Un amico - parte prima

di
genere
poesie

Quella che mi accingo a raccontare è la storia di una coppia che ho conosciuto un giorno che pascolavo nei boschetti lungo il Ticino con mia mnoglie alla ricerca di avventure sessuali. E' la vita incredibile di un signore che dopo aver trascorso un'intera vita al buio trova finalmente la luce. Oltre alla particolarità fisica che lo contraddistingue ha un animo gentile e pulito che me lo fa considerare il migliore dei miei amici. Ripeto, la sua storia mi riguarda appena e si limita a sfiorarmi e la racconto in prima persona solo perchè mi è più congeniale. Mi si perdoni qualche refuso perchè il pc fa le bizze e non mi permette di correggere le bozze. Quest'amico lo chiameremo Nino, giusto per dargli un nome. Fin da bambino mio padre mi portava al bar per mostrare il cazzo che mi ritrovavo tra le cosce. Non andavo ancora a scuola e già avevo il cazzo di un uomo. Finii le scuole che dal punto di vista della dotazione ero un mostro ed ero costretto a legare l'attrezzo lungo la coscia per non essere impacciato nei movimenti. Se mi si induriva era un problema, un grosso problema. Non do' le misure perchè non mi va di essere considerato un fenomeno da baraccone, racconto solo per dare un'idea di quella volta che vinsi una scommessa al bar cogli amici. Avevo asserito di attraversare col cazzo una buca d'angolo e per dimostrare agli scommettitori che non mentivo estrassi il cazzo e dopo averlo slegato lo infilai nella buca dopo aver smopntato il coperchio che contiene la biglia. Il cazzo riempì la buca e la cappella fu appoggiata per intero sul tappeto verde. Gli amici, quelli che non avevano mai visto la bestia sgranarono gli occhi e pagarono volentieri la cena scommessa. Quell'esibizione fu la mia condanna. Un frotto di conoscenti sia maschi che femmine mi invitavano alle loro feste col solo, a volte dichiarato, motivo di palparmi per soppesare l'attrezzo e magari vederlo all'opera. All'opera. Qui è il problema. Chiunque è portato ad invidiare un possessore sano di strumento esagerato. Qualsiasi uomo crede che un super dotato sia un super fortunato. Non è così. Proprio no. A nessuna donna, dico nessuna, piace essere ravanata da uno strumento che può loro far solo del male. E parlo di male fisico. Mi era capitato più di una volta di esporre il grosso cazzo e, a fatica, inturgidirlo sotto lo sguardo di una ragazza curiosa ma una volta all'apice la ragazza stessa scappava inorridita appena lo avvicinavo al ventre per possederla. Nesuna mai mi ha ospitato ed il massimo che mi hanno concesso è stata la mano. Pensa che per quel difetto ero stato esonerato dal servizio militare e per questo solo motivo mio padre si convinse che avrei avuto una vita infelice. Avevo raggiunto la trentina senza aver mai penetrato una donna che decisi di trasferirmi in zone dove nessuno conoscesse la mia disgrazia. Caricai le mie poche cose in una seicento sgangherata che consumò più acqua che benzina e senza una meta precisa mi ritrovai in quel di Monza. La fortuna volle che un motociclista mi tamponasse senza conseguenze e in quello scontro conobbi un vero amico che oltre ad ospitarmi fino a che non trovai casa mi aiutò anche a trovare lavoro. Cominciò così la mia nuova esistenza. Il sogno mio proibito era di conoscere una donna che potesse sopportare la mia esagerata dotazione. Sogno inseguito a lungo ma mai realizzato se non coi trans o con una bagascia di una settantina di anni, l'unica che riuscivo a penetrare senza danni sia davanti che dietro. Erminia era una larva di donna. Una prostituta che iniziata la carriera nell'immediato dopoguerra a distanza di quarant'anni aspettava ancora qualche reduce di guerra bisognoso di affetto. Era l'unica che spalancava le cosce appena mi vedeva ed io alla fine ero diventato così abituale che quasi la consideravo una moglie. Ormai il tempo pasava ed io mi ero rassegnato ad una vita da celibe visto che appena conoscevo una donna la vedevo letteralmente scappare inorridita appena tiravo fuori lo strumento per farglielo suonare. Spesso tornando verso casa il sabato notte dopo aver fatto visita alla mia Erminia ammiravo le belle puttane al rondò di Monza. Tutte belle giovani pimpanti con dei seni prosperosi le gambe da cerbiatte ed i culi da baciare. Più di una volta mi sono fermato ad ammirarle con una voglia di fotterle ben sapendo che se avessi mostrato loro il cazzo che stringevo in mano sarebbero fuggite starnazzando. C'era una giapponesina che le avrei pagato chissà quanto per vederla nuda. Sapevo che il mio era un desiderio destinato a rimanere inappagato per cui rinfoderavo il cazzo e tornavo a casa deluso e sconfortato. Avevo adocchiato negli ultimi tempi una prostituta di colore. Bellissima. Le sue labbra gonfie come la fica di una vacca, le gambe sottili e diritte e due seni dall'apparenza sodi. Un culo perfetto nella sua rotondità. Avevo notato gli occhi neri che sembravano lanciare fiamme e quando deciso a chiederle quanto costasse la sua prestazione mi sorrisero facendomi sciogliere come burro al sole. - Quanto vuoi per venire a casa? - A casa non vengo. In macchina 30 euro. Mi allontanai deciso a cercarne un'altra. Non trovai nessuna degna di sostituirla. Era troppo bella ed il suo sorriso mi aveva conquistato. Sapevo che non l'avrei chiavata ma avrei passato volentieri ua serata con questa silfide nera dalle labbra a fica di vacca. Tornai a cercarla il sabato successivo ma non la trovai e così per parecchi sabato. Finalmente la rividi solo che appena mi avvicinai un tale in motoretta me la portò via e dovetti aspettarne il ritorno per più di un'ora. Quando le proposi di consumare a casa mia rifiutò ancora una volta promettendomi mari e monti ma in auto. Mentre le parlavo massaggiavo il cazzo bene in vista, illuminato dal lampione, tanto pe4r mettere in chiaro di cosa si trattasse. Lei lo guardava senza fare una piega e continuava ad insistere per accoppiarci in auto. Qualche ora prima avevo già consumato colla mia Erminia ma vedere i suoi occhi guardare il cazzo vedere la base dei seni sodi e le sue gambe perfette la voglia mi assalì ed ebbi il bisogno di sborrare ancora. - Senti, stasera non posso, ci sono parecchi clienti che mi aspettano. Se vieni a cercarmi lunedì sera posso seguirti in casa. - Mi lasci andar via così? Guarda che voglia che ho...per dieci euro fammi almeno una sega. Prima di afferrare la banconota infilò la mano nel finestrino e con un paio di smanettate fece inondare il cruscotto di seme colloso. Il lunedì manco a dirlo fui sul posto già al calar del sole. La vidi arrivare coi suoi jeans attillati e prima che indossasse la solita mini a quadroni la feci entrare in auto. Le assicurai che abitavo un appartamento in condominio e per rassicurarla le dissi che se non fossi corretto bastava che gridasse che qualcuno sarebbe accorso in suo aiuto. Mi assicurò che sapeva difendersi da sola e entrata in auto mi diede un bacio sulla guancia. Già quel gesto affettuoso e insolito per una puttana mi convinse di ben guadagnarsi i cento euro promessi per la prestazione. Salimmo al secondo piano senza farci notare dai condomini curiosi e la introdussi in casa. A questo punto devo interrompere il racconto perchè a molti lettori non piacciono le lunghe storie e dò appuntamento quanto prima al seguito.
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2011-02-28
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