Lezioni di tango
di
asmodeo
genere
dominazione
Alain, marito di Monica
Non mi piace ballare. Monica avrebbe voluto imparare. Ci sarebbero state altre cose che avrei voluto fare ma accettai di accompagnarla ad un corso di danza. All’iscrizione i posti disponibili erano solo quelli per il tango questo o quello per mia moglie sembrò indifferente, sarebbe bastato a lasciarla soddisfatta. Il nostro rapporto di coppia era stabile dopo venti anni di matrimonio, eppure l’idea di lasciarle imparare un ballo così sensuale mi innervosiva non poco. Monica, nonostante i suo 50 anni è restata una bella donna. Un fisico ben conservato ,una linea stupenda, invidiabile tanto che chi non la conosce le avrebbe dato certamente un bel p’ di anni di meno. Tuttavia è sempre stata molto contenuta nel proporsi. Trucco sempre essenziale vestiti sobri . Avesse avuto un minimo di civetteria non sarebbe passata inosservata, ma forse meglio così. Non sarei mai riuscito a vedermela nel suo posto di lavoro, un open space, in mezzo a tutti colleghi maschi. Forse anche per quella sua “serietà” il suo capo le aveva dato il compito di coordinatrice. Ed il suo capo era anche il nostro padrone di casa. Nel nostro palazzo abitava sopra di noi e molte volte al mattino l’aveva pure accompagnata in ufficio, eppure nessuno aveva mai fatto illazioni su di loro, tanto Monica si mostrava inavvicinabile ad ogni tentazione.
Manfred, il capo di Monica.
Ho affittato la casa a lei e suo marito da quando si sono trasferiti dalla loro città cinque anni fa. Monica è stata anche chiamata “madama perfettini” da tutto l’ufficio. A me va bene così, tiene tutto e tutti in riga. Forse mi aspetterei che fosse un po’ meno rigida e magari che talvolta accantonasse la sua freddezza. A dire il vero sarebbe anche una bella donna ma, perdio, avrebbe bisogno di un cambio di look, così com’è sembra uscita da un film anni cinquanta. L’ultima sera che mi hanno invitato a cena erano così mattoni entrambi che il tempo sembrava non finire più. Ho cercato di rompere il ghiaccio, con un complimento a Monica, suggerendole un modo più giovanile di presentarsi al lavoro, mi hanno guardato come un maniaco sessuale e credo che sia stato il motivo per cui non mi invitarono più a cena. Non che mi faccia dispiacere , passare serate così è pura follia
Alain, marito di monica
La prima sera sono restato con lei. Dopo una parte diciamo di teoria è iniziata la parte pratica. Il maestro avrà avuto una sessantina d’anni, magro,nodoso, poco più alto di Monica, un pezzettino di barba su un volto scuro. Forse argentino o brasiliano.
Monica un poco impacciata lo seguiva nei movimenti . Effettivamente gli stava dietro con difficoltà.
“Una lezione non basta per capire l’essenza del ballo” fu la considerazione finale di Vinicios che ci invitò per una prova a parte,così la serata successiva ci trovammo solo noi due e lui.
Ci spiegò senza mezzi termini che aveva colto in Monica una potenzialità esplosiva e che la sentiva come un’allieva modello, tutta da plasmare.
Un discorso quasi filosofico sulla sua sensualità e quello che lui interpretava come desiderio inascoltato di abbandonarsi .
“Io guido la danza perché si danza all’indietro, e tu non riesci vedere, devi fidarti”
”un maestro di tango ma non solo e se me lo permetterete riuscirò a farti scoprire molto di più”.
Lo guardammo perplesso e forse per questo completò il discorso dicendo che nessuno l’avrebbe obbligata contro la sua volontà .
“…ma io saprò convincerti” concluse in modo ambiguo.
Prima di iniziare la nuova lezione le porse una scatola. Monica restò sorpresa del contenuto. Un paio di sandali rossi con un tacco a spillo di almeno 12 centimetri. Vinicios si inchinò davanti a lei e l’aiutò ad indossarli senza che mia moglie si opponesse. Le accarezzò le esili caviglie e scivolò sui polpacci facendola sobbalzare. Monica gli disse che non sarebbe riuscita a ballare su quelle scarpe e che mai aveva indossato tacchi così alti. Il risultato fu contrariamente alle aspettative di tutt’altro verso, inatteso, non solo Monica riuscì a ballare ma sembrava che in quella lezione i passi fatti fossero stravolgenti. La mia perplessità era la mia gelosia. Vinicios la teneva incollata a se tenendosela stretta .
“dovresti portare i sandali anche durante il giorno, ti abitueranno a mantenere un passo adatto alle tue prossime lezioni”
Sembrò strano ma Monica il giorno dopo andando al lavoro seguì le sue indicazioni e tenne i sandali per tutta la giornata
Manfred
Non ci feci caso subito, mi accorsi solo nel pomeriggio che Monica indossava un paio di sandali con un tacco sottile ed alto. Anche con quel vestito, da armadio anteguerra a mezzo polpaccio, si valorizzava la caviglia sottile e le spingevano la rotondità del suo sedere facendomelo apprezzare come non mai. Era una stranezza ma quel suo portamento finì con l’eccitarmi e scatenare una curiosità insana sul perché di quelle calzature. Nei giorni seguenti Monica continuò ad indossarli e la sua andatura dapprima incerta finì col diventare anche sensuale per una donna che fino ad allora avevo smesso di considerare attraente. Diventò un‘ossessione cercare di capirne il significato e soprattutto l’assurdo contrasto con il suo rimanente abbigliamento.
Vinicios, il maestro di tango
Monica camminava come una paperotta. Per questo le avevo proposto di imparare a camminare con scarpe con un tacco così alto per aggrazziarla. Quando gliele avevo fatte indossare la sentii fremere mentre le accarezzavo viziosamente la caviglia ed il polpaccio. E’ stata come una rivelazione, ho come sentito che quella donna doveva appartenermi, si appartenermi ma non come una solita compagna di tango. Sentivo qualcosa di più. Era come un pezzo di argilla che sembrava non aspettare altro che essere plasmata. Era solo una sensazione, un’impressione di un momento. Già ma come fare? Ed il marito che era sempre con lei? E se mi fossi sbagliato? In fondo in passato era pur capitato di scopare con qualche mia allieva, qualche altra poi era stata anche la mia compagna per due anni. Il tango ci univa, era come una scossa di adrenalina e dopo improvvisamente finiva. Ma ora desideravo qualcosa di più da quella Monica. Venivano a galla fantasie che rasentavano la perversione. Nel tango c’è un rapporto stretto tra l’uomo che conduce e la donna che lo segue fiduciosa. La desideravo ma volevo qualcosa che andasse oltre le righe. Si, avrei cercato qualcosa che la potesse scuotere, ma volevo da lei un messaggio , una evidente volontà di cambiamento e forse per questo motivo che le chiesi di indossare quelle scarpe durante l’intera giornata. L’ho guardata uscire, un po’ incerta ma su quei tacchi il suo culo ne usciva valorizzato. Si l’avrei attesa alla prossima lezione ed avrei osato chiederle qualcosa di più azzardato.
Non mi piace ballare. Monica avrebbe voluto imparare. Ci sarebbero state altre cose che avrei voluto fare ma accettai di accompagnarla ad un corso di danza. All’iscrizione i posti disponibili erano solo quelli per il tango questo o quello per mia moglie sembrò indifferente, sarebbe bastato a lasciarla soddisfatta. Il nostro rapporto di coppia era stabile dopo venti anni di matrimonio, eppure l’idea di lasciarle imparare un ballo così sensuale mi innervosiva non poco. Monica, nonostante i suo 50 anni è restata una bella donna. Un fisico ben conservato ,una linea stupenda, invidiabile tanto che chi non la conosce le avrebbe dato certamente un bel p’ di anni di meno. Tuttavia è sempre stata molto contenuta nel proporsi. Trucco sempre essenziale vestiti sobri . Avesse avuto un minimo di civetteria non sarebbe passata inosservata, ma forse meglio così. Non sarei mai riuscito a vedermela nel suo posto di lavoro, un open space, in mezzo a tutti colleghi maschi. Forse anche per quella sua “serietà” il suo capo le aveva dato il compito di coordinatrice. Ed il suo capo era anche il nostro padrone di casa. Nel nostro palazzo abitava sopra di noi e molte volte al mattino l’aveva pure accompagnata in ufficio, eppure nessuno aveva mai fatto illazioni su di loro, tanto Monica si mostrava inavvicinabile ad ogni tentazione.
Manfred, il capo di Monica.
Ho affittato la casa a lei e suo marito da quando si sono trasferiti dalla loro città cinque anni fa. Monica è stata anche chiamata “madama perfettini” da tutto l’ufficio. A me va bene così, tiene tutto e tutti in riga. Forse mi aspetterei che fosse un po’ meno rigida e magari che talvolta accantonasse la sua freddezza. A dire il vero sarebbe anche una bella donna ma, perdio, avrebbe bisogno di un cambio di look, così com’è sembra uscita da un film anni cinquanta. L’ultima sera che mi hanno invitato a cena erano così mattoni entrambi che il tempo sembrava non finire più. Ho cercato di rompere il ghiaccio, con un complimento a Monica, suggerendole un modo più giovanile di presentarsi al lavoro, mi hanno guardato come un maniaco sessuale e credo che sia stato il motivo per cui non mi invitarono più a cena. Non che mi faccia dispiacere , passare serate così è pura follia
Alain, marito di monica
La prima sera sono restato con lei. Dopo una parte diciamo di teoria è iniziata la parte pratica. Il maestro avrà avuto una sessantina d’anni, magro,nodoso, poco più alto di Monica, un pezzettino di barba su un volto scuro. Forse argentino o brasiliano.
Monica un poco impacciata lo seguiva nei movimenti . Effettivamente gli stava dietro con difficoltà.
“Una lezione non basta per capire l’essenza del ballo” fu la considerazione finale di Vinicios che ci invitò per una prova a parte,così la serata successiva ci trovammo solo noi due e lui.
Ci spiegò senza mezzi termini che aveva colto in Monica una potenzialità esplosiva e che la sentiva come un’allieva modello, tutta da plasmare.
Un discorso quasi filosofico sulla sua sensualità e quello che lui interpretava come desiderio inascoltato di abbandonarsi .
“Io guido la danza perché si danza all’indietro, e tu non riesci vedere, devi fidarti”
”un maestro di tango ma non solo e se me lo permetterete riuscirò a farti scoprire molto di più”.
Lo guardammo perplesso e forse per questo completò il discorso dicendo che nessuno l’avrebbe obbligata contro la sua volontà .
“…ma io saprò convincerti” concluse in modo ambiguo.
Prima di iniziare la nuova lezione le porse una scatola. Monica restò sorpresa del contenuto. Un paio di sandali rossi con un tacco a spillo di almeno 12 centimetri. Vinicios si inchinò davanti a lei e l’aiutò ad indossarli senza che mia moglie si opponesse. Le accarezzò le esili caviglie e scivolò sui polpacci facendola sobbalzare. Monica gli disse che non sarebbe riuscita a ballare su quelle scarpe e che mai aveva indossato tacchi così alti. Il risultato fu contrariamente alle aspettative di tutt’altro verso, inatteso, non solo Monica riuscì a ballare ma sembrava che in quella lezione i passi fatti fossero stravolgenti. La mia perplessità era la mia gelosia. Vinicios la teneva incollata a se tenendosela stretta .
“dovresti portare i sandali anche durante il giorno, ti abitueranno a mantenere un passo adatto alle tue prossime lezioni”
Sembrò strano ma Monica il giorno dopo andando al lavoro seguì le sue indicazioni e tenne i sandali per tutta la giornata
Manfred
Non ci feci caso subito, mi accorsi solo nel pomeriggio che Monica indossava un paio di sandali con un tacco sottile ed alto. Anche con quel vestito, da armadio anteguerra a mezzo polpaccio, si valorizzava la caviglia sottile e le spingevano la rotondità del suo sedere facendomelo apprezzare come non mai. Era una stranezza ma quel suo portamento finì con l’eccitarmi e scatenare una curiosità insana sul perché di quelle calzature. Nei giorni seguenti Monica continuò ad indossarli e la sua andatura dapprima incerta finì col diventare anche sensuale per una donna che fino ad allora avevo smesso di considerare attraente. Diventò un‘ossessione cercare di capirne il significato e soprattutto l’assurdo contrasto con il suo rimanente abbigliamento.
Vinicios, il maestro di tango
Monica camminava come una paperotta. Per questo le avevo proposto di imparare a camminare con scarpe con un tacco così alto per aggrazziarla. Quando gliele avevo fatte indossare la sentii fremere mentre le accarezzavo viziosamente la caviglia ed il polpaccio. E’ stata come una rivelazione, ho come sentito che quella donna doveva appartenermi, si appartenermi ma non come una solita compagna di tango. Sentivo qualcosa di più. Era come un pezzo di argilla che sembrava non aspettare altro che essere plasmata. Era solo una sensazione, un’impressione di un momento. Già ma come fare? Ed il marito che era sempre con lei? E se mi fossi sbagliato? In fondo in passato era pur capitato di scopare con qualche mia allieva, qualche altra poi era stata anche la mia compagna per due anni. Il tango ci univa, era come una scossa di adrenalina e dopo improvvisamente finiva. Ma ora desideravo qualcosa di più da quella Monica. Venivano a galla fantasie che rasentavano la perversione. Nel tango c’è un rapporto stretto tra l’uomo che conduce e la donna che lo segue fiduciosa. La desideravo ma volevo qualcosa che andasse oltre le righe. Si, avrei cercato qualcosa che la potesse scuotere, ma volevo da lei un messaggio , una evidente volontà di cambiamento e forse per questo motivo che le chiesi di indossare quelle scarpe durante l’intera giornata. L’ho guardata uscire, un po’ incerta ma su quei tacchi il suo culo ne usciva valorizzato. Si l’avrei attesa alla prossima lezione ed avrei osato chiederle qualcosa di più azzardato.
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