Pura libido
di
valchiria96
genere
etero
“Cosa c’è ora? Non ti è bastata tutta questa notte per caso?”
“Ahah si certo che mi è bastata, anche se…”
“Non dirmi che vuoi ricominciare, io sono esausta, non so te ma io ora ho solo voglia di una bella doccia e di dormire qualche ora.”
“Ma si non ti preoccupare, avevo in mente una cosa ma non c’è fretta”
Ero con Luca, un amico intimo, molto intimo in effetti, di vecchia data. Ci conoscevamo sin dai tempi delle superiori, un ragazzo normale, carino quanto basta per farci un pensierino. Certo non montato come solitamente erano i miei compagni di classe o comunque molti dei ragazzi che conoscevo all’epoca. Ciò che mi colpì di lui fu la sua spontaneità, cosa da nulla se vogliamo però era diverso, un fascino tutto suo che difficilmente ho potuto ritrovare in altre persone.
A vederlo poteva sembrare lo sfigatello del gruppo e forse, a pensarci bene, un po’ lo era ma tutto sommato era rispettato e i bulletti andavano a rompere altrove. Nonostante non fosse una figura popolare a scuola o comunque una di quelle persone il cui nome è, bene o male, conosciuto, attirava , spesso e volentieri, l’attenzione di noi ragazze. Un po’ per il suo fare un po’ misterioso, la bellezza e il suo modo di parlare così pacato, con una dialettica avanti anni luce a quella degli altri, non conoscevo ragazza, ai tempi, che non avesse, almeno una volta, fatto un pensierino su di lui e qualcuna, ovviamente, andò a segno. Ho avuto la fortuna, se così vogliamo chiamarla, di entrare a far parte di quella lista. Non per vantarmi, certo, ma rimasi particolarmente soddisfatta. Non che le sue prestazioni a letto fossero di chissà quale livello, anzi era molto, ma di molto, nella media. Ciò che colpiva, come già accennato, era la sua spontaneità. Cosa voglio dire? La faccio molto semplice. Se per caso qualcuna fosse andata, ai tempi di scuola, dal classico spaccone gonfio della sua virilità a chiederli una cosa stupida come “ehi, prenderesti me e la Vale, all’epoca mia compagna di banco, a novanta?” . Ecco con una frase del genere, lo spaccone di turno, sarebbe forse sprofondato, non credo avrebbe rifiutato ma di sicuro sarebbe stato colto da un profondo imbarazzo o comunque ci sarebbe rimasto di stucco. Al contrario, Luca, avrebbe preso la cosa in modo molto più pragmatico e seppur la frase fosse stata detta in tono ironico, in un modo o nell’altro, lui, sarebbe riuscito a realizzarla. Tutto ciò che gli veniva detto, suggerito o fatto lo analizzava, ci rifletteva ne discuteva e alla fine ti ritrovavi preda delle tue stesse parole.
Raccontato così sembra che io stia parlando di un manipolatore ma in realtà è sempre stato molto rispettoso, mi ha sempre permesso di scegliere senza conseguenze. Per questo, dopo tutto questo tempo siamo rimasti in contatto. Un bel ragazzo, ben educato, simpatico e con una carica erotica notevole.
Ancora ricordo la mia priva volta con lui. Alcune ragazze prima di me mi avevano semplicemente detto che ci sapeva fare o che almeno arrivava al dunque. Altre invece, forse troppo perfettine e timorate, erano rimaste leggermente turbate. All’inizio mi chiesi quale potesse essere la causa ma la scoprii molto presto.
Quel giorno era un bellissimo martedì di inizio primavera. Uscimmo da scuola circa con tre ore di anticipo per via di uno sciopero, io ero già ben organizzata per passare il resto della giornata ed il pomeriggio con la Vale ma sfortunatamente saltò tutto all’ultimo momento e mi ritrovai a vagare nel giardino poco distante. Passavano tutti di li, ogni giorno ed io, come mio solito, presi posto sull’altalena posizionata l’ombra di una vecchia quercia. Eravamo proprio in tanti quella mattina, tutti ammassati sulle panchine, chi sull’erba a fumare spinelli altri invece a giocare a calcio. Vidi passare Luca proprio davanti a me, eravamo già in buoni rapporti, lo salutai e si fermò a fare due chiacchiere. Classiche chiacchiere da adolescenti, come va, come non va e così via. Pian piano però, iniziammo ad andare, inesorabilmente sul personale, e blablabla… Non c’era verso, in un modo o nell’altro mi portava dove voleva lui ed io, cosciente di tutto, lo assecondai totalmente. Anzi, per dirla tutta, non era lui a portarmi su certi argomenti ma faceva in modo che ci arrivassi io. Mi suscitava curiosità, mi spingeva a volerne sapere di più su di lui ma sopratutto ad aprirmi. Sentivo di essere a mio agio, un po’ come in un confessionale ma senza prete. Fui preda della mia stessa voglia di parlare e lui rimase li, paziente, ad ascoltarmi. Sembrava quasi che mi stesse studiando, probabilmente era alla ricerca di un aggancio, del modo migliore per potermi rapire totalmente.
Assecondò i miei sguardi, le mie parole ed i miei pensieri. Non ci volle molto prima che iniziassimo a parlare di sesso. Già, l’argomento chiave di quella giornata. Iniziai a scaldarmi, fui presa dall’eccitazione, in un certo senso mi misi a nudo davanti a lui. Sciolsi tutti i miei freni e la cosa più assurda è che fu tutto molto veloce. Sapevo di potermi fidare, di star facendo la cosa giusta, la cosa che volevo di più in quel momento. La sua arma sono sempre state le parole, le ha sempre usate nel modo migliore. Non so neanche se quella volta lui volesse veramente arrivato fin dove finimmo di li a poche ore. Non riesco a capire se lo stesse facendo apposta o fu tutto un semplice caso. Una perfetta combinazione di eventi.
Il fatto è che circa un’ora dopo che iniziammo a parlare, Luca mi invitò nel suo rifugio, un vecchio garage di suo nonno che gli fu regalato e lasciato in affidamento quando compì diciotto anni. Era molto accogliente, riuscì a trasformare un buco di pochi metri quadri in una piccola stanza privata completa di tutto. C’era un letto, improvvisato con un materasso e qualche coperta, un tavolo molto ampio, una tv, un lavandino ed il soppalco sul quale era posizionato il letto.
Decisamente un piccolo rifugio, il nome non poté essere più azzeccato. Entrai con un po’ di esitazione e senza troppe illusioni, Luca mi fece strada verso quel giaciglio, mi invitò a sedermi e a togliere le scarpe che poi, insieme alla sue lanciò di sotto. Ovviamente per i primi minuti mi sentii imbarazzata, fuori dal mondo, non potei fare alcuna previsione, ma nonostante tutto provai calma.
Inutile dire che la cosa si tramutò poco a poco in uno spassoso rapporto fisico ma ciò che più mi rimase impresso fu il fatto che lui volle a tutti i costi, e dovetti ringraziarlo, farmi godere con la bocca prima di qualsiasi altra cosa. Non una, non due ma ben tre volte, dovevo mettermi a mio agio disse, una sorta di “benvenuta nel mondo del piacere” o qualcosa del genere. Aggiunse che per potermi soddisfare doveva imparare a conoscere il mio corpo, i miei punti più sensibili, fin dove poteva spingersi ecc. Non posso che aggiungere che fui sorpresa anche dalla delicatezza che impiegò su di me. Scese tranquillamente tra le mie gambe, mi privò dei pantaloni della tuta e delle culotte. Per un po’ rimase ad accarezzarmi sulle cosce, poi poco a poco prese a guadagnare terreno verso la mia intimità, che sfiorò solo leggermente per prendere a solleticarmi sulla strisciolina di pelo che avevo. Mi rilassai subito, sdraiata comodamente e con la testa su di un morbido cuscino viola. Le sue dita scorsero sulla mia pelle quasi impercettibili e suo respiro prese a farsi più caldo e pesante. Poco a poco avanzò dei teneri baci sulle mie labbra ormai umide e accoglienti, non passò molto prima che iniziò a prenderle tra le sue. Sentii distintamente che cercava i miei umori, la mia libido, il mio sapore. Le tirò, le succhiò avidamente e lentamente la sua lingua si fece strada dentro di me per poi risalire avvolgendo il clitoride. Quasi come un pennello sulla tela vidi prendere forma il ritratto delle mie sensazioni. Forti, calde, intense, piccoli spasmi di piacere percorsero la mia schiena propagandosi in tutto il mio corpo e con essi il mio respiro assecondava il suoi dolci movimenti. Mi chiese timidamente, “ti piace?” e io fui solo in grado di rispondere “non parlare”. Non se lo fece ripetere e quando i nostri sguardi si incrociarono, esplosi in un orgasmo travolgente dopo il quale non trovi pace perché Luca non mi diede tregua e continuò, dritto come un treno, a leccare il mio sesso. Così andò avanti fino al terzo orgasmo che mi sfiancò ma a quel punto potei solo capire che il nostro rapporto era appena iniziato.
La sua erezione era totale, quasi potei vedere i suoi pantaloni pulsare quando si tirò su. Non persi un minuto e mi adoperai per liberarlo da sotto quei tessuti. Pensai, vista la situazione, che sarebbe potuto venire non appena l’avessi toccato, un po’ come una bomba pronta ad esplodere ma invece fu proprio Luca a cercare la mia bocca. Lui seduto ed io sulle ginocchia, con la sua mano dietro la testa, iniziò dolcemente a spingermi verso il suo membro. Assecondai ogni singolo movimento, infondo volevo ciò che voleva lui e non pensai neanche per un istante di ostacolarlo. Luca si sistemò inclinando la schiena all’indietro e poggiandosi sui palmi delle mani, io quindi ebbi il campo libero per poter ripagare il suo precedente gesto di passione. Un corpo ben curato, emanava un buon profumo ed un forte odore di sesso. Presi ad accarezzarlo con dolcezza, sentii distintamente il suo calore e le sue pulsazioni, lo masturbavo con leggerezza quasi a volergli dare il ritmo giusto e per prepararlo alla mia bocca. Non disse una singola parola, cercava il mio sguardo e io ero felice di porgerglielo. I suoi occhi mi indicarono che era arrivato il momento giusto per accogliere quel gioiellino tra le mie labbra e così feci. Mi accucciai per bene e con dolcezza lo baciai su tutta la sua lunghezza, non tralasciai alcun lembo scoperto, saggiai ogni singolo centimetro per poi velatamente coccolarlo con la lingua.
Penderlo in bocca fu quasi liberatorio, la mia curiosità a quel punto era logorante. Mi sentii decisa a ripagare tutto il suo impegno al meglio, volevo con tutta me stessa che venisse tra le mie labbra ma quello si rivelò essere proprio il momento in cui Luca decise di farmi sua sul serio.
Non me la presi più di tanto, certo avrei preferito finire il mio lavoro ma pensai che ci sarebbe stata una seconda occasione. La posizione era già quella giusta, dovetti solo accomodarmi su di lui, seduto, e far si che si potesse far strada nel mio sesso. Il suo pene ormai umido della mia saliva ed il mio sesso intriso della sua non fecero fatica a congiungersi. Mi penetrò con dolcezza, si spinse dentro di me con assoluta decisione, sentii quel calore invadermi e poi fui io che iniziai a dare il ritmo giusto alla cosa. Mi lasciò carta bianca, mi muovetti regolarmente, senza fretta, lasciai gustare ad entrambi ogni centimetro di tessuto coinvolto, ogni singolo respiro, ogni goccia di sudore. Rimasi estasiata, le mie braccia attorno al suo collo, le sue mani strette sui miei glutei che mi spingevano contro di lui. Ero stretta con forza e a mia volta mi concedevo deliberatamente senza ormai più alcuna inibizione. Arrivai al culmine del piacere ancora una volta stringendomi fortemente al suo corpo, le mie gambe serrate sui suoi fianchi e il suo membro ormai preda dentro di me. Il mio orgasmo esplose con un gemito acceso e prolungato, riversai ogni suono nel suo orecchio destro ed il suo corpo si trasformò nella mia ancora.
Tutto il mio piacere, si riversò su di Luca che mi seguì in un orgasmo altrettanto possente ma del tutto silenzioso. Si lasciò andare dentro di me, sentii ogni singola goccia del suo sperma zampillare fuori dal suo membro inondando il mio sesso. Non ci fu bisogno di aggiungere altro, il finale perfetto che ogni singola scopata dovrebbe avere. L’unione perfetta di due corpi portarti al piacere estremo, uno scambio reciproco di emozioni, nessuna barriera, nessuna differenza, solo puro ed immenso piacere.
“Ahah si certo che mi è bastata, anche se…”
“Non dirmi che vuoi ricominciare, io sono esausta, non so te ma io ora ho solo voglia di una bella doccia e di dormire qualche ora.”
“Ma si non ti preoccupare, avevo in mente una cosa ma non c’è fretta”
Ero con Luca, un amico intimo, molto intimo in effetti, di vecchia data. Ci conoscevamo sin dai tempi delle superiori, un ragazzo normale, carino quanto basta per farci un pensierino. Certo non montato come solitamente erano i miei compagni di classe o comunque molti dei ragazzi che conoscevo all’epoca. Ciò che mi colpì di lui fu la sua spontaneità, cosa da nulla se vogliamo però era diverso, un fascino tutto suo che difficilmente ho potuto ritrovare in altre persone.
A vederlo poteva sembrare lo sfigatello del gruppo e forse, a pensarci bene, un po’ lo era ma tutto sommato era rispettato e i bulletti andavano a rompere altrove. Nonostante non fosse una figura popolare a scuola o comunque una di quelle persone il cui nome è, bene o male, conosciuto, attirava , spesso e volentieri, l’attenzione di noi ragazze. Un po’ per il suo fare un po’ misterioso, la bellezza e il suo modo di parlare così pacato, con una dialettica avanti anni luce a quella degli altri, non conoscevo ragazza, ai tempi, che non avesse, almeno una volta, fatto un pensierino su di lui e qualcuna, ovviamente, andò a segno. Ho avuto la fortuna, se così vogliamo chiamarla, di entrare a far parte di quella lista. Non per vantarmi, certo, ma rimasi particolarmente soddisfatta. Non che le sue prestazioni a letto fossero di chissà quale livello, anzi era molto, ma di molto, nella media. Ciò che colpiva, come già accennato, era la sua spontaneità. Cosa voglio dire? La faccio molto semplice. Se per caso qualcuna fosse andata, ai tempi di scuola, dal classico spaccone gonfio della sua virilità a chiederli una cosa stupida come “ehi, prenderesti me e la Vale, all’epoca mia compagna di banco, a novanta?” . Ecco con una frase del genere, lo spaccone di turno, sarebbe forse sprofondato, non credo avrebbe rifiutato ma di sicuro sarebbe stato colto da un profondo imbarazzo o comunque ci sarebbe rimasto di stucco. Al contrario, Luca, avrebbe preso la cosa in modo molto più pragmatico e seppur la frase fosse stata detta in tono ironico, in un modo o nell’altro, lui, sarebbe riuscito a realizzarla. Tutto ciò che gli veniva detto, suggerito o fatto lo analizzava, ci rifletteva ne discuteva e alla fine ti ritrovavi preda delle tue stesse parole.
Raccontato così sembra che io stia parlando di un manipolatore ma in realtà è sempre stato molto rispettoso, mi ha sempre permesso di scegliere senza conseguenze. Per questo, dopo tutto questo tempo siamo rimasti in contatto. Un bel ragazzo, ben educato, simpatico e con una carica erotica notevole.
Ancora ricordo la mia priva volta con lui. Alcune ragazze prima di me mi avevano semplicemente detto che ci sapeva fare o che almeno arrivava al dunque. Altre invece, forse troppo perfettine e timorate, erano rimaste leggermente turbate. All’inizio mi chiesi quale potesse essere la causa ma la scoprii molto presto.
Quel giorno era un bellissimo martedì di inizio primavera. Uscimmo da scuola circa con tre ore di anticipo per via di uno sciopero, io ero già ben organizzata per passare il resto della giornata ed il pomeriggio con la Vale ma sfortunatamente saltò tutto all’ultimo momento e mi ritrovai a vagare nel giardino poco distante. Passavano tutti di li, ogni giorno ed io, come mio solito, presi posto sull’altalena posizionata l’ombra di una vecchia quercia. Eravamo proprio in tanti quella mattina, tutti ammassati sulle panchine, chi sull’erba a fumare spinelli altri invece a giocare a calcio. Vidi passare Luca proprio davanti a me, eravamo già in buoni rapporti, lo salutai e si fermò a fare due chiacchiere. Classiche chiacchiere da adolescenti, come va, come non va e così via. Pian piano però, iniziammo ad andare, inesorabilmente sul personale, e blablabla… Non c’era verso, in un modo o nell’altro mi portava dove voleva lui ed io, cosciente di tutto, lo assecondai totalmente. Anzi, per dirla tutta, non era lui a portarmi su certi argomenti ma faceva in modo che ci arrivassi io. Mi suscitava curiosità, mi spingeva a volerne sapere di più su di lui ma sopratutto ad aprirmi. Sentivo di essere a mio agio, un po’ come in un confessionale ma senza prete. Fui preda della mia stessa voglia di parlare e lui rimase li, paziente, ad ascoltarmi. Sembrava quasi che mi stesse studiando, probabilmente era alla ricerca di un aggancio, del modo migliore per potermi rapire totalmente.
Assecondò i miei sguardi, le mie parole ed i miei pensieri. Non ci volle molto prima che iniziassimo a parlare di sesso. Già, l’argomento chiave di quella giornata. Iniziai a scaldarmi, fui presa dall’eccitazione, in un certo senso mi misi a nudo davanti a lui. Sciolsi tutti i miei freni e la cosa più assurda è che fu tutto molto veloce. Sapevo di potermi fidare, di star facendo la cosa giusta, la cosa che volevo di più in quel momento. La sua arma sono sempre state le parole, le ha sempre usate nel modo migliore. Non so neanche se quella volta lui volesse veramente arrivato fin dove finimmo di li a poche ore. Non riesco a capire se lo stesse facendo apposta o fu tutto un semplice caso. Una perfetta combinazione di eventi.
Il fatto è che circa un’ora dopo che iniziammo a parlare, Luca mi invitò nel suo rifugio, un vecchio garage di suo nonno che gli fu regalato e lasciato in affidamento quando compì diciotto anni. Era molto accogliente, riuscì a trasformare un buco di pochi metri quadri in una piccola stanza privata completa di tutto. C’era un letto, improvvisato con un materasso e qualche coperta, un tavolo molto ampio, una tv, un lavandino ed il soppalco sul quale era posizionato il letto.
Decisamente un piccolo rifugio, il nome non poté essere più azzeccato. Entrai con un po’ di esitazione e senza troppe illusioni, Luca mi fece strada verso quel giaciglio, mi invitò a sedermi e a togliere le scarpe che poi, insieme alla sue lanciò di sotto. Ovviamente per i primi minuti mi sentii imbarazzata, fuori dal mondo, non potei fare alcuna previsione, ma nonostante tutto provai calma.
Inutile dire che la cosa si tramutò poco a poco in uno spassoso rapporto fisico ma ciò che più mi rimase impresso fu il fatto che lui volle a tutti i costi, e dovetti ringraziarlo, farmi godere con la bocca prima di qualsiasi altra cosa. Non una, non due ma ben tre volte, dovevo mettermi a mio agio disse, una sorta di “benvenuta nel mondo del piacere” o qualcosa del genere. Aggiunse che per potermi soddisfare doveva imparare a conoscere il mio corpo, i miei punti più sensibili, fin dove poteva spingersi ecc. Non posso che aggiungere che fui sorpresa anche dalla delicatezza che impiegò su di me. Scese tranquillamente tra le mie gambe, mi privò dei pantaloni della tuta e delle culotte. Per un po’ rimase ad accarezzarmi sulle cosce, poi poco a poco prese a guadagnare terreno verso la mia intimità, che sfiorò solo leggermente per prendere a solleticarmi sulla strisciolina di pelo che avevo. Mi rilassai subito, sdraiata comodamente e con la testa su di un morbido cuscino viola. Le sue dita scorsero sulla mia pelle quasi impercettibili e suo respiro prese a farsi più caldo e pesante. Poco a poco avanzò dei teneri baci sulle mie labbra ormai umide e accoglienti, non passò molto prima che iniziò a prenderle tra le sue. Sentii distintamente che cercava i miei umori, la mia libido, il mio sapore. Le tirò, le succhiò avidamente e lentamente la sua lingua si fece strada dentro di me per poi risalire avvolgendo il clitoride. Quasi come un pennello sulla tela vidi prendere forma il ritratto delle mie sensazioni. Forti, calde, intense, piccoli spasmi di piacere percorsero la mia schiena propagandosi in tutto il mio corpo e con essi il mio respiro assecondava il suoi dolci movimenti. Mi chiese timidamente, “ti piace?” e io fui solo in grado di rispondere “non parlare”. Non se lo fece ripetere e quando i nostri sguardi si incrociarono, esplosi in un orgasmo travolgente dopo il quale non trovi pace perché Luca non mi diede tregua e continuò, dritto come un treno, a leccare il mio sesso. Così andò avanti fino al terzo orgasmo che mi sfiancò ma a quel punto potei solo capire che il nostro rapporto era appena iniziato.
La sua erezione era totale, quasi potei vedere i suoi pantaloni pulsare quando si tirò su. Non persi un minuto e mi adoperai per liberarlo da sotto quei tessuti. Pensai, vista la situazione, che sarebbe potuto venire non appena l’avessi toccato, un po’ come una bomba pronta ad esplodere ma invece fu proprio Luca a cercare la mia bocca. Lui seduto ed io sulle ginocchia, con la sua mano dietro la testa, iniziò dolcemente a spingermi verso il suo membro. Assecondai ogni singolo movimento, infondo volevo ciò che voleva lui e non pensai neanche per un istante di ostacolarlo. Luca si sistemò inclinando la schiena all’indietro e poggiandosi sui palmi delle mani, io quindi ebbi il campo libero per poter ripagare il suo precedente gesto di passione. Un corpo ben curato, emanava un buon profumo ed un forte odore di sesso. Presi ad accarezzarlo con dolcezza, sentii distintamente il suo calore e le sue pulsazioni, lo masturbavo con leggerezza quasi a volergli dare il ritmo giusto e per prepararlo alla mia bocca. Non disse una singola parola, cercava il mio sguardo e io ero felice di porgerglielo. I suoi occhi mi indicarono che era arrivato il momento giusto per accogliere quel gioiellino tra le mie labbra e così feci. Mi accucciai per bene e con dolcezza lo baciai su tutta la sua lunghezza, non tralasciai alcun lembo scoperto, saggiai ogni singolo centimetro per poi velatamente coccolarlo con la lingua.
Penderlo in bocca fu quasi liberatorio, la mia curiosità a quel punto era logorante. Mi sentii decisa a ripagare tutto il suo impegno al meglio, volevo con tutta me stessa che venisse tra le mie labbra ma quello si rivelò essere proprio il momento in cui Luca decise di farmi sua sul serio.
Non me la presi più di tanto, certo avrei preferito finire il mio lavoro ma pensai che ci sarebbe stata una seconda occasione. La posizione era già quella giusta, dovetti solo accomodarmi su di lui, seduto, e far si che si potesse far strada nel mio sesso. Il suo pene ormai umido della mia saliva ed il mio sesso intriso della sua non fecero fatica a congiungersi. Mi penetrò con dolcezza, si spinse dentro di me con assoluta decisione, sentii quel calore invadermi e poi fui io che iniziai a dare il ritmo giusto alla cosa. Mi lasciò carta bianca, mi muovetti regolarmente, senza fretta, lasciai gustare ad entrambi ogni centimetro di tessuto coinvolto, ogni singolo respiro, ogni goccia di sudore. Rimasi estasiata, le mie braccia attorno al suo collo, le sue mani strette sui miei glutei che mi spingevano contro di lui. Ero stretta con forza e a mia volta mi concedevo deliberatamente senza ormai più alcuna inibizione. Arrivai al culmine del piacere ancora una volta stringendomi fortemente al suo corpo, le mie gambe serrate sui suoi fianchi e il suo membro ormai preda dentro di me. Il mio orgasmo esplose con un gemito acceso e prolungato, riversai ogni suono nel suo orecchio destro ed il suo corpo si trasformò nella mia ancora.
Tutto il mio piacere, si riversò su di Luca che mi seguì in un orgasmo altrettanto possente ma del tutto silenzioso. Si lasciò andare dentro di me, sentii ogni singola goccia del suo sperma zampillare fuori dal suo membro inondando il mio sesso. Non ci fu bisogno di aggiungere altro, il finale perfetto che ogni singola scopata dovrebbe avere. L’unione perfetta di due corpi portarti al piacere estremo, uno scambio reciproco di emozioni, nessuna barriera, nessuna differenza, solo puro ed immenso piacere.
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