Cecilia - Un fine settimana - CAP I
di
itamobydick
genere
dominazione
- UN NUOVO GIOCATTOLO -
Ludovico oggi era tutto contento, finalmente aveva ottenuto il regalo che tanto aspettava: la scuola era finita, e i suoi genitori gli avevano dato una gran bella mancia per la bella pagella che aveva portato a casa. Lui, anche se un po' grandicello per giocare con le macchinine, non aveva mai perso la passione per le radiocomandate, ed aveva già deciso che buona parte di quei soldi sarebbero andati al negoziante della piccola bottega di automodellismo vicino al suo Liceo. C'era una bella macchina blu, non costava troppo, e lui l'aveva adocchiata da diversi mesi: oggi era venuto il giorno di prendersela. Oltretutto, i suoi erano andati via di casa per qualche giorno, a trovare dei lontani parenti, sicchè avrebbe avuto la casa praticamente tutta per sé!
Pensava già a quanto sarebbe stato bello divertirsi per le stanze di casa, ed era così preso che mentre entrava in casa ed andava a prendere il necessario per montare tutto, neanche si era accorto -o forse non gli interessava per niente- che Cecilia era già in casa.
Cecilia era come una sorella, anche se lui ne aveva una molto più grande, che viveva in Svezia con il suo ragazzo. In realtà, era la figlia dei vicini: da bambini giocavano assieme (o meglio, lui era diventato il suo bambolotto...), poi crescendo, dati gli anni che li dividevano, il rapporto era cambiato, oltre al fatto che con la storia dell'Università lei non era mai lì. I genitori di Ludovico comunque si fidavano di lei, perchè la conoscevano bene, e dato che era sola in casa in quel periodo, le avevano chiesto se poteva trasferirsi a casa loro per quei giorni in cui sarebbero stati via, per badare a Ludovico. Era sempre stata una ragazza normale, per bene: sportiva, grande studiosa, educata, nel suo piccolo anche impegnata nella parrocchia locale! Una ragazza, come si direbbe, "modello".
Ludovico era tornato nel salotto, e sbrigativamente aveva salutato Cecilia. "Ti vedo molto indaffarato, ma giochi ancora con le macchinine?" diceva ridendo, seduta sulla poltrona mentre sfogliava annoiata un libro di studio. "Uffa, sempre a ficcare il naso tu eh? Lasciami fare,e poi non è una macchinina!" - "Beh, a me sembra di quelle che hanno i bambini all'asilo..." - "No! E' una radiocomandata, è una cosa seria. Non è per bambini, infatti ti sembro un bambino io?". A questa frase lei si mise a ridere "No no, assolutamente no! Ti lascio ai tuoi giocattoli allora... dimmi se hai bisogno del biberon" - "UUUuuuuu ecco, lasciami fare che è meglio. Non devi studiare poi? Dai dai..."
Ludovico non aveva ancora avuto grandi esperienze con le ragazze, e forse anche per questo si dedicava a questi giochi, all'apparenza infantili. Sì, aveva avuto "la ragazzina" l'anno passato, ma nei fatti erano solo stati bacini e bacetti, niente di più: insomma, era ancora acerbo, da quel punto di vista. Lo stesso non si poteva dire della sua attuale "tutrice": certo niente di scandaloso, ma lei aveva avuto i suoi ragazzi, se li ricordavano ancora, i genitori di Ludovico, quando venivano in motorino a prenderla davanti casa. Dopotutto, era una bella ragazza: di altezza media, con i capelli ricci, nerissimi, gli occhi verdi, il bel fisico atletico come ogni pallavolista che si rispetti... una di quelle ragazze che, anche se non si mostrano molto, hanno tanti occhi addosso. Certo, è vero, da quando aveva iniziato l'università, di ragazzi non se ne era più sentito parlare, perlomeno non in modo "ufficiale". Questo era sì, un po' strano, perchè più lei cresceva e più diventava bella; eppure... Nessuno comunque si era curato più di tanto di questo cambiamento, che era persistito nei diversi anni che erano passati da quando aveva finito (brillantemente) le scuole superiori: al contrario, i genitori di lei erano tutto sommato contenti di vedersela rigare dritto, senza perdere un colpo con gli esami.
Che caldo che era quel primo pomeriggio, forse non era opportuno scatenare la nuova bestiolina a quattro ruote in quel momento? No, probabilmente stava solo esagerando con le precauzioni, pensava Ludovico. Ed infatti, dopo le ultime messe a punto, ecco che iniziava già a fare i giri di prova, passando tra le gambe del tavolo, sotto il divanetto e le poltroncine della sala. "Ma allora la tua macchinina si muove!" - "Piantala." - "Sto scherzando, dai! Bella però, hai scelto proprio un bel colore" rispondeva Cecilia. "Sì, l'ho presa anche per questo. Ma anche perchè è perfetta, vedi?" e mentre lo diceva, faceva correre la sua macchinina su e giù, divertendosi a sfiorare, per vendetta, le gambe di Cecilia. "Aaaaa! Hei, stai attento!" - "Io sono attentissimo, che vuoi? hahaha" - "Scemo! Fa male sui piedi sai?". Ludovico si divertiva così, senza nemmeno fare caso al vestito leggero che aveva Cecilia. Un vestito giallo e più generoso del suo solito, che finiva con una gonnellina elegante, e delle scarpe con tacco e plateau nere.
Ludovico oggi era tutto contento, finalmente aveva ottenuto il regalo che tanto aspettava: la scuola era finita, e i suoi genitori gli avevano dato una gran bella mancia per la bella pagella che aveva portato a casa. Lui, anche se un po' grandicello per giocare con le macchinine, non aveva mai perso la passione per le radiocomandate, ed aveva già deciso che buona parte di quei soldi sarebbero andati al negoziante della piccola bottega di automodellismo vicino al suo Liceo. C'era una bella macchina blu, non costava troppo, e lui l'aveva adocchiata da diversi mesi: oggi era venuto il giorno di prendersela. Oltretutto, i suoi erano andati via di casa per qualche giorno, a trovare dei lontani parenti, sicchè avrebbe avuto la casa praticamente tutta per sé!
Pensava già a quanto sarebbe stato bello divertirsi per le stanze di casa, ed era così preso che mentre entrava in casa ed andava a prendere il necessario per montare tutto, neanche si era accorto -o forse non gli interessava per niente- che Cecilia era già in casa.
Cecilia era come una sorella, anche se lui ne aveva una molto più grande, che viveva in Svezia con il suo ragazzo. In realtà, era la figlia dei vicini: da bambini giocavano assieme (o meglio, lui era diventato il suo bambolotto...), poi crescendo, dati gli anni che li dividevano, il rapporto era cambiato, oltre al fatto che con la storia dell'Università lei non era mai lì. I genitori di Ludovico comunque si fidavano di lei, perchè la conoscevano bene, e dato che era sola in casa in quel periodo, le avevano chiesto se poteva trasferirsi a casa loro per quei giorni in cui sarebbero stati via, per badare a Ludovico. Era sempre stata una ragazza normale, per bene: sportiva, grande studiosa, educata, nel suo piccolo anche impegnata nella parrocchia locale! Una ragazza, come si direbbe, "modello".
Ludovico era tornato nel salotto, e sbrigativamente aveva salutato Cecilia. "Ti vedo molto indaffarato, ma giochi ancora con le macchinine?" diceva ridendo, seduta sulla poltrona mentre sfogliava annoiata un libro di studio. "Uffa, sempre a ficcare il naso tu eh? Lasciami fare,e poi non è una macchinina!" - "Beh, a me sembra di quelle che hanno i bambini all'asilo..." - "No! E' una radiocomandata, è una cosa seria. Non è per bambini, infatti ti sembro un bambino io?". A questa frase lei si mise a ridere "No no, assolutamente no! Ti lascio ai tuoi giocattoli allora... dimmi se hai bisogno del biberon" - "UUUuuuuu ecco, lasciami fare che è meglio. Non devi studiare poi? Dai dai..."
Ludovico non aveva ancora avuto grandi esperienze con le ragazze, e forse anche per questo si dedicava a questi giochi, all'apparenza infantili. Sì, aveva avuto "la ragazzina" l'anno passato, ma nei fatti erano solo stati bacini e bacetti, niente di più: insomma, era ancora acerbo, da quel punto di vista. Lo stesso non si poteva dire della sua attuale "tutrice": certo niente di scandaloso, ma lei aveva avuto i suoi ragazzi, se li ricordavano ancora, i genitori di Ludovico, quando venivano in motorino a prenderla davanti casa. Dopotutto, era una bella ragazza: di altezza media, con i capelli ricci, nerissimi, gli occhi verdi, il bel fisico atletico come ogni pallavolista che si rispetti... una di quelle ragazze che, anche se non si mostrano molto, hanno tanti occhi addosso. Certo, è vero, da quando aveva iniziato l'università, di ragazzi non se ne era più sentito parlare, perlomeno non in modo "ufficiale". Questo era sì, un po' strano, perchè più lei cresceva e più diventava bella; eppure... Nessuno comunque si era curato più di tanto di questo cambiamento, che era persistito nei diversi anni che erano passati da quando aveva finito (brillantemente) le scuole superiori: al contrario, i genitori di lei erano tutto sommato contenti di vedersela rigare dritto, senza perdere un colpo con gli esami.
Che caldo che era quel primo pomeriggio, forse non era opportuno scatenare la nuova bestiolina a quattro ruote in quel momento? No, probabilmente stava solo esagerando con le precauzioni, pensava Ludovico. Ed infatti, dopo le ultime messe a punto, ecco che iniziava già a fare i giri di prova, passando tra le gambe del tavolo, sotto il divanetto e le poltroncine della sala. "Ma allora la tua macchinina si muove!" - "Piantala." - "Sto scherzando, dai! Bella però, hai scelto proprio un bel colore" rispondeva Cecilia. "Sì, l'ho presa anche per questo. Ma anche perchè è perfetta, vedi?" e mentre lo diceva, faceva correre la sua macchinina su e giù, divertendosi a sfiorare, per vendetta, le gambe di Cecilia. "Aaaaa! Hei, stai attento!" - "Io sono attentissimo, che vuoi? hahaha" - "Scemo! Fa male sui piedi sai?". Ludovico si divertiva così, senza nemmeno fare caso al vestito leggero che aveva Cecilia. Un vestito giallo e più generoso del suo solito, che finiva con una gonnellina elegante, e delle scarpe con tacco e plateau nere.
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