La mia immagine
di
Yuno
genere
sentimentali
Cosa farò una volta uscita da qui? Dove andrò?
Sono rinchiusa in una gabbia, troppo piccola per me, sono sistemata in una posizione davvero scomoda, con la faccia rivolta verso il basso, che tocca le mie ginocchia, sono a contatto con la terra fredda, sento l'odore entrare nel naso ad ogni respiro, la schiena schiacciata, mi sento male. Voglio uscire!
È una prigionia orribile, le mie gambe sono quasi intorpidite, le sento formicolare, sento i piedi gonfi, il torace oppresso in una morsa a causa della mia scomoda posizione. Come sono giunta a questo punto?
Io sono viva, il mio corpo lo è, la mia anima.
Respiro piano come per incoraggiarmi del fatto che tutto andrà bene. Voglio uscire da qui!
Le sbarre della gabbia mi fanno male lungo le cosce, che adesso sono segnate dal freddo ferro, eppure provo a divincolarmi dalla morsa. Aspetta... Prendo un respiro... Eccomi, piano, così, ce l'ho fatta! Guardatemi, osservate il mio corpo marchiato, infamato, guardate come si sono ridotte le mie ginocchia a furia di stare sempre sotto qualcun'altra, guardate bene! Guardate i miei occhi, sono luminosi, bramano vendetta, guardate il mio cuore che tante volte si è ristretto dal dolore facendomi del male.
Adesso osservate la mia anima, guardate bene dentro, vedete come è scura? Sembra quasi una nube prima del diluvio. Si il diluvio! Per troppo tempo, mi sono fatta usare, la mia anima è stata stuprata, gettata via, da tante persone, individui privi di significato, delle maschere. Il mio corpo, il mio viso, sono sempre stati oggetto di scherno, forse per invidia, dopotutto il mio riflesso non mi ha mai spaventata, anzi talvolta mentre mi masturbavo usavo guardare il mio riflesso allo specchio, mentre mi spogliavo, mentre mi toccavo e mi accarezzavo dolcemente, lo facevo per aumentare l'erotismo, non sono perversa e seppure lo fossi non mi importerebbe adesso.
Adesso mi piace mostrare il mio corpo, voglio che tutti vedano, sono sbocciata, la mia triste adolescenza finita, ho scoperto l'amore, il sesso, la passione. Gli attimi in cui sto meglio sono quelli in cui vengo presa, amo farlo in tutti i modi, mi libero dalle tensioni, amo gli odori di due corpi che si uniscono formando un'unica realtà, il contatto con la calda pelle, i sospiri di profondo godimento, i baci rubati tra un gemito e l'altro.
Amo sentire quel ritmo, quei colpi lenti, veloci, intensi, profondi, che mi scavano l'anima, che mi rendono pura. Il sesso mi libera, mi rende nuova.
Ho ritrovato me stessa, eppure ogni tanto ritorno a trovare quella angusta gabbia, ogni tanto ricado lì dentro ma solo per poco, ormai è come un guscio rotto, non mi serve più di tanto, è facile uscire da lì. Quella gabbia mi fa tenerezza e la odio al contempo, ma la colpa è stata anche la mia, sono stata io a farmi stringere li da loro, quelli che ho sempre disprezzato, e ho fatto gettar via le chiavi del lucchetto. Così è andata, sono rimasta con tutto quello che odiavo di più, il mio corpo nudo e i miei pensieri.
Un'immagine di me inesatta.
Sono rinchiusa in una gabbia, troppo piccola per me, sono sistemata in una posizione davvero scomoda, con la faccia rivolta verso il basso, che tocca le mie ginocchia, sono a contatto con la terra fredda, sento l'odore entrare nel naso ad ogni respiro, la schiena schiacciata, mi sento male. Voglio uscire!
È una prigionia orribile, le mie gambe sono quasi intorpidite, le sento formicolare, sento i piedi gonfi, il torace oppresso in una morsa a causa della mia scomoda posizione. Come sono giunta a questo punto?
Io sono viva, il mio corpo lo è, la mia anima.
Respiro piano come per incoraggiarmi del fatto che tutto andrà bene. Voglio uscire da qui!
Le sbarre della gabbia mi fanno male lungo le cosce, che adesso sono segnate dal freddo ferro, eppure provo a divincolarmi dalla morsa. Aspetta... Prendo un respiro... Eccomi, piano, così, ce l'ho fatta! Guardatemi, osservate il mio corpo marchiato, infamato, guardate come si sono ridotte le mie ginocchia a furia di stare sempre sotto qualcun'altra, guardate bene! Guardate i miei occhi, sono luminosi, bramano vendetta, guardate il mio cuore che tante volte si è ristretto dal dolore facendomi del male.
Adesso osservate la mia anima, guardate bene dentro, vedete come è scura? Sembra quasi una nube prima del diluvio. Si il diluvio! Per troppo tempo, mi sono fatta usare, la mia anima è stata stuprata, gettata via, da tante persone, individui privi di significato, delle maschere. Il mio corpo, il mio viso, sono sempre stati oggetto di scherno, forse per invidia, dopotutto il mio riflesso non mi ha mai spaventata, anzi talvolta mentre mi masturbavo usavo guardare il mio riflesso allo specchio, mentre mi spogliavo, mentre mi toccavo e mi accarezzavo dolcemente, lo facevo per aumentare l'erotismo, non sono perversa e seppure lo fossi non mi importerebbe adesso.
Adesso mi piace mostrare il mio corpo, voglio che tutti vedano, sono sbocciata, la mia triste adolescenza finita, ho scoperto l'amore, il sesso, la passione. Gli attimi in cui sto meglio sono quelli in cui vengo presa, amo farlo in tutti i modi, mi libero dalle tensioni, amo gli odori di due corpi che si uniscono formando un'unica realtà, il contatto con la calda pelle, i sospiri di profondo godimento, i baci rubati tra un gemito e l'altro.
Amo sentire quel ritmo, quei colpi lenti, veloci, intensi, profondi, che mi scavano l'anima, che mi rendono pura. Il sesso mi libera, mi rende nuova.
Ho ritrovato me stessa, eppure ogni tanto ritorno a trovare quella angusta gabbia, ogni tanto ricado lì dentro ma solo per poco, ormai è come un guscio rotto, non mi serve più di tanto, è facile uscire da lì. Quella gabbia mi fa tenerezza e la odio al contempo, ma la colpa è stata anche la mia, sono stata io a farmi stringere li da loro, quelli che ho sempre disprezzato, e ho fatto gettar via le chiavi del lucchetto. Così è andata, sono rimasta con tutto quello che odiavo di più, il mio corpo nudo e i miei pensieri.
Un'immagine di me inesatta.
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