Diario primaverile. Aprile. Al ristorante.

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interviste


-Forse sto cambiando...-
-Capita di cambiare, no? Bisogna solo accettarlo...-
-Si certo, ma non so se mi piace.-
-Spesso non si cambia... solo emergono aspetti di noi che non conoscevamo ma che c'erano già...-

Atmosfera pesante.
Cose dette e non dette.
Discorsi ermetici. Involuti.
Cose solo accennate. Volontà di non approfondire. Timore.

Stiamo risalendo a piedi il corso di un torrente di montagna. Ogni tanto rovine di vecchi mulini che utilizzavano la forza dell'acqua per muovere le pesanti macine. Segherie diroccate.
Nessuno vive più qui ora.
Più in basso ruderi rimessi a seconde case e abitate solo per un mese all'anno.
Arriviamo alla cascata.
Ora è silenzio fra noi. Un silenzio pesante come piombo.
Ricordo le tue risate, il trillo garrulo della tua voce. Mi pesa il cambiamento. Voglio la tua gioia e so che non è possibile fartela recuperare. Non ora.
Lungo il ritorno passiamo vicino ad un parco, gente che fa del barbecue. Più in giù il ristorante dove mangeremo.
La tua richiesta.
Lasciamo la strada sterrata e ci nascondiamo dal passaggio continuo di gente.
Ti abbassi i jeans e gli slip bianchi che porti e ti accovacci. Sento lo scroscio e voglio la tua pioggia dorata nella mano. Mi metto vicino a te e metto la mano sotto. Uhm... sei calda. Riempio la mano e la porto alla bocca. Ti bevo. Sei salata.
Ti costringo a stare così, sei aperta e ti masturbo. Sei bagnata. Ti vorresti ribellare, alzarti e rivestirti, ma presto la cosa ti prende, ora godi anche tu della situazione, senti le voci di chi passa a pochi passi e questo ti eccita. Ora vuoi anche tu. Ora vuoi godere.
Ora sei di nuovo la mia puttana.
Quella che voglio.
Mi dirai poi che in quella posizione sentivi l'aria fresca fra le cosce e che ti sentivi tutta aperta e disponibile.

Io che godevo del tuo godimento.

Nel parcheggio del ristorante gente che festeggia un battesimo.
Fra loro una ragazza.
Bellissima.
Un vestito corto alle cosce colore pastello. Cosa potrà avere? 16 anni?
Tu vedi che la guardo con piacere. Sono dell'idea che una bella donna è da ammirare come un bel quadro. Ammirazione, niente altro che questo.
Ma al tavolo, mentre lei... la ragazza è fra la gente del battesimo... inizia il gioco.
Mi chiedi cosa farei a quella ragazza. E io te lo descrivo... come passerei la mano fra le sue cosce, come sposterei il leggero slip che indossa e come la masturberei piano. Senza fretta né violenza... come la preparerei.
Tu... che mi dici... che vorresti essere tu a prendermi il cazzo in mano e metterglielo dentro, che mi inciteresti a deflorarla quella verginella.
Che mi spingeresti dentro... mettendoti dietro di me.
Che la baceresti in bocca per nascondere i suoi gemiti di dolore e che poi... leccheresti il suo sangue di vergine e il suo imene rotto.
E mentre mangiamo continua il gioco.
La guardiamo e la scopiamo con gli occhi. Ora ti descrivo il resto... io sono disteso sulla schiena e l'ho presa nel suo bel culo e tu la stai leccando.
E... mentre i camerieri vanno e vengono finiamo per masturbarci, io ho aperto la patta... fatto uscire il cazzo e lo sto menando piano sotto il tovagliolo e tu con la mano inserita nei tuoi jeans ti stai toccando.
Impossibile usare il gabinetto per una scopata veloce, c'è addirittura una fila continua di gente che vuole usufruirne.
Tu godi.
Ti vedo socchiudere gli occhi e morderti le labbra. E dopo un po' vengo anch'io, trattengo il grido che ho voglia di emettere e sborro nel tovagliolo.
Poi... finalmente possiamo mangiare e dare la nostra attenzione al cibo.

La ragazza è sempre più bella, ora sembra una madonna, una giovane madonna.
Viene fotografata con la bimba neonata in braccio e ci associamo al naturale applauso della gente del ristorante che il bel quadro provoca.
Lei sorride.

-Vorrei sapere chi è l'uomo che indossa i miei vestiti, che usa il mio corpo e la mia mente...-


Tibet
di
scritto il
2017-11-06
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