Sono il bull di mia mamma 3

di
genere
incesti

Dopo quell’ammissione di mamma, svuotai i miei coglioni nella sua figa, dopo di che, ci ricomponemmo e raggiungemmo l’ospedale.
Verso fine giornata, papà si addormentò, mamma andò al gabinetto, non avendo chiuso a chiave la porta, entrai, quindi vedendola seduta sulla tazza sussurrai:
“Mamma ogni volta, che ti vedo la figa, mi viene un erezione da paura, tanto che avrei voglia di mangiare la tua prugna in questo momento”
“Sciocchino è tutta tua, ma non qui, non in questo momento”
Uscii dal bagno, dopo un paio di minuti, mi raggiunse mamma, in un orecchio mi disse:
“Sai vedere il tuo cannone indurirsi, mentre urinavo ha provocato in me una voglia di fottere, che non immagini”
“Beh salutiamo il cornuto, poi pensiamo a noi” bisbigliai.
Mamma svegliò suo marito, dicendole:
“Non ho mangiato pranzo, ora vorrei almeno assaggiare una brioches” con lo sguardo ammiccò verso me.
“Si andate pure, se potete ci vediamo domani”
“Ah caro, ma solo nel pomeriggio, domani Roberto deve tornare in ufficio, io devo scopare in camera da letto”
“Ok!”
Appena fuori dalla stanza, mi guardò con uno sguardo seducente, poi appena in ascensore mi saltò addosso, si attaccò al collo con le braccia, le gambe mi si attorcigliarono in vita, dopo avermi messo la lingua in bocca:
“Finalmente, abbiamo per noi tutta la sera, tutta la notte e domani mattina dopo una bella scopata in camera, mi vestirai come la puttana che sto diventando, poi andremo a fare la spesa dove non ci conoscono comportandoci come due amanti”
“Mamma ti amo ogni minuto di più!
“Anch’io!”
“Sai sono sempre più convinto, che nel cambio ci ho guadagnato!”
“Che cambio?”
“Lasciare Daniela, per mettermi con te!”
“Anch’io ho guadagnato da tuo padre a te”
“Allora siamo fortunati, tu hai lasciato un moscetto mezzo invalido, ormai vecchio per un giovane galletto, io ho lasciato una gallina, per una porcona mai sazia”
“Già ora pensiamo a noi!”
Usciti dalla struttura ospedaliera, siamo saliti in auto, quindi subito a casa tra le lenzuola, a scambiarci effusioni come due ragazzini.
Dopo baci e carezze le dissi:
“Mamma, hai voglia di prendermelo in bocca, mi piacerebbe che mi facessi un bel pompino”
“Porco! Dopo però mi scopi per bene, perché da quando ho provato la tua proboscide non posso stare 24 ore, senza sentirla nella mia fessura!”
“Mamma ti scopo se domani all’ospedale, andiamo con te vestita come voglio io”
“E a mio marito non ci pensi?”
“Più che a lui penso a me!”
“Si, ma se mi vede vestita da troia come piace a te, cosa penserà di un cambiamento così radicale, da morigerata donna di casa, a puttana”
“Prima di entrare ti coprirai o ti cambierai”
“Va bene, come vuoi tu amore”
Incominciammo a far l’amore, mamma in questi pochi giorni ha subito una trasformazione a 360° da donna fredda e tranquilla è diventata una donna calda e insaziabile, quasi una ninfomane.
Scopammo quasi tutta la notte, il mattino ci svegliammo verso le 9,00 mamma mi chiese:
“Cosa vuoi che metta?”
“Ti vorrei sempre nuda, ma per uscire mi piacerebbe, che non mettessi reggiseno, un perizoma rosso, calze autoreggenti a rete fine nere con l’elastico rosso, poi un tailleur grigio con gonna al ginocchio, come scarpe stivali sotto al ginocchio in pelle neri, per finire calcassi sia il rimmel, che l’ombretto”
Si alzò nuda, la presi per un braccio, la feci ricadere sul materasso, le sussurrai:
“Non dimentichi niente?”
“Non mi sembra!”
“Allora la tua prima razione di cazzo giornaliera stamattina non la vuoi?”
“Oh si, certo che voglio il tuo cazzo, voglio anche la tua crema”
Così le salii sopra, la presi affondando colpi sempre più veloci, nel giro di pochi minuti ebbe due orgasmi.
Trombammo fino alle 11,00, poi svuotai le palle nella sua micia, dopo dandole uno schiaffetto sul culo, le dissi:
“Prima o poi mi dedicherò a sverginarti anche questo, ora preparati che andiamo a trovare Cocciante”
“Chi è Cocciante?”
“Ma tuo marito”
“Perché Cocciante”
“Per via della canzone Cervo a Primavera”
“Ah, ah” rise.
Quando fu pronta, venne a farsi vedere, chiese:
“Come ti sembro”
“Bellissima! Fammi vedere le mutandine” così dicendo le sollevai la gonna fino a scoprire l’ombelico.
“Allora?” disse aspettando un mio giudizio.
“Magnifiche e bellissime, anche le calze nere con l’elastico rosso, che accompagnano perfettamente sia lo stivale che il perizoma”
“Secondo te, papà quando mi vede così cosa dirà”
“Dirà, che figa mia moglie, magari c’è qualcuno che la scopa”
“Scemo, non voglio, che si sappia che io e te siamo amanti”
“Beh, allora parla con la tua amica Silvana che mi scopo lei”
“Stronzo! Se continui così, non la vedrai più”
“Cosa?”
“La mia figa, te la puoi scordare!”
“Dici?”
“Si! Proprio, cominciando da ora!”
“Pazienza ne troverò un’altra”
Mise il muso, era nervosa, quando mi avvicinai nuovamente a lei, mettendole la mano sinistra sul culo, con la mano destra mi aprii la patta dei pantaloni estraendo il mio piolo, poi scostando il perizoma lo introdussi nella sua figa, nel medesimo tempo la limonai, non si ritrasse, anzi assunse un sorriso, come di una che avesse vinto la lotteria.
Quando ci siamo staccati dal bacio mi disse:
“Vedi non puoi vivere, senza Francesca”
“Chi è Francesca?”
“Francesca è la mia sorca fresca”
“Già, e tu non puoi fare a meno di Arturo, il cazzo duro”
Scoppiammo a ridere, poi continuammo a chiavare, facendoci la più bella sveltina degli ultimi tempi.
Uscimmo di casa per recarci dal cornutone, ormai nel giro di pochi giorni sia sua moglie mia madre, che io suo figlio lo cornificammo talmente, che aveva una ramificazione più alta di un albero plurisecolare.
Arrivati ci dissero che il cardiochirurgo voleva conferire con i famigliari.
Ci spiegò, che il mattino seguente sarebbe stato sottoposto alla coronarografia, per applicare un angioplastica coronaria, ma in caso di esito negativo, era necessario l’intervento.
Ci disse anche, che era meglio venire solamente al pomeriggio, perché il mattino non avremmo potuto assisterlo.
Andammo in camera da lui, mamma era in fregola, la vedevo nervosa, quando papà chiese, cos’avesse risposi:
“Sai il dottore, ci ha avvisato che domani ti sottoporranno a coronarografia ed è preoccupata”
“Laura non preoccuparti! Roberto pensa tu alla mamma, mi raccomando!”
“Si papà tranquillo, la mamma con me è in buone mani”
“Questo lo so!”
Il caro papà, non immaginava che la sua cara moglie, era non solo in buone mani, ma anche soddisfatta dal mio biscione.
Restammo un paio d’ore, poi uscimmo per tornare a casa, in ascensore mamma disse:
“Sai amore, mi sento in colpa nei confronti di tuo padre!”
“Io no! Hai sentito, è stato lui stesso a caldeggiare, che sia io ad occuparmi di te”
Finita la frase, mi avvicinai, la baciai sulle labbra, era ritrosa, allora le dissi:
“Senti non ho voglia di guidare, prendiamo una stanza in albergo e passiamo qui la notte”
“Ma non abbiamo i pigiami e neanche di che cambiarci per domani!”
“Che problema c’è? Esistono i negozi!”
Così saliti in auto, ci siamo recati in un outlet, dove comprammo un paio di bermude, una maglietta per me, come accessori ho preso un paio di calze e un paio di boxer.
Nel mentre mamma era ferma a visionare pigiami o camice da notte, sapendo la sua taglia, ho preso una minigonna inguinale, una camicia di seta, una giacca in lino, poi spostandomi nel reparto lingerie, un paio di calze autoreggenti rosse a rete con maglie large, presi anche un paio di stivaletti detti tronchetti, poi prima di andare alla cassa, sono passato a prendere una gonna lunga, fino alle caviglie con spacco laterale dall’anca ai piedi.
Mi sono avvicinato a Laura, soffiandole in un orecchio:
“Mia bella cavalla selvaggia, andiamo alla cassa, poi subito in albergo, che ho il cazzo che mi scoppia, non vedo l’ora di cavalcarti”
“Ma devo ancora acquistare il pigiama”
“Mamma mi sembra inutile, visto che negli ultimi 10 giorni, il pigiama non l’abbiamo mai usato, ed anche questa notte non penso che ti servirà! Anzi se vuoi renderti conto del perché tocca il mio cetriolo e avrai la risposta”
Allungò una mano tastando il cazzo, subito disse:
“Dai paga svelto, dopo aver palpato questo gioiello, che hai tra le gambe, ha incominciato a piangere anche la mia perla”
Pagai, quindi trovammo un albergo, dove prendemmo una stanza, chiedemmo se potevano servirci la cena in stanza, alla risposta affermativa, ordinammo una cena fredda.
Nell’attesa della cena, mamma disse:
“Vado a fare una doccia, ne sento proprio il bisogno”
Cinque minuti e ci fu recapitata la cena, appena il cameriere uscì dalla stanza mi spogliai, raggiunsi mamma sotto la doccia.
“Cosa fai qui? Adesso neanche la doccia da sola posso fare?”
“Beh mamma, mi adeguo agli ordini di papà”
Scoppiammo a ridere, poi entrai anch’io sotto il getto dell’acqua, alcuni secondi dopo, il mio cazzo ormai rigido all’eccesso, entrava nella sua caverna infuocata.
La doccia fu lunga e soddisfacente, mamma ebbe cinque sei orgasmi, alla fine della doccia, eruttai tutta la sperma dentro di lei, soddisfatta con un’aria sconvolta, impugnandomi l’uccello disse:
“Ora si cena!”
Nudi cenammo, poi la feci alzare, la spinsi con la schiena sul letto, quindi m’avvicinai a lapparle la fessura vaginale, dopo due leccate le chiesi:
“Mamma non credi che sia ora di fare la barba?”
“Effettivamente si amore, hai la barba che punge come in fil di ferro”
“Non la mia mamma, ma la tua qua in mezzo alle cosce”
“Non li ho mai tagliati del tutto, solo accorciati a volte”
“Mamma come mi piacerebbe se tu avessi la patata liscia, come una neonata”
“Se è questo che desideri, quando torniamo a casa, me la depilerò totalmente”
“Mamma, amore posso avere l’onore di essere io il tuo barbiere?”
“Certamente!”
Scopammo per diverso tempo quella notte, il primo sole ci colse addormentati, uno nelle braccia dell’altra. Dopo un primo bacio di buongiorno, presi mamma alla pecorina per una sveltina, dopo di che ci vestimmo per lasciare libera la stanza, mamma finito di vestirsi era uno splendore.
Capelli biondo cenere, labbra con rossetto, rosso scintillante, rimmel alle ciglia, ombretto azzurro, molto calcato sulle palpebre, polpacci e cosce al naturale.
Aveva indossato la camicia di seta grigio tenue, la giacca color senape, nella parte bassa le calze a rete rosse a maglie larghe, la minigonna inguinale con i tronchetti, che col tacco da 12 la slanciavano, a quel punto girandosi verso di me a bassa voce:
“Amore hai dimenticato di comprare il reggiseno e le mutandine, ora dovrò mettere quelle che indossavo ieri!”
“Non ho dimenticato di comprarli, non li ho comprati di proposito, ti volevo nuda in quelle parti, così da averlo in tiro in ogni istante, sapendoti così porca!”
“Caro hai pensato, che quando siamo in stanza papà vedrà tutto?”
“A cosa pensi, che serva la gonna lunga con gli spacchi laterali?”
“Dovrei cambiarmi prima di arrivare in ospedale?”
“No sciocchina, la gonna lunga la indossi sopra alla minigonna, così non vedrà che non sei senza mutande”
“Diabolico!”
“Guarda e fotografa bene nella mente”
Detto questo aprii la cerniera dei jeans, feci uscire il cazzo già duro, mamma sorrise, quindi si abbassò, stampò un bacio con lo schiocco sulla cappella, poi estrasse la lingua, diede una bella leccata su tutto l’uccello.
“Sai amore, che non amo leccare il cazzo, ma vederti così maestoso sapendomi con patata e meloni in libertà, mi ha fatto venire una voglia di scopare, che neanche immagini, purtroppo è già l’ora di liberare la stanza, dovremo rimandare tutto a questa sera”
“Già!” esclamai, subito mi venne un’idea, eravamo a pochi chilometri dalla montagna, dove c’era un rigattolo d’acqua, in cui ci si poteva immergere i piedi e in certi punti nascosti ci si poteva accoppiare senza essere visti.
Pagai il conto, saliti in auto, dopo aver limonato mamma le dissi:
“Abbiamo tempo prima di entrare in ospedale, andiamo a fare una gita in montagna, e ha bagnarci i piedi nel ruscello”
“Mi vuoi portare in camporella porco!”
“Si scrofa mia!”
scritto il
2017-11-01
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