Ventenne ma divisa mi sceglievo gli uomini, lui ha scelto ma Cap 2

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VENTENNE MA DIVISA MI SCEGLIEVO GLI UOMINI, LUI HA SCELTO ME. Giulio.
Cap. 2 Inviato A milu.


IN QUESTE NOTTI HO AVUTO SPESSO UN INCUBO. IL MIO GIULIO MI HA LEGATA DICENDO DI VOLERMI SODOMIZZARE, FARE IL CULO.

Se c' è una cosa di cui ignoro tutto è la sodomia. Tra le mie compagne di scuola non si parlava certo di sesso anche se altrettanto di certo ci pensavano anche loro, tutte! Solo che pensavamo ad un uomo che ci avesse già portato all' altare...solo e sempre, quasi solo e sempre...Comunque un uomo bello, gentile, innamorato...oltre non si andava. Si parlava di bambini qualche volta... ed a 18 anni si sapeva benissimo anche allora che non li porta la cicogna...

...e lo fanno tra uomini...ed a voce ancora più bassa anche se nessuno avrebbe dovuto poterle sentire, dicono che sia dolorosissimo. Carpii questa frase a scuola tra due insegnanti, due donne, avevo almeno sedici anni, no ero ancora al ginnasio, quindici anni soltanto, ma non importa. Le donne sposate comunque non parlavano di quello che avveniva tra le lenzuola con il coniuge, certamente mai in presenza di una ragazza.

Mi sono quasi messa a gridare quando ha detto che voleva farlo a me. Ti rompo il culo bimba! Qualcosa del genere. Ma ero legata...poi il telefono suona, la conversazione a monosillabi e, legata, mi ha scopata come il solito. Anzi, meglio del solito, con quel misto di forza e dolcezza che usa solo talvolta e mi fa impazzire, ansimare, quasi urlare. Lo amo, lo amo, lo amo e sono sua! Non devo dirlo ma solo pensarlo, dice...al diavolo, lo amo, e protendo il bacino per farmelo entrare dentro meglio...più a fondo anche se così fa persino male ma è bello da morire ed io dopo una o due eternità godo rantolando, felice di averlo ancora dentro di me, felice di sentire i fianchi stretti tra le sue mani, mugolando di piacere e di dolore quando si china a mordere i seni e peggio, no, meglio, i capezzoli. Saranno dolorosamente gonfi e dolenti per giorni e mi ricorderanno questo momento.

Qualche giorno e mi chiama ma ho il mestruo ed usa solo l'anello delle mie labbra ed il morbido cuscino della lingua su cui il cazzo scivola lento per poi premere sulla gola e svuotarsi innondandomi. Bere od affogare. Ormai neppure questo mi infastidisce più di tanto e sono anzi fiera di come sia diventata brava nel dargli piacere anche così. Ottengo sempre più spesso qualche complimento. Almeno una carezza sul capo quasi sempre. Dio, sono felice, gli piaccio sempre di più. Già, gli piaccio, questo è il mio cruccio. Io lo amo da morire ma a lui piaccio soltanto.

Lo guardo felice, quasi gli dico che la "malattia" è in pratica finita e possiamo quindi...ma non oso, e poi conosce i tempi del mio corpo quanto me...scendo dalla nuvola rosa, lo ascolto attenta come sempre, perdere un paticolare delle istruzioni, ordini anzi, può essere pericoloso...

L' indomani passo la mattinata dalla estetista, me la ha indicata Lui tempo fa. Non devo avere un pelo fuori ordine, non i capelli, a quelli penserà la parrucchiera più tardi. Dolorosetto le prime volte, ma ci sono ormai abituata. Ci sono le ascelle e le sopraciglia ma è il pube il punto peggiore, che però ormai è in buona misura sotto controllo. Rasato? Certo che no. Ogni singolo pelo viene estirpato con le pinzette, una tortura cinese le prime volte ma ora, ripeto è sotto controllo. A questo punto è tutto piacevole: il lunghissimo massaggio e lo spuntino che mi servono. Piacevole è poi il torpore anzi il sonno che mi coglie quasi immediatamente. Solo un' oretta ma ora sono in gran forma, poche decine di minuti con la parrucchiera ed arriva Lui con i miei abiti. Ha le mie chiavi ovviamente e conosce alla perfezione il mio guardaroba. Una mise media, seriosa da signora bene e con soldi, ma senza esagerare con i fronzoli. Alle cinque siamo già fuori città. Lui non parla ed io non oso fare domande. Dalla strada statale a vie meno importanti, poi una stradina in salita. Non so dove siamo, il nome di alcuni paesi che leggo non mi dice niente.

Il cancello si apre da solo, uno dei primi cancelli elettrici che attraversi, il primo in assoluto anzi. Poco dopo, superato il parco ed un tratto di giardino molto ben tenuto saliamo, dal retro, preceduti da un servitore che al primo piano bussa ad una porta. Giulio che non parla da un bel pò mi fissa un attimo. Guai, dice a bassa voce, guai se mi fai vergognare, se mi fai sfigurare...sei mia e fai tutto quello che vogliamo da te. Per me continua, è una occasione importante, unica. Ero curiosa ma ora sono perplessa, impaurita. Ma la porta viene aperta, entriamo e lui, alla faccia della educazione mi precede.

Siamo in tre e non vengono fatte presentazioni. Dietro una bella scrivania siede un signore elegante. Bello no, ha sessan'anni almeno. Saluta Giulio e gli dice di sedere dopo aver detto a me con tono educato che io posso, quindi devo, aggiungo a me stessa, stare in piedi. Impaurita? Forse, un poco, certo perplessa e molto. Nessuna presentazione, solo che con mia sorpresa chiama dottore il mio Giulio.

La sua succube, dottore, è stata sposata e vergine quindi non lo è più. Dell' altro orifizio cosa mi dice?

E' come ricevere un pugno alla bocca dello stomaco, boccheggio letteralmente. Loro non stanno badando minimamente a me o solo fingono, non importa, riesco a riprendermi, riesco a tornare a inghiottire aria...ed a trattenermi. Da cosa? Insultarli? Girare sui tacchi ed andarmene?

Si spogli signorina. Il tono è cortese, sorride anche, ma gli occhi grigi mi fissano attenti, uno sguardo gelido da far paura. Fatico a tenere le mani distanti dai lacci e bottoni, devo farmi forza e resisto, rivolgo gli occhi al mio Giulio pur sapendo per certo che non verrà in mio aiuto. Si alza invece, due passi ed è accanto a me, minaccioso forse, avrei però a quel punto accettato gli schiaffi, la frusta, qualsiasi cosa. Mi fissa gelido. Mi ami? Abbasso il capo, non so cosa rispondere. Su sciocca dillo se non mi ami, se non vuoi più...
Di lontano sento una voce, non la mia voce, no quella non sono io, è la voce di di una sconosciuta, risponde e pronunciare le parole che Lui voleva sentire.

La perdoni dottore, per questa volta la perdoni. Alzo gli occhi velati dalle lacrime, vergogna e paura, qualsiasi cosa mi riservi il futuro...ma essere lasciata no, mai. Ora vedo dietro la scrivania il vecchio sorridermi, per un attimo anche gli occhi sono meno minacciosi. Vedi che il dottore per questa volta ti risparmia, ma...più avanti, oltre a lui dovrai temere anche me. Non sorride più e gli occhi sono due punteruoli minacciosi. Spogliati cara. La voce è dolce e suadente, parlano gli occhi e dicono a sufficienza, più che a sufficienza. Poi ti diremo cosa ci aspettiamo da te. Cosa pretendiamo da te, aggiunge Lui a sottolineare la frase dell' altro.

E' uno spogliarello senza musica o meglio, seguendo la le note da tempo insegnatemi dal mio Lui. Ama questi riti. "Schiudi le labbra di meno, il sorriso deve essere malizioso ma appena accennato. Non così rigida, troppo, non sei una spogliarellista, un atteggiamento meno professionale, devi spogliarti per il tuo uomo non per i clienti di un locale, ti spogli per me, devi cercare di piacere al tuo uomo, a me...e sei una signora, non gettare quel che ti togli per terra a caso..."

Esito, uno sguardo a Lui... e slaccio il reggiseno, poi le mutandine raggiungono sulla sedia tutto il resto, anche quel poco di pudore che mi restava. Sei bella, sei bella, sei bella...che altro posso dirmi? Sei bella e lo fai per lui che ami e ti ama, come un Padrone ma ti ama perchè sei bella e ti mostra perchè ne va orgoglioso...Fatico ma trattengo le lacrime e mi maledico, maledico la mia debolezza, la mia incapacità a ribellarmi, no, ribellarmi sarebbe facile, ma lo perderei e questo mi è impossibile, intollerabile persino solo pensarlo.

Sei pallida, dice l' altro, e dopo qualche attimo: e adessso sei rossa come un pomodoro, e ride soddisfatto. Soddisfatto di cosa brutto stronzo? Ovviamente lo penso soltanto senza permettere che nulla trapeli dalla espressione del mio viso, neppure la paura che ora cresce dentro di me soverchiando persino la vergogna che pure mi attanaglia.

Il tuo Padrone ha un notevole debito nei nostri confronti. Lo ripaga affidandoti a noi, un gruppo di amici, per qualche tempo. Quanto non lo so, vedremo, mesi di certo. Pretendiamo però che sia tu ad accettare, ora e senza ulteriori se e domande. Neppure lui, il tuo Padrone sa molto e quel poco non devi chiederglielo. Discrezione è il nostro motto da sempre.
Ora vi lascio soli per pochissimo tempo, solo una breve telefonata. Poi tu dirai accetto o non accetto. Nel secondo caso ve ne andate e per quel che ti riguarda, TU, ed accentua questa sillaba, non sentirai più parlare di noi. Se accetti, lui va via e vi rivedrete quando il debito sarà stato ripagato. Lui comunque continua ad essere il tuo unico Padrone e potreste rivedervi, ma solo forse, anche prima.

La porta si chiude alle sue spalle e non so che dire o fare. A testa bassa, non oso neppure guardarlo. Poi mi abbraccia, è più forte di me, in quel momento lo detesto, lo odio ma...sono sua, completamente sua, perdutamente sua. Cosa gli succederebbe se dicessi di no? Soldi, è un debito, oppure lo ricattano per qualcosa che potrebbe rovinalo, mandarlo in galera? Un turbinio nella testa che mi impedisce di ragionare e poi, di colpo. Farò qualsiasi cosa per te, ti amo. Cerca la mia bocca e parlare non mi è più possibile. Vorrei dirgli che appena il debito sarà stato ripagato, per prima cosa dovrà soddisfare la voglia che ha espesso giorni fa...il mio culetto, ma esito un attimo di troppo, la porta viene aperta,

Occhi grigi sembra soddisfattonel vedermi tra le sue braccia. Una sola occhiata interrogativa e la mia risposta decisa, quasi decisa: accetto signore.
scritto il
2017-01-26
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