londra a curare i propri interessi, molteplici in svariati
settori. Rendite assicurate, sontuose proprietà, lasciti materni e
paterni, gli permettevano agi e sfarzi fuori dal comune, nonostante
l’età, 62 anni, si “consumava” tra “femmine” e lusso, case da gio-
co, circoli esclusivi e battute di caccia..! Ma per il tempo che stava
a Napoli, aveva una passione…., una sola.., alle belle e apatiche
professioniste del “piacere”, che poteva permettersi, preferiva le
femmine e casa, signore e signorine di buona famiglia che solo
davanti al proprio uomo, marito o fidanzato, si sarebbero slacciato
il reggipetto….!
Silvana era una bella donna, più bionda che mora.., un fisico asciutto, senza ombra di cellulite, un seno generoso e soprattutto
un “panaro” davvero bello e…, invitante…, che a volte malediva
di possedere a causa dei continui complimenti che riceveva per
strada, inoltre subiva la gelosia della figlia maggiore che la consi-
derava più attraente, e…, che…, poteva se voleva rubarle il fidan-
zato. Non aveva grilli per la testa, no trasgressioni, no sesso facile,
una pace e tranquillità interiore, che l’appagava e soddisfava, se
solo avesse voluto gli uomini avrebbero fatto follie per lei.
Veramente negli ultimi tempi, a causa delle figlie che pretendeva-
no abiti firmati.., soldi per la discoteca, e altre diavolerie dei tem-
pi moderni, si sentiva un po’ più del solito in difficoltà. Non ne
parlava ad estranei, ma a suo marito sì…, i soldi non bastano..,
non ci si arriva a fine mese…, troppe spese solo per le ragazze..,
ecc…., ec…, costituivano gli unici motivi per litigare un po’.
L’uomo di fiducia del nobiluomo, ovvero il segretario particolare,
Aimone, nobile decaduto e squattrinato, curava l’agenzia del la-
voro.., per conto del marchese, riceveva le donne che si presenta-
vano per collaborazioni domestiche part-time, la formula per evitare imbarazzi e equivoci. L’ufficio situato ai Guantai nuovi,
aperto solo di mattina, (9.00-12.00), di solito, non affollato…,
ma pieno di donne quando il marchese si fa vedere in città, quella
mattina una piccola folla silenziosa e ordinata aspettava, ciascuna
il proprio turno per essere ricevute da Aimone. Costui sfacciato e
sbrigativo selezionava massimo tre o quattro donne che munite di
opportuno biglietto dell’agenzia, si presentavano al pomeriggio a
casa del nobiluomo. Cenzina a pereta.., (Vincenzina la scoreggio-ne) presente e intenzionata ad ottenere l’incarico, si presentò ad
Aimone, bella e simpatica ragazza, sposata con tre figli, marito
nullafacente e spendaccione.., impressionò.., favorevolmente
l’uomo, vuoi la giovane età (24 anni), la simpatia e la scioltezza
di lingua.., era una gran chiacchierona, riuscì ad ottenere il lascia-
passare per la sontuosa dimora.
La signora Silvana, nel suo appartamentino alla Pignasecca, quella
mattina, frugando volutamente nella borsetta della figlia maggiore,
che dormiva ancora.., scoprì un preservativo, intatto, pronto per
l’uso…, scopriti cielo….! Svegliò di brutto Alessia, sua figlia,
e le chiese spiegazioni agitando il contraccettivo con la mano, la
ragazza sebbene intorbidita dal brusco risveglio.., la fissò e le dis-se.., embèè…, accompagnando con un gesto della mano, la frase..!
Ma.., come…? Questo significa…, che…, che la.., da.., dai., cioè,
scopi…., è vero..? Mammààà…, sono maggiorenne, e esco anche
con i ragazzi…! Ma allora non sei più vergine? E’.., sìì…, l’ho persa.., da un po’…! Zoccola.., zoccola, ecco cosa sei…, e io che
credevo di aver educato una brava ragazza..! Mamma sono una
brava ragazza.., fare l’amore con il moroso non significa buttarla
via…, e poi lo fanno tutte le ragazze…, anche più piccole di me,
è normale.., naturale…, dove vivi tu…? Silvana prese atto della
realtà con amarezza, rimasta sola si chiedeva a che servissero i
sacrifici e le privazioni, fatte soprattutto per le figlie, quando poi
queste, non corrispondevano con una condotta seria e esemplare
come aveva, e faceva lei…!
Cenzina, puntuale come mai lo era stata, varcò il portone dell’an-
tico palazzo, salendo le scale incrociò una signora che conosceva,
un breve saluto a capo chino, e continuò per la sua strada. Giovan-
ni il maggiordomo del marchese l’accolse e la fece accomodare
nella grande sala degli ospiti. Un breve colloquio per spiegare…,
il da farsi.., e poi la sottopose alla prova pratica, necessaria per ot-
tenere l’incarico e soprattutto, (lei non lo sapeva), per entrare nelle grazie del Nobile, poiché costui seguiva e vedeva le donne che si
presentavano da uno grande specchio, non visto. Vincenzina, as-
coltò e capì cosa doveva fare, perciò disponibile e ubbidiente en-
trò nello studio, si guardò intorno e rimase sbalordita dal lusso e
dallo splendore della stanza. Antichi libri, ordinati sugli scaffali,
quadri di valore alle pareti, tendaggi preziosi di velluto, oggetti
d’oro e d’argento sulla scrivania e sui mobili antichi, ma l’occhio
cascò subito su un vestitino nero con i bordi merlettati di bianco
poggiato appositamente sul divano, con affianco un piumino per
spolverare. Lei sapeva, perché l’era stato detto dal maggiordomo,
che doveva indossarlo, e nel farlo doveva prima spogliarsi dei propri abiti, poi girare lentamente per la stanza a pulire il mobi-
lio e i libri. La furba femmina dei Quartieri, capì l’antifona, e si
prestò con dovizia al sottile gioco, sapendo per intuito, di essere
spiata dal marchese. Aveva messo apposta un bel completino inti-
mo nero, le calze autoreggenti, gonna stretta sui fianchi e camicet-
ta aperta per offrire il suo bel decoltè, ma non servì…, al nobile
signore non interessava questa.., “facile” mercanzia erotica…!
Si tolse tutto, lentamente, poggiandolo su una sedia, rimanendo
completamente nuda, offrendosi come richiesto, in tutto il suo splendore di donna bella e sensuale. Fece volutamente, con non-
curanza un mezzo giro, in modo di essere vista davanti e di dietro,
poi si chinò soavemente.., sul divano per raccogliere il vestitino,
che indossò sempre con movimenti lenti e sensuali. Il vestito le stava molto attillato, abbastanza corto da coprire a malapena il culo e la folta peluria del pube, e.., sìì…, lei aveva curato l’aspetto esteriore, gli indumenti, ma non s’era preoccupata di radersi un po’ la fichetta…, non completamente, al marchese non piacciono le fiche rasate, ma curate.., sì quei peli andavano accorciati, e rasati nell’inguine, e là, dove abbondano…! Prese il piumino con delicatezza…, e.., con un po’ di volgarità, inusuale in quel luogo austero…, lo strusciò sul ventre, spolverandosi la fica.
Si fece passare tra le cosce il morbido strumento…, in modo del tutto osceno…, facendo finta di gemere per il piacere…! Bee..,
Vincenzina…, non ci siamo….! Si beccò un severo quanto garbato
rimprovero da Giovanni il maggiordomo. Pur fisicamente non pre-
sente la sua voce tuonò.., nella stanza: signora…, ci faccia vedere come spolvera gli oggetti sulla scrivania…, e.., poi i libri, quelli
in alto sullo scaffale del mobile…! Benché sfacciata e indisponen-
te, la donna si intimorì e cominciò a “lavorare” sgraziata e ines-
pressiva…, i suoi movimenti non si amalgamavano alle circos-
tanze, si chinava oscenamente…, mettendo a vista le intimità..,
la si poteva fare la visita ginecologica…, male…, male, eppure
aveva iniziato bene…, suscitando interesse all’illustre “guardone”.
Ma la goccia da far traboccare il vaso giunse di lì a poco.
Il marito al lavoro, le figlie in giro, fuori casa a far chissà cosa…,
lei sola.., come al solito. Silvana si fermò davanti al grande spec-
chio e scrutò la propria immagine riflessa, prima si guardò il viso,
gli occhi verdi e splendenti le illuminavano il volto, il naso sottile
e in armonia con il resto del viso, le labbra non carnose e avide..,
ma lineari e leggermente pronunciate, le gote rosee e visibili, le
allungavano il viso in un ovale perfetto, il tutto retto da un collo lungo e sottile a forma conica ben piantato sulle spalle…!!
Si piacque, era conscia della propria bellezza, gli anni e le mater-
nità, sembravano averla addirittura migliorata, si passò la mano sul mento, la fece scivolare giù seguendo i lunghi nervi che nobi-
litavano il superbo collo, fino al petto. Le sottili e agili dita, ornate
da unghie curate e smaltate, si insinuarono furtivamente sotto il
lembo del golfino fermandosi al bordo del reggiseno, l’elastico
dell’indumento le sembrò un limite da non violare…, si toccò il
seno gonfio e turgito.., lo sentiva pieno.., abbondante.., vitale…, come se desiderasse parlarle….! Volle vederlo…, aprìì, il golfi-
no, le bianche coppe dell’indumento, facevano fatica a contenere
le floride mammelle, superbo simbolo di assoluta femminilità, di
vita, di gioia e di piacere. La spallina del reggipetto, fù liberata dal
gioco della spalla e cadeva intrigante, sul braccio diminuendo la
pressione esercitata sulla mammella, un leggero tocco di dita, eli-
minò il lembo di stoffa, mostrando a se stessa quando fosse stata
generosa la natura con lei. Il golfino a terra, il reggiseno non slac-
ciato ma “inoffensivo” ambedue le mammelle sorrette dolcemente
dalle proprie mani affusolate, i capezzoli turgidi rosei, puntati contro, un sottile e tagliente sguardo allo specchio, per dire.., bee..,
che ne dite…, posso…., o…., nò….! Sii.., che puoi.., Silvana, sei
una Dea.., divina creatura, il maschio è ai tuoi piedi.., dìì.., qualco-
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