Scacco matto
di
valchiria96
genere
etero
Passai le vacanze di natale con Luca, un ragazzo poco più grande di me con il quale andai a trascorrere qualche giorno nella sua casa di montagna in Trentino.
Lui, abile giocatore di scacchi, mi portò a sciare in un impianto non molto lontano dal paese e lì trascorremmo l'intera giornata del ventisei. La sera, ormai stanchi rincasammo per una doccia e una cena veloce. L'idea era quella di cucinare qualcosa di semplice e dare fondo ad un paio di bottiglie di vino.
Luca era di bell'aspetto, non proprio il mio tipo ideale ma pur sempre un bel ragazzo. Media statura, occhi castani, capelli biondi dal taglio indefinito, fisico snello ma con una robusta corporatura. Ciò che mi ha sempre colpito di lui era lo sguardo, seducente e profondo benché in realtà era un ragazzo piuttosto impacciato e timido ma nonostante tutto tra di noi c'era, come si suol dire, una certa chimica.
Quella sera decisi di esagerare, indossai un tubino nero piuttosto attillato e corto che portai apposta per l'occasione. Quando lo comprai la commessa mi suggerì di indossarlo senza reggiseno ma non aggiunse nulla riguardo al resto dell'intimo pertanto quella sera, nel dubbio, decisi di non indossare alcunché. Colsi Luca impreparato, non si aspettava che mi sarei presentata in quel modo per cena e rimase piacevolmente sorpreso. Mi squadrò dalla testa ai piedi per i quali aveva nutrito sempre un certo interesse tanto che, di proposito, restai scalza. Capì subito come si sarebbe evoluta la serata, solo uno stupido avrebbe frainteso. Certo, io e lui, soli in montagna per le vacanze era ovvio che fosse solo una scusa ma erano due giorni che lo tenevo volutamente sulle spine. Sapevo per certo che non si sarebbe mai fatto avanti quindi ebbi l'idea di fargliela simpaticamente pagare e ammetto che mi costò un notevole sforzo anche se alla fine ne valse decisamente la pena.
Stappai la prima bottiglia di vino, un rosso non da poco in realtà, riempii i calici e ci sedemmo a tavola. Parlammo del più e del meno mentre consumavamo quel poco che era rimasto dalla cena del giorno prima, sorseggiammo più di qualche bicchiere di vino e infine, dopo circa mezz'ora, finito di mangiare ci spostammo davanti al camino portando con me il mio calice ancora pieno e la bottiglia ormai quasi vuota.
Era giunto il momento di entrare nel vivo della serata e avevo programmato tutto nel minimo dettaglio. Una fantasia elaborata con cura svariate volte sommersa dalla schiuma nella mia vasca da bagno.
Ad ogni modo, mentre mi sistemavo sul pavimento davanti al fuoco mi rovesciai addosso ciò che rimaneva nel bicchiere e ahimè non potei proprio far altro che sfilarmi il vestito.
Luca era incredulo, rimase senza parole ancora una volta e non mi stupirebbe sapere che fosse anche turbato dal mio gesto ma io feci finta di nulla, come se tutto fosse assolutamente normale.
Mi sedetti, il parquet intiepidito dal calore delle braci lo resero una superficie piuttosto piacevole su cui adagiarsi. Rimasi lì per un po', senza dire una parola, a contemplare il fuoco che ormai si era ravvivato. Poi come da programma sfidai lui ad una partita a scacchi. Sapevo di non avere alcuna possibilità ma ero intenzionata a perdere per tanto lo invitai a prendere la scacchiera e a sedersi vicino a me.
È probabile che Luca stesse impazzendo in quel momento, era rosso in viso e visibilmente eccitato ma in qualche modo mi diede corda, stette al gioco ed iniziammo la partita, lui con i bianchi ed io i neri. In poche mosse finii sotto scacco, risolsi il problema parando con l'alfiere ma due turni dopo mi diede matto col cavallo.
Certo, la vittoria sarebbe stata sua se le regole fossero state quelle canoniche ma io le stavo ovviamente per riscrivere.
Riempii nuovamente il mio calice, afferrai il mio re e ce lo lasci cadere dentro . Mi sistemai per bene, poggiai le mani sul pavimento poco dietro di me, le gambe distese davanti e con i piedi sfioravo la coscia di lui, feci come un sospiro di rammarico e dissi.
«Peccato, non ho proprio considerato che tu potessi muovere in quel modo.»
«Già, non capisco come tu non abbia anticipato il mio piano ma se vuoi riproviamo» Rispose Luca.
«Perché credi di aver vinto forse?»
«Certo, è matto, la partita è finita»
Luca sorrise e arrossì di nuovo. Già la vera partita era appena iniziata e stava giusto iniziando a capire.
Recuperai il mio re e lasciando che sgocciolasse sul mio seno aggiunsi.
«Vedi, c'è una regola non scritta che stabilisce che per vincere, oltre al re, è necessario mangiare anche la regina»
Mentre pronunciavo quelle parole feci scorrere quel pezzo lungo il mio ventre, lo feci roteare una paio di volte intorno l'ombelico e poi di nuovo giù fino a raggiungere l'unica vera casa di matto dove lo riposi spingendolo delicatamente dentro di me.
E conclusi.
«Ora è il momento di dare scacco matto»
Tanto bastò perché Luca scattasse, l'ultima bava di seta che teneva a galla la sua inibizione si ruppe irrimediabilmente e in una frazione di secondo me lo ritrovai addosso, mi spinse a terra e mi baciò con enfasi. Mi lasciai prendere e sovrastare dalla sua foga. Avevo appena giocato la partita perfetta e probabilmente creato un toro impazzito da un cucciolo intimorito. Mi sentii soddisfatta, una vera regina del male.
Le sue dita presero ad esplorare ogni singola parte del mio corpo, dal collo alle orecchie, dal seno ai fianchi, dal sedere alle cosce. Mi baciò il collo e così prese a scendere pian piano, indugiò sul mio seno per più di qualche istante e a tratti sembrava volesse mangiarmi i capezzoli. Era affamato e nonostante la foga fosse tanta e i modi un po' acerbi, riusciva a soddisfare a pieno il mio appetito. Io lo accarezzai tra i capelli e buttai un occhio verso la finestra. Nel mentre aveva iniziato a nevicare e il vento soffiava sonoramente. Sembrava fossimo immersi nel nulla e in un certo senso era così.
Mentre Luca continuava a succhiare e mordicchiare i miei due, ormai turgidi, bottoncini rosa, allungai una mano verso il suo sesso. Lo tastai con cura, accarezzandolo dai pantaloni. Ormai duro come il più solido degli abeti del bosco all'esterno, sentivo che non poteva restare rinchiuso in quella gabbia di jeans. Con non poca difficoltà riuscii a slacciarli, abbassai la zip e senza perdermi in inutili step spinsi le miei dita sotto i suoi slip. Era la prima volta che potei saggiare quel caldo e pulsante pezzo di carne. Lo afferrai e stringendolo saldamente presi a masturbarlo. A quel punto lui mollò la presa dal mio seno lasciandomi fare. Non ci volle molto perché mi fermasse e non potei certo biasimarlo, avevo spinto fin troppo sull'acceleratore e lui stava giungendo al limite. Riuscì a trattenersi e stemperammo la situazione bevendo un altro bicchiere di vino e nel mentre anche lui si spogliò del tutto. Una volta che Luca si ricompose decisi di dargli ancora un certo scossone.
«Non trovi che manchi un pezzo dalla scacchiera?» e con tono carico di malizia aggiunsi
«Non vorrai mica dimenticarlo dentro di me? Bada che o lo recuperi tu o non lo riavrai indietro»
Sentendomi pronunciare quella frase la sua erezione riesplose all'istante, la sua attenzione quindi si rivolse immediatamente tra le mie gambe e scostandole, si distese su di un fianco tra di esse. Così prese a baciare il mio interno coscia e lentamente iniziò a risalire. A mia volta con un piede iniziai ad accarezzare dapprima le sue caviglie e lentamente poi mi spostai verso i polpacci. Restavo sempre un passo dietro di lui, non volevo certo spingerlo al limite ancora una volta. Non riuscivo più ad attendere ma cercai di darmi un contegno.
Luca allora raggiunse il mio sesso ormai preda dei più perversi desideri. Lo baciò dolcemente insistendo sul clitoride ancora nascosto sotto le labbra finché non lo sentii risucchiato tra le sue. Gemetti lievemente e così lui affondò la sua lingua nei miei umori ormai in ebollizione mentre mi sentivo un fiume in piena.
Mi afferrò per le cosce e si spinse ancora più a fondo e di conseguenza anche quel pezzo mancante. Intanto continuavo, col mio piede, a conquistare terreno finché non raggiunsi il mio obbiettivo. Sentivo il suo membro pulsare sul dorso del mio arto, presi a massaggiarlo nel modo in cui sapevo non avrebbe resistito a lungo. Ma mi sbagliai perché quella ormai al limite ero io e Luca tremendamente concentrato su di me non stava dando molto peso a quanto in corso nelle sue parti basse. Così, d'un tratto non resistetti e, con l'idea di poter vedere il suo piacere riversato sul mio piede fissa in testa, mi lasciai andare in un sonoro orgasmo. I miei pugni stretti, il mio seno destro nella morsa della sua mano e quella lingua che non dava tregua al mio clitoride. Ma Luca non sembrava volersi fermare e così prosegui ancora per un po'. Ad un certo punto, dopo avermi sostanzialmente bevuta, mollò la presa e penetrandomi con due dita recuperò il pezzo mancante, lo posò sulla mia pancia, diede un ultimo bacino al mio sesso ed esclamò «scacco matto!» Scoppiai a ridere come una scema.
Il fuoco stava ormai spegnendosi, così il mio sexy scacchista si adoperò per buttare un po' di legna nel camino e nel mentre io, ancora distesa a terra continuai a stuzzicarlo con i piedi. Ravvivata la fiamma spinsi Luca sopra di me e con le braccia intorno al suo collo gli infilai di netto la lingua in bocca. Era arrivato il momento di sentirlo dentro di me e lui non si fece attendere. Con grazia mi penetrò dolcemente, lento come una messa cantata. Lo sentivo insinuarsi in profondità, millimetro dopo millimetro finché non mi ritrovai del tutto colma di lui. Rimanemmo così per un po' mentre le nostre lingue continuavano ad intrecciarsi e i nostri corpi restavano immobili. Era come se non volessi che venisse più via di lì al che lo strinsi con forza dentro di me. La sua reazione fu immediata.
«Bimba, però così mi uccidi»
E io sussurrai, «tu da qui non vai più via»
Solo a quel punto mollai la presa e Luca cominciò a scoparmi con un certo ritmo. Vedevo che cercava di resistermi in ogni modo, lo vedevo mordersi le labbra, lo sentivo ansimare, la fronte sudata e le mani tremanti. Non si fermò, ormai aveva preso il via e proseguì dritto come un treno. Aumentò il ritmo fino a farmi sussultare ad ogni colpo, gemevo ad ogni affondo mentre il mio seno ondeggiava incontrollato. Alla fine però, dopo un tempo che mi sembrò infinito anche la regina mangiò il suo re e così appena un attimo prima, Luca, ormai fuori dal mio corpo ma ancora sopra di esso, si lasciò andare in tre lunghi e caldi fiotti di sperma. Il primo, il più poderoso, raggiunse il mio seno ricoprendo per intero il mio capezzolo sinistro. Il secondo raggiunse lo stomaco mentre l'ultimo finì dritto nel mio ombelico colmandolo. Ne fui soddisfatta, Luca allora si distese accanto a me e ammirando il suo capolavoro disegnato sul mio ventre che rifletteva il rossore del fuoco, sussurrai al suo orecchio.
«scacco matto» Ma questa volta era troppo sfinito per ridere.
Fece però una cosa che trovai magica ed estremamente sensuale in quel momento. Cercò con una mano il mio re nero e dopo averlo recuperato, a mo' di scarpetta, lo passò sul mio seno ancora intriso di lui ed infine lo spinse nuovamente dentro di me. Mi baciò un'ultima volta e aggiunse.
«A questo punto non può che restare lì, se lo rimetto sulla scacchiera finisce che la regina lo manda alla ghigliottina. Sai, quella è una tipa che non scherza!»
Finimmo per addormentarci ma il mattino dopo il re tornò al suo posto. Evidentemente deve essere stato piuttosto convincente, da quel che mi risulta è ancora tutto intero.
Lui, abile giocatore di scacchi, mi portò a sciare in un impianto non molto lontano dal paese e lì trascorremmo l'intera giornata del ventisei. La sera, ormai stanchi rincasammo per una doccia e una cena veloce. L'idea era quella di cucinare qualcosa di semplice e dare fondo ad un paio di bottiglie di vino.
Luca era di bell'aspetto, non proprio il mio tipo ideale ma pur sempre un bel ragazzo. Media statura, occhi castani, capelli biondi dal taglio indefinito, fisico snello ma con una robusta corporatura. Ciò che mi ha sempre colpito di lui era lo sguardo, seducente e profondo benché in realtà era un ragazzo piuttosto impacciato e timido ma nonostante tutto tra di noi c'era, come si suol dire, una certa chimica.
Quella sera decisi di esagerare, indossai un tubino nero piuttosto attillato e corto che portai apposta per l'occasione. Quando lo comprai la commessa mi suggerì di indossarlo senza reggiseno ma non aggiunse nulla riguardo al resto dell'intimo pertanto quella sera, nel dubbio, decisi di non indossare alcunché. Colsi Luca impreparato, non si aspettava che mi sarei presentata in quel modo per cena e rimase piacevolmente sorpreso. Mi squadrò dalla testa ai piedi per i quali aveva nutrito sempre un certo interesse tanto che, di proposito, restai scalza. Capì subito come si sarebbe evoluta la serata, solo uno stupido avrebbe frainteso. Certo, io e lui, soli in montagna per le vacanze era ovvio che fosse solo una scusa ma erano due giorni che lo tenevo volutamente sulle spine. Sapevo per certo che non si sarebbe mai fatto avanti quindi ebbi l'idea di fargliela simpaticamente pagare e ammetto che mi costò un notevole sforzo anche se alla fine ne valse decisamente la pena.
Stappai la prima bottiglia di vino, un rosso non da poco in realtà, riempii i calici e ci sedemmo a tavola. Parlammo del più e del meno mentre consumavamo quel poco che era rimasto dalla cena del giorno prima, sorseggiammo più di qualche bicchiere di vino e infine, dopo circa mezz'ora, finito di mangiare ci spostammo davanti al camino portando con me il mio calice ancora pieno e la bottiglia ormai quasi vuota.
Era giunto il momento di entrare nel vivo della serata e avevo programmato tutto nel minimo dettaglio. Una fantasia elaborata con cura svariate volte sommersa dalla schiuma nella mia vasca da bagno.
Ad ogni modo, mentre mi sistemavo sul pavimento davanti al fuoco mi rovesciai addosso ciò che rimaneva nel bicchiere e ahimè non potei proprio far altro che sfilarmi il vestito.
Luca era incredulo, rimase senza parole ancora una volta e non mi stupirebbe sapere che fosse anche turbato dal mio gesto ma io feci finta di nulla, come se tutto fosse assolutamente normale.
Mi sedetti, il parquet intiepidito dal calore delle braci lo resero una superficie piuttosto piacevole su cui adagiarsi. Rimasi lì per un po', senza dire una parola, a contemplare il fuoco che ormai si era ravvivato. Poi come da programma sfidai lui ad una partita a scacchi. Sapevo di non avere alcuna possibilità ma ero intenzionata a perdere per tanto lo invitai a prendere la scacchiera e a sedersi vicino a me.
È probabile che Luca stesse impazzendo in quel momento, era rosso in viso e visibilmente eccitato ma in qualche modo mi diede corda, stette al gioco ed iniziammo la partita, lui con i bianchi ed io i neri. In poche mosse finii sotto scacco, risolsi il problema parando con l'alfiere ma due turni dopo mi diede matto col cavallo.
Certo, la vittoria sarebbe stata sua se le regole fossero state quelle canoniche ma io le stavo ovviamente per riscrivere.
Riempii nuovamente il mio calice, afferrai il mio re e ce lo lasci cadere dentro . Mi sistemai per bene, poggiai le mani sul pavimento poco dietro di me, le gambe distese davanti e con i piedi sfioravo la coscia di lui, feci come un sospiro di rammarico e dissi.
«Peccato, non ho proprio considerato che tu potessi muovere in quel modo.»
«Già, non capisco come tu non abbia anticipato il mio piano ma se vuoi riproviamo» Rispose Luca.
«Perché credi di aver vinto forse?»
«Certo, è matto, la partita è finita»
Luca sorrise e arrossì di nuovo. Già la vera partita era appena iniziata e stava giusto iniziando a capire.
Recuperai il mio re e lasciando che sgocciolasse sul mio seno aggiunsi.
«Vedi, c'è una regola non scritta che stabilisce che per vincere, oltre al re, è necessario mangiare anche la regina»
Mentre pronunciavo quelle parole feci scorrere quel pezzo lungo il mio ventre, lo feci roteare una paio di volte intorno l'ombelico e poi di nuovo giù fino a raggiungere l'unica vera casa di matto dove lo riposi spingendolo delicatamente dentro di me.
E conclusi.
«Ora è il momento di dare scacco matto»
Tanto bastò perché Luca scattasse, l'ultima bava di seta che teneva a galla la sua inibizione si ruppe irrimediabilmente e in una frazione di secondo me lo ritrovai addosso, mi spinse a terra e mi baciò con enfasi. Mi lasciai prendere e sovrastare dalla sua foga. Avevo appena giocato la partita perfetta e probabilmente creato un toro impazzito da un cucciolo intimorito. Mi sentii soddisfatta, una vera regina del male.
Le sue dita presero ad esplorare ogni singola parte del mio corpo, dal collo alle orecchie, dal seno ai fianchi, dal sedere alle cosce. Mi baciò il collo e così prese a scendere pian piano, indugiò sul mio seno per più di qualche istante e a tratti sembrava volesse mangiarmi i capezzoli. Era affamato e nonostante la foga fosse tanta e i modi un po' acerbi, riusciva a soddisfare a pieno il mio appetito. Io lo accarezzai tra i capelli e buttai un occhio verso la finestra. Nel mentre aveva iniziato a nevicare e il vento soffiava sonoramente. Sembrava fossimo immersi nel nulla e in un certo senso era così.
Mentre Luca continuava a succhiare e mordicchiare i miei due, ormai turgidi, bottoncini rosa, allungai una mano verso il suo sesso. Lo tastai con cura, accarezzandolo dai pantaloni. Ormai duro come il più solido degli abeti del bosco all'esterno, sentivo che non poteva restare rinchiuso in quella gabbia di jeans. Con non poca difficoltà riuscii a slacciarli, abbassai la zip e senza perdermi in inutili step spinsi le miei dita sotto i suoi slip. Era la prima volta che potei saggiare quel caldo e pulsante pezzo di carne. Lo afferrai e stringendolo saldamente presi a masturbarlo. A quel punto lui mollò la presa dal mio seno lasciandomi fare. Non ci volle molto perché mi fermasse e non potei certo biasimarlo, avevo spinto fin troppo sull'acceleratore e lui stava giungendo al limite. Riuscì a trattenersi e stemperammo la situazione bevendo un altro bicchiere di vino e nel mentre anche lui si spogliò del tutto. Una volta che Luca si ricompose decisi di dargli ancora un certo scossone.
«Non trovi che manchi un pezzo dalla scacchiera?» e con tono carico di malizia aggiunsi
«Non vorrai mica dimenticarlo dentro di me? Bada che o lo recuperi tu o non lo riavrai indietro»
Sentendomi pronunciare quella frase la sua erezione riesplose all'istante, la sua attenzione quindi si rivolse immediatamente tra le mie gambe e scostandole, si distese su di un fianco tra di esse. Così prese a baciare il mio interno coscia e lentamente iniziò a risalire. A mia volta con un piede iniziai ad accarezzare dapprima le sue caviglie e lentamente poi mi spostai verso i polpacci. Restavo sempre un passo dietro di lui, non volevo certo spingerlo al limite ancora una volta. Non riuscivo più ad attendere ma cercai di darmi un contegno.
Luca allora raggiunse il mio sesso ormai preda dei più perversi desideri. Lo baciò dolcemente insistendo sul clitoride ancora nascosto sotto le labbra finché non lo sentii risucchiato tra le sue. Gemetti lievemente e così lui affondò la sua lingua nei miei umori ormai in ebollizione mentre mi sentivo un fiume in piena.
Mi afferrò per le cosce e si spinse ancora più a fondo e di conseguenza anche quel pezzo mancante. Intanto continuavo, col mio piede, a conquistare terreno finché non raggiunsi il mio obbiettivo. Sentivo il suo membro pulsare sul dorso del mio arto, presi a massaggiarlo nel modo in cui sapevo non avrebbe resistito a lungo. Ma mi sbagliai perché quella ormai al limite ero io e Luca tremendamente concentrato su di me non stava dando molto peso a quanto in corso nelle sue parti basse. Così, d'un tratto non resistetti e, con l'idea di poter vedere il suo piacere riversato sul mio piede fissa in testa, mi lasciai andare in un sonoro orgasmo. I miei pugni stretti, il mio seno destro nella morsa della sua mano e quella lingua che non dava tregua al mio clitoride. Ma Luca non sembrava volersi fermare e così prosegui ancora per un po'. Ad un certo punto, dopo avermi sostanzialmente bevuta, mollò la presa e penetrandomi con due dita recuperò il pezzo mancante, lo posò sulla mia pancia, diede un ultimo bacino al mio sesso ed esclamò «scacco matto!» Scoppiai a ridere come una scema.
Il fuoco stava ormai spegnendosi, così il mio sexy scacchista si adoperò per buttare un po' di legna nel camino e nel mentre io, ancora distesa a terra continuai a stuzzicarlo con i piedi. Ravvivata la fiamma spinsi Luca sopra di me e con le braccia intorno al suo collo gli infilai di netto la lingua in bocca. Era arrivato il momento di sentirlo dentro di me e lui non si fece attendere. Con grazia mi penetrò dolcemente, lento come una messa cantata. Lo sentivo insinuarsi in profondità, millimetro dopo millimetro finché non mi ritrovai del tutto colma di lui. Rimanemmo così per un po' mentre le nostre lingue continuavano ad intrecciarsi e i nostri corpi restavano immobili. Era come se non volessi che venisse più via di lì al che lo strinsi con forza dentro di me. La sua reazione fu immediata.
«Bimba, però così mi uccidi»
E io sussurrai, «tu da qui non vai più via»
Solo a quel punto mollai la presa e Luca cominciò a scoparmi con un certo ritmo. Vedevo che cercava di resistermi in ogni modo, lo vedevo mordersi le labbra, lo sentivo ansimare, la fronte sudata e le mani tremanti. Non si fermò, ormai aveva preso il via e proseguì dritto come un treno. Aumentò il ritmo fino a farmi sussultare ad ogni colpo, gemevo ad ogni affondo mentre il mio seno ondeggiava incontrollato. Alla fine però, dopo un tempo che mi sembrò infinito anche la regina mangiò il suo re e così appena un attimo prima, Luca, ormai fuori dal mio corpo ma ancora sopra di esso, si lasciò andare in tre lunghi e caldi fiotti di sperma. Il primo, il più poderoso, raggiunse il mio seno ricoprendo per intero il mio capezzolo sinistro. Il secondo raggiunse lo stomaco mentre l'ultimo finì dritto nel mio ombelico colmandolo. Ne fui soddisfatta, Luca allora si distese accanto a me e ammirando il suo capolavoro disegnato sul mio ventre che rifletteva il rossore del fuoco, sussurrai al suo orecchio.
«scacco matto» Ma questa volta era troppo sfinito per ridere.
Fece però una cosa che trovai magica ed estremamente sensuale in quel momento. Cercò con una mano il mio re nero e dopo averlo recuperato, a mo' di scarpetta, lo passò sul mio seno ancora intriso di lui ed infine lo spinse nuovamente dentro di me. Mi baciò un'ultima volta e aggiunse.
«A questo punto non può che restare lì, se lo rimetto sulla scacchiera finisce che la regina lo manda alla ghigliottina. Sai, quella è una tipa che non scherza!»
Finimmo per addormentarci ma il mattino dopo il re tornò al suo posto. Evidentemente deve essere stato piuttosto convincente, da quel che mi risulta è ancora tutto intero.
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