Le calamite
di
golfista7
genere
poesie
….seguito di “Schizzo sottobanco”,
...quello che successe in quel primo pomeriggio a lezione con Cristina fu davvero intenso e intrigante, ma era solo un preambolo a quello che avremmo fatto da lì a poco.
Finita la famosa “lezione del piacere” come l'avevamo scherzosamente ribattezzata, ci incamminammo verso casa mia piuttosto spediti.
L'aria era calda, la situazione elettrica, eravamo mossi dalla smania di averci di nuovo e questa volta senza filtri e resistenze, non potevamo esporci troppo in pubblico perchè lei in quel momento era fidanzata, ogni volta però che i nostri corpi si sfioravano, anche solo per errore, la chimica esplodeva regalandoci sensazioni che io non avevo mai provato, a fatica mascheravo la mia persistente erezione ma non potevo fare a meno di toccare Cristina, sembrava che il mio corpo e la mia mente avessero sviluppato una sorta di dipendenza da lei, la cosa era estremamente nuova, bella ma allo stesso tempo anche spaventosa.
Scesi dall'autobus attraversammo un giardinetto di fronte ad una piccola chiesetta dismessa, gli alberi bassi e fittissimi non permettevano alla luce di filtrare, il passaggio di persone era sempre pressochè nullo e l'unica panchina presente si trovava relegata in un angolo, una location perfetta dove appartarsi.
Mancava però poco ad arrivare a casa mia, sarebbe bastato resistere ancora 5 minuti...già, sarebbe...perchè come Cristina si accorse di questo luogo mi prese per mano e mi portò verso la panchina. Mi fece sedere e mi si mise sopra a cavalcioni, non mi diede neanche il tempo di prepararmi che mi investì con la sua lingua, avevamo mantenuto a fatica il controllo fino ad ora, ma adesso la situazione era precipitata, in preda alla voglia più frenetica ci scopavamo la bocca assatanati, lei muoveva il suo bacino sopra di me come in preda alle convulsioni e le nostre mani non si fermavano mai.
Il caldo ci faceva sudare, le mie mani erano sotto la sua maglietta che palpavano i suoi grossi seni umidi, mi eccitava sentirla bagnata di sudore, le baciavo il collo e lei baciava il mio mentre la mia erezione non si conteneva più. Mi slacciò i pantaloni e quando stava per abbassarmi l'elastico delle mutande sentimmo un fruscio nelle vicinanze, trasalimmo e guardando nella direzione dei rumori notammo un cane che stava correndo libero nel giardino a pochi passi da noi.
Ci ricomponemmo in fretta e furia rivestendoci il più possibile appena in tempo per evitare di essere visti dal padrone del simpatico amico peloso, forse sorpreso dal vedere qualcuno in quel posto richiamò il suo cucciolo e se ne andò spedito.
Avevamo rischiato, e forse lo spavento ci aveva riportati sulla terra, saggiamente decidemmo che sarebbe stato meglio andare a casa.
Finalmente arrivammo al mio portone, saliti in ascensore riprendemmo da dove eravamo rimasti, gli specchi mi intrigavano molto e vedere Cristina che mi palpava il pacco mi mandava fuori di testa, infilai tremante la chiave nella toppa della serratura, chiusi la porta e sbattei Cristina contro il muro.
Le tolsi la maglietta e cominciai a leccarla ovunque, il suo sapore leggermente aspro misto di sudore ed eccitazione mi rendeva schiavo, era una linfa che creava dipendenza, non smettevo di leccare il suo collo, le sue tette esplodevano dentro il suo forse troppo piccolo reggiseno, le abbassai le spalline e le feci scivolare via quella costrizione, per un attimo ebbi un sussulto e mi fermai...vedere quelle tette meravigliose che avevo sognato per mesi davanti a me, a mia totale disposizione mi sembrava che fosse la realizzazione di un sogno, le guardai ancora qualche secondo come un bimbo guarda incredulo quel regalo che credeva non avrebbe mai potuto ricevere, e le fotografai nella mia mente. Erano semplicemente perfette, una quarta senza dubbio, tonde, leggermente larghe come piacciono a me, le areole non erano troppo grosse ed erano di un rosa pompelmo delicato, non esitai oltre e mi ci fiondai, con le mani le tastavo avidamente e con la lingua cercavo di godermele più che potessi, i suoi capezzoli avevano un bel sapore e a giudicare dai suoi mugolii la sua eccitazione cresceva...mordicchiai delicatamente un suo capezzolo, Cristina tirò un piccolo urletto, credendo di avergli fatto male mi fermai, lei mi guardò e sorridendo con quasi gli occhi socchiusi per il piacere mi disse “fallo ancora, ma fai piano”. Ripetei la cosa ancora un po' di volte e sentivo distintamente la sua voglia aumentare, più si eccitava più mi eccitavo, l'uccello mi faceva male e non riuscivo più a farlo stare nelle mutande, solo allora mi resi conto che eravamo ancora praticamente vestiti.
Volevo tutto, la volevo vedere nuda, umida di piacere e sudore, lucida e scivolosa tra le mie braccia.
Scesi sulla sua pancia senza smettere di maneggiare le sue tette e leccai il suo piccolo ombelico, sbottonai i suoi shorts e li abbassai lasciandoli al suolo, lei nel frattempo mi aveva tolto la maglietta e cercava sempre più insistentemente il mio cazzo. Ero talmente eccitato che mi ero trasformato, il mio tipico garbo, la mia delicatezza erano spariti e avevano lasciato il posto ad una furia animale, mi agitavo come posseduto, come un tossico in preda ad un crisi avevo bisogno della mia dose di sesso, il respiro era affannato, quasi con fare rude la girai di spalle per godere della vista del suo culo, lei si appiattì sul muro facendo sporgere in fuori il suo sedere, quell'invito non poteva essere declinato, le scostai il perizoma su un lato e mi gustai tutto, leccavo il culo ma la mia lingua era fuori controllo e si infilava ovunque, con una mano la masturbavo da sotto, era un fiume di umori, le mie dita correvano veloci sulle sue grandi labbra, si avvicinava a godere, sentivo la sua fica leggermente vibrare e vedevo le sue ginocchia dare cenni di cedimento sempre più spesso, muoveva avanti e indietro il sedere sempre più di frequente quando ad un certo punto di scatto si girò di fronte a me e mi disse “Sto per venire ma voglio che lo facciamo insieme...continua a toccarmi”, non smisi di masturbarla mentre lei mi tolse via i pantaloni e diede finalmente sfogo al mio uccello che oramai era fradicio e decisamente pronto ad un orgasmo che si apprestava ad essere devastante. Mi tolse anche gli slip, eravamo uno di fronte all'altra, nudi e ad un passo dal piacere, le dita della mia mano sinistra non avevano mai smesso di giocare con la sua fica, sentivo il clitoride gonfio e a giudicare dai nostri sempre più spasmodici movimenti avevamo totalmente perso il controllo, quando la sua mano mi afferrò l'uccello fu una liberazione, mi lasciai andare all'estasi del piacere, le gambe formicolavano, il mio corpo smise di vibrare elettricamente e mi concentrai sulle sensazioni che sentivo ogni qualvolta la sua mano scivolava lenta sulla mia cappella bagnata...era troppo, quel piacere non poteva rimanere a lungo dentro un corpo, come un fiume in piena durante un alluvione avvenne l'inevitabile tracimazione, venni a getto numerose volte, sentivo il corpo svuotarsi rapidamente mentre il piacere di Cristina era nella mia mano, con un tempismo perfetto il nostro fu un orgasmo simultaneo, abbracciati ci scaricammo addosso tutta la nostra voglia mischiando i nostri fluidi, in quel momento capii nitidamente cosa significa essere una cosa sola con un'altra persona.
Ormai mi conoscete, concedo sempre il bis e se serve vado anche oltre, con Cristina non feci eccezione e dopo esserci staccati e aver ripreso fiato la portai a letto.
Mi sdraiai sulla schiena e la invitai a salire, lei mi guardò un attimo con espressione interrogativa e con estrema naturalezza mi disse “ma già? Non ti vuoi un po' riposare?”, a quel punto guardai il mio uccello che svettava ancora in preda al pieno vigore e beffardamente le dissi “ti pare che mi voglia prendere una pausa? Forza vieni qui”.
Salì su di me e dopo qualche tenera effusione i battiti cardiaci ripresero a salire, gradualmente Cristina scese sempre più verso l'epicentro del piacere, il bacio appassionato si tramutò molto lentamente in un meraviglioso pompino, con candida dolcezza vedevo la sua bocca avvolgere e far sparire ritmicamente la mia asta sempre più rigida e gonfia, avrei voluto durasse per sempre ma non potevo che finisse tutto senza averla avuta almeno una volta perciò mi scostai e lei mi disse “non ti piace?”, “E' la cosa più bella del mondo ma non voglio godere solo io, sei pronta? Ti va?” risposi premurandomi di mostrarle la mia riconoscenza, “e me lo chiedi anche? Non aspettavo altro anche se adoro guardarti mentre godi”. Quell'ultima frase mi incendiò, in un attimo la tirai verso di me e la invitai a cominciare dimenticandomi quasi del preservativo, di fatto lei mi disse “Ma non ti metti nulla? Vuoi fare così senza niente, io mi fido ma stiamo attenti eh...quando stai venendo me lo devi dire”...rimasi un attimo interdetto, l'eccitazione e le sue curve mi avevano fatto dimenticare tutto, dimostrando una sicurezza che non avevo le dissi di non preoccuparsi e fui dentro di lei in pochi istanti. Mi prese le mani e cominciò a cavalcare con cautela, il suo bacino ruotava in tutte le direzioni, prima di lato poi avanti e dietro, la sua bocca era spalancata il suo respiro profondo e cadenzato, le sue tette danzavano ipnotiche davanti al mio viso mentre il piacere coinvolgeva tutti i sensi.
La sentì venire distintamente una prima volta dopo pochi minuti, mi si gettò al collo e cominciammo a limonare senza smettere di scopare, per me fu la goccia che fece traboccare il vaso, il bacio mi scatenò una scarica di adrenalina supplementare come se il suo godimento si fosse trasmesso al mio corpo tramite le labbra, senti il piacere corrermi lungo le cosce e lungo le braccia, una leggera vibrazione mi percorse la schiena e sentì un brivido freddo lungo le anche, la afferrai per il culo e assestai furioso alcuni colpi decisi, ma prima che venissi Cristina si levò, me lo prese di nuovo in bocca e accompagnando i miei spasmi inghiottì fino all'ultima goccia del mio seme.
Sfiniti ci baciammo dolcemente, sentire il gusto salato del mio piacere direttamente dalla sua bocca fu intrigante ed altamente erotico, la degna conclusione di una giornata di orgasmi!
...quello che successe in quel primo pomeriggio a lezione con Cristina fu davvero intenso e intrigante, ma era solo un preambolo a quello che avremmo fatto da lì a poco.
Finita la famosa “lezione del piacere” come l'avevamo scherzosamente ribattezzata, ci incamminammo verso casa mia piuttosto spediti.
L'aria era calda, la situazione elettrica, eravamo mossi dalla smania di averci di nuovo e questa volta senza filtri e resistenze, non potevamo esporci troppo in pubblico perchè lei in quel momento era fidanzata, ogni volta però che i nostri corpi si sfioravano, anche solo per errore, la chimica esplodeva regalandoci sensazioni che io non avevo mai provato, a fatica mascheravo la mia persistente erezione ma non potevo fare a meno di toccare Cristina, sembrava che il mio corpo e la mia mente avessero sviluppato una sorta di dipendenza da lei, la cosa era estremamente nuova, bella ma allo stesso tempo anche spaventosa.
Scesi dall'autobus attraversammo un giardinetto di fronte ad una piccola chiesetta dismessa, gli alberi bassi e fittissimi non permettevano alla luce di filtrare, il passaggio di persone era sempre pressochè nullo e l'unica panchina presente si trovava relegata in un angolo, una location perfetta dove appartarsi.
Mancava però poco ad arrivare a casa mia, sarebbe bastato resistere ancora 5 minuti...già, sarebbe...perchè come Cristina si accorse di questo luogo mi prese per mano e mi portò verso la panchina. Mi fece sedere e mi si mise sopra a cavalcioni, non mi diede neanche il tempo di prepararmi che mi investì con la sua lingua, avevamo mantenuto a fatica il controllo fino ad ora, ma adesso la situazione era precipitata, in preda alla voglia più frenetica ci scopavamo la bocca assatanati, lei muoveva il suo bacino sopra di me come in preda alle convulsioni e le nostre mani non si fermavano mai.
Il caldo ci faceva sudare, le mie mani erano sotto la sua maglietta che palpavano i suoi grossi seni umidi, mi eccitava sentirla bagnata di sudore, le baciavo il collo e lei baciava il mio mentre la mia erezione non si conteneva più. Mi slacciò i pantaloni e quando stava per abbassarmi l'elastico delle mutande sentimmo un fruscio nelle vicinanze, trasalimmo e guardando nella direzione dei rumori notammo un cane che stava correndo libero nel giardino a pochi passi da noi.
Ci ricomponemmo in fretta e furia rivestendoci il più possibile appena in tempo per evitare di essere visti dal padrone del simpatico amico peloso, forse sorpreso dal vedere qualcuno in quel posto richiamò il suo cucciolo e se ne andò spedito.
Avevamo rischiato, e forse lo spavento ci aveva riportati sulla terra, saggiamente decidemmo che sarebbe stato meglio andare a casa.
Finalmente arrivammo al mio portone, saliti in ascensore riprendemmo da dove eravamo rimasti, gli specchi mi intrigavano molto e vedere Cristina che mi palpava il pacco mi mandava fuori di testa, infilai tremante la chiave nella toppa della serratura, chiusi la porta e sbattei Cristina contro il muro.
Le tolsi la maglietta e cominciai a leccarla ovunque, il suo sapore leggermente aspro misto di sudore ed eccitazione mi rendeva schiavo, era una linfa che creava dipendenza, non smettevo di leccare il suo collo, le sue tette esplodevano dentro il suo forse troppo piccolo reggiseno, le abbassai le spalline e le feci scivolare via quella costrizione, per un attimo ebbi un sussulto e mi fermai...vedere quelle tette meravigliose che avevo sognato per mesi davanti a me, a mia totale disposizione mi sembrava che fosse la realizzazione di un sogno, le guardai ancora qualche secondo come un bimbo guarda incredulo quel regalo che credeva non avrebbe mai potuto ricevere, e le fotografai nella mia mente. Erano semplicemente perfette, una quarta senza dubbio, tonde, leggermente larghe come piacciono a me, le areole non erano troppo grosse ed erano di un rosa pompelmo delicato, non esitai oltre e mi ci fiondai, con le mani le tastavo avidamente e con la lingua cercavo di godermele più che potessi, i suoi capezzoli avevano un bel sapore e a giudicare dai suoi mugolii la sua eccitazione cresceva...mordicchiai delicatamente un suo capezzolo, Cristina tirò un piccolo urletto, credendo di avergli fatto male mi fermai, lei mi guardò e sorridendo con quasi gli occhi socchiusi per il piacere mi disse “fallo ancora, ma fai piano”. Ripetei la cosa ancora un po' di volte e sentivo distintamente la sua voglia aumentare, più si eccitava più mi eccitavo, l'uccello mi faceva male e non riuscivo più a farlo stare nelle mutande, solo allora mi resi conto che eravamo ancora praticamente vestiti.
Volevo tutto, la volevo vedere nuda, umida di piacere e sudore, lucida e scivolosa tra le mie braccia.
Scesi sulla sua pancia senza smettere di maneggiare le sue tette e leccai il suo piccolo ombelico, sbottonai i suoi shorts e li abbassai lasciandoli al suolo, lei nel frattempo mi aveva tolto la maglietta e cercava sempre più insistentemente il mio cazzo. Ero talmente eccitato che mi ero trasformato, il mio tipico garbo, la mia delicatezza erano spariti e avevano lasciato il posto ad una furia animale, mi agitavo come posseduto, come un tossico in preda ad un crisi avevo bisogno della mia dose di sesso, il respiro era affannato, quasi con fare rude la girai di spalle per godere della vista del suo culo, lei si appiattì sul muro facendo sporgere in fuori il suo sedere, quell'invito non poteva essere declinato, le scostai il perizoma su un lato e mi gustai tutto, leccavo il culo ma la mia lingua era fuori controllo e si infilava ovunque, con una mano la masturbavo da sotto, era un fiume di umori, le mie dita correvano veloci sulle sue grandi labbra, si avvicinava a godere, sentivo la sua fica leggermente vibrare e vedevo le sue ginocchia dare cenni di cedimento sempre più spesso, muoveva avanti e indietro il sedere sempre più di frequente quando ad un certo punto di scatto si girò di fronte a me e mi disse “Sto per venire ma voglio che lo facciamo insieme...continua a toccarmi”, non smisi di masturbarla mentre lei mi tolse via i pantaloni e diede finalmente sfogo al mio uccello che oramai era fradicio e decisamente pronto ad un orgasmo che si apprestava ad essere devastante. Mi tolse anche gli slip, eravamo uno di fronte all'altra, nudi e ad un passo dal piacere, le dita della mia mano sinistra non avevano mai smesso di giocare con la sua fica, sentivo il clitoride gonfio e a giudicare dai nostri sempre più spasmodici movimenti avevamo totalmente perso il controllo, quando la sua mano mi afferrò l'uccello fu una liberazione, mi lasciai andare all'estasi del piacere, le gambe formicolavano, il mio corpo smise di vibrare elettricamente e mi concentrai sulle sensazioni che sentivo ogni qualvolta la sua mano scivolava lenta sulla mia cappella bagnata...era troppo, quel piacere non poteva rimanere a lungo dentro un corpo, come un fiume in piena durante un alluvione avvenne l'inevitabile tracimazione, venni a getto numerose volte, sentivo il corpo svuotarsi rapidamente mentre il piacere di Cristina era nella mia mano, con un tempismo perfetto il nostro fu un orgasmo simultaneo, abbracciati ci scaricammo addosso tutta la nostra voglia mischiando i nostri fluidi, in quel momento capii nitidamente cosa significa essere una cosa sola con un'altra persona.
Ormai mi conoscete, concedo sempre il bis e se serve vado anche oltre, con Cristina non feci eccezione e dopo esserci staccati e aver ripreso fiato la portai a letto.
Mi sdraiai sulla schiena e la invitai a salire, lei mi guardò un attimo con espressione interrogativa e con estrema naturalezza mi disse “ma già? Non ti vuoi un po' riposare?”, a quel punto guardai il mio uccello che svettava ancora in preda al pieno vigore e beffardamente le dissi “ti pare che mi voglia prendere una pausa? Forza vieni qui”.
Salì su di me e dopo qualche tenera effusione i battiti cardiaci ripresero a salire, gradualmente Cristina scese sempre più verso l'epicentro del piacere, il bacio appassionato si tramutò molto lentamente in un meraviglioso pompino, con candida dolcezza vedevo la sua bocca avvolgere e far sparire ritmicamente la mia asta sempre più rigida e gonfia, avrei voluto durasse per sempre ma non potevo che finisse tutto senza averla avuta almeno una volta perciò mi scostai e lei mi disse “non ti piace?”, “E' la cosa più bella del mondo ma non voglio godere solo io, sei pronta? Ti va?” risposi premurandomi di mostrarle la mia riconoscenza, “e me lo chiedi anche? Non aspettavo altro anche se adoro guardarti mentre godi”. Quell'ultima frase mi incendiò, in un attimo la tirai verso di me e la invitai a cominciare dimenticandomi quasi del preservativo, di fatto lei mi disse “Ma non ti metti nulla? Vuoi fare così senza niente, io mi fido ma stiamo attenti eh...quando stai venendo me lo devi dire”...rimasi un attimo interdetto, l'eccitazione e le sue curve mi avevano fatto dimenticare tutto, dimostrando una sicurezza che non avevo le dissi di non preoccuparsi e fui dentro di lei in pochi istanti. Mi prese le mani e cominciò a cavalcare con cautela, il suo bacino ruotava in tutte le direzioni, prima di lato poi avanti e dietro, la sua bocca era spalancata il suo respiro profondo e cadenzato, le sue tette danzavano ipnotiche davanti al mio viso mentre il piacere coinvolgeva tutti i sensi.
La sentì venire distintamente una prima volta dopo pochi minuti, mi si gettò al collo e cominciammo a limonare senza smettere di scopare, per me fu la goccia che fece traboccare il vaso, il bacio mi scatenò una scarica di adrenalina supplementare come se il suo godimento si fosse trasmesso al mio corpo tramite le labbra, senti il piacere corrermi lungo le cosce e lungo le braccia, una leggera vibrazione mi percorse la schiena e sentì un brivido freddo lungo le anche, la afferrai per il culo e assestai furioso alcuni colpi decisi, ma prima che venissi Cristina si levò, me lo prese di nuovo in bocca e accompagnando i miei spasmi inghiottì fino all'ultima goccia del mio seme.
Sfiniti ci baciammo dolcemente, sentire il gusto salato del mio piacere direttamente dalla sua bocca fu intrigante ed altamente erotico, la degna conclusione di una giornata di orgasmi!
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