Una cagata di papera, un mesiversario del cazzo e un accendino davanti al culo

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Quando ero piccola, immaginavo che la mia casa...no...il mio appartamento che però era la mia casa non il condominio...quello spazio che io sentivo come casa MIA SOLO MIA, insomma lo vedevo non come si vede nella realtà.
Vedevo, al posto del cortile ancora in costruzione e del condominio di fronte, una perenne notte. Una notte eterna.
Sotto il balcone una lunga strada che andava oltre quel buio orizzonte.
A coppie, le luci ci sfrecciavano sopra, altre ci passavano in modo pigro e quasi romantico.
Quella strada era in mezzo al niente.
E anche la mia casa era in mezzo al niente.
Un deserto nero.
Solo la luna e le stelle che brillavano eterne in quella notte che c’era anche di giorno.
Qualche animale si vedeva nel buio. La sua ombra.
Una melodia diversa ogni volta che osservavo il mio mondo fuori dalla finestra del mondo reale.
E la mia casa era come se si muovesse. Fluttuava.
Si muoveva stando ferma.
Cazzo, quanto amavo quello che vedevo.


Sono a mangiare la pizza fuori.
Porca troia, avrei preferito restarmene a casa.
A una persona a cui tengo parecchio dico sempre: “Devi imparare ad essere egoista e mandare a fanculo la gente se non hai voglia di uscire di casa.”
Gran bella ipocrita del cazzo, avrà pensato, quando gli ho detto che mi trovavo a una serata entusiasmante (per me) quanto un fisting anale fatto con un cactus.
Ma non è colpa mia.
O almeno, non fino in fondo.
Faragonda (nome del cazzo e inventato di sana pianta...no, è una stronzata, l’ho preso da un cartone animato) voleva fare una rimpatriata tra donne...ma a quanto pare 8 donne su 10 che aveva invitato hanno cagato già il secondo figlio senza neanche aver superato i 23 anni (che cazzo di voglia c’hai di fare un figlio alla questa età non lo so...io vorrei ritrovarmi con una pagnotta o due nel forno solo quando avrò 29/30 anni e i giorni in cui mi posso permettere di cazzeggiare e dire “Sono ancora pronta a saltare i fossi!” saranno passati come sono passati i dinosauri.), quindi hanno detto tutte di no.
Io e Lucilla (altro nome del cazzo) siamo state le uniche a dire di sì.
Che cazzo di inculata!
Da rimpatriata tra donne a festival della salamella è stato un attimo.
E non salamelle qualsiasi.
Delle salamelle che mi stanno sul cazzo (se ne avessi uno...i coglioni ce li ho e anche belli grossi, con tutte le facce di merda che mi ritrovo davanti ogni giorno).
Avete presente una banda di idioti che all’alba dei 25 anni e più sono ancora al: “Porco dio zio mettimi l’accendino davanti al buco del culo che vediamo quanto fiamma! Figa!!”
Ecco...

E mi ritrovo al tavolo del giro pizza con questo gruppo di esseri pluricellulari che non solo hanno mancato il gradino della scala evolutiva, ma che hanno fatto proprio come Dexter quando doveva intervenire per schiamazzi, urla moleste e soprattutto odori molesti: ha fatto le scale due a due, gli scalini non erano multipli, ha risceso le scale e le ha fatte tre a tre, ma anche tre a tre non erano multipli i gradini, ha rifatto da capo e ha fatto cinque a cinque, ma è cascato e si è spaccato tutti i denti davanti.
Questi oltre ai denti si sono spaccati anche il cranio. Conseguenza? Danno cerebrale permanente e irreversibile.
Insomma, l’unica consolazione è Faragonda, l’unica del tavolo che mi è veramente simpatica e con cui parlo volentieri, davanti alla pizza al pesto che si è presa Lucilla (o pizza alla merda di papera...avevo una papera giù al mare, il pesto su quella pizza aveva colore e consistenza delle sue cagate).

Faragonda mi chiede opinioni in merito al rapporto che c’è tra Lucilla e il suo ragazzo Brontolo.
Stanno insieme da 10 mesi e ancora lei non gliel’ha data.
Manco una scopata da sbronzi.
Solo una lingua e fuga.
“Ah beh una bella relazione a livello platonico, una relazione a distanza ha più fuoco di voi due.” rispondo io.
Faragonda ride.
Brontolo dice a Lucilla che sarebbe anche ora che lei gliela smollasse, che lui si è dimostrato un bravo ragazzo.
Niente. Lei è un’educanda frigida. Ha più di 20 anni e ha ancora paura di prendersi un uccello.
Io quando ho scopato per la prima volta (e sono stata parecchio precoce) con il mio scopamico, il tempo che ci ho messo a “pensarci bene” è stato di un paio di mesi. Il tempo di capire che il mio primo bacio con un altro ragazzo era stato una vera merda e che non valeva la pena perdere la verginità con una persona che manco mi piaceva così tanto.
Sono una stronza.
Rido in faccia a Lucilla che diceva che voleva “pensarci bene” prima di dargliela.
Manco un pompino, perché lei è una di quelle a cui fa schifo avere un cazzo in bocca.
E la leccata di figa no perché lei si vergogna.
Che ognuno faccia ciò che vuole in camera da letto...ma questa è frigida forte.

TESORO, SVEGLIA! UNA VOLTA PROVATO NON VORRAI PIÙ TORNARE INDIETRO!

E mo’ mi arriva davanti Giuditta...fidanzata di quel grandissimo muscolo vivente che è Oloferne, a qualche sedia da me.
Lei ha un altro problema.
È psicopatica.
Non psicopatica come me, quindi con personalità, ma proprio psicopatica forte, cazzo!
Questa si è incazzata e non l’ha smollata a Oloferne per due settimane perché lui si è dimenticato...
...il mesiversario.
Il mesiversario! Ma che cosa carina (🤢). Mi viene proprio il diabete talmente è tenera (🤮).
Ma Cristo.
Che cazzo è il mesiversario?!
Solo le sfigate calcolano in modo maniacale il mesiversario! Manco stessimo parlando di un cazzo di bebè!
Io sarò anche una merda che si è scordata più volte l’anniversario...ma il mesiversario...
Sapete l’unico che ho festeggiato qual è stato?
Quando il primo fidanzatino alle elementari mi ha regalato per il nostro primo mese insieme (aveva le carte rare di Yu Gi-Oh, piccole troie crescono) mi ha regalato un segnalibro con ricamato il mio nome in ROSA (🤢🤮) con tanto di cuoricino, un peluche a forma di orsetto con un cuore tra le braccia e un anello che cambiava colore a seconda dell’umore.
L’ho mollato il giorno dopo.
Mi sono tenuta le carte e i regali. Devo ammettere che il peluche era tenerissimo (ho un debole per i peluche, li compro ancora adesso dò ancora loro dei nomi coccolandoli) e l’anello era davvero figo.

Il bello è che in mezzo a queste donne, io passo per un troione sboccato e insensibile. Perché vado a letto con un uomo se non al primo appuntamento, al secondo, perché dico le parolacce e dico quello che penso.
Mi sa che hanno proprio ragione.
Però cazzo:
1. Se ho un appuntamento con un uomo, non lo faccio “per vedere come va e se mi piace” come fanno loro. Cazzo che tristezza fare così, sembri una disperata alla ricerca di qualcuno che ti sostenga perché non sai stare da sola a sditalinarti. Dicevo, se ci esco assieme...MI PIACE. In qualche modo mi piace! E il pensiero di scoparmelo c’è perché mi piace! Ed è difficile che mi piaccia qualcuno...parecchio difficile.
2. Se devo dire “cazzo” non dico “cavoli” o “capperini.” Dire parolacce suona a tratti liberatorio.
3. Se non vuoi che ti dica ciò che penso, tappati quella cazzo di bocca, non farmi domande a cui non vuoi risposta e stattene chiusa in casa.

La vergogna della teoria dell’evoluzione di Darwin continua a bestemmiare, ridere come delle scimmie e sparare battute che non fanno ridere me, ma fanno ridere loro.
Adesso ce l’hanno su con l’AIDS. Appena qualcuno dice che qualcun altro ha l’AIDS si mettono a ridere.
Parlano come quei coglioni della merda trap.
E si mettono l’accendino davanti al culo per vedere se si bruciano anche i peli.

Cazzo non vedo l’ora di andarmene a casa.



scritto il
2019-10-23
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