La scatola
di
emma
genere
orge
Tre mesi fa la squadra di calcio a cinque in cui giocava Luca vinse il campionato e, come tutte le compagne dei ”campioni”, fui costretta a sorbirmi la cena sociale per celebrare la vittoria.
Annoiata dagli interminabili discorsi su goal, fuorigioco ecc ecc stavo guardando sul suo telefono le foto dei festeggiamenti negli spogliatoi quando una colpì la mia attenzione: erano tutti e cinque abbracciati, muscoli sudati e capelli bagnati. In foto non si vedeva ma era evidente che erano totalmente nudi l’uno attaccato all’altro. Luca si accorse che indugiavo e, conoscendo le mie fantasie, disse:
"Il meglio è quello che non si vede, siamo tutti ben messi!"
Ovvio che lo disse per stuzzicarmi ma qualcosa dovette illuminarsi nei miei occhi al punto che lui dovette aggiustare il tiro..." Non pensarci neppure Laura!"
Sorrisi, non dissi nulla e continuai a scorrere le foto ed a farmi scorrere pigramente la serata addosso.
Nei giorni successivi tutto tornò normale, almeno in apparenza, ma in realtà nella mia mente continuava a tornare alla mente il fantasma di quella foto. Vedevo Luca ed i suoi amici totalmente nudi e decisamente ben messi davanti ai miei occhi e così, senza alcuna remora come sempre, ne parlai con lui, gli espressi la voglia di averli che mi stava crescendo costantemente dentro. La sua prima reazione, ovviamente, fu divertita e mi chiamò puttana ma ci mise poco a capire che non scherzavo affatto stavolta. Non era tanto l’idea di vedermi alle prese con 5 uomini a metterlo in crisi quanto il fatto che fossero suoi amici e tutto il corredo di implicazioni sociali che ne sarebbe scaturito. Ne parlammo a lungo, quasi una notte intera nudi a letto nel fresco della primavera che ormi era prepotentemente arrivata. Ne parlammo a lungo ma senza arrivare ad una conclusione.
Nei giorni a seguire nessuno dei due fece cenno alla faccenda. Avevamo bisogno di sedimentare e di riorganizzare le idee ma proprio quando ormai ero quasi rassegnata lui mi invitò nel suo covo, nella sua “area 51” a cui io non avevo accesso se non per rarissime occasioni: il garage.
Quando la porta si aprì mi trovai in quella stanza che per me era quasi estranea ma non potetti non notare che al centro c’era un' enorme scatola nera di circa un metro e mezzo per lato.
"E’ per me? "
"Certo."
"Devo aprirla? "– chiesi impaziente
"Non proprio – disse lui sorridente – o meglio aprila ma non aspettarti niente."
Non capii; ma la curiosità, si sa, è femmina e così mi fiondai ad aprirla: il lato superiore diviso in due si apriva al centro e quando guardai al suo interno capii che non aveva usato un modo di dire quando mi aveva detto “non aspettarti niente”: la scatola era totalmente vuota se non per dei cuscini in pelle scura. Lo guardai interrogativa e lui rise, mi prese la mano e si mise a sedere a terra accanto a me che feci lo stesso.
"Tu sei quello che sei, l’ho sempre saputo e per questo ti ho scelta e ti amo, ma questo non significa che io possa snaturare la mia vita sociale e la mia personalità."
Non avevo idea di cosa stesse parlando né di dove volesse andare a parare e così, cosa rara, lo stetti ad ascoltare in silenzio. Lui continuò:
"Ci ho pensato e molto, non posso accettare che tu ti porti a letto la mia squadra di calcetto ma non posso neppure permettermi di negarti questo desiderio ed ho trovato quello che per me è un compromesso accettabile."
Non credevo alle mie orecchie, i miei occhi si illuminarono sentendo quelle parole e la mano che teneva la sua cominciò a stringerla e stritolarla nervosamente. Annuii ancora in silenzio ansiosa di conoscere i dettagli e soprattutto cosa c’entrasse quella scatola.
"Ti conosco, so che quando punti qualcosa difficilmente la molli e così mi son detto: Luca, almeno uno puoi e devi accettarlo” e così ho deciso, se a te va bene mi farò star bene che tu scopi uno solo di loro, ovviamente senza che ti riconosca!
Non era quello che sognavo ma per lui era un grande passo accettare che un suo amico mi avesse, lo apprezzai molto e gli andai incontro a mia volta annuendo sorridente. Lo ringraziai non per la “concessione” di cui non avevo mai sentito il bisogno, ma per lo sforzo che stava indubbiamente facendo per me.
"Apprezzo tanto quello che dici Luca, ma…"
Guardai la scatola come a chiedere quale fosse il suo ruolo. Lui sorrise quasi imbarazzato.
"A momenti lo dimenticavo! Se tu scegliessi tizio o caio passerei la vita a chiedermi perché l’uno e non l’altro e altre mille stupide domande da stupido uomo, non potrei farti una cosa simile, non la meriti. So che per te sarebbe sesso e basta quindi, per non intrappolarmi in una stupida rete da me stesso tramata ho escogitato questa."
Ero curiosa ed eccitata, lo vedevo sicuro di sé e questo mi faceva friggere il sangue, mi morsi le labbra ascoltandolo e lo fissai negli occhi per carpire i suoi pensieri. Lui proseguì tutto fiero della sua idea e io ero fiera di lui, dell’impegno che ci aveva messo per rendermi felice.
"Tu sarai qui dentro quando loro arriveranno qui. Gli farò credere ad un regalo per la vittoria del campionato."
Continuavo a non capire ma la cosa si faceva sempre più misteriosa ed eccitante: potevo averne uno ma sarebbero stati tutti lì?
"Infileranno i loro cazzi nei buchi che sono uno per lato. Tu non saprai a chi corrisponderanno né loro sapranno chi c’è dentro. Li valuterai come credi. Avrai tutto il tempo e quando avrai scelto ti farai prendere da dietro dal prescelto, sempre stando dentro la tua scatola. Ti va?"
Me lo domandò con l’entusiasmo di un bambino. La cosa doveva eccitare parecchio anche lui a giudicare dal bozzo che aveva tra le cosce che ben si vedeva attraverso i calzoncini.
Come al solito non gli diedi soddisfazione. od almeno ci provai: feci la preziosa “ Se va bene a te…” ma non resistetti, non stavolta! Ero entusiasta ed eccitata. Era addirittura meglio di quello che avevo sperato e sognato per tutti quei giorni. Così, senza pensarci due volte, gli saltai addosso e facemmo l’amore, come sempre, fino allo sfinimento.
L’indomani ero a lavoro quando mi arrivò sul cellulare “ è tutto fissato per domani!” Restai cinque minuti immobile ma poi mi accorsi che non riuscivo più a concludere nulla: cosa indossare? Indossare qualcosa? Aveva senso mettersi carina per stare chiusa in una scatola? Erano davvero così ben messi come diceva Luca? Avevo mille domande per la testa al punto che decisi di spegnere il microscopio e andare a fare shopping.
Le ore che mi separarono da quella ora X passarono lente e confuse. Luca mi disse di prepararmi. Li andava a prendere e mi avrebbe mandato un sms 10 minuti prima di arrivare a casa per darmi il tempo di “impacchettarmi”. Avevo scelto di indossare una camicia del mio uomo per sentirlo vicino, per sentire il suo odore, totalmente bianca, ed un intimo in pizzo grigio. Ero pronta nella scatola da 20 minuti quando arrivò il tanto atteso messaggino. Quasi saltai dai cuscini, velocemente richiusi la scatola e spensi il telefono per evitare inopportune sorprese. Nel giro di poco la porta che dalla cucina porta al garage si aprì e sentii le loro voci e le loro risate. Erano entusiasti della cosa. Pensavano che Luca scherzasse ma quando videro la scatola capirono che non era così. Li vedevo attraverso i fori girare attorno come squali attorno ad una preda.
"Allora ragazzi, cominciamo!" fece Luca dando il via alle danze. Sentii dei rumori sul tettuccio, probabilmente le birre che avevano in mano. Mi guardavo ansiosa ed eccitata attorno chiedendomi da quale lato sarebbe spuntato il primo e se sarei riuscita ad abbinarlo a un volto ma non feci in tempo a concretizzare questi pensieri che quasi all’unisono mi trovai accerchiata da quattro membri non ancora eretti , o almeno non del tutto. Nessuno ero quello di Luca.
Ero Alice nel paese delle meraviglie!
Li sentivo ridacchiare tra di loro. Credevano di essere dominanti in quella situazione ma in realtà erano loro i dominati ignari; non sapevo come organizzarmi sebbene ci avessi pensato dal primo istante e così iniziai a toccarli appena, uno per volta e man mano che li sfioravo li vedevo balzare in su acquistando volume. Sorridevo come una scema ma non riuscivo a smettere. Erano davvero ben messi, quasi oltre le mie aspettative. Nel giro di poco svettavano tutti e quattro accanto a me. Non potevo far altro che assaggiarne uno. Mi misi carponi e presi quello di fronte a me, i laterali li tenevo uno per mano e sentivo il quarto dietro di me, loro ridevano e ansimavano sebbene non stessi facendo un granchè.
Sentii Luca: "Allora? E’ di vostro gusto il pacco ragazzi?"
Conoscevo quel tono, era eccitatissimo ma mai quanto me. Li assaggiai e provai a rotazione, uno per volta. Me li passavo tra le mani, ne sentivo odore e sapore, sentivo la loro pelle sulla mia. Sentivo le loro risate, i loro commenti e sapere che erano tutti diretti a me, alla donna del loro capitano mi eccitava, se possibile ancora di più. Non volevo che venissero sebbene ero curiosa ma mi ero imposta di non farlo, per rispetto del gioco deciso con Luca. Tra tutti uno mi colpì per il suo odore, sapeva di buono ed era anche uno dei meglio messi.
Bussai alla parete del prescelto. Luca capì il segnale. "Il programma prevede che uno di voi se la inculi e tocca a te."
Gli altri tre uno alla volta abbandonarono i fori e me. Sentivo il loro disappunto ma io ero in estasi, eccitata e, strano a dirsi, appagata da quella cosa che sarebbe accaduta, sebbene non nella miglior posizione per farlo.
Accarezzai il grosso cazzo rimasto, mi girai ed avvicinai il mio culo alla parete. Lo sentivo spingere. Con la saliva lubrificai il mio buchetto già aperto ed il grosso cazzo mi entrò dentro nonostante la sottile parete ci separasse. Ero eccitatissima ed a stento mi trattenevo e mi obbligavo al silenzio per non rischiare di svelare la mia identità. Ma il mio uomo sapeva che stavo godendo come una troia. Lo stantuffo dietro si era ingrossato e spingeva sempre più forte. Sentivo i suoi gemiti e le incitazione dei suoi amici. Si stavano tutti divertendo.
Poi accadde l'imprevisto.
La parete di cartone davanti a me a cui mi ero appoggiata, cadde in avanti ed in un attimo la scatola si aprì tutta. Persi l'equilibrio e mi ritrovai a terra nel garage sui cuscini. Un turbinio di pensieri mi prese la testa. Luca mi fissava immobile. Nessuno osava dire una parola. Un grande imbarazzo regnava nel garage. I sei presenti stavano elaborando e metabolizzando la situazione che si era creata.
Poi Luca decise per tutti. Sorprendendoci. "Ragazzi, Volete altre birre? E tu vuoi bere qualcosa?"
Mi aveva chiesto se volevo bere. Lo diceva sempre prima di riempirmi la bocca di sperma. Possibile che pensasse a quello?
Ma fece ancora meglio. " Vado al bar a prendere le birre."
Perchè al bar? Il frigo della cucina era stato riempito di birre per i suoi amici. Stavo per dirlo quando incrociai il suo sguardo eccitato. Ora era tutto chiarissimo. Uscì da garage.
Quando, un quarto d'ora dopo, fece ritorno con le birre mi stavo spompinando i suoi amici. Ci fu un attimo di tensione. " Come sta andando la troia?" Era quello che volevano sentire. I cazzi che tenevo in mano e quello in bocca aumentarono ancora di volume.
"E' una gran pompinara!"
"Capitano, vieni qui c'e posto anche per te."
Mi ritrovai il cazzo del mio Luca in bocca. durissimo come non mai.
Quello che mi aveva inculato dentro la scatola ora si stava appoggiando dietro. Alzai lo sguardo verso Luca. Stava annuendo con lo sguardo. L'amico stavolta aveva cambiato obiettivo. Spinse il suo cazzo verso la passera bagnata fradicia, entrò tutto e cominciò a sbattermi.
"Ma solo il portiere può trombarla?"
"Ma nooo! Però si segue l'ordine di numero di maglia!"
Scoppiarono a ridere. Il cameratismo, lo spirito del branco, la complicità degli amici avevano preso il sopravvento. Ora ero la loro troia. E Luca era uno loro...
"Luca dai che la scopiamo in due sta troia"
"Che gran vacca che è la tua morosa "
Finì in modo goliardico. Tutti in piedi, inneggiando al loro capitano, sorseggiando l'ennesima dose di birre, io in ginocchio a ricevere in bocca la loro calda sperma.
Sono passati tre mesi. Oggi il mio Luca ha ricominciato un nuovo campionato di calcetto. La squadra è stata completata con due nuovi giocatori.
"Amore come è andata?"
"Abbiamo vinto. I due nuovi sono due fenomeni. Di categoria superiore. Voglio farteli conoscere"
Indosso la tutina di rete e il sandalino da maiala. i due fenomeni stanno venendo a riscuotere la prima tranche del loro ingaggio. Si, io sono la grande troia di una squadra di calcetto.
Annoiata dagli interminabili discorsi su goal, fuorigioco ecc ecc stavo guardando sul suo telefono le foto dei festeggiamenti negli spogliatoi quando una colpì la mia attenzione: erano tutti e cinque abbracciati, muscoli sudati e capelli bagnati. In foto non si vedeva ma era evidente che erano totalmente nudi l’uno attaccato all’altro. Luca si accorse che indugiavo e, conoscendo le mie fantasie, disse:
"Il meglio è quello che non si vede, siamo tutti ben messi!"
Ovvio che lo disse per stuzzicarmi ma qualcosa dovette illuminarsi nei miei occhi al punto che lui dovette aggiustare il tiro..." Non pensarci neppure Laura!"
Sorrisi, non dissi nulla e continuai a scorrere le foto ed a farmi scorrere pigramente la serata addosso.
Nei giorni successivi tutto tornò normale, almeno in apparenza, ma in realtà nella mia mente continuava a tornare alla mente il fantasma di quella foto. Vedevo Luca ed i suoi amici totalmente nudi e decisamente ben messi davanti ai miei occhi e così, senza alcuna remora come sempre, ne parlai con lui, gli espressi la voglia di averli che mi stava crescendo costantemente dentro. La sua prima reazione, ovviamente, fu divertita e mi chiamò puttana ma ci mise poco a capire che non scherzavo affatto stavolta. Non era tanto l’idea di vedermi alle prese con 5 uomini a metterlo in crisi quanto il fatto che fossero suoi amici e tutto il corredo di implicazioni sociali che ne sarebbe scaturito. Ne parlammo a lungo, quasi una notte intera nudi a letto nel fresco della primavera che ormi era prepotentemente arrivata. Ne parlammo a lungo ma senza arrivare ad una conclusione.
Nei giorni a seguire nessuno dei due fece cenno alla faccenda. Avevamo bisogno di sedimentare e di riorganizzare le idee ma proprio quando ormai ero quasi rassegnata lui mi invitò nel suo covo, nella sua “area 51” a cui io non avevo accesso se non per rarissime occasioni: il garage.
Quando la porta si aprì mi trovai in quella stanza che per me era quasi estranea ma non potetti non notare che al centro c’era un' enorme scatola nera di circa un metro e mezzo per lato.
"E’ per me? "
"Certo."
"Devo aprirla? "– chiesi impaziente
"Non proprio – disse lui sorridente – o meglio aprila ma non aspettarti niente."
Non capii; ma la curiosità, si sa, è femmina e così mi fiondai ad aprirla: il lato superiore diviso in due si apriva al centro e quando guardai al suo interno capii che non aveva usato un modo di dire quando mi aveva detto “non aspettarti niente”: la scatola era totalmente vuota se non per dei cuscini in pelle scura. Lo guardai interrogativa e lui rise, mi prese la mano e si mise a sedere a terra accanto a me che feci lo stesso.
"Tu sei quello che sei, l’ho sempre saputo e per questo ti ho scelta e ti amo, ma questo non significa che io possa snaturare la mia vita sociale e la mia personalità."
Non avevo idea di cosa stesse parlando né di dove volesse andare a parare e così, cosa rara, lo stetti ad ascoltare in silenzio. Lui continuò:
"Ci ho pensato e molto, non posso accettare che tu ti porti a letto la mia squadra di calcetto ma non posso neppure permettermi di negarti questo desiderio ed ho trovato quello che per me è un compromesso accettabile."
Non credevo alle mie orecchie, i miei occhi si illuminarono sentendo quelle parole e la mano che teneva la sua cominciò a stringerla e stritolarla nervosamente. Annuii ancora in silenzio ansiosa di conoscere i dettagli e soprattutto cosa c’entrasse quella scatola.
"Ti conosco, so che quando punti qualcosa difficilmente la molli e così mi son detto: Luca, almeno uno puoi e devi accettarlo” e così ho deciso, se a te va bene mi farò star bene che tu scopi uno solo di loro, ovviamente senza che ti riconosca!
Non era quello che sognavo ma per lui era un grande passo accettare che un suo amico mi avesse, lo apprezzai molto e gli andai incontro a mia volta annuendo sorridente. Lo ringraziai non per la “concessione” di cui non avevo mai sentito il bisogno, ma per lo sforzo che stava indubbiamente facendo per me.
"Apprezzo tanto quello che dici Luca, ma…"
Guardai la scatola come a chiedere quale fosse il suo ruolo. Lui sorrise quasi imbarazzato.
"A momenti lo dimenticavo! Se tu scegliessi tizio o caio passerei la vita a chiedermi perché l’uno e non l’altro e altre mille stupide domande da stupido uomo, non potrei farti una cosa simile, non la meriti. So che per te sarebbe sesso e basta quindi, per non intrappolarmi in una stupida rete da me stesso tramata ho escogitato questa."
Ero curiosa ed eccitata, lo vedevo sicuro di sé e questo mi faceva friggere il sangue, mi morsi le labbra ascoltandolo e lo fissai negli occhi per carpire i suoi pensieri. Lui proseguì tutto fiero della sua idea e io ero fiera di lui, dell’impegno che ci aveva messo per rendermi felice.
"Tu sarai qui dentro quando loro arriveranno qui. Gli farò credere ad un regalo per la vittoria del campionato."
Continuavo a non capire ma la cosa si faceva sempre più misteriosa ed eccitante: potevo averne uno ma sarebbero stati tutti lì?
"Infileranno i loro cazzi nei buchi che sono uno per lato. Tu non saprai a chi corrisponderanno né loro sapranno chi c’è dentro. Li valuterai come credi. Avrai tutto il tempo e quando avrai scelto ti farai prendere da dietro dal prescelto, sempre stando dentro la tua scatola. Ti va?"
Me lo domandò con l’entusiasmo di un bambino. La cosa doveva eccitare parecchio anche lui a giudicare dal bozzo che aveva tra le cosce che ben si vedeva attraverso i calzoncini.
Come al solito non gli diedi soddisfazione. od almeno ci provai: feci la preziosa “ Se va bene a te…” ma non resistetti, non stavolta! Ero entusiasta ed eccitata. Era addirittura meglio di quello che avevo sperato e sognato per tutti quei giorni. Così, senza pensarci due volte, gli saltai addosso e facemmo l’amore, come sempre, fino allo sfinimento.
L’indomani ero a lavoro quando mi arrivò sul cellulare “ è tutto fissato per domani!” Restai cinque minuti immobile ma poi mi accorsi che non riuscivo più a concludere nulla: cosa indossare? Indossare qualcosa? Aveva senso mettersi carina per stare chiusa in una scatola? Erano davvero così ben messi come diceva Luca? Avevo mille domande per la testa al punto che decisi di spegnere il microscopio e andare a fare shopping.
Le ore che mi separarono da quella ora X passarono lente e confuse. Luca mi disse di prepararmi. Li andava a prendere e mi avrebbe mandato un sms 10 minuti prima di arrivare a casa per darmi il tempo di “impacchettarmi”. Avevo scelto di indossare una camicia del mio uomo per sentirlo vicino, per sentire il suo odore, totalmente bianca, ed un intimo in pizzo grigio. Ero pronta nella scatola da 20 minuti quando arrivò il tanto atteso messaggino. Quasi saltai dai cuscini, velocemente richiusi la scatola e spensi il telefono per evitare inopportune sorprese. Nel giro di poco la porta che dalla cucina porta al garage si aprì e sentii le loro voci e le loro risate. Erano entusiasti della cosa. Pensavano che Luca scherzasse ma quando videro la scatola capirono che non era così. Li vedevo attraverso i fori girare attorno come squali attorno ad una preda.
"Allora ragazzi, cominciamo!" fece Luca dando il via alle danze. Sentii dei rumori sul tettuccio, probabilmente le birre che avevano in mano. Mi guardavo ansiosa ed eccitata attorno chiedendomi da quale lato sarebbe spuntato il primo e se sarei riuscita ad abbinarlo a un volto ma non feci in tempo a concretizzare questi pensieri che quasi all’unisono mi trovai accerchiata da quattro membri non ancora eretti , o almeno non del tutto. Nessuno ero quello di Luca.
Ero Alice nel paese delle meraviglie!
Li sentivo ridacchiare tra di loro. Credevano di essere dominanti in quella situazione ma in realtà erano loro i dominati ignari; non sapevo come organizzarmi sebbene ci avessi pensato dal primo istante e così iniziai a toccarli appena, uno per volta e man mano che li sfioravo li vedevo balzare in su acquistando volume. Sorridevo come una scema ma non riuscivo a smettere. Erano davvero ben messi, quasi oltre le mie aspettative. Nel giro di poco svettavano tutti e quattro accanto a me. Non potevo far altro che assaggiarne uno. Mi misi carponi e presi quello di fronte a me, i laterali li tenevo uno per mano e sentivo il quarto dietro di me, loro ridevano e ansimavano sebbene non stessi facendo un granchè.
Sentii Luca: "Allora? E’ di vostro gusto il pacco ragazzi?"
Conoscevo quel tono, era eccitatissimo ma mai quanto me. Li assaggiai e provai a rotazione, uno per volta. Me li passavo tra le mani, ne sentivo odore e sapore, sentivo la loro pelle sulla mia. Sentivo le loro risate, i loro commenti e sapere che erano tutti diretti a me, alla donna del loro capitano mi eccitava, se possibile ancora di più. Non volevo che venissero sebbene ero curiosa ma mi ero imposta di non farlo, per rispetto del gioco deciso con Luca. Tra tutti uno mi colpì per il suo odore, sapeva di buono ed era anche uno dei meglio messi.
Bussai alla parete del prescelto. Luca capì il segnale. "Il programma prevede che uno di voi se la inculi e tocca a te."
Gli altri tre uno alla volta abbandonarono i fori e me. Sentivo il loro disappunto ma io ero in estasi, eccitata e, strano a dirsi, appagata da quella cosa che sarebbe accaduta, sebbene non nella miglior posizione per farlo.
Accarezzai il grosso cazzo rimasto, mi girai ed avvicinai il mio culo alla parete. Lo sentivo spingere. Con la saliva lubrificai il mio buchetto già aperto ed il grosso cazzo mi entrò dentro nonostante la sottile parete ci separasse. Ero eccitatissima ed a stento mi trattenevo e mi obbligavo al silenzio per non rischiare di svelare la mia identità. Ma il mio uomo sapeva che stavo godendo come una troia. Lo stantuffo dietro si era ingrossato e spingeva sempre più forte. Sentivo i suoi gemiti e le incitazione dei suoi amici. Si stavano tutti divertendo.
Poi accadde l'imprevisto.
La parete di cartone davanti a me a cui mi ero appoggiata, cadde in avanti ed in un attimo la scatola si aprì tutta. Persi l'equilibrio e mi ritrovai a terra nel garage sui cuscini. Un turbinio di pensieri mi prese la testa. Luca mi fissava immobile. Nessuno osava dire una parola. Un grande imbarazzo regnava nel garage. I sei presenti stavano elaborando e metabolizzando la situazione che si era creata.
Poi Luca decise per tutti. Sorprendendoci. "Ragazzi, Volete altre birre? E tu vuoi bere qualcosa?"
Mi aveva chiesto se volevo bere. Lo diceva sempre prima di riempirmi la bocca di sperma. Possibile che pensasse a quello?
Ma fece ancora meglio. " Vado al bar a prendere le birre."
Perchè al bar? Il frigo della cucina era stato riempito di birre per i suoi amici. Stavo per dirlo quando incrociai il suo sguardo eccitato. Ora era tutto chiarissimo. Uscì da garage.
Quando, un quarto d'ora dopo, fece ritorno con le birre mi stavo spompinando i suoi amici. Ci fu un attimo di tensione. " Come sta andando la troia?" Era quello che volevano sentire. I cazzi che tenevo in mano e quello in bocca aumentarono ancora di volume.
"E' una gran pompinara!"
"Capitano, vieni qui c'e posto anche per te."
Mi ritrovai il cazzo del mio Luca in bocca. durissimo come non mai.
Quello che mi aveva inculato dentro la scatola ora si stava appoggiando dietro. Alzai lo sguardo verso Luca. Stava annuendo con lo sguardo. L'amico stavolta aveva cambiato obiettivo. Spinse il suo cazzo verso la passera bagnata fradicia, entrò tutto e cominciò a sbattermi.
"Ma solo il portiere può trombarla?"
"Ma nooo! Però si segue l'ordine di numero di maglia!"
Scoppiarono a ridere. Il cameratismo, lo spirito del branco, la complicità degli amici avevano preso il sopravvento. Ora ero la loro troia. E Luca era uno loro...
"Luca dai che la scopiamo in due sta troia"
"Che gran vacca che è la tua morosa "
Finì in modo goliardico. Tutti in piedi, inneggiando al loro capitano, sorseggiando l'ennesima dose di birre, io in ginocchio a ricevere in bocca la loro calda sperma.
Sono passati tre mesi. Oggi il mio Luca ha ricominciato un nuovo campionato di calcetto. La squadra è stata completata con due nuovi giocatori.
"Amore come è andata?"
"Abbiamo vinto. I due nuovi sono due fenomeni. Di categoria superiore. Voglio farteli conoscere"
Indosso la tutina di rete e il sandalino da maiala. i due fenomeni stanno venendo a riscuotere la prima tranche del loro ingaggio. Si, io sono la grande troia di una squadra di calcetto.
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