Non gioco più?

di
genere
dominazione

Fin da ragazzino sono sempre rimasto incuriosito dal mondo della dominazione, del fetish in generale, con il passare degli anni ho avuto la possibilità,seppur in maniera soft, di sperimentare con le mie compagne le fantasie che mi balenavano nella testa legate all’adorazione dei piedi, al pissing e a tutte quelle pratiche di sottomissione più o meno velata che compongono il mondo bdsm.

Le compagne con cui mi sono spinto più in là però, paradossalmente, sono state quelle meno naturalmente predisposte a questo genere di attività, mi spiego, per qualche ragione mi sono sempre trovato di fronte all’impulso irresistibile di ribellarmi alla dominazione di una qualsiasi femmina che davvero provasse a farlo mentre per contro mi sono lasciato andare solamente con le partner che non hanno dimostrato un’indole davvero dominatrice. Spiegato in altri termini, se una donna prova a mettermi i piedi in faccia o mostra a letto un lato autoritario mi viene naturale prevaricare, prendere il controllo della situazione. Se una donna invece è sessualmente remissiva o comunque non interessata a certe “pratiche” trovo piacevole l’adorarla e sorprenderla con attenzioni e richieste che non si aspetterebbe.

La mia prima ed unica esperienza con una mistress professionista è avvenuta un paio di anni fa quando, single già da diversi mesi, avevo iniziato a volermi togliere qualche sfizio che magari per paura o per mera impossibilità logistica mi ero precluso in precedenza.
Era già da tempo che mi domandavo se questo mio insolito approccio al mondo della dominazione fosse legato a una inconscia paura che un ruolo ben definito di dominante/dominato all’interno della coppia, con me nella parte del dominato, potesse stravolgerne gli equilibri, se fosse paura di non riuscire poi a gestire la situazione fuori dalla camera da letto o se invece fosse semplicemente legato al fatto di non aver mai trovato nessuna che lo sapesse fare veramente bene.
Decisi dunque di risolvere questo mio dilemma rivolgendomi ad una professionista del settore, non fu difficile trovarne su internet, anzi, non trovai che l’imbarazzo della scelta, il difficile fu infatti scegliere quella che potesse essere più adatta a me, alcune non mi piacevano fisicamente, di altre ho avuto l’impressione che lo facessero più che altro per aumentare il proprio giro d’affari, che non lo facessero quindi principalmente per una naturale indole dominante se vogliamo un po’ misandrica.
La mia attenzione fu poi catturata dall’annuncio di una certa “Padrona Soraya”, dalle foto dimostrava tra i 35 e i 40 anni, pareva proprio una bella donna benché non si vedesse chiaramente il viso, più che altro però mi colpì il testo dell’annuncio.

“Padrona Soraya, esperta nell’arte della dominazione.

Le altro lo fanno per lavoro, io lo faccio per piacere, seleziono i miei schiavi con cura e dovizia perché devono essere consapevoli del proprio ruolo, se sei alle prime armi ancora meglio così potrò allevarti come più mi aggrada”

L’annuncio poi elencava le specialità della casa, ovvero tutte le pratiche possibili e immaginabili, dal calpestamento alla tortura con la cera passando per i vari dannunziani.

“Si, questa padrona Soraya mi convince”, pensai, “Quasi quasi provo a telefonarle, oltretutto riceve in una città a una cinquantina di km dalla mia dove non conosco nessuno”. Il fatto poi che prediligesse i principianti mi trasmetteva una sorta di tranquillità, sicuramente non avevo voglia di pratiche troppo estreme.
L’annuncio specificava inoltre che le chiamate anonime sarebbero state ignorate, composi quindi il numero e aspettai lo squillo.

-Pronto?-

Una voce calda, bassa e leggermente suadente mi rispose.

-Buonasera, ho visto il suo annuncio su internet e sarei interessato ad incontrarla..-

-Di che annunciò sta parlando?-

Mi interruppe, il suo tono era serio, non me lo aspettavo, cominciai a notare una leggera inflessione piemontese nella sua voce.

-Beh dell’annuncio che ha pubblicato su internet, non so se ho fatto il numero giusto, intendo l’annuncio in cui si offre come Mistress..-

-Allora, mettiamo subito in chiaro le cose, primo io non mi offro come mistress, io SONO una mistress, anche se mi piace che i miei schiavi mi chiamino padrona. Secondo, decido io se, chi e quando incontrare qualcuno-

Questa risposta mi indispettì, già ti pago per leccarti i piedi, abbi un minimo di rispetto almeno fuori dal gioco.

-Si, l’ho letto nel suo annuncio, come le dicevo sono interessato a questo tipo di pratiche. Di cosa ha bisogno per scegliere i suoi canditati?-

Risposi io, mi venne istintivo impostare la mia voce in maniera impersonale, come a non darle la soddisfazione di sottostare alla sua arroganza.

-Credo di avere già tutti gli elementi per decidere, un’ultima cosa, a quali tipi di pratiche in particolare saresti interessato?-

Mi disse quasi infastidita, a me infastidì che fosse passata al tu.

-In particolare adorazione dei piedi e pissing, si può fare dunque?-

Replicai.

-Lo saprai tra qualche giorno, se lo saprai. Ti scriverò su questo numero-

Riagganciò

Io rimasi per almeno un paio di minuti con il telefono all’orecchio, inebetito da questa surreale conversazione. Ancora mi domandavo come fosse possibile trattare un cliente in questa maniera e sperare di lavorare, poi conclusi che probabilmente questo tipo di trattamento faceva parte del gioco, non ero però più sicuro di voler approfondire e provavo già un senso di antipatia verso questa Soraya, già il giorno dopo mi dimenticai di dover ricevere una risposta da lei.
Il venerdì successivo, appena sveglio, trovai un messaggio sul cellulare con scritto:

“Domani, ore 16.30. Terzo piano, suona il campanello con scritto “Interno 12” e aspetta che si apra il cancello”

Vi era poi l’indirizzo che andai subito a controllare su maps, si trattava di una palazzina appena fuori città, abbastanza signorile. Per tutta la mattina, a lavoro, non feci altro che pensare se andare o non andare valutando minuziosamente ogni singolo pro e contro, se da un lato la curiosità mi stuzzicava non poco dall’altro il senso di atavica antipatia provato al telefono qualche giorno prima mi dissuadeva e mi faceva pensare che probabilmente sarebbero stati soldi buttati. Pensai però che la dovevo prendere come una sfida con me stesso, decisi dunque di andare, o la va o la spacca, non ho particolari vizi e nel caso in cui fossero stati soldi buttati avrei comunque contribuito a soddisfare una mia curiosità. Presi il telefono e risposi “Ci sarò” all’sms dei Soraya.

La sera, a letto, provai a masturbarmi pensando a tutto ciò che avrei potuto vivere il giorno successivo, provai a calarmi nel ruolo di sottomesso cercando di assaporare, non senza fatica, l’eccitazione che avrei potuto trarne, andai avanti per una buona mezzora finché non venni, nonostante ciò però non riuscii a praticamente a chiudere occhio.

Il giorno dopo, naturalmente, ero uno straccio. Al lavoro riuscii a malapena a fare il minimo indispensabile e ad avvisare i colleghi che mi sarei preso il pomeriggio libero, fortunatamente il mio aspetto stanco e pallido dovuto alla notte insonne mi diede una mano nel trovare la scusa giusta.
Uscito dal lavoro salii in macchina, impostai il navigatore sull’indirizzo riportato nel messaggio e guidai fino alla città vicina per raggiungere la mia destinazione, parcheggiai, feci il biglietto al parcometro e raggiungi la casa di Soraya a piedi.
Interno 12, premetti il bottone sul campanello, dopo un tempo breve ma interminabile il cancelletto automatico si aprì permettendomi di entrare, il portone dava su un piccolo cortile con giardino molto curato che lo separava dall’androne, ubicato dalla parte opposta. Attraversandolo incrociai lo sguardo di una donna di mezza età intenta ad annaffiare le piante, mi sentii subito giudicato, il suo volto severo mi sembrava carico di disprezzo quasi volesse dirmi “ecco l’ennesimo sfigato che paga per farsi umiliare da quella del terzo piano”.

-Buonasera- Le dissi, abbozzando un mezzo sorriso.

-Buonasera- Mi rispose, lapidaria.

La salivazione si stava azzerando.

Salito al terzo piano trovai una porta leggermente socchiusa, pensai che dovesse essere per forza quella, mi avvicinai e bussai leggermente con le nocche.

-Entra e chiudi la porta-

Mi disse la voce che avevo sentito al telefono.

Entrai chiudendomi la porta alle spalle e quando i miei occhi si abituarono un poco all’oscurità mi ritrovai in un salone discretamente grande, arredato in stile antico, un candelabro con candele rosse sovrastava il grosso camino spento mentre arazzi con strani disegni erano appesi alle pareti. Divano e poltrone in pelle rossa facevano pendant con un tappeto dello stesso colore, un profumo indefinibile permeava l’aria. Soraya comparve all’improvviso da una porta del corridoio dell’appartamento restando per qualche istante in penombra, talmente in penombra che non riuscivo ancora a scorgere i dettagli della sua figura nonostante fossimo a pochi metri di distanza, man mano che si avvicinava vidi materializzarsi una donna bellissima, sul metro e settanta, leggermente formosa, finemente truccata, con capelli mossi molto scuri raccolti in una coda alta e gli occhi molto chiari, quasi di ghiaccio. Fui impressionato dalla sua appariscenza, il cervello mi si svuotò momentaneamente. Soraya indossava un tailleur grigio, decolleté nere lucide aperte in punta da cui si intravedevano alcune dita smaltate di rosso scuro, così come le quelle delle mani.

-Quindi tu saresti l’aspirante schiavo eh, ti facevo più vecchio dalla voce..-

Mi disse sorniona.

-S..si, in realtà io..-

-Tu volevi dire si padrona, immagino, chiariamo subito che io e te non siamo allo stesso livello, se ti ho permesso di venire fino a qui è perché sono fin troppo buona con i vermiciattoli come te, chiaro?-

Chiosò con fare autoritario, l’inflessione piemontese si faceva sempre più marcata.

-Non pensavo che il gioco fosse già iniziato, non dovremmo magari prima discutere, diciamo, di alcuni dettagli?-

Provai a chiedere.

-Decido io quando inizia il gioco. Se ti riferisci al mio compenso metti due pezzi da cento in quel cassetto e vieni subito a baciarmi le scarpe. Chiaro?-

Mi disse, indicandomi un mobiletto nel salone. Non risposi, quel “chiaro” stava già cominciando a darmi sui nervi. Presi il portafoglio, estrassi due banconote da cento euro e le misi nel cassetto.

-Chiaro??-

Sentii urlare da dietro, sobbalzai.

-Si.. padrona-

Risposi sogghignando.

-Togliti quel cazzo di sorrisetto dalla faccia lurido stronzo, ora inginocchiati e baciami le scarpe, mi stai già facendo innervosire.-

Mi inveì, stavolta dando l’impressione di essersi arrabbiata sul serio, mi inginocchiai ugualmente e cominciai a dare qualche piccolo bacio alle dita che fuoriuscivano dalla scarpa.

-Ho detto le scarpe, non le dita, sei scemo o sordo?-

Mi rimproverò.

Sempre senza rispondere presi a baciare ora la parte esterna delle sue scarpe.

-Mi devi rispondere quando ti faccio una domanda, coglione, chiaro?-

Così dicendo mi diede un calcetto sulla guancia con l’altro piede, feci fatica a mantenere la calma.

-Si.. padrona-

Risposi in maniera poco convinta.

Questa pratica continuò per una decina di minuti tra un insulto e l’altro, poi si accomodò sul divano e si fece togliere le scarpe, mi ordinò di rimanere in mutande e di leccarle le piante dei piedi, poi tra le dita. Devo ammettere che i suoi piedi erano veramente belli, curati e con un odore molto sensuale. Nonostante ciò non riuscivo minimamente a calarmi nella parte, leccavo quei piedi solo perché erano belli e perché avevo sborsato 200 euro, non per un senso di omaggio nei confronti della padrona, in tutto ciò di un’erezione nemmeno l’ombra.
La sensazione di “che cazzo sto facendo, cosa ci faccio qui” si faceva sempre più forte, ad ogni insulto ricevuto cresceva in me la voglia di alzarmi ed andarmene, stavo iniziando ad annoiarmi e probabilmente lei se ne accorse, visto che mi disse :

-Mi sa che il cagnolino ha la gola secca a forza di leccare, vero cagnolino?-

Forse qualcosa si smuove, pensai, la guardai senza smettere di leccare e annuii con la testa.

Soraya quindi mi allontanò con un calcio di piatto in faccia, mi fece male, mi innervosii all’inverosimile ma decisi di resistere ancora un poco per vedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa, si liberò quindi di gonna e mutandine e si accovacciò sul pavimento.

-Adesso io la faccio qui in terra e tu la devi leccare, voglio che non ne rimanga nemmeno una goccia, chiaro?-

Di nuovo annuii con la testa. Io in realtà mi aspettavo ben altro, avrei voluto magari che me la facesse sul corpo o al massimo in faccia ma direttamente dalla sua vulva, un sottile getto giallo pallido formò una chiazza sul pavimento di piastrelle bianche, guardavo alternativamente i suoi occhi sadici, la sua figa depilata e il pavimento, il labbro inferiore ancora mi faceva male per il calcio ricevuto poco prima, l’odore della sua urina era penetrante ma non spiacevole, per la prima volta da quando ero entrato in quella casa un fremito di eccitazione percorse il mio corpo partendo dalla testa e andando a fermarsi tra le gambe. Ero quasi disposto a fare quello che mi aveva chiesto.

-Ora pulisci tutto con la tua lingua di merda, hai capito stronzo?-

Ebbi un attimo di esitazione, Soraya mi guardava con aria di sfida, con un gesto fulmineo mi afferrò per i capelli, mi si avvicinò al volto, mi sputò in un occhio e digrignando i denti mi disse:

-Mi sa che non hai capito. Quando ti faccio una domanda devi rispondere, testa di cazzo!-

Poi mi improvvisamente, con l’altra mano, mi sferrò uno schiaffone molto forte proprio sulla bocca, sentii il sapore del sangue. Era troppo. La mia espressione mutò, ora ero veramente incazzato.
Mi divincolai dalla sua presa, mi alzai e andai davanti allo specchio del salone per controllare le condizioni del mio labbro.

-Dove vai coglione, ti ho fatto la bua? Torna immediatamente qui, frocio. Non hai ancora finito di servirmi!!-

Gridò isterica Soraya.

Sentivo il sangue al cervello, ero incazzato come un toro, provavo a respirare profondamente per calmarmi quando mi sentii tirare per le spalle, fortunatamente riuscii a non perdere l’equilibro e a staccarla da me, facendola però cadere a terra.
Mi girai e la vidi sdraiata di schiena sul tappeto che mi guardava con un’espressione incredula, la rabbia mi passò istantaneamente e da quella prospettiva mi fece quasi tenerezza.

-Sono stanco di questa pagliacciata, evidentemente non fa per me. Mi dispiace di averti fatto cadere, ora tolgo il disturbo-

Le dissi, in modo quasi paterno.

Soraya, senza dire niente, si alzò dal tappeto, recuperò mutande e gonna e si rivestì mentre io facevo lo stesso, poi aprì la porta e aspettò che me ne andassi, con lo sguardo rivolto da un’altra parte, sbattendomi poi la porta alle spalle.

Raggiunsi la mia macchina e mi avviai verso casa. Guidando sentivo con la punta della lingua la ferita in bocca provocata dal calcio e dallo schiaffo di Soraya mentre involontariamente mi apparivano immagini dell’esperienza appena vissuta, stranamente in terza persona, quasi come stessi vedendo un porno. Ripensai a lei, ai suoi piedi, all’odore della sua urina e mi eccitai, un’erezione quasi fastidiosa tendeva la stoffa dei pantaloni.



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2019-01-31
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