Cecilia - Un fine settimana - CAP V

di
genere
dominazione

- Capitolo 5 -

"Hei, ma che fai, dormi a quest'ora? Ludovico, mi avevi promesso che avresti cucinato tu!". Stropicciandosi gli occhi, Ludovico si accorgeva di essersi addormentato a letto dopo quell'esperienza spaventosa; certo, il fatto che fosse lei a svegliarlo non lo rassicurava, dopo quello che era successo. "..s-scusa, hai ragione... ma che ore sono?" - "Mezzogiorno e mezzo, hai fatto un pisolino di qualche ora. Allora, prepari sì o no?". "Sì sì, adesso mi metto.." rispondeva ancora mezzo rintontito. Iniziò a guardare attorno, e gli occhi non poterono non cadere che su di lei: si era cambiata, ora aveva dei jeans chiari e un po' laceri, ed una maglietta leggera, di quelle che prima di coprire il petto lasciano vedere un filo di pancia sopra la cintura. Era ancora in calzini, e si era appena fatta una doccia: aveva i capelli ancora umidi e mossi, la pelle pulita, il viso rilassato.. trasmetteva proprio freschezza. E, neanche a dirlo, era lì che lo fissava, in attesa di qualcosa, con quello sguardo che stava pian piano diventando l'incubo di Ludovico. "Adesso, cinque minuti e mi metto, vai pure a fare le tue cose, tranquilla" - "Va bene" e lentamente si allontanava, verso la sala. Quei jeans chiari esaltavano le sue gambe, e quegli strappi sulle cosce, che lasciavano vedere un po' di pelle, avevano un effetto così sensuale, così erotico... No, si stava facendo prendere da queste paranoie, pensava Ludovico. Stava perdendo il controllo, doveva limitarsi: detto fatto, prese e se ne andò in cucina a preparare una pastasciutta, pensando fra se e se cosa fare per evitare situazioni a dir poco "equivoche" come quella di poco prima.

Aspettava che l'acqua bollisse per buttare gli spaghetti, quando Cecilia entrò in cucina. "Guarda che devo ancora buttare la pasta..." borbottò, per levarsela dai piedi. Povero illuso. "Sono venuta a monitorare la situazione" gli rispose sorridendo "non mi fido sai!". Lei voleva scherzare, per farlo cadere in una nuova trappola, ma non cedeva ancora: rimase in silenzio, sospettoso, per poi bofonchiare qualcosa in segno di assenso.
Cecilia nel frattempo, iniziava a preparare il suo prossimo gioco. Si avvicinò a Ludovico, per guardare la pentola, e gli si appoggiò completamente di fianco. "Fra poco bolle" gli sussurrò dolcemente, e lentamente strusciò via, per andarsi ad appollaiare su di un alto sgabello, che stava vicino alla cesta della frutta. Lì, facendo finta di niente -ma sapendo benissimo di essere osservata- si mise a guardare i frutti che c'erano: qualche pesca, albicocche, due o tre pere, una mela rossa, banane e un po' di ciliegie. Allungò una mano verso un'albicocca, e si mise a rigirarsela fra le mani, osservandola in diverse angolature, ed accarezzandone la pelle morbida. Aveva anche delle belle mani, Cecilia, con delle dita lunghe ed eleganti, pensava Ludovico; la sua prova di resistenza si poteva dire già conclusa: iniziava a fantasticare, ed arrossire, in questo momento. Dopo un po' di giocherellio fra le mani, Cecilia avvicinò l'albicocca al viso: si accarezzava le guance con quel frutto morbido, per poi solleticarsi le labbra e la punta del naso. Sembrava che stesse baciando quel frutto, in modo così fluido, dolce e sensuale, che quella scena così banale ne superava in erotismo molte altre, ben più esplicite, che Ludovico teneva nascoste nella memoria del suo telefono. "Quanto manca Ludovico?" gli disse facendogli prendere un colpo, tanto era preso ad osservarla. "Ah, pochissimo, anzi, ecco, sì, butto ora la pasta, ecco" - lei sorrise, e gli chiese con calma "Quanto serve perchè sia pronta?" - lui, un po' confuso, andò a guardare sulla confezione borbottando "Beh, ma si fa a occhio dai... qui comunque c'è scritto... otto minuti" - "Otto, perfetto.". E fu il modo con cui disse perfetto che fece capire a Ludovico, ormai, che qualcosa sotto c'era.
Cecilia nel frattempo aveva poggiato l'albicocca, e guardicchiava la cesta, facendo scivolare l'indice della sua mano ora su un frutto, ora su un altro, fino a fermarsi su una coppia di ciliegie. Le prese per il gambo, e le appoggiò dolcemente sul palmo della mano. Le scrutava interessata, mentre con la coda dell'occhio monitorava la sua vittima. Gambe accavallate, schiena dritta, seno esposto: già di per sè era una visione eccitante, e Ludovico iniziava ad esserlo. Prese di nuovo le due ciliegie per il gambo, ed avvicinatele alle labbra, iniziò a strofinarsele lì, dandoci prima qualche piccolo bacio, ed accarezzandole poi, piano, con la punta della lingua. Quei rapidi sguardi che lanciava verso Ludovico le avevano già comunicato che il suo pene era in erezione, non le restava che continuare. Fece per mangiare la prima ciliegia, ma quando l'aveva già tutta in bocca, succhiandola, la tirò fuori. La riprese allora in bocca, e se la rigirò un po' ruotando il gambo, per poi mangiarla definitivamente. Alla seconda toccò una sorte peggiore: inizialmente la leccò, e l'accarezzò con la sua lingua da serpente, ma poi, lentamente, se la mise fra i denti. Piano piano, iniziò a premere: la ciliegia rossa si deformava lentamente, stretta com'era in quella morsa, tra i denti bianchissimi e perfetti di Cecilia, contornati dalle sue labbra rosse e sensuali. Mano a mano, la tensione aumentava, sia nella povera ciliegia, che sotto le mutande di Ludovico, finchè...SPLASH! Espose il suo succo, sulle labbra e sul mento di Cecilia, sbrodolando quel dolce succo rossastro in rivoletti che le scendevano fin sul collo. Ludovico all'istante ebbe un soprassalto, per poi rimanere estasiato dalla visione di quel liquido erotico che cospargeva il mento e la bocca della sua amica. Lei, nel frattempo s'era fermata qualche istante, a guardarlo negli occhi, per metterlo in soggezione e comunicargli quello che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di ascoltare: immobile come una sfinge, elegante come una Cleopatra, ma allo stesso tempo con quel succo spregiudicato in volto, come un'attrice erotica. Solo dopo qualche istante, gli chiese di passargli un tovagliolo di carta. "Che sbadata che sono, per fortuna che non mi sono sporcata la maglietta!" diceva, mentre lui rimaneva in silenzio ed imbarazzo.
"Hai assaggiato la pasta?" gli chiese mentre appallottolava la carta - "Ah sì, deve essere pronta, adesso preparo" - "Bravo, io vado un attimo in bagno che lo la bocca tutta appiccicosa..." e con queste parole si allontanò dalla cucina, non mancando di passargli vicino, facendo cadere una mano morta sul suo fondoschiena.
scritto il
2017-01-15
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