Un amore di zia - Capitolo 10 - Buon compleanno

di
genere
incesti

----Premessa: dopo un periodo di assenza dovuto a problemi personali prima, e tecnici dopo, sono tornato a scrivere. Sono cambiati i miei contatti come vedete dalle note finali, quindi chi mi aveva contattato in privato deve cambiare indirizzo mail.
Posto il link del capitolo precedente, a cui sono collegati tutti gli altri: http://www.eroticiracconti.it/racconti_erotici.php?leggi=2887-un-amore-di-zia------capitolo-9---rotti-gli-indugi

Grazie a chi leggerà e commenterà. E' bello essere di nuovo tra voi.
Un bacio, vostro Minstrel----


Era il mio compleanno, e la zia mi aveva chiesto se quella sera avessi potuto spostare eventuali impegni con amici per passarla con lei. Curioso di sapere quale potesse essere il motivo, salii di corsa le scale a aprii la porta.

“Sei tornato nipotino?”.
“Si zia, sono qui…in perfetto orario” le dissi sorridendole e avvicinandomi. Era in cucina che armeggiava attorno a delle tartine. Erano quasi le otto di sera.
Allungai la mano per prenderne una ma la zia mi diede un colpetto con il cucchiaio.
“Fermo golosone, non ti ho mica detto di poter mangiare?”.
Sorrisi di gusto, e risposi: “Hai ragione!”.
Le diedi un bacetto leggero sulla guancia.
“Senti, io qui ho quasi finito. Se non ti dispiace vuoi andare nella tua stanza mentre io qui finisco di preparare? Ti ho lasciato una cosa sul letto che vorrei che indossassi. Aspetta che ti chiami e poi vieni che comincia la serata, ok?”.
“Oggi sono nelle tue mani zietta, quindi faccio tutto quello che mi dirai” e detto questo andai nelle mia stanza.

Chiusi la porta e notai che sul letto c’era uno scatolo: lo aprii e dentro trovai una vestaglia. La tirai fuori…effettivamente era una vestaglia, di seta al primo sguardo, nera. Sorrisi guardandola, la zia aveva buon gusto come sempre. Mi spogliai e mi strinsi addosso la vestaglia. Mi stesi poi sul letto a leggere un libro. Dopo circa un quarto d’ora sentii la zia chiamarmi.
Mi alzai e mi diressi da lei.
Arrivato al salone mi fermai: tutto l’ambiente era illuminato da una serie di candele. Davanti al caminetto acceso c’erano un tappeto coperto da decine di cuscini. La zia era in piedi vicino al caminetto e mi sorrideva.
“Spero ti piaccia la mia sorpresa” disse la zia.
Mi avvicinai, sfiorando i cuscini. Le sorrisi, e le diedi un bacio sulle labbra.
“E’ bellissimo zia…non mi aspettavo tutto questo, davvero”.
La zia mi prese la mano e mi fece sedere sui cuscini. Era anche lei in vestaglia da sera stretta in vita. Il seno che sembrava ancora più prosperoso, nascosto da quel tessuto liscio era come non avere niente addosso.
Mi sedetti sui cuscini e la zia si inginocchio di fronte a me. Prese due calici con del vino rosso, me ne porse uno.
“Brindiamo al tuo compleanno?” disse la zia.
I calici si toccarono e lentamente ne bevemmo un sorso. La zia posò il suo su un tavolinetto lì accanto il suo, e mi prese le mani.
“Nemmeno quando ero fidanzata mi ero così preso cura di un uomo al suo compleanno, sai? – disse la zia con lo sguardo basso mentre mi accarezzava le mani – Tuo zio poi le ha sempre odiate queste cose”.

Fece una pausa, poi continuò: “Tu invece sei proprio come me, ami le attenzioni…sai che una candela e una rosa possono far cadere ogni donna nelle tue braccia…proprio come è capitato con me”.
Sorrise. Mi strinse la mano: “Tu sei l’unica persona a cui io voglio dare tutto quello che sono, e che non voglio mai deludere. Sei colui a cui io voglio dare tutto di me stessa, e per tutto quello che hai fatto io non potrò mai ringraziarti abbastanza”. La zia abbassò lo sguardo e nervosamente continuò ad accarezzarmi le mani. Mi girai leggermente verso di lei, alzai le mani e me le portai alla bocca. Le baciai.
“Ogni volta che sono con te mi sembra di essere ancora in un sogno. In alcuni momenti ancora non riesco a credere di quello che c’è tra di noi… e io non ci rinuncerò, non rinuncerò mai a te, alle tue labbra, al tuo corpo, al tuo seno, alle tue gambe – dissi facendo poi una pausa – e voglio essere sicuro che questo sia anche il tuo desiderio zia”
La guardai negli occhi: “Ti sei mai pentita di quello che siamo diventati?”
“Mai” disse la zia, baciandomi. Mise le sue braccia attorno al mio collo e ci baciammo per dei lunghi minuti.
Ci staccammo, e con la mia fronte appoggiata alla sua dissi: “Questo bacio è il più bel regalo di compleanno che potessi farmi”.
La zia sorrise, con un dito mi accarezzo il petto, poi scese fino alla cintura della vestaglia: “Se non la smetti subito di parlare così rischi che io svenga per l’emozione”.
Mi sciolse la cintura e la vestaglia si aprì rivelando il mio corpo nudo, visto che avevo deciso di non mettere nemmeno gli slip.
“Ecco, poi non rischio di svenire lo stesso se vedo questo?” disse la zia ridendo.
Ridemmo di gusto, poi tornammo seri. La zia mi baciò ancora: “Non era quello il tuo regalo”.

Si mise cavalcioni su di me, le braccia attorno al mio collo. Ci baciammo.
“Ti amo zia” sussurai.
La zia si bloccò, mi guardò sorridendo: “Te la ricordi la promessa che mi facesti?”.
Le strinsi i fianchi: “Si che me la ricordo, certo…e sono intenzionato a rispettarla. Però te lo dovevo. Io continuerò la mia vita, mi innamorerò, poi magari mi sposerò; però quando sono con te mi sembra di avere tutto quello che possa desiderare. In questi momenti io posso dire che ti amo…”.
La zia mi abbracciò: “Se solo tu potessi vedere quello che sto provando in questo momento…ti amo anche io”.

Mi spinse piano sui cuscini e mi baciò di nuovo. Con le mani mi accarezzava il petto e il viso. Io le stringevo i fianchi, e le accarezzavo la schiena.
“Voglio leccarti tutta” le sussurai all’orecchio.
“Stasera tu non devi stancarti…lascia fare a me, ok?” mi sorrise la zia.
Continuammo a baciarci: la stringevo sempre più a me. Cominciai ad accarezzarle il collo, poi a baciarlo.
“Vuoi che mi levi la vestaglia anche io?” mi chiese a bassa voce.
Annuii. La zia si alzò senza muoversi da cavalcioni, sfilò la cintura e si tolse l’indumento.
“Come vedi però non sono nuda come te” disse sorridendo.
Indossava un completino intimo tutto nero: reggiseno a balconcino in pizzo, perizoma nero, e reggicalze sempre in pizzo.
“Sei bellissima zia, dio quanto sei bella!” le dissi.
Portai le mie mani al seno, e cominciai ad accarezzarlo. La zia si smosse i capelli chiudendo gli occhi, e ansimò piano.
“Lo amo il tuo seno così morbido zia, non potrei più vivere senza. Mi sembra di essere un bambino che ha solo voglia di succhiarlo”.

La zia mi sorrise, mise le mani sul mio petto, e mentre io le palpavo il seno lei lentamente cominciò a muoversi col bacino visto che era proprio sul mio pene che cominciava a diventare duro.
“Vedo che qualcosa comincia ad indurirsi…allora non sono solo i miei capezzoli” rise la zia.
Si abbassò su di me e mi baciò: “Quando mi lecchi i capezzoli, sono felice perché mai come in quei momenti sento che ti riesco a far stare bene…vorrei che me li leccassi più spesso, anche quando non siamo in queste situazioni” mi disse la zia.
“Ogni tuo desiderio è un ordine per me zietta”.
La zia fermò il suo bacino, si alzò di nuovo, e lentamente fece scattare la clip del reggiseno.
“Ti prego, toglimelo tu” mi disse.
Mi alzai leggermente. Abbassai prima una spallina, poi l’altra. Poi lentamente lo sfilai e lo buttai lontano, lasciando il suo seno nudo. Lo accarezzai piano, lentamente, mentre la zia chiudeva gli occhi.
“E’ così perfetto, rotondo, morbido” dissi continuando ad accarezzarlo.
La zia mi sorrise: “Stenditi di nuovo..”.

Mi stesi di nuovo: la zia si abbassò col il seno su di me, lo prese tra le mani e mi appoggiò un capezzolo in bocca. Comincia a leccarlo piano, con la lingua, stimolando il capezzolo che diventava sempre più turgido.
La zia ansimava, mentre con le mani mi teneva sempre il seno sulla bocca. Io le accarezzavo piano la schiena, sapevo che quella cosa le piaceva. Passai all’altro capezzolo, e dopo qualche minuto tolsi le mani della zia, che si appoggiò ai cuscini, strinsi il seno e cominciai a succhiare con forza.
La zia gemeva mentre con il sedere si muoveva sul mio pene duro. Le leccavo con decisione tutto il seno, salivo fino al collo per poi tornare a pizzicarle i capezzoli.
“Sei la mia vacca da mungere” le dissi ridendo a bassa voce.
La zia rise anche lei, e rispose: “E allora, cosa aspetti? Continua a mungermi con tutta la forza che hai!”
Continuai a leccarle le tette per minuti interi. A lei piaceva tanto e per me era una delle cose più belle che potessi fare…avevo sempre avuto un debole per i seni in generale, figuriamoci per quello della zia.
Lo stringevo e lo accarezzavo. Stringevo la sua schiena e spingeva il suo seno sulla mia faccia. La misi in mezzo a quelle sue montagne di carne.
“Dimmi che non è un sogno zia!” dissi ansimando.
La zia sorrise mentre con le mani mi spingeva i capezzoli sulla mia lingua: “E’ tutto così vero” disse gemendo.
Per altri minuti continuai a baciarle il seno. La zia con il suo sodo sedere continuava a strusciarmi sul pene, facendolo diventare ancora più duro.
“Ormai laggiù la situazione sembra aver preso corpo” disse la zia accarezzandomi il petto e scendendo lentamente.
Ci baciammo, mentre con la sua mano scese fino al mio sesso: lo accarezzo lentamente, lo premeva senza stringerlo, mentre mi baciava sul collo.
“Sei la più brava che io abbia mai incontrato zietta” dissi piano.


Racconto di fantasia -fatti e riferimenti a persone reali sono puramente casuali-

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scritto il
2011-02-19
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