Saga di famiglia parte terza
di
Mitana
genere
incesti
Il nonno aveva notato che quando strofinava gli scarponi di pelle con del lardo la pelle si ammorbidiva. Quella mattina tagliò un pezzo di lardo con relativa cotica dalla dispensa lo mise in tasca giusto per fare una prova. Guardò fuori dalla finestra e respirò a pieni polmoni l'aria fresca del mattino. Oltre ai polmoni gli si gonfiò il cazzo pensando a quanto si era proposto di fare. Se riusciva nel suo intento la veglia della notte non sarebbe stata vana. Diede un'occhiata nel grande letto e vide la sua piccola amante rannicchiata accanto alle sorelle ed a Nicola. Il cazzo raggiunse il turgore massimo e raccolta la zappa si diresse verso il fondo del campo con una stravagante voglia di spararsi una sega. Percorse quasi tutto il tragitto col cazzo fuori dei pantaloni per calmare l'eccitazione che lo faceva sclerare. Quella bambina lo aveva irretito colle sue moine le carezze i bacetti e le tastate al cazzo. Sgranava gli occhietti scuri quando tratteneva in bocca la grossa capocchia e rideva quando tossendo ingoiava il seme che era riuscita a far schizzare. Sentire le dita sottili giocare coi coglioni gonfi vedere il nasino coperto dai peli ricci del pube quando succhiava le palle vedere la punta di una lingua rosa leccare l'asta dura quella stessa lingua che avvolgeva la sua e succhiava la saliva vedere le chiappette rotonde e sode col canale netto che le separava e che schizzava via appena cercava di infilare un dito nel buchino ancora troppo stretto lo faceva stare ritto a rimirare il grosso cazzo che quel giorno, forse, sarebbe entrato nelle giovani viscere della figlia. Mancava qualche mese e la bambina avrebbe avuto dodici, magari era troppo presto per una deflorazione ma era lei a desiderarlo, lui avrebbe aspettato ancora qualche anno. Anche perchè come donna era incompleta, non aveva seni nè il cespuglio pubico abbastanza folto, come piaceva a lui. Anche il culo era immaturo ed il forellino non sopportava neanche il dito indice. Oltre al fatto che gli pareva non avesse ancora il ciclo, segno di età giusta per un primo rapporto completo. L'unica cosa che avvicinava la bambina ad una adulta era il fatto che godesse, raggiungesse orgasmi sconvolgenti e non faceva nulla per nasconderli. Vederla felice mentre godeva, vedere quella luce vivida negli occhi ed il sorriso era per lui il ringraziamento di quanto era capace di darle. Strizzò con forza il cazzo per impedirgli di sborrare senza la sua volontà. Certo che sua figlia lo eccitava allo spasimo e non sentiva sulle spalle i ventitre anni che li separava. Si sentiva un ragazzino col cazzo da adulto come sua figlia era una bambina che quel giorno sarebbe stata donna. Finalmente arrivò l'ora di pranzo e spiò col cuore in tumulto la figlia che arrivava come al solito la gonnella al vento il petto nudo e sulla testa la mappata col cibo. La sollevò sulle forti braccia e la depose sul giaciglio di erba secca. La spogliò con gesti lenti per gustare l'attesa ed eccola la fichetta già bagnata che emana un profumo inebriante che gli faceva girare la testa. La piccola apriva le cosce tremante e lo pregava di fare piano. Era affascinata, la piccola, da quel grosso cazzo diretto verso il suo inguine come un dardo e lo strinse nelle mani per ammansirlo. Lo carezzò fino a che suo padre non glielo tolse di mano per evitare di sborrare. - Aiutami, apri di più le cosce e tieni la fichetta aperta. Tratto di tasca il pezzo di lardo sotto lo sguardo curioso della figlia lo passò più volte sulla vagina e lubrificò persino i peli pubici ed il buco del culo. A mia madre scappava da ridere perchè non si spiegava a cosa servisse ungerla e rise di più quando vide suo padre intento a passsare la cotica attorno all'asta alle palle e soprattutto alla capocchia che brillava al sole. Deposto il pezzo di lardo nonno Carmine infilò un dito nella fica della bambina e lo vide letteralmente scivolare dentro senza che la figlia si lamentasse. Anzi, sospirò di piacere e strinse le cosce solo quando cercò di infilarne un altro. Passò la cotica unta attorno alle dita e questa volta riuscì a penetrarla senza farle male. Il cazzo scoppiava dalla voglia di entrare in quel corpicino così fresco in quella donnina ancora abbozzata in quella fica non ancora definita. La bambina si torceva scossa da un orgasmo violento e l'umore intrise le dita di nonno Carmine. Le trasse solo per passare ancora sui bordi della vagina il lardo e ingrassò ancora il cazzo che gli parve ancora più grosso tanta era l'eccitazione. La bambina sbarrò gli occhi pronta a gridare quando sentì il padre stendersi sopra e contro la fichetta spingere la bollente cappella. Il papà spinse un po' e sentì il cazzo farsi largo tra le tenere grandi labbra appena accennate spinse ancora un po' e si accorse che il grilletto aveva sollevata la testa e si era indurito. Nonno Carmine chiuse gli occhi trattenne il fiato e diede un colpo secco e ahhhhhhhh un grido straziante e la bambina tacque. Aprì gli occhi per vedere la figlia esanime, aveva perso i sensi mentre l'inguine si arrossava. La testa reclinata da un lato le braccia aperte e le gambe spalancate gli ricordò un falco morto inchiodato sulla porta della cascina. Sentiva il cazzo duro avvolto dalle viscere calde della ormai donna ed ebbe pietà della poveretta che ancora non dava segni di vita. Era la prima ragazza che deflorava e non si aspettava che perdesse i sensi. Restò inattivo e guardò ancora questo povero passerrotto in balia del maschio perverso e cattivo che per un momento di piacere incuteva tanto dolore. Non sapeva cosa fare col cazzo ben fisso in quel ventre segnato da un rivolo rosso. Finalmente mia madre mosse la testa e portò una mano all'inguine. Gli occhi ancora chiusi palpò la base del cazzo e si rese conto che il papà era ancora dentro di lei. Aprì gli occhi ed una lacrima bagnò la gota. Gli sorrise, ebbe la forza di sorridere al carnefice sapendo bene che ormai era morta la bambina ed era nata una donna. Il papà, rincuorato, si mosse, spinse in fondo il cazzo quando un altro grido gli impedì di proseguire. - Mi fa male, papà. Mi fa male. Restarono inerti a lungo fino a che fu mia madre a spingere il bacino perchè il cazzo le entrasse per intero. Soffriva ma il dolore le procurava un certo piacere e chiese al padre di fotterla piano. Con gesti lenti nonno Carmine ritrasse il cazzo impastato di umore e di sangue per riaffondarlo ancora aumentando il ritmo a gradi fino a che con un affondo doloroso non annaffiò il ventre della donnina. Il doliore fu lenito dallo schizzo di sborra e mia madre sospirava: - Chiavami papà, chiavami, sono la tua donna adesso. E come non si può amare una donna che ti fa di queste dichiarazioni d'amore? Il papà abbracciò la figlia rotolò sull'errba e la trascinò sopra di lui perchè fosse lei a guidare il cazzo nel ventre e fosse lei a decidere la profondità da raggiungere. Il sangue aveva smesso di sporcare i grembi e la fica si rivelò abbastanza profonda per ospitare la pur grossa minghia. Seduta sul cazzo mia madre pareva più bella e sicuramente più adulta di quanto non fosse. Placato il dolore furono parecchi gli orgasmi raggiunti ed anche suo padre riuscì ancora una volta a sborrarle in corpo. Passarono delle ore a chiavarsi e dirsi paroline dolci e passionali. Si dichiararono eterno amore al punto che se la ragazza fosse rimasta incinta avrebbero affrontato le conseguenze uniti. Malferma sulla gambe mia madre tornò a casa ma fece attenzione a non farsi notare da sua madre perchè aveva indossato le mutandine sporche di sangue. Entrò in casa mentre sua madre era occupata colle bestie nella stalla e prima di mettersi a letto lavò e stese le mutandine in bagno. Quando sua madre, già allarmata per il ritardo, le chiese perchè si era messsa a letto lei disse di aver preso il sole e di aver un forte mal di testa. La mamma stava per crederle quando in bagno si accorse delle mutandine con un leggero alone rosso le vennero dei dubbi e non ne parlò con nessuno certa che quel giorno era successo qualcosa alla sua bambina. La donna è perspicace di suo e quando è mamma e moglie questa sua qualità è oltremodo acuita per cui quando rientrò il marito le bastò fissarlo negli occhi per capire tutto ed avere conferma di quanto aveva temuto. A dire il vero se lo aspettava che succedesse da un momento all'altro. Le sue figlie erano troppo femmine e la piccola era più femmina delle altre. E poi tutto quello strusciarsi contro il padre ed appoggiare all'inguine il culetto mentre l'uomo riposava sul divano. E quell'accorrere appena il papà chiedeva il suo aiuto nel pagliaio. Forse la colpa era anche sua che non aveva previsto un caso del genere. Tutta colpa dell'apatia sessuale del marito che già dal primo giorno del ritorno dall'America aveva dimostrato freddezza e mancanza di calore verso di lei. Forse non si era adoperata abbastanza per eccitare il marito forse non era stata convincente quando nascondeva la testa sotto le lenzuola per succhiare il cazzo che restava svogliato. O forse lei non era stata abbastanza femmina, lei che era desiderata da tutti i clienti maschi. Non era certa che il marito la tradisse per cui si promise di accertare la verità prima di assumere una qualsivoglia decisione. Il giorno dopo mise la solita mappata sulla testa della figlia e la seguì di nascosto. Fece un largo giro per vedere e non essere vista ma non notò nulla di strano perchè una volta messa giù la mappata il marito mangiava mentre la figlia accucciata vicino al padre lo osservava. Scambiarono qualche carezza e qualche bacetto che in definitiva era del tutto del normale. Non era convinta e tornò a casa quando anche la figlia vi fece ritorno. Il giorno dopo era domenica per cui il marito si dedicò alla famiglia ed il lunedì volle seguire ancora la figlia quando portò il cibo al padre. Questa volta vide nettamente il marito prendere in braccio la figlia e portarla di peso dietro un mucchio di fascine. Dovette correre come una dannata attraverso il campo del vicino per non essere notata e finalmente da dietro una siepe di confine riuscì a vedere suo marito steso sull'erba mentre sua figlia impalata gli saltellava addosso. - Hai capito il porco? e la troietta? E capì perchè il sabato non avevano consumato: si vede che la ragazza ferita il giorno prima si era presa una pausa perchè la ferita si rimarginasse. Tornò a casa che i due chiavavano come ricci e si scervellò per vendicarsi. Non è che lei poteva alzare la voce e rimproverare il marito di infedeltà dal momento che in sedici anni aveva partorito cinque figli con altrettanti amanti ed ancora ne incontrava per supplire alla assenza del marito ma qualcosa doveva escogitare perchè si sentiva oltremodo offesa. Logica tutta femminile. Il caso volle che....al prossimo racconto.
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