La mamma del mio compagno di banco
di
Charming1
genere
etero
Ho già narrato nei precedenti racconti che fin da bambino ero molto vispo ed attento nei confronti di quello che riguardava le donne che si muovevano intorno alla mia vita. Con l'occhio sempre vigile, scrutavo, ammiravo, spiavo, sempre ben felice di cogliere l'attimo! Un pezzo di gamba, la scollatura, sprazzi di intimo...insomma tutto ciò che mi permettesse di intravedere cosa celasse quel fantastico e misterioso essere: "la donna!"
Avveniva a casa, come dettagliatamente ho scritto, così come fuori, per strada, a scuola o a casa di amici.
Oggi narro infatti della mamma del mio amico Massimo?
Con Massimo mi sono conosciuto dalla quarta elementare, io mi ero trasferito da una altra città ed arrivai ad anno iniziato. Mi fu assegnato come compagno di banco. Fortunatamente legammo subito, io vivace ed estroverso, lui un po' più timido ed impacciato: divenni leader nella classe dopo pochi giorni e lui fu ben felice di godere della mia protezione.
Ovviamente la situazione fu gradita anche dalla sua famiglia ed in special modo da sua madre, che fino a poco prima era preoccupata perché suo figlio non legava molto con gli altri ragazzini. Motivo per cui mi invitava spesso a casa loro, contenta dell'influenza positiva che avevo su Massimo.
Mia madre era ben felice che io avessi trovato da subito un amichetto e gradiva molto l'ospitalità della Signora Irene, mamma di Massimo, perché così aveva più tempo per seguire le mie sorelle maggiori, anche loro catapultate in scuole diverse con amicizie nuove.
Irene era una bella donna direi, più giovane dì mamma di almeno dieci anni, occhi azzurro chiaro, capelli biondissimi lunghi fino alle spalle, seconda di seno, bellissimo sedere tonico, gamba slanciata, sempre profumatissima e vestita elegantemente.
Siccome passavo quasi più tempo a casa loro che nella mia, non furono poche le occasioni in cui catturassi spezzoni della sua intimità: fugaci visioni di lei che passava dal bagno in camera più o meno svestita, occhiate nella scollatura quando ci serviva il pranzo o la merenda; vista di gamba o mutande quando si sedeva a tavola o vicino a noi per aiutarci nei compiti.
Credo che qualche volta mi abbia anche sgamato nelle mie "scorribande ispettive!"
Loro abitavano abbastanza vicino a scuola, infatti spesso ci veniva a prendere lei a piedi, invitandomi quasi sempre a fermarmi a pranzo. Fu così che un giorno, sulla via del ritorno ci sorprese un temporale, iniziammo a correre ma purtroppo arrivammo a casa loro zuppi fino nelle mutande!
Irene ci portò di corsa in bagno, si avvolse un telo nei capelli fradici, ci fece spogliare di corsa mentre magicamente anche lei si toglieva scarpe, gonna e camicetta: si prodigò a riempire la vasca da bagno di acqua calda sotto il mio attento sguardo, dato che, avendo le mutande fradicie e piegandosi per tastare la temperatura dell'acqua, mi offriva una bella visione del "paradiso!" A vasca quasi pronta ci ordinò di entrare per scaldarci, voltandosi notò la mia evidente reazione "emotiva" alla sua vista: se pur tremante ed infreddolito mostravo un pistolotto diligentemente sugli attenti in onore delle sue fattezze! Sorrideva divertita quando uscendo disse: "faccio una doccia calda velocemente nel bagno di giù, poi vengo ad aiutarvi."
Una decina di minuti dopo si ripresenta in accappatoio e telo sui capelli a mò di turbante: si piega inevitabilmente mostrando un po' di mercanzia, ci insapona a turno e poi fa alzare prima Massimo in piedi, lo sciacqua col doccino, lo aiuta ad indossare l'accaptoio e lo manda in camera, riservando a me lo stesso trattamento. Ovviamente già dall'insaponatura il "fratellino" si era posto sul presentat'arm, quindi immaginate dopo, in piedi durante il risciacquo durante il quale subì anche veloci passate di mano! Svettava pulsante in tutta la sua timida statura mentre io ero rosso peperone! Irene mi aiuta a mettermi l'accappatoio, non senza difficoltà, dato che "fratellino" non voleva saperne di andare sotto coperta, continuando a fare capolino attraverso l'apertura! E ne aveva buona ragione dato che lei era cucciata davanti a me, con un ginocchio a terra mostrandomi buona quantità di tette nude oltre che di pelo, visto che l'accappatoio dovuto alla posizione scomoda, era ormai semiaperto.
"Certo che devo proprio essergli simpatica," -dice ridendo Irene- Io ancora rosso peperone annuisco con la testa.
Sarà un'impressione, o sarà perché dopo la "toccatina" in doccia ero particolarmente "elettrico" nei suoi riguardi, ma mi sembrò che dopo quella volta Irene mi guardasse con più attenzione: coglievo spesso il suo sguardo sorridente, e secondo me erano aumentate le situazioni in cui riuscivo a vedere parti più o meno vestite del suo corpo, senza contare fugaci carezze o accostamenti del suo corpo al mio, come farebbe una mamma direi, ma per me era l'estasi!
La cameretta di Massimo era davanti alla loro con attiguo il bagno: diverse volte mentre studiavamo vedevo lei intenta a cambiarsi con la porta socchiusa, oppure entrare ed uscire dal bagno prima o dopo la doccia non sempre attenta a coprirsi.
Negli anni che seguirono con Massimo rimanemmo compagni di classe ed amici intimi, ed io vivevo più da loro che a casa.
Nonostante tutto non avevo perso l'abitudine dello sguardo vigile, guadagnando sempre più premi nel guardare le evoluzioni di Irene, sempre più disinibita visto che oramai ero quasi come un secondo figlio. Inoltre spesso frequentava casa anche la sorella di Irene, Ida: di due anni più giovane di lei, molto simile, capelli più corti, seno più abbondante, direi terza.
Frequentavano il circolo tennis insieme e spesso al ritorno si cambiavano e docciavano a casa di Massimo per poi uscire.
Ida si comportava quasi come Irene, conoscendomi da tempo era disinibita nei "traffici" domestici quasi quanto la sorella.
Lo spettacolo si raddoppiava! Povero Massimo! Quante seghe mi ha visto fare in loro onore...non che lui fosse da meno!
Ormai siamo nei primi anni del liceo, sto vivendo in casa quello che si può leggere negli altri racconti, ho già vissuto la seconda visita della dottoressa di mamma, per forza di cose quindi guardo e vivo le donne con una consapevolezza diversa da quella di un ragazzo quindicenne.
È pomeriggio inoltrato, ho pranzato a casa, mi sto recando a casa di Massimo, domani c'è il compito in classe di latino e siamo d'accordo che studieremo insieme.
Suono al citofono: "Chi è?" - risponde Irene-
"Sono Mario, Irene, dobbiamo studiare latino per domani."-dico-
"Ok sali Mario" -si apre il portone-
Trovo la porta aperta, entro: "Permesso? Dove siete?" -ad alta voce- Irene dal piano di sopra: "Massimo non c'è, Mario, tarderà un oretta, dopo la lezione di chitarra andava col papà a tagliarsi i capelli. Vai pure in camera sua se vuoi, io devo fare la doccia, sono appena tornata dal tennis."
"Ottimo!" -penso io salendo le scale- "probabilmente vedrò qualcosa di buono.."
Sono in camera di Massimo, posizione strategica: libro di latino aperto ma occhi fissi sulla porta socchiusa del bagno, visibilità discreta, vedo lo specchio che riflette una discreta visuale.
Da lì a poco Irene esce dalla doccia e compare con un telo avvolto sul seno ma che lascia parecchia visibilità sulla patata, per quanto è corto! "Wow, si mette bene!" -penso- e mi metto pronto a godermi lo spettacolo in santa pace.
Irene sicuramente mi può vedere dal riflesso, se io vedo lei sarà vero anche il contrario, tuttavia non fa nulla per nascondersi.
Si sta asciugando i capelli: i movimenti di spazzola e di Fono fanno sollevare ulteriormente il telo, la fichetta ancora umida dalla doccia è quasi completamente visibile, bionda e ben curata.
Ad un certo punto sento un botto, lei grida e la sento cadere, la casa piomba nella penombra.
Accorro spaventato: trovo Irene accasciata contro il muro occhi sgranati, asciugacapelli appeso mezzo fumante, lo stacco dalla presa e mi piombo su di lei, intanto il telo che la copriva è ammucchiato a terra dove era lei prima. Respira affannosamente e trema convulsamente: la scossa è stata forte era a piedi scalzi con pavimento bagnato.
Sono solo in casa, impaurito reagisco: la sollevo di peso e la porto in camera sua, la stendo sul letto coprendola col lenzuolo, poi mi stendo affianco a lei accarezzandola e dandole bacini di conforto su guancia e fronte.
Piano piano si calma, respira meglio, il tremore si ferma. Afferra la mia mano portandosela al petto, sento i suoi battiti ancora elevati, ma in diminuzione. Si accoccola più vicino a me, cercando di abbracciarmi, cercando calore e sicurezza. Il movimento però la scopre, vedo il seno sinistro, l'interno coscia ed un pezzo di fichetta, ancora umida.
Non riesco a far finta di niente, sento una fitta al basso ventre ed il risveglio del "guerriero"! Tuttavia decido di essere cavaliere, cerco di coprirla di nuovo: lei sorride, si avvicina di più e mi bacia sulla bocca per ringraziarmi, scoprendosi di nuovo e più di prima! Io intensifico le carezze stringendola a me: il movimento fa toccare il suo ginocchio sulla mia patta ormai rigonfia, percepisco un brivido da parte sua e noto il capezzolo che svetta a punta.
Continua a tenere la mia mano sul petto, lasciando però la presa con la sua, aggiusta il ginocchio in mezzo alle mie gambe ed inizia a dondolarsi. La guardo negli occhi, mi avvicino e la bacio dolcemente sulla bocca, soffermandomi più del normale. Lei chiude gli occhi e separa le labbra, sento la punta della lingua, la incontro con la mia ed inizio a baciarla con tutto l'amore possibile, usando la tecnica insegnatami dalla dottoressa di mamma! Irene si scioglie, risponde ai miei baci come affamata. Io inizio ad accarezzarle il seno senza smettere di baciare, ormai ho la sua fica infuocata a contatto della gamba, si sta muovendo con ritmo ondeggiante. Sento una mano che mi slaccia la cintura, il cuore mi salta in gola!
Mi libero dei pantaloni ma lo slip non riesce a contenere la mia erezione, che svetta imperiosamente! Irene se ne accorge, ride: "guarda com'è cresciuto il mio ammiratore! non era così l'ultima volta." -riferendosi al bagnetto di anni prima-
Io rido annuendo, la scopro del tutto e imprimo nella mente le sue splendide forme di donna matura al punto giusto: aveva scarsi quarant'anni.
Le bacio il seno e le massaggio il ventre, poi mi abbasso e mi immergo nella sua passera succulenta, portandola lentamente al culmine del piacere.
Mi fa entrare dentro di lei a gambe divaricate: mi accoglie nella tana bollente, si stringe intorno a me, il mio "cavaliere" inizia una lenta galoppata pulsando la sua energia. Lei avverte la mia eccitazione e magistralmente riesce a dosare i suoi ed i miei movimenti per farmi durare più a lungo.
Al culmine del piacere, senza accorgermene, me la ritrovo sulla bocca ad offrirmi il suo piacere, mentre lei in posizione 69 sta estraendo i miei bollenti "spiriti" dal loro caldo nascondiglio!
Piacere raggiunto, io mi vesto e lei si copre, giusto in tempo per quando entra sua sorella Ida!
Rimane a dir poco sorpresa nel trovarci insieme in camera, ma Irene si prodiga in un racconto dettagliato di come l'abbia soccorsa e di come sarebbe stato senza di me!
Ida ha preso del ghiaccio da mettere sulla nuca e sul collo di Irene, per farlo la aiuta a sollevarsi facendo cadere il lenzuolo: sgrana gli occhi vedendola nuda con i capezzoli ancora turgidi, areola un po' arrossata, sorride appena, mi guarda e la copre.
Decido che è meglio non attendere il ritorno di Massimo, saluto le due sorelle e mi accingo ad uscire tra mille ringraziamenti.
Ida mi accompagna, mi abbraccia e dice: "se avrò bisogno correrai a salvare anche me così?"
Esco sorridendo: "chissà!" -dico-
Grazie per la lettura.
Avveniva a casa, come dettagliatamente ho scritto, così come fuori, per strada, a scuola o a casa di amici.
Oggi narro infatti della mamma del mio amico Massimo?
Con Massimo mi sono conosciuto dalla quarta elementare, io mi ero trasferito da una altra città ed arrivai ad anno iniziato. Mi fu assegnato come compagno di banco. Fortunatamente legammo subito, io vivace ed estroverso, lui un po' più timido ed impacciato: divenni leader nella classe dopo pochi giorni e lui fu ben felice di godere della mia protezione.
Ovviamente la situazione fu gradita anche dalla sua famiglia ed in special modo da sua madre, che fino a poco prima era preoccupata perché suo figlio non legava molto con gli altri ragazzini. Motivo per cui mi invitava spesso a casa loro, contenta dell'influenza positiva che avevo su Massimo.
Mia madre era ben felice che io avessi trovato da subito un amichetto e gradiva molto l'ospitalità della Signora Irene, mamma di Massimo, perché così aveva più tempo per seguire le mie sorelle maggiori, anche loro catapultate in scuole diverse con amicizie nuove.
Irene era una bella donna direi, più giovane dì mamma di almeno dieci anni, occhi azzurro chiaro, capelli biondissimi lunghi fino alle spalle, seconda di seno, bellissimo sedere tonico, gamba slanciata, sempre profumatissima e vestita elegantemente.
Siccome passavo quasi più tempo a casa loro che nella mia, non furono poche le occasioni in cui catturassi spezzoni della sua intimità: fugaci visioni di lei che passava dal bagno in camera più o meno svestita, occhiate nella scollatura quando ci serviva il pranzo o la merenda; vista di gamba o mutande quando si sedeva a tavola o vicino a noi per aiutarci nei compiti.
Credo che qualche volta mi abbia anche sgamato nelle mie "scorribande ispettive!"
Loro abitavano abbastanza vicino a scuola, infatti spesso ci veniva a prendere lei a piedi, invitandomi quasi sempre a fermarmi a pranzo. Fu così che un giorno, sulla via del ritorno ci sorprese un temporale, iniziammo a correre ma purtroppo arrivammo a casa loro zuppi fino nelle mutande!
Irene ci portò di corsa in bagno, si avvolse un telo nei capelli fradici, ci fece spogliare di corsa mentre magicamente anche lei si toglieva scarpe, gonna e camicetta: si prodigò a riempire la vasca da bagno di acqua calda sotto il mio attento sguardo, dato che, avendo le mutande fradicie e piegandosi per tastare la temperatura dell'acqua, mi offriva una bella visione del "paradiso!" A vasca quasi pronta ci ordinò di entrare per scaldarci, voltandosi notò la mia evidente reazione "emotiva" alla sua vista: se pur tremante ed infreddolito mostravo un pistolotto diligentemente sugli attenti in onore delle sue fattezze! Sorrideva divertita quando uscendo disse: "faccio una doccia calda velocemente nel bagno di giù, poi vengo ad aiutarvi."
Una decina di minuti dopo si ripresenta in accappatoio e telo sui capelli a mò di turbante: si piega inevitabilmente mostrando un po' di mercanzia, ci insapona a turno e poi fa alzare prima Massimo in piedi, lo sciacqua col doccino, lo aiuta ad indossare l'accaptoio e lo manda in camera, riservando a me lo stesso trattamento. Ovviamente già dall'insaponatura il "fratellino" si era posto sul presentat'arm, quindi immaginate dopo, in piedi durante il risciacquo durante il quale subì anche veloci passate di mano! Svettava pulsante in tutta la sua timida statura mentre io ero rosso peperone! Irene mi aiuta a mettermi l'accappatoio, non senza difficoltà, dato che "fratellino" non voleva saperne di andare sotto coperta, continuando a fare capolino attraverso l'apertura! E ne aveva buona ragione dato che lei era cucciata davanti a me, con un ginocchio a terra mostrandomi buona quantità di tette nude oltre che di pelo, visto che l'accappatoio dovuto alla posizione scomoda, era ormai semiaperto.
"Certo che devo proprio essergli simpatica," -dice ridendo Irene- Io ancora rosso peperone annuisco con la testa.
Sarà un'impressione, o sarà perché dopo la "toccatina" in doccia ero particolarmente "elettrico" nei suoi riguardi, ma mi sembrò che dopo quella volta Irene mi guardasse con più attenzione: coglievo spesso il suo sguardo sorridente, e secondo me erano aumentate le situazioni in cui riuscivo a vedere parti più o meno vestite del suo corpo, senza contare fugaci carezze o accostamenti del suo corpo al mio, come farebbe una mamma direi, ma per me era l'estasi!
La cameretta di Massimo era davanti alla loro con attiguo il bagno: diverse volte mentre studiavamo vedevo lei intenta a cambiarsi con la porta socchiusa, oppure entrare ed uscire dal bagno prima o dopo la doccia non sempre attenta a coprirsi.
Negli anni che seguirono con Massimo rimanemmo compagni di classe ed amici intimi, ed io vivevo più da loro che a casa.
Nonostante tutto non avevo perso l'abitudine dello sguardo vigile, guadagnando sempre più premi nel guardare le evoluzioni di Irene, sempre più disinibita visto che oramai ero quasi come un secondo figlio. Inoltre spesso frequentava casa anche la sorella di Irene, Ida: di due anni più giovane di lei, molto simile, capelli più corti, seno più abbondante, direi terza.
Frequentavano il circolo tennis insieme e spesso al ritorno si cambiavano e docciavano a casa di Massimo per poi uscire.
Ida si comportava quasi come Irene, conoscendomi da tempo era disinibita nei "traffici" domestici quasi quanto la sorella.
Lo spettacolo si raddoppiava! Povero Massimo! Quante seghe mi ha visto fare in loro onore...non che lui fosse da meno!
Ormai siamo nei primi anni del liceo, sto vivendo in casa quello che si può leggere negli altri racconti, ho già vissuto la seconda visita della dottoressa di mamma, per forza di cose quindi guardo e vivo le donne con una consapevolezza diversa da quella di un ragazzo quindicenne.
È pomeriggio inoltrato, ho pranzato a casa, mi sto recando a casa di Massimo, domani c'è il compito in classe di latino e siamo d'accordo che studieremo insieme.
Suono al citofono: "Chi è?" - risponde Irene-
"Sono Mario, Irene, dobbiamo studiare latino per domani."-dico-
"Ok sali Mario" -si apre il portone-
Trovo la porta aperta, entro: "Permesso? Dove siete?" -ad alta voce- Irene dal piano di sopra: "Massimo non c'è, Mario, tarderà un oretta, dopo la lezione di chitarra andava col papà a tagliarsi i capelli. Vai pure in camera sua se vuoi, io devo fare la doccia, sono appena tornata dal tennis."
"Ottimo!" -penso io salendo le scale- "probabilmente vedrò qualcosa di buono.."
Sono in camera di Massimo, posizione strategica: libro di latino aperto ma occhi fissi sulla porta socchiusa del bagno, visibilità discreta, vedo lo specchio che riflette una discreta visuale.
Da lì a poco Irene esce dalla doccia e compare con un telo avvolto sul seno ma che lascia parecchia visibilità sulla patata, per quanto è corto! "Wow, si mette bene!" -penso- e mi metto pronto a godermi lo spettacolo in santa pace.
Irene sicuramente mi può vedere dal riflesso, se io vedo lei sarà vero anche il contrario, tuttavia non fa nulla per nascondersi.
Si sta asciugando i capelli: i movimenti di spazzola e di Fono fanno sollevare ulteriormente il telo, la fichetta ancora umida dalla doccia è quasi completamente visibile, bionda e ben curata.
Ad un certo punto sento un botto, lei grida e la sento cadere, la casa piomba nella penombra.
Accorro spaventato: trovo Irene accasciata contro il muro occhi sgranati, asciugacapelli appeso mezzo fumante, lo stacco dalla presa e mi piombo su di lei, intanto il telo che la copriva è ammucchiato a terra dove era lei prima. Respira affannosamente e trema convulsamente: la scossa è stata forte era a piedi scalzi con pavimento bagnato.
Sono solo in casa, impaurito reagisco: la sollevo di peso e la porto in camera sua, la stendo sul letto coprendola col lenzuolo, poi mi stendo affianco a lei accarezzandola e dandole bacini di conforto su guancia e fronte.
Piano piano si calma, respira meglio, il tremore si ferma. Afferra la mia mano portandosela al petto, sento i suoi battiti ancora elevati, ma in diminuzione. Si accoccola più vicino a me, cercando di abbracciarmi, cercando calore e sicurezza. Il movimento però la scopre, vedo il seno sinistro, l'interno coscia ed un pezzo di fichetta, ancora umida.
Non riesco a far finta di niente, sento una fitta al basso ventre ed il risveglio del "guerriero"! Tuttavia decido di essere cavaliere, cerco di coprirla di nuovo: lei sorride, si avvicina di più e mi bacia sulla bocca per ringraziarmi, scoprendosi di nuovo e più di prima! Io intensifico le carezze stringendola a me: il movimento fa toccare il suo ginocchio sulla mia patta ormai rigonfia, percepisco un brivido da parte sua e noto il capezzolo che svetta a punta.
Continua a tenere la mia mano sul petto, lasciando però la presa con la sua, aggiusta il ginocchio in mezzo alle mie gambe ed inizia a dondolarsi. La guardo negli occhi, mi avvicino e la bacio dolcemente sulla bocca, soffermandomi più del normale. Lei chiude gli occhi e separa le labbra, sento la punta della lingua, la incontro con la mia ed inizio a baciarla con tutto l'amore possibile, usando la tecnica insegnatami dalla dottoressa di mamma! Irene si scioglie, risponde ai miei baci come affamata. Io inizio ad accarezzarle il seno senza smettere di baciare, ormai ho la sua fica infuocata a contatto della gamba, si sta muovendo con ritmo ondeggiante. Sento una mano che mi slaccia la cintura, il cuore mi salta in gola!
Mi libero dei pantaloni ma lo slip non riesce a contenere la mia erezione, che svetta imperiosamente! Irene se ne accorge, ride: "guarda com'è cresciuto il mio ammiratore! non era così l'ultima volta." -riferendosi al bagnetto di anni prima-
Io rido annuendo, la scopro del tutto e imprimo nella mente le sue splendide forme di donna matura al punto giusto: aveva scarsi quarant'anni.
Le bacio il seno e le massaggio il ventre, poi mi abbasso e mi immergo nella sua passera succulenta, portandola lentamente al culmine del piacere.
Mi fa entrare dentro di lei a gambe divaricate: mi accoglie nella tana bollente, si stringe intorno a me, il mio "cavaliere" inizia una lenta galoppata pulsando la sua energia. Lei avverte la mia eccitazione e magistralmente riesce a dosare i suoi ed i miei movimenti per farmi durare più a lungo.
Al culmine del piacere, senza accorgermene, me la ritrovo sulla bocca ad offrirmi il suo piacere, mentre lei in posizione 69 sta estraendo i miei bollenti "spiriti" dal loro caldo nascondiglio!
Piacere raggiunto, io mi vesto e lei si copre, giusto in tempo per quando entra sua sorella Ida!
Rimane a dir poco sorpresa nel trovarci insieme in camera, ma Irene si prodiga in un racconto dettagliato di come l'abbia soccorsa e di come sarebbe stato senza di me!
Ida ha preso del ghiaccio da mettere sulla nuca e sul collo di Irene, per farlo la aiuta a sollevarsi facendo cadere il lenzuolo: sgrana gli occhi vedendola nuda con i capezzoli ancora turgidi, areola un po' arrossata, sorride appena, mi guarda e la copre.
Decido che è meglio non attendere il ritorno di Massimo, saluto le due sorelle e mi accingo ad uscire tra mille ringraziamenti.
Ida mi accompagna, mi abbraccia e dice: "se avrò bisogno correrai a salvare anche me così?"
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