Il lavoro perfetto - Il secondo giorno, parte 2
di
Alba6990
genere
dominazione
Il pranzo è finito. Gli ospiti si congedano facendo ancora i complimenti ai miei capi per la scelta. "Rivestiti e vai in camera. Sei libera per un'ora. Riposati che sarà un pomeriggio lungo." Dice il mio capo, prima di prendere sotto braccio la moglie e lasciarmi sola nella sala da pranzo.
Sbatto gli occhi come se mi fossi appena svegliata da un sogno. Mi rimetto in piedi, mi ricompongo, metto a posto i pensieri, faccio ordine nella mia mente e infine mi dirigo con i vestiti addosso verso la camera che mi è stata mostrata prima. Ogni passo, un respiro più profondo, le palpebre che si fanno più pesanti, la mente che si annebbia. Il sonno della sera prima, mescolato alla forte eccitazione che provo, mi sta sfinendo, ho bisogno di dormire. Mi spoglio rimanendo completamente nuda e mi stendo sul letto con la testa praticamente vuota. Non ho la forza di elaborare alcun pensiero concreto o con un senso. Voglio solo riposare. Decido di schiacciare un pisolino e punto la sveglia del mio cellulare per 50 minuti dopo. Appena chiudo gli occhi mi sento scivolare via. Dormo.
Suona la sveglia. Allungo una mano con ancora gli occhi chiusi e la spengo con un mugugno di disapprovazione. Mi sento la testa pesante e mi sento il corpo galleggiare come se fossi sull'acqua, la bocca impastata dal sonno. Ho voglia di dormire altri cinque minuti, ma non posso fare tardi. Mi dirigo verso il bagno, mezza barcollante e sbadigliando. La prima cosa che faccio è guardarmi allo specchio. Questa non sono io! Questa che ho davanti è l'incarnazione di "The Walking Dead"! Non posso presentarmi in questo stato! Mi dò un paio di schiaffi per svegliarmi, apro il getto dell'acqua gelata, ne raccolgo un po' con le mani a coppa e me la getto in faccia! Bene, ha fatto effetto, sono sveglia. Mi lavo i denti, mi sciacquo un po', mi sistemo capelli e vestiti, una goccia di profumo e scendo in ufficio puntuale come un orologio svizzero.
Ad accogliermi c'è il mio capo: "Oggi dovremo esaminare tre artisti. Il primo arriverà fra 30 minuti. Sul tavolo trovi dei documenti che lo riguardano, studiali velocemente e non farmi fare figuracce."
"D'accordo." Rispondo io e mi metto subito all'opera. I documenti mi mostrano alcuni suoi lavori, indicando che lavora principalmente con la fotografia e la sua educazione in un liceo artistico privato.
Il telefono del mio capo squilla: "Sì, fallo salire tra cinque minuti." Dice lui con tono calmo e autoritario. Una volta riattaccato, si dirige verso di me: "Alzati in piedi, alza la gonna e allarga le gambe."
Tra me e me penso a che cosa mi possa mai voler fare in soli cinque minuti. Non sta mica salendo il tizio? Vabbè...facciamo come vuole lui, meglio non replicare. Eseguo e mi ritrovo con le mie intimità ben esposte. Dalla tasca, lui tira fuori una piccola scatola, dalla quale estrae il vibratore che ho indossato ieri. "È sterilizzato, non preoccuparti." Mi dice lui vedendo la mia espressione dubbiosa. Lo appoggia sulla mia bocca e con voce suadente mi chiede: "Sei già un lago o vuoi leccarlo?" Solo il fatto che lui è a pochi centimetri da me con il vibratore in mano...mi sta eccitando da morire e sento che sono già un lago! Ma voglio comunque lubrificarlo bene: "Sono già bagnata, signore...ma voglio lubrificarlo bene..." dico io fissandolo ipnotizzata negli occhi.
"Quello che vuoi tu non mi interessa." Risponde lui con tono deciso. Abbassa la mano e appoggia il piccolo ovetto sulla mia fica. Spinge pochissimo, quel tanto che basta per farlo entrare tutto dentro di me. Emetto un piccolo gemito di piacere appena il mio corpo lo ingloba. Lui mi fissa negli occhi: "Ringraziami e vai alla porta ad accogliere l'artista."
"Grazie." Dico io leccandomi le labbra e percependo un brivido lungo la schiena. Qualcuno bussa alla porta, mi dirigo verso di essa e la apro. Saluto con sorriso cordiale un uomo sulla trentina. Un tipo piuttosto comune, con un leggero accenno di barba. Lo invito ad accomodarsi.
Il mio capo, seduto alla sua scrivania, si alza in piedi: "Salve signor Rossi, prego si accomodi qui." Dice indicando la sedia di fronte a sé "Tu invece mettiti al mio fianco." Prosegue, stavolta rivolto a me, guardandomi dritto negli occhi.
Mi sistemo accanto a lui con aria professionale, per fortuna il vibratore non è acceso, quindi riesco a controllarmi bene.
Iniziano le chiacchiere di rito tra i due e tutto procede liscio e tranquillo, io sto in silenzio, osservando la scena. Il mio capo mi ordina di prendere alcuni dei lavori dell'uomo, contenuti in una cartellina che tiene tra le mani. In quel preciso istante in cui muovo il piede per andare verso la sedia, il vibratore dentro di me si accende. Per la sorpresa e il piacere, la mia schiena si raddrizza come un punto esclamativo. Tento di mantenere la calma, facendo profondi respiri con il naso. Prendo la cartella e la porgo al mio capo.
Il signor Rossi comincia a descrivere i suoi lavori e il mio capo li analizza con attenzione, mentre dentro di me comincia a scatenarsi l'inferno. Sento già i miei succhi che fuoriescono timidamente dalla mia figa e mi inumidiscono le labbra e combatto contro me stessa per non contorcermi dal piacere.
"Vai a prendere due bicchieri d'acqua." Mi ordina il capo "E non bagnare il pavimento." Mmm...chissà se questo divieto è rivolto ai bicchieri d'acqua o a me nello specifico perché sa che mi sto eccitando? Comunque, mentre mi precipito verso la porta, lo sento dire all'artista: "È nuova ed è ancora sbadata." Non gli interessa proprio per niente come mi possa sentire o se quelle parole mi fanno vergognare. Mi muovo verso il distributore dell'acqua sentendo gli spostamenti e le vibrazione dell'ovetto ad ogni mio movimento. Mentre riempio i due bicchieri, mi lascio andare ad un gemito liberatorio, tanto non mi possono sentire da dentro. Mi accarezzo le labbra della figa con una mano, un altro gemito. Mmmm...ho troppa voglia di toccarmi...di farmi scopare...di...no! Devo rimanere vigile! Non posso permettermi di fantasticare e venire proprio adesso! Torno in ufficio con il corpo che pulsa come se fosse un gigantesco cuore e poso i bicchieri sulla scrivania. Appena lo faccio, il vibratore si spegne. Tiro dentro di me un sospiro misto tra il sollievo, per aver interrotto la tortura di dover resistere, e la stizza, per l'interruzione del piacere. Mi posiziono di nuovo accanto a lui.
"Noi valutiamo gli artisti da esporre anche in base al loro grado di improvvisazione." Dice il mio capo, rivolto al signor Rossi. Prosegue: "Da come vedo, lei si occupa principalmente di fotografia."
"Sì, esatto." Risponde incuriosito l'uomo. Il mio capo continua: "Io le dò lei." E indica me con l'indice "Ha a disposizione 15 minuti per utilizzarla come preferisce. Dirà di sì ad ogni sua richiesta, vero?"
"Ah sì certo!" Rispondo io con fare cordiale...aspetta cosa? Mi sono resa conto solo adesso di quello che ha chiesto! Sbatto gli occhi sorpresa dalla richiesta e dalla mia risposta e li spalanco sul mio capo, il quale mi guarda con aria beffarda e divertito dalla mia reazione.
L'uomo, con aria un po' impacciata mi guarda negli occhi e accenna un timido "Okkei.". Il vibratore si riaccende. E ti pareva!! La prego mi lasci in pace!! Rivolgo questa preghiera silenziosa al mio capo. Un brivido mi percorre la schiena e mi viene la pelle d'oca. Il signor Rossi prende la macchina fotografica dallo zaino e si sistema. "Non importa la qualità," dice il mio capo "mi interessa l'idea."
"Mettiti in piedi davanti alla finestra, occhi verso il vetro." Mi dice il signor Rossi e dentro di me non posso che provare una sorta di sollievo: finalmente una persona normale che non mi fa richieste sconce senza manco sapere come mi chiamo! Mi metto nella posa da lui indicata e stringo i denti per controllare il piacere, ho i muscoli delle gambe in tensione. Lui si alza, fa due foto: "Allarga le gambe."
Okkei...stai calma! Non devi interpretarla come una richiesta strana, vuole solo cambiare posa...solo cambiare posa. Pensare a cose normali mi aiuta un pochino con il vibratore. Ma il movimento mi provoca una scossa di piacere pazzesca, i miei capezzoli si induriscono subito. Mi scatta altre due foto: "Manca qualcosa..." lo sento dire sottovoce. Di punto in bianco: raggiunge la scrivania, prende il bicchiere d'acqua, si avvicina a me rimanendo alle mie spalle e me lo svuota sopra la testa! Ci rimango di merda! Spalanco la bocca mista tra lo stupore e la rabbia. Vengo subito redarguita dallo sguardo fulminante che mi sta lanciando il mio capo, quindi mi ricompongo, rimanendo comunque perplessa. Ritorno ad essere carina e cordiale: "Quello che ha appena fatto a cosa servirebbe?" Chiedo io con il tono più gentile che riesco a sfoderare.
"Io veramente..." accenna l'artista timidamente, ma il mio capo interviene: "Non ti deve interessare. Lascialo fare." Il tono è deciso e fermo. Lo guardo chiedendogli scusa per aver fatto una domanda senza essere stata interpellata. Di colpo mi sento una cagnolina con la coda fra le gambe. "Come vuole che mi posizioni?" Chiedo rivolta al signor Rossi.
"Ferma nella stessa posizione di prima." Mi immobilizzo come una statua nel modo che lui mi ha indicato. La mia camicetta bagnata aderisce perfettamente al mio corpo, esaltando ogni curva, ogni sporgenza, ogni angolo nascosto. I capezzoli sono dritti e ben visibili...come l'imbarazzo sul mio volto. Questo tizio mi rovescia un bicchiere d'acqua addosso e il mio capo vuole che stia in silenzio!
Il signor Rossi fa qualche altro scatto, ma non ha modo di fare altre richieste. Il tempo è scaduto. Se ne va lasciandomi come un pulcino bagnato e con il mio capo piuttosto irritato. Il vibratore ormai è spento e il mio corpo si è riabituato a controllare il corpo estraneo. Lo guardo esterrefatta: "Perché mi ha versato l'acqua in testa?" chiedo più a me stessa che a lui. Mi sta venendo un pochino di freddo e tento di asciugarmi come posso.
Lo sguardo del mio capo mi penetra gelido: "Non voglio più sentire una sola parola di contrappunto. Sei qui per fare il tuo cazzo di lavoro e se non ti sta bene, prendi le tue cose e ti vai a fare qualche ditalino a casa." Il tono è parecchio duro e lo sguardo lo è ancora di più: "Ora vatti a sistemare, devi far accomodare il secondo candidato." Io mi pietrifico. Mi rimpicciolisco sotto il suo tono, anche se non sta urlando né ha perso un minimo di calma.
"Subito." Dico io quasi impaurita. Prendo al volo dei fazzoletti sistemati sulla mia scrivania e mi tampono il corpo per asciugarmi. Butto giù la testa e smuovo i capelli, facendo cadere qualche gocciolina d'acqua sul pavimento mentre lo agito con le mani. Rialzo la testa in un lampo sistemandomi alla meno peggio. Dio, sono decisamente goffa in questo momento! Spero che comprenda che non posso apparire di classe mentre mi ripulisco da un gavettone! Prendo il cellulare e aziono la fotocamera interna per specchiarmi e vedere come sto. Vabbè dai...pensavo peggio. Blocco il telefono e sono pronta per accogliere il secondo artista della giornata. Come mi dirigo verso la porta, sento una forte vibrazione nel mio ventre. Il mio capo ha appena acceso di nuovo il vibratore! Mi scappa un piccolo gemito e quasi perdo l'equilibrio. Proprio adesso che avevo preso in mano la situazione! Sento che avrò qualche difficoltà questa volta a controllarmi, soprattutto dopo la stimolazione di prima! Inspiro profondamente per mantenere la calma e abbasso la maniglia.
Aprendo la porta, mi ritrovo un ragazzo poco più grande di me, completamente calvo, con dei grandi e colorati tatuaggi che gli ricoprono le braccia. Ha una di quelle arie che io chiamo "da Re della Foresta", uno sguardo strafottente e di sufficienza come se fosse il migliore e il più bello di tutti. Okkei...già partiamo male. Il mio sorriso e atteggiamento cordiale sono completamente l'opposto di ciò che sto pensando. Lo faccio accomodare sulla poltrona davanti alla scrivania e mi posiziono accanto al mio capo, comodamente seduto. Il ragazzo comincia a parlare con un tono davvero arrogante, per niente consono all'ambiente. Allora avevo incasellato giusto il tipo! Di punto in bianco, il mio capo lo zittisce con una domanda rivolta a me: "Dimmi cosa ne pensi del signor Bianchi."
Io mi schiarisco la voce e inspiro a pieni polmoni prima di proferir parola, cerco di calmarmi dall'incessante vibrare dell'ovetto dentro di me: "Penso che abbia una personalità...particolare..." cerco di essere il più neutrale possibile sulla personalità di questo tizio. Dentro di me mi verrebbe voglia di prenderlo per il colletto e di dirgli di abbassare i toni, portando rispetto alla persona che gli sta davanti. Ma invece proseguo con il mio pensiero: "I suoi lavori che richiamano alla Street Art sono molto interessanti. È uno stile che va molto di moda tra i giovani, estremamente contemporaneo." Il mio capo sposta l'attenzione sul ragazzo: "E tu? Cosa pensi di lei e di quello che ha detto?"
Il ragazzo, prima di rispondere, mi fa una scansione dalla testa ai piedi. Ma cosa mi sta facendo? Una radiografia? Vede che stento a controllarmi da questo dannato vibratore? Odio quelli che mi guardano così insistentemente!
Finalmente si decide a parlare: "Vedo una raccomandata che sta qui solo perché è una figa. Mi sembra che dica cose a caso e che non è nella posizione di giudicare un bel niente." Lo squadro con gli occhi! Ma come cazzo si permette questo cretino?! Sono palesemente indignata, tanto che il mio capo se ne accorge. Sono paonazza in viso e il vibratore non aiuta per niente! Anzi! Mi continua ad eccitare nonostante sia incazzata come una belva!
"Ehi ehi." interviene il capo rivolgendosi al ragazzo "Stai dicendo che lei è sta qui solo perché mi succhia il cazzo?" Il tono è deciso, ma quelle parole non sembrano smentire ciò che ha detto il candidato. L'uomo però aggiunge: "E quindi stai dicendo che io non so fare il mio lavoro?"
Attimo di pausa....silenzio....sento la tensione talmente fitta che si può tagliare con un coltello. Il mio cuore è a mille, sto quasi sudando. Deglutisco e faccio tanti piccoli respiri con il naso. L'orgasmo è vicino, devo cercare di controllarmi, ma è praticamente impossibile.
Il ragazzo non si aspettava una reazione così violenta ed ora sembra in difficoltà. Ci godo! "No...non volevo dire questo." Il mio capo si alza in piedi e lo fissa: "Te la scoperesti, vero? Le hai guardato il culo e le tette da quando sei entrato."
I miei occhi sono sbarrati su di lui. Non oserai, vero? Penso tra me e me silenziosamente. Questo mix di sensazioni insieme all'ovetto vibrante provoca l'orgasmo. Non sono riuscita a trattenermi. Camuffo il gemito con tre colpi di tosse e gli spasmi mi fanno stringere l'orlo della gonna con una mano. La stringo così tanto che si stropiccia. La vista quasi mi si appanna, la voce del ragazzo mi arriva ovattata alle orecchie: "Sì. Certo. Chi non vorrebbe?"
L'uomo gira leggermente la testa verso di me. Si è accorto che sono venuta. Mi aspetto che mi dica qualcosa o che spenga il vibratore. Invece rimane impassibile, lasciando che l'ovetto continui a muoversi dentro di me.
"Già..." risponde al ragazzo "ma tu non puoi. Lei è cosa mia." Dentro di me tiro un sospiro di sollievo, che si trasforma subito in sospiro di piacere. Il mio capo si rivolge a me: "Tutto bene?"
Tutto bene?! Me lo chiedi pure! Come faccio a stare calma dopo un orgasmo e con un corpo estraneo che mi provoca piacere ficcato dentro all'utero?! Speravo lo spegnesse...o forse no? Forse lo volevo perennemente acceso. So solo che sto facendo più fatica di prima. Mi schiarisco la voce: "T-tutto bene..." la mia voce suona quasi gracchiata. Le scariche di piacere continuano e pervadere tutto il mio corpo.
"Okkei. Direi allora che puoi toglierti quel coso tra le gambe." Dice senza badare al ragazzo, il quale mi osserva sbalordito. Il suo sguardo rispecchia il mio! "P-posso andare in...?" Cerco di trovare un appiglio a questa situazione provando ad andare in bagno. Ma lo sguardo del mio capo parla chiaro: "No, non puoi." dice serio per poi sedersi sulla poltrona "E non ti ho chiesto di farmi domande, ma di toglierti l'ovetto...non vorrei che avessi orgasmi di fronte a questo qui." Quattro occhi puntati su di me: due increduli e due serissimi.
"Scusi..." abbasso lo sguardo, vergognandomi a morte. Allungo una mano tremante sotto la gonna, cercando la cordicella di tessuto. La afferro con pollice e indice e tiro verso il basso. Sento la pressione dell'ovetto abbandonarmi e appena lo tiro all'esterno mi sfugge un gemito di piacere. Socchiudo gli occhi mentre sento quell'oggetto abbandonarmi piano. Lo appoggio sulla scrivania, evidentemente fradicio. Ma subito il capo mi guarda e scuote la testa in segno di diniego: "Non mi sporcare la scrivania. Puliscilo." Il suo tono di voce vellutato e che suona allo stesso tempo come un ordine, mi fa prendere subito il vibratore tra le mani e portarlo alla mia bocca. Succhio immediatamente, come se fosse una questione di vita o di morte renderlo pulito. Il sapore salato e aspro dei miei umori mi riempie la bocca. Il ragazzo continua a guardarmi sbalordito, mentre il mio capo gli dice: "E tu. Se vuoi puoi andartene, non sei stato scelto." Una volta terminato di ripulire accuratamente quell'oggetto di piacere, lo tengo tra le mani. Il ragazzo non si decide ad alzarsi. L'espressione incredula sta lasciando posto ad un luccichio di estrema eccitazione. Mi penetra con gli occhi. Il mio capo si alza, si avvicina e mi strappa l'ovetto dalle mani, infilandoselo in tasca. Raggiunge quindi il ragazzo alle sue spalle e gli sussurra dietro l'orecchio: "Vuoi vederla nuda?"
Appena sento quelle parole mi sento mancare. No, ti prego, con questo no! Lo prego con lo sguardo, silenziosamente. Ma lui, ovviamente, non esaudisce la mia richiesta.
"Sì...sì!" Farfuglia lui "Voglio vederla nuda." Il mio capo gli risponde sempre sussurrando: "Allora chiedile scusa per quello che hai detto prima e tirati giù pantaloni e mutande. Lei non si spoglia se non glielo ordino io e io non la faccio spogliare se tu non la tratti come si deve."
Il mio cuore sta accelerando i battiti a dismisura, sento che potrebbe scoppiare. "Scusa per quello che ti ho detto prima." Il ragazzo non sembra davvero scusato, sembra che voglia solo vedermi nuda. Con frenesia e velocità si sbottona i pantaloni e se li abbassa insieme alle mutande, mostrando un cazzetto semi duro che appare ridicolo messo a confronto con quello del mio capo. "Ora scusati meglio." Gli sussurra nell'orecchio.
"Scusa se prima ti ho dato della fica raccomandata. Hai sicuramente meritato il lavoro." Non è una scusa con i fiocchi, ma può bastare...per il mio capo. Io guardo questo individuo a metà tra il disgusto e l'eccitazione che mi ha dato il vibratore e lo sguardo penetrante del mio capo sul mio corpo.
"Spogliati. Il suo cazzetto deve diventare duro come la roccia." Ma dai! Ma davvero mi fa scopare con questo qui?! Ma non pensa che ho una dignità?! Beh...mio dio...mi faccio scopare per mantenere il lavoro...sono proprio l'ultima persona che può parlare di dignità...ma non è la stessa cosa!! Cerco di pregarlo con gli occhi, ma il suo sguardo non ammette repliche. Io mi spoglio con mani tremanti, quasi faccio saltare un bottone della camicetta talmente tremo. Lascio cadere gonna e camicia ai miei piedi, sentendomi troppo esposta, troppo vulnerabile. La mia pelle diventa completamente d'oca e io abbasso lo sguardo sulle mie scarpette per non incrociare quello del tizio.
Quel cazzetto raggiunge l'erezione: "Ora tu" dice il mio capo rivolto a lui "vai sotto di lei e baciale i piedi. E tu" rivolto questa volta a me "toccati."
Questo ragazzo deve essere proprio eccitato più di quanto mi aspettassi, si getta ai miei piedi come se si stesse inchinando davanti ad una regina! Comincia a baciarmi i piedi con foga, mentre io lo guardo come guarderei uno strano animale visto per la prima volta. Prendo coraggio e allungo una mano tremante verso il mio sesso. Le grandi labbra sono umide, bagnate. Guardo il mio capo e vedo che se la ride davanti a me. Lascia passare alcuni minuti in cui si gode la scena del bullo maleducato che lecca i piedi alla cagnetta.
"Ora basta." Dice con tono fermo. "Noi dobbiamo lavorare e tra dieci minuti abbiamo un appuntamento." Tiro dentro di me un enorme sospiro di sollievo! Ha avuto il buon senso di non farmi scopare con questo! Grazie! Ma...questo ha smesso e non si alza? Che aspetta?
"Signor Bianchi, se ne torni a casa e tu" rivolto a me "vestiti e renditi presentabile."
Il ragazzo si alza con riluttanza, rivestendosi in fretta e furia senza staccarmi gli occhi di dosso. Se ne va senza neanche salutare, anzi sbatte pure la porta! Ma che stronzo! Mi rivesto in fretta anche io. Non oso proferire parola. Sono indispettita dalla mia eccitazione e dal fatto che quel tipo mi abbia persino toccata. Il mio capo sembra accorgersi dei miei pensieri mentre mi sistemo meglio che posso. Ma non faccio in tempo ad obbiettare qualcosa che sento bussare alla porta. È il terzo candidato. Apro la porta e mi si presenta un ragazzo più o meno della mia età: capelli ricci e folti, due occhiali con la montatura quadrata e vestito in maniera abbastanza anonima. Lo faccio accomodare sulla poltrona sfoggiando il miglior sorriso che posso avere...speriamo che almeno questo non sia come quello di prima! Come si siede, il mio capo comincia a fargli delle domande di rito, senza degnarmi di uno sguardo. Si limita ad ascoltare interessato...cosa che faccio anch'io! I lavori di questo ragazzo sono sorprendenti, ricchi di personalità! Nettamente al contrario rispetto al suo aspetto praticamente anonimo. Anche il mio capo sembra contento, la sua espressione del viso dice che abbiamo davanti la persona giusta. Lo fa parlare ancora un po' e poi lo interrompe: "Le posso offrire un caffè?" Il ragazzo accetta, quindi lui si volta verso di me: "Due caffè ca..." interrompe la frase senza continuarla, tornando a parlare con il ragazzo. Che cosa mi voleva dire? Boh per lo meno mi ha fatto una richiesta normale. Mi dirigo subito a prendere due caffè alla macchinetta. Non faccio con fretta, ma comunque veloce. Rientro in ufficio e poso i due caffè sulla scrivania del mio capo, rimettendomi accanto a lui in piedi. Loro stanno parlando di quanto la sua personalità emerga dai lavori presentati.
Bevono il caffè senza neanche ringraziarmi ed il ragazzo chiede al mio capo se io sia l'addetta al contratto. "No. Lei è in prova ed ha esaminato il tuo cv e i tuoi lavori prima di me. Ha fatto un buon lavoro quindi la tengo al mio fianco e la faccio assistere". Poi, fissandomi: "Hai delle domande?"
"Solo una." Rispondo io con sincero interesse: "Da cosa prende ispirazione per i suoi lavori? Sono fantastici, a parer mio!" Dico io con lo sguardo rivolto a quei disegni tanto particolari e dettagliati.
Il ragazzo mi guarda, sorride, resta in silenzio per alcuni secondi: "Da cosa vivo e dalle persone che incontro. Ad esempio tu, che stai al fianco del tuo capo in piedi, con quei vestiti umidi indosso...mi immagino il motivo di tutto ciò e questo è motivo di ispirazione." A questo punto interviene il capo e, rivolto a me, dice: "Digli il motivo, sono sicuro che lo troverà interessante."
Oh merda. Che cazzo gli dico?! Ma perché mi preoccupo tanto? È solo un po' d'acqua! Con estrema calma rispondo: "Il primo candidato di questa giornata ha voluto farmi delle foto. Dicendo che mancava qualcosa, mi ha versato un bicchiere d'acqua addosso. Ecco il motivo per cui sono con i vestiti bagnati." Sorrido. Però! Me la sono cavata bene!
"E perché hai accettato di essere bagnata?" Un po' insistente. Vabbè posso sempre rispondere normalmente! "Beh...il mio capo non voleva che obiettassi! Si trattava comunque di un artista e dovevo farlo sbizzarrire con la sua creatività..." Okkei...speriamo gli basti questo!
E proprio quando penso di essermi parata il culo, il mio capo interviene con una frase paragonabile ad un fulmine che annuncia la tempesta: "Lei esegue qualsiasi cosa le ordino. Le piace questo ruolo."
Mi sento il cuore che perde un battito. Cerco di mantenere la calma, ma i miei occhi continuano ad andare dall'artista al mio capo, dal mio capo al candidato...che diavolo succede adesso?! Nessuno dei due proferisce parola, mi guardano aspettandosi che io dica o faccia qualcosa. Perché mi guardano così?! Provo a rompere il silenzio: "Ehm...sì, faccio tutto quello che mi dice..." che frase stupida! Non mi riusciva proprio una cosa più intelligente da dire? Mi sta salendo il panico! Entrambi mi sorridono vistosamente e quasi complici: "Vuoi provare?" Chiede il capo al ragazzo. Okkei adesso sono completamente nel pallone! Guardo il mio capo in un misto di rassegnazione e di speranza, ma lui non ha alcuna reazione. Attendo quasi con impazienza, quest'attesa di soli pochi secondi mi sta uccidendo!
"Sì!" Dice lui "Voglio che cammini avanti e indietro." Non so se stare tranquilla o se preoccuparmi che possa chiedermi altro! Nel dubbio io comincio a camminare avanti e indietro, esattamente nel modo in cui vuole il mio capo: non troppo lenta, né troppo veloce, non di certo goffa, sculettando leggermente, quel giusto per non apparire una caricatura.
"Fermati." Dice il ragazzo sorridendo verso il mio capo: "Posso osare di più?"
"Certo. Lei eseguirà qualunque cosa tu vorrai." Mi fermo all'istante. Dentro di me prego che non mi chieda qualcosa di porco...o forse un lato di me lo vuole? Forse perché c'è il mio capo nella stanza e si vede che cosa si perde a non scoparmi...ma che vado a pensare?!
"Voglio che..." il mio capo ferma il ragazzo: "Aspetta. Prima che ordini qualsiasi cosa ci sono delle cose da sbrigare."
Alza il telefono "Sì. Prepara il contratto." e poi riattacca. "Ora lei ci lascerà soli. Andrà dalla ragazza a prendere il contratto che stanno preparando per te. Conosci tutto e non ho dubbi sul fatto che lo firmerai. Quando tornerà potremo festeggiare come si deve."
"Benissimo!" risponde il ragazzo.
Senza neanche rispondere al mio capo, mi dirigo fuori dall'ufficio. La segretaria è seduta alla sua scrivania, ma ci mette un po' di tempo a stampare il tutto, perché impegnata in una serie di telefonate. Ha un'aria abbastanza annoiata, tiene la cornetta del telefono tra la testa e la spalla, mentre con le mani libere digita una serie di parole al computer davanti a lei. Io la aspetto battendo il piede sul pavimento come se andassi a tempo di qualche strana musica e mi ritrovo a canticchiare a bocca chiusa. In questo modo, un pochino di tensione scivola via.
Dopo qualche minuto, mi dà tra le mani quel che mi serve e rientro nell'ufficio. Trovo i due a ridere, il mio capo sta dando del "tu" al ragazzo, il quale, al contrario, mantiene il rispetto dei ruoli. Hanno cambiato posizione, accomodandosi sulle poltrone che ci sono nell'ufficio vicino alla scrivania. Non appena sono dentro, si girano verso di me: "Eccola." Dice il mio capo "Vieni davanti a noi e spogliati."
Ma no! Non è possibile! Davvero vuole che diventi troia anche davanti a questo che conosco da forse 45 minuti? Ma se è la guerra che vuole...allora guerra avrà...se vuole farmi scopare voglio fargli capire che cosa cazzo si perde! Mi spoglio guardando prima uno e poi l'altro, lasciando cadere a terra i vestiti e rimanendo solo con le scarpe. Sono nuda e i capezzoli diventano subito duri. Raccolgo tutte le mie forze per mantenere un atteggiamento estremamente calmo.
"Ora mettiti a quattro zampe davanti a noi." Nella mia mente una sola domanda: mi vogliono vedere da davanti o da dietro? Io, nel dubbio, mi metto a 4 zampe esattamente nella stessa posizione in cui mi trovo, con il viso rivolto verso di loro, la schiena leggermente inarcata, il mio seno che penzola verso terra e io che non stacco gli occhi da loro. Per tutta risposta, il mio capo mi prende per i capelli e mi mette di traverso, in modo che entrambi mi possano vedere di fianco. Ahia! Mi ha fatto male! Subito dopo, si alza, prende il contratto e una penna e ritorna alla poltrona. Io lo seguo con lo sguardo durante i suoi movimenti, mentre rimango nella posizione che mi ha indicato in modo così cortese e pacato. Il capo posa il contratto sulla mia schiena e posiziona la penna tra le mie natiche, dicendomi: "Stringi. E non farla cadere." Come se avesse premuto un interruttore, il mio culetto si stringe automaticamente. Trattengo quella penna e inarco la schiena. Il foglio rimane fermo e non cade. Mi sta usando come un oggetto...mi sento un oggetto...sono un oggetto...e questo pensiero non fa che eccitarmi perché sono il SUO oggetto. Il ragazzo prende i fogli e lo legge con estrema calma. Il silenzio domina la stanza. L'unico rumore che si può sentire se si drizzano bene le orecchie è il mio battito cardiaco, mentre continuo a stringere questa penna tra le chiappe. Sento che la sto inumidendo con i miei umori. Se ne accorge anche il ragazzo non appena la prende tra le mani. Sorride al mio capo, ma non fa alcun commento. Appoggia il contratto sulla mia schiena e firma. Sento l'aria fresca che mi investe le grandi labbra e il buchino. Un brivido mi percorre tutta la schiena, provocandomi un gemito di piacere che soffoco schiarendomi la voce. Non appena finisce di firmare, posiziona di nuovo la penna tra le mie natiche come se fossi un portapenne, ma non mi tocca la pelle neanche per sbaglio. Il contratto è sempre sulla mia schiena.
"Ottimo, Paolo." Dice il mio capo, poi prosegue "Lavoreremo benissimo insieme. Dobbiamo festeggiare." Detto questo si alza prendendo il contratto e dirigendosi verso un mobiletto accanto alla mia scrivania. Prende una bottiglia di whiskey e due bicchieri. Poi me li appoggia sulla schiena: "Non farli cadere." Mi dice sottovoce. Li riempie sulla mia schiena.
Ma...mi sta usando davvero come un tavolino!! Adesso mi sento davvero come un soprammobile! Avevo letto qualcosa al riguardo: che la "perversione" di far diventare il partner un mobile o un oggetto si chiama "fornofilia"...e i miei amici che pensavano si trattasse di una perversione che ti faceva eccitare alla vista di un forno! Cerco di pensare ad argomenti vari, come questo, per non farmi distrarre dalla mia eccitazione e tenere i bicchieri ben fermi...non casca niente.
Il mio capo riporta la bottiglia al suo posto, poi si dirige verso di me, prendendo un bicchiere: "Brindiamo alla nostra collaborazione." Io rimango ferma e inanimata come un vero soprammobile. In questo momento mi sento fiera di me! Non ho fatto cadere niente e sto continuando a mantenere la calma! Ce l'ho fatta!! Sono forte!! Mi sento una brava cagnolina che fa bene il suo lavoro!! Dentro la mia testa c'è una festa fantastica in atto (nonostante non sia ancora arrivata alla fine), mentre fuori sono calmissima. I due brindano, parlando del più e del meno, con me che tengo ancora la penna nel culo. Poi sento che spostano il discorso su di me. Tendo le orecchie per ascoltare ogni parola di quello che dicono, mentre comincio a sentire un po' di dolore ai muscoli dei glutei. "Vedi?" Domanda il mio capo "Si impegna tanto. E scommetto che se le tocco la figa...la trovo bagnata come un lago." Il ragazzo, per tutta risposta, ride: "Sì...non ho dubbi." Non mi posso incazzare, né ribattere. Neanche mentalmente mi oppongo...so che sono bagnata e che tutto questo mi eccita, non posso farne a meno...e il mio capo lo sa bene.
"Gattona fin qui." Dice il mio capo battendo le mani sulle cosce come si fa per richiamare i cani. Faccio come dice. In questo momento sono davvero una cagnetta. Mi posiziono con la testa appena sotto il suo pacco, la penna ancora non si smuove dal mio culetto. Allunga una mano e comincia ad accarezzarmi i capelli, la nuca, il volto, mentre continua a parlare con il ragazzo. Rimango per un attimo stupita da questo improvviso attimo di pura dolcezza. Io accompagno il movimento della mano, piegando leggermente la testa, sembro una gattina che fa le fusa e si gode questo momento di carezze. Non riesco ad avere una visuale sul ragazzo, tutto quello che ho davanti è l'inguine del mio capo. Dopo qualche minuto, il ragazzo esprime la necessità di doversene andare. Il mio capo capisce: "Cagnetta," dice fissandomi "vai a salutare Paolo." Io non mi alzo in piedi, mi avvicino a Paolo gattonando e tenendo sempre la penna stretta tra le chiappe. Adesso sono sotto di lui, lo guardo fissa: "Congratulazioni per il contratto. Speriamo di rivederla presto." Lui appoggia la mano sulla mia testa e la tira a sé, avvicinandomi al suo cazzo che, a differenza di quello del mio capo, posso vedere già gonfio attraverso i pantaloni. Credo di aver capito le sue intenzioni. Lo guardo e poi guardo il mio capo, nel mio sguardo un lampo fugace di sfida. Struscio il muso sul pacco del ragazzo come farebbe una gattina sulla sua spazzolina. Il mio capo sorride: "Così la fai eccitare." E il ragazzo risponde: "A me sembra già calda." Io non parlo, continuo a strusciarmi e le chiappe cominciano ad essere davvero doloranti per lo sforzo di trattenere questa penna...finché il mio capo non me lo dice, io non la mollo.
"Sí. È sempre in calore questa qua." Dice il mio capo alzandosi in piedi. "Ma non può succhiarti il cazzo. Non le è concesso senza il mio permesso e se non sono sicuro che tu sia sano non le darò mai questo piacere."
Il mio capo è molto razionale, non perde il controllo della situazione e sembra che mi stia in qualche modo proteggendo. "Fammi avere un certificato e le concederò di farti felice."
In questo momento provo profonda gratitudine nei suoi confronti. Pensavo fosse veramente andato fuori di testa in questa giornata, invece non perde il controllo neanche un attimo. Come questo pensiero si fa strada nella mia mente, smetto immediatamente di strusciarmi, tornando con gli occhi fissi su quelli del ragazzo.
"Mi sembra corretto." Dice lui fissandomi a sua volta "Ma preparati che una come te non me la lascio sfuggire."
Io non rispondo. Una parte di me pensa che questo ragazzo stia pensando di farmi diventare una specie di "sua proprietà"...e pensando a ciò, mi divido in due parti: una che dice "Ma fammi il piacere! Io non appartengo a nessuno!" e l'altra che dice "Ma fammi il piacere! Io appartengo solo al mio capo!"...non so per quale motivo elaboro una frase del genere nella mia testolina, ma mi sento scossa da un brivido di piacere che quasi mi fa perdere la penna. Risponde il mio capo per me: "Lei è mia." Questa affermazione perentoria arriva dritta come una coltellata nella testa del ragazzo, il quale ha perso quel breve lampo di possessione negli occhi. "Decido io cosa può fare e cosa no, quindi non farti strane idee, Paolo." Termina la frase con una risata che smorza i toni e tende la mano al ragazzo. "Ci vediamo nei prossimi giorni per concordarci sulla mostra. Nel frattempo, lei si occuperà della logistica."
Paolo ricambia questo saluto, nonostante credo si sia leggermente cagato sotto per il tono di quel "Lei è mia.", ma questo pensiero me lo tengo per me. Prende le sue cose e se ne va. Adesso siamo soli. Io e lui. Lo guardo nella stessa posizione, chiedendogli cosa succede adesso con lo sguardo, senza usare le parole. Non voglio rovinare questa "chiacchierata" silenziosa con frasi che, sicuramente, non sarebbero intelligentissime, dato il mio stato attuale.
Lui si siede sulla poltrona: "Vieni qui." Dice allungandosi e togliendomi la penna dal culo. Rilasso i glutei con un sospiro liberatorio e mi dirigo, sempre gattonando, verso di lui, ritrovandomi nella stessa posizione da cagna di prima.
"Volevi succhiarglielo?" La domanda mi coglie un po' alla sprovvista. Non pensavo me lo potesse domandare. Lo guardo dritta negli occhi, penso un attimo e poi vado con la risposta più sincera che posso dare: "No, signore...non volevo succhiarglielo..." anche se nella mia testa vorrei urlargli: "Ma che diavolo di domanda è?! Sono giorni che voglio il tuo cazzo tutto per me!! Mica quello di un ragazzo a random!" Ma, ovviamente, devo mantenere un certo contegno.
"Lo immaginavo." Dice lui. E da una parte me la aspettavo una risposta del genere. "E a me lo vuoi succhiare?"
"Sì!" Mi esce senza starci neanche a pensare, con uno sguardo quasi disperato, come se mi stessero offrendo dell'eroina dopo giorni di astinenza. I miei occhi sono affamati, imploranti, pure il mio corpo ha un fremito.
"Sì...cosa?" Mi chiede lui con quella sua maledetta voce vellutata, mentre abbassa lentamente la zip.
"Sì, voglio succhiarle il cazzo, signore..." la mia voce suona calma, pacifica, ma solo perché sono ipnotizzata da quella zip che si abbassa. Dopo pochi secondi, quel cazzo rilassato esce dai pantaloni: "Sei stata brava. Te lo sei meritata." Io lo guardo sollevata, con un moto di gratitudine e di eccitazione. Non mi ci avvento immediatamente...me lo gusto tutto dalla base fino al glande con delle belle leccate...bacio anche i coglioni...e poi lo prendo tutto in bocca, lascandomi sfuggire un lungo gemito di piacere. Il mio capo si distende sulla poltrona e mi lascia godere del suo cazzone che lentamente mi riempie le guance. Sento il suo membro che diventa mano a mano più duro durante questo trattamento. Le mie labbra lo serrano in una morsa umida e morbida, mentre faccio un lussurioso su e giù, non riesco a trattenermi dal toccarmi. Non voglio venire senza che lui me lo dica, ma almeno potrò provare ancora più piacere. Mentre indice e medio entrano ed escono lentamente dalla mia fica grondante, io gioco con la lingua su questo cazzone duro. Solletico il frenulo con la punta, bacio il buchino sul glande, succhio le sue palle. Il mio capo vede palesemente le mie guance che si gonfiano e si svuotano...e vado avanti così, godendo quasi pienamente con le dita e questo bestione ficcato in bocca...fino a che non mi prende la testa e me la spinge verso il basso, facendomi toccare il pube con il naso. Un'intensa sborrata mi riempie la gola. Il mio capo può sentire la mia gola che si sforza per ingoiare tutto questo ben di dio attraverso il cazzo, che ancora io non ho mollato...lui schizza, io ingoio...non mi lascio mancare neanche una goccia, me la gusto tutta appieno e la bevo come berrei acqua nel deserto.
Dopo essere venuto e avermi dissetata, il mio capo mi lascia la testa, come a darmi il permesso di staccarmi dall'oggetto del mio piacere. "Sei golosa, eh?" Il tono è quasi deridente. Io riprendo un attimo di fiato, gli occhi lucidi dall'eccitazione: "Avevo...volevo...succhiarglielo da stamattina..." dico io, constatando che i miei neuroni sono sotto l'effetto del rincoglionimento dato dalla mia voglia di scopare.
"Lo so." dice lui fissandomi. "E volevi partecipare anche a pranzo." attimo di pausa "Sei una cagnetta in calore, ti ho scelto proprio per questo. Ora rivestiti, vai in camera. Ti verrà a chiamare mia moglie per la cena."
Okkei...o è idiota o è stronzo! Ma non vede quanto voglia scopare?! Lo sto implorando con lo sguardo mentre mi rivesto con poca convinzione!! Ma, non arriva alcun segnale in mio soccorso...mi limito a ringraziarlo e ad uscire dall'ufficio...mi dirigo in camera e, gettandomi sul letto, mi sditalino fino a venire! Almeno in camera posso godere come mi pare!!
Nota dell'autrice: Nonostante tutti i nostri impegni, stiamo continuando questa storia che mi piace da impazzire! Ringrazio il mio Padrone mecenate.gioco@yahoo.com :)
Sbatto gli occhi come se mi fossi appena svegliata da un sogno. Mi rimetto in piedi, mi ricompongo, metto a posto i pensieri, faccio ordine nella mia mente e infine mi dirigo con i vestiti addosso verso la camera che mi è stata mostrata prima. Ogni passo, un respiro più profondo, le palpebre che si fanno più pesanti, la mente che si annebbia. Il sonno della sera prima, mescolato alla forte eccitazione che provo, mi sta sfinendo, ho bisogno di dormire. Mi spoglio rimanendo completamente nuda e mi stendo sul letto con la testa praticamente vuota. Non ho la forza di elaborare alcun pensiero concreto o con un senso. Voglio solo riposare. Decido di schiacciare un pisolino e punto la sveglia del mio cellulare per 50 minuti dopo. Appena chiudo gli occhi mi sento scivolare via. Dormo.
Suona la sveglia. Allungo una mano con ancora gli occhi chiusi e la spengo con un mugugno di disapprovazione. Mi sento la testa pesante e mi sento il corpo galleggiare come se fossi sull'acqua, la bocca impastata dal sonno. Ho voglia di dormire altri cinque minuti, ma non posso fare tardi. Mi dirigo verso il bagno, mezza barcollante e sbadigliando. La prima cosa che faccio è guardarmi allo specchio. Questa non sono io! Questa che ho davanti è l'incarnazione di "The Walking Dead"! Non posso presentarmi in questo stato! Mi dò un paio di schiaffi per svegliarmi, apro il getto dell'acqua gelata, ne raccolgo un po' con le mani a coppa e me la getto in faccia! Bene, ha fatto effetto, sono sveglia. Mi lavo i denti, mi sciacquo un po', mi sistemo capelli e vestiti, una goccia di profumo e scendo in ufficio puntuale come un orologio svizzero.
Ad accogliermi c'è il mio capo: "Oggi dovremo esaminare tre artisti. Il primo arriverà fra 30 minuti. Sul tavolo trovi dei documenti che lo riguardano, studiali velocemente e non farmi fare figuracce."
"D'accordo." Rispondo io e mi metto subito all'opera. I documenti mi mostrano alcuni suoi lavori, indicando che lavora principalmente con la fotografia e la sua educazione in un liceo artistico privato.
Il telefono del mio capo squilla: "Sì, fallo salire tra cinque minuti." Dice lui con tono calmo e autoritario. Una volta riattaccato, si dirige verso di me: "Alzati in piedi, alza la gonna e allarga le gambe."
Tra me e me penso a che cosa mi possa mai voler fare in soli cinque minuti. Non sta mica salendo il tizio? Vabbè...facciamo come vuole lui, meglio non replicare. Eseguo e mi ritrovo con le mie intimità ben esposte. Dalla tasca, lui tira fuori una piccola scatola, dalla quale estrae il vibratore che ho indossato ieri. "È sterilizzato, non preoccuparti." Mi dice lui vedendo la mia espressione dubbiosa. Lo appoggia sulla mia bocca e con voce suadente mi chiede: "Sei già un lago o vuoi leccarlo?" Solo il fatto che lui è a pochi centimetri da me con il vibratore in mano...mi sta eccitando da morire e sento che sono già un lago! Ma voglio comunque lubrificarlo bene: "Sono già bagnata, signore...ma voglio lubrificarlo bene..." dico io fissandolo ipnotizzata negli occhi.
"Quello che vuoi tu non mi interessa." Risponde lui con tono deciso. Abbassa la mano e appoggia il piccolo ovetto sulla mia fica. Spinge pochissimo, quel tanto che basta per farlo entrare tutto dentro di me. Emetto un piccolo gemito di piacere appena il mio corpo lo ingloba. Lui mi fissa negli occhi: "Ringraziami e vai alla porta ad accogliere l'artista."
"Grazie." Dico io leccandomi le labbra e percependo un brivido lungo la schiena. Qualcuno bussa alla porta, mi dirigo verso di essa e la apro. Saluto con sorriso cordiale un uomo sulla trentina. Un tipo piuttosto comune, con un leggero accenno di barba. Lo invito ad accomodarsi.
Il mio capo, seduto alla sua scrivania, si alza in piedi: "Salve signor Rossi, prego si accomodi qui." Dice indicando la sedia di fronte a sé "Tu invece mettiti al mio fianco." Prosegue, stavolta rivolto a me, guardandomi dritto negli occhi.
Mi sistemo accanto a lui con aria professionale, per fortuna il vibratore non è acceso, quindi riesco a controllarmi bene.
Iniziano le chiacchiere di rito tra i due e tutto procede liscio e tranquillo, io sto in silenzio, osservando la scena. Il mio capo mi ordina di prendere alcuni dei lavori dell'uomo, contenuti in una cartellina che tiene tra le mani. In quel preciso istante in cui muovo il piede per andare verso la sedia, il vibratore dentro di me si accende. Per la sorpresa e il piacere, la mia schiena si raddrizza come un punto esclamativo. Tento di mantenere la calma, facendo profondi respiri con il naso. Prendo la cartella e la porgo al mio capo.
Il signor Rossi comincia a descrivere i suoi lavori e il mio capo li analizza con attenzione, mentre dentro di me comincia a scatenarsi l'inferno. Sento già i miei succhi che fuoriescono timidamente dalla mia figa e mi inumidiscono le labbra e combatto contro me stessa per non contorcermi dal piacere.
"Vai a prendere due bicchieri d'acqua." Mi ordina il capo "E non bagnare il pavimento." Mmm...chissà se questo divieto è rivolto ai bicchieri d'acqua o a me nello specifico perché sa che mi sto eccitando? Comunque, mentre mi precipito verso la porta, lo sento dire all'artista: "È nuova ed è ancora sbadata." Non gli interessa proprio per niente come mi possa sentire o se quelle parole mi fanno vergognare. Mi muovo verso il distributore dell'acqua sentendo gli spostamenti e le vibrazione dell'ovetto ad ogni mio movimento. Mentre riempio i due bicchieri, mi lascio andare ad un gemito liberatorio, tanto non mi possono sentire da dentro. Mi accarezzo le labbra della figa con una mano, un altro gemito. Mmmm...ho troppa voglia di toccarmi...di farmi scopare...di...no! Devo rimanere vigile! Non posso permettermi di fantasticare e venire proprio adesso! Torno in ufficio con il corpo che pulsa come se fosse un gigantesco cuore e poso i bicchieri sulla scrivania. Appena lo faccio, il vibratore si spegne. Tiro dentro di me un sospiro misto tra il sollievo, per aver interrotto la tortura di dover resistere, e la stizza, per l'interruzione del piacere. Mi posiziono di nuovo accanto a lui.
"Noi valutiamo gli artisti da esporre anche in base al loro grado di improvvisazione." Dice il mio capo, rivolto al signor Rossi. Prosegue: "Da come vedo, lei si occupa principalmente di fotografia."
"Sì, esatto." Risponde incuriosito l'uomo. Il mio capo continua: "Io le dò lei." E indica me con l'indice "Ha a disposizione 15 minuti per utilizzarla come preferisce. Dirà di sì ad ogni sua richiesta, vero?"
"Ah sì certo!" Rispondo io con fare cordiale...aspetta cosa? Mi sono resa conto solo adesso di quello che ha chiesto! Sbatto gli occhi sorpresa dalla richiesta e dalla mia risposta e li spalanco sul mio capo, il quale mi guarda con aria beffarda e divertito dalla mia reazione.
L'uomo, con aria un po' impacciata mi guarda negli occhi e accenna un timido "Okkei.". Il vibratore si riaccende. E ti pareva!! La prego mi lasci in pace!! Rivolgo questa preghiera silenziosa al mio capo. Un brivido mi percorre la schiena e mi viene la pelle d'oca. Il signor Rossi prende la macchina fotografica dallo zaino e si sistema. "Non importa la qualità," dice il mio capo "mi interessa l'idea."
"Mettiti in piedi davanti alla finestra, occhi verso il vetro." Mi dice il signor Rossi e dentro di me non posso che provare una sorta di sollievo: finalmente una persona normale che non mi fa richieste sconce senza manco sapere come mi chiamo! Mi metto nella posa da lui indicata e stringo i denti per controllare il piacere, ho i muscoli delle gambe in tensione. Lui si alza, fa due foto: "Allarga le gambe."
Okkei...stai calma! Non devi interpretarla come una richiesta strana, vuole solo cambiare posa...solo cambiare posa. Pensare a cose normali mi aiuta un pochino con il vibratore. Ma il movimento mi provoca una scossa di piacere pazzesca, i miei capezzoli si induriscono subito. Mi scatta altre due foto: "Manca qualcosa..." lo sento dire sottovoce. Di punto in bianco: raggiunge la scrivania, prende il bicchiere d'acqua, si avvicina a me rimanendo alle mie spalle e me lo svuota sopra la testa! Ci rimango di merda! Spalanco la bocca mista tra lo stupore e la rabbia. Vengo subito redarguita dallo sguardo fulminante che mi sta lanciando il mio capo, quindi mi ricompongo, rimanendo comunque perplessa. Ritorno ad essere carina e cordiale: "Quello che ha appena fatto a cosa servirebbe?" Chiedo io con il tono più gentile che riesco a sfoderare.
"Io veramente..." accenna l'artista timidamente, ma il mio capo interviene: "Non ti deve interessare. Lascialo fare." Il tono è deciso e fermo. Lo guardo chiedendogli scusa per aver fatto una domanda senza essere stata interpellata. Di colpo mi sento una cagnolina con la coda fra le gambe. "Come vuole che mi posizioni?" Chiedo rivolta al signor Rossi.
"Ferma nella stessa posizione di prima." Mi immobilizzo come una statua nel modo che lui mi ha indicato. La mia camicetta bagnata aderisce perfettamente al mio corpo, esaltando ogni curva, ogni sporgenza, ogni angolo nascosto. I capezzoli sono dritti e ben visibili...come l'imbarazzo sul mio volto. Questo tizio mi rovescia un bicchiere d'acqua addosso e il mio capo vuole che stia in silenzio!
Il signor Rossi fa qualche altro scatto, ma non ha modo di fare altre richieste. Il tempo è scaduto. Se ne va lasciandomi come un pulcino bagnato e con il mio capo piuttosto irritato. Il vibratore ormai è spento e il mio corpo si è riabituato a controllare il corpo estraneo. Lo guardo esterrefatta: "Perché mi ha versato l'acqua in testa?" chiedo più a me stessa che a lui. Mi sta venendo un pochino di freddo e tento di asciugarmi come posso.
Lo sguardo del mio capo mi penetra gelido: "Non voglio più sentire una sola parola di contrappunto. Sei qui per fare il tuo cazzo di lavoro e se non ti sta bene, prendi le tue cose e ti vai a fare qualche ditalino a casa." Il tono è parecchio duro e lo sguardo lo è ancora di più: "Ora vatti a sistemare, devi far accomodare il secondo candidato." Io mi pietrifico. Mi rimpicciolisco sotto il suo tono, anche se non sta urlando né ha perso un minimo di calma.
"Subito." Dico io quasi impaurita. Prendo al volo dei fazzoletti sistemati sulla mia scrivania e mi tampono il corpo per asciugarmi. Butto giù la testa e smuovo i capelli, facendo cadere qualche gocciolina d'acqua sul pavimento mentre lo agito con le mani. Rialzo la testa in un lampo sistemandomi alla meno peggio. Dio, sono decisamente goffa in questo momento! Spero che comprenda che non posso apparire di classe mentre mi ripulisco da un gavettone! Prendo il cellulare e aziono la fotocamera interna per specchiarmi e vedere come sto. Vabbè dai...pensavo peggio. Blocco il telefono e sono pronta per accogliere il secondo artista della giornata. Come mi dirigo verso la porta, sento una forte vibrazione nel mio ventre. Il mio capo ha appena acceso di nuovo il vibratore! Mi scappa un piccolo gemito e quasi perdo l'equilibrio. Proprio adesso che avevo preso in mano la situazione! Sento che avrò qualche difficoltà questa volta a controllarmi, soprattutto dopo la stimolazione di prima! Inspiro profondamente per mantenere la calma e abbasso la maniglia.
Aprendo la porta, mi ritrovo un ragazzo poco più grande di me, completamente calvo, con dei grandi e colorati tatuaggi che gli ricoprono le braccia. Ha una di quelle arie che io chiamo "da Re della Foresta", uno sguardo strafottente e di sufficienza come se fosse il migliore e il più bello di tutti. Okkei...già partiamo male. Il mio sorriso e atteggiamento cordiale sono completamente l'opposto di ciò che sto pensando. Lo faccio accomodare sulla poltrona davanti alla scrivania e mi posiziono accanto al mio capo, comodamente seduto. Il ragazzo comincia a parlare con un tono davvero arrogante, per niente consono all'ambiente. Allora avevo incasellato giusto il tipo! Di punto in bianco, il mio capo lo zittisce con una domanda rivolta a me: "Dimmi cosa ne pensi del signor Bianchi."
Io mi schiarisco la voce e inspiro a pieni polmoni prima di proferir parola, cerco di calmarmi dall'incessante vibrare dell'ovetto dentro di me: "Penso che abbia una personalità...particolare..." cerco di essere il più neutrale possibile sulla personalità di questo tizio. Dentro di me mi verrebbe voglia di prenderlo per il colletto e di dirgli di abbassare i toni, portando rispetto alla persona che gli sta davanti. Ma invece proseguo con il mio pensiero: "I suoi lavori che richiamano alla Street Art sono molto interessanti. È uno stile che va molto di moda tra i giovani, estremamente contemporaneo." Il mio capo sposta l'attenzione sul ragazzo: "E tu? Cosa pensi di lei e di quello che ha detto?"
Il ragazzo, prima di rispondere, mi fa una scansione dalla testa ai piedi. Ma cosa mi sta facendo? Una radiografia? Vede che stento a controllarmi da questo dannato vibratore? Odio quelli che mi guardano così insistentemente!
Finalmente si decide a parlare: "Vedo una raccomandata che sta qui solo perché è una figa. Mi sembra che dica cose a caso e che non è nella posizione di giudicare un bel niente." Lo squadro con gli occhi! Ma come cazzo si permette questo cretino?! Sono palesemente indignata, tanto che il mio capo se ne accorge. Sono paonazza in viso e il vibratore non aiuta per niente! Anzi! Mi continua ad eccitare nonostante sia incazzata come una belva!
"Ehi ehi." interviene il capo rivolgendosi al ragazzo "Stai dicendo che lei è sta qui solo perché mi succhia il cazzo?" Il tono è deciso, ma quelle parole non sembrano smentire ciò che ha detto il candidato. L'uomo però aggiunge: "E quindi stai dicendo che io non so fare il mio lavoro?"
Attimo di pausa....silenzio....sento la tensione talmente fitta che si può tagliare con un coltello. Il mio cuore è a mille, sto quasi sudando. Deglutisco e faccio tanti piccoli respiri con il naso. L'orgasmo è vicino, devo cercare di controllarmi, ma è praticamente impossibile.
Il ragazzo non si aspettava una reazione così violenta ed ora sembra in difficoltà. Ci godo! "No...non volevo dire questo." Il mio capo si alza in piedi e lo fissa: "Te la scoperesti, vero? Le hai guardato il culo e le tette da quando sei entrato."
I miei occhi sono sbarrati su di lui. Non oserai, vero? Penso tra me e me silenziosamente. Questo mix di sensazioni insieme all'ovetto vibrante provoca l'orgasmo. Non sono riuscita a trattenermi. Camuffo il gemito con tre colpi di tosse e gli spasmi mi fanno stringere l'orlo della gonna con una mano. La stringo così tanto che si stropiccia. La vista quasi mi si appanna, la voce del ragazzo mi arriva ovattata alle orecchie: "Sì. Certo. Chi non vorrebbe?"
L'uomo gira leggermente la testa verso di me. Si è accorto che sono venuta. Mi aspetto che mi dica qualcosa o che spenga il vibratore. Invece rimane impassibile, lasciando che l'ovetto continui a muoversi dentro di me.
"Già..." risponde al ragazzo "ma tu non puoi. Lei è cosa mia." Dentro di me tiro un sospiro di sollievo, che si trasforma subito in sospiro di piacere. Il mio capo si rivolge a me: "Tutto bene?"
Tutto bene?! Me lo chiedi pure! Come faccio a stare calma dopo un orgasmo e con un corpo estraneo che mi provoca piacere ficcato dentro all'utero?! Speravo lo spegnesse...o forse no? Forse lo volevo perennemente acceso. So solo che sto facendo più fatica di prima. Mi schiarisco la voce: "T-tutto bene..." la mia voce suona quasi gracchiata. Le scariche di piacere continuano e pervadere tutto il mio corpo.
"Okkei. Direi allora che puoi toglierti quel coso tra le gambe." Dice senza badare al ragazzo, il quale mi osserva sbalordito. Il suo sguardo rispecchia il mio! "P-posso andare in...?" Cerco di trovare un appiglio a questa situazione provando ad andare in bagno. Ma lo sguardo del mio capo parla chiaro: "No, non puoi." dice serio per poi sedersi sulla poltrona "E non ti ho chiesto di farmi domande, ma di toglierti l'ovetto...non vorrei che avessi orgasmi di fronte a questo qui." Quattro occhi puntati su di me: due increduli e due serissimi.
"Scusi..." abbasso lo sguardo, vergognandomi a morte. Allungo una mano tremante sotto la gonna, cercando la cordicella di tessuto. La afferro con pollice e indice e tiro verso il basso. Sento la pressione dell'ovetto abbandonarmi e appena lo tiro all'esterno mi sfugge un gemito di piacere. Socchiudo gli occhi mentre sento quell'oggetto abbandonarmi piano. Lo appoggio sulla scrivania, evidentemente fradicio. Ma subito il capo mi guarda e scuote la testa in segno di diniego: "Non mi sporcare la scrivania. Puliscilo." Il suo tono di voce vellutato e che suona allo stesso tempo come un ordine, mi fa prendere subito il vibratore tra le mani e portarlo alla mia bocca. Succhio immediatamente, come se fosse una questione di vita o di morte renderlo pulito. Il sapore salato e aspro dei miei umori mi riempie la bocca. Il ragazzo continua a guardarmi sbalordito, mentre il mio capo gli dice: "E tu. Se vuoi puoi andartene, non sei stato scelto." Una volta terminato di ripulire accuratamente quell'oggetto di piacere, lo tengo tra le mani. Il ragazzo non si decide ad alzarsi. L'espressione incredula sta lasciando posto ad un luccichio di estrema eccitazione. Mi penetra con gli occhi. Il mio capo si alza, si avvicina e mi strappa l'ovetto dalle mani, infilandoselo in tasca. Raggiunge quindi il ragazzo alle sue spalle e gli sussurra dietro l'orecchio: "Vuoi vederla nuda?"
Appena sento quelle parole mi sento mancare. No, ti prego, con questo no! Lo prego con lo sguardo, silenziosamente. Ma lui, ovviamente, non esaudisce la mia richiesta.
"Sì...sì!" Farfuglia lui "Voglio vederla nuda." Il mio capo gli risponde sempre sussurrando: "Allora chiedile scusa per quello che hai detto prima e tirati giù pantaloni e mutande. Lei non si spoglia se non glielo ordino io e io non la faccio spogliare se tu non la tratti come si deve."
Il mio cuore sta accelerando i battiti a dismisura, sento che potrebbe scoppiare. "Scusa per quello che ti ho detto prima." Il ragazzo non sembra davvero scusato, sembra che voglia solo vedermi nuda. Con frenesia e velocità si sbottona i pantaloni e se li abbassa insieme alle mutande, mostrando un cazzetto semi duro che appare ridicolo messo a confronto con quello del mio capo. "Ora scusati meglio." Gli sussurra nell'orecchio.
"Scusa se prima ti ho dato della fica raccomandata. Hai sicuramente meritato il lavoro." Non è una scusa con i fiocchi, ma può bastare...per il mio capo. Io guardo questo individuo a metà tra il disgusto e l'eccitazione che mi ha dato il vibratore e lo sguardo penetrante del mio capo sul mio corpo.
"Spogliati. Il suo cazzetto deve diventare duro come la roccia." Ma dai! Ma davvero mi fa scopare con questo qui?! Ma non pensa che ho una dignità?! Beh...mio dio...mi faccio scopare per mantenere il lavoro...sono proprio l'ultima persona che può parlare di dignità...ma non è la stessa cosa!! Cerco di pregarlo con gli occhi, ma il suo sguardo non ammette repliche. Io mi spoglio con mani tremanti, quasi faccio saltare un bottone della camicetta talmente tremo. Lascio cadere gonna e camicia ai miei piedi, sentendomi troppo esposta, troppo vulnerabile. La mia pelle diventa completamente d'oca e io abbasso lo sguardo sulle mie scarpette per non incrociare quello del tizio.
Quel cazzetto raggiunge l'erezione: "Ora tu" dice il mio capo rivolto a lui "vai sotto di lei e baciale i piedi. E tu" rivolto questa volta a me "toccati."
Questo ragazzo deve essere proprio eccitato più di quanto mi aspettassi, si getta ai miei piedi come se si stesse inchinando davanti ad una regina! Comincia a baciarmi i piedi con foga, mentre io lo guardo come guarderei uno strano animale visto per la prima volta. Prendo coraggio e allungo una mano tremante verso il mio sesso. Le grandi labbra sono umide, bagnate. Guardo il mio capo e vedo che se la ride davanti a me. Lascia passare alcuni minuti in cui si gode la scena del bullo maleducato che lecca i piedi alla cagnetta.
"Ora basta." Dice con tono fermo. "Noi dobbiamo lavorare e tra dieci minuti abbiamo un appuntamento." Tiro dentro di me un enorme sospiro di sollievo! Ha avuto il buon senso di non farmi scopare con questo! Grazie! Ma...questo ha smesso e non si alza? Che aspetta?
"Signor Bianchi, se ne torni a casa e tu" rivolto a me "vestiti e renditi presentabile."
Il ragazzo si alza con riluttanza, rivestendosi in fretta e furia senza staccarmi gli occhi di dosso. Se ne va senza neanche salutare, anzi sbatte pure la porta! Ma che stronzo! Mi rivesto in fretta anche io. Non oso proferire parola. Sono indispettita dalla mia eccitazione e dal fatto che quel tipo mi abbia persino toccata. Il mio capo sembra accorgersi dei miei pensieri mentre mi sistemo meglio che posso. Ma non faccio in tempo ad obbiettare qualcosa che sento bussare alla porta. È il terzo candidato. Apro la porta e mi si presenta un ragazzo più o meno della mia età: capelli ricci e folti, due occhiali con la montatura quadrata e vestito in maniera abbastanza anonima. Lo faccio accomodare sulla poltrona sfoggiando il miglior sorriso che posso avere...speriamo che almeno questo non sia come quello di prima! Come si siede, il mio capo comincia a fargli delle domande di rito, senza degnarmi di uno sguardo. Si limita ad ascoltare interessato...cosa che faccio anch'io! I lavori di questo ragazzo sono sorprendenti, ricchi di personalità! Nettamente al contrario rispetto al suo aspetto praticamente anonimo. Anche il mio capo sembra contento, la sua espressione del viso dice che abbiamo davanti la persona giusta. Lo fa parlare ancora un po' e poi lo interrompe: "Le posso offrire un caffè?" Il ragazzo accetta, quindi lui si volta verso di me: "Due caffè ca..." interrompe la frase senza continuarla, tornando a parlare con il ragazzo. Che cosa mi voleva dire? Boh per lo meno mi ha fatto una richiesta normale. Mi dirigo subito a prendere due caffè alla macchinetta. Non faccio con fretta, ma comunque veloce. Rientro in ufficio e poso i due caffè sulla scrivania del mio capo, rimettendomi accanto a lui in piedi. Loro stanno parlando di quanto la sua personalità emerga dai lavori presentati.
Bevono il caffè senza neanche ringraziarmi ed il ragazzo chiede al mio capo se io sia l'addetta al contratto. "No. Lei è in prova ed ha esaminato il tuo cv e i tuoi lavori prima di me. Ha fatto un buon lavoro quindi la tengo al mio fianco e la faccio assistere". Poi, fissandomi: "Hai delle domande?"
"Solo una." Rispondo io con sincero interesse: "Da cosa prende ispirazione per i suoi lavori? Sono fantastici, a parer mio!" Dico io con lo sguardo rivolto a quei disegni tanto particolari e dettagliati.
Il ragazzo mi guarda, sorride, resta in silenzio per alcuni secondi: "Da cosa vivo e dalle persone che incontro. Ad esempio tu, che stai al fianco del tuo capo in piedi, con quei vestiti umidi indosso...mi immagino il motivo di tutto ciò e questo è motivo di ispirazione." A questo punto interviene il capo e, rivolto a me, dice: "Digli il motivo, sono sicuro che lo troverà interessante."
Oh merda. Che cazzo gli dico?! Ma perché mi preoccupo tanto? È solo un po' d'acqua! Con estrema calma rispondo: "Il primo candidato di questa giornata ha voluto farmi delle foto. Dicendo che mancava qualcosa, mi ha versato un bicchiere d'acqua addosso. Ecco il motivo per cui sono con i vestiti bagnati." Sorrido. Però! Me la sono cavata bene!
"E perché hai accettato di essere bagnata?" Un po' insistente. Vabbè posso sempre rispondere normalmente! "Beh...il mio capo non voleva che obiettassi! Si trattava comunque di un artista e dovevo farlo sbizzarrire con la sua creatività..." Okkei...speriamo gli basti questo!
E proprio quando penso di essermi parata il culo, il mio capo interviene con una frase paragonabile ad un fulmine che annuncia la tempesta: "Lei esegue qualsiasi cosa le ordino. Le piace questo ruolo."
Mi sento il cuore che perde un battito. Cerco di mantenere la calma, ma i miei occhi continuano ad andare dall'artista al mio capo, dal mio capo al candidato...che diavolo succede adesso?! Nessuno dei due proferisce parola, mi guardano aspettandosi che io dica o faccia qualcosa. Perché mi guardano così?! Provo a rompere il silenzio: "Ehm...sì, faccio tutto quello che mi dice..." che frase stupida! Non mi riusciva proprio una cosa più intelligente da dire? Mi sta salendo il panico! Entrambi mi sorridono vistosamente e quasi complici: "Vuoi provare?" Chiede il capo al ragazzo. Okkei adesso sono completamente nel pallone! Guardo il mio capo in un misto di rassegnazione e di speranza, ma lui non ha alcuna reazione. Attendo quasi con impazienza, quest'attesa di soli pochi secondi mi sta uccidendo!
"Sì!" Dice lui "Voglio che cammini avanti e indietro." Non so se stare tranquilla o se preoccuparmi che possa chiedermi altro! Nel dubbio io comincio a camminare avanti e indietro, esattamente nel modo in cui vuole il mio capo: non troppo lenta, né troppo veloce, non di certo goffa, sculettando leggermente, quel giusto per non apparire una caricatura.
"Fermati." Dice il ragazzo sorridendo verso il mio capo: "Posso osare di più?"
"Certo. Lei eseguirà qualunque cosa tu vorrai." Mi fermo all'istante. Dentro di me prego che non mi chieda qualcosa di porco...o forse un lato di me lo vuole? Forse perché c'è il mio capo nella stanza e si vede che cosa si perde a non scoparmi...ma che vado a pensare?!
"Voglio che..." il mio capo ferma il ragazzo: "Aspetta. Prima che ordini qualsiasi cosa ci sono delle cose da sbrigare."
Alza il telefono "Sì. Prepara il contratto." e poi riattacca. "Ora lei ci lascerà soli. Andrà dalla ragazza a prendere il contratto che stanno preparando per te. Conosci tutto e non ho dubbi sul fatto che lo firmerai. Quando tornerà potremo festeggiare come si deve."
"Benissimo!" risponde il ragazzo.
Senza neanche rispondere al mio capo, mi dirigo fuori dall'ufficio. La segretaria è seduta alla sua scrivania, ma ci mette un po' di tempo a stampare il tutto, perché impegnata in una serie di telefonate. Ha un'aria abbastanza annoiata, tiene la cornetta del telefono tra la testa e la spalla, mentre con le mani libere digita una serie di parole al computer davanti a lei. Io la aspetto battendo il piede sul pavimento come se andassi a tempo di qualche strana musica e mi ritrovo a canticchiare a bocca chiusa. In questo modo, un pochino di tensione scivola via.
Dopo qualche minuto, mi dà tra le mani quel che mi serve e rientro nell'ufficio. Trovo i due a ridere, il mio capo sta dando del "tu" al ragazzo, il quale, al contrario, mantiene il rispetto dei ruoli. Hanno cambiato posizione, accomodandosi sulle poltrone che ci sono nell'ufficio vicino alla scrivania. Non appena sono dentro, si girano verso di me: "Eccola." Dice il mio capo "Vieni davanti a noi e spogliati."
Ma no! Non è possibile! Davvero vuole che diventi troia anche davanti a questo che conosco da forse 45 minuti? Ma se è la guerra che vuole...allora guerra avrà...se vuole farmi scopare voglio fargli capire che cosa cazzo si perde! Mi spoglio guardando prima uno e poi l'altro, lasciando cadere a terra i vestiti e rimanendo solo con le scarpe. Sono nuda e i capezzoli diventano subito duri. Raccolgo tutte le mie forze per mantenere un atteggiamento estremamente calmo.
"Ora mettiti a quattro zampe davanti a noi." Nella mia mente una sola domanda: mi vogliono vedere da davanti o da dietro? Io, nel dubbio, mi metto a 4 zampe esattamente nella stessa posizione in cui mi trovo, con il viso rivolto verso di loro, la schiena leggermente inarcata, il mio seno che penzola verso terra e io che non stacco gli occhi da loro. Per tutta risposta, il mio capo mi prende per i capelli e mi mette di traverso, in modo che entrambi mi possano vedere di fianco. Ahia! Mi ha fatto male! Subito dopo, si alza, prende il contratto e una penna e ritorna alla poltrona. Io lo seguo con lo sguardo durante i suoi movimenti, mentre rimango nella posizione che mi ha indicato in modo così cortese e pacato. Il capo posa il contratto sulla mia schiena e posiziona la penna tra le mie natiche, dicendomi: "Stringi. E non farla cadere." Come se avesse premuto un interruttore, il mio culetto si stringe automaticamente. Trattengo quella penna e inarco la schiena. Il foglio rimane fermo e non cade. Mi sta usando come un oggetto...mi sento un oggetto...sono un oggetto...e questo pensiero non fa che eccitarmi perché sono il SUO oggetto. Il ragazzo prende i fogli e lo legge con estrema calma. Il silenzio domina la stanza. L'unico rumore che si può sentire se si drizzano bene le orecchie è il mio battito cardiaco, mentre continuo a stringere questa penna tra le chiappe. Sento che la sto inumidendo con i miei umori. Se ne accorge anche il ragazzo non appena la prende tra le mani. Sorride al mio capo, ma non fa alcun commento. Appoggia il contratto sulla mia schiena e firma. Sento l'aria fresca che mi investe le grandi labbra e il buchino. Un brivido mi percorre tutta la schiena, provocandomi un gemito di piacere che soffoco schiarendomi la voce. Non appena finisce di firmare, posiziona di nuovo la penna tra le mie natiche come se fossi un portapenne, ma non mi tocca la pelle neanche per sbaglio. Il contratto è sempre sulla mia schiena.
"Ottimo, Paolo." Dice il mio capo, poi prosegue "Lavoreremo benissimo insieme. Dobbiamo festeggiare." Detto questo si alza prendendo il contratto e dirigendosi verso un mobiletto accanto alla mia scrivania. Prende una bottiglia di whiskey e due bicchieri. Poi me li appoggia sulla schiena: "Non farli cadere." Mi dice sottovoce. Li riempie sulla mia schiena.
Ma...mi sta usando davvero come un tavolino!! Adesso mi sento davvero come un soprammobile! Avevo letto qualcosa al riguardo: che la "perversione" di far diventare il partner un mobile o un oggetto si chiama "fornofilia"...e i miei amici che pensavano si trattasse di una perversione che ti faceva eccitare alla vista di un forno! Cerco di pensare ad argomenti vari, come questo, per non farmi distrarre dalla mia eccitazione e tenere i bicchieri ben fermi...non casca niente.
Il mio capo riporta la bottiglia al suo posto, poi si dirige verso di me, prendendo un bicchiere: "Brindiamo alla nostra collaborazione." Io rimango ferma e inanimata come un vero soprammobile. In questo momento mi sento fiera di me! Non ho fatto cadere niente e sto continuando a mantenere la calma! Ce l'ho fatta!! Sono forte!! Mi sento una brava cagnolina che fa bene il suo lavoro!! Dentro la mia testa c'è una festa fantastica in atto (nonostante non sia ancora arrivata alla fine), mentre fuori sono calmissima. I due brindano, parlando del più e del meno, con me che tengo ancora la penna nel culo. Poi sento che spostano il discorso su di me. Tendo le orecchie per ascoltare ogni parola di quello che dicono, mentre comincio a sentire un po' di dolore ai muscoli dei glutei. "Vedi?" Domanda il mio capo "Si impegna tanto. E scommetto che se le tocco la figa...la trovo bagnata come un lago." Il ragazzo, per tutta risposta, ride: "Sì...non ho dubbi." Non mi posso incazzare, né ribattere. Neanche mentalmente mi oppongo...so che sono bagnata e che tutto questo mi eccita, non posso farne a meno...e il mio capo lo sa bene.
"Gattona fin qui." Dice il mio capo battendo le mani sulle cosce come si fa per richiamare i cani. Faccio come dice. In questo momento sono davvero una cagnetta. Mi posiziono con la testa appena sotto il suo pacco, la penna ancora non si smuove dal mio culetto. Allunga una mano e comincia ad accarezzarmi i capelli, la nuca, il volto, mentre continua a parlare con il ragazzo. Rimango per un attimo stupita da questo improvviso attimo di pura dolcezza. Io accompagno il movimento della mano, piegando leggermente la testa, sembro una gattina che fa le fusa e si gode questo momento di carezze. Non riesco ad avere una visuale sul ragazzo, tutto quello che ho davanti è l'inguine del mio capo. Dopo qualche minuto, il ragazzo esprime la necessità di doversene andare. Il mio capo capisce: "Cagnetta," dice fissandomi "vai a salutare Paolo." Io non mi alzo in piedi, mi avvicino a Paolo gattonando e tenendo sempre la penna stretta tra le chiappe. Adesso sono sotto di lui, lo guardo fissa: "Congratulazioni per il contratto. Speriamo di rivederla presto." Lui appoggia la mano sulla mia testa e la tira a sé, avvicinandomi al suo cazzo che, a differenza di quello del mio capo, posso vedere già gonfio attraverso i pantaloni. Credo di aver capito le sue intenzioni. Lo guardo e poi guardo il mio capo, nel mio sguardo un lampo fugace di sfida. Struscio il muso sul pacco del ragazzo come farebbe una gattina sulla sua spazzolina. Il mio capo sorride: "Così la fai eccitare." E il ragazzo risponde: "A me sembra già calda." Io non parlo, continuo a strusciarmi e le chiappe cominciano ad essere davvero doloranti per lo sforzo di trattenere questa penna...finché il mio capo non me lo dice, io non la mollo.
"Sí. È sempre in calore questa qua." Dice il mio capo alzandosi in piedi. "Ma non può succhiarti il cazzo. Non le è concesso senza il mio permesso e se non sono sicuro che tu sia sano non le darò mai questo piacere."
Il mio capo è molto razionale, non perde il controllo della situazione e sembra che mi stia in qualche modo proteggendo. "Fammi avere un certificato e le concederò di farti felice."
In questo momento provo profonda gratitudine nei suoi confronti. Pensavo fosse veramente andato fuori di testa in questa giornata, invece non perde il controllo neanche un attimo. Come questo pensiero si fa strada nella mia mente, smetto immediatamente di strusciarmi, tornando con gli occhi fissi su quelli del ragazzo.
"Mi sembra corretto." Dice lui fissandomi a sua volta "Ma preparati che una come te non me la lascio sfuggire."
Io non rispondo. Una parte di me pensa che questo ragazzo stia pensando di farmi diventare una specie di "sua proprietà"...e pensando a ciò, mi divido in due parti: una che dice "Ma fammi il piacere! Io non appartengo a nessuno!" e l'altra che dice "Ma fammi il piacere! Io appartengo solo al mio capo!"...non so per quale motivo elaboro una frase del genere nella mia testolina, ma mi sento scossa da un brivido di piacere che quasi mi fa perdere la penna. Risponde il mio capo per me: "Lei è mia." Questa affermazione perentoria arriva dritta come una coltellata nella testa del ragazzo, il quale ha perso quel breve lampo di possessione negli occhi. "Decido io cosa può fare e cosa no, quindi non farti strane idee, Paolo." Termina la frase con una risata che smorza i toni e tende la mano al ragazzo. "Ci vediamo nei prossimi giorni per concordarci sulla mostra. Nel frattempo, lei si occuperà della logistica."
Paolo ricambia questo saluto, nonostante credo si sia leggermente cagato sotto per il tono di quel "Lei è mia.", ma questo pensiero me lo tengo per me. Prende le sue cose e se ne va. Adesso siamo soli. Io e lui. Lo guardo nella stessa posizione, chiedendogli cosa succede adesso con lo sguardo, senza usare le parole. Non voglio rovinare questa "chiacchierata" silenziosa con frasi che, sicuramente, non sarebbero intelligentissime, dato il mio stato attuale.
Lui si siede sulla poltrona: "Vieni qui." Dice allungandosi e togliendomi la penna dal culo. Rilasso i glutei con un sospiro liberatorio e mi dirigo, sempre gattonando, verso di lui, ritrovandomi nella stessa posizione da cagna di prima.
"Volevi succhiarglielo?" La domanda mi coglie un po' alla sprovvista. Non pensavo me lo potesse domandare. Lo guardo dritta negli occhi, penso un attimo e poi vado con la risposta più sincera che posso dare: "No, signore...non volevo succhiarglielo..." anche se nella mia testa vorrei urlargli: "Ma che diavolo di domanda è?! Sono giorni che voglio il tuo cazzo tutto per me!! Mica quello di un ragazzo a random!" Ma, ovviamente, devo mantenere un certo contegno.
"Lo immaginavo." Dice lui. E da una parte me la aspettavo una risposta del genere. "E a me lo vuoi succhiare?"
"Sì!" Mi esce senza starci neanche a pensare, con uno sguardo quasi disperato, come se mi stessero offrendo dell'eroina dopo giorni di astinenza. I miei occhi sono affamati, imploranti, pure il mio corpo ha un fremito.
"Sì...cosa?" Mi chiede lui con quella sua maledetta voce vellutata, mentre abbassa lentamente la zip.
"Sì, voglio succhiarle il cazzo, signore..." la mia voce suona calma, pacifica, ma solo perché sono ipnotizzata da quella zip che si abbassa. Dopo pochi secondi, quel cazzo rilassato esce dai pantaloni: "Sei stata brava. Te lo sei meritata." Io lo guardo sollevata, con un moto di gratitudine e di eccitazione. Non mi ci avvento immediatamente...me lo gusto tutto dalla base fino al glande con delle belle leccate...bacio anche i coglioni...e poi lo prendo tutto in bocca, lascandomi sfuggire un lungo gemito di piacere. Il mio capo si distende sulla poltrona e mi lascia godere del suo cazzone che lentamente mi riempie le guance. Sento il suo membro che diventa mano a mano più duro durante questo trattamento. Le mie labbra lo serrano in una morsa umida e morbida, mentre faccio un lussurioso su e giù, non riesco a trattenermi dal toccarmi. Non voglio venire senza che lui me lo dica, ma almeno potrò provare ancora più piacere. Mentre indice e medio entrano ed escono lentamente dalla mia fica grondante, io gioco con la lingua su questo cazzone duro. Solletico il frenulo con la punta, bacio il buchino sul glande, succhio le sue palle. Il mio capo vede palesemente le mie guance che si gonfiano e si svuotano...e vado avanti così, godendo quasi pienamente con le dita e questo bestione ficcato in bocca...fino a che non mi prende la testa e me la spinge verso il basso, facendomi toccare il pube con il naso. Un'intensa sborrata mi riempie la gola. Il mio capo può sentire la mia gola che si sforza per ingoiare tutto questo ben di dio attraverso il cazzo, che ancora io non ho mollato...lui schizza, io ingoio...non mi lascio mancare neanche una goccia, me la gusto tutta appieno e la bevo come berrei acqua nel deserto.
Dopo essere venuto e avermi dissetata, il mio capo mi lascia la testa, come a darmi il permesso di staccarmi dall'oggetto del mio piacere. "Sei golosa, eh?" Il tono è quasi deridente. Io riprendo un attimo di fiato, gli occhi lucidi dall'eccitazione: "Avevo...volevo...succhiarglielo da stamattina..." dico io, constatando che i miei neuroni sono sotto l'effetto del rincoglionimento dato dalla mia voglia di scopare.
"Lo so." dice lui fissandomi. "E volevi partecipare anche a pranzo." attimo di pausa "Sei una cagnetta in calore, ti ho scelto proprio per questo. Ora rivestiti, vai in camera. Ti verrà a chiamare mia moglie per la cena."
Okkei...o è idiota o è stronzo! Ma non vede quanto voglia scopare?! Lo sto implorando con lo sguardo mentre mi rivesto con poca convinzione!! Ma, non arriva alcun segnale in mio soccorso...mi limito a ringraziarlo e ad uscire dall'ufficio...mi dirigo in camera e, gettandomi sul letto, mi sditalino fino a venire! Almeno in camera posso godere come mi pare!!
Nota dell'autrice: Nonostante tutti i nostri impegni, stiamo continuando questa storia che mi piace da impazzire! Ringrazio il mio Padrone mecenate.gioco@yahoo.com :)
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