Incesto
di
Tibet
genere
incesti
Quando esce dalla scuola vede la sua macchina.
Nota l’uomo che sta attendendo come periodicamente accade.
Si avvicina…
“Ciao papà…”.
“Ciao… sali dai…”.
L’uomo parte veloce e mentre guida porta la mano sulla sua coscia.
“Quanto mi manchi!”
“Anche a me manchi papà, mi manca la tua presenza per casa… tutto di te!”
“Mamma che dice?”.
“Ti odia… se sapesse che sei venuto a prendermi non esiterebbe a denunciarti,
lo sai che non puoi avvicinarti a me…”.
“Lo so… lo so… ma non posso rinunciare a te… non posso… anche se rischio la prigione…”.
“Ancora poche settimane… papà e poi deciderò io della mia vita e verrò a vivere con te…”.
L’uomo si è allontanato dal centro paese, ferma la macchina.
Le bocche si incontrano avide… le mani si cercano.
L’uomo si apre frettolosamente la patta dei pantaloni ed estrae un membro turgido con il glande coperto, lungo… grosso.
“Dai… dai… fammelo dai… sono giorni che ti penso… “.
La bocca si avvicina, la mano prende l’asta e le labbra si appoggiano spingendo la pelle del prepuzio a fondo liberando il glande congestionato, ora lo bagna bene, gli sputa proprio sulla cappella, spalma la saliva e inizia a succhiare.
L’uomo si abbandona sul sedile, la testa tesa all'indietro e gli occhi chiusi, con le mani tiene la testa e la manovra, sente quella bocca succhiargli fuori l’anima.
“Dai… continua… fammi venire dai… bevimi tutto dai…” .
L’orgasmo lo prende quasi subito, troppa era la sua voglia.
Bacia quella bocca che è ancora piena dal suo seme.
“Dai… vieni a casa mia… dai… mezz'ora…”.
Qui… appena dentro si abbracciano, le lingue giocano.
L’uomo spoglia il suo corpo con frenesia.
Giubbetto… T-shirt… jeans… li getta a terra.
“Ti voglio… sai come ti voglio vero? Vuoi anche tu?”.
“Si papà… tutto, io voglio tutto di te… tutto… e per sempre…”.
L’uomo accarezza quel corpo snello e lo piega verso lo schienale del divano,
si inginocchia e bacia le natiche, lungamente ad occhi chiusi, accarezza le cosce e ancora le natiche, lisce… sode… poi le scosta, le apre, ammira il garofano scuro nascosto, con le dita distende le increspature, bagna di saliva le dita e ritorna, sente che diventa morbido, malleabile e penetra con le dita, una… e poi due, spinge e gode del gemito che provoca, spinge a fondo, le rigira, le toglie, le lecca, le bagna e le rimette, ancora a fondo.
Si rialza, apre la cinta e lascia cadere a terra i pantaloni, stessa sorte spetta ai boxer che indossa.
Sputa ripetutamente sul palmo della mano e poi la passa sulla cappella del suo membro ritornato duro, duro come il ferro.
Appoggia la cappella, la strofina, tiene forte l’asta con una mano, l’altra cerca il buco, lo trova e lo strofina…
“Ora il tuo papà ti incula… dai… dimmi che lo vuoi… dai…”.
“Si papà… spingilo nel mio culo dai… tutto…”.
Spinge… spinge, sente il garofano sfrangiarsi, i suoi petali allargarsi e si sente dentro, gode l’uomo a vedersi entrare, a vedere il buco allargarsi nel riceverlo e poi rinchiudersi quando esce.
Lo fa a lungo, con le mani tiene forte i fianchi… spinge, sente i forti schiocchi che provocano i suoi lombi quando scontrano le natiche, dura una infinità finché con delle urla belluine gode ed erutta una gran quantità di sperma dentro l’intestino che lo sta contenendo.
Servono dei minuti per riprendere la respirazione normale, ha posseduto quel corpo con la foga di un animale, violento… instancabile.
Poi…
“Come va a scuola…?”.
“Bene… non avrò problemi con il diploma… stai tranquillo…”.
“Dai… ora torna a casa… ti verrò ad aspettare all'uscita di scuola fra qualche giorno…”.
“Va bene…”
Si riveste… prende i libri… e si avvicina alla porta…
“Papà…?
“Si…?”
“Papà… vorrei fermarmi sai? Non vedo l’ora di vivere qui con te…”.
“Lo so… lo so… Massimiliano… dai ci vediamo presto… vai ora…”.
Tibet
(da sempretibet.blogspot)
Nota l’uomo che sta attendendo come periodicamente accade.
Si avvicina…
“Ciao papà…”.
“Ciao… sali dai…”.
L’uomo parte veloce e mentre guida porta la mano sulla sua coscia.
“Quanto mi manchi!”
“Anche a me manchi papà, mi manca la tua presenza per casa… tutto di te!”
“Mamma che dice?”.
“Ti odia… se sapesse che sei venuto a prendermi non esiterebbe a denunciarti,
lo sai che non puoi avvicinarti a me…”.
“Lo so… lo so… ma non posso rinunciare a te… non posso… anche se rischio la prigione…”.
“Ancora poche settimane… papà e poi deciderò io della mia vita e verrò a vivere con te…”.
L’uomo si è allontanato dal centro paese, ferma la macchina.
Le bocche si incontrano avide… le mani si cercano.
L’uomo si apre frettolosamente la patta dei pantaloni ed estrae un membro turgido con il glande coperto, lungo… grosso.
“Dai… dai… fammelo dai… sono giorni che ti penso… “.
La bocca si avvicina, la mano prende l’asta e le labbra si appoggiano spingendo la pelle del prepuzio a fondo liberando il glande congestionato, ora lo bagna bene, gli sputa proprio sulla cappella, spalma la saliva e inizia a succhiare.
L’uomo si abbandona sul sedile, la testa tesa all'indietro e gli occhi chiusi, con le mani tiene la testa e la manovra, sente quella bocca succhiargli fuori l’anima.
“Dai… continua… fammi venire dai… bevimi tutto dai…” .
L’orgasmo lo prende quasi subito, troppa era la sua voglia.
Bacia quella bocca che è ancora piena dal suo seme.
“Dai… vieni a casa mia… dai… mezz'ora…”.
Qui… appena dentro si abbracciano, le lingue giocano.
L’uomo spoglia il suo corpo con frenesia.
Giubbetto… T-shirt… jeans… li getta a terra.
“Ti voglio… sai come ti voglio vero? Vuoi anche tu?”.
“Si papà… tutto, io voglio tutto di te… tutto… e per sempre…”.
L’uomo accarezza quel corpo snello e lo piega verso lo schienale del divano,
si inginocchia e bacia le natiche, lungamente ad occhi chiusi, accarezza le cosce e ancora le natiche, lisce… sode… poi le scosta, le apre, ammira il garofano scuro nascosto, con le dita distende le increspature, bagna di saliva le dita e ritorna, sente che diventa morbido, malleabile e penetra con le dita, una… e poi due, spinge e gode del gemito che provoca, spinge a fondo, le rigira, le toglie, le lecca, le bagna e le rimette, ancora a fondo.
Si rialza, apre la cinta e lascia cadere a terra i pantaloni, stessa sorte spetta ai boxer che indossa.
Sputa ripetutamente sul palmo della mano e poi la passa sulla cappella del suo membro ritornato duro, duro come il ferro.
Appoggia la cappella, la strofina, tiene forte l’asta con una mano, l’altra cerca il buco, lo trova e lo strofina…
“Ora il tuo papà ti incula… dai… dimmi che lo vuoi… dai…”.
“Si papà… spingilo nel mio culo dai… tutto…”.
Spinge… spinge, sente il garofano sfrangiarsi, i suoi petali allargarsi e si sente dentro, gode l’uomo a vedersi entrare, a vedere il buco allargarsi nel riceverlo e poi rinchiudersi quando esce.
Lo fa a lungo, con le mani tiene forte i fianchi… spinge, sente i forti schiocchi che provocano i suoi lombi quando scontrano le natiche, dura una infinità finché con delle urla belluine gode ed erutta una gran quantità di sperma dentro l’intestino che lo sta contenendo.
Servono dei minuti per riprendere la respirazione normale, ha posseduto quel corpo con la foga di un animale, violento… instancabile.
Poi…
“Come va a scuola…?”.
“Bene… non avrò problemi con il diploma… stai tranquillo…”.
“Dai… ora torna a casa… ti verrò ad aspettare all'uscita di scuola fra qualche giorno…”.
“Va bene…”
Si riveste… prende i libri… e si avvicina alla porta…
“Papà…?
“Si…?”
“Papà… vorrei fermarmi sai? Non vedo l’ora di vivere qui con te…”.
“Lo so… lo so… Massimiliano… dai ci vediamo presto… vai ora…”.
Tibet
(da sempretibet.blogspot)
1
voti
voti
valutazione
9
9
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Era uno di quei giorni nei quali il diavolo si annoiava (2^parte)racconto sucessivo
Era uno di quei giorni nei quali il diavolo si annoiava (3^parte)
Commenti dei lettori al racconto erotico