Il testamento (2a e ultima parte)

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comici

Una notte, dal momento che ero un ragazzetto intraprendente e di ampie vedute, volli apportare una qualche modifica alla scopata con la cugina, mettendo in pratica quello che avevo diligentemente studiato su " Eros", che per me, a quei tempi, era come un testo sacro per il pope della chiesa ortodossa del vicino villaggio.
Mi inginocchiai dietro di lei e, senza eccessivi riguardi, la inculai poderosamente.
Per me era la prima volta  che infilavo l’uccello nella strada posteriore di una donna: e, per Caterina, era la prima volta che un cazzo si faceva largo nel suo adorabile culo.
A quella dolce (!) intrusione, Caterina urlò, soffiò come una gatta infuriata, si agitò coprendomi d’insulti, ma nulla fece per sfilarsi dal mio cazzo.
Tanto che, dalla sera successiva, saltammo la scopata per produrci subito in memorabili inculate.

Le due mosche continuavano a ronzare, ed il notaio procedeva nella lettura delle disposizioni testamentarie.
Aspettavo tranquillo la mia collezione di orologi.

- Al mio nipote prediletto, Vassili, lascio il capanno che so lui amare profondamente... -
Una spia rossa d’allarme si accese improvvisa nella mia mente.
Qualcosa mi stava dicendo che il vecchio mi stava fregando.
- ... e i miei diari che saranno per lui una lettura sicuramente interessante. -
Il vecchio bastardo mi aveva fregato.
- La collezione di orologi, invece, l'ho venduta anni fa, e con i soldi mi sono goduto la vita, e alla grande. -
Il vecchio bastardo fottuto si era mangiato tutto il resto del capitale.
Il notaio godeva come una iena dopo un’epidemia nella savana.

Lo stronzo leguleio mi mise sotto il naso una scatola di cartone.
- Ecco i diari di suo zio. Sono suoi. - mi disse con una faccia da cazzo che avrei voluto frantumare con una capocciata.

Firmammo quello che c'era da firmare e, salutate le tre cuginastre troione ed i rispettivi cazzoni che le accompagnavano, me ne andai con i diari sotto il braccio, imprecando come un facchino in sessantuno lingue diverse.

Sdraiato sul letto, avvolto dal caldo oppressivo e appiccicoso di quella giornata, stavo ripensando al perchè lo “ zio “ Dimitri mi avesse trattato così.
Per fortuna non avevo bisogno di soldi, ma... cazzo... le tre cugine si erano cuccate una villa a testa... invece a me... il capanno, porca troia... e quegli stramaledetti diari del cazzo !!
Allungai la mano e presi la scatola per leggere le stronzate che il vecchio sicuramente aveva scritto.
Sollevati i lembi di cartone, rimasi di sasso.
Di diari non ce n’era nemmeno l’ombra.
Nella scatola c'erano tre videocassette e una busta bianca, con su scritto, nella calligrafia dello “ zio “ Dimitri: - Aprila, ma solo dopo aver visto le cassette. -

Mi trasferii in salone, accesi il videoregistratore e inserii la prima cassetta.
Non sapevo proprio a che gioco stesse giocando il vecchio bastardo.

Una telecamera fissa inquadrava la camera dello zio ed era puntata sull'enorme letto che lui si era fatto costruire da un artigiano di Naxos.
Sullo schermo, in alto, sulla destra, una data di sei mesi prima.
Sul letto, e completamente nudo, il gran maialone si stava facendo fare un pompino da Marika.
Mia cugina, inginocchiata tra le gambe dello “ zio “, succhiava e leccava con impegno l’asta paonazza (e non potei fare a meno di notare l’abilità di quella gran porcona).
Dopo circa sei-sette minuti, lo “ zio “ Dimitri venne (e, malgrado l'età, venne pure abbondantemente), inondandole il viso, tra gemiti e sospiri, parolacce ed insulti.
Marika lo ripulì con la lingua accuratamente, assaporando fino all'ultima goccia lo sperma dello “ zio “.
E ti credo che la cugina si era beccata la villa sul Trihonida !!
Per una pompa come quella io le avrei regalato anche tutta Creta !!

Con uno strano presentimento inserii nel videoregistratore anche la seconda cassetta.
Stessa immagine.
Cambiava solo la data, di quattro mesi prima.
E cambiava la protagonista: ora c'era Anthi che tirava una sega al sommo suino.
Le mani della cuginastra, dalle unghie laccate di un sensuale color prugna, scorrevano implacabili sul cazzo dello “ zio “, tormentando la cappella, lisciando l'asta, palpando i coglioni.
Altre grida di piacere, altri insulti e altra schizzata.
E Anthi si era intascata la casa di Santorini.
Hai capito.

Quando schiaffai nel videoregistratore la terza cassetta già sapevo che cosa avrei visto.
La data mi diceva che era passato quasi un anno dagli eventi immortalati sul nastro.
Sul letto costruito su misura a Naxos, Caterina, a pecora, si faceva inculare prepotentemente dallo “ zio “ (secondo me il vecchio si calava Viagra come acqua fresca), che la stantuffava tenendola per i fianchi.
E, quando venne, il grosso paraculo voltò il viso verso la telecamera e strizzò l'occhio divertito.
E la villa di St.Moritz era stata così aggiudicata.

Spensi il videoregistratore e aprii la busta.
C'era un solo foglio, scritto dallo “ zio “.

- Caro Vassili,
come hai potuto di certo constatare, le tue tre cugine sono state molto generose con me.
Negli anni, mi hanno raccontato di quello che accadeva nel capanno, e di come tu le addestrasti ai rudimenti del sesso.
Devo riconoscere che hai fatto un ottimo lavoro.
Grazie ai tuoi insegnamenti, in tutti questi anni sono stato spompinato e masturbato allo sfinimento, ed ho avuto un culo accogliente, molto accogliente, sempre a mia disposizione.
Per cui, ti sono debitore.
Decisamente.
Prendi le tre chiavi che troverai nel fondo della scatola. -

Frugai freneticamente e strinsi nel pugno le tre chiavi.

- Sono le chiavi di tre cassette di sicurezza nella banca di cui leggi l'indirizzo in calce alla lettera.
Il direttore è stato da me autorizzato a farti aprire le cassette.
Lì troverai la collezione di orologi.
Non l'avevo certo venduta, che cosa ti credevi.
E così, ora, siamo pari.
Goditi la vita, figliolo.

                                            Zio Dimitri

P.S. Un consiglio, caro Vassili.
Le indubbie doti delle tue care cugine, doti orali, manuali ed anali, mi sembra siano più che evidenti.
Visto che io non le potrò più apprezzare, sarebbe il caso che tu non lasciassi arrugginire le signore.
A buon intenditor... -

Scoppiai a ridere, istericamente.
Il vecchio “ zio “ Dimitri.
Il vecchio bastardo “ zio “ Dimitri.
Il vecchio bastardo fottuto “ zio “ Dimitri.

Quella sera, per festeggiare, prima mi ubriacai con una bottiglia di ouzo; poi camminai, barcollando e incespicando, per le strade di Atene.
Mi risvegliai, all’alba, sdraiato su una panchina, e con la testa che mi scoppiava.
Ma avevo la collezione di orologi.

Più tardi, composi il numero con un ghigno satanico.
Avrei fatto tre telefonate, una dietro l’altra.
- Ciao, Marika. Pensavo… perché non c’incontriamo uno di questi giorni… come ai bei tempi… lo “ zio “ Dimitri  ne sarebbe certamente molto contento… -

Fine

diagorasrodos@libero.it
scritto il
2011-01-07
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