Una lenta discesa Cap.3

di
genere
dominazione

Saverio era sempre più convinto di avere in pugno Fabrizia: sentiva che era attratta da quella situazione, che la viveva con piacere e che temeva solamente ripercussioni sulla sua vita professionale ed eventuali dubbi del suo fidanzato; tranquilla da quel punto di vista avrebbe accettato ogni esperienza e difficilmente si sarebbe sottratta al rapporto di sudditanza nei confronti del giovane amante. Ma Saverio voleva alzare il tiro e nello stesso tempo non poteva commettere passi falsi perché avrebbe perso la fiducia e l’ immediatezza della donna.
Dal canto suo Fabrizia si sentiva travolta da quelle giornate con Saverio: non provava, nemmeno pensandoci successivamente, né vergogna né rifiuto per quello che faceva con lui, anzi, si sentiva viva, si sentiva bene. Si accorgeva della necessità e dell’ eccitazione che provava nel dipendere sessualmente da un uomo e ricollegava quei momenti all’ esperienza, fatta da giovane, con Vincenzo. E se il pensiero la spaventava non poteva negare a sé stessa che nel privato era così che si sentiva veramente bene. Sperava di non perdere Saverio e sapeva che avrebbe fatto qualunque cosa perché lui non si stancasse di lei.

Si incontravano quasi sempre fuori di casa e consumavano i loro momenti di sesso in macchina o all’ aperto, favoriti dalla stagione ancora sufficientemente temperata.
Come già era accaduto in una occasione, un giorno che avevano programmato di stare insieme venne a piovere e Saverio propose di andare a casa sua; lei non obiettò, raccomandandogli, però, di prestare molta attenzione per non essere visti.
Arrivarono nell’ appartamento di lui, un tipico appartamento da single: in ordine, curato, arredato con gusto, non troppo grande, ma accogliente.
Si entrava direttamente in una sala con divano, una poltrona, tappeto sul parquet di legno, libreria e angolo tv e, appena ebbero varcato la soglia lui la strinse a sé, le afferrò le chiappe sollevandole la gonna e cominciò a toccarla con frenesia animalesca. Nel frattempo osservava nello specchio l’ immagine riflessa di lei che si muoveva voluttuosamente sotto le sue mani e già gemeva per il desiderio.
Fabrizia si inginocchiò davanti a lui, gli sbottonò i pantaloni e glieli abbassò contemporaneamente allo slip, liberando un sesso già turgido e svettante davanti a lei.
“Che bel cazzo che hai, mi fa impazzire!” E lo prese in mano per portarselo sulle labbra sulle quali lo fece passare delicatamente.
“Sono pazza del tuo cazzo, lo vorrei sempre.”
“E allora goditelo.”
Lei lo avvolse tra le labbra e lo succhiò. Succhiava con gusto riempiendosi il più possibile la bocca con il cazzo di lui; lo teneva per le natiche e lo avvicinava a sé per affondare più che poteva la bocca verso il membro teso che premeva sul suo palato. Lui la guardava dall’ alto e la osservava nello specchio eccitandosi a quella visione; gli piaceva osservarla mentre glielo succhiava, mentre il cazzo entrava nella sua bocca, mentre con la lingua seguiva i contorni del glande e della cappella.
“Lecca, puttana, fammi vedere la lingua!”
Fabrizia tirò ancora di più fuori la lingua e proseguì a leccare.
“Adesso leccami le palle.”
Lei scese più in basso e fece scorrere la lingua sui testicoli di lui, gonfi e pelosi; poi ne prese uno in bocca e lo succhiò; fece la stessa cosa con l’ altro e poi si strofinò la faccia contro i coglioni inumiditi dalla sua saliva. A lui piacque.
“Continua così, strusciati la faccia sulle mie palle. Che porca che sei, ancora, così.”
E accelerò il movimento schiacciando le palle sulla sua faccia. Poi le sbatté il sesso sulle guance e glielo infilò in bocca.
“Tienila aperta, ti scopo in bocca!”
Si piazzò direttamente sopra di lei che gli offriva la bocca aperta e cominciò a muoversi su e giù: scopava la bocca come fosse la fica e lei ebbe qualche leggero conato, ma rimase ferma. Provava a succhiare, ma non ci riusciva, così allungava la lingua che veniva schiacciata da quegli assalti violenti. Ad un tratto si tolse da lei, la fece alzare e la spinse in un’ altra stanza dove c’ era un letto su cui la scaraventò divaricandole le gambe.
Fabrizia era ancora vestita: la gonna si sollevò mostrando le belle gambe avvolte nelle autoreggenti nere e il pezzo di coscia nudo che faceva un contrasto alquanto erotico, le scarpe volarono per terra e la camicetta le fu velocemente sfilata da Saverio che subito dopo le tolse il reggiseno lasciando libere le tette sode con i capezzoli già eretti; glieli strinse, poi si posizionò a cavalcioni sopra di lei e infilò il suo uccello tra i seni; afferratili tra le mani li strinse attorno al suo seno e con quelli se lo massaggiò.
“Adesso continua tu.”
Lei strinse il sesso di lui tra le tette e ogni volta che quello sbucava avvicinandosi alla sua bocca lo raggiungeva con la lingua per una veloce leccatina.
Dopo lui si sfilò e scese tra le sue cosce; le tolse le mutandine e si avventò con la bocca sulla sua fica: la titillò, poi cominciò a leccare. Leccò le grandi labbra, il clitoride, infilò la lingua nella vagina che non tardò a bagnarsi e a creare umori che uscivano bagnandole le gambe e la faccia di lui. Quella lingua la faceva impazzire di piacere, si muoveva si dimenava, mugolava e le sembrava di essere in estasi.
“Leccami, mi fai impazzire, sìììììììì, sììììììììììììììì, sììììììììììììììììì”
Saverio si divertiva a farla impazzire di desiderio, così, quando sentiva che stava per godere, interrompeva per poi riprendere poco dopo.
“Non smettere, ti prego, fammi godere” lo implorava lei, ma lui non l’ ascoltava e proseguiva nel suo gioco perverso.
“Ancora, ancoraaaa, così, sìììììì, lascia lì la tua lingua, cosìììì” biascicò lei, quasi invasata, mentre si contorceva sul letto, ma Saverio interruppe del tutto la sua leccata.
“Bastardo, perché smetti?”
“Devi imparare ad aspettare e devi prima fare godere me. Forza, ricomincia a leccarmi, voglio sentire la tua lingua dappertutto.”
“Per favore, prima fammi godere, non resisto”
“Silenzio. Tu fai quello che ti dico io; leccami, poi, se sei stata brava, ti faccio godere come neanche immagini. Giù, adesso, comincia dai piedi.”
Ancora scossa dai fremiti, Fabrizia si allungò al fondo del letto e iniziò a leccare i piedi dell’ uomo: faceva passare la lingua sul dorso e sulla pianta, succhiava, mordicchiandole, le dita, poi ancora leccava a lingua piatta guardando con devozione il proprietario di quei piedi che, in quel momento erano l’ oggetto del suo desiderio e del suo lavoro di puttana devota.
“Che lingua che hai! Adesso risali, un poco alla volta.”
E, risalendo, lei leccò i polpacci, le cosce, l’ inguine sul quale si soffermò prima di riprendere a succhiare i testicoli. A quel punto sentì la mano di lui che la spingeva verso il basso:
“Adesso leccami il culo, troia!”
Lei capì che si stava eccitando e fece scorrere la lingua sullo scroto, la fece passare sull’ ano, delicatamente, e prese a leccare. Ora era Saverio a fremere per il piacere, un piacere fisico, ma anche mentale nel pensare che quella donna gli stava leccando il culo.
“Porca, sei proprio una grandissima porca. Che lingua che hai!”
E dopo essersi goduto quelle leccate, sollevate ulteriormente le gambe, le ordinò:
“Infila la lingua, voglio sentirla dentro!”
Fabrizia, come in trance, ubbidì e infilò la lingua nel culo di lui. Leccava, la muoveva dentro e lui gemeva. Le schiacciò la testa impedendole di staccarla e strofinando il sedere sulla faccia di lei.
“Continua, guai se togli la lingua da lì dentro. Lecca, puttana!”
A un certo punto squillò il cellulare di lui, Saverio si allungò per recuperarlo e lei smise di leccare.
“Chi ti ha detto di smettere? Continua!” sibilò lui.
“Pronto?”
“Ah, sei tu, ciao Cesare.”
“Benissimo, e tu?”
Fabrizia leccava e ascoltava la telefonata.
“Non ci crederai, ma sono qui con una grandissima porca.”
“Davvero. E’ una maiala incredibile.”
“Maiala - maiala. Pensa che in questo momento ha la lingua nel mio culo e sta leccando.”
“Fa di tutto, credimi.”
“Certo, se vuoi te la faccio conoscere; magari ci divertiamo insieme.”
Fabrizia strabuzzò gli occhi e, interrompendo, guardò spaventata Saverio.
“Continua a leccare, troia. Scusa Cesare, la zoccola si è spaventata e ha smesso di fare il suo lavoro. Ma tanto tu non diresti niente a nessuno, vero?”
Poi rivolgendosi a lei:
“Hai sentito? Cesare manterrebbe il segreto, è un uomo di parola, stai tranquilla.”
“Hai ragione, caro, ahhhhhh,aahhhhhh”. Ma Fabrizia non comprese il senso di quella risata.
“Ok, Cesare, ci sentiamo. Ciao”
Quando chiuse la comunicazione lui aggiunse:
“Brava persona Cesare! Quante scopate ci siamo fatti insieme; potremmo combinare.”
“Sei pazzo, io non scopo con sconosciuti”
“Ma come? Puttana come sei non fai queste cose? Hai già scopato con due uomini?”
“No.”
“E allora è una buona occasione per provare.”
“Non ci penso nemmeno.”
“Attenta: per adesso non mi interessa, ma se mi venisse l’ uzzolo tu fai anche questo. Eccome!! Altrimenti, se preferisci, faccio vedere un po’ di tue fotografie a qualcuno.”
“Porco bastardo”
“E tu zoccola. Per intanto continua quello che stavi facendo, forza!”
Le prese la testa per i capelli e la spinse verso il suo ano:
“Rimetti la lingua dentro.”
Si fece leccare ancora un po’ il culo, poi la scopò in svariate posizioni e le fece raggiungere diversi orgasmi. Infine, distesala sul letto la inculò. Era come invasato e lo fece con una forza incredibile; lei urlava, mordeva il cuscino, cercò di sottrarsi a quel cazzo che le stava sfondando il culo, ma lui non glielo permise. Anzi, glielo fece alzare continuando a tenerle la testa sul cuscino e, posizionatosi sopra di lei, proseguì la sodomizzazione.
“Mi fai male, fa più piano, ti prego.”
“Ti rompo il culo, troia, devi sentirlo fino in gola.”
“Piano, pianoooo.”
“Ti spacco il culo, sììììììììììì, te lo spacco, sentiloooo, sììì,sìììì, vengoooooo.”
Schizzò dentro di lei, poi estrasse l’ uccello e contemplò, come altre volte, quel culo, compiacendosi del suo lavoro.
“Dovresti vederti il culo, questa volta te l’ ho proprio allargato; mi arrapa da morire.”
Fabrizia era distrutta e non rispose. Il sedere le bruciava da impazzire, si sentiva sconquassata e con le ossa rotte e non trovava neanche le forze per cambiare posizione. Restò con la gonna stropicciata e il culo in vista mentre Saverio andava in bagno per farsi una doccia rigenerante. Quando lui ritornò in camera gli sorrise, lo baciò e andò a sua volta a lavarsi.
Mentre l’ acqua scorreva sul suo corpo e la rigenerava pensò che, malgrado tutto, non sarebbe riuscita a smettere e, pur cominciando a temere sempre di più per la sua reputazione, sapeva che non avrebbe mai rifiutato quello che Saverio avrebbe potuto proporle, ormai in balia della curiosità, del desiderio, della perversione.

Qualche giorno dopo a lui venne l’ idea di portarla in un sexy-shop; non voleva, però, dirglielo anticipatamente, cosicché alla prima occasione che ebbero per stare insieme lui le annunciò che, quella sera, aveva in serbo per lei una sorpresa.
“Me la puoi dire?”
“No, che sorpresa sarebbe così”
“Ma non mi dici neppure vagamente?”
“Aspetta, tra poco saprai tutto. Come sempre sai che, comunque, non puoi tirarti indietro. Ok?”
“Ok, sono curiosissima. Andiamo.”
Partirono, parcheggiarono l’ automobile e, a piedi, si avviarono. Saverio allungò la strada per accrescere la curiosità di lei finché, giunti davanti all’ ingresso del sexy-shop, le disse:
“Eccoci arrivati.” e suonò il campanello.
“Mah?”
La porta si aprì e lui la spinse dentro mentre Fabrizia si rendeva conto che non aveva neanche guardato se qualcuno l’ avesse vista entrare lì, tanto il tutto era stato veloce ed inaspettato. Era stupita, meravigliata, senza parole: ancora una volta lui aveva saputo sorprenderla.
“Allora, guarda quante belle cosine. Vediamo se c’ è qualcosa che ti interessa.”
Fabrizia si guardava intorno; non era mai entrata in un sexy-shop, ma la cosa non è che la turbasse particolarmente per cui non era a disagio, piuttosto era curiosa e contemporaneamente sopraffatta da tutti quegli oggetti e non riusciva a soffermarsi su ciascuno di essi. Si avvicinò a falli finti di diverse dimensioni e di diversi colori e ne prese in mano alcuni: Saverio ne approfittò subito per riprenderla:
“Porca, sempre con i cazzi in mano!” E lei rise.
“Prova a succhiare quello.”
“Ma dai, qui?”
“Succhialo!”
Lei se lo portò alle labbra e provò a succhiarlo. Era in imbarazzo e credette di sprofondare quando apparve un commesso che la vide intenta nell’ operazione.
“Buongustaia!” commentò e lei avvampò. Posò immediatamente il fallo finto e si voltò per non essere guardata dal commesso.
Saverio sogghignava e scambiò un sorriso d’ intesa con il ragazzo del negozio, poi a voce alta disse:
“Guarda qua” indicando un frustino nero, “sai come mi piacerebbe darti una ripassata sul culo con questo.” Lei guardò senza rispondere, incuriosita dalla proposta.
“Ma faremo anche questo, vero troietta?” e le strinse una chiappa, mentre il commesso non si perdeva un passaggio di quel dialogo.
“Comunque per questa volta facciamo così: ognuno dei due sceglie qualcosa che lo stuzzica. Scegli tu quello che ti piace. Vuoi un bel vibratore? Oppure questo paio di manette?”
Lei non sapeva cosa prendere e proseguì a guardare le diverse proposte del negozio. Non voleva esagerare per non fare brutta figura con Saverio, ma nello stesso tempo desiderava lasciarsi andare e non apparire troppo retrograda: le piacevano le palline da infilare nel sedere, non le dispiaceva un vibromassaggiatore con telecomando che avrebbe potuto lasciare in mano a lui, optò infine per un completo estremamente sexy con reggiseno senza coppe e perizoma minuscolo con filo interdentale che le avrebbe solcato le chiappe; ma Saverio aveva colto il suo interesse per il vibromassaggiatore:
“Perché non l’ hai preso?”
“Per ora mi basta il tuo.”
“Va bene, ma puoi sempre averli dentro tutti e due, lo sai che devi imparare. Comunque va bene, tanto devo ancora scegliere io.”
Il commesso sentiva aumentare l’ eccitazione: non era frequente vedere donne di quel genere in negozio; quella era fantastica: elegante, distinta, ma apparentemente succube del giovane che era con lei. Gli scatenava fantasie e la immaginava mentre usava con il suo uomo gli oggetti che stava osservando; cosa avrebbe dato per poterla scopare o almeno per vederla mentre scopava con il suo ganzo!
Nel frattempo Saverio aveva fatto la sua scelta:
“Io ho trovato. Sai cos’ è questo?”
Lei osservò quell’ oggetto di gomma, che somigliava ad un fungo, ma che non conosceva.
“E’ un butt-plug. Non immagini come si possa usare?”
“No” rispose lei tra l’ incuriosito e il preoccupato; oltretutto la infastidiva dovere dimostrare che era impreparata sull’ argomento e per compensare aggiunse subito:
“Dai, spiegamelo, sono curiosissima.”
“Questo simpatico oggettino finirà presto nel tuo sederino. Serve principalmente per allargarlo, ma può essere usato anche in altri momenti.”
“Uahhuuu, e quali per esempio?” replicò lei ammiccando.
“Per esempio puoi tenerlo dentro mentre ti scopo; oppure posso ordinarti di tenerlo mentre siamo fuori al ristorante, o quando sei in ufficio, o solo per il mio divertimento nel guardarti. Vuoi provarlo subito?”
“Ma sei matto? Qui?” fu la sua risposta che non fece che accrescere la voglia di Saverio e l’ eccitazione dell’ addetto del negozio.
“Sì, qui. Chiedi se c’ è un camerino.”
“Mi vergogno; facciamo così: lo prendiamo e andiamo a provarlo a casa tua.”
“Ma di che ti vergogni? Sei entrata qui, compriamo questi oggetti e cosa credi che pensi quello lì? Che li regaliamo alla donna delle pulizie? No. Sa benissimo che li userai tu, ha già capito che sei una gran porca, quindi puoi anche provarlo qui. Forza, vai a chiedere.”
Fabrizia era imbarazzatissima, ma non si oppose. Prese il butt-plug e andò verso il commesso:
“C’ è un camerino?”
“Sì, laggiù in fondo a destra, dopo le videocassette.” rispose il giovane che avrebbe voluto osare qualche affondo, ma temeva la reazione del compagno della donna.
Attraversò il negozio, raggiunse il camerino ed entrò; osservò quell’ oggetto e si sollevò il vestito; aprì la confezione dopodiché pensò che così, a secco, non sarebbe entrato e il dolore sarebbe stato lancinante; non voleva chiedere aiuto così pensò di inumidirsi il buchetto con la saliva. Quindi si chinò e passò alcune volte la mano sull’ ano dopo averla bagnata. Mentre era in quella posizione arrivò Saverio che aprendo la tenda le disse:
“Ma guarda che troia! Arrivo e la trovo con il culo per aria che si sta accarezzando.”
Aveva parlato a voce alta e il commesso aveva sicuramente sentito; lei, dopo essere sobbalzata per la sorpresa gli disse:
“Parla piano.”
Lui non le diede retta e continuò:
“Allora te lo infili da sola o hai bisogno di aiuto?”
“Sono asciutta”
“Che strano! Va bene, ci penso io, aspetta lì.”
Uscì dal camerino e Fabrizia sentì che chiedeva al commesso una crema lubrificante. Poi ritornò mentre lei sentiva che la vergogna stava lasciando il posto al sottile piacere dell’ esibizionismo: visto che stava “ballando” tanto valeva “ballare” bene e quindi, se il ragazzo sentiva e immaginava, avrebbe fatto in modo di incuriosirlo e di provocarlo maggiormente.
“Eccomi. Adesso ti preparo per benino.”
Le spalmò la crema sul buchetto e vi infilò due dita per ammorbidirlo anche all’ interno; lei cominciò a gemere e a provare piacere:
“Ti piace sempre farti riempire il culo! Vedrai come ti piacerà questo aggeggino!”
A quel punto prese il butt-plug che lei teneva ancora in mano e, dopo avere spalmato sopra di esso un po’ di crema, lo avvicinò al suo buchetto; lo infilò delicatamente per farlo entrare, lei fremeva e mugolava; poi quando fu dentro lo spinse in fondo con un colpo secco; lei urlò, poi iniziò a sentirsi piacevolmente piena e provò una sensazione di strana eccitazione. Si rialzò e lui le disse:
“Adesso possiamo andare. Tienilo dentro così cominci ad abituarti.”
“Ma sei un porco!”
“E tu una fantastica puttana.” Poi la afferrò per i capelli e le infilò la lingua in bocca per un bacio profondo e voglioso.
Si diressero verso la cassa e, mentre stava pagando, lei vide che il commesso la guardava in modo particolare; capì che voleva percepire le sue reazioni giacché era evidente che il butt-plug, che non era ritornato dal camerino, non poteva che essere finito dentro il suo sedere. E per provocarlo ulteriormente disse a Saverio:
“Mi sento davvero bene, grazie!”
Lui immediatamente approfittò per riservarle un’ altra goccia di umiliazione e, in modo che anche il giovane sentisse, le rispose:
“Chissà cosa direbbe il tuo fidanzato se ti sapesse così.”
E nel frattempo uscirono dal sexy-shop.
scritto il
2017-05-22
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