Pallino fetish con Laura
di
Paride
genere
feticismo
Frequentavo Laura ormai da parecchi mesi, la conobbi alla festa di uno stabilimento balneare, una notte d’estate di qualche anno fa, ne fui rapito immediatamente, non so dove trovai il coraggio per farmi avanti, quella sera, il destino premiò la mia audacia e dopo poco riuscii ad estorcerle il primo appuntamento, poi ce ne fu un secondo, un terzo, in breve iniziammo una relazione.
Laura, bella, mediterranea, slanciata ma al tempo stesso morbida e burrosa, sportiva ma allo stesso tempo sensuale, ogni centimetro del suo corpo trasudava erotismo, ogni molecola del suo profumo mi mandava in tilt il cervello, tra di noi infatti non mancava la passione, costante e inesauribile e se possibile crescente nel tempo.
Tra le nostre avventure erotiche “sperimentali” e fantasiose però mi aveva sempre negato una cosa : avvicinarmi ai suoi piedini. Premetto che non mi definisco un feticista nel senso canonico del termine, trovo eccitanti i piedi di una donna tanto quanto altre parti del corpo, è essenziale che sia attratto in toto da quella donna, sia fisicamente che mentalmente, quando così non è i piedi per me possono rimanere li dove stanno, con Laura però era diventato nel tempo una specie di “pallino” perché si sa, quando non puoi avere una cosa finisci per desiderarla sempre di più e perché i suoi erano veramente erotici, dolci e sexy, così come tutto il resto di lei. Ogni volta che provavo ad avvicinarmi alle sue estremità anche solo per accarezzarle o dare un bacino lei si ritraeva, quasi infastidita, “dai che puzzano”, “mi fai il solletico” mi diceva sovente. Complice la stagione fredda, e quindi l’utilizzo di scarpe chiuse e calzettoni pesanti questo pallino scemò gradualmente, d’altronde avevamo mille altri modi per divertirci finché, con l’arrivo di un maggio particolarmente caldo, Laura cominciò a sfoggiare sandali e sandalini e il pallino fece di nuovo la sua comparsa nella mia testa tanto che più volte sono sicuro mi abbia scoperto a fissarle i piedi, ricominciarono anche i miei tentativi di avvicinarmici, sia durante il sesso che nei momenti di noia sul divano davanti alla televisione. Niente da fare. Credo di non aver mai desiderato i piedi di una donna tanto quanto con Laura, nelle precedenti relazioni la cosa non era mai stata un tabù, anzi, è forse proprio per questo che con lei mi ritrovai così fissato. Non mi andava di parlargliene apertamente, sia perché aveva più volte palesato il suo disinteresse in merito e in fin dei conti non era una cosa fondamentale, sia perché più di una volta (magari a seguito di qualche programma in tv o in radio) aveva manifestato disprezzo nei confronti di chi è attratto dai piedi delle donne. Poi qualcosa cambiò, non fui in grado di capire se ci fu una causa scatenante, da un giorno all’altro mi resi conto nettamente che Laura faceva di tutto per provocarmi, mi chiedeva come le stessero questo o quel tipo di scarpe, mi accarezzava con i piedi con nonchalance, distrattamente. Li per li interpretai tutto ciò come un’apertura da parte sua e ricominciai a cercare di avvicinarmi cercando complicità in lei che puntualmente non arrivava, ogni volta che ero io a prendere l’iniziativa continuava a ritrarsi infastidita portando sempre le solite scuse, questa cosa mi mandava in confusione e mi innervosiva non poco, era un gioco che non mi piaceva ne mi eccitava. Decisi che dovevo passare ai fatti e palesarle che volevo tutto di lei, essere decisamente esplicito, non trovavo mai il momento giusto però, non saprei neanche spiegare il perché, ciò che fino ad allora con altre donne era stato semplice e naturale con lei mi risultava impossibile, mi sentivo quasi colpevole, e non parlo di chissà cosa ma anche solo del fatto di succhiarle un alluce durante la missionaria, cominciavo ad essere preoccupato di stare sviluppando una specie di ossessione per i suoi piedi, dovevo fare qualcosa.
Successe una notte estiva, afosa, umida, di quelle notti in cui le lenzuola sembrano bagnate e dormire diventa un’impresa non da poco, entrambi tormentati dalle zanzare e da un sonno leggero e intermittente ci rigiravamo nel letto come delle fettine in padella, forse avevamo litigato, anzi, ne sono quasi sicuro. Durante uno dei miei risvegli mi ritrovai un’erezione poderosa, dolorosa, probabilmente avevo sognato quello che avrei fatto di li a poco, Laura giaceva stesa su un fianco dandomi le spalle, ero talmente arrapato che avrei voluto mangiarmela a morsi, mi avvicinai e le diedi una leccata sulla schiena parzialmente scoperta dalla canottiera, languidamente e lentamente, Laura non mosse un muscolo, attesi qualche istante temendo un rifiuto e poi lo feci di nuovo, sapevo che la eccitava quel trattamento. Continuai per un bel po’ di tempo nel quale Laura continuava a non avere nessuna reazione, almeno apparentemente, quel suo inusuale essere inerme e alla mia mercé mi stava se possibile eccitando ulteriormente, scendevo piano piano, sempre più giù, le scostai i pantaloncini e passai per bene la lingua tra le sue gambe, lambendo un po’ davanti e un po’ dietro, il suo grondare di umori mi diede la conferma del suo gradimento, Laura si lasciò sfuggire qualche gemito soffocato.
Scesi ancora di più, le passai la lingua sulle gambe, mordicchiandole i polpacci fino a che le gambe finirono ed arrivai ai piedi, forte del coraggio dell’intorpidimento del dormiveglia le diedi un’esplicita leccata sotto la pianta del piede sinistro, Laura non si ritrasse, ora o mai più, pensai.
Scostai il lenzuolo e la girai dolcemente di schiena, volevo che mi vedesse, la presi per le caviglie e mi portai i piedini davanti alla faccia, iniziai ad alternare profonde leccate alla pianta a bacini e risucchi delle sue dita, ricordo che erano morbidi, caldi e non avevano un odore particolare, sapevano di lei, dopo qualche minuto Laura fece una cosa che non mi aspettavo. Sentivo che con la mano cercava l’interruttore dell’abat-jour che di colpo si accese, abbagliandoci leggermente, Laura ritrasse un attimo le gambe, sollevò il sedere e si liberò di shorts e mutandine, poi riavvicinò i piedi alla mia faccia, divaricò leggermente le gambe iniziò a toccarsi dapprima dolcemente, davanti a me, in quella posa oscenamente eccitante mentre io ricominciavo a riservarle lo stesso trattamento di poco prima, nessuno di noi due diceva una parola, strano, eravamo soliti dirci porcate durante il sesso. Ci guardavamo negli occhi, io percepivo il suo godimento e in parte lo facevo mio ma volevo di più, sempre tenendola per le caviglie portai i suoi piedi sul mio membro ormai gocciolante di eccitazione iniziando a mimare una masturbazione, Laura capì al volo e cominciò alla meglio a fare quello che volevo che facesse, l’eccitazione di entrambi era alle stelle, lei continuava a torturarsi il clitoride sempre di più, sempre più veloce, freneticamente. Diventò brava praticamente subito, a me bastò poco, credo di essere durato nemmeno 2 minuti in quella situazione, i fiotti del mio piacere le sporcarono i piedi ed un paio le finirono direttamente sulla pancia, alla vista di quella scena anche Laura esplose in un orgasmo devastante, la vidi contorcersi rannicchiando le gambe fino a tremare. Dopo poco ci sorridemmo, io mi avvicinai e le diedi dei dolci baci in viso, poi ci addormentammo profondamente, così, sporchi di noi.
Non parlammo mai esplicitamente di quella notte, nei giorni seguenti però mi sentii particolarmente sollevato, sentivo che il pallino si stava dissolvendo, Laura abbandonò le sue riottosità nei confronti del mio interesse per i suoi piedi ma per contro, dopo quell’episodio, fui io a cercarli veramente di rado, lo sfizio me l’ero tolto e poi, si sa, anche le cose belle se diventano routine prima o poi vengono a noia.
Laura, bella, mediterranea, slanciata ma al tempo stesso morbida e burrosa, sportiva ma allo stesso tempo sensuale, ogni centimetro del suo corpo trasudava erotismo, ogni molecola del suo profumo mi mandava in tilt il cervello, tra di noi infatti non mancava la passione, costante e inesauribile e se possibile crescente nel tempo.
Tra le nostre avventure erotiche “sperimentali” e fantasiose però mi aveva sempre negato una cosa : avvicinarmi ai suoi piedini. Premetto che non mi definisco un feticista nel senso canonico del termine, trovo eccitanti i piedi di una donna tanto quanto altre parti del corpo, è essenziale che sia attratto in toto da quella donna, sia fisicamente che mentalmente, quando così non è i piedi per me possono rimanere li dove stanno, con Laura però era diventato nel tempo una specie di “pallino” perché si sa, quando non puoi avere una cosa finisci per desiderarla sempre di più e perché i suoi erano veramente erotici, dolci e sexy, così come tutto il resto di lei. Ogni volta che provavo ad avvicinarmi alle sue estremità anche solo per accarezzarle o dare un bacino lei si ritraeva, quasi infastidita, “dai che puzzano”, “mi fai il solletico” mi diceva sovente. Complice la stagione fredda, e quindi l’utilizzo di scarpe chiuse e calzettoni pesanti questo pallino scemò gradualmente, d’altronde avevamo mille altri modi per divertirci finché, con l’arrivo di un maggio particolarmente caldo, Laura cominciò a sfoggiare sandali e sandalini e il pallino fece di nuovo la sua comparsa nella mia testa tanto che più volte sono sicuro mi abbia scoperto a fissarle i piedi, ricominciarono anche i miei tentativi di avvicinarmici, sia durante il sesso che nei momenti di noia sul divano davanti alla televisione. Niente da fare. Credo di non aver mai desiderato i piedi di una donna tanto quanto con Laura, nelle precedenti relazioni la cosa non era mai stata un tabù, anzi, è forse proprio per questo che con lei mi ritrovai così fissato. Non mi andava di parlargliene apertamente, sia perché aveva più volte palesato il suo disinteresse in merito e in fin dei conti non era una cosa fondamentale, sia perché più di una volta (magari a seguito di qualche programma in tv o in radio) aveva manifestato disprezzo nei confronti di chi è attratto dai piedi delle donne. Poi qualcosa cambiò, non fui in grado di capire se ci fu una causa scatenante, da un giorno all’altro mi resi conto nettamente che Laura faceva di tutto per provocarmi, mi chiedeva come le stessero questo o quel tipo di scarpe, mi accarezzava con i piedi con nonchalance, distrattamente. Li per li interpretai tutto ciò come un’apertura da parte sua e ricominciai a cercare di avvicinarmi cercando complicità in lei che puntualmente non arrivava, ogni volta che ero io a prendere l’iniziativa continuava a ritrarsi infastidita portando sempre le solite scuse, questa cosa mi mandava in confusione e mi innervosiva non poco, era un gioco che non mi piaceva ne mi eccitava. Decisi che dovevo passare ai fatti e palesarle che volevo tutto di lei, essere decisamente esplicito, non trovavo mai il momento giusto però, non saprei neanche spiegare il perché, ciò che fino ad allora con altre donne era stato semplice e naturale con lei mi risultava impossibile, mi sentivo quasi colpevole, e non parlo di chissà cosa ma anche solo del fatto di succhiarle un alluce durante la missionaria, cominciavo ad essere preoccupato di stare sviluppando una specie di ossessione per i suoi piedi, dovevo fare qualcosa.
Successe una notte estiva, afosa, umida, di quelle notti in cui le lenzuola sembrano bagnate e dormire diventa un’impresa non da poco, entrambi tormentati dalle zanzare e da un sonno leggero e intermittente ci rigiravamo nel letto come delle fettine in padella, forse avevamo litigato, anzi, ne sono quasi sicuro. Durante uno dei miei risvegli mi ritrovai un’erezione poderosa, dolorosa, probabilmente avevo sognato quello che avrei fatto di li a poco, Laura giaceva stesa su un fianco dandomi le spalle, ero talmente arrapato che avrei voluto mangiarmela a morsi, mi avvicinai e le diedi una leccata sulla schiena parzialmente scoperta dalla canottiera, languidamente e lentamente, Laura non mosse un muscolo, attesi qualche istante temendo un rifiuto e poi lo feci di nuovo, sapevo che la eccitava quel trattamento. Continuai per un bel po’ di tempo nel quale Laura continuava a non avere nessuna reazione, almeno apparentemente, quel suo inusuale essere inerme e alla mia mercé mi stava se possibile eccitando ulteriormente, scendevo piano piano, sempre più giù, le scostai i pantaloncini e passai per bene la lingua tra le sue gambe, lambendo un po’ davanti e un po’ dietro, il suo grondare di umori mi diede la conferma del suo gradimento, Laura si lasciò sfuggire qualche gemito soffocato.
Scesi ancora di più, le passai la lingua sulle gambe, mordicchiandole i polpacci fino a che le gambe finirono ed arrivai ai piedi, forte del coraggio dell’intorpidimento del dormiveglia le diedi un’esplicita leccata sotto la pianta del piede sinistro, Laura non si ritrasse, ora o mai più, pensai.
Scostai il lenzuolo e la girai dolcemente di schiena, volevo che mi vedesse, la presi per le caviglie e mi portai i piedini davanti alla faccia, iniziai ad alternare profonde leccate alla pianta a bacini e risucchi delle sue dita, ricordo che erano morbidi, caldi e non avevano un odore particolare, sapevano di lei, dopo qualche minuto Laura fece una cosa che non mi aspettavo. Sentivo che con la mano cercava l’interruttore dell’abat-jour che di colpo si accese, abbagliandoci leggermente, Laura ritrasse un attimo le gambe, sollevò il sedere e si liberò di shorts e mutandine, poi riavvicinò i piedi alla mia faccia, divaricò leggermente le gambe iniziò a toccarsi dapprima dolcemente, davanti a me, in quella posa oscenamente eccitante mentre io ricominciavo a riservarle lo stesso trattamento di poco prima, nessuno di noi due diceva una parola, strano, eravamo soliti dirci porcate durante il sesso. Ci guardavamo negli occhi, io percepivo il suo godimento e in parte lo facevo mio ma volevo di più, sempre tenendola per le caviglie portai i suoi piedi sul mio membro ormai gocciolante di eccitazione iniziando a mimare una masturbazione, Laura capì al volo e cominciò alla meglio a fare quello che volevo che facesse, l’eccitazione di entrambi era alle stelle, lei continuava a torturarsi il clitoride sempre di più, sempre più veloce, freneticamente. Diventò brava praticamente subito, a me bastò poco, credo di essere durato nemmeno 2 minuti in quella situazione, i fiotti del mio piacere le sporcarono i piedi ed un paio le finirono direttamente sulla pancia, alla vista di quella scena anche Laura esplose in un orgasmo devastante, la vidi contorcersi rannicchiando le gambe fino a tremare. Dopo poco ci sorridemmo, io mi avvicinai e le diedi dei dolci baci in viso, poi ci addormentammo profondamente, così, sporchi di noi.
Non parlammo mai esplicitamente di quella notte, nei giorni seguenti però mi sentii particolarmente sollevato, sentivo che il pallino si stava dissolvendo, Laura abbandonò le sue riottosità nei confronti del mio interesse per i suoi piedi ma per contro, dopo quell’episodio, fui io a cercarli veramente di rado, lo sfizio me l’ero tolto e poi, si sa, anche le cose belle se diventano routine prima o poi vengono a noia.
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