Un amico - parte seconda

di
genere
etero

Entrati in casa feci accomodare la mia amica mentre le preparai una bevanda. Mi chiese come mai alla soglia dei quarant'anni vivessi ancora da solo visto che si capiva benissimo che mancava una donna in casa. Le dissi che mai avevo incontrato una ragazza bella come lei che volesse unire al mio il suo destino. Mi sembrò di vedere una lacrima nei suoi begli occhioni neri e ciò mi diede una stretta al cuore. Una ragazza così l'avrei messa su un piedistallo e ne avrei fata la regina della mia vita. Il suo accento francese colla erre moscia la sua perfezione fisica e le sue labbra grosse e morbide mi fecero pentire amaramente di essere dotato in un modo così mostruoso che allontanava le ragazze da me. Circa un mese prima me lo aveva smanettato e portato all'orgasmo e non aveva commentato sulla forma ma ciò era merito del suo mestiere che la portava a manipolare forme e dimensioni tra loro differenti, ben diverso sarebbe stato quando glielo avrei spinto tra le cosce per possederla. Allora sarebbe scappata via starnazzando come tutte le altre. Con indosso una camicetta bianca dal collo chiuso ed un paio di jens che le modellavano il corpo come una seconda pelle e carezzavano un culo piccolo e grazioso che mi stava in una mano e due cosce diritte che sottolineavano i tre famosi archi di una donna perfetta mi faceva sentire innamorato di questa donnina. Quando mi disse che aveva appena ventitre anni rimasi deluso perchè era molto distante dalla mia età. Soprattutto perchè disse che avevo l'età di sua madre. La feci sedere sul tavolo in cucina ed in piedi tra le sue cosce cercai di baciarla. All'inizio si rifiutava e mi fissava negli occhi mettendomi in imbarazzo. Non mi ero mai innamorato in vita mia di una ragazza come quella sera. La mia era voglia di compagna non di solo una fica da sfondare. Che fosse una puttana era del tutto irrilevante. Il bacio fu appassionato e ci lasciò senza fiato. A quel punto mi fu difficile prenderla in braccio e portarla in camera da letto ma dovetti farlo perchè doveva tornare sul posto di lavoro. Andò pudicamente a spogliarsi in bagno e quando tornò mi feci trovare seduto sulla sponda del letto col cazzo in mano. Devo confessare una cosa sulla mia proboscide. Il cazzo più è grosso e più fa fatica ad inturgidirsi per cui lo reggevo colle due mani appaiate e quando la vidi entrare bellissima nella sua nudità rimasi senza parole. Due seni splendidi coi rispettivi capezzoli minuscoli e già eretti un pancino piatto col pube depilato, un paio di chiappette nervose e quei labbroni creati solo per fare pompini. Le gambe fantastiche, due colonne d'ebano sormontate da una fessura appena disegnata. Quella fessura era la mia meta, il mio sogno il mio paradiso. Sollevai il cazzo verso la sua bocca ma lei disse che per prenderlo in bocca aveva bisogno di un bicchiere di vino. Mi parse una richiesta strana che però assecondai curioso. Ne versò nella mano chiusa a coppa quindi strofinò il cazzo dalla base alla cappella come per lavarlo. Solo allora si mise in ginocchio e con svariate smorfie riuscì a prendere in bocca l'intera cappella. Era la prima volta che una ragazza normale, che non fosse la solita Erminia o qualche checca ospitava la capocchia per intero. Sentire il ticchettio della punta della lungua contro il cazzo sentirla interamente al caldo nel cavo della bocca mi fece sentire un tremito e mi ritrovai a sborrarle in bocca senza che lo volessi. Le presi la testa tra le mani e non estrassi il cazzo perchè volevo vederla ingoiare il seme che mai nessuno aveva ingoiato. Mi guardò male ma alla fine la vidi deglutire e solo allora sciolsi le dita dai suoi capelli ricci. Prima che inveisse le promisi un regalo extra. Finalmente la vidi sorridere. A dire il vero sborrarle in bocca non era stato il mio sogno. - Resta per la notte, ti prego. - Ho bisogno di telefonare. Andò in cucina e tornò colla lieta novella, poteva restare. Avevo bisogno di riprendermi e mi ci voleva un po' di tempo perchè le palle si riempissero di nuovo. Mi distesi sul letto mentre lei mi raccontava di provenire dal Burundi, da un villaggio posto poco lontano dal lago Tanganica. L'ha comprata assieme ad un fratello più piccolo una coppia di francesi ed è stata introdotta da clandestina in Francia per girare dei film erotici. Da qui in Italia con un attore che poi l'ha ceduta ad una nigeriana che l'ha messa a lavorare sulla strada. Emura, così si chiama, mi bacia per tutto il corpo e gioca col cazzo e mi deride che non s'indurisce. Dalle sue parti i cazzi a partire da quello di suo padre sono lunghi e duri anche se però non sono grossi come il mio. Quando le chiedo cosa ha fatto in Francia e quando le chiedo di parlarmi della sua famiglia abbassa la testa e resta muta. Sono argomenti tabù e non le chiedo più nulla al riguardo. Mi sorride mi bacia dice qualcosa in francese che non capisco salta giù dal letto sculettando va in cucina e torna colla mezza bottiglia di vino che avevo lasciato sulla tavola da pranzo. Mi chiede di sedermi sulla poltroncina da notte mentre lei sulla sponda del letto. Solleva le gambe piega le cosce ammiro le pareti interne di un rosso vivo quando apre la vagina per infilarsi la bottiglia. Mi ci vuole un po' per realizzare che ha infilato la bottiglia dalla parte del fondo, la parte più grossa. Dio, mi viene da pensare se è entrata la bottiglia posso penetrarla anche io. La ragazza comincia a fottersi aumentando il ritmo della penetrazione. Tiene la bottiglia per il collo e si agita chiaramente scossa da un orgasmo. Rallenta si calma la bottiglia ben affondata nelle viscere quindi la ritira la apre e infilato il collo della stessa nella fica la svuota del vino che contiene. Solleva il bacino e copre la fica colle mani mentre mi chiede di bere alla sua salute. Mi avvicino e sinceramente sono un po' restio. Tra l'altro le genti di colore hanno un forte odore di selvatico molto acuito nei pressi dei genitali che a volte può dar fastidio. Mi accosto alquanto a malincuore ma è troppo bella per rifiutarle un piacere per cui metto la faccia tra le cosce respiro colla bocca ed insinuo la lingua nella fessura. Un fiotto di vino e di umore mi riempie la bocca ed inghiotto a fatica quindi succhio il seguito. L'odore è forte ma la situazione è talmente irreale che bevo tutto il liquido che esce da questa fessura profumata di selvatico. Sembra essere in una stalla. Non riesco a dir di no e succhio, succhio e non trovo il clitoride nè le grandi labbra. Solo più tardi mi confesserà di essere stata infibulata ancora bambina ed infatti mi mostra una fica strana, eccitante pur colla evidente mutilazione. Ha i piedi poggiati a terra e le cosce spalancate, le salgo sopra e cerco di infilarle il cazzo nel ventre. Le prendo i fianchi e la trascino fino a che il culo è appena poggiato sul bordo del letto ed è lei stessa che mi prende il cazzo e lo introduce nella fessura. Oddio, è la prima volta che entro nel corpo di una ragazza giovane e calorosa. Spingo ed il cazzo viene inghiottito per intero. La capocchia guazza in un pantano di liquido bollente ed avvolgente e la ragazza mi stringe i fianchi coi piedi e mi sussurra di fotterla come solo un bianco sa fare. Ha voglia di carezze e di baci più che di cazzo. Gli uomini del suo villaggio non usano preliminari e lei ricorda ancora le violenze subite già in faniglia dal proprio padre mentre sua madre le teneva le braccia ferme e la bocca chiusa. Dalle sua psrti la donna non è altro che ricettacolo dei desideri dei maschi e serve solo per la conservazione della specie. Per il resto non ha nome non ha valore non ha personalità. Chiunque può possederla dopo che suo padre l'ha resa donna, siano essi della famiglia o del villaggio e persino i viandanti. Sono frastornato e mi sembra di sognare mentre la possiedo. Oddio, sentire sotto di me un corpo vibrare di piacere non mi era mai capitato e sono certo che non si ripeterà più questa sensazione. Accelero il ritmo quando sento che sto per godere, la ragazza mi incita sussurrando parole carine e chiude le gambe per imprigionarmi quando si accorge che le sto allagando le viscere. Il bacio che ci unisce è quanto mai passionale, è un bacio da vecchi amanti ed appena sollevo la testa e vedo brillare i suoi occhioni scuri le chiedo come in sogno: - Mi vuoi sposare? Scoppia in una risata sonora che mi fa vergognare e mi riporta alla realtà. Ma cosa mi è venuto in mente di chiedere ad una puttana che non è padrona di se stessa. Ci resto male ed ammutolisco. La ragazza sguscia da sotto e va a lavarsi in bagno. Ritorna con un telo attorno al corpo e mi prega di riaccompagnarla dove l'ho caricata. - Ti sei offesa? Parlavo sul serio... - E' meglio se mi riaccompagni. Sono stanca. Mi rivesto che sono le quattro del mattino e la riporto alla stazione dove aspetterà il treno che la porterà a Torino, la sua base. Abbiamo un paio di ore prima che parta il treno e le ripeto la mia richiesta sempre che la differenza di età non sia un ostacolo. - Ma tu lo conosci il mio mestiere? Sai che passeggiando con te potrei incontrare un vecchio cliente che mi chiede di appartarmi con lui? Non credi che potremmo abitare vicino ad un mio assiduo cliente? Cosa gli diresti se mi proponesse di fottermi per soldi? Certo che la cosa non era da poco ma ero incaponito a portare a compimento tale desiderio specie perchè, come le dissi, una donna capace di ospitarmi per intero in lei non l'avevo mai conosciuta. Il seguito a quanto prima.
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scritto il
2011-02-28
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