I piedi di cristina

di
genere
feticismo

Mancavano pochi giorni all'esame di maturità, quei primi giorni di giugno stavano mettendo a dura prova il mio amore per l'estate. Il caldo era insostenibile rendendomi quasi impossibile concentrarmi sui libri.
Era da già da qualche settimana che trascorrevo interi pomeriggi a ripassare tutto il programma scolastico con Cristina. Spesso capitava di restare a dormire insieme per continuare a studiare fino a sera tardi.
Era un venerdì e quel giorno mi recai da lei come da programma, abitavamo piuttosto vicine quindi in una decina di minuti potevamo raggiungerci a piedi con facilità.
Poco dopo pranzo mi preparai, indossai una maglietta nera e scollata dei Mötley Crüe, dei jeans bianchi e un paio di converse nere. Uscita di casa, mi infilai nel primo bar per rimediare una paio di tè freddi alla pesca, pagai e mi avviai verso casa della mia amica.
Come di consueto, appena arrivata mettemmo su un caffè e girammo un paio di sigarette per poi trascorrere il quarto d'ora accademico in balcone.
Cristina mi aprì la porta di casa in mutande e reggiseno, era visivamente provata dal caldo, ovviamente sprovvista di condizionatore il nostro più grande alleato era un vecchio ventilatore che buttava aria calda in una sola direzione. Già stanche andammo in camera sua, ci buttammo sul letto e a turno iniziammo a ripetere come un mantra tutta la seconda guerra mondiale. Un supplizio infinito, motivo in più per avercela con i nazisti, se non fosse stato per loro ci saremmo fermati alla prima e avremmo già finito con storia. Andammo avanti per un paio d'ore e alla fine, forti della conoscenza di patti d'acciaio, guerre lampo e un neonato amore per la Siberia, ci fermammo per un po'. Altra sigaretta, altro caffè e via di nuovo sul letto con il libro di letteratura.
Erano circa le quattro del pomeriggio quando il mio limite di sopportazione giunse al limite, decisi di seguire l'esempio di Cristina e così mi tolsi jeans e calzini.
Eravamo in due su di un letto ad una piazza e mezza, io semidistesa con le spalle appoggiate alla parete e lei di fronte a me spiaggiata come una foca con un cuscino sotto la testa. Avevo il suo piede sinistro poggiato nel mio interno coscia mentre l'altro vicino al mio viso.
Tenendo il libro poggiato sul petto non potevo vedere direttamente la mia amica che ad un tratto, forse sopra pensiero, iniziò a massaggiare delicatamente la mia gamba col suo piede. Non diedi subito molto peso alla cosa, tutto sommato era piacevole e quel gesto passò più o meno inosservato. Così la lasciai fare e in effetti sembrava fosse un movimento spontaneo il suo, tanto che si fermava e riprendeva, si fermava e riprendeva.
La cosa andò avanti per un bel po' finché però Cristina non iniziò a spostarsi via via sempre più verso l'interno coscia. Nonostante la mia attenzione iniziava a rivolgersi più verso di lei che su Pirandello riuscii a mantenere la concentrazione che di lì a poco sarebbe definitivamente crollata. Continuai a credere che nulla di insolito stesse accadendo finché non iniziò a sfiorare i miei slip e lentamente a guadagnare sempre più terreno verso quella direzione. Da dietro il mio libro mi sentivo al sicuro, lei non poteva vedere me e io non potevo vedere lei ma ormai il dubbio si era concretizzato, cosa diavolo stava combinando? Per qualche motivo, bloccata dalla timidezza, colta di sorpresa ma onestamente curiosa e vagamente eccitata, non dissi una parola. Ad essere sincera l'idea iniziava a stuzzicare la mia fantasia così di nuovo lasciai che continuasse qualsiasi cosa stesse cercando di fare.
Dacché sfiorava giusto con l'alluce lì dove è cucito l'elastico, presto spostò il suo piede proprio nel bel mezzo delle mie gambe. A quel punto sbiancai, ero come paralizzata e dovetti restare li senza far nulla. Con disinvoltura Cristina comincio a massaggiami con la punta del piede, dapprima leggermente e via via con maggiore pressione. Istante dopo istante la mia ansia iniziò a sciogliersi la sciando il posto a piacevoli sensazioni. Le sue dita si fecero più audaci e il suo alluce era saldamente piantato sul mio clitoride che iniziava ad infiammarsi. Non ci volle molto prima che la mia eccitazione iniziasse a germogliare e con essa i primi umori a bagnare la mia fica e gli slip.
Lei indugiò per un bel po' toccandomi attraverso il tessuto, i minuti passavano e io sentivo sciogliermi sempre di più. Però non riuscivo a mettere via quel libro e anche lei del resto continuava a far finta leggere. La mia bocca era completamente asciutta, avrei voluto dire qualcosa ma non una singola parola scappò dalle mie labbra.
E poi successe l'inevitabile, ciò che alla fine stavo iniziando a bramare. Il piede di Cristina si spostò nuovamente sul bordo delle mie mutandine ma questa volta le sue dita si intrufolarono sotto di esse. Mi morsi il labbro inferiore, socchiusi gli occhi e tentai in qualche modo di controllare la respirazione e il battito del mio cuore.
Fu tutto inutile, ero tesa come una corda. La sentivo esplorare curiosa la mia intimità priva di ogni pelo e presto le sue dita, smaltate di un blu elettrico, finirono anch'esse ad intingersi nei miei umori. Ero conscia del fatto che stessi vivendo in una favola surreale, nata non si sa per quale motivo o magari semplicemente spinta da un desiderio nascosto della mia compagna. A quel punto però non importava più e ancor meno importò quando la cosa passò al livello successivo.
Cristina mi penetrò con l'alluce, si spinse dentro di me con decisione e in un attimo me la ritrovai a sguazzare nella fonte del mio piacere. Prese a scoparmi così, ancora senza dire una parola, ancora facendo finta di nulla. Ma io non potei più far finta di nulla, godevo e lo facevo assai bene. Iniziai a gustarmi ogni suo movimento, ogni suo affondo che diventava sempre più pesante tanto che pensai volesse entrarmi dentro con tutto il piede. Beh, quantomeno tutto il piede no ma si spinse comunque a scoparmi anche con l'indice e il medio. Ormai ero il suo parco giochi ed io stavo inesorabilmente arrivando nel punto più alto di quella montagna russa. La linea di confine era prossima ad essere superata quando alla fine, con un ultimo colpetto sul clitoride, non trattenni più la mia voce e mi lasciai andare in un sospirato, lungo e profondo gemito. Afferrai con forza il lenzuolo lasciando cadere il libro sul mio stomaco che scivolò sul mio fianco destro, inarcai la schiena e distendendo le braccia i cui muscoli erano contratti al massimo mi lasciai scappare, con voce spezzata un «ooh cazzo!» . La lunga discesa era alla fine terminata. Il mio respiro impiegò un po' prima di rallentare. Guardai finalmente Cristina, che, chiudendo il libro disse.
«Beh, alla fine ti sei decisa a dire qualcosa»
Mi limitai ad arrossire più di quanto non fossi già, le sorrisi e aggiunsi timidamente.
«Scusa ma mi hai colta proprio di sorpresa e woh, d'un tratto eri dentro di me»
«Sono ancora dentro di te ''miss, oh cazzo''»
E col piede ancora sotto i miei slip mi penetrò di nuovo.
«Ci hai preso gusto eh?» Le chiesi con tono malizioso.
Lei, continuando a stantuffarmi con l'alluce proseguì dicendo.
«Ora dimmi che ti dispiace, anche se onestamente non credevo ci saresti stata».
«In effetti se me lo avessi chiesto probabilmente ti avrei detto di no, quindi, credo che ora dovrei ringraziarti per non averlo fatto.»
E lei... «Già dovresti proprio farlo»
Cristina ritrasse quel meraviglioso strumento di piacere e lo portò proprio sotto il mio naso.
Persa ormai ogni inibizione, presi il suo alluce in bocca ancora bagnato di me e lo succhiai golosamente per poi fare lo stesso con tutte le altre sue dita.
Ovviamente ricambiai il suo gesto, restituendole lo stesso piacere che mi aveva appena procurato sebbene in modi che mi erano più affini. Usai le miei dita come lei ma quelle delle mani. Tuttavia Cristina passò almeno un'ora a massaggiare, baciare e laccare ogni singolo centimetro di pelle dei miei piedi così mi lasciai prendere la mano e feci altrettanto scoprendo che in effetti sono una parte del corpo molto più sexy ed eccitante di quanto avessi mai pensato.
Il resto del pomeriggio lo passammo comunque sui libri, beh non prima di aver limonato un po', aver fatto un altro caffè e un'altra sigaretta.
Restai da lei quella sera e dopo aver cenato con i suoi uscimmo per fare due passi e per portare fuori il cane. Dovetti indossare i jeans senza mutande visto che erano finite dritte tra la biancheria usata di Cristina e dato che a lei stuzzicava l'idea di sapermi senza slip in quel momento, non volle prestarmene un paio.
Ero convinta che avesse in mente qualcosa da fare nel parco in cui abbiamo passato parte della serata, c'erano dei posti appartati lontani da occhi indiscreti, perfetti per qualcosa di indicibile ma no. Restammo buone sulla panchina a coccolarci e a fumare un joint. Tornate a casa, ci spogliammo e ci infilammo nel letto. Era la prima volta che giacevo nuda con un'altra ragazza in quel modo. Provai una forte emozione e iniziai a sentire di aver voglia di lei ma Cristina mi anticipò.
«Sai Sara, è da un po' che ti immaginavo qui nel mio letto senza nulla addosso e onestamente mi ero stancata di restare sempre sola»
La coltre di nebbia iniziava a diradarsi. Che le piacessi da tanto?
Sotto il lenzuolo, lei mi abbracciava da dietro, accarezzava con una mano il mio seno stuzzicando i capezzoli.
Pian piano iniziai a sciogliermi, da parte mia l'avevo sempre vista come una fedele amica, certo la fantasia qualche volta è ricaduta in angoli un po' più intimi nei suoi confronti ma è sempre rimasta tale.
«E in oltre volevo dirti che quel paio di slip che non ritrovasti più dopo ginnastica qualche mese fa, lo presi io»
A quel punto sorrisi e le risposi.
«Mi stai forse dicendo che hai un mio paio di slip puliti per domani mattina?»
«Beh, ci ho giocato un po' quindi no è meglio che domani te ne dia uno dei miei»
Mi sorprendeva ad ogni minuto.
«Scusa, che razza di giochi fai con i miei slip? e poi se non ricordo male era un perizoma»
A quel punto dovevo sapere.
«Si appunto era proprio un perizoma ma non credo di poterti spiegarti cosa ci faccio, sarebbe più semplice farti vedere».
«Almeno posso riaverli indietro?» Chiesi sapendo già la risposta.
«Si potrei ridarteli ma mi renderebbe triste»
Scoprii col tempo che Cristina era piuttosto eccentrica per quanto riguardava i gusti sessuali, le piaceva fare cosette bizzarre di cui molte riguardavano il cibo cosa che iniziai ad apprezzare quella sera stessa.
scritto il
2022-04-18
7 . 3 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Scacco matto

racconto sucessivo

Il pony di donna Rosa
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.