Dentro Paola
di
valchiria96
genere
saffico
Era un giorno della metà di dicembre, in piena sessione d'esame. Fuori era già buio ed io, chiusa in una piccola aula del dipartimento di matematica, ero china sul manuale di analisi tre. Come mio solito, studiavo in compagnia della mia compagna di corso Paola, una ragazza simpatica, trasferitasi qualche mese prima con la quale avevo stretto una bella amicizia. Le ore correvano e l'esame era ormai prossimo, di lì a qualche giorno avrei sostenuto l'orale ma nonostante ciò sembrava che il tempo non passasse mai. Sul tavolo c'erano cinque o sei bicchieri di caffè vuoti comprati alla macchinetta del secondo piano. La quiete in quella piccola stanza era assoluta, andavamo lì esattamente per questo, insomma al settimo piano non ci veniva mai nessuno, di rado si teneva qualche lezione. Sembrava più un ripostiglio che un'aula studio, quattro mura ingiallite e scarabocchiate, una luce al neon ormai quasi scarica. Tre sedie di plastica bianca consumata intorno ad un vecchio tavolo rettangolare nero la cui superficie era rivestita da una fastidiosissima gomma che col tempo si era strutta diventando appiccicosa. L'unica finestra che c'era dava sulla strada e da lì si poteva osservare il traffico, la frenesia della gente che veniva e che andava, studenti perlopiù. Quel giorno pioveva ma non era così freddo nonostante il periodo.
Paola, come me, era china sul libro, gli occhi stanchi, la fronte poggiata tra le mani e le gambe incrociate sotto il tavolo. Di tanto in tanto mi fissavo ad osservarla, qualcosa di lei mi attraeva, saranno stati i suoi capelli rossi raccolti in una treccia,l'odore del suo balsamo o magari i suoi occhiali tondi che le donavano quello sguardo da professoressa bacchettona, non saprei dirlo con esattezza. Non che fosse particolarmente carina ma aveva il suo fascino e devo ammetterlo, più di qualche volta ho fantasticato su di lei.
Tuttavia in quel momento non potevo lasciar correre la mente in pensieri piccanti, dovevo finire di studiare l'ultima dimostrazione del teorema, ripassare qualcosa e tornare a casa ma avevo già in mente cosa fare nella vasca da bagno quella sera.
Paola «Sara, come sei messa tesoro? Io sono arrivata al limite e se bevo un altro caffè potrei iniziare ad avere le allucinazioni»
«Ah, non me lo dire, se tu ora mi chiedessi la tabellina del due potrei non arrivare ad otto»
Paola «Prova a dirmi quella del tre allora ahah»
«Macché, non hai capito come sono messa, finito l'esame giuro che questo libro finisce nel falò, altroché!»
Paola «tre, sei, nove, dodici... Sai cosa ci starebbe proprio bene adesso?»
«Un gin lemon e una canna forse?»
Paola «In effetti non ci avevo pensato, non è affatto male come idea ma no, non mi riferivo a questo pensavo invece ad un orgasmo»
«Beh, quello ci sta sempre bene, dammi il tempo di tornare a casa, cenare e tuffarmi nella vasca, mi ci potrei anche addormentare questa sera!»
Paola «Io in realtà ne ho voglia proprio ora... Ti scoccia se...»
«Che?! Vuoi farti un ditalino qui, sul serio?»
Paola «Si perché no? Dai, siamo solo noi due e poi, se la cosa ti preoccupa, qui non viene mai nessuno, anche se io, in effetti, intendo farlo» esclamava con malizia «E comunque puoi sempre farmi compagnia» continuava ammiccando.
Nel sentire la sua fantasia avevo abbassato lo sguardo arrossendo. L'idea era certamente stimolante ma pensavo che lì in quel posto e se ci avessero beccate?
Paola «Ah! Vedi ti ho beccata, ci stai facendo un pensierino vero?»
«Ma che dici Paola, no non mi hai beccata, pensa se dovesse entrare qualcuno? Vai almeno in bagno no?»
Paola «In bagno? Ma no così mi togli tutto il divertimento! Mi eccita l'idea di poter essere colta sul fatto, a te no? Dai, non ti sei mai toccata in un camerino di qualche negozio?»
«Ma no, certo che non l'ho fatto!» Stavo scoprendo un lato di Paola che non avrei mai potuto immaginare, ciò che però avevo iniziato ad immaginare era lei con la sua mano sotto gli slip che si dà piacere. «Però va bene, se proprio ci tieni a farlo qui ed ora posso restare a fare da palo fuori la porta»
Paola «Sarebbe gentile da parte tua ma vorrei che tu restassi con me e che mi guardassi mentre lo faccio»
Mi sembrava capace di leggermi nella mente, non avrei mai voluto uscire ovviamente e il fatto che lei stessa mi chiedeva di osservarla mi eccitava. Un istante dopo avevo già fatto la mia scelta, in tono di sfida mi sono sistemata sulla mia sedia adagiandomi comodamente scivolando un po' in avanti.
«Sei proprio sicura di volerlo fare quindi?»
Paola «Mai stata tanto sicura! Resti con me?» mi chiedeva con un tono quasi di supplica
«Si d'accordo, resto qui a guardarti tranquilla»
Allora lei si alzava in piedi ed usando la sedia come gradino saliva sul tavolo e con due passi era davanti a me.
Io la guardavo stranita dal basso verso l'alto al che lei si abbassava fino alle ginocchia i pantaloni della tuta portandosi dietro anche gli slip rosa. Così si sedeva sul tavolo, proprio davanti al mio viso, poggiando i piedi sulle mie gambe.
Non potevo far altro se non restare un po' sbigottita, non mi sarei mai potuta aspettare una cosa simile. Certo, credevo che sarebbe restata al suo posto facendo quel che doveva ma questo...
«Ehm, non mi aspettavo uno spettacolo in primo piano!» esclamavo con voce rotta.
Paola «Ah no? Credevo che tu avessi capito invece, allora che ne dici?» Mi domandava guardandosi tra le gambe mentre con le dita allargava le grandi labbra lasciando esposto un piccolo bottoncino rosa lucente. E poi alzando lo sguardo aggiungeva «L'ho depilata giusto questa mattina, ti presento Rosetta!»
«Ah le hai dato un nome?» Domandavo mentre con disinvoltura finivo di abbassarle i pantaloni.
Paola «Certo che si, scusa alla tua non hai dato un nome?»
«In effetti no, io la mia la chiamo semplicemente topi o topina»
Paola «Uh che dolce, beh presentamela un giorno così scelgo un nome anche per lei!» replicava mente con il piede destro dava un colpetto al mio sesso.
Nel mentre che parlavamo aveva già preso a massaggiarsi l'interno coscia con una mano, mentre con l'altra si accarezzava il suo piccolo seno. Io ero estasiata da quella visione giunonica, sentivo scaldarmi da dentro e dio solo sa cosa mi frenava dall'infilare la lingua tra le sue carni.
Paola «Allora il verdetto? Dai non tenermi sulle spine, che ne pensi di lei?»
«Beh, che posso dire, Rosetta mi piace, si è una bella topi ahahah» la mia risata era isterica, non sapevo esattamente cosa dire, era come se Paola cercava di spingermi ad farla eccitare ancora di più.
Lei intanto si era spinta tra sue grandi labbra, il suo dito indice sondava ogni lembo di quella umida rosa e il suo polpastrello danzava intorno al clitoride come in un seducente tango. Presto le prime gocce dei suoi umori presero a scivolare sotto il dito di Paola che intanto si era lasciata cadere leggermente all'indietro poggiando una mano sul tavolo. I suoi occhi erano socchiusi, ogni tanto mi lanciava uno sguardo seducente e poco a poco i suoi movimenti cominciavano a farsi più ritmati. Nella mia mente c'era un pensiero fisso, l'immagine della mia bocca tra le sue gambe. Sentivo il suo sesso chiamare il mio nome a gran voce ed io avvertivo di star per cedere a quel richiamo così irresistibile.
Erano ormai passati almeno cinque minuti ed il respiro di Paola si faceva più pesante ed intenso e così, quasi impercettibili, i suoi gemiti scappavano dai suoi denti.
Allo stesso tempo la mia mano, sfuggita al mio controllo, aveva afferrato i miei jeans su di un fianco ed il mio pollice sotto l'elastico delle culotte. Qualcosa ancora mi bloccava mentre avevo gli occhi fissi sulla mia amica, ero intenzionata a non perdermi neanche un istante di quella meraviglia e come se non bastasse, ad aggiungere un'altra crepa alla diga dei miei desideri, arrivava al mio naso il suo odore. Un delicato profumo di sesso si stava espandendo verso di me. «Oddio, così no però» mi ero lasciata sfuggire un pensiero sotto voce e Paola ovviamente non se lo era fatto scappare.
Paola «Così no cosa?»
Ed io, con un filo di voce aggiungevo «No niente, non fermarti ti prego»
E Paola, ansimando lievemente «Non intendo farlo ora» si lasciava cadere dolcemente sul tavolo stendendosi completamente. Tutto il mio corpo tremava per resisterle ma non potevo ancora farlo a lungo. Avevo il suo sesso a venti centimetri e il suo odore penetrava le mie narici mentre le sue dita si addentravano dentro di lei. Un piccolo rivolo di umori scivolava giù su di una natica finendo sul tavolo. Allo stesso tempo non potevo non sentire che anche il mio intimo iniziava inesorabilmente ad intingersi della mia libido crescente. Così allentavo i freni una volta per tutte, dovevo scavalcare quella barriera e fare l'unica cosa sensata in quel momento. Il momento era giunto e per un istante ho indugiato prima dell'attimo.
In un secondo ero su di lei scostando la sua mano. La mia lingua era decisa mentre leccavo la sua fica dal basso verso l'alto. I suoi umori quindi si facevano largo sulle mie papille gustative mentre un brivido di eccitazione scuoteva la mie schiena.
Paola «Avevo quasi perso le speranze, credevo che mi avresti lasciata finire da sola»
La mia unica risposta, un sorriso e le dita della mia mano che si intrecciavano con le sue. Paola mi accarezzava i capelli mentre io succhiavo, leccavo assecondando ogni suo movimento che pian piano diventava sempre più spasmodico. Così Paola, con un ennesimo gemito, esclamava «Dentro di me, voglio sentirti dentro di me!» allora mi sono spinta con la lingua nel suo sesso. Sono scivolata dentro di lei dolcemente, i suoi umori sembravano burro caldo e il loro tepore coccolavano quel muscolo goloso.
Ero tutta un fuoco e la mia fica reclamava la sua dose ma in quel momento ero tutta per Paola, ormai prossima al piacere più intenso.
I minuti passavano e mi sembrava di essere perdute nello spazio e nel tempo, come sole in una dimensione parallela. Avevo dimenticato di essere in dipartimento e per un attimo il mio buon senso mi aveva riportato con i piedi per terra ma ormai era troppo tardi così mi sono limitata a spiegargli che non era il momento per essere razionali e che sarebbe stato un crimine non continuare a far godere la mia amica. Ormai però il momento era giunto, Paola di scatto stringeva le gambe attorno alla mia testa così come aveva inarcato la schiena e, stringendosi ferocemente il seno con le mani, anche l'ultimo e decisivo gemito scappava dalla sua bocca serrata. Io accompagnavo il suo orgasmo con dedizione intenzionata a non fermarmi finché quel momento non sarebbe passato. Così, dopo qualche istante, Paola allentava la morsa sul mio viso così da permettermi di darle un ultimo bacio ed adagiare la testa su una sua coscia mentre lei aveva ripreso ad accarezzarmi dolcemente su una guancia e sulle labbra. Avevo uno sguardo estasiato al che Paola, tirandosi su esclamava «Ehi, sembra che quella ad essere appena venuta sia stata tu!»
Ed io «Lo so, dammi cinque minuti e mi riprendo» Ero ancora preda di un turbinio di emozioni, eccitazione, soddisfazione e brividi di piacere diffusi.
Paola iniziava a ricomporsi e sfilando dalla borsetta un pacchetto di salviette umidificate prese a darsi una asciugata così poi una volta rivestita mi passava quella stessa salvietta ma io mi ero già asciugata con le mani.
Paola «Non vuoi darti una rinfrescata anche tu?»
«No, voglio tenermi il tuo sapore fino stasera, ti dispiace?»
Paola mi sorrideva così avvinandosi mi stampava un bacio sulle labbra ed io di tutta risposta le ho infilato di netto la lingua in bocca. È stato un bacio d'impeto che la mia mica ricambiava con altrettanta enfasi. Una volta riuscite a staccarci l'una dall'altra, Paola, con lo sguardo fisso tra le mie gambe aggiungeva «Farei volentieri la tua conoscenza anche ora topina ma sono le sette di sera e se non ci muoviamo ci chiudono dentro!»
Già, non c'era più tempo per altro, dovevamo correre e fiondarci fuori. Paola però, abbracciandomi da dietro, aveva infilato la sua mano sotto i miei jeans e toccando il cotone delle culotte esclamava «Accidenti, credo proprio che tu abbia bisogno di me questa sera» Così, spingendo la sua mano fin sotto l'intimo, arrivò a cogliere la sorgente dei miei umori e, per darmi il colpo di grazia, mi ha penetrata col dito. Poi ritraendo la mano e lasciandomi preda di un gemito si infilava quello stesso dito nella bocca. «Eh si!» aggiungeva Paola «Direi proprio che questa sera vieni a casa con me, dobbiamo assolutamente trovare un nome per questa fighetta!»
Abbiamo allora raccolto tutte le nostre cose e ci siamo precipitate giù per le scale e correndo verso l'uscita il custode, ancora in servizio ci ha urlato «Datevi una svegliata la prossima volta, ho una vita anche io non posso aspettare i vostri comodi!»
Siamo alla fine scappate di lì ridendo come due sceme e tenendoci per mano ci siamo incamminate verso la fermata del bus. L'aria fresca di Dicembre stava pian piano raffreddando i miei bollenti spiriti ma Paola faceva di tutto per tenerli accessi facendo un lungo elenco di tutto ciò che mi avrebbe fatto appena varcata la soglia di casa sua.
Paola «Per prima cosa ti cavo via quella culotte»
«E poi, andiamo a cena?» Chiedevo con malizia.
Paola «A Cena? Si forse e sottolineo forse, solo dopo che ti avrò scopata due o tre volte, ho un paio di vibratori che vorrei tanto farti provare»
«Ma non mi dire?! E io che speravo che tu volessi infilarmi la tua lingua dappertutto!»
Paola «Dappertutto hai detto? Ad un invito simile non posso certo tirarmi indietro, cristo te la consumo e se non ti dovesse bastare ho in mente anche un paio di giochini da fare con il tuo culo!»
«Onestamente non sono una grande amante del sesso anale...»
Paola «Beh, allora è arrivato il momento di farti cambiare idea, fidati di me, ti piacerà»
Ovviamente quella sera sarebbe durata diverse ore. L'esame era ormai un ricordo lontano ed io mi sono consumata quella notte.
Paola, come me, era china sul libro, gli occhi stanchi, la fronte poggiata tra le mani e le gambe incrociate sotto il tavolo. Di tanto in tanto mi fissavo ad osservarla, qualcosa di lei mi attraeva, saranno stati i suoi capelli rossi raccolti in una treccia,l'odore del suo balsamo o magari i suoi occhiali tondi che le donavano quello sguardo da professoressa bacchettona, non saprei dirlo con esattezza. Non che fosse particolarmente carina ma aveva il suo fascino e devo ammetterlo, più di qualche volta ho fantasticato su di lei.
Tuttavia in quel momento non potevo lasciar correre la mente in pensieri piccanti, dovevo finire di studiare l'ultima dimostrazione del teorema, ripassare qualcosa e tornare a casa ma avevo già in mente cosa fare nella vasca da bagno quella sera.
Paola «Sara, come sei messa tesoro? Io sono arrivata al limite e se bevo un altro caffè potrei iniziare ad avere le allucinazioni»
«Ah, non me lo dire, se tu ora mi chiedessi la tabellina del due potrei non arrivare ad otto»
Paola «Prova a dirmi quella del tre allora ahah»
«Macché, non hai capito come sono messa, finito l'esame giuro che questo libro finisce nel falò, altroché!»
Paola «tre, sei, nove, dodici... Sai cosa ci starebbe proprio bene adesso?»
«Un gin lemon e una canna forse?»
Paola «In effetti non ci avevo pensato, non è affatto male come idea ma no, non mi riferivo a questo pensavo invece ad un orgasmo»
«Beh, quello ci sta sempre bene, dammi il tempo di tornare a casa, cenare e tuffarmi nella vasca, mi ci potrei anche addormentare questa sera!»
Paola «Io in realtà ne ho voglia proprio ora... Ti scoccia se...»
«Che?! Vuoi farti un ditalino qui, sul serio?»
Paola «Si perché no? Dai, siamo solo noi due e poi, se la cosa ti preoccupa, qui non viene mai nessuno, anche se io, in effetti, intendo farlo» esclamava con malizia «E comunque puoi sempre farmi compagnia» continuava ammiccando.
Nel sentire la sua fantasia avevo abbassato lo sguardo arrossendo. L'idea era certamente stimolante ma pensavo che lì in quel posto e se ci avessero beccate?
Paola «Ah! Vedi ti ho beccata, ci stai facendo un pensierino vero?»
«Ma che dici Paola, no non mi hai beccata, pensa se dovesse entrare qualcuno? Vai almeno in bagno no?»
Paola «In bagno? Ma no così mi togli tutto il divertimento! Mi eccita l'idea di poter essere colta sul fatto, a te no? Dai, non ti sei mai toccata in un camerino di qualche negozio?»
«Ma no, certo che non l'ho fatto!» Stavo scoprendo un lato di Paola che non avrei mai potuto immaginare, ciò che però avevo iniziato ad immaginare era lei con la sua mano sotto gli slip che si dà piacere. «Però va bene, se proprio ci tieni a farlo qui ed ora posso restare a fare da palo fuori la porta»
Paola «Sarebbe gentile da parte tua ma vorrei che tu restassi con me e che mi guardassi mentre lo faccio»
Mi sembrava capace di leggermi nella mente, non avrei mai voluto uscire ovviamente e il fatto che lei stessa mi chiedeva di osservarla mi eccitava. Un istante dopo avevo già fatto la mia scelta, in tono di sfida mi sono sistemata sulla mia sedia adagiandomi comodamente scivolando un po' in avanti.
«Sei proprio sicura di volerlo fare quindi?»
Paola «Mai stata tanto sicura! Resti con me?» mi chiedeva con un tono quasi di supplica
«Si d'accordo, resto qui a guardarti tranquilla»
Allora lei si alzava in piedi ed usando la sedia come gradino saliva sul tavolo e con due passi era davanti a me.
Io la guardavo stranita dal basso verso l'alto al che lei si abbassava fino alle ginocchia i pantaloni della tuta portandosi dietro anche gli slip rosa. Così si sedeva sul tavolo, proprio davanti al mio viso, poggiando i piedi sulle mie gambe.
Non potevo far altro se non restare un po' sbigottita, non mi sarei mai potuta aspettare una cosa simile. Certo, credevo che sarebbe restata al suo posto facendo quel che doveva ma questo...
«Ehm, non mi aspettavo uno spettacolo in primo piano!» esclamavo con voce rotta.
Paola «Ah no? Credevo che tu avessi capito invece, allora che ne dici?» Mi domandava guardandosi tra le gambe mentre con le dita allargava le grandi labbra lasciando esposto un piccolo bottoncino rosa lucente. E poi alzando lo sguardo aggiungeva «L'ho depilata giusto questa mattina, ti presento Rosetta!»
«Ah le hai dato un nome?» Domandavo mentre con disinvoltura finivo di abbassarle i pantaloni.
Paola «Certo che si, scusa alla tua non hai dato un nome?»
«In effetti no, io la mia la chiamo semplicemente topi o topina»
Paola «Uh che dolce, beh presentamela un giorno così scelgo un nome anche per lei!» replicava mente con il piede destro dava un colpetto al mio sesso.
Nel mentre che parlavamo aveva già preso a massaggiarsi l'interno coscia con una mano, mentre con l'altra si accarezzava il suo piccolo seno. Io ero estasiata da quella visione giunonica, sentivo scaldarmi da dentro e dio solo sa cosa mi frenava dall'infilare la lingua tra le sue carni.
Paola «Allora il verdetto? Dai non tenermi sulle spine, che ne pensi di lei?»
«Beh, che posso dire, Rosetta mi piace, si è una bella topi ahahah» la mia risata era isterica, non sapevo esattamente cosa dire, era come se Paola cercava di spingermi ad farla eccitare ancora di più.
Lei intanto si era spinta tra sue grandi labbra, il suo dito indice sondava ogni lembo di quella umida rosa e il suo polpastrello danzava intorno al clitoride come in un seducente tango. Presto le prime gocce dei suoi umori presero a scivolare sotto il dito di Paola che intanto si era lasciata cadere leggermente all'indietro poggiando una mano sul tavolo. I suoi occhi erano socchiusi, ogni tanto mi lanciava uno sguardo seducente e poco a poco i suoi movimenti cominciavano a farsi più ritmati. Nella mia mente c'era un pensiero fisso, l'immagine della mia bocca tra le sue gambe. Sentivo il suo sesso chiamare il mio nome a gran voce ed io avvertivo di star per cedere a quel richiamo così irresistibile.
Erano ormai passati almeno cinque minuti ed il respiro di Paola si faceva più pesante ed intenso e così, quasi impercettibili, i suoi gemiti scappavano dai suoi denti.
Allo stesso tempo la mia mano, sfuggita al mio controllo, aveva afferrato i miei jeans su di un fianco ed il mio pollice sotto l'elastico delle culotte. Qualcosa ancora mi bloccava mentre avevo gli occhi fissi sulla mia amica, ero intenzionata a non perdermi neanche un istante di quella meraviglia e come se non bastasse, ad aggiungere un'altra crepa alla diga dei miei desideri, arrivava al mio naso il suo odore. Un delicato profumo di sesso si stava espandendo verso di me. «Oddio, così no però» mi ero lasciata sfuggire un pensiero sotto voce e Paola ovviamente non se lo era fatto scappare.
Paola «Così no cosa?»
Ed io, con un filo di voce aggiungevo «No niente, non fermarti ti prego»
E Paola, ansimando lievemente «Non intendo farlo ora» si lasciava cadere dolcemente sul tavolo stendendosi completamente. Tutto il mio corpo tremava per resisterle ma non potevo ancora farlo a lungo. Avevo il suo sesso a venti centimetri e il suo odore penetrava le mie narici mentre le sue dita si addentravano dentro di lei. Un piccolo rivolo di umori scivolava giù su di una natica finendo sul tavolo. Allo stesso tempo non potevo non sentire che anche il mio intimo iniziava inesorabilmente ad intingersi della mia libido crescente. Così allentavo i freni una volta per tutte, dovevo scavalcare quella barriera e fare l'unica cosa sensata in quel momento. Il momento era giunto e per un istante ho indugiato prima dell'attimo.
In un secondo ero su di lei scostando la sua mano. La mia lingua era decisa mentre leccavo la sua fica dal basso verso l'alto. I suoi umori quindi si facevano largo sulle mie papille gustative mentre un brivido di eccitazione scuoteva la mie schiena.
Paola «Avevo quasi perso le speranze, credevo che mi avresti lasciata finire da sola»
La mia unica risposta, un sorriso e le dita della mia mano che si intrecciavano con le sue. Paola mi accarezzava i capelli mentre io succhiavo, leccavo assecondando ogni suo movimento che pian piano diventava sempre più spasmodico. Così Paola, con un ennesimo gemito, esclamava «Dentro di me, voglio sentirti dentro di me!» allora mi sono spinta con la lingua nel suo sesso. Sono scivolata dentro di lei dolcemente, i suoi umori sembravano burro caldo e il loro tepore coccolavano quel muscolo goloso.
Ero tutta un fuoco e la mia fica reclamava la sua dose ma in quel momento ero tutta per Paola, ormai prossima al piacere più intenso.
I minuti passavano e mi sembrava di essere perdute nello spazio e nel tempo, come sole in una dimensione parallela. Avevo dimenticato di essere in dipartimento e per un attimo il mio buon senso mi aveva riportato con i piedi per terra ma ormai era troppo tardi così mi sono limitata a spiegargli che non era il momento per essere razionali e che sarebbe stato un crimine non continuare a far godere la mia amica. Ormai però il momento era giunto, Paola di scatto stringeva le gambe attorno alla mia testa così come aveva inarcato la schiena e, stringendosi ferocemente il seno con le mani, anche l'ultimo e decisivo gemito scappava dalla sua bocca serrata. Io accompagnavo il suo orgasmo con dedizione intenzionata a non fermarmi finché quel momento non sarebbe passato. Così, dopo qualche istante, Paola allentava la morsa sul mio viso così da permettermi di darle un ultimo bacio ed adagiare la testa su una sua coscia mentre lei aveva ripreso ad accarezzarmi dolcemente su una guancia e sulle labbra. Avevo uno sguardo estasiato al che Paola, tirandosi su esclamava «Ehi, sembra che quella ad essere appena venuta sia stata tu!»
Ed io «Lo so, dammi cinque minuti e mi riprendo» Ero ancora preda di un turbinio di emozioni, eccitazione, soddisfazione e brividi di piacere diffusi.
Paola iniziava a ricomporsi e sfilando dalla borsetta un pacchetto di salviette umidificate prese a darsi una asciugata così poi una volta rivestita mi passava quella stessa salvietta ma io mi ero già asciugata con le mani.
Paola «Non vuoi darti una rinfrescata anche tu?»
«No, voglio tenermi il tuo sapore fino stasera, ti dispiace?»
Paola mi sorrideva così avvinandosi mi stampava un bacio sulle labbra ed io di tutta risposta le ho infilato di netto la lingua in bocca. È stato un bacio d'impeto che la mia mica ricambiava con altrettanta enfasi. Una volta riuscite a staccarci l'una dall'altra, Paola, con lo sguardo fisso tra le mie gambe aggiungeva «Farei volentieri la tua conoscenza anche ora topina ma sono le sette di sera e se non ci muoviamo ci chiudono dentro!»
Già, non c'era più tempo per altro, dovevamo correre e fiondarci fuori. Paola però, abbracciandomi da dietro, aveva infilato la sua mano sotto i miei jeans e toccando il cotone delle culotte esclamava «Accidenti, credo proprio che tu abbia bisogno di me questa sera» Così, spingendo la sua mano fin sotto l'intimo, arrivò a cogliere la sorgente dei miei umori e, per darmi il colpo di grazia, mi ha penetrata col dito. Poi ritraendo la mano e lasciandomi preda di un gemito si infilava quello stesso dito nella bocca. «Eh si!» aggiungeva Paola «Direi proprio che questa sera vieni a casa con me, dobbiamo assolutamente trovare un nome per questa fighetta!»
Abbiamo allora raccolto tutte le nostre cose e ci siamo precipitate giù per le scale e correndo verso l'uscita il custode, ancora in servizio ci ha urlato «Datevi una svegliata la prossima volta, ho una vita anche io non posso aspettare i vostri comodi!»
Siamo alla fine scappate di lì ridendo come due sceme e tenendoci per mano ci siamo incamminate verso la fermata del bus. L'aria fresca di Dicembre stava pian piano raffreddando i miei bollenti spiriti ma Paola faceva di tutto per tenerli accessi facendo un lungo elenco di tutto ciò che mi avrebbe fatto appena varcata la soglia di casa sua.
Paola «Per prima cosa ti cavo via quella culotte»
«E poi, andiamo a cena?» Chiedevo con malizia.
Paola «A Cena? Si forse e sottolineo forse, solo dopo che ti avrò scopata due o tre volte, ho un paio di vibratori che vorrei tanto farti provare»
«Ma non mi dire?! E io che speravo che tu volessi infilarmi la tua lingua dappertutto!»
Paola «Dappertutto hai detto? Ad un invito simile non posso certo tirarmi indietro, cristo te la consumo e se non ti dovesse bastare ho in mente anche un paio di giochini da fare con il tuo culo!»
«Onestamente non sono una grande amante del sesso anale...»
Paola «Beh, allora è arrivato il momento di farti cambiare idea, fidati di me, ti piacerà»
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