Un cappuccino con una spolverata di cannella

di
genere
esibizionismo

Sono le 14:23. Ho da poco finito la mia manicure e il mio massaggio settimanali. Tutti i mercoledì mi faccio coccolare dalle mie amiche estetiste. Da piccola mi mangiavo le unghie e rosicchiavo via la pelle dai polpastrelli. Chiamalo tic nervoso o semplice nervosismo o insufficiente autostima, andrebbero bene tutte e tre le possibili opzioni. Da piccola ero una buonista del cazzo, che non sapeva fare altro che ricercare in continuazione il quieto vivere di merda. Sempre a ripetere cose del tipo “Non voglio far rimanere male nessuno. Non ho problemi. Mi dispiace di non starti simpatica, diventiamo amici?” e poi la peggiore “A me va bene tutto.”. E quando questa mia piccola e fragile bolla di buonismo si rompeva a causa della realtà del mondo esterno, mi mangiavo le unghie. Sicuramente non era il sapore a farmele mordere, non erano particolarmente saporite, tranne quando si mettevano a sanguinare. Nel tempo, poi, prendendola nel culo lunga un metro da decine di persone, ho imparato a cambiare.
Beh, diciamo che adesso le unghie non me le mangio più e che ogni settimana mi piace tenerle belle in ordine.
Te ti starai chiedendo “Ma che cazzo mi frega del perché ti mangiavo le unghie?”. Infatti ho divagato forse un po’ troppo, ma che cazzo mi frega? Sono io a raccontare, no? Quindi zitto.
Ritornando a quell’ora.
Non so bene cosa fare della mia esistenza, dato che la lezione di Inglese Livello Avanzato inizierà solo alle 15:00 e la mia università si trova a pochi minuti di macchina da casa.
Decido di farmi un giro nel centro commerciale vicino, così da poter bermi qualcosa con estrema calma, andarmene via intorno alle 14:59, fare un ritardo di cinque minuti ed essere a lezione (non sono mai puntuale, non so come mai, ma non mi piace essere troppo puntuale o in anticipo, poi dopo non sai mai che cazzo fare nell’attesa. Cinque minuti di ritardo non sono una tragedia, mica sono in fabbrica che devo timbrare il cartellino!).

A quest’ora non c’è un gran puttanaio. Siamo dopo l’ora di pranzo, in generale poco dopo, secondo i miei standard.
Ci sono comunque abbastanza bavosi da farmi già sbuffare. Cazzo, quando mi guardano sembra debbano girare il collo in pieno stile Esorcista!
A volte sento anche dei commenti fatti sottovoce del tipo: “Che figa! Ehilà! Ma ciao...”
Faccio una fermata da Game’s Stop, controllo se è arrivato qualcosa di nuovo, mi faccio ripetere che tutti gli horror più belli da giocare ce li ho io e poi esco.
Non ho abbastanza tempo per entrare in un negozio e vedere se c’è qualche vestito che mi piace. E poi non è mai stata una mia grande passione lo shopping.
È ora di prendere la mia dose di droga.

Mi dirigo verso Cioccolati Italiani. I commenti e le occhiate continuano. Sai? A me non frega un cazzo delle occhiatacce da parte delle mie coetanee o di ragazzine più piccole, mi squadrano da testa a piedi di continuo e io sono abituata a non farci caso e proseguire a testa alta. È mia madre quella che si accorge di certe cagate. Ogni volta che vede qualcuna farmi le facce, lei le fa le linguacce! Mi fa morire dal ridere.
Ma in questo momento non c’è e l’invidia delle altre posso usarla per pulire la bava degli uomini che mi guardano camminare.
Il bello è che molti si girano a guardarmi il culo come se ne vedessero uno per la prima volta. Ma tre quarti di questi tizi (dato che non ce ne sono altri in giro) avranno più o meno l’età di mio padre.
Cazzo, li trovo di un patetico...

“Ciao, dimmi pure!”
“Un cappuccino con una spolverata di cannella, per favore.”
“Arriva subito!”
“Grazie.”

Ed eccomi qui. Seduta ad un tavolo con il mio bel cappuccino davanti agli occhi.
Però! Mi piace questa inquadratura! Aspetta che faccio una foto per Instagram.

*CLICK*

È venuta bene!

Amo la cannella. La metterei ovunque, in qualsiasi piatto o bevanda dolce.
Mi piace anche stare così, da sola, con una bella tazza fra le mani, osservando la gente che passa.
I tizi patetici che mi sbavano addosso mentre mi passano davanti mi fanno quasi ridere.
È sempre così.
Mi trovo nella piazza più grande del centro commerciale e attorno a me ci sono diversi tipi di ristoranti e bar.
C’è anche quel posto dove fanno il pesce fritto. L’ho provato una volta. Faceva cagare.
Davanti a me, invece, c’è un bar che vende i bagel ripieni. Io impazzisco per quelli farciti con il salmone affumicato e la crema di formaggio.
Quasi quasi, tra poco, ne prendo uno!
C’è anche quel posto dove fanno la pasta fresca. Che meraviglia! Fanno la pasta davanti ai clienti e tutti i passanti possono godersi lo spettacolo.
Rimango incantata ad osservare una ragazza che sta preparando delle tagliatelle.
E ovviamente un tale ha deciso di approcciarsi a me.
“Ehi, ciao.” ha uno sguardo da marpione che basta e avanza.
Cos’avrà? Cinquant’anni? Forse un paio in più o un paio in meno, non importa.
Io lo guardo, alzando un sopracciglio. La mia espressione sta urlando “Che vuoi?”.
“Volevo dirti che sei troppo bella!” lo dice con l’aria di un ventenne tamarro. Ma cos’ha? Una crisi di mezza età? Tesoro, tieniti l’uccello nei pantaloni e non cagarmi il cazzo.
“Grazie.” dico io con tono neutrale e non guardandolo nemmeno.
“Ti va se ti offro un caffè?”
Ma è serio? Ho in mano un cappuccino che devo ancora iniziare a bere e questo mi vuole offrire un caffè?
Ma veramente quando affluisce il sangue verso le parti basse, il cervello smette di funzionare completamente?
“Non vedi che sto già bevendo un cappuccino?”
“Allora mi metto a berlo con te, se non ti spiace, bella.”
“Sì, mi spiace, vorrei berlo da sola, grazie.”
“Eddai, ti faccio compagnia, sei qui tutta sola.”
“Se sono sola è perché ci voglio rimanere.”
“Guarda che non mordo, voglio solo conoscerti.”
“Ma io no! Puoi andartene?”
Che cazzo! Duro di comprendonio!
Se ne va tutto mesto con l’uccello che si è rintanato tipo lumachina.

Ma sono davvero così tanto uno spettacolo da vedere? Letteralmente c’è gente che si gira a guardarmi mentre cammina.
Ma ho qualcosa in faccia? Tiro fuori lo specchietto e mi guardo un attimo.
Ho una piccola trousse dei trucchi nella borsa che uso per i libri.
Tiro fuori lo specchietto e comincio a guardarmi.
Mi accorgo di una cosa: che questo gesto sta destando più curiosità del dovuto tra quegli sguardi.
Vedo chiaramente due tizi indicarmi con il dito e confabulare tra loro.
No, vabbè, prego, più evidente! Non si è capito che state parlando della sottoscritta!
Strappo le tre buste di zucchero di canna e le svuoto nel cappuccino, iniziando a mescolare con il cucchiaino.
Delle ragazze poco più grandi di me, in un altro tavolino, mi guardano e spettegolano.
So già che tipo di discorsi faranno.
Sai una cosa? Adesso dò loro qualcosa da guardare. Non starò qui a mangiarmi le unghie.

La schiuma del cappuccino è buonissima quando ci si spolvera sopra la cannella. Prendo una bella cucchiata e la porto lentamente alla bocca. La apro bene, quanto basta per accogliere il cucchiaio e richiudo le labbra.
Mentre lo faccio guardo i due tizi che mi stavano indicando.
Mi gusto la schiuma, lasciandola cospargersi sulla lingua. Il sapore di cannella e cappuccino mi riempie il palato.
Sai perché ho parlato di droga quando ho parlato di cappuccino? Perché appena le mie papille gustative capiscono cosa sto bevendo, il mondo diventa più bello e divertente.
E adesso la cosa più divertente che sto facendo è far impazzire questi bavosi.
Tiro fuori il cucchiaio, ben attenta a non far fuoriuscire neanche una goccia.
Lentamente e delicatamente.
I tizi sono basiti. Uno si sta passando la mano nervosamente dietro il collo, l’altro non mi stacca gli occhi di dosso.
Chissà cosa stanno pensando.
Credo vogliano essere al posto di questo cucchiaino.
Prendo un’altra porzione di schiuma.
Stavolta mi rivolgo anche al barista del chiosco dei bagel farciti.
Stavolta mi faccio andare un po’ di cannella sull’angolo della bocca.
La mia faccia non lascia trasparire troppa malizia. Sono una ragazza che sta semplicemente bevendo un cappuccino, non che sta fingendo di fare un pompino a un cucchiaino.
Sbatto un paio di volte gli occhi, “sorpresa” dalla mia sbadataggine. Allungo il medio e mi tolgo la cannella dalle labbra.
Le lecco golosa. Lecco anche il dito.
Il barista ha smesso di servire e alcuni clienti si stanno lamentando, ma lui non sembra sentirli.
Mi guarda imbambolato.
Un sorriso si fa largo sul mio muso.
Il sapore della cannella mi sta mettendo di buon umore.
Mi sta piacendo essere così al centro dell’attenzione.
Secondo me stanno pensando che vorrebbero farcirmi come quei bagel.
Prendo la tazza tra le mani.
Un sorso gustoso.
Senza distogliere lo sguardo da quei tre e da un quarto che si è fermato a guardarmi.
Il gruppetto di invidiose è sconvolto.
Eppure io sto solo godendomi un cappuccino!
Ingoio.
Mi è rimasto un po’ di bianco sulle labbra. Ho i classici baffetti.
Sbatto le ciglia.
Lecco via i residui della mia bevanda calda. La punta della lingua scorre sul labbro superiore, non troppo velocemente.
Quello si è toccato l’uccello?
Un altro sorso.
Ingoio di nuovo.
Mamma mia, che buono!
Quanto mi piace!
Il barista, secondo me, lo licenziano. La sua collega gli ha dovuto dare uno schiaffo sul collo e lui ancora che non mi stacca gli occhi di dosso mentre lavora.
Lecco di nuovo i baffetti, pulendomi ancora con il dito medio.
Me lo succhio per bene, ho un po’ di zucchero sopra.
Nel giro di due sorsare ho finito di bere.
Questo bere e ingoiare mi ha sbavato completamente il rossetto rosa.
Devo rimetterlo.
Apro la mia trousse e tiro fuori un rossetto di Dior matte, color rosa baby.
Apro il mio specchietto.
Me lo passo bene sulle labbra. La punta rosa percorre il contorno della mia bocca più volte.
Mi guardo.
Sono soddisfatta.
Mi alzo, riportando la tazza al bancone e ringraziando la cameriera.
Passo accanto ai miei spettatori.
Ancora non mi scollano gli occhi di dosso.
Anzi, girano la testa come ne “L’Esorcista”.
scritto il
2019-03-21
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